Shock, Concorso a Tema [Marzo 2015]

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versus zero
view post Posted on 6/3/2015, 16:25




[Aula di Difesa Contro Le Arti Oscure – Seconda lezione]

Di lezioni ce ne erano tante ma, per lei, quelle che mettevano più alla prova appartenevano a Difesa contro le Arti Oscure.
La difesa personale, dei propri cari, la scoperta del lato meno piacente della Magia e del come annientarlo…
Vari erano i motivi per cui il suo interesse era cresciuto dopo la prima lezione.
Le piaceva anche quel miglioramento costante che riscontrava giorno per giorno durante la sua permanenza a Hogwarts. Il fronteggiare i compagni di classe a colpi d’incantesimi si era rivelato massacrante a livello di energie ma fin troppo stimolante.
Per questo si era diretta di gran passo alla seconda lezione, decisa a battere quel suo concasato che la sconfiggeva sempre grazie ad una velocità ammirabile.
Quel giorno fu introdotto niente meno che l’argomento paura. Qualcosa che le fece stringere un po’ le spalle in un tentativo di sembrare più spaccona e meno paurosa.
Mentre ascoltava, la Grifondoro si portò inconsciamente una mano sulla piccola cicatrice presente nell’angolo destro del suo labbro.

*Speriamo di non dover affrontare un gufo. Tutto ma non quello*


Pensò tra se e se, non si era fatto riferimento a creature specifiche, quindi non c’era da preoccuparsi.
Lei associava la sua più grande paura a quei rapaci e poco altro le veniva in mente al momento, probabile che si trattasse di qualche incanto e non di esseri viventi, ma chi poteva saperlo.
Fu introdotto il Molliccio, niente a che vedere con i rapaci per quel che ne sapeva. Il nome la fece persino sorridere. Ok, erano al primo anno, ma combattere contro un essere molle non sembrava questo granché.
La spiegazione continuò e la giovane si ricredette immediatamente, sentiva persino il suo stomaco chiudersi sempre di più. Qualcosa in grado di mutare nella sua paura più grande... sperò ardentemente di non finire mai di fronte a qualcosa di simile.
Le “belle” sorprese non finirono lì, difatti, scoprì che ne era stato portato uno in classe. Che meraviglia.
Alla fine della parte teorica, tutti furono incitati a farsi avanti mentre ogni speranza di farla franca svanì nella mente della ragazza.
Strinse entrambe le maniache della divisa mentre procedeva indugiando verso la fila.
Erano lì per imparare ed era meglio affrontare quell’essere tra i compagni e sotto la sorveglianza di un mago esperto e adulto invece che da soli e senza nozioni in merito.
Pensieri vagamente utili a metterle addosso un finto coraggio cominciarono a formarsi in un vortice di supposizioni, mentre cercava di non guardare gli altri in azione per non accumulare inutile e dannosa ansia.
Tuttavia, lo sguardo curioso cadde sul baule da cui uscirono le cose più disparate (ragni, professori, serpenti e vecchi bisbetici) che mutarono in forme talmente divertenti da far sorridere anche lei che, normalmente, non elargiva sorrisi, soprattutto in condizioni simili.
Ogni cenno di divertimento venne smorzato quando scoprì che toccava a lei.
Che doveva fare? Cosa c’era di così divertente da farla ridere?
Non era nelle condizioni psicologiche di pensare a qualcosa di simile. Più si sforzava di pensarci più la mente si svuotava, come quando si tenta di ricordare un titolo di una canzone che non si ascolta da un po’.
Per Merlino! Si sentiva davvero miserabile e frignona. Se doveva affrontare quel maledetto rapace di fronte a tutti, lo avrebbe fatto. Quei maledetti non le avrebbe fatto rovinare la reputazione (quale poi?) già nelle prime lezioni.
La piccola studentessa si portò avanti,a passi corti, fermandosi a pochi passi dal baule che fu aperto dopo il suo via. Aveva finto di aver in mente qualcosa, ma non era vero.
Non era un gufo quello che uscì dal grosso contenitore. Il molliccio aveva scavato molto più a fondo nella sua mente, più di quel che lei stessa avrebbe saputo fare.
Suo padre, ovvero il suo mentore, il suo eroe, la figura che lei più ammirava, avanzava a passi lenti e indecisi, ciondolante, lo sguardo vitreo e le mani serrate su una ferita aperta all'altezza dello stomaco.
Una vista scioccante, che la fece paralizzare con tanto di gambe deboli, postura instabile e lacrime agli occhi.
Vedere quell’uomo per lei forte e tenace sanguinare da bocca e corpo, era troppo per una piccola e ancora incapace maga.
Non era possibile, che ci faceva lì? Chi era stato? Era in preda al panico e non riusciva a far un passo verso di lui, per accertarsi di poter far qualcosa. Stava morendo, e lei non stava facendo assolutamente nulla.
Si voltò in cerca di aiuto, con gli occhi disperati, non vedeva quasi nulla a causa dell’agitazione crescente.


Qualcuno faccia qualcosa, mio padre sta…

Stava probabilmente sul divano di casa sua, dopo l’ennesimo licenziamento, a chilometri di distanza.
Lei, invece, era a lezione in un castello irraggiungibile ai babbani.
Era al primo anno, ma certe cose poteva capirle senza bisogno di un lume particolare. Si sarebbe tirata un grosso schiaffo in quel momento. Che figura…
Di fronte a lei vi era solo uno stramaledetto molliccio. Pur sapendolo, non riuscì a puntare la bacchetta verso quell’uomo (anche se tale non era). L’avversario sembrava aver percepito la sua titubanza, il suo terrore iniziale e il fatto che un’immagine così inquietante non era gradita anche agli altri, lo faceva diventare sempre più potente e sicuro di sé.
Brancolava ridotto sempre peggio verso di lei e Versus sentiva il suo cuore battere, sempre di più.
Nella sua mente c’erano le immagini dei momenti passati con l’uomo che adorava.
Il confronto tra il ricordo e la realtà che aveva d’avanti la sconfortava, quasi si mise a piangere… ma ecco l’idea.
Un personaggio di un film che aveva fatto ridere come matti entrambi, con successiva ramanzina della madre che diceva che non era adatto ai minorenni e nemmeno ad essere messo in onda.
Aveva anche esclamato furibonda che tutti e due sarebbero finiti in castigo, cosa che peggiorò le risate in quella sera ormai lontana.
La giovane strinse la bacchetta tra le dita, la puntò verso quell’immagine terrificante e pronunciò:


Riddikulus!

Con voce ferma e decisa e tono non troppo alto ma ben udibile anche dalla creatura che, riconoscendo quel trucco, si fece leggermente indietro schermandosi il corpo con le braccia, prima di tramutarsi in Frank-N-Furter, il protagonista ambiguo del film “The Rocky Horror Show”.
Una vista forse oscena per quelli che si coprirono gli occhi con le mani: vestiti di pelle, le calze a rete e il trucco pesante. Per la giovane dallo strano umorismo (essendo troppo piccola per essere maliziosa, vedeva solo un tizio vestito in modo buffo) era, invece, divertentissimo. Si mise a ridere come poche volte aveva fatto.
Dal vivo quel tipo era tutt’altra cosa, davvero.


Molliccio N-Furter, sei fantastico!

Disse in preda alle risate, mentre la creatura indietreggiava e s’infilava nel suo "rifugio" sconfitta e umiliata.
Zero aveva scoperto una cosa nuova su se stessa ed anche come combatterla, si sentiva orgogliosa di se stessa, anche se rimaneva pensierosa.
Se qualcuno avesse sul serio attaccato i suoi genitori, come avrebbe potuto salvarli?
Da quel che sentiva in giro, le tenebre non erano svanite, erano solo in agguato.
Pensieri opprimenti, che svanirono mentre la giovane seguiva gli ultimi compagni di corso cimentarsi con le loro paure prima di trascrivere i compiti e dirigersi fuori dalla classe.
 
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