Cupán tae agus cultúr

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view post Posted on 3/9/2015, 16:57
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Lady

"Lady, mi raccomando, almeno per questa volta non fare casini e cerca di essere discreta e... elegante"
L'ultima parola fu quasi una speranza velata pronunciata da Oliver, mentre stringeva alla zampa arancione della sua candida civetta una busta contenente una lunga lettera che aveva scritto per un docente della scuola di Hogwarts. Il Grifone aveva deciso di attuare e di concretizzare un pensiero che ormai da mesi vagava nella sua mente, fin da quando aveva sentito quasi di nascosto una conversazione di una sua concasata con qualche altro studente che non conosceva. Più che "spiare", Oliver si era trovato nelle vicinanze in quel momento e aveva percepito qualcosa riguardante "La Scuola di Atene". Come spesso accadeva quando la sete di conoscenza lo stringeva nella sua morsa, lo studente si era rintanato immediatamente in Biblioteca, uno dei suoi luoghi preferiti di tutto il castello: aveva compiuto diverse ricerche, aveva anche conversato con la Bibliotecaria dall'aria arcigna e, infine, aveva trovato qualche informazione sull'argomento. Sembrava essere un'associazione fondata dal professor Peverell, il suo insegnante di Storia della Magia. Oliver adorava quella materia per il semplice fatto che suo zio Albert spesso impersonava un archeologo vero e proprio, pronto a spiegare eventi del passato al suo adorato nipote: era cresciuto con racconti su popoli indigeni e magici, accompagnati da illustrazioni su comete e costellazioni nel cielo, essendo Albert Brior un astrologo, questo per davvero. Poteva mai lasciarsi scappare un'occasione simile? Il solo pensiero di entrare a far parte del gruppo lo esaltava, chissà quante cose avrebbe potuto sperimentare e apprendere in prima persona. Suo zio sarebbe stato più che fiero di lui. Tuttavia, Oliver non aveva mai parlato più del necessario con il docente: sembrava quasi emanare un'aurea di saggezza dalla quale gli studenti spesso si tenevano alla larga, quasi come se fosse su un altro pianeta. Intento a spezzare quell'idea infondata, Oliver aveva riflettuto molto e aveva pensato di lavorare con tutto se stesso su qualcosa che potesse destare la stima dell'insegnante nei suoi confronti, aprendogli uno spiraglio di possibilità per entrare nella Scuola di Atene. Nonostante i suoi numerosi impegni, aumentati dopo la nomina a Prefetto, Oliver aveva sacrificato il suo stesso sonno tra la compilazione di pagine e pagine utili a riportare alla gloria l'associazione del CREPA per gli Elfi Domestici e la traduzione difficile di un frammento letterario attribuito al grande Mago Merlino. Era un compito facoltativo per il suo percorso di studi, ma lo aveva entusiasmato particolarmente da non fargli staccare gli occhi da carte ed inchiostro. Lungi da sé un atto di presunzione, ma il ragazzo, dopo alcune settimane trascorse ad analizzare le parole dell'opera citata, sembrava essere giunto ad una minima parvenza di senso logico della traduzione. Condividerla con il professor Peverell avrebbe avuto una valenza nuova, date le circostanze, così Oliver non si lasciò scappare l'occasione e spedì la sua civetta proprio dal docente. Mentre Lady spiccava il volo dalla Guferia, il Grifone si accorse di aver intrecciato le dita della mano destra, come per chiamare a sé la fortuna. Le sciolse, abbandonando quel luogo per avviarsi alla nuova lezione di Trasfigurazione. Non restava che aspettare.

Professor Ignotus Albus. E. Peverell
Ufficio, I Piano
Hogwarts



 
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view post Posted on 3/9/2015, 19:26
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Corrispondenza. Sempre più fitta, un incubo. Che diamine avesse sempre da scrivere, e discutere, probabilmente nemmeno Lui lo sapeva, ma sembrava che il problema non lo impensierisse più di quel tanto. Possibile? Certo, che un ego smisurato, fosse al Mago dono grato era noto, persino il Cappello gliel'aveva ricordato, tanti forse troppi anni prima, ma d'allora in poi il problema era andato solo ingigantendosi, facendosi prima cifra e poi sistema. Ormai era decisamente troppo tardi per correggere il tiro. Non che poi ve ne fosse realmente la possibilità, che in fondo non v'era mai stata. Un Peverell stava all'umiltà, come Luigi XVI stava alla morigeratezza. Eppure l'importante era sapervi convivere, serenamente. Ed al netto di qualche nota malinconica che con il passare degli anni aveva qua e là maculato il mirabile fraseggio, per il resto, per quanto eccentrico, e tutto d'un pezzo, era altresì noto per una gioviale allegrezza. Un Gufo, il solito di sempre, risaliva le correnti ascensionali del I Piano, portandosi verso la Torre d'Astronomia, spavaldo, garrendo il vento. Un compito semplice, quando non cercavano di farti fuori. Era già capitato. E quanto doveva essere pesato quel tomo? Fortuna che il peso, ed un'alleata silenziosa, quanto graziosa, l'aveva trascinato a terra a metà della traiettoria prevista. Non sempre erano convocazioni all'insegna del sorriso, ma quando si rispondeva ad una richiesta, non si potevano correre rischi di tal sorta, no? Si infilò nel silenzioso dormitorio Rosso Oro, depositando sul letto giusto una leggera busta di pergamena. Era già tutto fatto? Semplice, in fondo.



Mr. O. Brior,
Torre di Astronomia,
Sala Comune di Grifondoro,
Dormitorio Maschile, Stanza N° 2,
Hogwarts, Scozia
15 - IX

Caro Oliver,
buonasera. Ti ringrazio per l'interesse dimostrato nei confronti nostri, del nostro Corso, e delle nostre bagatelle ateniesi. Immagino di dover accogliere positivamente anche questa tua dedizione, non troppo fine a sè stessa, alla cara Figura che ti sta sottraendo cospicue quantità di Tempo. Possiamo rallegrarci entrambi del fatto che la tua scelta sia ricaduta su un Qualcuno di un certo spessore, e che quindi nulla sarà vano, no? Come avrai sicuramente modo di scoprire negli anni a venire Merlino è una figura ancora incredibilmente attuale, e viva, proprio per la funzione che è andato ricoprendo nel corso dei secoli, divenendo per molti versi un simbolo del Passato, e del Futuro. Allo stesso tempo, sono disponibile ad incontrarti per un The, martedì prossimo alle 10.30, nel nostro Ufficio, o lo stesso giorno dopo cena, quando ti dovesse essere più comodo. Come imparerai a tue spese, non aver fretta, a volte, in determinate circostanze è essenziale alla buona riuscita di più di quanto non avremmo creduto possibile. Su Atene non mi impegno, ma come son solito dire è sempre bene essere pessimisti, nell'ottimismo, così da evitare eccessive brutte sorprese. Spesso se ne dice molto, ed a sproposito, dipende dalle Fonti.
Molto cordialmente,
A presto
Ignotus A. E. Peverell

 
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view post Posted on 5/9/2015, 18:23
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adam

Erano le nove e mezza e l'impazienza di Oliver stava crescendo a dismisura, facendo presupporre al giovane Grifondoro di essere sul punto di crollare dal nervosismo. Esattamente un'ora dopo aveva appuntamento con il professor Peverell, l'insegnante di Storia della Magia, una delle sue materie preferite in assoluto. Del resto, avere uno zio amante degli avvenimenti e delle curiosità del passato aveva influito profondamente sulla sua coscienza e conoscenza, quindi la sola idea di apprendere altre vicende legate al Mondo Magico lo entusiasmava. Poco tempo, dunque, e sarebbe corso al primo piano per bussare alla porta del docente, eppure il suo cuore sembrava essere impazzito: stava aspettando la risposta dei suoi genitori da quella mattina, sacrificando tutto il suo tempo libero tra una lezione e l'altra solo per riversarsi velocemente in Sala Comune, nella speranza intensa di scorgere la sua civetta delle nevi di ritorno. Dopo l'ultima lettera spedita in Irlanda, nella quale Oliver aveva spiegato alla sua famiglia l'eccitazione relativa all'incontro con il professor Peverell per discutere della Scuola d'Atene e non solo, i suoi familiari gli avevano risposto in fretta, affermando di essere felici per lui e di inviargli entro la mattina di quel martedì tutto ciò che il ragazzo avesse richiesto; di Lady, tuttavia, nemmeno l'ombra. Oliver aveva provato a rilassarsi suonando la sua amatissima chitarra classica, ma non aveva ottenuto alcun risultato, così si era seduto sul letto e aveva provato a dormire: più facile a dirsi che a farsi, quell'ora sembrava eterna. Alla fine, stanco di provare altre soluzioni alla ricerca della calma perduta, si era gettato a capofitto sulla sua scorta di dolci di Mielandia, scartando una caramella dopo l'altra e ingurgitando quanti più zuccheri possibili: sperava solo di non sentirsi male. Erano le nove e quaranta, adesso, e un'altra Ape Frizzola era stata mandata giù per la gola in un battibaleno, quando ad un tratto un fruscio di ali attirò l'attenzione dello studente. Oliver corse alla finestra, la spalancò e permise alla sua civetta di entrare. Si accorse che con lei fosse presente un altro pennuto, ossia Nadine, il Gufo della sua famiglia, un segno promettente perché indicava la spedizione del pacco richiesto: in effetti, i due volatili stringevano tra le zampe una scatola chiara. Oliver li liberò da quel peso, regalando loro qualche biscotto gufico che aveva acquistato ad Hogsmeade l'ultima volta, poi li congedò, invitandoli ad uscire dalla Sala Comune. Lady emise un verso stridulo, quasi per protesta per un tale comportamento. Il Grifone, comunque, aprì la confezione e notò con piacere i due oggetti all'interno, omaggi per il professor Peverell. Si affrettò a richiudere il tutto per poi infilarlo nella borsa a tracolla svuotata dai libri scolastici, quindi girovagò per la stanza alla ricerca delle ultime cose da recuperare: la bacchetta magica; una scatola più piccola contenente un oggetto di cui avrebbe voluto parlare, se ce ne fosse stata occasione, con il professore; infine, il plico di fogli sui quali aveva lavorato assiduamente in quei giorni, dormendo poco e nulla: non era solo un lavoro scolastico, ma un autentico asso nella manica, qualcosa che Oliver si augurava potesse spingere il docente di Storia della Magia a credere nelle sue potenzialità. L'Irlandese chiuse la cerniera della borsa a tracolla che sistemò sulla spalla destra: pesava un accidenti, ma non importava! La cultura poteva pesare anche di più... che metafora squallida, si ripromise di non pronunciarla ad alta voce, non con Peverell. Quell'uomo sembrava emanare un'aurea di saggezza talmente profonda da intimorire perfino Oliver, il cui carattere amichevole e vivace lo rendeva abbastanza loquace. Con zaino in spalla, quindi, corse fuori il dormitorio, salutò qualche concasato di sfuggita e poi varcò il buco del ritratto. Appena vide la donna del dipinto aprire bocca, la anticipò.
"Signora Grassa, non ora! Torno dopo e cantiamo tutte le ballate che desidera" le urlò dietro, ridendo per quella strana tradizione che aveva preso luogo da un po' di tempo; da quando la Strega raffigurata in cornice aveva scoperto della passione di Oliver per la musica e il canto, ogni volta che rientrava in Sala Comune si ritrovava a dover letteralmente cantare la parola d'ordine, oltre che a fermarsi per aggiornare la Signora Grassa sulle nuove ballate e pezzi musicali in uscita nella comunità magica. Al momento, però, non poteva perdere tempo, sebbene fosse in anticipo. Al secondo piano rallentò la sua andatura, si sistemò la camicia bianca e pulita e la cravatta dai colori rosso ed oro della sua divisa scolastica, quindi camminò fino al piano inferiore, trovò l'Ufficio del professore facilmente e aspettò una manciata di minuti per calmare il suo cuore e l'emozione di quel momento. "E' un semplice colloquio" si disse mentalmente, eppure sapeva di non essere troppo d'accordo con quel pensiero. Stava per incontrare il docente nella speranza di essere ammesso alla Scuola di Atene, il gruppo di studenti e non solo spesso impegnato in avventure e attività legate alla storia e alla sua conoscenza: come poteva sentirsi tranquillo se di fronte a sé si apriva uno spiraglio per realizzare un grande desiderio? Oliver fece un rapido calcolo mentale: era uscito dalla Sala Comune verso le dieci, quindi più o meno adesso erano le dieci e venti. Forse leggermente in anticipo, il ragazzo bussò con le nocche della mano destra la porta dell'Ufficio, sperando che andasse tutto bene. Ci teneva molto, davvero molto.

 
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view post Posted on 13/9/2015, 10:16
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Abbaiare.
Un abbaiare gentile, femminile.
Eppure pur sempre un abbaiare. Insolito.
Qualcosa che di ordinario ben poco doveva avere.
Chi diamine stesse abbaiando in un corridoio del I Piano?
Che avessero sciolto i mastini della guerra, per la sua venuta?
Tutto a causa di un semplice, quanto banale anticipo? Era quello ad aver fatto la differenza?
L'eco della pietra contribuiva nel donare forza a quello, che alla curva di un corridoio, come tanti altri, sembrava ora prendere la piega di un latrato infernale. Un vero e proprio mastino dell'Ade, Cerbero, tornato a reclamare una nuova preda? La bava alla bocca, le file di denti pronte a scattare, le zampe folte, e pesanti che calcavano meccanicamente le pietre della pavimentazione, facendovi pressione crescente, in quella folle corsa verso la meta. Follia, trascinamento, forza, energia. La luce intensa di una giornata ancora estiva ne proiettava l'ombra lontano, decine di yarde, in avanti, gonfiandola, distorcendola, ingigantendola. A distanza, una seconda ombra, seguiva. Più rassicurante nelle sue fattezze, ma non meno inquietante. Se era Cerbero uscito, evaso dall'Ade, quello non poteva che essere Ade. In mano cosa reggeva? Una falce? Era la Morte? Un ritardo di qualche secondo, il tempo che Cerbero stendesse la vittima designata, ed ecco giungere Morte a riscuoterne il fio? Era tutto così terribilmente perfetto? Ineluttabile? Non c'era soluzione? Era spacciato? Com'era sentirsi in punto di morte? Certo, chiunque fosse caro agli Dei, era destinato ad un trapasso prematuro. Era noto. Eppure, non così confortante. Ne andava dato atto.
Appariva altrettanto evidente, che il Vecchio, che risaliva il corridoio prospicente, non dovesse essere stato affatto caro agli Dei, anzi. Doveva esser stato, suo malgrado, odiato più di molti altri, se gli era stato consentito di raggiungere quell'ormai veneranda età. Eppure, si ostinava a negare ancora, a chiunque gli prestasse orecchio, che era stata tutta una montatura. Era giovane, o almeno risoluto nel volerlo essere, per ancora molti anni. E come dargli torto? Aveva del ragionevole, le apparenze ingannavano? Sì, forse non del tutto... Ma torniamo al Vecchio, ammantato di un lungo mantello verde smeraldo, risaliva lesto il corridoio, agitando un corto bastone da passeggio, un fazzoletto rosso, ed un dito ammonitore, all'indirizzo di chi apriva l'allegra comitiva.


Amalia!
Amalia! Insomma Amalia!
Ti sembra un comportamento decoroso?
Ti lascio a casa con Winston, sappilo.
Ed è una minaccia!


Un rovinoso sferragliare di metallo su pietra rimbombò cupo, in tutta risposta, per il corridoio.
Ormai erano quasi arrivati. Un'ultima svolta. Un ultimo tratto. Quanto agognasse raggiungerla con discrezione non sarebbe stato possibile descriverlo. Eppure, nonostante tutto, si stava anche divertendo. In fondo finiva sempre così. Terminata la lezione della mattina, era uscito. Una passeggiata non poteva guastare, del resto. Certo, il tempo di mettere un piede nel parco, che era già tempo di tornare, ma anche quello era un dettaglio. Perchè doveva poi tornare? Un impegno? Sì, doveva essere qualocosa del genere. Atlante aveva accennato a qualcosa, ma era già uscito per prestarvi eccessivamente orecchio. Tanto valeva lasciarsi stupire. Non poteva esserci sicuramente un Troll ad attenderli. E doveva ancora essere presto. Niente fretta!
Mentre già la prima sfrecciava per il corridoio, il secondo svoltò la curva, quando apparve, distante ancora diverse yarde, un giovane, Grifondoro, in attesa di qualcosa. Quello non era il suo Ufficiolo? Ah! Che fosse l'ospite delle 10.30? Era già così tardi? Possibile? Più la distanza si accorciava, più il quadro diveniva chiaro, tra gli sbuffi e le occhiatacce degli abitanti di quel corridoio. Non avevano mai apprezzato il caravanserraglio targato Peverell, o forse era semplicemente una presa di posizione di circostanza? Erano comunque sempre tutto lì ad assistere. Uscite, ed entrate. Ma comunque, il Prefetto di Grifondoro, aveva appuntamento con lui? Era da escludersi potesse essere successo qualcosa. Cosa poteva succedere mai il martedì mattina? Un giorno tanto insulso, che anche i Libri se l'eran scordato.


Sì Mr Brior, sto arrivando!
Abbia un po' di pazienza.
Tempus fugit, dicono.
E ne so qualcosa.


La prima si era già fermata.
Evidentemente non tutto procedeva come previsto.
O comunque, non come era ormai consuetudine.
Ma non se ne sarebbe fatto un dramma.
Iniziava così?

 
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view post Posted on 14/9/2015, 18:02
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adam

Il Cappello Parlante, a suo tempo, era stato molto chiaro: "l'impazienza, fai attenzione, può essere fuorviante" gli aveva detto durante la cerimonia dello Smistamento, eppure a distanza di molto tempo, Oliver ancora non riusciva a frenare la sua iperattività. Certamente non avrebbe voluto privarsene, essendo una personale caratteristica sotto svariati punti di vista molto utile, ma in altre circostanze rendeva lo studente molto instabile, aumentando la sua ansia e la sua preoccupazione relativa all'idea che qualcosa potesse seguire il verso opposto. Quella mattina, ad esempio, si era anticipato forse più del dovuto per l'incontro con il professor Peverell, quindi si rimproverò mentalmente per non aver rispettato l'appuntamento esatto: sua nonna non gli diceva sempre che quella fosse una regola fondamentale dell'etichetta classica? Leggermente a disagio, Oliver abbassò la mano usata per bussare alla porta dell'Ufficio, non ricevendo alcuna risposta. Aspettò qualche istante quando ad un tratto sentì una serie di suoni sempre più profondi, come se stessero rimbombando in una caverna; per un attimo pensò si trattasse di nuovo della creatura magica spuntata dal camino della sua Sala Comune, con la quale aveva dovuto combattere. Ma quella assomigliava ad una scimmia con una bolla d'acqua in fronte, non poteva di certo abbaiare come un... cane! Ecco cosa poteva essere. Le sue tacite domande trovarono ben presto risposta, non appena un animale elegante e dall'aspetto grazioso comparve nel corridoio del primo piano in cui si trovava Oliver. Per istinto, il ragazzo spalancò il suo volto in un sorriso luminoso, come sempre quando era a contatto con creature, che fossero magiche o meno non importava. Aspettò qualche istante per capire se il cane fosse amichevole o meno, ma non ebbe impressioni negative, quindi provò ad avvicinarsi. A qualche passo di distanza comparve il professor Peverell: la mente del giovane Grifondoro partorì immediatamente un'immagine particolare, frutto della sua fantasia; il docente di Storia della Magia assomigliava ad una versione moderna di Ulisse: aveva studiato le vicende dell'eroe greco proprio durante le lezioni di quella materia, ma poteva affermare anche di aver visto e incontrato di persona quell'uomo. Il prode aveva popolato una visione di Oliver considerata realistica, nata da un miscuglio di torte dai poteri magici; la storia era lunga, fin troppo lunga, ma l'idea di Ulisse che palpeggiava Oliver nei panni di Circe incuteva ancora terrore nel cuore del Mago. Peverell, in effetti, ricordava la versione più anziana dell'eroe, ma chiaramente il Grifondoro non avrebbe mai reso evidenti le sue strampalate teorie. Sorrise cordialmente al docente, dopo aver ascoltato le sue parole.
"Non si preoccupi, professor Peverell" si limitò a dire, onde evitare di risultare troppo snob: il bon ton prevedeva altre formalità poco consone all'occasione, meglio tralasciarle per quella volta.
"Mi sono anticipato per paura di arrivare tardi, spero non sia un problema" spiegò, poi osservò nuovamente il cane che avrebbe tanto voluto accarezzare. "Questo cagnolino adorabile è suo?"
Non aveva sentito il nome Amalia, in effetti.

 
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view post Posted on 22/9/2015, 16:22
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Così era davvero iniziata.
L'aveva anche riconosciuto, il che non era male.
Anzi, era già molto, più di quanto non sarebbe stato tranquillo nello scommettere.
Certo, era poi il momento di riordinare le idee, e capire perchè il Grifondoro avesse deciso di presentarsi alla sua porta. Quanto era passato dal Gufo? Quanto era davvero rilevante saperlo? Evidentemente voleva qualcosa, ed aveva anche fretta di ottenerla. Quanto le due cose fossero comptabili era un altro paio di maniche, ma evidentemente doveva crederci. Si sarebbero dimostrati entrambi abbastanza lungimiranti da arrivare in tempi rapidi alla soluzione del dilemma? Quanto andava cercando, era davvero alla sua portata? E sarebbe stato l'altro in grado di concederglielo? O si sarebbero sin da subito entrambi scontrati innanzi alla realtà dei fatti? Qual era quella nuda e rude verità? Il Reparto Proibito non era adatto alle feste in maschera. La foresta era pur sempre bene che rimanesse proibita. Possibile che vi fosse ancora una volta di mezzo quell'insopportabile del Custode? Eran gli editti sì rotti, da necessitare l'intervento di altri? Perchè non andare allora dalla Preside? Che il lavoro fosse sporco, e quindi cercasse sponda? Quanta corda avrebbe potuto dargli? Eliminare il Custode sarebbe stato nell'interesse di tutti, ma rappresentando il Castello, come avrebbe mai potuto? Aveva in fondo una buona nomea da salvaguardare. Che potesse prestarsi Atlante a quelle trame, un po' sordide, un po' rocambolesche? Quanto era davvero probabile che tutto quello potesse anche solo marginalmente centrare?
Ecco qualcosa, era in anticipo per non essere in ritardo.
Quindi non era nemmeno in orario.
O quanto meno, non era lui in ritardo.
Il tutto sommato a tutto il resto aveva un che di confortante. Amalia non se l'era presa poi così con calma, e non c'erano colpe e torti da riparare. Un idillio? Non proprio, ma poco vi sarebbe sicuramente mancato. Ed infine erano entrambi lì. Innanzi una porta, chiusa. In attesa di qualcosa? Non conosceva Amalia, bene o male? Faceva anche quello parte di una privacy gelosemente mantenuta, e sorvegliata sulle sue altre attività. In fondo, era vecchio, tanto da sentire la necessità di quei pochi piaceri. E vicini di casa particolarmente pettegoli non sarebbero mai arrivati particolarmente lontano. Aprì la porta, lasciando che la palla di pelo bianca scomparisse all'interno dell'Ufficio.
Erano arrivati. Era quasi fatta.


Effettivamente sì, Amalia è dei nostri da moltissimi anni.
Mi piace circondarmi di prime donne, per così dire.
Ma prego, si accomodi.


Il tempo di scivolare all'interno della stanza, in quella giornata di ancora estate, che ecco già il Vecchio si dirigeva con passo sicuro alla scrivania, abbandonando alla poltrona il mantello, ed il bastone, e chiudendo la finestra già si preparava ad accamparsi aldilà della scrivania, pronto ad una lunga querra. Perchè erano lì? Qualcuno ne aveva una qualche vaga idea? Magari addirittura precisa? Nemmeno il tempo di consultare l'agenda, che era già lì. Cosa potesse davvero pretendere era destinato a rimanere un mistero. Sì, perchè l'avrebbero scoperto. Se si era fatto avanti, evidentemente aveva intenzione anche di svuotare il sacco, e nel farlo ricavarvi qualcosa. Era logica, pura e semplice. Nulla per nulla, niente per niente. Così sarebbe rimasto ancora per molto tempo. Non che fosse poi qualcosa di più deprecabile di molte altre. O forse sì?
Tergiversare?
Ostentare innocenza?
Cambiare tutto?
Niente?


Ottimo Mr Brior, prego, si accomodi.
Prima di venire a noi, posso offrirle qualcosa?
Magari un The?


Qualcosa di lineare.
Puro e semplice.

 
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view post Posted on 26/9/2015, 12:40
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adam

Doveva ammettere che suo zio Albert, ancora una volta, avesse avuto ragione su una particolare questione: non tutti i docenti di Hogwarts erano così seri e inflessibili come sembravano essere durante i corsi, anzi il più delle volte avevano un carattere quasi affabile e molto gentile, fuori da un'aula. Oliver non avrebbe potuto ancora affermare lo stesso per il professor Peverell, ma doveva essere sincero con se stesso: quando era in classe a seguire le lezioni di Storia della Magia, aveva quasi l'impressione di essere al cospetto di un Saggio, una di quelle figure avvolte da un'aurea di conoscenza e di nobiltà fuori dal comune, che, come tale, incuteva abbastanza timore e riverenza; in quel momento, al contrario, era come se l'insegnante fosse meno freddo, almeno - lo sottolineava - secondo il parere del giovane Mago. La battuta sulle primedonne suscitò un immediato sorriso sul volto di Oliver, il quale seguì Amalia con lo sguardo, per poi entrare al seguito del docente nel suo Ufficio. Se un attimo prima era stato colpito dal portamento del professore e dal suo stesso animale di compagnia, la vista di quell'ampia stanza lo fece quasi frenare di botto. Il Grifone era stato in diversi uffici, prima di quel momento, a partire da quello di Madama Hale, l'insegnante di Astronomia, fino a quello di Madama Bastet, la nuova Infermiera di origini egiziane arrivata al castello per prestare servizio, ma il signor Peverell aveva tutt'altro gusto: non si sarebbe soffermato troppo sulla descrizione del luogo, essendo fin troppo stupito per farlo. Bellezza ed eleganza trovavano perfetta unione tra quelle pareti e ad Oliver parve respirare sapore di cultura e culture, dato da carta ed inchiostro che vorticavano intorno: libri su libri, un mobilio raffinato, finestre ampie che affacciavano su un cielo limpido. *E bravo Peverell* pensò, trattenendo quella frase esclusivamente per sé, onde evitare brutte figure. Quando il professore gli offrì del tè, il ragazzo sorrise ancora una volta. Allora avevano ragione gli altri studenti che avevano incontrato lo storico della magia: il tè era la base di ogni colloquio. Fu contento di scoprire e prendere nota di quella preferenza da parte del professore, perché un attimo dopo Oliver estrasse una scatola di legno dalla sua inseparabile borsa a tracolla, stringendola tra le mani come se fosse uno scrigno.
"Molto volentieri, signore" rispose, prima di far scattare un minuscolo catenaccio legato al legno della cassetta. Sollevò il coperchio finemente levigato e allungò il regalo verso lo sguardo dell'altro uomo.
"Un piccolo omaggio per lei, professor Peverell. Voci di corridoio mi hanno riferito della sua passione per il tè, così ho pensato di portarle qualche estratto di tè nero direttamente dall'Irlanda. Mia madre ne è patita, abbiamo la credenza piena. La differenza da quello classico inglese è palese, una volta provato: è forte, molto più forte e profumato" spiegò, lasciando che il suo lessico diventasse meno rigido: non era ad una cena elegante, sebbene lo studente percepisse l'importanza di quell'incontro allo stesso livello di quello di gala con ospiti nobili di sua nonna Adeline.
"E accanto vi sono altre due tipologie sempre molto gettonate nella mia terra natia, l'Irlanda. Si tratta dei tè neri delle città nordiche indiane Assam e Darjeeling" aggiunse, percependo quel profumo quasi aspro invadere le sue narici. A differenza del professore, sicuramente Oliver non aveva una grandissima cultura di tè, ma i suoi genitori lo adoravano, pertanto non era stato difficile farsi istruire almeno su quello che avrebbe voluto consegnare all'incontro.
"Non sono un esperto, ma spero sia di suo gradimento, signore" concluse, gentile. Prese posto su una sedia di fronte la scrivania del proprietario di quell'Ufficio, essendo stato invitato gentilmente ad accomodarsi, quindi posò con delicatezza lo scrigno di legno sul bancone, attento a non metterlo accanto o sopra fogli e libri.


 
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view post Posted on 11/10/2015, 16:42
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Da qualche parte era destino dovessero pur cominciare.
Era giovane, ma se aveva trovato un motivo ed il coraggio per farsi avanti, evidentemente doveva anche aver fatto i compiti. Rifiutare la proposta sarebbe stato quanto meno strano, come iniziare in salita l'intera faccenda. La probabilità di un rifiuto era tanto proporzionale alla richiesta, quanto la probabilità che la stessa venisse rifiutata. Così andavano le cose, leggi non scritte che però reggevano e regolavano tacitamente il Mercato. Era destinato ad essere così, come sempre era stato. Inevitabilità che si faceva sistema, si condensava, irrobustiva, formava una coalizione, una lega antiegemonica che bloccasse qualunque altro tentativo ostile. Spirito di autoconservazione che dava con successo prova di se stesso? Era giovane, ma in quel castello oltre alle scale volubili, le pietre preferivano parlare. La reazione del giovane parve confermare il sospetto, non troppo stupito, anzi... soddisfatto? Tutto come da copione? Era tanto scontata quella proposta? Probabilmente sì, avrebbe dovuto ammetterlo. Non ricordava circostanza in cui il rituale avesse subito modifiche più o meno sostanziali. Che fosse eccessivamente vecchio, e quindi era tempo di cambiarlo? No. Così era, e tale sarebbe rimasto. Non c'era motivo, alcuno. Perchè porsi il problema? E poi la soddisfazione, perchè tale era. Prendeva la palla al balzo, estraendo da quella che doveva essere una borsa una scatola. The. Ed irlandese. Al suo trisavolo sarebbe preso sicuramente un colpo. Che Storia era poi di irlandesi e The? Esisteva davvero qualcosa del genere? E dove lo vendevano? Dove lo coltivavano? Sicuramente non in Inghilterra. Dopo un'infinita serie di campagne, tutte tese a soffocare qualunque rivendicazione indipendentista, il più delle volte non troppo diplomatiche, non si poteva certo affermare vantassero storici rapporti di buon vicinato, ed amicizia. Semplicemente, una solida dominazione. Al suo trisavolo non erano mai piaciuti, il fatto che vi avesse trascorso un quinquennio di operazioni di campo non doveva averlo aiutato nel formarsi un'opinione particolarmente favorevole. Ma erano anche altri tempi. Quanto era passato? Sicuramente parecchio. Con che coraggio avrebbe potuto rifiutare un regalo, e sulla base di quale motivo?
Sorrise al giovane, appoggiando la scatola sulla scrivania. A quel punto, già che non era pronto, tanto valeva inaugurarlo. E perchè non lasciare il tutto nelle mani del giovane Grifondoro? Trattare con la teiera poteva essere difficile, ma anche no. In fondo sarebbe stata ben lieta di uscire da quello stato di torpore. Accennò al servizio da The poco distante.


Immagino di doverla ringraziare, non si rifiuta mai del buon The. Credo anche di non averne mai sentito parlare, The irlandese, non finiremo mai di stupirci. Storicamente i Peverell non possono vantare rose e fiori con gli Irlandesi, ma da parte mia c'è la massima serenità sulla questione. In fondo, ho sempre pensato che Scozzesi ed Irlandesi non fossero poi così diversi, no? Fieri della propria indipendenza, nonostante annose ed inevitabili vicende. Che ne direbbe di preparare il The? Lì trova l'infusore, ed il resto del necessario. Son certo che la Teiera non farà troppo la difficile, l'acqua è già calda, immagino che gli 80 gradi siano sufficienti, ma potete trovare un accordo. Indubbiamente, è un servizio altamente istruito!

Si sedette a sua volta, mentre la teiera già saltellava in direzione del giovane, sbuffando.
Era già stanco, ed erano solo le 10 della mattina. Una tragedia?
L'età che avanzava? La corsa dietro ad Amalia?
Quell'improvvisa fretta?
Ma era già quasi tempo di tornare ad un'altra faccenda.
Brior, qualcosa doveva pur dirgli, no? Altri avevano fatto i compiti, ma poco importava.
A contare era il risultato. Ed era il Profeta, aveva deciso di darsi alla piuma, nonchè ad una parte di quelle attività collaterali ed alternative che nel tempo anche Hogwarts aveva deciso di abbracciare, ed offrire. Ah, sì! Anche quella. Abbandonandosi sui braccioli, tutto era tornato nel suo alveo. La Teiera scoperchiata era lì, in attesa sorprendentemente docile del giovane, e della sua prima mossa. Ma c'era margine, anche per altro. Fare il The non era un'operazione che richiesse un Mago, in fondo.


Ad ogni buon conto, ha sentito bene. I corridoi son particolarmente generosi, basta saper ascoltare. Un principio destinato a valere in un'altra ampia gamma di circostanze, e vicende umane, come avrà scoperto anche lei. Credo di aver scorto sul Profeta qualche suo articolo, è possibile? Le chiarirò anche sin da subito che per evidenti problemi di incompatibilità anagrafica non abbia seguito più di quel tanto la faccenda. Ma è già notevole associare giovani e giornali, addirittura scrivervi ha del sorprendente. Cosa può dirmi invece del CREPA? Di recente ne ho sentito riparlare, non senza una qualche meraviglia.

Meraviglia.
Poteva essere una buona definizione?
Forse anche meno, ma poco contava.
Ironia della sorte.
Il CREPA.



Ottimo, con la teiera non dovresti avere troppi problemi...
è sicuramente più mansueta della zuccheriera!
 
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adam

Scozzesi. Oliver represse a stento una risata al sentire pronunciare quel semplice termine: da parte sua, non c'era alcuna forma di razzismo o di ideologia legata a concetti di superiorità o rivalità, ma lo stesso non si sarebbe potuto certamente dire da parte della sua famiglia. Era noto, almeno agli abitanti della Contea di Cork, che i Brior non fossero così tanto propensi ad una sorta di apertura morale e sociale verso la popolazione della Scozia. Rivalità storiche, ma forse anche tradizioni senza logica, continuavano a ripercuotersi nei loro spiriti, rendendo Irlandesi e Scozzesi per niente amici. Oliver, al contrario, preferiva puntare sulla pace, essendo già di per sé abbastanza irascibile senza dover considerare problemi del genere. Quando il professor Peverell sembrò quasi essere sorpreso per la presenza del tè nella sua isola natia, il ragazzo inarcò leggermente un sopracciglio con aria divertita, un gesto che aveva del bon ton perfino nella sua estrema semplicità. Si lasciò scappare una risata cristallina per poi commentare con tono di voce cordiale. "Non saremo i primi coltivatori di tè, ma come esportatori potremmo vantare un posto d'onore. Sono certo potrà apprezzare il gusto forte del tè nero, signore. Lo preparo subito, sperando che la teiera sia di buon umore" spiegò, rivolgendo una rapida occhiata al punto indicato dal docente. Certo, non si sarebbe mai sognato di fare del tè ad Hogwarts, figuriamoci nello studio di un professore! E considerare che quello stesso insegnante fosse Peverell, be', rendeva il tutto addirittura straordinario, quasi avesse un tocco di mistero. Sorrise, alzandosi dalla comoda sedia sulla quale aveva preso posto al seguito dell'invito ricevuto, quindi fece scattare nuovamente la cerniera della sua borsa a tracolla, dalla quale estrasse un plico di fogli con una copia della Gazzetta del Profeta arrotolata all'interno, che poggiò sulla scrivania di legno di fronte a sé.
"In effetti sì, mi diletto nel campo giornalistico, di preciso seguo una rubrica musicale" precisò, adoperando forse un lessico non troppo consueto per un giovane della sua età. Peverell probabilmente non lo sapeva - come avrebbe potuto, d'altronde? - ma aver studiato fin da bambino il protocollo di origine francese aveva reso Oliver una specie di principino con la propensione a comportarsi in maniera quasi rigida, schematica, sebbene il suo carattere fosse bivalente grazie alla fantasia ereditata dalla parte materna. Ma quella era un'altra storia e si dovrà raccontarla un'altra volta.
"Questo è il mio ultimo articolo, forse troverà interessante sapere che la stessa Celestina Warbeck avesse un debole per la Storia, di preciso per l'epoca del Medioevo" aggiunse, pacato, mentre il classico sorriso, sempre vero e mai di circostanza, continuava a restare impresso sul suo volto. Nel frattempo, il Grifone fece qualche passo indietro, sollevando un paio di bustine di tè nero e stringendole con delicatezza mentre proseguiva verso la zona occupata dalla teiera incantata. Il Mago dell'ufficio aveva detto che la temperatura fosse ad ottanta gradi, il che sarebbe stato ottimo per qualsiasi altro tipo di tè, non quello Irlandese che richiedeva un leggero aumento maggiore del calore, così da rilasciare i suoi sapori forti.
"Cento gradi dovresti salire, o teiera dal dolce bollire" canticchiò in rima all'oggetto, per poi rivolgersi al docente con aria imbarazzata. "Mia madre suggerisce di parlare in rima con gli oggetti magici, dice che funziona" aggiunse, illustrando il motivo di quella frase precedente. Mentre sperava che la teiera eseguisse quel semplice compromesso, Oliver fece un cenno affermativo del capo sempre in direzione del professor Peverell. A quanto pareva, l'associazione a favore degli Elfi Domestici aveva avuto un discreto successo per essere giunta all'udito di un docente. Oliver non credeva di potersi augurare così tanto, considerando che soltanto le prime due fasi pensate per ripristinare la fondazione fossero state effettivamente concluse. E fu proprio su quell'idea che allacciò il suo discorso. "Sono lieto di scoprire che sappia del Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti, signore. Se tutto va bene, ben presto organizzeremo un primo incontro pubblico con gli abitanti di Hogwarts, così da invitare tutti a partecipare ad un'estrazione con premi e con una vendita di cuscini al prezzo di un Galeone l'uno, una piccola moneta per realizzare il primo fondo cassa. Con questi risparmi e con l'augurio di nuovi iscritti crediamo di poter far giungere la nostra voce al Ministero, magari ricevendo un aiuto per gli Elfi Domestici. Non intendiamo fin da subito combattere per la loro totale libertà, perché abbiamo scoperto che questo intento non sia molto, come dire, fattibile". Si prese una pausa veloce, prima di continuare; il volto era illuminato da una nuova luce.
"In primis, queste creature magiche non sono abituate al concetto di libertà, potrebbero essere i nemici di se stessi, combattendo questo punto. Inoltre, non tutti i Maghi saranno propensi a concedere libero arbitrio ai loro Elfi Domestici". Non poteva capirlo, lui, avendo litigato di brutto con sua zia per aver procurato il suicidio del loro Elfo, Dalis. "L'intento è di attuare piccoli passi, raccogliere fondi e batterci per alcune semplici cause come la dignità morale di tutti gli Elfi con le relative conseguenze e vantaggi associati" concluse, pensando a quante creature di quella razza magica fossero ancora definite e trattate come schiavi. Come si poteva? Il tutto, comunque, lo riportava, seppure per vie traverse, alla sua presenza nell'ufficio del docente in quel preciso momento. Avrebbe potuto fin da subito dire qualcosa come "sono qui per dimostrarle anche di essere attivo su più fronti e di poter entrare nella Scuola di Atene", dando tutto se stesso, ma i vari incontri studiati e compiuti fino a quel giorno gli avevano insegnato ad attendere. La pazienza era un tratto fondamentale in quelle circostanze, soprattutto quando la posta in gioco era così alta per lui. Tempo al tempo. Smise di accalorarsi per il discorso relativo alla nobile causa degli Elfi Domestici e spostò gentilmente l'attenzione sulla teiera, pronto a procedere con l'infusione del tè nero che tanto amava sorseggiare in giardino con la sua famiglia.

 
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view post Posted on 24/10/2015, 15:16
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Un irlandese, stava prendendo il The con uno scozzese. Ripensando a quanto fosse capitato nell’arco degli ultimi due secoli, chiunque avrebbe concordato circa l’estremo miglioramento della situazione, che per quanto contingente, fosse destinata a rimanere un impagabile miglioramento, tanto fortuito, quanto inaspettato, di vicissitudini storiche, di ben altro calibro. Per il resto era prevedibile che non tutto dovesse procedere speditamente, e di comune accordo, quanti anni ed anni potevano distanziarli, al netto di tutto il resto? Eppure erano lì, almeno in parte per un dovere morale ed istituzionale che gli imponeva di concedere colloquio a chiunque lo domandasse, e per un’altra non trascurabile parte per il piacere di farlo. In fondo era anche quello un ottimo punto in agenda, che in buona parte spiegava anche la precedente. Il piacere di farlo, oltre una certa età era un insostituibile motore nella maggior parte delle azioni umane. Per altri versi ancora, quel giovane ed inesperto irlandese avrebbe anche potuto piacergli. Sapeva fare un The, per quanto irlandese, il che non era nemmeno da scartare. Sapeva scrivere, o almeno era auspicabile sapesse farlo, per quanto ormai il Profeta fosse spettro di sé stesso, c’era solo da augurarsi che almeno sapesse tener in mano una piuma. Ed aveva qualche interesse, era allegro, come potersi lamentare? Di tante disgrazie che potenzialmente potevano piovere nell’ufficio di chiunque, sembrava fosse andata ancora bene. Certo, sempre sarebbe potuta andar meglio, ma sarebbe risultato anche inutile impicciarsi di ogni pagliuzza, se confrontata alla trave scampata. Stanchezza a parte, ci si sarebbe potuti dichiarare soddisfatti in molte delle circostanze del tempo, ed un The in procinto d’esser servito non avrebbe che potuto giovare all’umore. Esaltazione? Soddisfazione? Facile euforia? Altro? Meglio contenersi, un approccio diplomatico, nel corso degli anni, era sempre stato il migliore possibile. Ed ecco l'irlandese prendere le parti della sua isola. Prevedibile? Era poi vero? Gli irlandesi esportatori di The? Che non glielo avessero mai proposto proprio per quella evidente ragione? C'era altro? Non era vero? Era una leggenda metropolitana? Come sarebbe potuto essere vero? Poteva esserselo perso per tutti quegli anni? Che razza di clima c'era in Irlanda per favorire la coltivazione del The? Quanto era possibile, e quanto probabile? Recarsi di persona per un'ispezione agli stabilmenti? Fidarsi?
La Teiera sarebbe stata di buon umore, non c'erano temporali in vista. Le novità piacevano anche a quella, come non avrebbero potuto? Ed anche una mano diversa dal solito era di per sè già una novità? Come prendersi confidenza, e libertà con un perfetto sconosciuto? Allo stesso tempo non era percorribile l'ipotesi di invitare ogni volta qualcuno di diverso per farsi un The. O sarebbe potuta essere una soluzione? Sì? No? Davvero? Un po' come la rubrica musicale. Ecco, presto detto il perchè non avesse ancora letto praticamente nulla del giovane Grifondoro. Musica. Cos'era la musica? Era davvero musica quella? In quale secolo, ed in quanti anni avrebbe potuto ambire a diventare vera musica? Lo era già? Era solo una questione di gusti, o c'era dell'altro? E che questa semi sconosciuta fosse addirittura un'amante della Storia? Un debole? Era semplice modestia, o poteva vantare un interesse pari a quello di una massaia al banco del pesce, per le molteplici possibilità di un cordato? Quanto avrebbe potuto fare la differenza? Alcuna?
Accennando all'articolo, riprese.


Ah ecco! Una rubrica musicale, è presto svelato il mistero, allora. Temo di non essere un suo accanito lettore, ecco. Mi arrivano una decina di giornali al giorno, risulta inevitabile operare scelte, a volte anche sofferte, ma necessarie. Ammetto una certa ignoranza sulla Warbeck, ed in effetti non ero a conoscenza di questo di lei interesse per la Storia medioevale, ma temo che potrei comunque difficilmente lasciarmi sedurre dalle sue note. I nostri generi sono un poco distanti, ma son certo che entrambi non serbiamo acredine l'uno per l'altra, non crede? Mi sembra invece importante che prosegua la sua esperienza, ammettendo che le piaccia. Un po' come il The, ciò che facciamo con piacere ed un minimo d'amore è destinato ad essere migliore, e ad essere percepito come tale. Per quanto strana, è una delle leggi che reggono il nostro Mondo. Consapevolmente non ho mai acquisito The irlandese, ma potrebbero tranquillamente non avermelo detto, per timore che potessi contrariarmi. Un generoso cliente contrariato non è certo la migliore delle possibili conclusioni, non trova?

Ma lo sbalordente, ancora doveva arrivare.
Iniziò a cantare, all'indirizzo della Teiera.
Che fosse un'abile strategia?
Disorientarla, per convincerla?
Avrebbe potuto funzionare?
Quel che era certo, era che mai ci aveva provato.
Che fosse quello l'inghippo alla base di tutto?
Suonava, in ogni senso, strambo, se non peggio.
Eppure, perchè non provare?
Al più una sonora pernacchia.
Nulla di troppo debilitante.
Poi la spiegazione.
Cadde anch'essa dal cielo.
Madri irlandesi.
Annuì perplesso.
Agitando la mano.
In fondo, non era necessaria una spiegazione, no. Sì che lo era, ma da lì a chiederla. Tutto procedeva come prevedibile, tra recalcitranti e cortesi rifiuti, proposte e spiegazioni dovute. Quante probabilità supplementari poteva aver guadagnato nei confronti della Teiera? E quante lui di ottenere un The? Probabilmente nessuna, ma così girava il Mondo. Inutile porsi l'arcana questione dalla base? Aveva scoperto qualcosa? Probabilmente era una semplice Storia irlandese, nazional popolare. Ma che vi fosse un minimo fondamento di verità? Ed infine ecco il CREPA cavalcare a spron battuto, per raggiungerli. Molesto, fastidioso, come i tafani intorno alle giovenche di Iperione. Era stato già sconfitto una volta, ci avrebbe riprovato? Per poi che cosa? Fantasie popolari? Giovanili? Studentesche? Avrebbe mai condotto da qualche parte, una lotta di tal sorta? Non v'era speranza? Ve n'era? Cosa sarebbe stato necessario fare? E cosa no? Qual era il confine tra lecito, ed illecito? Schiaffarli tutti in cella, confidando che una notte di riflessione aiutasse a rinfrescare le idee? Era forse quella la soluzione? Avrebbe potuto?


Quindi dice che potrei aver maggior fortuna se cantassi alla mia teiera? Suona difficile a credersi, ma immagino che ad aiutare la sorte non si abbia nulla da perdere. Diversamente dai buoni propositi del CREPA, che in effetti non vedo come potrebbero giovare agli Elfi. Esistono diverse versioni sul perchè gli Elfi oggi siano come siano, ma credo sia inconfutabile ed oggettivo lo stato dell'arte. Al netto di isolati casi, vivono tutti in condizioni dignitose, al pari di qualunque altro membro del personale di servizio di una famiglia da bene. Prenda Hogwarts, se le è mai capitato di imbattersi per le cucine non vedo come potrebbe definire uno dei tanti Elfi che vi lavora povero, o abbruttito. Crede che una guerra per procura, peraltro nemmeno richiesta, possa essere la soluzione ad un presunto problema? Crede davvero che cercare di esportare, ed imporre altrove quanto la morale contingente di un'epoca abbia maturato sia un'operazione lungimirante e saggia? E se ci sbagliassimo?

Il tono bonario di un Vecchio scettico sembrava non volersi perdere tra le giravolte del discorso. Prevedibile che un Purosangue potesse pensarla così? Sarebbe potuto essere il Laissez faire una valida soluzione? Un'alternativa percorribile anche in quel caso? O il farlo avrebbe rappresentato la violazione più insopportabile del principio stesso? Qual era il giusto mezzo tra quanto era troppo giusto, e quanto troppo facile? Chi aveva torto? Qualcuno lo aveva davvero? Nessuno era nel giusto? Qual era la verità? Come sarebbe cambiata la loro posizione nel corso di un secolo? E di un millennio? Cos'era davvero eticamente accettabile e sostenibile fare?

 
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view post Posted on 3/11/2015, 17:25
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adam

E così la Teiera si era decisa a riscaldarsi, aumentando il grado della sua temperatura e permettendo all'acqua di bollire facilmente. Bastò relativamente poco, forse una manciata di minuti, per far sì che il procedimento giungesse a termine, così Oliver proseguì con l'elaborazione del tè nero che aveva portato al suo interlocutore come un piccolo e quanto pareva sorprendente omaggio, anche se per diverse ragioni. Notò delle tazze nelle vicinanze e si rivolse al docente per chiedergli il permesso di prenderle, ricollegandosi anche al discorso su quell'essenza poco gettonata nella sua terra natia.
"Professore, posso usare quelle tazze? Gradisce anche dello zucchero? Cantare alla zuccheriera non sarebbe male, si trovano molte rime con la parola" iniziò, leggermente ironico, mentre invitava la teiera ad interrompere le sue fiamme. "Sono d'accordo con lei, un cliente è pur sempre un cliente e se generoso, allora difficilmente un negoziante dirà o farà qualcosa per perderlo. Nel caso del tè irlandese, scommetto che potrà cambiare idea non appena lo assaggerò. Non sarà un nostro punto forte come il Whisky Incendiario, ma ne vale la pena. Inoltre, Scozia e Irlanda spesso sono gemelli contrastanti, hanno più cose in comune di quanto pensino e il disprezzo antico mi ricorda comunque un forte legame" disse, illustrando metafore forse poco chiare, oltre che generali. Lasciò perdere per un attimo quel discorso, sentendo i commenti del professore di Storia della Magia circa la Musica, la passione più grande e intensa di Oliver nonché quella che definiva la sua migliore amica da sempre. Il Grifondoro fu sul punto di domandare al docente il motivo di tanta indifferenza: cultura o meno, quella particolare espressione artistica aveva numerosi accoliti anche tra le schiere degli intellettuali. Inoltre, come si poteva non conoscere Miss Warbeck?
"Oh, signor Peverell, mi sorprende. Non ha mai sentito anche un solo verso di brani come Un calderone pieno di forte amor bollente, probabilmente la canzone più famosa di tutti i tempi? Neanche Beat Back Those Bludgers, Boys, and Chuck That Quaffle Here, l'inno del Puddlemore United, una delle squadre di Quidditch più conosciute? Certo, sfioriamo un altro argomento, uno sport, ma da quando la musica è fine a se stessa? Anche la storia affonda le sue radici in quest'arte, le sue lezioni mi hanno insegnato come le sinfonie creassero legami indissolubili con Maghi ed eventi singolari. Sbaglio o il dio Apollo, accennato ad una lezione di mitologia greca del primo anno, era definito come il Cantore universale, patriarca della Musica nonché amico delle Muse?" concluse la seconda parte con una domanda indiretta; la lezione inerente il prode eroe greco di nome Ulisse e la sua amante Circe invasero la mente del giovane Mago, portando con sé un ricordo spiacevole legato, purtroppo, ad una visione di se stesso in procinto di uccidere Odisseo a causa dell'effetto magico della Torta del Sognatore, quella della Vendetta e quella della Passione, un miscuglio di dolci comprati da Florian Fortebraccio e mangiati l'uno dietro l'altro con stoltezza. Provò ad allontanare le immagini di sangue, furia e mani di Ulisse sul sedere, essendosi trasformato nella Maga dell'Isola Eea, quindi ricollegò e i suoi pensieri e la sua attenzione su un tasto a lui molto ma molto caro: il CREPA.
"Professor Peverell, circa l'associazione che intendo, anzi che Hogwarts spero intenda ripristinare, mi dispiace dire di essere assolutamente in disaccordo" - aveva sottolineato quell'avverbio con un'inflessione tonale precisa; sua nonna lo avrebbe disintegrato con un'occhiataccia profonda per quel comportamento, poiché non era questione adatta al bon ton tentare di contraddire un interlocutore, soprattutto se quest'ultimo fosse un adulto, oltre che un docente del proprio corso di studi. Una parte segreta di Oliver, memore del bagaglio di fantasia e irascibilità del ramo materno, aveva appena fatto capolino nel suo cuore.
"Non abbiamo alcuna intenzione di richiedere una qualsiasi forma di guerra né di imporre ideologie sbagliate o anche solo personali. Lei parla di una morale maturata dalla nostra epoca: mi dica, signor Peverell, crede davvero che la situazione degli Elfi Domestici sia designabile come giusta morale? Mi pone l'esempio degli Elfi di Hogwarts, ma è ovvio che loro stiano bene: la Preside offre riparo, un luogo dove abitare, vestiti e tutto il necessario per una vita dignitosa. Ho visitato le cucine diverse volte, adoro quel posto e ho conosciuto creature felici di essere lì, perché amate e rispettate"
Il pensiero di Tully, l'Elfa Domestica che aveva incontrato e che lo aveva aiutato a preparare una torta, illuminò la sua mente. Era stato un pomeriggio così intenso, bello e... semplice. Un secondo dopo, però, la triste storia di Dalis, l'Elfo Domestico di quella che ormai considerava la sua ex-zia Rose, distrusse la sua felicità e presentò la versione negativa della faccenda.
"Una guerra non è mai richiesta da tutti, c'è sempre un capro espiatorio e c'è sempre una delle due parti pronta ad agire per prima. Non è il caso del CREPA, l'associazione si prefigge l'obbiettivo di rendere gli Elfi Domestici non subito liberi, non lo vorrebbero neanche loro, per il momento, ma apprezzati. Intende donare loro il rispetto che meritino. Non tutti i nobili e ricchi Maghi li trattano come pari, signor Peverell. Nn sono casi isolati, altrimenti perché fondare un'associazione per provvedere a questa mancanza? Se non ce ne fosse stato bisogno, i primi organizzatori del passato non si sarebbero cimentati in un tale progetto né l'avremmo fatto noi. Abbiamo testimonianze e documenti ottenuti dalla prima fondazione, tutti parlano di esempi di Elfi maltrattati, ritenuti schiavi, pallide ombre con l'unico compito di servire, servire e servire ancora. E nel caso in cui sbagliassero o mancassero anche solo una piccola parte dei loro doveri, riceverebbero un calzino o un indumento per essere cacciati via. Non potendo lavorare a pagamento, diventano reclusi, nessun'altra famiglia accetta un Elfo licenziato, quindi si trovano a vagare senza meta, spesso preferendo la morte a quello stato di inattività" si frenò, sentendo la gola arsa e gli occhi fiammeggianti.
"Professor Peverell, lei è un uomo saggio, oltre che uno stimato insegnante da molti di noi. Crede davvero che fare qualcosa per queste creature sottovalutate sia uno spreco di tempo e di energie? Potremmo fare la differenza o stare in silenzio, ma quale personaggio storico verrebbe ricordato, se compisse la seconda scelta?"
Il tono era più dolce, questa volta, ripristinando la gentilezza. Non era stato antipatico, almeno lo sperava, però forse l'ardore dimostrato era eccessivo. Provò a sorridere, non aveva alcuna intenzione di contrastare il professore, nutriva un grande rispetto per lui a prescindere dal suo ruolo. Nel frattempo, attendendo i commenti dell'uomo, Oliver riportò lo sguardo sul tè ormai pronto.

 
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view post Posted on 14/11/2015, 17:39
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Il The.
Un ottimo inizio.
Promettente come altre poche occasioni.
Cosa ne sarebbe derivato? Se era venuto, evidentemente c'era altro.
Cos'era quell'altro? Quanto a lungo sarebbe stato tirato in avanti? Tempo?
Tempo ed energie? Li avrebbero abbandonati presto, tardi, troppo tardi, o presto?
Sarebbe stato possibile individuare un buon compromesso? Era quasi scontato che qualunque fosse stata la strada, quella sarebbe stata l'unica soluzione percorribile. Come avrebbero potuto concordare su tutto? Avrebbe avuto senso? E quale sarebbe stata la pietra dello scandalo? Dove sarebbe iniziato tutto? L'avrebbe fatto, certo, ma quando? Sapendolo, avrebbe avuto senso iniziare? Sarebbe stato meglio invitarlo a ripassare? Cos'avrebbe portato, e conseguito? Se anche si fossero visti a distanza di qualche decina, di anni, e non giorni, cos'avrebbero risolto? Sarebbe mai stato possibile individuare un'unica soluzione condivisa, che potesse soddisfare allo stesso tempo tutti? Il problema erano i tutti? O il compromesso? Se era nell'essenza stessa del compromesso lasciare tutti insoddisfatti, avrebbe avuto un qualche senso? E se così non fosse stato? E se tutto fosse unicamente dipeso dal peso di quei tutti? Quanti erano? Quanti non erano? Più l'insieme si allargava, diventando multiforme e poliedrico, più sarebbe stato improbabilmente impossibile chiuderlo? QUal era ad un certo punto la discriminante? Ci sarebbe mai stata? Era una guerra già persa in partenza? Non sarebbe stato sempre così? O invece sì? Cosa serviva per rintracciare il consenso? Era indispensabile averlo? Muovendo da uno zoccolo duro, sarebbe stato possibile arrivare agli altri? Quanto era importante ed essenziale raggiungerli? Conquistarli? E mantenerli tali? Il gioco sarebbe infine valso la candela? E pensarla tutti alla stessa maniera, dopo una lunga guerra di conquista, cos'avrebbe lasciato? Quel deserto tacitiano? Cosa ne sarebbe derivato di buono? La convergenza all'unico era davvero la manna predicata? E l'incontrario, era così ottimale? Che il Mesotes si rivelasse ancora una volta come il punto ottimale di equilibrio? >Se quindi Ipse aveva già scoperto, e scritto tutto, che senso aveva andare continuamente avanti? La Storia era già finita, prima ancora di essere iniziata? Il resto era semplicemente cronaca e pettegolezzi? Quando si era del tutto radicato, e giunto a maturazione il pensiero dell'Ipse? Cosa ne era derivato che non fosse una semplice banale rilettura? Quali erano le implicazioni di medio, lungo, e lunghissimo termine in tutto quello? Quali le pietre miliari? E verso dove?
Ma ecco, il The.
Non era necessario fare altro.
Ora iniziavano solo le richieste.
Entrava in gioco l'ars suasoria.
Nella sua massima espressione.
Un gioco che non sarebbe mai finito.
Quando sarebbe accaduto, sarebbe stata la fine.
La fine dei giochi, del tempo, della Storia. Di tutto.
Volevano davvero conoscerlo, viverlo, esperimentarlo?
Forse no. Chi era caro agli Dei, ormai, non moriva più giovane.
Un altro risultato non troppo sconvolgente della morale, mutata?
Tale mutamento radicale e sostanziale, quali altri effetti aveva avuto?
Un sorriso increspò il volto del Vecchio.
Comprensione, condiscendenza?


Ah! Ottimo!
Semplicemente splendido!
Ora il gioco cambia, sostanzialmente.
Mi raccomando, richieste chiare, non si faccia fraintendere.
Una tazza di The, uno di zucchero, uno di limone.


Detto fatto, la tazza mansueta si offriva incontro alla Teiera, già a sua volta in movimento, forte del suo nuovo alto uffizio, sbuffante, avvolta in spirali di vapore, risvegliate dall'improvviso movimento, scapitante, quasi inaspettato, ormai impigrita, dalle lunghe ore di pace. Compiuta la delicata missione, mentre già si avviava a tornare nella sede originaria, già la spavalda e sbarazzina zuccheriera, animata da un nuovo anelito di vita, era partita, menando l'argenteo cucchiaino per l'aere, quasi volesse smuovere i destini del Mondo, diretta alla tazza, ed alla bevanda. Zuccherare, aveva una missione precisa. Un paio di pinzette, meno esuberanti, ma anche più sinistre, sembravano invece risolute nel voler consegnare la loro fetta di limone, senza timore d'esser smentite. Si erano guadagnate la loro sinistra fama? Erano forse temute, e rispettate? C'era forse dell'altro che tacitamente era conosciuto da tutti, ma ammesso da nessuno? E come avrebbe accolto il giovane la novità? L'avrebbe cantata al Servizio, ed al mondo? L'avrebbero accettato? Se ne sarebbero tutti bellamente fregati? Qual era il margine, tra il successo ed il disastro? Sarebbe esistito, in una qualche pur minima accezione? Non sarebbe stato possibile fare altrimenti? Come doveva essere avere tra le mani una zuccheriera esuberante, e ribelle? Cos'avrebbe comportato? Sarebbe anche solo stato praticabile, per più di qualche secondo? Era una guerra che potesse esser vinta? Un po' come l'altra?

Ma certo, sono assolutamente convinto anch'io del fatto.
Come le dicevo è stata sicuramente una decisione, forse avventata, ma più sicura, da parte dei miei fornitori. Il The è destinato a confermarsi The, in qualunque circostanza. Che lo si voglia, o meno. Un po' come l'Irlanda, e come anche la Musica. Temo mi abbia frainteso, non sopporto il genere di musica che negli ultimi anni è andata imponendosi, ma sono da sempre un melomane di tutto rispetto. Ho solamente gusti in linea con la mia età, vetusti, per non dire più semplicemente vecchi. Ma credo non debba sorprendersene troppo, no? Così come, allo stesso tempo, non sopporto il Quidditch, non sopporto nemmeno le scope, non siamo mai andati d'accordo, dai tempi di Hogwarts. Ma anche lì, nulla di male, si può fare a meno. Quale crede che sia il senso di infilare una palla in un buco, inseguendone un'altra, e cercando di evitarne altre due? Quando è indispensabile mi faccio piacere la faccenda, e scendo allo stadio, in tutte le altre circostanze evito, dedicando il mio poco tempo ai piaceri della vita. Mi segue?


E come previsto, il problema.
Se già dall'inizio, lo sapeva, perchè puntare alla questione?
Sarebbe stato altrettanto accettabile vivere, e lasciar vivere, no?
In fondo, quanto era probabile che cambiassero opinione, dopo un The?
La sola remota circostanza che avvenisse, sarebbe stata da considerarsi?
O più semplicemente c'era sotto altro, su tutta un'altra questione? Era un pretesto?
E se sì, quanto sarebbe stato giusto sfruttarlo, senza un pur minimo spiraglio di speranza?
La questione era tanto annosa, quanto fumosa? Il problema non era mai esistito, ed era stato semplicemente confezionato ad Arte? Da chi? Se gli Efi non lo avvertivano come un problema, lo sarebbe mai potuto diventare? Erano ambizioni sane, il cui esito sarebbe stato un successo per tutto? Tutti vi avrebbero perso? O guadagnato? E quale sarebbe stato il più probabile esito, dell'intera guerra? Le guerre, del resto, si combattevano ancora con le armi? Due eserciti che si davano appuntamento in aperta campagna, il giorno X, trascinando cannoni, stregoni, e milizie, per contendersi il possesso ed il controllo di un dato territorio? O anche il concetto stesso di guerra era improvvisamente mutato, divenendo qualcosa che con la guerra aveva solo incidentalmente qualcosa, per altro poco, a che spartire? Del resto era una questione di parità? Non pensarla allo stesso modo avrebbe conseguito una serie di assunti teorici forti, pregiudiziali nei reciproci confronti? Si poteva amichevolmente non convenire sugli stessi punti? Quanto c'entrasse il rispetto nell'intera questione, era rilevante? Quanto era mutata nel corso del tempo la situazione? Sotto lo sguardo del Vecchio, il giovane Grifondoro.
Le dita intrecciate sul piano ligneo della scrivania, tra le spirali di vapore che si levavano dal liquido della tezza. Una risposta. Gli doveva una risposta?


Vede Mr Brior, ovviamente capisco il suo punto di vista, ma semplicemente mi permetto di dissentire. Del resto, per avere una qualche stima di una persona, sono abbastanza certo non si debba concordare con lei su tutto, no? Ovviamente non le chiedo di non giudicarmi, per molti versi è implicito il farlo, come potremmo fare altrimenti? Ma allo stesso tempo è richiesta una certa accortezza, nel valutare tutto il necessario. Ciò nonostante, il rischio di fraintendersi rimane elevato. Mi segue? Secondo le leggi vigenti gli Elfi di una famiglia sono una proprietà della stessa. Gli Elfi del Castello, sono una proprietà di Hogwarts, come potrebbero esserlo letti, banchi, e bicchieri. Molti amici, e conoscenti di una vita ritengono tutt'ora che sia vero. Che sia veramente così non lo credo, ma chi siamo noi per valutare le leggi del Ministero? Le leggi possono essere discusse, ha ragione, ma vanno comunque applicate. Le ho anche detto di avere un'opinione diversa sul tema, gli Elfi e tutti i miei domestici godono della mia piena fiducia, hanno la mia stima, e godono di un trattamento più che umano, può verificarlo lei stesso. Ciò nonostante resto un Peverell, possiamo vantare origini antecedenti ai Normanni, non ritengo di essere pari ad uno qualsiasi dei miei domestici. Lei può non essere d'accordo, ne ha tutte le ragioni, ma da qui a non avere la minima stima per un vecchio nobile scozzese onesto, penso ne corra, non trova? Ritiene forse che vi debba essere univocità di visione, ed un unico punto di vista su ogni tema? Gli Irlandesi si professano da sempre democratici, mentre i Peverell da sempre monarchici, che aldilà di questioni semantiche sia il contrario? Riterrebbe deprecabile, degno di un duello, l'avere posizioni opposte sulla forma di governo che dovrebbero avere i nostri Paesi? E se lei si sbagliasse? Immagino sarà certo di avere ragione, anche sugli Elfi, ma se così non fosse? In fondo, è così certo che il concetto stesso di guerra sia unico, e impassibile a qualunque evoluzione, nel corso del tempo? Chi crede che ne gioverebbe Gli Elfi? Ne è certo? E se così non fosse?

Cos'era una spreco di tempo?
Ed invece un altrettanto spreco di energie?
Non ne valeva semplicemente la pena?
E se invece il punto fosse stato un altro? Quali erano le reali dinamiche dell'intera faccenda? Quali i suoi estremi? Quali le sue immediate, ed indirette conseguenze? Cosa sarebbe stato giusto fare? Cosa opportuno, più di altro? Era solo una questione di principio, o c'era un secondo lato della medaglia, più pragmatico da prendere in considerazione? Quali erano i veri problemi? Quali le urgenze, e le priorità? Tutto aveva una soluzione? Tutto era possibile? Quali erano i limiti? Come sarebbero stati giudicati? Era quello un vero punto fermo del dibattito? La paura di essere giudicati male, ricordati anche peggio? C'era altro?
Altro che fosse altrettanto degno del loro tempo?
Delle loro decisioni? Delle loro energie?
Era una battaglia vinta?
O persa?


Quindi il problema è essere ricordati? Non se sia giusto o sbagliato, ma solo che opinione si faranno i nostri pronipoti, del nostro operato, giusto? Allo stesso tempo, è una conseguenza, il nostro giudizio su Pericle dovrebbe essere influenzato pesantemente dalla schiavitù che imperversava ad Atene, al tempo? Che opinione dovremmo farci dell'intera Storia dell'Uomo? Perchè questo dovrebbe avere più peso di altro? E se ancora una volta ci sbagliassimo? Del resto, il punto di partenza di tutto questo, di una serie infinita di giudizi su chi ci ha preceduti, sarebbe sempre il fatto che noi abbiamo ragione, e tutti gli altri torto, no? Ma applicando un semplice criterio democratico, scopriremmo che coloro che ci hanno preceduti sono indubbiamente superiori di numeri, a coloro che hanno invece popolato il pianeta negli ultimi secoli. Quindi in realtà anche la nostra sarebbe una dittatura totalizzante storicamente revisionista, no? Il punto, però, potrebbe essere anche un altro. Se noi non ci occupassimo di questa faccenda, perchè pur essendo un problema, avessimo differenti priorità, come valuterebbe la questione? Possono gli Elfi, a patto di ritenerlo, essere una nostra priorità? Il nostro Mondo è così perfetto, il migliore dei mondi possibili, tanto da permetterci di convenire essere gli Elfi IL vero problema da risolvere entro la nostra generazione? Non è anche questa una nostra valutazione, alquanto almeno discutibile? E chiunque si trovasse a pensarla differentemente dovrebbe essere marchiato?

Qual era la Verità?
Cos'era giusto?
C'era un'unica soluzione?
Chi l'avrebbe individuata?
Come poteva essere verificata?
Il processo era certo?
Era tutta fuffa?
Il Quia?

 
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view post Posted on 23/11/2015, 11:44
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adam

Doveva ammetterlo: in tutta la sua giovane vita, Oliver non aveva mai partecipato ad un semplice incontro così interessante e pieno di sfaccettature di diverso genere; che il professor Peverell fosse un uomo di cultura era ovvio, lo aveva compreso dal primo momento in cui i suoi piedi erano entrati in aula, quel lontano giorno della sua prima lezione di Storia della Magia: ascoltare il docente parlare e raccontare nozioni del passato che abbracciavano anche il presente, d'altronde, era stata un'altra conferma della sua iniziale impressione e, attualmente, lo studente Grifondoro continuava a considerare Peverell come un Mago circondato da un alone di mistero e di saggezza che non lo intimorivano come spesso accadeva, quanto lo affascinavano all'estremo livello. Lo sguardo si posò sul volto dell'uomo di fronte a sé, valutando le sue parole prima di rispondere. Forse era stato frainteso ed era apparso come un ragazzo maleducato, aggettivo che di sicuro non s'addiceva alla sua persona, eppure il professore aveva pronunciato alcune frasi che avevano fatto riflettere l'Irlandese, facendogli presupporre di essersi spinto oltre. Troppo, in effetti. Si affrettò a chiarire un punto per poi dedicarsi nuovamente al tè, nella speranza di concludere in fretta la preparazione della tazza fumante per tessere una conversazione in toto, senza distrazioni varie.
"Signore, le mie scuse per essermi palesato come una furia, non era mia intenzione. Nutro, ripeto, una profonda stima nei suoi confronti e di certo un punto di vista differente non mi farà cambiare opinione su due piedi" disse con tono sincero, mentre una tacita vocina nei meandri del suo cervello correggeva un dettaglio della frase: non "un punto", ma "qualche".
"Quidditch e Musica, due passioni contrastanti che possono piacere o meno, nessun problema al riguardo" - sorrise, riacquistando la parvenza di calma che il galateo gli aveva insegnato ad assumere e mostrare in tutti quegli anni - "eppure sono certo che se ascoltasse il nuovo album di Glenda Chittock potrebbe cambiare idea, innamorandosi del genere musicale moderno, per così dire. Sarà mia premura farglielo avere, signore".
Si voltò di mezzo busto verso la teiera fumante, così da evitare di dare le spalle al suo interlocutore, mancando di rispetto e di eleganza; riportò a galla la richiesta del docente circa zucchero e limone, quindi comparve un altro sorriso divertito sulle sue labbra, mentre canticchiava a bassa ma comunque udibile voce un'altra folle filastrocca di breve lunghezza:


"Cara pinza, mi permetta,
del limone solo una fetta.
Zuccheriera,
non è sera,
è la tazza che ormai aspetta
di dolcezza una zolletta"


Sua nonna lo avrebbe colpito con un maleficio nell'istante stesso in cui avesse sentito il nipote scherzare in quel modo con un banale oggetto di un servizio da tè, mentre sua madre si sarebbe fatta una grossa risata e avrebbe partecipato al gioco senza remore. Nell'attesa che zucchero e limone si posassero, come sperava, nelle due tazze preparate, Oliver riportò l'attenzione sul docente, l'espressione per niente imbarazzata, quanto soddisfatta, come se la musica lo rendesse perennemente allegro. Affrontare il discorso del CREPA, per quanto non propenso ad avere due pareri uguali in quella sede, permetteva al ragazzo di avere un autentico dibattito e scambio di idee, così da prepararsi per eventuali futuri eventi dell'organizzazione.
"Riguardo gli Elfi Domestici, ecco, mi permetta di replicare a mia volta con le dovute scuse" - la gentilezza spesso risultava snervante, non era di certo un mistero - "ma il gruppo di creature presente al castello non è proprietà di Hogwarts, al contrario vengono tutti stipendiati come onesti lavoratori. Un solo Galeone a mese, si vocifera e si testimonia nelle fonti scritte che ho recuperato dai reperti della prima fondazione del Comitato del CREPA. Avendo una prova, suppongo sia giusto considerare il fatto che gli Elfi lavorino alle Cucine per loro scelta, non perché costretti. Non vengono maltrattati, non sono definiti come nullità, hanno un pasto caldo ogni giorno e possono dormire sotto un tetto al riparo dal freddo e dalle intemperie perfino umane. Inoltre, signor Peverell, non credo che queste leggi di schiavitù siano opera del Ministero della Magia: come ha detto anche lei, le leggi vanno applicate comunque, quindi cosa mi conferma che non siano state discusse per niente o per bene? Gli Elfi Domestici sono vincolati alle loro stesse leggi magiche, pertanto accettano di voler essere domestici, cosa che il Ministero avrà confermato e trascritto senza problemi; ma in passato qualcuno ha tentato di opporsi, ha cercato di discutere le leggi soltanto applicate, si è presentato un gruppo di Maghi e Streghe pronto a lottare non per la totale liberazione degli Elfi, non lo vorrebbero neanche loro. Si lotta per il ripristino della loro dignità come creature magiche. Faccio un esempio: i Folletti hanno avuto diverse problematiche con il Ministero, da quel poco che ho letto in Biblioteca, però si sono fatti sentire, hanno parlato per i loro diritti, ottenendoli anche se con sforzo. Gli Elfi Domestici non hanno mai dialogato perché incapaci di opporsi a Maghi e Streghe, credendosi inferiori, così ecco nato il CREPA, l'organizzazione che darà loro voce"
Una pausa veloce, durante la quale Oliver fece un passo avanti e alzò le mani come per evidenziare il valore del discorso.
"Non chiediamo la libertà degli Elfi Domestici o che questi vengano stipendiati, altrimenti come primo ostacolo avremo gli Elfi stessi. Domandiamo rispetto per le creature citate, il riconoscerle come esseri viventi e non bestie da soma: non è tanto, non porterà di certo ad una guerra. Per rispondere alla sua domanda in via generale, però, direi di sì, per una giusta causa sono disposto a lottare fino all'estremo, del resto non sarei un discepolo di Godric se così non fosse" aggiunse, orgoglioso della sua appartenenza ai Grifondoro. Era certo che l'ultima parte non fosse travisata dal professore, poiché la sua idea era quella di non instaurare uno scontro di alcun tipo con la Legislatura Ministeriale, richiedendo insieme al futuro Comitato semplici riconoscimenti di diritti morali e sacrosanti per gli Elfi Domestici.
"Dittatura totalizzante storicamente revisionista, quanto mi piace questa espressione!" esclamò, forse troppo esuberante per i suoi standard. "In parte purtroppo è così: si ricordano spesso personaggi oserei dire famosi, che hanno lasciato un segno, mentre gli umili e coloro dietro la linea di comando non sono neanche riportati alla memoria. Non è forse questo il caso degli Elfi Domestici? Sono sempre stati nelle retrovie, nessuno li ha mai considerati più di tanto perché andava bene così. Non saranno la priorità attuale, chissà. Ma come si può determinare una priorità se nessuno ne presenta i termini?" chiese, incuriosito più che in cerca di dibattito. Finalmente aveva di fronte una persona che poteva ampliare le sue lacune, rispondergli con efficacia e farlo ragionare con precisione. Quanto aveva atteso quel momento. Entrare nella Scuola di Atene rappresentava uno scacco matto verso la routine, un modo per vivere in carne ed ossa l'inebriante esperienza della cultura. Per quanto il loro discorso stesse abbracciando altri campi e altri dettagli, Oliver non poteva che esserne più felice. Lo stesso interesse, nella lauta positiva accezione del termine, dimostrato da Peverell verso il CREPA lo riempiva di una sensazione più che piacevole.

 
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view post Posted on 19/4/2016, 22:00
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Uno scontro.
Certo, solo verbale.
Eppure pur sempre uno scontro.
Avrebbero trovato una qualche forma di sintesi uno scozzese, e un irlandese? Per giunta, un progressista e un conservatore, un giovane e un vecchio. Se forse la prima condizione l'avrebbero anche soddisfatta, e non era affatto scontato, essendo tutte cumulative, diveniva inesorabilmente sempre più complicato arrivare alla fine di quelle forche caudine, studiate quasi con maniacale acredine. Al termine di ogni ostacolo, quando il sentiero si mostrava apparentemente sgombro, e una risolutiva soluzione a portata, ecco mutare tutto intorno il quadro più ampio, e con esso la necessità di tornare a rimboccarsi le maniche, per non lasciarsi sfuggire l'opportunità. Indi per cui, la domanda: erano davvero destinati ad arrivare a qualcosa? Quanto era destinato a pesare quel colloquio a distanza di qualche anno? Era tutta questione di nulla sin dal principio? Si sarebbe dissolto come una bolla di sapone? O c'era anche dell'altro?
Mentre già il Grifondoro si concedeva alle scuse, per quanto d'obbligo, ne risultava un nuovo palese interrogativo. Ne avrebbe avuto risposta? Non era destino che accadesse? E quella Chittock? Chi era? Una strimpellatrice di pura avanguardia, come il floreale a primavera? Quanto sarebbe sopravvissuta all'oblio di un pubblico sempre meno riconoscente, e sempre più consumista. Tutto ora, e subito. Quello era il nuovo imperativo. La vita media di un qualunque prodotto era finita con il ridursi di diverse decine di volte, i mesi erano divenuti giorni, gli anni settimane. Il prossimo passo quale sarebbe stato? Rottamare sì, ma chi? Era abbastanza sicuro che riprendere almeno temporaneamente tiro al piattello avrebbe levato tutti dagli impicci, ma dietro un sorriso complice, tacque. Avrebbero evitato questioni, almeno per quanto possibile, e per il solo gusto di porne.


Non si scusi, non è un peccato o una colpa avere uno o più punti di vista differenti. Del resto, lo saprà anche lei che a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, no? Ma non pensiamoci, aspetterò questa Chittock, e che gli Dei me la mandino buona.

E gli Elfi, sì.
Che erano parte del problema.
Forse un giorno, anche della soluzione.
Ma sarebbe sicuramente stato pretendere troppo.
Sarebbe capitato, come non avrebbe potuto in fondo?
E quale pro avrebbe contribuito nel creare tutta quella Storia?
Mentre il The si faceva, con teiera e tazzine che si inseguivano ordinatamente sul piano, tutto sembrava filar liscio, almeno da quel versante, all'orizzonte la tempesta andava addensandosi. Vi sarebbe stata una qualche soluzione? Alla portata di tutti, o anche solo qualcuno? Era davvero così? Gli Elfi erano solo quello che volevano essere? Il problema era quello? Era una questione di lana caprina il chi le avesse realmente introdotte tali leggi? Quanto era una questione di principio, il semplice fatto che si scrivesse l'una o l'altra cosa? Il pallino dell'intera questione chi lo deteneva? Di chi era la potestà? Perché limitare la questione ai soli Elfi? Una questione di prevenzione? Un errore sin dall'origine? C'era del buono? E se la cura fosse stata peggiore del male? Cosa era giusto fare?


Ottimo direi. Ha convinto il mio servizio da The, il che non è scontato, affatto, ma non me. Ciò nonostante, non è il caso di disperare, probabilmente non arriveremo da nessuna parte, tra diverso tempo, ma non sarà andato del tutto sprecato. Vede, a voler essere realisti, che molti concorderebbero dover essere la nostra massima ambizione, almeno in tali circostanze, chi abbia dato origine alle leggi che regolano oggi gli Elfi non dovrebbe interessarci. Dovremmo muovere da quelle per determinare se siano giuste, relativamente e assolutamente, quanto sia urgente occuparcene, e se sia possibile farlo, con quali conseguenze. Lei è molto giovane, ma immagino che le vengano in mente diverse altre Creature magiche almeno al pari degli Elfi, a partire dai Centauri, ad arrivare ai Folletti. Al netto del perché vi siano gli equilibri che ci sono tra Maghi e questi, perché occuparsi degli uni, e non degli altri? Perché discriminare i Centauri, a favore degli Elfi? Può la semplice numerosità della popolazione essere un criterio sufficientemente congruo? Perché non altre creature ancora? Perché non legiferare su Gufi, Cani, e Gatti? Le posso assicurare di aver spesso pensato, negli ultimi vent'anni, che le diverse persone con le quali abbia avuto a che fare fossero di gran lunga più ottuse, e meno simpatiche, nel senso stretto del termine, di Amalia, e senza nulla toglierle è un cane. Così come, del resto, io non ho detto che le leggi vadano solo applicate, ma anche. Ne possiamo ovviamente discutere, ma ciò non toglie nulla alla loro applicazione. Mi segue?

Di gesto in gesto.
Di provocazione in provocazione.
Mirava a catturarne l'attenzione, lo sguardo.
A non perderlo negli infiniti meandri del discorso.
Nelle sabbie mobili legislative che metter mano a tutto quello avrebbe suscitato. Al vespaio che avrebbe destato la sola ipotesi di ridiscutere quelli che erano a tutti gli effetti trattati, firmati e controfirmati dalla Storia stessa. Dal sangue, e con il sangue di generazioni e generazioni che avevano avuto il coraggio di farlo. La volontà, e il potere. Non erano piovuti dal cielo, c'era uno storico, pesante, alle spalle. Che tale sarebbe stato riconfermato, e mantenuto nel tempo. Aldilà di quanto sarebbe stato concordato. O di anche quanto avrebbero potuto dissertare. Un'espressione bonaria, il viso rilassato, degno di una simpatica conversazione da mercoledì a colazione, davanti a una tazza di The, che veniva immediatamente confermata, e un porridge. Ironia della sorte, anche in quel caso gli Elfi sarebbero stati pesantemente invischiati nel contesto, e perchè no, nella conversazione. Probabilmente sarebbe solo stato strano l'orario, era solito scendere tra i primi quei pochi gradini che lo separavano dalla Sala Grande, e poi filarsela per il Parco con la truppa al gran completo. Atlante non aveva mai manifestato alcuna intenzione di portare a spasso nessuno, e solo alcuni fortunati erano veramente edotti sulla quantità di letame che un gruppo di animali ben addestrati fosse in grado di produrre.


Che se ne voglia, ogni tentativo di mutare lo status quo non può prescindere da quanto sia avvenuto in passato. Riconoscere diritti agli Elfi, dovrebbe spingerci a interrogarci sugli altri. Sono gli Elfi migliori o peggiori dei Centauri? Siamo davvero sicuri che siano migliori, solo perchè vi abbiamo più spesso a che fare? E crede che l'esistenza di un Elfo sia così infinitamente peggiore di quella di un Centauro? Ma ancora meglio, Mr Brior, la domanda dovrebbe essere ancora un'altra, e radicalmente diversa alla radice: per quanto attiene a una giustizia assoluta e universale, quanto sono differenti e inferiori tutte queste Creature, dai Maghi? Perché gli uni dovrebbero sopravanzare gli altri? Lei è così convinto che sia compito dei Maghi giudicare e sentenziare sulle esistenze di tutti gli altri? Ed è qui che torniamo al punto iniziale, metter mano a quanto chiedete voi che conseguenze avrebbe? Sarebbe veramente possibile? Perché, a oggi, il sistema è così concepito?

Domande.
Che volevano risposte.
Sarebbe stato possibile trovarle?
Quanto si sarebbero dimostrate scomode?
Quanto era tollerabile la nuda realistica verità.
Celato dietro due lenti cristalline infuocate di riflessi rossi, e gialli, attendeva.
La replica, sarebbe stata tale? Era necessario che lo fosse? Quale il senso di marcia?
E quale il giudice ultimo? .

 
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view post Posted on 12/9/2016, 10:43
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adam
E così le tazze furono riempite, il tè fu pronto per essere gustato e l'emozione parve bollire allo stesso modo nel cuore del giovane Grifondoro. Si lasciò trasportare sia dalle parole del professore lì vicino sia dallo stato spirituale di quel momento, pensando che un sottile strato di rabbia stesse scalfendo ogni parete costruita dal bon ton in tutti quegli anni, abbattendola l'una dietro l'altra senza dubbio alcuno. Non era giusto, non era affatto giusto. La cruda verità era che il suo punto di vista non rispecchiasse quello del docente, tuttavia aveva troppo da perdere sia da un lato sia dall'altro: nel primo caso, Oliver era a conoscenza dell'importanza della sua presenza in quell'Ufficio così affascinante nel suo classico stile; necessitava guadagnare non soltanto la fiducia di Peverell, quanto la sua stima, il che era tutto dire. Imponente nella sua cultura, intenso nelle sue spiegazioni, quel Mago stava sorprendendo l'adepto di Godric in modi che non avrebbe mai immaginato in precedenza: perfino il richiamo alla musica di Glenda Chittock, non particolarmente apprezzata fin dal principio, non gli era piaciuto tantissimo. Nel secondo caso, per l'appunto, il discorso riguardante gli Elfi Domestici stava accendendo la passione che in ogni circostanza del genere, durante qualsiasi conversazione studiata fino all'ossatura, non avrebbe dovuto palesarsi affatto. Scosse il capo in un impercettibile movimento, più un modo personale per dissentire che altro, mentre le ultime parole ascoltate facevano breccia nel suo animo. Fu piacevolmente colpito dal calore delle tazze e ringraziò con un sorriso le stesse pinzette di limone che avevano acconsentito alla sua richiesta canora. Quanto tutto fu pronto, tornò dal professore, porgendo una di quelle bevande fumanti. "Un tè offerto da un Irlandese potrebbe forse spingerla a cambiare idea?" chiese, prendendo posto, finalmente, dove gli era stato indicato in precedenza. Ricordava una delle tante minuzie, per non dire sciocchezze, di sua zia Adele quando commentava le norme comportamentali della quasi omonima nonna Adeline: in piedi la conversazione prende una piega particolare, da seduti ne prende un'altra, perché è sempre una questione di piani. Sorrise, dunque, incerto sull'interpretazione esatta di quella massima. Le dita di entrambe le mani si strinsero attorno la tazza calda, lo sguardo pronto ad intrecciarsi nuovamente a quello del docente. Il tono di voce scattò verso la modalità pacata, le sfumature delle sillabe che si articolavano come sancito dal galateo di origine francese. "Sir Peverell, lei ha colto esattamente il punto" disse, un cenno del capo affermativo. "Ipoteticamente parlando, se fossi il Ministro della Magia in persona, mi occuperei della salvaguardia di ogni creatura vivente in difficoltà, volente o nolente che sia. E' compito dei Maghi, intesi come persone dotate di raziocinio maggiore rispetto agli animali... anche se ho i miei dubbi" si fermò, una pausa brevissima, la frase spezzata per un pensiero improvviso. "Dicevo, è compito dei Maghi interessarsi dei più deboli, favorire loro un'esistenza degna di attenzioni e sicuramente migliore del previsto. Non siamo barbari, siamo uomini. E come tali, è nostro dovere aiutare. Gli Elfi Domestici, nel nostro caso, non sono istruiti e dunque non conoscono il senso della libertà, della dignità e del rispetto che ognuno di noi dovrebbe offrire loro. Seguono tutti gli ordini ricevuti, senza obiezioni e senza proteste. Comodo, vero? Sire, la verità è che va bene così. Perché cambiare le carte in regola, perché cambiare la realtà, se è così piacevolmente semplice? La facilità attira, ammalia come non mai: Elfi come schiavi, Elfi che puliscono e lavorano al nostro posto. Meraviglioso, non crede? E ad un tratto compare una folle associazione, la nostra, che vuole stravolgere il tutto. Non più creature ubbidienti e pronte a fare la spesa al posto nostro, a cucinare e fare tanto altro ancora per noi, ma creature che lavorano con uno stipendio, come è giusto che sia. Quando lei acquista il suo amato tè, lo paga. O meglio, paga il prodotto al venditore. Se un Elfo le pulisce la scrivania, perché non dovrebbe pagarlo? O almeno, perché non dovrebbe ringraziarlo al pari di un negoziante? Forse perché è meno importante di un Mago in carne ed ossa? Oppure perché non si è mai fatto, quindi perché iniziare?". Non bevve, non ancora. I suoi occhi, verdi come le foglie della natura incontaminata di Cork, si erano accesi di una luce radiosa, fin troppo profonda. "Perchè gli Elfi e non i Centauri? Semplice, la risposta è conosciuta anche da lei, Sire. I Centauri non necessitano aiuti, sono più che autosufficienti, dotati di ragione e di intelletto, di forza e determinazione, oltre che di un orgoglio e uno spirito testardo che diversi autori non fanno a meno di descrivere nei loro manuali. Non oso dire che gli Elfi Domestici non abbiano cervello, figuriamoci, ma oso dire, a buon ragione, che la loro mente sia stata fuorviata da anni ed anni di schiavitù. Perché di questo parliamo, professore, di schiavitù vera e propria. Non si sarebbe mai sognato di sputare, la sola idea che Oliver Brior compisse un atto del genere suonava ridicola, tuttavia quel termine così oltraggioso fu scandito con una precisione quasi simile ad un colpo di frusta. Poggiò la tazza sulla scrivania di fronte, le mani ora libere di stringersi al petto. "Gli Elfi Domestici sono creature senzienti e per versi simili agli umani, non può fare un paragone con cani, gatti o addirittura Vermicoli. Necessitano aiuto perché non sanno proteggersi e farsi valere al pari di Centauri o Maridi. Rientrano nella categoria di Folletti e Goblin, ma a differenza di questi non conoscono i loro diritti. Noi ci impegniamo ad istruirli e a far prendere loro nota dei valori che meritano, lo faremo sempre. Al Ministero, nel dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, ci dovrebbe essere una sottosezione dell'Ufficio Animali che comprende le specie considerate in precedenza. I Centauri e i Maridi, per citarne due, si sono fatti strada legalmente con intelligenza e forza. Gli Elfi no, hanno sempre rispettato i comandi ricevuti, mai fatto ribellione. E se è successo, nei pochi casi che notiamo dalla storia, sono stati messi a tacere velocemente. La loro sottosezione è praticamente inesistente, non rispondono neanche alle nostre lettere." Un'ultima pausa, la tazza recuperata di nuovo. "Quindi, Sir Peverell, è giusto crogiolarsi nell'indifferenza a favore della semplicità? E' giusto ignorare il problema della schiavitù a favore della comodità? Se la sua risposta è affermativa, temo che la nostra conversazione non possa proseguire per questioni morali. Se la sua risposta, almeno per queste domande, è positiva come mi auguro, allora è nato un punto d'accordo. I modi circa il ripristino della dignità e dei valori degli Elfi Domestici, in effetti, possono non essere condivisi. Ci sono problemi imminenti, sicuramente. Guerre da placare, rivolte da sanare e tanto altro ancora, ma è per questo motivo che la situazione dei Domestici sia sempre stata messa da parte. Ci sarà sempre qualcosa di più importante, perché fin quando la comodità regna, è piacevole lasciarla regnare". Bevve, infine, un lungo sorso ristoratore.
 
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