Il sole batteva pigramente sulle foglie degli alberi che, radi, adornavano il giardino esterno del castello. Quelle stesse foglie parevano mosse da un leggero e silenzioso venticello, ed il Lago Nero rispecchiava con qualche gioco di luce quella tranquillità che sembrava permeare l’intera atmosfera, così apparentemente calda. Era una bella giornata, dopotutto.
Si allontanò dalla finestra e, assorto, si incamminò lungo il corridoio semi-deserto. Non pensò alla destinazione, poiché la sua mente sembrava offuscata da una sorta di ricordo sbiadito. Era qualcosa di importante, riguardava sua madre, ma non riusciva a collocare il tutto. Pioveva, ma qualcosa gli suggeriva che vi fossero anche delle lacrime a rigare il volto della donna. Il tutto svaniva lentamente. La sua espressione si irrigidì, ma la sua avanzata non si interruppe. *Dove sei adesso?* Chissà se avrebbe ricevuto risposta un giorno. Forse era tutto parte di un brutto sogno, generatore di tristezza e malinconia. I mostri crescevano incontrollati nella sua mente, e lui iniziava a sentirsi così lontano, così smarrito.
Sarebbe stato bello, per quel giorno, uscire all’aria aperta e godersi il tepore del sole standosene seduti in riva del lago a non fare nulla. Ma quel giorno si sentiva così tremendamente vuoto da non sentire neppure il desiderio di varcare il portone del castello per beneficiare di quella calda atmosfera. E, senza sosta, le sue gambe continuavano quell’avanzata verso l’ignoto, come se quell’insignificante corridoio del primo piano meritasse di essere esplorato fino in fondo. Stava cercando qualcosa in particolare? Se stesso, forse, e di certo non lo avrebbe trovato alla fine di quella camminata solitaria. Socchiuse gli occhi per un istante. Riusciva sempre a rendere più tragica la situazione, quasi gli piacesse farsi auto-lesionismo. Si odiava per quello, così come per molte altre cose. Aveva iniziato ad odiare anche quelle mura di pietra, come se fossero divenute più soffocanti del solito. Eppure, paradossalmente, all’interno di quelle stesse mura si sentiva quasi protetto, inosservato. Un fantasma in un mondo di estranei, non era nient’altro.
Si convinse di invertire la rotta, ma proprio all’ultimo istante si accorse con la coda dell’occhio della presenza di una figura non troppo lontana. Arrestò la sua avanzata, e il suo sopracciglio destro si inarcò spontaneamente: quello che sembrava essere un ragazzo si era posizionato in una strana maniera, come a voler raggiungere con le mani le punte dei suoi piedi. Avvicinandosi, Kevin capì che era proprio ciò che il ragazzo, all’apparenza più giovane di lui (non riuscì ad individuare nessun altro tratto distintivo, data la posizione nella quale egli si trovava), stava cercando di fare e, anzi, era appena riuscito ad ottenere. Ma, in una frazione di secondo, la scena mutò, e ciò che si presentava agli occhi etero-cromatici del biondo fu totalmente diverso e ben più assurdo. Il ragazzino sconosciuto aveva iniziato a... come dire... Roteare. Non sapeva se credere ai suoi occhi o meno, ma quel pazzo stava davvero roteando. L’espressione di Kevin si fece piuttosto turbata, ma allo stesso tempo (e dopo eoni dall’ultima volta in cui era accaduto) divertita. Quella improvvisa comparsa era riuscita in qualche modo a capovolgere rapidamente perfino il suo stato d’animo. Si sentì per certi versi partecipe di quella stranezza messa in atto dal giovane e, dopo attimi di smarrimento, sorrise. Eppure, non capiva come dovesse davvero reagire a ciò che gli si presentava dinnanzi, tanto ne era rimasto spiazzato. La soluzione parve poi semplice: non era assolutamente necessario fare nulla, se non osservare.
Dunque, avrebbe atteso, almeno fino a quando il giovane non si fosse stancato oppure non avesse sentito il bisogno di vomitare. Avrebbe anche potuto fare finta di nulla e voltare le spalle a quella scena così assurda, ma ormai si sentiva come coinvolto in tutto ciò. E se la presenza di spettatori avesse innescato qualche sorta di strano processo mentale nello sconosciuto per il quale egli avrebbe messo su uno spettacolo da circo? Beh, se lo sarebbe goduto. Forse la “comparsa” del ragazzino, con tanto di cappello di lana completamente fuori luogo (tratto che non aveva notato inizialmente), avrebbe dato una svolta alla sua malinconica giornata. Forse era ciò che si augurava, ma che non avrebbe mai ammesso a se stesso.
Ad ogni modo, era proprio vero: certe persone avevano in testa strane cose. Oppure vi era un’ampia scorta di burrobirra nelle cucine e quel ragazzino aveva trovato il modo di impossessarsene. Poteva rivelarsi un’opzione allettante.