Ellinor Øakland |
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| Ellinor era tesa, più di quando aveva disinnescato il suo primo incantesimo antico in Perù, ricordava quanto quel giorno fosse stato importante per lei e il giorno che si prestava ad iniziare lo era ancora di più. La notte prima aveva deciso di mettere sotto al suo cuscino una pietra grezza di ametista che sempre la aiutava a dormire pacificamente. Credeva nelle potenzialità delle pietre semipreziose anche se era sempre solita a partecipare a dibattici sulla loro veridicità. Quel giorno aveva deciso di indossare un anello d'oro con un piccolo Crisoprasio incastonato e dentro la borsa la sua pietra preferita: l'occhio di tigre. Si guardò allo specchio prima di smaterializzarsi: i capelli erano mossi come se fossero onde a volte calme altre nervose. Per gli occhi aveva scelto un trucco leggero nero e aveva optato per un rossetto rosso opaco. Un look normale per lei. Con un sonoro “tof” si smaterializzo per poi ritrovarsi in una vietta chiusa di Londra, sapeva che in quella via non passava nessuno. Il suo portamento sicuro era completato da una camminata decisa, un atteggiamento che molti avrebbero reputato altezzoso costruendo pregiudizi su di lei. Era stata lo zimbello dei suoi compagni quando iniziò Hogwarts per via della sua inspiegabile solitudine e gentilezza, come se non bastasse era anche paffutella. Pian piano il suo carattere iniziò a temprarsi e il suo corpo a cambiare. Ma ora l'orribile passato non c'era più, ora era nel presente nel giorno in cui si sarebbe distinta per le sue potenzialità faccia a faccia con una persona di alto livello. Si diresse verso una cabina telefonica poco più a destra della stessa via. Tutto intorno a lei, molte persone rumorose e di fretta, intonavano un brusio e un fruscio di passi pesanti ed accelerati. Aveva appuntamento per un colloquio circa un'ora dopo. Entrò in cabina e digitò i numeri 62442. Una voce femminile tuonò leggermente, si era dimenticata quanto fosse inquietante, sembrava quasi che ci fosse un'altra persona al suo fianco. «Si dichiari, prego» «Ellinor Øakland, colloquio ministeriale delle ore 10.23» «Grazie, la prego di indossare il tesserino.» Da dove uscivano le monete cadde un tesserino di argento con il nome della ragazza e subito la cabina iniziò a scendere come se fosse un ascensore.
*** L'atrio era enorme eppure sembrava così piccolo da quanto era affollato; Streghe e Maghi andavano e venivano, di fretta e furia, dalla fiamma verde della metropolvere o si fermavano in mezzo al corridodio a sproloquiare, approfittandone dei minuti di pausa, mentre lettere con messaggi sfrecciavano come gabbiani sopra al mare. Si avvicinò ad un bancone ed esibì la sua bacchetta magica ad un uomo bendato da un'occhio e con uno strano accento tedesco. «Legno di Frassino, ali di fata, scheggie d'ametista, 11 pollici, molto flessibile» disse tra se e se malcurante della presenza di Ellinor. Fermò per qualche secondo il palmo della mano sul manico. «Ha fatto manuntezione di recente?» chiese saccente. «Sì» annuì la ragazza. «Per quale motivo?» chiese di nuovo con un'aria superiore e la voce leggermente nasale. «Per motivi di lavoro l'ho danneggiata» Le diede la bacchetta e la esortò ad andarsene perché "la sua lentezza bloccava la fila". *che felicità* pensò sarcastica. Tra le tante cose si stupì che l'orologio segnasse le 10.17, seguì le indicazioni dell'ufficio del Ministro, che le aveva lasciato in una lettera via gufo, fino a ritrovarsi davanti un portone in legno e bussò attendendo impaziente una risposta.
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