| Die Kunst ist lang, und kurz ist unser Leben
Questa frase le uscì quasi controvoglia. L'impeccabile pronuncia tedesca mostrava, nel caso ci fosse ancora da mostrare, la sua cultura. la sua erudizione, il suo fiero essere lei. Aveva fatto fatica a non concludere con un sentenzioso "mia cara". * Quella ragazza poteva tranquillamente essere sua nipote... in effetti il figlio di... suo figlio ... Thestral... Vagnard, no Vagnard è il figlio dell'altro, Tiberius. Nemmeno. Ma perché diavolo quella scriteriata di sua nuora non l'aveva chiamato con un nome semplice da ricordare... Tristan! Ecco Tristan aveva 25 anni, ha 25 anni. giusto un paio d'anni in meno di quanti ne abbia il Ministro. Da quello che le era stato riferito*. Così giovane e così tanto da imparare, ancora. Non immaginava che genere di amici influenti potesse avere. O meglio, non immaginava come i suoi amici influenti potessero aver trovato, trent'anni dopo gli eventi compromettenti, prove che i contemporanei non avevano trovato.
Molto obbligata, Ministro
disse con la solita vecchia aria da gatto imbalsamato che teneva da quando era entrata in politica. La odiavano per il suo essere serafica, infondo, però, era il suo mestiere: che spia sarebbe stata se tutti avessero potuto leggerle in fronte cosa stesse pensando? Con passo fiero e schiena dritta si avvicinò alla sedia, Unica libera tra due presenti, attese che il Ministro si fosse seduta e poi si accomodò, rigidamente. Gli occhi della donna la scrutavano, erano di un colore profondamente interessante, si disse, anticonvenzionali. Infondo, però, cosa c'era di convenzionale in quella donna? Poco, supponeva Ekaterina.
Ha perfettamente ragione, Ministro, eppure io ho perso ogni possibilità politica per le colpe di mio marito. Dunque le colpe di chi assumiamo ci condannano in primis, mi creda. E comunque nel mio armadio, salvo qualche vestito demodé di cui ancora oggi mi chiedo la provenienza, non tengo cadaveri né scheletri. Suppongo, infatti, che i primi puzzino ed i secondi sporchino e sono due cose che detesterei in un armadio. E poi, parliamo apertamente, dubito che i vostri servizi segreti siano così sciocchi da non scovare, qualora ce ne fossero, i quattro poveri segretucci di un'anziana vedova.
Non era mai successo e mai sarebbe successo di vedere Ekaterina sincera. La sincerità non è che di per sè una bugia che usiamo per convincere, nel migliore dei casi, gli altri della nostra buona fede, nel peggiore, noi stessi delle nostre bugie. Mentire era il suo mestiere ed era la migliore a farlo. E' la migliore. Le venne offerto qualcosa da bere. Mai accettare qualcosa da bere: lei tendeva a metterci veritaserum in abbondanza.
La ringrazio moltissimo, Ministro, ma ho già fatto colazione e, ahimé, devo seguire rigide regole di alimentazione... sa alla mia età...
Altra bugia. Mangiava, e anche tanto. Ma rispondere: No, non mi fido. Sarebbe stato scortese soprattutto in un momento così topico di sincerità, raccoglimento e di apertura.
Ricordo che quando facevo dei colloqui la mattina, il che significa tra le 5 e le 6 a.m., per capire di chi potevo fidarmi offrivo, ai colleghi e ai candidati, un bicchiere di Cognac. Quelli che accettavano si erano già giocati il posto: in certi ambienti bisogna essere sobri. E mi creda quando le dico che c'erano quelli che accettavano.
Sorrise, di nuovo. Quelli che l'avevano incontrata sapevano riconoscere i segnali che di solito seguivano un sorriso come quello o l'accompagnavano: Girarsi la vera al dito, tamburellare con le nocche sul tavolo e poi, la terza e più terribile: la Frase: quando qualcuno le faceva una qualsiasi domanda che esulasse dal clima lei rispondeva con un "Certo potrebbe pensare questo, ma non posso, non posso proprio, confermarlo"
Edited by Katherine Lee-Carter - 2/6/2015, 11:36
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