"Impegno", non è solo una parola., Apprendimenti - Eugene O'Sullivan

« Older   Newer »
  Share  
Eugene O'Sullivan
view post Posted on 1/7/2015, 12:03




Era da tempo che rimuginava sul fatto, che ci fossero alcuni aspetti della sua formazione che andassero rivalutati e modificati. Soprattutto, da quando aveva lasciato la scuola l'ultima volta, alcuni mesi prima. Da allora era passato il tempo necessario per chiarire le idee su quale fosse il tipo di cambiamento verso cui orientarsi, e sulla presenza o meno di capacità personali atte al raggiungimento di uno scopo così arduo. Nel suo cuore, i dubbi non mancavano, così come neppure il timore che la convinzione non bastasse ad ottenere dei risultati tangibili, eppure era lì per tentare ugualmente.

Per non ritrovarsi nella condizione di pentirsi (in vista di un fallimento reale) di non averci neppure provato, o forse per dimostrare a se stesso che, dopotutto, era possibile migliorare...almeno un po'. O ancora, molto più probabile, per essere in grado di salvarsi le chiappe, se ce ne fosse stato il bisogno, ora che il futuro aveva preso una piega davvero oscura. In tutti i sensi.

Non era mai stato forte fisicamente. Se aveva avuto modo di distinguersi in passato, era stato grazie ad altre doti di cui per fortuna non mancava, ma che non gli sarebbero state di alcun aiuto la fuori (in mezzo a tutto ciò che aveva prudentemente evitato fino ad ora, nei suoi ventitre anni di vita). Aveva bisogno di rispolverare i vecchi talenti, e di studiare ancora e ancora, di aprire la mente e di fortificarsi...in qualche modo, sopperendo a ciò che la natura si era così palesemente divertita a privarlo.

Aveva comperato di recente alcuni libri e pensò bene di cominciare proprio da questi, che fosse una buona idea partire con ciò che meglio comprendeva e che un incantesimo di guarigione, per quanto difficile nella pratica, fosse sempre più alla sua portata rispetto a tutto il resto sui cui non metteva all'opera il cervello dai tempi della scuola.

Ingenuo forse, e se ne rese conto appena tornato al castello e sfogliate alcune pagine del primo libro della lista, Compendio di Maledizioni e delle loro Contromaledizioni (già per leggerne il titolo, c'era da riprendere fiato si disse e non gli pareva buon segno) che la faccenda sarebbe stata un pelino più complicata del previsto, rimanendo come interdetto già sulla prefazione.

Sembrava qualcosa di davvero, davvero contorto e poco pratico. Indubbiamente affascinante ma...per un breve attimo la sua anima scozzese era emersa ugualmente dal letargo, facendogli provare un, non troppo vago, senso di pentimento nell'aver sprecato galeoni preziosi in quel modo. Soprattutto dopo che fu costretto a rileggere da capo l'introduzione per la seconda volta senza riuscire a capire una singola riga. Calma, pensò. Forse stava andando di fretta per la smania di fare il più in fretta possibile, ed era logico che non era quello il sistema da adoperare. Non per quel tipo di incanti, perlomeno.

"Infernalis Fines..." lesse a mezzavoce, senza prestare attenzione alla pronuncia da conferire all'incanto e tralasciando i numerosi dettagli e le note a piè di pagina a cui il titolo rimandava. Erano nozioni di storia, e per il momento non volle dedicare loro la minima attenzione, impegnato com'era a sorbire il senso del paragrafo principale. Continuò mentalmente quel che seguiva, lasciando scivolare lo sguardo sui fogli ingialliti, dall'odore pungente di polvere ed inchiostro. Da destra a sinistra, lentamente.

"...Interrompe lo scatenarsi di una maledizione o di una magia oscura su un corpo umano...Si tratta un controincantesimo vero e proprio dunque. Mi chiedo come..." Come provarlo in un luogo come questo? Lo spazio c'era. Anche per castare roba ben più impegnativa e dai risultati ingombranti ma...come poteva essere certo che la magia funzionasse senza una...cavia?

Forse era presto per crucciarsi di questo, dopotutto non conosceva neppure le basi, ma se gli fosse servito di impratichirsi di certo avrebbe preferito che fosse lì al chiuso e al sicuro, piuttosto che nel mezzo di una furiosa battaglia in cui avrebbe potuto giocarsi anche la pelle in caso di errore. Non si sentiva tranquillo.

Le illustrazioni erano chiare e dipinte in un nero vivido, per nulla rovinato dagli anni ed erano così, perfettamente incorniciate da eleganti ghirigori pieni di un insolita eleganza, che forse stonava un po' con l'argomento trattato.

Doveva essere un testo del secolo precedente, ma non più vecchio, soppesò, dato che la rilegatura sembrava ancora piuttosto robusta (nonostante presentasse chiaramente numerosi morsi di ratto, disseminati disordinatamente lungo i bordi della copertina e di alcune pagine). Alcune sagome di maghi stilizzati, mimavano il movimento esatto ottenendo un risultato che non poteva mutare, imperituro e perfetto.

Eseguito da loro, sembrava così maledettamente facile...di cosa andava preoccupandosi? In realtà, formulò il pensiero con viva ironia ed il sarcasmo aveva ragione di esserci dopotutto, perché quando passò alle didascalie in neretto, la cosa si fece decisamente più complicata.

"La punta della bacchetta dovrà sfiorare la zona interessata. Arrivare a pochi millimetri dalla pelle senza tuttavia toccarla..." Sibilò. Cosa che non gli sembrava molto facile da attuare in mezzo alla confusione di un duello, in primis, ma che sotto attacco diretto pareva diventare pressoche impossibile.

In ogni caso, avrebbe potuto tornargli utile per prendersi cura di alcuni casi specifici, indubbiamente però, richiedeva una concentrazione assoluta per essere lanciato e si chiese se, una mente come la sua, così....dispersiva....ultimamente, fosse capace di una simile impresa. Sfilò la bacchetta dalla giacca, spinto dalla curiosità.

1° Tentativo:

"....polso rigido..." si disse, ripetendo la prima frase della figura in alto "...polso rigido e ben fermo. Ecco cos...no...allora...così......no, spetta...com'era...? ah...giusto" Prima di controllare nuovamente l'ultima riga letta.

Sembrava un po' scemo a parlare da solo, ma lo faceva sempre quando studiava fin da ragazzo e si era guadagnato la sua buona dose di scherno anche per quello, come per tante altre sue piccole stranezze. Se una cosa non era mai mancata ad Hogwarts oltre al succo di zucca, era la quantità sempre generosa di bulli e maghi boriosi in cerca di compagni a cui far assaggiare un po' del loro delirio di onnipotenza.

E da studente, il potere di attirarli, come fosse stato miele in un nido di vespe, aveva costituito uno dei suoi talenti più grandi (cosa di cui, avrebbe fatto volentieri a meno a quel tempo ovviamente, ma quelli erano dettagli privi di importanza quando qualcuno ti puntava addosso la bacchetta minacciandoti una fine ingloriosa, specie se il tizio in questione non era solo). I ricordi spiacevoli affioravano sempre abbondanti e sempre nei momenti scomodi...ci stava facendo caso.

Ricacciò tutto in fondo alla sua mente. Era un uomo adulto adesso e non c'era nessuno a prendersi gioco di lui. Probabilmente, se avesse avuto di fronte qualcuno dei suoi ex compagni sarebbe stato capace di mantenere intatto l'onore. Per una volta. Forse. Chi poteva esserne certo? Di sicuro non con quell'incantesimo...si era distratto. Cosa stava facendo? Perché si perdeva in un bicchier d'acqua pensando a cavolate del genere?

"Concentrati stupido..." La postura era chiaramente errata. Tese quindi il braccio ben dritto di fronte a sè, tenendo le spalle basse, il polso lievemente ruotato e stava per pronunciare la formula, quando si ricordò del movimento leggero richiesto dall'incanto prima della stessa. Che diamine...o non ci stava con la testa, o aveva preso la cosa un po' troppo poco seriamente.

"Infernalis....Fines" disse infine. Ma tutto quello che uscì dalla punta della sua fedelissima, fu soltanto del fumo nero. E nient'altro. Eugene rimase a fissarlo per un po', con espressione perplessa.

2° tentativo:

"Okay, adesso ci riprovo..." mormorò cercando di motivarsi. Nell'aria era rimasto uno strano odore, ma riusciva ad ignorarlo e daltronde in quel frangente, era troppo impegnato nella lettura di alcune pagine che aveva ricominciato a sfogliare, per badare ad altro. Forse aveva saltato qualche particolare, qualcosa di importante ed era quello il motivo dell'insuccesso.

Era anche vero, andava ripetendosi, che nessuno poteva castare alla perfezione un nuovo incantesimo al primo tentativo...almeno non di solito. A lui non era mai capitato ed aveva comunque appreso molto. Non c'era motivo di scoraggiarsi.

A pagina 15 un trafiletto consigliava di sgomberare per bene la mente prima di procedere...lo aveva letto anche prima, ma non l'aveva preso esattamente alla lettera. Strano, si disse, era evidenziato con una riga spessa e scura, avrebbe dovuto risaltare e farlo riflettere già ad una prima occhiata. Notò che oltre a quel paragrafo, il consiglio veniva ripetuto almeno altre 5 volte nelle pagine successive...evidentemente, era fondamentale evitare di trascurare quel particolare.

"Sgombera la mente..." borbottò, dando una rapida scrollata alle spalle, socchiudendo gli occhi. Rimase alcuni secondi così. Poi i secondi diventaro minuti...a lui sembrarono un'eternità, ma non ne erano scoccati neppure un paio in verità quando li aperse nuovamente.

Non pensare....non pensare....non pensare....Incredibile come il non dover pensare generasse a sua volta una serie infinita di pensieri idioti. Contavano anche quelli? Era davvero complicato.

Il braccio era teso. Perfettamente dritto, sembrava una posizione da manuale e per un attimo ebbe l'impressione che una delle figure dipinte del libro gli facesse amichevolmente l'occhiolino. Mantenere la muscolatura rigida e ferma, richiedeva un certo impegno ma, forse, questa volta avrebbe combinato qualcosa di sensato...

"Inférnalis FinéS!" Esclamò, pieno di convinzione.

...e semplicemente, in barba a merlino, non accadde proprio nulla.

3° Tentativo:

Aveva messo da parte la bacchetta. Letteralmente, nascosta al di sotto di una gran pila di libri e fogli di pergamena sparsi per il pavimento. Eugene stesso era sdraiato in terra in posizione prona con il volume tra le mani, completamente assorto dalla lettura e con in bocca una penna (incrostata di inchiostro secco) che teneva delicatamente tra le labbra e che succhiava di tanto in tanto. Tentava a quel modo, di capire l'errore e dopo una buona mezz'ora, convenne che si doveva trattare della pronuncia.

Cos'altro sennò?

Dopotutto, non aveva mai sentito qualcuno lanciare quell'incanto, non poteva essere sicuro al cento per cento di come dovessero essere apostrofate le varie sillabe, non gli rimaneva che andar per tentativi...anche se questo significava che ci avrebbe messo un bel po' di tempo in più.

"Infernalis Fines...no, no è come prima...In...hmm..Inférnàlis Fìnés!" E andava avanti così. Prima o poi avrebbe azzeccato quella giusta. O sarebbe diventato vecchio, nel tentativo di riuscirci.

4° Tentativo:

"Adesso ci sono!" esclamò, tirandosi in piedi. Erano passate due ore, e dalla sua bacchetta erano partite strane scintille, nuvole di fumo ed anche il nulla assoluto...cominciava a stancarsi della situazione, ma non demordeva ancora, convinto stoicamente che valesse la pena continuare. Aveva terminato il libro. Per intero. Compresi i capitoli dedicati alla storia, i trafiletti sulle curiosità ed ogni nota a bordo, a piè di pagina, ed annotazione scritta a mano ci fosse ed ora, si sentiva in grado farcela.

Anzi, era così certo di aver afferrato il tutto, che semplicemente non stava più nella pelle di provare di nuovo. Stavolta, seriamente concentrato e con la giusta motivazione, non avrebbe di certo commesso i vecchi errori!

Era teso, pronto, e perfettamente posizionato. Poteva sentire ogni omino stilizzato presente nel libro incoraggiarlo e fare il tifo...gli avrebbe dato soddisfazione, ne era certo. Era il suo sesto senso a dirglielo che quella era la volta buona.

Polso fermo, movimento sicuro, mente finalmente libera da pensieri cretini...

"Infernàlis..." Ecco perfetto. Profondo respiro, più profondo...scandisci bene le par...le par..

"E...eeeeetciù!" uno starnuto a metà della formula. Una scintilla, un esplosione ed il mago finì a gambe all'aria sollevando un polverone di tutto rispetto che rimase sospeso a lungo e che quando infine si depositò, rivelò un Eugene disteso sulla schiena a braccia aperte e l' espressione omicida stampata sul viso lentigginoso.

5° tentativo:

Oramai si era fatta sera. Cominciava anche ad avere fame, avendo saltato il pranzo...ogni tanto, mentre ripassava l'incanto, il borbottio del suo stomaco si levava in aria più forte della propria voce costringendolo ad interrompersi.

Forse era necessaria una cavia, umana o animale opportunamente ferita, per acquisire padronanza del controincantesimo o almeno per facilitarla, ma a quel punto, provava da così tanto che non riusciva quasi più a pensare davvero a qualcosa, a qualsiasi cosa. Era davvero stanco.

Ripeteva così, le varie fasi dell'incantesimo come un automa, ed ogni volta migliorava di un poco, anche se non se ne poteva rendere pienamente conto. Alla fine, si ritrovò ad eseguire i gesti con la dovuta precisione...sarebbe stato anche meglio, praticamente perfetto, se il braccio sinistro non avesse ceduto al tremore, a causa dello sfinimento. Forse era il momento di fare una piccola pausa.

6° tentativo:

Si doveva essere addormentato pensò mentre rinveniva, come da una sorta di vuoto cosmico, nel quale nel frattempo, era calata la notte. La luna era lontana, un punto che faceva capolino all'orizzonte e dal colore rossastro/ocra molto carico al di là dei vetri spessi.

La biblioteca ormai doveva essere chiusa da un pezzo, perché non avvertiva alcun movimento, alcun rumore provenire dall'edificio...ed era più che mai gradevole starsene tranquillamente seduto ad uno dei tavoli della sala principale, con il capo chino poggiato sulle braccia conserte ed immerso in quel completo silenzio illuminato unicamente dai pallidi raggi di una luna nascente.

In realtà si sarebbe stato facile per lui riaddormentarsi in quel momento, infischiandosene senza troppi problemi della scomodità di quella sistemazione improvvisata, ma, si era messo in testa di dedicarsi allo studio e...bè, aveva riposato abbastanza.

La schiena gli doleva, gli faceva male anche bicipite del braccio sinistro a causa dello sforzo della giornata appena trascorsa. A tastarlo pure, non ne ricavava alcun sollievo, indolenzito com'era ci sarebbe voluto un bel po' perché passasse autonomamente. Sospirò, sbadigliando.

Che ora era? Forse da poco passata la mezzanotte...?

Schivò con maestria alcune pile di libri disseminate sul pavimento che nella penombra si intravedevano appena (e che per lui, mezzo addormentato e senza gli occhiali inforcati sul naso apparivano davvero come ostacoli minacciosi) e giunse a passi incerti, sino all'ingresso della stanza vuota. Si chiese come mai non avesse adoperato il lumos, invece di andare a tentoni al buio....ma poi un'altro sbadiglio, rispose per lui, in modo più che esauriente.

"Dunque..." mugugnò. Si sentiva il palato impastato, e gli occhi ridotti a fessure cercavano di mettere a fuoco il da farsi più che lo stesso cervello. "...il...il libro..." Lo aveva sottobraccio dalla parte destra, opportunamente sostenuto dall'arto buono che gli era rimasto, ma ci mise comunque alcuni istanti prima di recepirlo.

Lo aperse. Aveva nel frattempo sistemato alcune candele intorno alla sua postazione ed ora la scena si presentava decisamente più nitida (e più sicura). Si mise proprio al centro, con i piedi ben piantati nel terreno e le gambe divise da uno spazio più o meno pari alla larghezza delle spalle. Non pensava, non ci riusciva. Aveva troppo sonno ed era esausto.

Il movimento fu del tutto automatico e rigoroso solo quanto la mancanza di stimoli esterni ed un'assoluta e meccanica, memoria muscolare, poteva permettere. La fitta all'avambraccio e alla spalla si fece sentire, ma la ignorò o almeno, ci provò irrigidendosi. Cosa che in effetti, venne inaspettatamente in suo aiuto nel momento in cui tentò di sistemare la postura del polso, finalmente, ben fermo, immobile e preciso.

Spostò la traiettoria della bacchetta, muovendo l'intero braccio ed immaginando interiormente di posizionarla di fronte ad una ferita aperta e sanguinante (il meglio che poteva fare, in mancanza di una vittima autentica), ma premurandosi al tempo stesso, che si trovasse a pochi millemetri dalla pelle, così come era specificato nel testo e...... allora accadde qualcosa. Qualcosa di nuovo e positivo, che non era mai capitato in precedenza.

7° Tentativo:

Ipotizzò istintivamente, un'aura scura e densa permeare la zona danneggiata come una nuvola sospesa, spessa e avvolgente...si chiese se fosse quello il senso alla base del procedimento, ma ancora prima di formulare grammaticalmente la domanda l'istinto lo portò oltre. Poteva eliminarla volendo. O meglio poteva, la sua bacchetta e con poca fatica. Era sufficiente visualizzarlo e alla sua mente, per fortuna, non era mai mancata quella particolare capacità. Chiuse gli occhi, raccolse ogni briciola di concentrazione ancora dispersa...

"Infernàlis Fine-s..." pronunciò, accompagnando la formula al movimento, sicuro e ponderato alla visualizzazione interiore della scena. Certamente ipotetica ma, assai vivida nella propria mente...

Poteva funzionare.




- In attesa del master -


Edited by Eugene O'Sullivan - 1/7/2015, 14:02
 
Top
view post Posted on 9/7/2015, 00:04
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,915

Status:


« Impegno, costanza, perseveranza...
...è ciò che occorre per scalare il monte della perfezione.
Criterio, acume, fantasia...
...è ciò che occorre per raggiungerne la vetta. »

Sette furono i tentativi del giovane mago fino a quel momento. Ognuno era stato eseguito con metodicità, in una lenta evoluzione che vedeva ogni tentativo migliore del precedente. L'incantesimo era tutto fuorché semplice, i meccanismi da comprendere ben più d'uno ma - questione ben più complessa - il suo scopo era quello di rimuovere un influsso oscuro e magico da un essere umano. Come poteva dunque qualcuno esercitarsi su una pratica simile quando venivano a mancare ben due componenti intrinsechi nell'esecuzione stessa dell'incanto? Non vi era alcuna maledizione o materia oscura da rimuovere e, soprattutto, non vi era alcun corpo da cui andavano estirpate tali anguste radici. Bisognava partire dalla base, padroneggiare tutto ciò che fosse alla sua portata. Esecuzione, pronuncia, concentrazione: erano tasselli fondamentali a completare un mosaico ahimè più grande. La Sesta Classe non era cosa semplice da padroneggiare, ogni meccanismo di quel congegno ben oliato presentava delle caratteristiche sue, non così semplici da comprendere, non così immediate. Tenere il polso rigido poteva apparire cosa semplice, persino uno studente del primo anno avrebbe potuto farlo, ma muovere il braccio intero con precisione chirurgica in quella posizione era cosa assai differente. Persino il percorso lungo la perfetta pronuncia presentava i suoi ostacoli, specie per chi non ne aveva mai udito quella corretta e doveva limitarsi ad immaginarla nella sua mente, semplicemente interpretando gli accenti scritti su una vecchia pergamena. Come se non bastasse, era davvero possibile sgomberare la mente? Specie durante un apprendimento, lì dove le nozioni sono fresche e necessitano di una certa memoria e metodicità per essere ripetute, poteva un uomo lasciare il vuoto nei suoi pensieri mantenendo inalterate movenze e parole?
Estro, abilità, perseveranza, furono solo alcune delle armi di cui il giovane dovette munirsi per affrontare quella battaglia interiore. La magia era astuzia, intelletto, comprensione, immedesimazione, fantasia ma - soprattutto - era pratica. Ed infatti esercitarsi fu l'unico modo. Quando la bacchetta di Eugene si mosse la sua mente era sgombera da ogni pensiero e, vivida in essa, vi era unicamente l'immagine di un'essenza indefinita, impalpabile ma oscura, qualcosa che andava rimossa, la fonte del male. Il braccio venne mosso lungo la linea di una ferita che esisteva unicamente nella sua mente e questo - alla magia della sua bacchetta - bastava. Il polso era perfettamente rigido, la punta della bacchetta a sfiorare l'inesistente, esattamente come era giusto che fosse.Non restava dunque che dar voce al proprio potere di mago, pronunciando la formula. Ed infine ecco, ne succedette un piccolo bagliore roseo che andò ad illuminare la punta della bacchetta e che - lentamente - si evolvette in un piccolo ciclone il cui occhio, indiscutibilmente, era la bacchetta magica. Come per un semplice Tergeo, il vento attorno alla punta del legnetto venne come risucchiato mentre lo sguardo del giovane rimaneva fisso sul suo obiettivo. Apparentemente non accadde nulla, l'incanto non sortì alcun effetto poiché nessun effetto in quell'occasione poteva mai sortire. Nella mente del giovane, invece, tutto fu diverso. Poté rendersene benissimo conto, era quasi reale, il "nero" - oscura sciagura - veniva rapidamente risucchiata lungo tutta la ferita, sparendo all'interno della bacchetta e lasciando il corpo immaginario sgombero da ogni oscura presenza.
Lo aveva sentito, aveva sentito la magia scorrere lungo la bacchetta e attraverso il suo corpo, una sensazione che non aveva provato nei precedenti tentativi. Ci era riuscito, l'Infernalis Fines era stato eseguito correttamente.


Incanto appreso.

 
Web  Top
1 replies since 1/7/2015, 12:03   130 views
  Share