Vita dura quella dello studente, per Jenifer, mia cara corvetta ce l'abbiamo fatta

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Arya Von Eis
view post Posted on 17/8/2015, 23:24




La giornata si prospettava esattamente come tutte le altre, forse un po’ più frenetica data la mancanza di ore buche, ma nulla che non fosse nell’ordinaria amministrazione di Hogwarts, dopo tutto, si trattava pur sempre di una scuola, non potevano mica bighellonare tutto il giorno, se no i professori che li pagavano a fare?
Malgrado ciò, malgrado la consapevolezza che tutto sarebbe andato come al solito, la serpeverde faticò non poco a trovare la voglia e le forze per alzarsi dal letto quella mattina, in realtà non le si poteva nemmeno dare torto, la nottata non era stata delle più tranquille, era sempre così, ad ogni luna piena, il giorno successivo, si sentiva uno straccio e quel mese non aveva fatto eccezione.
Si rigirò nel letto un paio di volte e, alla fine, si costrinse ad alzarsi, in realtà voleva chiedere a Miss Rose se per caso non le andasse di coprirla e di riferire ai vari docenti che la compagna non si sentiva molto bene, ma Emily già non c’era più, al suo posto aveva trovato un bigliettino “Lo so, nottata difficile e non ti senti bene, ma prima di destare sospetti ti conviene vestirti e presentarti a lezione”
Come se le avesse letto nel pensiero, prima di andarsene, aveva ben pensato di lasciarle quel piccolo suggerimento, certo, poteva far finta di nulla e tornare a dormire, ma sapeva che la compagna aveva ragione, così, dopo essersi fatta una doccia e aver indossato la divisa salì in Sala Grande giusto in tempo per far colazione e poi andare a lezione.
Tutto si svolse regolare e quasi non ebbe nemmeno il tempo di pensare alla stanchezza che ogni tanto l’assaliva, ecco, forse giusto durante l’ora di Erbologia si pentì di aver abbandonato il letto.
Quando arrivò l’ora del pranzo prese posto accanto a Miss Rose, come di consuetudine, non che si dilettassero in chissà quali conversazioni, ma almeno erano sicure di avere un rompiscatole in meno a disturbarle, chinando leggermente il capo in segno di saluto le rivolse mezzo sorriso, un po’ come per dire “Visto, mi sono alzata e sto facendo la studentessa diligente”, ma tutto si spense nel sentir parlare alcuni ragazzi dei progetti futuri, per la precisione: che corsi frequentare una volta al terzo anno.
Non c’aveva ancora pensato, certo, aveva sempre quella malsana idea di non saltarne nemmeno uno, voleva apprendere tutto l’apprendibile, eppure non poteva fare a meno di pensarci, quale sarebbe stata la scelta più opportuna? Sarebbe riuscita a fare tutto? Era forse meglio concentrarsi su qualcosa di specifico lasciando perdere ciò che non le interessava? Ma cosa non le interessava?
Mentre si poneva quella serie di domande posò la forchetta sul piatto, le era passata la fame, così si congedò silenziosamente, dirigendosi poi verso la biblioteca.
Per il resto delle lezioni fu per lo più disattenta, tra ansia e stanchezza non sapeva nemmeno a chi dar la colpa, in ogni caso, quando la giornata giunse al termine non poté che tirare un sospiro di sollievo.
Come da sua brutta abitudine, prima o poi qualcuno le avrebbe detto che c’era una cosa chiamata “biblioteca” che rispondeva esattamente alle sue richieste, si rintanò in una delle aule ormai rimaste vuote, per l’esattezza quella di Difesa, e per i primi minuti rimase indecisa sul da farsi.
Si era seduta ad uno dei banchi a metà aula, riversando il contenuto della tracolla sul tavolo, meccanicamente, nel tentativo di fare ordine, vennero fuori tre pile di libri, quelli che non le servivano, quello di storia, unica materia in cui si era presa indietro e quelli prelevati qualche ora prima dalla biblioteca.
Sfogliò un paio di pagine di “Storia della Magia: I grandi maghi del passato” prima di richiuderlo e posizionarlo in malo modo sopra la pila dei libri che non le servivano, ormai aveva deciso, sarebbe uscita di lì sapendo esattamente cos’avrebbe fatto l’anno successivo, a costo di restar là tutta la notte.
Prese il primo dei volumi della biblioteca, aprendolo delicatamente, sia mai che lo rovinasse, poi chi la sentiva la iena della bibliotecaria e iniziò a leggere una pagina a caso, dire che non ci stava capendo nulla sarebbe stato riduttivo.
Si massaggiò le tempie con la sinistra, prima di lasciarla cadere nuovamente sul banco urtando la pila di libri precaria e provocandone il crollo, il rumore dei tomi che toccavano terra la fece sobbalzare
*Dannazione Arya, non ce la facciamo proprio è* e disperata posò la fronte sul volume aperto scuotendo la testa.

 
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view post Posted on 17/9/2015, 22:49
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Anche quella giornata d’intenso studio poteva dirsi giunta al termine. Jenifer attese che gli studenti si catapultassero fuori dall’aula di Trasfigurazione. Uscire dall’aula dell’ultima ora era sempre un’impresa, proprio come se gli studenti si tramutassero: una mandria imbizzarrita che si accalcava verso la porta, tanto agognata libertà. La prefetta corvonero invece si prendeva il suo tempo. Non sentiva alcuna necessità di scappar via dallo studio anzi, tutt’altro. Imparare cose nuove l’entusiasmava e incuriosiva contemporaneamente, tanto che a volte si perdeva tra le informazioni. Quando un argomento la prendeva non vi era alcun modo di fermarla, diventava un’ossessione finché la ragazza non riusciva a chiarire ogni dubbio e soddisfare ogni curiosità; insomma c’era pur sempre un motivo per cui il saggio cappello l’aveva infilata in cima alla torre di divinazione e brandita dei colori bronzo e blu.
Quando finalmente la classe fu deserta, Jen raccolse tutta la sua roba e con un cenno verso la docente uscì a passo svelto dall’aula. La strada per raggiungere il dormitorio era lunga e le scale da salire erano tante, ma dopo 3 anni ad hogwarts la ragazza sembrava essersene fatta una ragione, anche se pensandoci non era certa di sapere quale fosse. Gli impegni di quegli ultimi giorni l’avevano così tenuta occupata che le sembrava non avesse avuto tempo di respirare, mangiare o dormire; non che generalmente desse importanza a questo genere di cose, ma le uniche preoccupazioni di quei giorni erano studio, libri, lezioni, ronde e incarichi ..ovviamente con una miriade di scale per compiere tutto ciò.
*Sembra che Hogwarts sia stata progettata per sostituire una palestra di fitness… “non sono ammessi chili di troppo”* pensò ironica al motto che, voluto o no, non poteva che essere vero date le 142 scalinate presenti nel castello.
Camminava stanca per il corridoio del terzo piano, riflettendo sul compito che doveva svolgere per la docente di Alchimia. Tra tutte le materie nuove era di certo quella più intrigante e complessa. Inizialmente lei stessa aveva avuto problemi a capire cosa la docente volesse davvero dire con quelle sue lezioni, ma il suo studio era davvero affascinante. Per quanto non le interessasse davvero la tramutazione in oro, raggiungere la piena consapevolezza di sé sembrava un obiettivo molto più allettante. Nonostante ciò, era certa che la sua materia preferita tra le nuove non fosse quella. La sua passione per gli animali unita al piacere d’imparare non permetteva dubbi; anche se in realtà aveva aspettative molto più alte di Cura delle Creature Magiche e quelle prime lezioni le avevano quasi smorzato l’entusiasmo.
*La materia più bella di tutte, insegnata dal docente più bello di tutti.. tanto potenziale ..per cosa?* pensò divertita e delusa. In realtà non conosceva bene il prof. Black, ma un po’ come le sue lezioni le sembrava noioso e, com’era certa che le prime sarebbero migliorate negli anni successivi, così sperava migliorasse anche il professore. Era sommersa in quei pensieri didattici quando sentì un rumore, un tonfo più precisamente, provenire dall’aula di difesa. *Chissà che sta combinando la Lancaster* si disse. Aveva sempre stimato la bellissima capocasa, nonché vicepreside e docente di difesa dalle arti oscure nonostante la sua giovane età. Da quando aveva messo piede ad Hogwarts quella che la biondissima insegnava era una delle sue materie preferite.
Si avvicinò cauta alla porta per dare un’occhiata. Non voleva di certo sembrare invadente nei suoi confronti, ma una parte di lei sperava che la prof la lasciasse assistere a qualsiasi esercitazione stava compiendo. Era chiaro che gli orari delle lezioni erano conclusi perciò l’aula sarebbe dovuta essere priva di studenti, o almeno era quello che Jenifer credeva. Quando si affacciò dalla porta con sua sorpresa non trovò la Lancaster a districarsi con una qualche sorta d’incanto, ma una ragazza seduta ad un banco con l’aria alquanto disperata.
*Aspetta un attimo ma io quella la conosco* si disse tra sé la prefetta osservando con più attenzione la figura. *Non sarà forse….*

« Arya…? »

Chiese cauta. In realtà non poteva dire di conoscere quella ragazza, non ci aveva mai avuto nulla a che vedere, anche se a volte le era capitato d’incontrarla per via del ruolo comune. Se il suo intuito non l’aveva ingannata quella ragazza che aveva davanti era proprio una sua collega prefetta di serpeverde. Tuttavia tranne queste nozioni base, della Von Eis non sapeva nulla, e proprio per questo Jenifer non sottovalutava l’eventuale temperamento tipico della serpe. Per quello che poteva saperne poteva anche essere infastidita da quella interruzione. Anzi, facendo mente locale la ragazza valutò che a nessuna serpe che conosceva sarebbe piaciuto che lei o chiunque altro la vedesse in uno stato di sconforto, se così lo poteva definire. Tuttavia la consapevolezza del temperamento dei suoi amici dei sotterranei non l’aveva mai fermata né intimorita, così si avvicinò di qualche passo alla ragazza, sempre più certa di non essersi sbagliata. Probabilmente si sarebbe fermata in attesa di una qualche reazione ma notò dei libri sul pavimento, così si avvicinò per raccoglierli.

« Tutto bene? »

Continuò poi, adesso che le era così vicina non aveva alcun dubbio su chi fosse. Le poggiò i libri sul banco e rimase in attesa. Non negava che vedere Arya così l’incuriosiva e la stupiva allo stesso tempo. Inclinò leggermente la testa a destra osservandola quasi incantata. Ora era ancora china ara alla stessa altezza del volto della giovane. Nonostante si dicesse che i corvi fossero quelli egoisti, l’unica cosa che sentiva di voler fare in quel momento era aiutare la povera ragazza dall'aria sconfortata che aveva casualmente trovato.



La vita è una trappola cui è possibile sfuggire gettandovisi dentro.
–Giovanni Soriano, "Maldetti. Pensieri in soluzione acida"

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 19/9/2015, 17:24




In quel momento ringraziò di non trovarsi in biblioteca, lì, i rumori molesti non erano mai i benvenuti e, di certo, non aveva né la voglia né la forza di sostenere un’altra estenuante discussione con la bibliotecaria sul giusto contegno da tenere in quel luogo, fortunatamente, quella, era semplicemente un’aula vuota.
Non si scompose nemmeno per raccogliere i tomi caduti, erano quelli che aveva etichettato come “non necessari allo scopo”, dunque, potevano anche restare lì dove si trovavano.
Malgrado le buone intenzioni, forse, avrebbe anche potuto decidere di restare in quella posizione e godersi un po’ di relax, ma l’angoscia non gliel’avrebbe permesso, quindi, perchè provare? Una vocina nella sua testa tentava di rispondere “perchè sei stanca e non riusciresti a prendere nessuna decisione sensata” ma, ovviamente, una seconda vocina si opponeva con tutte le sue forze ricordandole che si era obbligata ad uscire da lì con le idee più chiare.

*Oh perfetto, non sai nemmeno decidere se decidere o no, figuriamoci il resto* non si era ancora mossa ma, anche con la testa ancora disperatamente china sul libro, il rumore di alcuni passi appena dietro la porta, la portarono a distogliere la sua attenzione da quei pensieri senza uscita.
Sperava con tutte le sue forze non fosse la Lancaster, quante altre volte poteva deludere la docente prima che si stancasse e la reputasse una causa persa? Anzi, a dire la verità sperava che, chiunque fosse, non varcasse quella soglia, ma la speranza fu vana e lo sapeva, lo sapeva fin dall’inizio, per quanto discreti, poteva sentire i passi farsi più vicini, fino ad arrestarsi appena prima dell’ingresso.

*Avanti su...datti un contegno* ma a nulla servirono quei pensieri, l’unica cosa che trovò la forza di fare, fu voltare leggermente il capo in direzione della porta che si apriva, senza sapere nemmeno lei che volto preferiva trovarsi di fronte.
“Arya…?”
Con lo sguardo un po’ perplesso cercò di riconoscere a chi appartenesse quella voce, ma non le sembrò nessuno di familiare o, forse, non stava prestando abbastanza attenzione
*Beh, lei ti conosce* certo, quello sembrava abbastanza chiaro eppure, malgrado avesse l’impressione di averla già vista, le sfuggivano il dove, come, quando, perchè e, soprattutto, il chi.
A questo punto doveva per forza obbligarsi a darsi un contegno, ci mancava solo che qualcuno avesse la brillante idea di mettere in giro voci sulla “povera piccola Arya disperata”
*Via, non dovrebbe essere difficile, le tiri un paio di rispostacce, lei si stanca e se ne va o si stanca e vi date ai duelli clandestini, insomma, basta che il risultato finale sia di uscirne con la reputazione intatta*
Sospirò quasi seccata, forse più amareggiata, ma il risultato era lo stesso e cercò di sedersi in modo più composto, abbandonando lo scomodo cuscino di carta, ma qualcosa nel suo piano geniale andò storto.
La fanciulla si era chinata a raccogliere i libri che lei aveva fatto cadere, quel gesto la spiazzò leggermente, non era abituata a simili dimostrazioni di gentilezza e, forse, in circostanze diverse, non l’avrebbe nemmeno scalfita più di tanto, ma, in quel momento, si ritrovò a sorridere, abbandonando l’idea di essere sgarbata.
Forse la maggiore attenzione che ora sembrava mostrare, forse, semplicemente, la vicinanza che le permetteva di osservare meglio la ragazza, in ogni caso, la riconobbe, aveva ragione, un volto noto ma non familiare, Jenifer McLoen, Prefetto Corvonero
*Sveglia Arya, per forza ti conosce, sei tu l’unica che si ostina a dimenticare facce e nomi*
Seguiva scrupolosamente i suoi movimenti, malgrado l’apparente gentilezza, la diffidenza che la Serpeverde aveva sviluppato sembrava non abbandonarla quasi mai, imponendole di cercare un doppio fine in ogni azione di qualsivoglia persona.
La vide posare i tomi sul banco “Tutto bene?” ma la sua voce distolse la sua attenzione da quel gesto, portandola involontariamente a voltare leggermente il viso fino a incrociare lo sguardo della fanciulla, contatto che, inaspettatamente, avvenne prima di quanto pensasse.
In un qualche indefinito momento doveva essersi distratta, sì, decisamente, o non avrebbe mai permesso a nessuno di invadere in quel modo i suoi spazi
*Al prossimo plenilunio, il giorno dopo, te ne resti segregata in dormitorio, rammollita così in giro non ti ci mando*
Per la seconda volta, nel giro di pochi istanti, era rimasta spiazzata e, a peggiorare la situazione, ora, non aveva nemmeno la risposta pronta *Dai Arya su, una di quelle rispostacce secche, fredde, boh, non so, tipo “se te ne vai sicuramente bene” o cose così insomma* -Io...- *Oh santo Salazar non cominciare così* -...grazie- *e te pareva*
A posteriori si sarebbe autoconvinta di averci provato, di aver fatto il possibile per mantenere un certo contegno, di essersi impegnata a comportarsi come sempre, ma di non esserci riuscita solo ed esclusivamente per colpa di qualche forza esterna, mai avrebbe ammesso di essere stata troppo stanca, troppo demotivata e stranamente a suo agio in quella situazione di disagio totale per preoccuparsi anche delle apparenze *Dunque, alla fine dei conti te la stai cercando, poi non lamentarti*
In realtà non era proprio così, non aveva cercato un bel niente e, per quanto c’avesse provato, forse non proprio con così tanta convinzione, ma c’aveva pur sempre provato, qualcosa le impediva di mandare al diavolo quella ragazza.
Ancora impacciata e arrossendo leggermente per l’imbarazzo della situazione generale, si stava domandando cosa ci fosse di tanto speciale in quella fanciulla da portarla a concederle una sorta di trattamento di favore.
Se non fosse stata alla ricerca di quella risposta, probabilmente, avrebbe distolto lo sguardo molto prima, magari anche allontanandosi e mettendo una certa distanza tra lei e quella disgraziata che si era presa il lusso di coglierla in un momento così inappropriato, invece, si stava ancora specchiando nei suoi occhi cercando in quel viso la soluzione dell’enigma.

*No...no...non lo pensare, non ci pensare nemmeno per un momento* scacciò via l’unico pensiero sensato ma che non doveva assolutamente prender forma per poi capire, finalmente, cosa diamine stesse succedendo.
Quel gesto, quella gentilezza dimostrata, quella domanda sincera, ciò che provava, tutto riportava ad una semplice, quanto sconcertante verità: non sembrava esserci nessun doppio fine.
Malgrado la propensione alla diffidenza, doveva arrendersi a ciò che sentiva
*Dannata maledizione...Dannatissimo lupo...Tu e la tua predisposizione a sentire quello che sentono gli altri...non puoi farti gli affaracci tuoi?*
Ecco, quella era una cosa che, per quanto a volte tornasse utile, nella maggior parte delle occasioni odiava, riusciva a condizionarla più di quanto desiderasse, la sua testa le diceva di non fidarsi e le sue emozioni le sussurravano che era sincera, che, sul serio, si stava solo preoccupando per lei *E tu...dannatissima Corvonero, perchè? Perchè diamine ti preoccupi tanto? Non potevi semplicemente ridere delle mie disgrazie?*
Cos’aveva risolto? Assolutamente niente, anzi, quella risposta non aveva fato che metterla ancora più a disagio e, adesso, quel contatto visivo sembrava bruciarle più di prima.
Distolse lo sguardo, tornando a posarlo sul libro ancora aperto sul banco e rispondendo finalmente alla domanda della fanciulla
-Stavo...stavo solo cercando di far chiarezza, ma questi- prese in mano un volume a caso -non sembrano collaborare- lo lasciò poi cadere nuovamente sul banco, sorridendo divertita incrociando ancora una volta gli occhi di lei -ma certo...tu sei una Corvonero, cosa te lo dico a fare? Se tutto va bene chiedi e i libri ti rispondono-
Si pentì subito per aver pronunciato quelle parole con un certo astio, la fanciulla non le aveva fatto nulla, anzi -Scusa, non volevo essere sgarbata- *No...no...ce l’avevi fatta, eri sulla strada giusta...e hai rovinato tutto* -Mi faresti un favore?- questa volta il sorriso che le stava rivolgendo era sincero -Potresti parlarci tu e vedere se ti dicono qualcosa?- *Ma fai davvero? Per Salazar Arya, a letto te ne dovevi stare*
Malgrado una parte di lei continuasse ad opporsi e a lottare, l’altra si era ormai arresa, se la collega ci teneva tanto a darle una mano, non avrebbe opposto resistenza, non ne aveva le forze.

 
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view post Posted on 31/10/2015, 20:46
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Non tutto ci è comprensibile al mondo eppure ogni singolo elemento ha il suo equilibrio. Le cose che non si sanno spiegare e che non sembrano avere una ragione di essere ai nostri occhi in realtà il modo in cui sono fatte ha un'importanza fatale. Per quanto nel genere umano non esista la perfezione la natura intorno a noi è perfetta, solo che a volte siamo troppo ottusi per capirla; un po' come un babbano che resta sbigottito se gli si parla di magia, a volte ci sono cose che non si sanno spiegare, non si possono capire o non si vogliono accettare (dipende dai punti di vista). È mai possibile che in una terra così: attenta ai singoli dettagli tanto da rendere perfetto un ecosistema, ci sia anche un'umanità imperfetta sotto ogni punto di vista? Non è invece più semplice credere che quei difetti servano a renderci unici? Ognuno per quello che è, con tutte le paure o i segreti; nel modo di agire e pensare. Avete presente un albatros, il buffo pennuto a cui Baudlaire dedicò la sua poesia? ebbene Jenifer era esattamente così. Goffa e svampita, spesso fuori luogo e incapace; eppure le bastava prendere il volo e tutto si capovolgeva. Dimostrava intuito e perspicacia che la rendevano la perfetta corvonero che il cappello aveva visto in lei.
Jenifer ricambiando lo sguardo di Arya notò che quest'ultima aveva un'espressione che l'incuriosiva, indecifrabile. Nonostante il timido sorriso che intravide nel volto dopo averle raccolto i libri, non avrebbe saputo dire se voleva ringraziarla o cacciarla per quell'invasione di spazi. Jen le fece un sorriso sghembo di rimando, chiedendosi se il dubbio fosse solo suo o se anche la serpeverde non sapeva che cosa volesse fare. Doveva averla colta di sorpresa perché la risposta arrivò impacciata, tuttavia modi e toni non sembravano voler dare inizio a una guerra. Il prefetto di corvonero se ne compiacque allargando il sorriso sul suo volto.
*Possibile che basti un po' di gentilezza per spiazzare le serpi?* Probabilmente si sarebbe crogiolata ancora in quel pensiero che in qualche modo la divertiva però improvvisamente si accorse di qualcosa di diverso, che rendeva quella situazione strana, quasi imbarazzante. Forse sarà stato lo scambio di sguardi, occhi negli occhi, che sembrò durare un'eternità o il rossore appena accennato sulle guance della fanciulla. La strana circostanza portò Jen a distogliere lo sguardo puntandolo sui libri sul banco, giusto per fermare quel che di strano sentiva. Arya la seguì e cominciò spiegando cosa stesse cercando di fare.
Cosa vuol dire quando un libro non voleva collaborare? La ragazza non aveva davvero colto il punto. I libri erano così chiari, bianco su nero. Le parole erano incerte, le idee della gente, le opinioni che cambiavano in continuazione e i dubbi, nei libri Jen trovava una sicurezza che non avrebbe mai potuto trovare altrove. Osservò nuovamente la coetanea un po' scettica, ma la sua successiva affermazione la colpì nel profondo. Avrebbe voluto replicare ma in realtà non sapeva come, i libri erano davvero i suoi migliori amici, non poteva mica sminuirli ma Arya le tolse la rogna di tramutare i suoi pensieri in parole che ritrattò le sue parole. Sembrava stesse facendo tutto da sé ma anche se Jen non l'avrebbe dato a vedere quella frese le avrebbe dato da pensare in futuro, perché la successiva richiesta la distolse completamente dai suoi pensieri. Le stava davvero chiedendo aiuto? Jenifer aveva sempre considerato i corvonero esseri orgogliosi, ma credeva che anche i verde-argento non erano da meno. Se non fosse che era certa dell'identità della ragazza e della casata di appartenenza avrebbe ricontrollato i colori della divisa. La guardò in volto sorpresa e un po' diffidente nonostante il sorriso e l'espressione all'apparenza sincera che trovò sul volto.
*Fa sul serio?* Ad ogni modo l'avrebbe scoperto molto presto.

« I libri rispondono sempre se sai dove cercare.. »

Le rispose con un sorriso accondiscendente. Sedersi sarebbe stato il passo successivo, una parte di sé si chiese se era il caso o se avrebbe dovuto aspettarsi ancora una qualche burla. Si morse un labbro guardando la sgabello più vicino e decidendo che avrebbe indugiato ancora un attimo.

« ..ma per aiutarti dovrei prima sapere qual è la domanda »

Affermò tornando a guardare Arya e gli svariati libri che aveva sul banco. Non le sarebbe dispiaciuto aiutarla, ma mai avrebbe immaginato un tale risvolto della situazione quando aveva varcato la porta dell'aula di difesa. Non solo la collega si era dimostrata gentile e aveva apprezzato la sua presenza, ma le aveva chiesto aiuto che in qualche modo voleva dire metterla a conoscenza di quelli che in quel momento erano i problemi che l'affliggevano. L'aveva davvero reputato all'altezza? Jenifer fissò Arya negli occhi non riuscendo a capire cosa aveva fatto sì che avesse quel trattamento tanto gradevole e renderla degna di fiducia. Le serpi riuscivano sempre a sorprenderla. Scrutando quel volto tanto familiare quanto sconosciuto, nel volto della corvonero era celato un leggero sorriso compiaciuto.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 3/11/2015, 17:03




Avrebbe mai avuto fine? Quella dannatissima lotta tra ciò che era e ciò che voleva apparire...Quel continuo sentirsi in bilico, senza sapere esattamente se fosse meglio lasciarsi cadere e accettare la sua reale natura o procedere lungo il filo, fingendo qualcosa che ormai non le apparteneva più. Probabilmente no, forse più avanti, magari era solo troppo presto, in ogni caso, al momento, quel conflitto sembrava farsi più acceso.
Per i più svariati motivi si era adattata, aveva imparato a nascondersi, adottando tutta una serie di atteggiamenti che le permettevano di sopravvivere senza mettersi troppo in gioco, era stato semplice, si era uniformata a quelli che erano gli standard della sua casata, ma da qualche tempo non riusciva più completamente a soddisfarli.
Aveva perso parte della sua razionalità, lasciandosi, il più delle volte, guidare dall’istinto e questo l’aveva inevitabilmente condotta al conflitto senza soluzione, da una parte le aveva permesso di sentirsi bene, dall’altra, non poteva fare a meno di domandarsi se non fosse sbagliato, se non dovesse lottare con più convinzione per reprimere la parte più irrazionale, dopo tutto, cosa poteva portarle di buono? Aveva sempre creduto che l’unico modo per non commettere errori fosse valutare tutto nel dettaglio, studiare la situazione, calcolare ogni possibile risvolto e agire nel modo più opportuno, seguire l’istinto era l’esatto contrario.
Malgrado più e più volte avesse tentato di venirne a capo, non era mai riuscita a risolvere nulla, continuando ad alternare quei due aspetti che, a fatica, riuscivano ancora a convivere, prediligendo a volte l’uno, a volte l’altro, ovviamente, non senza ritorsioni da parte dello sconfitto.
In quel momento, in quell’aula, era stanca, non aveva la forza di lottare, avrebbe vinto il più forte, l’istinto
*Sorprendimi, spiazzami, non darmi modo di esser calcolatrice* era davvero ciò che desiderava? Lasciarsi trasportare dagli eventi senza poterli controllare? *Arya ripigliati, non farglielo fare, chi è? Chi la conosce? Non ti puoi fidare* ma quella voce risuonava nella sua testa quasi come un sussurro, non abbastanza incisiva da prendere il sopravvento *Fallo ancora* l’essersi trovata spiazzata non le era parsa poi una cosa così spiacevole, non aveva avuto il tempo di pensare a come agire, aveva semplicemente agito e, questo, l’aveva per qualche attimo liberata da un peso. I giochi sembravano fatti, il vincitore era ormai stato decretato.
L’istinto aveva dunque i suoi lati positivi, per quanto la gentilezza della fanciulla l’avesse colpita, per quanto quel gioco di sguardi e quella vicinanza fossero risultati più che imbarazzanti, poteva affermare di stare bene, di sentirsi, in un qualche assurdo modo, tranquilla, bastava spegnere la parte razionale, quella vocina che cercava di trovare qualcosa di negativo ovunque e il gioco era fatto, non doveva preoccuparsi di nulla se non di vivere il momento.
Ovviamente, a posteriori, probabilmente, riaccesa la parte razionale, si sarebbe maledetta per quelle scelte, ma in quel momento non le interessava, avrebbe affrontato il conflitto più avanti, quando fosse stata meno stanca.
Più volte aveva incrociato i suoi occhi e distolto lo sguardo, incapace di mantenere troppo a lungo quel contatto, la teoria era facile, ma permettere a qualcuno di starti accanto mentre sei vulnerabile non è poi così semplice, non sai mai cosa potrebbe vedere.
Osservando l’espressione sorpresa di lei, non poté fare a meno di chiedersi cosa le passasse per la testa, non sarebbe stato poi inverosimile pensare che non si fidasse, che non le credesse, alla fine, per quanto ne sapeva la ragazzina, si trovava di fronte una serpe.
“I libri rispondono sempre se sai dove cercare..”
Solo in quel momento si rese conto di quanto tutto il suo discorso fosse, in effetti, privo di qualsiasi senso logico, i libri erano libri, non erano senzienti, probabilmente l’unica a non collaborare era lei stessa, che colpa potevano averne quelle pagine stampate?
Si sentiva un’idiota e si sarebbe immediatamente attivata per limitare i danni, tentando di dire qualcosa di più sensato, ma fu distratta da quel piccolo e apparentemente insignificante gesto della corvonero, si era morsa il labbro, un segno di disagio, almeno quella era l’impressione che le diede, ma non riuscì a non trovarlo adorabile, forse proprio per ciò che significava, non era probabilmente l’unica a non sapere esattamente come comportarsi.
“..ma per aiutarti dovrei prima sapere qual è la domanda”
Sorrise nel sentire quelle parole, malgrado l’indecisione, allora, la scelta doveva propendere per il restare
*E...di grazia...perchè questo dovrebbe farti sorridere? Mandala via...ora* ma nuovamente quella vocina fu un sussurro appena percepibile.

-Hai ragione- disse alzandosi in piedi -Ma prima credo di dovermi scusare per la mia mancanza di buone maniere- *Ecco che ci risiamo...ora ricominci a far la scema per limitare il disagio* -Miss McLoen, mia salvatrice- *Seh...vabbè...ciao* le porse la mano sperando che stesse al gioco e posasse il palmo sul suo -Le va di accomodarsi e di darmi una mano?- sorridendo le indicò lo sgabello accanto a quello dov’era seduta fino a poco prima e, se avesse accettato di concederle il contatto tra le loro mani, l’avrebbe leggermente tirata verso di sé per farla accomodare.

Okey, la situazione era veramente assurda, ma la serpeverde non poteva farci nulla, era più forte di lei, doveva in ogni occasione trovare il modo di togliersi dall’imbarazzo, anche se questo comportava il creare situazioni surreali.
Dovette però ammettere, almeno con se stessa, che quella mossa, forse, non era stata tra le più geniali, l’alzarsi in piedi aveva diminuito la distanza tra le due, aumentando quella sensazione di disagio provata in precedenza, fortunatamente, aveva approfittato dell’invito per distogliere lo sguardo, almeno per qualche istante, da quello della corvonero, ma anche qui aveva toppato, cioè, le aveva seriamente teso la mano? Voleva seriamente concederle quel contatto? In realtà non c’aveva pensato, aveva semplicemente agito.
Nonostante la disinvoltura che cercava di simulare, probabilmente, in un paio di occasioni doveva essere apparsa impacciata, ma anche quello non le interessava, aveva scelto di ignorare la vocina che le imponeva un certo contegno e l’avrebbe fatto.

 
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view post Posted on 17/11/2015, 01:25
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143olk3Per una frazione di secondo la ragazza si bloccò in attesa di risposte.

Chiarezza, certezza, ragioni... erano tutte parole rassicuranti per la corvonero. Formavano la trama di base con cui lavoravano logica e cervello. Poter contare su di loro dava sempre una certa tranquillità: significava potersi affidare alla propria intelligenza e aver fede che in caso di dubbi o problemi questa era in grado di tirarci fuori. Comunque se fosse sempre stato così la vita sarebbe diventata abbastanza noiosa, per non dire scontata.
Quello che rendeva accattivanti le situazioni paradossalmente era l'opposto: non avere sicurezze e non poter in alcun modo fare previsioni.. Qualsiasi cosa sarebbe avvenuta sarebbe stata certamente inaspettata ed improvvisa. Forse entrando in quell'aula la ragazza avrebbe imparato una lezione tra le più difficili per un corvonero: il bisogno d'incertezza. A dir il vero le capitava spesso di fare azioni apparentemente insensate, cose senza una vera ragione che finivano per stupirla da sola, ma a posteriori li definiva atteggiamenti stupidi o peggio, sbagli. Era ancora lontana dalla comprensione che anche quelle "cose stupide" le avesse cercate e poi scelte volutamente; non aveva capito che forse ne era attratta, o che poteva addirittura sentirne il bisogno, prediligendo le sensazioni di un momento incerto alla sicurezza e alla logica.
In quei pochi istanti Arya l'aveva già sorpresa. Si era allontanata dal pensiero convenzionale di chi come lei indossava una divisa col serpente argentato lasciando così spazio alle possibilità. Ancora una volta Jenifer non sapeva cosa aspettarsi da lei; non sapere quale sarebbe stata la sua reazione la metteva a disagio eppure godeva allo stesso tempo. Sebbene non l'avrebbe mai ammesso non sapere era una condizione piacevolissima perché le permetteva di dare adito a tutta la sua curiosità stimolando l'immaginazione. Un po' come chi è alla ricerca di avventura, Jenifer lasciava che quei momenti la sorprendessero. In ogni caso la ragazza era cosciente che più della metà delle volte che agiva sconsideratamente finiva nei guai, ma fino ad allora ciò non le aveva impedito di continuare a bazzicare tra sensatezza e rischio.
Un altro sorriso apparve repentino sul volto della serpeverde. Che ancora una volta le fosse andata bene? La collega aveva cambiato tutte le carte in tavola.. e con esse anche le sue aspettative. Ora aveva inizio il gioco delle possibilità. La osservò mentre si alzava in piedi un po' impacciata, Jenifer era completamente spiazzata da gesta e parole.
*Una serpeverde che parla di buone maniere? Bella questa* Non riusciva davvero a dare un senso all'atteggiamento così diverso da.. *Oh ma smettila con questi pregiudizi!* Non fece neanche in tempo ad azzittire il suo cervello irrimediabilmente ironico che le parole della ragazza le provocarono una risata spontanea. Abbandonando tutti i fili dei suoi pensieri stava per obiettare il titolo di "salvatrice" ma la serpeverde continuò porgendole la mano. Senza pensarci due volte Jenifer allungò la mano posandola sulla sua. Era ancora divertita dall'atteggiamento improbabile della coetanea per voler badare al cervello che in sordina le suggeriva che la ragazza poteva ancora burlarsi di lei.

« Certamente.. e non si preoccupi »

*le sue maniere sono state molto più educate di quanto mi aspettassi*Le rispose con il sorriso sulla bocca, lasciando cadere l'inutile frase tra i suoi pensieri sconnessi. Infondo non c'era un reale bisogno di risposte e di parole, accettare la sua mano era già una risposta chiara. Infatti con la mano Arya la guidò verso di sé e lo sgabello vacante accanto al suo. Onestamente Jen di situazioni assurde ne aveva vissute parecchie, e ancor più da quando era arrivata ad Hogwarts si era autoconvinta che avrebbe vissuto l'impossibile; eppure quello che stava accadendo nell'aula di difesa quella sera superava ogni considerazione. Tuttavia per quanto le sembrasse inverosimile non poteva che esserne piacevolmente colpita. Era proprio vero che la gente mostra il loro lato migliore quando non si aspettava nulla da loro.
La corvonero si accomodò accanto alla fanciulla.


« Allora.. come posso aiutarla? »

Chiese con un sorriso sincero mentre cercava i suoi occhi. Adesso che il ghiaccio era stato allegramente rotto Jenifer si riscoprì curiosa e interessata più di prima ai dubbi della ragazza. Entrando nella stanza le era sembrata addirittura disperata e la cosa l'aveva in qualche modo colpita. D'altra parte se l'aveva spinta a chiedere seriamente aiuto invece di mandarla ad un casuale inferno qualcosa doveva pur significare. *In questo momento saresti potuta essere in dormitorio a ripassare per domani* le ricordò la vocina infame nella sua testa. Jenifer se l'immaginava bronzo blu e con la voce gracchiante di un aquilotto, fastidiosa come le correzioni presuntuose di una saputella. La ragazza sorrise tra sé al pensiero, mentre immaginariamente rinchiudeva la vocina in una campana di vetro. *Peverell non me ne vorrà..* Solitamente dava ascolto alla vocina infame ed in genere non essere dove le diceva di essere o non fare quello che si era riproposta di fare riusciva a mutare il suo umore, rendendola scocciata e nervosa; poi sentendosi in obbligo di dover nascondersi agli altri diventava finta e frettolosa. Tuttavia a discapito di quella catena di eventi, in quel momento si sentiva bene, nel posto giusto.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 18/11/2015, 02:21




La vocina sibilante, ridotta ormai a un quasi impercettibile sussurro, continuava ad opporsi a quella serie di decisioni, a parer suo, folli e insensate, cos’è che diceva? Ah sì *Ritrai immediatamente quella mano...mettila in tasca, appoggiala sul banco, mangiatela se preferisci, ma ritraila immediatamente* ovviamente, il fatto di non essere ascoltata, la rendeva ancora più irritabile *Ora...o giuro che te ne farò pentire amaramente* ma nulla da fare, anche se titubante, non ritornò sulla sua decisione.
Ci fu un istante, solo un breve e fugace attimo, in cui desiderò di aver dato ascolto a quel sibilo, in risposta alle sue parole, la corvonero, si mise a ridere, certo, reazione che, magari, vista dall’esterno, aveva pure una sua logica, chi non avrebbe riso nella medesima situazione? Ma sul momento, il suo orgoglio, ne rimase ferito
*Te l’avevo detto io...hai voluto far la puffola pigmea? Ben ti sta essere derisa* probabilmente avrebbe dato nuovamente ascolto alla vocina, permettendole di tornare ad occupare interamente i suoi pensieri e ritornando la scontrosa di sempre, ma un semplice gesto riuscì nuovamente a spiazzarla, risbattendo la serpe in un angolino.
Delicatamente la mano di lei si posò sul suo palmo, come ad accettare il suo invito, come a contraddire completamente la risata di poco prima e tutti i pensieri che ne erano derivati, tuttavia, appena le loro mani si sfiorarono, sentì quasi l’irrefrenabile bisogno di ritrarla
*Fallo, fallo...dai fallo...è la via gusta...sei ancora in tempo* temeva di concederle troppo e, per quanto quel semplice gesto fosse il frutto di un gioco, per quanto non fosse nulla di troppo intimo, era già più di quanto avesse concesso a molti altri.
Non lo fece, alla fine non lo fece, farlo sarebbe significato fare un passo indietro, permettere alla ragione di controllare le sue azioni, permettere a ciò che non era di avere il sopravvento.
Se solo la fanciulla avesse saputo quanto quel gesto la stava mettendo a dura prova, probabilmente, avrebbe riso di nuovo.
Paradossalmente, se da una parte, l’impulso di ritrarre la mano era stato forte, dall’altra, le strappò un sorriso, non finto, non di circostanza, quel lieve contatto l’aveva rassicurata, messa a suo agio, permettendole anche di tornare a incrociare lo sguardo della corvonero.
Furono, però, le sue parole a convincerla definitivamente, senza aggiungere altro chiuse delicatamente la presa sulla mano della fanciulla, accompagnando i suoi movimenti con l’intenzione di farla accomodare accanto a sé.
Nulla di strano dunque, cioè, l’obiettivo era sempre stato quello no? Invitare la collega a sedersi, senza troppi giri di parole e tralasciando le formalità e le classiche frasi di circostanza che, probabilmente, avrebbero fatto apparire la cosa quasi forzata
*E allora perchè diamine...* ma come già aveva fatto in precedenza, cercò di soffocare i pensieri che non desiderava prendessero forma, un limite doveva esserci, per quanto blando, ma doveva esserci.
“Allora.. come posso aiutarla?”
Si rese conto, solo in quel momento, che ancora stava tenendo la mano della fanciulla legata alla sua
*Ma a che accidenti stai pensando?* così, lasciò la presa facendo scivolare la mano da sotto il palmo di lei e distogliendo lo sguardo cercando qualcosa.
In modo confuso si voltò un attimo verso il banco, dando le spalle alla fanciulla e spostando un po’ a casaccio i libri, quando finalmente tornò a darle la sua attenzione, si accomodò accanto a lei porgendole un semplice pezzo di carta sul quale aveva scarabocchiato qualcosa.

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-Non c’ho mai pensato seriamente- disse rammaricata -e ora non mi sembra di avere abbastanza tempo per prendere una decisione ben ponderata- sospirò -Ho sempre desiderato eccellere in tutto, un po’ per sfida, un po’ per dimostrare qualcosa, un po’ perchè semplicemente la mia curiosità mi porta a non accontentarmi- scosse il capo, ciò che stava per dire non le piaceva affatto, era come ammettere di essere stata sconfitta -Non mi sono mai posta il problema perchè...perchè ho sempre pensato di non scegliere, ma adesso mi domando se sarò realmente in grado di fare tutto o se, forse, è il caso di ridimensionare i miei obiettivi-

Ecco dunque il nocciolo della questione, l’eterno desiderio di eccellere, di non deludere le aspettative di nessuno e il timore di non essere, però, in grado di farlo, il primo problema non era che materie scegliere, ma se scegliere o meno.
In passato non era mai stato un problema, non aveva altri pensieri se non il concentrarsi completamente sullo studio e sui suoi obiettivi, ma, ora, ora era diverso, troppe cose erano cambiate, non era più nemmeno sicura che sarebbe riuscita a terminare gli studi, eppure non voleva mollare, la scelta più facile sarebbe stata tirare a sorte e sceglierne due, il minimo indispensabile, ma farlo sarebbe stata una sconfitta, restar fedele alla sua prima idea, invece, pareva una sfida forse troppo pretenziosa, correva in ogni caso il rischio di fallire.
Probabilmente, se c’avesse riflettuto un attimo, si sarebbe resa conto che il problema, in realtà, era proprio quel senso di fallimento che non le permetteva di vedere le cose obiettivamente.
In ogni caso, al termine del suo discorso, sorrise alla fanciulla, anche se, non aveva dubbi, il suo viso avrebbe comunque trasmesso una certa amarezza.

 
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Aveva accettato il suo invito, si era lasciata guidare e in fine si era seduta. Tutto più tranquillo di quanto si sarebbe mai potuta immaginare. Quasi l'avrebbe definito "normale"; parola che generalmente perdeva completamente del suo significato per adattarsi alle stramberie che erano gli standard della ragazza. Eppure c'era ancora qualcosa che, nonostante Arya avesse già rotto il ghiaccio, la metteva in imbarazzo e non riusciva in alcun modo ad ignorare.
La mano. Nel sorriso e nello sguardo che rivolse alla ragazza c'era quel punto interrogativo semplice: la mano? Se n'era forse dimenticata? Gliela stava sequestrando? Il pensiero era tanto comico quanto allarmante nella testa della giovane corvonero. Non era tanto il contatto ad infastidirla, piuttosto era ché rendeva quella situazione imbarazzante; forse perché inappropriato o più semplicemente inaspettato. Jenifer avrebbe voluto dirle qualcosa: invece di badare alla sua mano decise che sarebbe stato meglio concentrarsi su quello che doveva fare e l'aiuto che le stava offrendo. Così fece la sua tranquilla domanda. Non era assolutamente certa che questa avrebbe salvato la situazione, ma era una buona via di fuga per evitare di esprimere i suoi pensieri: riusciva ad immaginarsi la disastrosa e impacciata richiesta di liberare la sua mano dalla presa, ed era l'ultima cosa che avrebbe voluto dire.
In ogni caso, proprio come la ragazzina aveva sperato, non appena pronunciò quelle parole sembrò che la serpeverde tornò in sé lasciando andare il suo palmo e evidentemente a disagio. In realtà non era certa del motivo per cui questa si era soffermata, anzi non ne aveva la più pallida idea perciò sorvolò imponendosi di non pensarci. Capitava a tutti di perdersi un attimo no? Lei era l'ultima persona che avrebbe potuto criticare cose del genere: essere svampiti era pur sempre uno svantaggio, da qualsiasi punto di vista lo vedesse.
Lasciò che la ragazza rovistasse tra i suoi appunti e porgendole un foglietto finalmente si sedette accanto a lei. Sul foglio vi era una mini-tabella: le materie facoltative del terzo anno e due colonne. Alla corvonero bastò guardarla per capire il dilemma. Certo, ora che aveva visto capiva anche la sua disperazione iniziale. Eppure una parte di sé rimase quasi delusa di riscoprire nella collega un dubbio così comune. Quale stramberia o assurda rivelazione si aspettava? Invece il foglietto di pergamena sgualcito che aveva davanti a sé era più che sensato: tutti i giovani maghi che si apprestavano a cominciare il terzo anno si trovavano davanti a quella decisione. Era importante scegliere bene, era qualcosa che segnava il futuro. Non era una cosa esorbitante, né una frivola.. anzi era una faccenda seria, e questo in qualche modo ridimensionò l'opinione di Jenifer sulla serpeverde. Entrando nell'aula di difesa pochi minuti prima non aveva un idea della ragazza.. aveva solo l'etichetta abbonata dai colori della sua divisa che non sempre significava davvero qualcosa. Adesso invece, cominciando dalle piccole cose avrebbe imparato a conoscerla e ogni singola frase e gesto sarebbe stato un tassello in più e avrebbe aiutato a conoscerla e plasmare la sua idea di lei.
*Una ragazza che pensa alle cose importanti* era questo quello che aveva realizzato di lei prendendo quel foglietto, e la cosa in qualche modo le faceva guadagnare stima. Ci sarebbero potuti essere innumerevoli ragioni perché una teenager potesse disperarsi, la corvonero lo sapeva ed era conscia che a volte anche le più stupide avevano i loro perché ..eppure lo sfilare delle parole "pro" e "contro" sotto i suoi occhi le davano una sorta rispetto della persona con cui era.
La seconda consapevolezza che Jenifer ebbe fu altrettanto istantanea: per quanto si sarebbe sforzata, i libri non le avrebbero mai dato la risposta. L'unica che l'aveva era proprio Arya. La nuova sfida si aprì come un baratro sotto i piedi della corvonero. Poiché qualcuno possa davvero aiutare nel prendere una decisione ponderata necessitava una profonda conoscenza, mentre lei Arya non la conosceva affatto. Inoltre vi era un altro dato di fatto che l'aveva fatta trovare impreparata: Jenifer non ci aveva pensato minimamente perché anche lei non aveva mai dovuto scegliere. Non si era fatta problemi, nessuna valutazione delle materie, nessun "da grande vorrei..". Sapeva già in partenza che le avrebbe affrontate tutte; diversamente l'indecisione l'avrebbe consumata, proprio come la collega quella sera. Stava quasi per fasciarsi la testa chiedendosi come l'avrebbe aiutata a capire davvero cosa era meglio per lei, ma le stesse parole della Von Eis la scagionarono da quel pesante fardello. Non si trattava più di esprimere pro e contro o peggio trovare la sua strada, era di base una scelta molto più simile alla sua, e questo indicava già per quale soluzione la corvonero era più propensa. Si prese un breve attimo prima di rispondere; voleva riflettere al meglio sulle sue parole e trovare anche dei motivi ai suoi pensieri. Insomma, senza dubbio lei d'istinto avrebbe consigliato di farle tutte. Era la stessa cosa che aveva fatto con se stessa infondo, togliendosi così l'impiccio di decidere.
*Ma ogni persona è diversa* Voleva essere certa che il suo consiglio avesse radici nelle stesse parole della ragazza e non solo nelle sue idee. Alla fine le sorrise, convinta di quello che avrebbe detto.

« Credevo che l'ambizione lasciasse meno spazio ai dubbi dalle vostre parti »

Scherzò guardandola forse un po' irriverente e un po' provocatoria. Tuttavia l'insinuazione era smontata dal sorriso bonaccione che le era comparso sul volto sul finire. Comunque per evitare che quell'affermazione venisse presa troppo sul serio come frecciatina, la corvetta tornò subito rilassata e con fare amichevole aggiunse quel che pensava.

« Ascolta, secondo me farle tutte non è una cattiva idea, è la stessa scelta che ho fatto io. Non lasciarti impressionare dalle nuove materie o da come potrebbe andare.. anche perché potresti riuscirci tranquillamente.. »

Dopotutto nel peggiore dei casi era sempre meglio un fallimento ad un rimorso; e questo perché il fallimento indicava l'averci provato, l'avere un'esperienza in più, cose che un rimorso non ha vanto di avere, anzi ti lasciava con l'eterno dubbio "e se", e Jenifer odiava i dubbi. Inoltre provarci significava mettersi in gioco e seguire i propri desideri, e non era affatto scritto che avrebbe fallito. La ragazza le stava parlando con assoluta tranquillità, voleva davvero aiutarla a capirci qualcosa in più, magari a decidere.

« a discapito di quello che ora ti blocca... e poi, nel peggiore dei casi non hai perso nulla e non devi dar spiegazioni a nessuno »

Rifletté per un attimo su quelle ultime parole che aveva detto. Erano vere, certo.. tutti sceglievano i corsi da seguire, farle tutte era un surplus, quindi nessuno l'avrebbe mai condannata se non vi fosse riuscita. *Nessuno ..forse..a parte se stessa* Deludere se stessi era una cosa che faceva male più di qualsiasi altra, uccideva l'autostima e feriva l'orgoglio.. per non parlare della cosa più tremenda: la sfiducia nelle proprie capacità. Un barlume vacillante passò negli occhi della ragazza per un attimo, lei non l'avrebbe sopportato. Le era già capitato in un altro contesto e anche solo il pensiero faceva male. La mascella si indurì per un attimo, come fosse una nuvola passeggera. Era lo sguardo rivolto ad Arya che la teneva presente sul problema, che non aveva nulla a che vedere con gli svincoli tortuosi che le presentavano i suoi pensieri. Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma aveva perso il filo delle sue stesse parole. Sorrise un po' impacciata mentre sperava che almeno per Arya quelle ultime parole rappresentassero una scialuppa di salvataggio dal giudizio altrui e non un muro verso il proprio..

« Se è quello che vuoi, devi provarci. »

Quelle ultime le parole scivolarono di bocca senza pensarci e forse era proprio quello il punto cruciale. Doveva mettere da parte le paure e vedere cosa voleva davvero. Aveva sempre pensato di farle tutte, di non scegliere, probabilmente perché era quello che voleva. Non doveva permettere che il timore le impedisse di fare quello che si era sempre riproposta. Non era forse vero che la volontà era la base dell'agire? Se aveva sempre creduto di farle tutte ci sarebbe riuscita.
Jen la guardò con un sorriso stranamente compiaciuto. Era contenta di essere lì, questo le aveva dato la possibilità di conoscere sfaccettature della collega che non avrebbe mai immaginato altrimenti.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 26/11/2015, 04:44




Malgrado avesse messo a tacere la vocina sibilante, permettendosi così qualche passo falso in più, nell’esatto istante in cui consegnò il foglietto alla collega, distolse lo sguardo da quello di lei, qualsiasi cosa avesse detto l’avrebbe condotta un passo più vicino all’essere vulnerabile e questo le impedì di affrontare il discorso con la tranquillità che avrebbe desiderato.
Non si era sbagliata, come previsto, il discorso prese una piega tutt’altro che leggera, ciò che le parole nascondevano, le reali motivazioni che la spingevano verso quel dubbio, le impedivano di rendere il tutto un gioco, di scherzarci sopra, come se, in realtà, non fosse davvero importante, cioè, tutto sommato, rispetto al resto, non lo era, ma, inserito nel contesto generale, quella scelta, le pesava più del dovuto, costringendola a confrontarsi anche con una serie di altre faccende.
Fortunatamente, la mancanza di qualsiasi tipo di contatto con la corvonero, le rese più facile parlare, come se, con lei, non ci fosse nessuno, come se stesse semplicemente parlando ad alta voce con se stessa, senza contare che, così facendo, non notò nemmeno l’iniziale delusione negli occhi di lei o la successiva titubanza nel rispondere, cose che, molto probabilmente, l’avrebbero messa ancora più a disagio, ricordandole che si stava rivolgendo ad una perfetta sconosciuta.
Quando tornò a rivolgerle il suo sguardo, sembrò quasi volerle chiedere scusa per averla coinvolta, interpretando quegli attimi di silenzio come un effettivo disagio, ma sul suo volto comparve quasi subito un sorriso divertito nell’udire le prime parole pronunciate dalla fanciulla
*Simpatica la ragazza...veramente simpatica* pensò sarcastica *Occhio per occhio...mica puoi sdrammatizzare solo tu* in effetti doveva concederglielo.
Istintivamente, non potendo resistere ad una tale provocazione, seppur per gioco, avvicinò le labbra all’orecchio della corvonero


-Le confesserò una cosa, ma...resti tra noi...l’ambizione mi ha portato così tanti guai che le serpi possono anche tenersela-

Lo aveva sussurrato, quasi come fosse un segreto da non rivelare mai, tornando poi nella posizione di partenza e sorridendo ancora divertita, in realtà aveva mentito solo a metà, l’ambizione di guai gliene aveva portati parecchi, ma era consapevole che quel lato di lei non l’avrebbe mai abbandonata, in fondo, se il cappello l’aveva smistata tra i verde-argento, un motivo doveva pur esserci.
Tutto sommato, quella piccola digressione, l’aveva aiutata a ristabilire un po’ di tranquillità, non per nulla, il “fare la scema”, era il suo modo preferito per togliersi dall’imbarazzo e la fanciulla gliene aveva servita l’opportunità su un piatto d’argento.
Ascoltò il resto del discorso in silenzio, anche se, in verità, avrebbe potuto o voluto interromperla in più di un’occasione, certo, non che ciò che stesse dicendo fosse, in linea generale, sbagliato, anzi, in circostanze diverse avrebbe, probabilmente, ragionato allo stesso modo, ma, mentre parlava, un sacco di “ma” sembravano far capolino nella mente della serpeverde.
“Ascolta, secondo me farle tutte non è una cattiva idea, è la stessa scelta che ho fatto io.”
*Sì, beh, cioè, chi garantisce per lei? No, nel senso, con tutto il rispetto, ma ha un qualche diploma in “scienze delle scelte corrette”?* non lo pensava con cattiveria, semplicemente, se a pronunciare quella frase fosse stata lei, probabilmente, la cosa migliore sarebbe stata non fidarsi “Non lasciarti impressionare dalle nuove materie” *No, no, è chi si impressiona...ci sono per caso docenti cannibali?* “o da come potrebbe andare” *Eh no...e qui la devo contraddire, se va male è una tragedia* “anche perché potresti riuscirci tranquillamente” *Ah sì? Davvero? Cosa gliene da la certezza? No perchè io non ce l’ho, se sa qualcosa che io non so mi illumini, la prego* continuava a esser sarcastica, più per evitare di esser seria che per reale spirito di contraddizione, replicare seriamente a ognuna di quelle affermazioni poteva rivelarsi tanto risolutivo quanto distruttivo “a discapito di quello che ora ti blocca” *Eh...sapessi...cioè, anche no, meglio di no* “e poi, nel peggiore dei casi non hai perso nulla” *Ah no? Ne è convinta? Tipo...il tempo, mio e dei professori? La fiducia e la stima di docenti e compagni? La mia autostima?* “e non devi dar spiegazioni a nessuno” *A me stessa? Sempre che non caschi direttamente in un baratro dal quale non esco più o che non mi ci getti dentro qualcuno giusto per ricordarmi che ho fallito...di nuovo...in qualcosa di semplice...*
E di nuovo si tornava al punto di partenza, il fallimento, sembrava una costante, durante tutto il discorso della corvonero era comunque riuscita a mantenere un’espressione tranquilla e concentrata, magari in alcuni momenti le era scappato qualche mezzo sorriso o qualche smorfia contrariata, ma, alla fine, l’amarezza e la preoccupazione sembravano esser tornate a galla e in quel momento non sarebbe riuscita a trattenere la risposta così come l’aveva pensata.
Prima che potesse aprir bocca, però, notò che la fanciulla stessa sembrava non essere completamente convinta di ciò che stava dicendo, come se, in cuor suo, sapesse che qualche obiezione sarebbe stata più che lecita.
Ovviamente, tutte le sue obiezioni, avrebbe fatto meglio a tenersele e a non esternarle
*E allora perchè diavolo hai deciso di renderla partecipe?* la risposta era abbastanza semplice e scontata, l’aveva fatto appunto per dover dare meno spiegazioni possibili, affrontare lo stesso argomento con chi la conosceva si sarebbe rivelato un affare spinoso e non privo di conseguenze, ma con lei, un’estranea, una persona che non avrebbe preteso da lei più di ciò che lei decideva di concederle, sarebbe stato più semplice e, sperava, più risolutivo, eliminato il resto, avrebbe potuto valutare la cosa solo come normale studentessa *Illusa* in effetti, il suo piano, non stava avendo molto successo.
Il sorriso impacciato che Jenifer le rivolse e la sua ultima frase, le diedero nuovamente l’occasione di affrontare la cosa nel modo meno serio possibile.


-Volere è potere, giusto?- sorrise, tornando poi ad osservarla seria -Ha mai voluto qualcosa di sbagliato?- in realtà con quella domanda non voleva indagare i segreti più intimi della fanciulla, le serviva semplicemente per proseguire col suo ragionamento -A quel punto dovremmo provarci ugualmente?-

Okey, ora decisamente aveva perso il punto centrale della questione, i pensieri le si accalcavano in testa, prendendosi a cazzotti per avere la meglio, impedendole di focalizzarsi esattamente su ciò di cui parlavano.
Si avvicinò nuovamente alla compagna, anche se, questa volta, mantenne comunque una certa distanza


-Le rivelerò un’altra cosa...a volte i desideri e meglio che restino solo desideri-

*Arya basta!* la confusione che regnava nella sua testa la stava nuovamente portando a mettersi sulla difensiva, aveva pronunciato quelle parole quasi come un avvertimento.
Realizzando di aver esagerato, tornò a sedersi in modo più composto, rivolgendo alla collega uno sguardo colpevole, non voleva ritrattare, alla fine era in parte convinta di ciò che aveva detto, ma era il modo ad essere stato sbagliato


-Scusami, non fraintendermi, dico solo che, forse, ecco, a volte, non sempre si può avere ciò che si vuole- questa volta era decisamente più tranquilla, impacciata, ma tranquilla *Ecco già meglio* -In ogni caso, ha ragione, non ho nulla da perdere, ma...l’ultima cosa che mi serve è un altro fallimento-

Ed ecco, finalmente l’aveva detto invece che pensarlo e basta, non aveva mai avuto intenzione di scegliere, l’unica cosa che la frenava era la paura di non farcela, scegliere sarebbe stato non farcela a prescindere, quindi non era nemmeno da prendere in considerazione, ma questo ancora doveva realizzarlo.

 
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view post Posted on 27/2/2016, 02:02
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Per la terza volta nell'arco di pochi minuti quella ragazza la sorprese con i suoi gesti. La collega era così familiare, amichevole e espansiva che Jen si chiese se la serpe della situazione non fosse lei, che a suo confronto doveva apparire fredda e diffidente. Senza problemi la coetanea si avvicinò al suo orecchio per rispondere alla frecciatina: poche parole che la fecero sorridere e riflettere. Lei poteva anche far finta di distaccarsi dalla sua casata, ma se il cappello l'aveva indirizzata lì una ragione doveva esserci. Questo non poteva che stimolare la sua curiosità ma anche l'attenzione di Jen a non farsi ingannare. Ammiccò senza replicare. Anche in quel caso tempo e conoscenza erano le uniche in grado di darle certezze.
Nel mentre avrebbe cercato parole per darle fiducia e una soluzione a quel foglio che si parava davanti a loro. Parlava tranquilla pur intravedendo negli occhi della sua espressione serafica qualche dubbio, sorrisi che volevano contraddirla e silenzi che non sembravano acconsentire ma che restavano comunque chiusi su se stessi.
*Così non risolvi nulla chéri* pensò guardandola. Certo doveva avere una bella presunzione la corvonero a voler sapere quel che le passava nella mente, ma bisognava considerare che era stata lei a renderla partecipe.
Alla fine la domanda che le parò per rompere quel silenzio la sorprese. Doveva esternare qualcosa di suo, come i suoi dubbi, ma esporsi tanto con un estraneo non doveva essere facile, così rigirò le frasi a mo' di domanda. Scrutò la ragazza con un cenno di assenso senza interromperla, curiosa di sapere dove volesse arrivare.

« Chi decide cosa è giusto e cosa non lo è? »

Jenifer le sorrise. Il nesso tra le domande della Von Eis e l'argomento doveva essere facilmente intuibile ma la ragazza preferì giocarci e girare a largo. Probabilmente aveva posto le domande sbagliate se desiderava risposte concrete, o per lo meno dirette.

« Vede Von Eis, sono poche le cose di cui sono convinta, ma che non vi sia una verità assoluta sul giusto e sbagliato o una netta distinzione tra bene e male sono certamente tra queste. Perciò difficilmente permetto a qualcuno di definire un mio bisogno o un mio desiderio “sbagliato”. Ho la presunzione di avere abbastanza buonsenso da poter decidere per me ..e d’altro canto sono troppo legata alla mia libertà per concedere ad altri questo piacere intromettendosi o giudicando. »

Il sorriso acceso sul volto della corvonero non si spense nonostante il discorso sembrava completamente fuori luogo. Apparentemente andava in tutt'altra direzione: come una retta che esce dal piano; ma nel disegno che vedeva la corvonero era perfettamente correlato, non come un disegno più grande ma più come qualcosa a tre dimensioni. D’altra parte tutto è collegato.. e mentre farneticava cose apparentemente insensate sul senso di giustizia, si chiedeva cosa stesse facendo credere ad Arya che i suoi desideri fossero illegittimi, addirittura errati. Tuttavia quel discorso fine a sé stesso non avrebbe portato da nessuna parte, perciò senza indugiare continuò per quella strana tangente.

« Nonostante ciò, ci sono delle cose che, vuoi per la morale o per etica personale, vengono considerate sbagliate. Quando un desiderio va contro queste dicono che è un caso di coscienza, perché il giudizio diviene soggettivo. »

Prese fiato un attimo.
*Tieni duro, la tortura è quasi finita* disse mentalmente ad Arya divertita. Una domanda bizzarra affiorò tra i suoi pensieri, chiedendosi se in quel momento riusciva a risultare noiosa come un professore. *che so.. come una lezione alla Peverell.. che corvonero petulante* non riuscì ad evitarsi un ghigno a quel pensiero mentre concludeva il discorso pomposo.

« Personalmente l’unica cosa che mi farebbe abbandonare un desiderio sarebbe considerare le conseguenze negative che potrebbe avere sugli altri.. »

Osservava Arya curiosa e divertita in quel paradosso: il dubbio e il problema vestivano in verde-argento però le considerazioni che venivano sviscerate erano la sue e, generiche, non affrontavano il problema. Se la serpeverde voleva almeno un lato positivo di cotante parole, almeno poteva considerare che aveva dato una mezza risposta alle sue domande.
Mentalmente Jen si rimproverò considerando e ben sapendo che se voleva davvero aiutarla a trovare soluzioni l’unica via era l’ascolto. Se avesse avuto più confidenza con lei non avrebbe avuto problemi ad arrivare diritta al punto senza quel giro di parole inutile, tuttavia essendo ancora una sconosciuta per lei poteva considerare inopportuno il voler sapere cosa le passasse per la mente, quali timori l’assillavano e cosa la bloccava veramente. Onde evitare un interrogatorio inopportuno e imbarazzante, quello che stava facendo era esporsi, abbandonare le difese condividendo idee e considerazioni. Una cosa apparentemente banale ma che in realtà andava a scontrarsi con i pensieri dell’altro: affrontandone diversità e giudizi, sui quali Jen avrebbe sperato di far leva per sentire le sue opinioni senza farlo sembrare un impicciarsi negli affari altrui.
Tra quei pensieri un’altra frase della collega attirò la sua attenzione. « A volte i desideri è meglio che restino solo desideri » aveva detto con semplicità. La prefetta ne aveva afferrato il senso: era un po’ come dire che “a volte è meglio non sapere”, peccato che l’indole curiosa della corvonero non riusciva mai a dargli un senso ponderato a quella frase. Eppure, in quel caso era cosciente dei motivi: sapere qualcosa implica un comportarsi di conseguenza, un mutamento, una consapevolezza che in qualche modo poteva spaventare; mentre se pensava alla frase della serpeverde, negarsi dal realizzare i desideri, restava interdetta. Delusione era l’unica parola che le veniva in mente. Improvvisamente gli occhi castano caldo di lei divennero magnetici catturando il suo sguardo e tutta la sua attenzione. Se era vero che erano lo specchio dell’anima, sembrava come se Jen volesse perdersi in quella della serpeverde.

« ..altrimenti difficilmente abbandono un'idea o un'obiettivo che mi sono posta, anche se sbagliato. »

Era mai possibile che la corvonero non si fosse mai trovata davanti a desideri masochisti?
*Come la cioccolata per i cani: sa che è deliziosa e la vuole, ma non può immaginare quanto male gli faccia. Se lo sapesse la mangerebbe ugualmente?* Tentennò specchiandosi negli occhi della coetanea. Poteva immaginare cosa significava. Lei stessa facendo mente locale avrebbe potuto individuare situazioni nelle quali le cose che aveva voluto le si erano rivoltate contro, ma questo non cambiavano i fatti: le aveva desiderate. Quando ne pativa le conseguenze l'unica cosa che davano un minimo di pace erano i motivi per cui le aveva desiderate *e a volte non sono lontanamente sufficienti.* Alice tra i suoi pensieri.
Le ultime frasi della coetanea la riportarono presente e conclusero la digressione per tutt'altre vie. Le riservò un altro sguardo, la poteva capire. Anche se per qualche strana ragione Jen era fiduciosa su quella ragazza, sapeva che la verità era che nessuna delle due poteva dire con certezza come sarebbe andata davvero.

« Non lasciare che la paura di sbagliare t'impedisca di provare »

Disse poi piano. Era una frase banale, ma probabilmente tra tutte quelle parole inutili che erano uscite dalla sua bocca in quel frangente, quello era il vero consiglio che voleva seguisse. Improvvisamente sentiva suo il problema di quella ragazza. Forse era una cosa innaturale considerato che stava pensando di aiutare qualcuno di un'altra casata a fare bene, a riuscire in qualcosa, ma era esattamente quello che sentiva di voler fare. Non si trattava più di quella singola decisione, ma di qualsiasi problema questa avrebbe generato in futuro. Badò bene nel trattenere quelle parole tenendole per sé. Non sapeva neanche come avrebbe preso quella sua uscita assurda di poco prima. Non sapeva se l'orgoglio della serpe avrebbe accettato un "ti aiuterò io". Probabilmente si. Probabilmente se non lo disse fu perché quella decisione era ancora in combutta con qualche dubbio interiore. Eppure aveva lo sguardo di chi ha già deciso.
*Voglio aiutarla*
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 9/3/2016, 04:41




Ascoltò in silenzio ogni parola, non tanto perchè le era stato insegnato che non si interrompono le persone mentre parlano, ma, più che altro, perchè non riusciva a capire come fossero arrivate a quel punto, si trattava di una futile conversazione sulla scelta delle materie facoltative, perchè allora le sembrava che tutto il discorso fosse passato ad un piano differente? Era stata lei? Per quanto avesse provato a lasciare fuori ciò che realmente l’assillava, alla fine, aveva finito col metterlo in gioco? O era stata la corvonero a travisare ogni cosa e a voler valicare limiti che la serpeverde preferiva mantenere invalicabili? Si era persa quel passaggio, quel punto di svolta, probabilmente doveva essere stata la combinazione di entrambe le opzioni.
Un paio di volte era stata sul punto di ribattere, ma sapeva di non poterselo permettere, sapeva di dover ponderare attentamente le sue parole, erano già andate oltre, proseguire su quella via sarebbe stato fin troppo azzardato, doveva riflettere e selezionare attentamente ogni risposta.
Continuò dunque a restare in silenzio, anche se, in più di un’occasione, distolse lo sguardo da quello della sua interlocutrice, come se temesse che, in qualche modo, potesse leggere i suoi dubbi, le sue risposte, nei suoi occhi.
Ovviamente, il suo non palesare i pensieri che man mano prendevano vita, non impediva loro di accumularsi nella sua testa e, per quanto ci provasse, anche restare impassibile fu praticamente impossibile, era sicura che, i mutamenti delle sue espressioni, stessero parlando più di quanto fosse auspicabile.
Nell’accozzaglia di pensieri più disparati, dal come valutare cosa fosse giusto e cosa sbagliato, dai ricordi delle volte in cui aveva ritenuto giusto qualcosa che poi aveva etichettato come sbagliato e viceversa, fino alle cose che esulavano completamente dal loro controllo, un pensiero sembrava, però, sovrastare il resto, malgrado tutto, si rispecchiava abbastanza nelle parole della fanciulla che le stava di fronte.
Si sentì quindi ancora più in difetto nel realizzare che, il problema, non stava tanto nella teoria, quanto nella pratica, per una ragione o per l’altra, da qualche tempo, preferiva quasi restare in bilico piuttosto che decidere, illudendosi che, così facendo, il problema “giusto/sbagliato” non si sarebbe creato, che, in quel modo, si sarebbe evitata ulteriori fallimenti.
Ovviamente, se si fosse soffermata a rifletterci meglio, si sarebbe resa conto che, quel modo di pensare, non la stava portando da nessuna parte, tenendola semplicemente bloccata, impedendole sì di sbagliare, ma, allo stesso tempo, impedendole anche di vivere, si limitava semplicemente a sopravvivere, ad andare avanti per inerzia lasciandosi trasportare dagli eventi, come in quel caso, quella semplice decisione, l’aveva rimandata così a lungo nella speranza che qualcosa di esterno si prendesse la briga di decidere per lei, in modo da poter scaricare la colpa di un eventuale fallimento su qualsiasi cosa piuttosto che sé stessa.
Ovviamente, se fosse riuscita ad aprire gli occhi, se fosse riuscita a realizzare tutto quello, si sarebbe opposta, quella non era lei, lei si prendeva i suoi rischi, le sue responsabilità, non permetteva a nessuno di decidere per lei, seguiva l’istinto, sbagliava, magari tentava anche di rimediare, ma di certo non restava seduta sull’orlo del precipizio per paura di cadere.
Probabilmente ci sarebbe arrivata, ma, ancora, non era giunto quel momento.
Lasciò cadere il silenzio per qualche istante, riordinando le idee e cercando le parole più adatte, ma ogni inizio sembrava più sbagliato di quello precedente, alla fine sospirò rassegnata


-Sa qual è la cosa divertente?- rivolse un mezzo sorriso alla collega -In linea di massima mi trovo a condividere le sue parole- sospirò nuovamente -Sono io a decidere cos’è giusto o sbagliato e di sicuro la mia non è una verità assoluta, ma io so cosa voglio e cosa sono disposta a fare per ottenerlo, quindi, alla fine, solo il mio giudizio conta, nessuno può venirmi a dire come vivere la mia vita, ma io posso e forse è proprio questo il problema, imporsi sugli altri può essere più o meno semplice, ma, alla fine, più che fattibile, se il dilemma è solo nostro, si rischia di finire in un circolo vizioso dal quale è difficile uscire- non era convinta di essere poi così chiara, ma ormai poco importava, se si bloccava ora non avrebbe più ripreso il discorso -Senza contare che, certo, la vita è la mia, i desideri sono i miei, le scelte sono mie, ma le conseguenze potrebbero coinvolgere altri e non intendo che altri debbano decidere per me o impormi qualcosa, ma, inevitabilmente, non si possono scindere le cose, nella valutazione di cosa è giusto e cosa è sbagliato, bisogna tener conto anche delle ripercussioni che le proprie scelte hanno su chi ci sta intorno, valutare se, ciò che noi desideriamo può ledere qualcun’altro o, al contrario, se mettere prima di se stessi un’altra persona e fare qualcosa che, magari, in realtà, non si vorrebbe fare- riprese fiato, si era resa conto di aver cominciato a parlare a raffica dimenticandosi di respirare -Ha ragione nel dire che non dovrei lasciarmi condizionare dalla paura di sbagliare, ma, cioè...ecco...se sbaglio e le conseguenze sono solo mie, poco m’interessa, cioè, non mi pongo nemmeno il problema, ma, se il mio errore si ripercuote su altri, ecco, potrei avere qualche titubanza in più- si bloccò all’improvviso, osservando la fanciulla quasi preoccupata, decisamente stava andando fuori tema, cioè, in realtà no, ma vista dalla prospettiva della corvonero sicuramente qualcosa quadrava poco col loro punto di partenza -Insomma, cioè...- rise cercando di togliersi dall’impaccio del momento -...un prefetto che va male a scuola che buon esempio può dare ai suoi concasati più piccoli? E che rispetto può pretendere da quelli più grandi? Senza contare chi magari ha puntato su di lui, ha presente la delusione?-

Okey, sicuramente stava risultando poco credibile, come motivazioni per tutti quei dubbi faceva un po’ acqua da tutte le parti, ma, in realtà, non pensava di prendere in giro nessuno, semplicemente stava facendo quello che le riusciva meglio, sdrammatizzare per evitare di esporsi.

-Ho trovato- disse rubandole il foglietto dalle mani e appallottolandolo per poi buttarselo alle spalle -Potrei sempre farle tutte e poi dare la colpa a lei se non ci riesco- rise nuovamente -Dopotutto è lei che mi sta suggerendo di provarci e che sembra confidare così tanto nelle mie capacità- in quel momento si fece un po’ più seria -Mmm...no, c’è una piccola falla, se lei confida nelle mie capacità e poi non ce la faccio, che io la incolpi o meno, lei si unirà alla lista delle persone deluse- scosse il capo cercando poi lo sguardo di lei -Vede...vede...- le sorrise divertita, non voleva la prendesse troppo sul serio -Un dilemma dietro l’altro-

 
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view post Posted on 6/4/2016, 19:21
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Era certamente stato un lungo preambolo quello della corvonero; aveva cambiato angolazione e argomenti per smuovere le carte in tavola. Il silenzio era come una carta coperta, ma anche due, tre, centro. Quanti pensieri e quante domande si affollavano nella testa della collega lei non poteva saperlo, ma riconosceva senza ombra di dubbio quel che stava accadendo. Ci sono delle volte che alcuni problemi, alcune scelte, portano a bloccarsi. La risposta è lì, nella tua testa, eppure non riesci a trovarla, perché, quasi sicuramente stai cercando nel modo sbagliato; ponendoti le domande sbagliate o non capendo ancora a pieno dov'è il vero problema.
In ogni caso quell'azzardato discorso aveva portato le sue svolte. Espressioni, sospiri, sguardi mancati.. che già da soli potevano significare molto, ma fortunatamente la Von Eis non si limitò a questi. La serpeverde si era dimostrata una brava ascoltatrice e adesso finalmente toccava a lei.
Seguì le sue parole con tranquillità. Capiva quello che le voleva dire e condivideva in parte quello che lei stessa aveva detto ma continuò a sfuggirle il punto cruciale chiedendosi chi altri erano coinvolti in quella scelta. Erano davvero tutte remore verso una spilla e chi gliela aveva data o c'erano altri? Jen non poteva sapere i rapporti che la ragazza aveva con i suoi concasati o con la famiglia, ma per quanto riguardava sé stessa, che non aveva problemi di nessuno dei due generi, aveva reso quella scelta come esclusivamente sua. Sicché le veniva più semplice credere che gran parte della sua indecisione non era data da altri, bensì da sé stessa e da quel loop di pensieri che la ragazza stessa aveva citato. Era un problema di fiducia in sé stessa.
Mentre la corvonero si perdeva su quelle deduzioni che potevano essere più o meno corrette, Arya aveva trovato la soluzione togliendole il foglietto dalle mani e gettandolo via.
Rise di rimando alle parole divertite della collega.
*Eh figurati se non doveva finir così. Certo che me le sono proprio tirata eh* Tuttavia Jenifer non poteva dire di esserne dispiaciuta, non credeva avrebbe fallito. *..e poi ricorda che avevi già deciso che l'avresti aiutata comunque, quindi..* Eppure dette così, quelle parole la fecero quasi sentir responsabile; almeno fino a quando la serpeverde si fece più seria per aggiungere l'ultima considerazione. Sorrise compiaciuta di quella scenetta.

« Suvvia cara, non faccia di me un dilemma. Non ho mai detto di aspettarmi qualcosa da lei o dai suoi voti. Sa com'è i punti che guadagna a lezione non entrano mica nella mia clessidra.. »

Rispose con ironia a quel sorriso sardonico. Non si stava rimangiando quello che aveva detto e pensato fino a quel momento, semplicemente la serpina aveva frainteso il punto. Si schiarì la voce e mantenendo il sorriso continuò.

« Piuttosto mi aspetterei qualcosa da lei come persona. Sa non ho molta stima di chi ha così tanta paura di sbagliare da non provarci neanche.. evitano le scelte; chissà se eviterebbero di vivere se gli fosse concesso. »

Sorrise beffarda al pensiero. La paura era una lama a doppio taglio da molti punti di vista, eppure c'era il modo per sfruttarla. La corvonero avrebbe preferito farsela amica, tenersela stretta così da darle impulsi e adrenalina al momento giusto, ma di certo non le avrebbe impedito di vivere.

« Lei invece mi da l'impressione di una che non si ferma per questo.. mi sbagliavo forse? »

Chiese curiosa della risposta. Era come se adesso era in cerca del suo orgoglio di serpeverde. Sperò che quelle battutine di poco valore fosse come uno schiocco delle dita per la parte più ambiziosa di sé. Ambizione e orgoglio portano autostima, e con questa la corvonero sperò si facesse viva anche un po' di fiducia in se stessa.

Infine si ricordò del suo incarico che si era affidata prima da sola e poi confermato giocosamente dalla Von Eis. Riprese quel discorso con lo stesso sorriso scherzoso.

« In ogni caso, se avrà bisogno di qualcosa sono disposta a studiare con lei. Non vorrei mai che fallisca sotto mia responsabilità... »

Concluse con un sorriso sghembo. Era un'offerta di aiuto quanto di collaborazione. Non era sicura la ragazza l'avrebbe accettata o apprezzata. Ovviamente dipendeva da quanto il suo orgoglio si fosse svegliato poco prima, ma in ogni caso la ragazza non aveva alcun problema a passere qualche pomeriggio con la serpeverde a studiare. Si trattava di opportunità, come quella di decidere di studiare argomenti in più, e Jen non se le lasciava sfuggire.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 22/4/2016, 01:50




In un primo momento, la corvonero, sembrò quasi reggerle il gioco, forse c’era riuscita, forse, con quella scenetta, era riuscita a distogliere l’attenzione da tutto il resto, pensò quindi di potersi ritenere “salva”, di non dover camminare più su quell’invisibile filo che separava ciò che poteva dire da ciò che era meglio lasciare nascosto, ma già dopo qualche istante capì che non era propriamente così.
Le successive parole della fanciulla, seppur pronunciate ancora giocando, la costringevano nuovamente ad analizzarsi e quasi l’avrebbe odiata per la semplicità con cui sembrava riuscire a farla esporre senza farglielo pesare, certo, l’avrebbe odiata se, in fondo, non gliene fosse stata grata.


-Io non...- iniziò la frase con tono quasi offeso, sdegnato, come se la collega avesse detto chissà quale cosa fuori da ogni grazia divina *”Tu non” cosa? Cosa? Ma se hai appena finito di rimuginare sulla stessa identica cosa? Cosa vuoi inventarti adesso?* sospirò amareggiata rendendosi conto di non avere vere e proprie obiezioni da fare *Certo, sempre che tu non voglia raccontare chissà quale balla* -...solitamente non evito proprio un bel niente- si era data una regolata e, ora, sembrava quasi imbarazzata -figuriamoci- okey, imbarazzata con un minimo di orgoglio da difendere -solo i codardi scelgono di non scegliere- *E brava Arya, ti sei appena data della codarda* poteva sembrare quasi arrabbiata, in realtà, ce l’aveva solo con se stessa, sapeva benissimo che, malgrado ciò che stava affermando, si stava comportando esattamente così e non poteva accettarlo *Era ora*

Si rese quindi conto, solo in quel momento, che se la stava prendendo con la persona sbagliata, l’unica colpa della fanciulla era quella di tentare d’aiutarla, inconsciamente, vergognandosi dell’appena passato scatto d’ira, le sorrise imbarazzata, quasi a volerle chiedere perdono

-Mi...mi scusi...è che forse e dico forse, cioè, non sto dicendo che l’ho fatto davvero, forse ho smarrito per un po’ la retta via e, sì, magari ho temporaneamente scelto di non scegliere per evitare complicazioni- incrociò gli occhi di lei con la convinzione nello sguardo -ma se fosse, è stato solo un attimo di sbandamento, insomma, anche i migliori ogni tanto commettono qualche errore- rise a quelle ultime parole pronunciate con una certa ironia, era orgogliosa sì, ma non tanto esaltata da credersi “migliore” *Ahahah, non vorrei conoscere i peggiori in quel caso*

Se non si fosse persa per strada, dando vita a quel mezzo sfogo decisamente fuori luogo, di sicuro avrebbe maggiormente apprezzato l’offerta d’aiuto della compagna, ora, invece, si domandava se, per caso, non avesse già cambiato idea *Magari...magari glissiamo, giusto per non sentirci dire “no, guarda, magari anche no eh, ho cambiato idea”* però, anche così, le sembrava poco carino *E se invece si aspetta una qualche risposta?*

-Vede...vede...- rise -sa che potrei fallire e vuole sincerarsi che non accada...che brutta cosa la responsabilità- ovviamente scherzava -ma...se la sua offerta è ancora valida- *Non ci giurerei* -potrei accettarla- si finse più seria -ovviamente non che abbia bisogno d’aiuto, figuriamoci- pronunciò quell’ultima parola con fare altezzoso prima di assumere un tono più sincero -ma...confesso di annoiarmi spesso mentre faccio i compiti- *Che? Ma ti sembrano cose da dire? A una corvonero poi?* -cioè, non mi fraintenda, sono fondamentalmente curiosa e più so più vorrei sapere, ma da soli è poco stimolante, cioè, amo il confronto e, perchè no, anche lo scontro a volte, quindi, avere una compagna di studi non mi dispiacerebbe-

Le sorrise, questa volta senza nessuna sfumatura scettica o sarcastica *No, ma, ora, onestamente, ma al posto suo, tu, ma ti sogneresti mai di avere a che fare con te stessa?* fortunatamente non era necessario che rispondesse a quella domanda, anche perchè, effettivamente, non avrebbe saputo cosa dire, si limitò semplicemente a scacciarla via dai suoi pensieri attendendo il verdetto della collega *Mamma che melodrammatica, non muore nessuno se dice “no”...il mio orgoglio ne rimarrebbe ferito...seh, vabbè, comodo così, sempre a tirar fuori l’orgoglio quando pare a te*

 
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view post Posted on 16/5/2016, 12:02
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"Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria."
Era un principio semplice tutto sommato. Come Newton e Einstein, la ragazza aveva imparato che proprio dalle cose semplici si potevano ottenere grandi risultati. Lei aveva provato ad accendere la scintilla per dar vita alla reazione e, negli occhi che riflettevano i suoi avrebbe visto il suo successo.
L'aveva scovata quella punta di orgoglio che la Von Eis ben celava. Sorrise nel vedere il cambiamento della sua espressione. Quanto era saggio provocare un serpeverde? Chissà perché quella domanda faceva capolino nella sua testa ogni qualvolta si trovasse innanzi a un membro di quella casata. In ogni caso, fino a quel momento il rischio aveva portato sempre i suoi buoni frutti. Se i suoi studenti inconsciamente premiassero l'audacia o fosse solo fortuna sfacciata non le era dato saperlo, e d'altra parte non credeva fosse un suo problema.
La frase pronunciata con amarezza morì ancor prima di arrivare al clue in un sospiro. Jen attese prestando attenzione a quella svolta dei fatti. La ragazza si riprese ponderando la risposta ma dalla quale trapelava comunque una punta di durezza. La risposta non la sorprese, al contrario, la compiacque.
Tutta la sua reazione si spense lì, in quell'attimo. Ecco che tornava la ragazza tranquilla e controllata che aveva conosciuto varcando quella porta.
Imbarazzata si scusò anche se la corvonero non credeva davvero ce ne fosse bisogno, mentre la sua successiva affermazione quasi la stupì. Lei non poteva saperlo da quanto tempo procrastinava quella scelta ma lei aveva comunque confessato che per un periodo aveva scelto di non scegliere, nonostante il suo giudizio poco positivo in quei riguardi. Se lo avesse saputo non l'avrebbe colpita con un'affermazione così diretta.
*Forse* D'altra parte nel suo inconscio doveva averlo intuito. Il nuovo trimestre stava per iniziare, la scelta incombeva su tutti quelli che avrebbero fatto il passaggio di anno e la Von Eis non faceva eccezione dato che entrando aveva un'espressione davvero sconsolata.
La ragazza stava ridendo ironica delle sue stesse parole e Jenifer le sorrise di rimando un po' imbarazzata.

«Be' si capita a tutti, l'importante è sbloccarsi, e lei alla fine ha deciso»

Rispose leggera e sorridendo, prima di avvicinarsi un po' di più al suo volto con espressione giocosa e un sguardo cospiratorio.

«Quindi la prenda un po' come una pausa, per ponderare bene le sue scelte»

Annuì vagamente con un sorriso sghembo. Non era successo nulla di grave, e Jen credeva che infondo la scelta che aveva preso forse avventatamente grazie a lei, fosse proprio quella che desiderava prendere. Le serviva solo una piccola spinta, e la corvonero era contenta di esserle stata d'aiuto.
La ragazza abbandonò alla mente quella vana preoccupazione per concentrarsi su qualcosa di più concreto che poteva fare per lei. Così scherzando riprese la proposta di studiare insieme, chiedendosi dubbiosa se la boria serpina della coetanea avrebbe accettato la formulazione della proposta. Tuttavia notò con piacere che la ragazza piuttosto che dar retta all'orgoglio prendeva tutto con il sorriso, come un gioco.
*La serpeverde più atipica che abbia mai conosciuto* Sorrise seguendo divertita le sue parole. Era un si, accettava il suo aiuto, anche se con tanto di precisazione sul quanto non ne avesse bisogno. Quella volubilità, quelli sprazzi da serpeverde che comparivano sul suo volto o nelle sue parole tra il suo andamento da burlona, facevano sorridere la ragazza. Era certa che se il cappello l'avesse smistata in quella casata doveva sicuramente esserci una ragione, ma era convinta che in quell'occasione ancora non aveva avuto l'onore di trovarla. *Sei sicura di volerla trovare? Forse non conviene..* Eppure la McLoen al contrario della brava serpina che aveva davanti, non sapeva tener a bada il suo istinto corvonero e la sua spiccata curiosità; perciò aveva la sensazione che, probabilmente, se avessero passato tutto quel tempo insieme in biblioteca, prima o poi la ragazza si sarebbe tradita da sola.
Le sorrise accomodante quando Arya terminò di parlare.

«Al contrario di quel che si può pensare di una corvonero, so cosa intende.. anzi, le svelerò un segreto:»

Ancora una volta si avvicinò un po' di più a lei. Sorridente riprese a parlare abbassando il tono della voce.

«Anche io a volte mi annoio sa.. soprattutto se sono in compagnia del tomo di Peverell»

Le sorrise stupidamente guardinga, come se il professore o le sue spie potessero spuntare da un momento all'altro in qualche angolo della stanza.
Si allontanò da lei, ripristinando gli spazi. Era davvero una cosa inusuale quella per le sue abitudini. Anche se quelle sensazioni sorprendevano anche lei. Sapeva di aver posto dei muri intorno ai suoi pensieri e alle sue emozioni, ma dimenticava di averne anche di fisici, che la facessero sentire a disagio quando qualcuno invadeva il suo spazio. Eppure, qualcosa in quella situazione era diversa, era palese.

«Allora, mi sembra che noi abbiamo un'accordo e che lei ha risolto il suo problema. Quindi ci rivedremo presto in biblioteca..»

Affermò sorridendole e guardandola negli occhi. Sembrava che il loro incontro fortuito avesse portato soluzioni e adesso non le restava che congedarsi. Eppure era ancora là seduta, indugiando ancora un attimo. Aveva quasi dimenticato cosa stesse facendo prima d'incappare in quella curiosa ragazza.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 2/8/2016, 02:02




Se qualcuno gliel’avesse raccontato non c’avrebbe creduto, erano settimane, forse mesi che ci pensava o, meglio, che rimandava, quella scelta sembrava quasi impossibile, era sicura che non avrebbe concluso nulla, forse si era accomodata troppo sugli allori, forse quella situazione di stallo, quel lasciarsi trasportare dagli eventi, quel non scegliere, non decidere, era diventata una situazione di comodo, un modo per non assumersi le proprie responsabilità e, come per tutte le situazioni di comodo, era difficile vedere l’uscita, eppure, ora, sembrava aver varcato quella soglia, ma non era quella la cosa alla quale non avrebbe creduto, per quanto remota, la prospettiva di uscirne prima o poi c’era, ma era il modo in cui si era verificata.
Nessuno sforzo, nessuna fatica sovraumana, nessun pesante ragionamento, nessuna particolare introspezione, semplice istinto, aveva reagito a una provocazione, era caduta con tutte le scarpe nel tranello della collega, senza pensarci più di tanto aveva risposto la prima cosa che le era venuta in mente, spinta dall’orgoglio, certo, ma era impossibile negare che, alla fine, quella sarebbe comunque stata la sua scelta definitiva, una frazione di secondo e si era ritrovata fuori da quel circolo vizioso.

*Non so se ringraziarti o maledirti, nel dubbio magari faccio entrambe le cose* e sul serio era combattuta, da una parte sicuramente era merito della Corvonero se tutto si era risolto in modo così indolore, dall’altra aveva fatto leva sul suo orgoglio, un lato che preferiva evitare di mettere troppo in piazza, senza contare che, a sto punto, poteva anche arrivare prima e, magari, le avrebbe evitato mesi di stallo, ovviamente era ben conscia che nulla di tutto ciò aveva realmente senso, ma dire semplicemente “grazie” era troppo semplice e cozzava con l’orgoglio che aveva appena dimostrato di possedere.
Era ormai ben conscia delle sue stranezze e del suo non rispecchiare esattamente i canoni della sua casata e aveva imparato a non preoccuparsene, ma, ogni tanto, non poteva fare a meno di domandarsi come la cosa fosse vista dall’esterno e, quello, era uno di quei momenti.
Fortunatamente, la Corvonero, non sembrava darci troppo peso, cioè, non è che fosse indifferente, ma non pareva nemmeno infastidirla o destabilizzarla troppo, anzi, in alcuni frangenti, aveva anche l’impressione che la cosa la divertisse, cosa che, ovviamente, non faceva che aumentare la curiosità di Arya verso quella fanciulla.
Non c’era più molto da dire, ma i momenti d’imbarazzo sembrarono non mancare comunque, un paio di volte la collega si era avvicina e, entrambe le volte, il secondo istinto sarebbe stato quello di allontanarsi, ma riuscì a trattenersi, a evitare che la situazione diventasse più imbarazzante di quanto non fosse, la lasciò fare e si lasciò sfuggire una mezza risata quando la compagna menzionò Peverell.


-Sarà mia premura riuscire a renderle i compiti di Peverell piacevoli allora-

Sapeva benissimo che Storia non era una delle materie più amate, ma a lei, tutto sommato, piaceva e sapeva ancora meglio che il docente non era uno dei più amati, lei per prima, partecipando ad una delle sue avventure, avrebbe voluto sbranarlo, ma, tutto sommato, c’era qualcosa di curioso nella sua eccentricità, bisognava solo saperlo prendere, l’impresa sembrava dunque difficile, ma non impossibile *Certo, proprio a quello alludevi, ma se vuoi convincertene fai pure*
Cacciò via quel pensiero, arrossendo forse leggermente e rivolgendo un sorriso alla Corvonero che, nel frattempo, stava suggellando il loro accordo

-Affare fatto, riservi qualche spazio per me nella sua agenda, ci conto-

E adesso? Si era sempre trovata abbastanza a disagio nei congedi, cioè, a meno che non vedesse l’ora di andarsene, si ritrovava sempre a non saper bene come funzionava la cosa, le sembrava sempre di essere sgarbata a salutare per prima, quasi come a voler cacciar via il suo interlocutore, ma trovava decisamente imbarazzante il silenzio che poteva crearsi nell’attesa che uno dei due facesse qualcosa, insomma, i congedi non spontanei erano una vera tragedia *Sarà mica che, in realtà, preferiresti restar qui così?*
In effetti, probabilmente, quel pensiero non era poi così lontano dalla verità, ma non poteva mica dirle “Se non hai nulla da fare possiamo anche restar qui”, cioè, forse non era il caso, doveva inventarsi qualcosa.
Aveva quasi sperato che la Corvonero facesse la prima mossa togliendola da quell’impiccio, ma non avvenne, sembrava quasi che, anche lei, non smaniasse dal desiderio di andarsene.


-Mia salvatrice- le sorrise mentre si alzava -Direi che forse è il caso che sistemi questo macello- e indicò i libri sparpagliati un po’ a caso -E riporti tutto alla bisbetica in biblioteca- rise -Le conviene scappare prima che la incastri a darmi una mano anche in questo-

Sì, velatamente le stava chiedendo di restare ancora un po’, rimandando di qualche altro minuto il momento dei saluti, ma allo stesso tempo le stava dando una scappatoia e senza attendere risposta iniziò a riordinare i vari volumi

-Ah...ehm...e prima che mi dimentichi...Grazie- si girò giusto il tempo di sorriderle -Mi ricordi che le devo un favore...o da bere-

Ovviamente sperava nella seconda, ma anche entrambe le cose sarebbero andate bene.



Okey, dato il tuo post di prima e il mio di adesso, direi che possiamo ritenerla chiusa qui, non è necessario che rispondi (tanto lo so che mi vuoi così tanto bbbene che resterai a darmi una mano XD)

Ovviamente so che il post fa chifo, ma i congedi non li odia solo Arya ma pure io XD, chiedo dunque scusa per il post pietoso, mi rifarò XD
 
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14 replies since 17/8/2015, 23:24   270 views
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