Old Gods hear you. ~, Privata, Horus.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 17/11/2015, 17:22

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


C'era un motivo se aveva preferito Diagon Alley per quell'incontro: Hogsmeade iniziava a darle la nausea. Trascorreva ormai tutti i pomeriggi a Mielandia e per forza di cose era costretta ad attraversare il villaggio ogni santo giorno.
Ma da brava amante dei dolci, la sua scelta non era potuta che ricadere sulla gelateria di Florian Fortebraccio. Le vecchie abitudini erano dure a morire, e lei non era certo il tipo che si negava dei dolci, figuriamoci, malgrado il fisico esile. Non avrebbe potuto durare a Mielandia, altrimenti.
Ripensò a quel che Sekhmeth le aveva scritto; cosa era così importante da non poter essere discusso a scuola?
Non ne aveva la minima idea, francamente; ma aveva senza dubbio attirato la sua curiosità. Cosa poteva volere da lei?
Pensò a ciò che sapeva di Horus; non molto, comunque. Caposcuola Tassorosso, studente brillante e a modo, ed era esemplare il modo in cui si fosse accollato la responsabilità di capo-spedizione durante la (dis)avventura di Cluny. Magari non aveva avuto scelta, però evidenziava un carattere...uhm...diligente, responsabile? Magari però poteva essere anche sintomo di un qualche lieve disturbo mentale; del resto, aveva imparato che ad Hogwarts, di persone sane di mente, ce n'erano ben poche. E ovviamente, lei non faceva parte di questo ristrettissimo gruppo, neanche a dirlo.
Ricordava di avergli praticamente rivelato così su due piedi di essere una Divinatrice e di avere brevi visioni di avvenimenti futuri; era stata costretta dall'urgenza della situazione, l'alternativa era che ci scappasse il morto (cosa che era quasi accaduta davvero, visto che aveva ancora i segni delle ustioni sul suo corpo a distanza di mesi). Horus, non che avesse altra scelta, ovviamente, le aveva creduto, senza farle domande, né in quel momento né dopo. Lo aveva apprezzato.
Sinceramente, però, era finita lì; forse influenzata dall'opinione di Arya (alla quale, si era capito, non andava molto a genio, anche se tentava invano di non darlo a vedere), non si era fatta un'opinione completamente positiva di Horus. Okay, sicuramente si era fatta influenzare da Arya, ma questo non cambiava il fatto che non le sembrasse una persona, come dire?, cristallina. Non le sembrava il tipico Tassorosso, ecco. Anzi, tutto le sembrava, ma non un Tassorosso.
*Preconcetti a go-go, Lesnicky.*, pensò, e all'istante frenò i suoi giudizi, rimandandoli a più tardi. Magari quella chiacchierata, di qualunque cosa si fosse trattato, poteva contribuire a farle avere un'opinione più chiara del ragazzo.
*Beh, speriamo almeno che anche lui non storpi il mio cognome.* , ma ne dubitava, dal momento che anche lui, quanto a cognomi, non andava proprio benissimo. Tutte quelle "h" potevano mandare in confusione tantissimi inglesi abituati a cognomi come Evans, Smith, Anderson e via dicendo.
*Solidarietà fra persone dai cognomi ambigui, ottimi presupposti.*
*Oh, smettila!*

Alle cinque e quaranta era quasi sul posto; aveva terminato il turno a Mielandia alle quattro e mezza, e aveva fatto con comodo, senza correre per la fretta. E adesso, stava attraversando le strade di Diagon, che, malgrado fosse ancora la metà di Novembre, erano già quasi del tutto decorate in perfetto spirito natalizio. Sorrise; Natale era più vicino di quanto sembrasse, e presto sarebbe tornata a casa anche lei. Si strinse nel maglione, mentre il fresco vento pomeridiano d'autunno scuoteva gli alberi e i cespugli sul ciglio della via. La temperatura era insolitamente mite, considerando che era quasi Dicembre.
In perfetto orario, alle cinque e tre quarti, si ritrovò davanti il Caffè di Florian Fortebraccio; sbirciò all'interno. Non sembravo affatto affollato; anzi, tutt'altro. Meglio così, visto che sembrava dovessero parlare di una questione particolarmente delicata.
Si fermò sulla porta, attendendo, mentre all'orizzonte il cielo iniziava a imbrunire.



Edited by Ârwen - 7/4/2016, 15:24
 
Top
view post Posted on 20/11/2015, 16:09
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: shudder internally | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Quanti anni erano passati da quando Horus aveva saputo casualmente da Aryadne che suo padre, che tutti credevano scomparso da anni, frequentava Villa Cavendish? Quanti anni passati a rimuginare, a titubare, a credere a quelle parole e a condannarle come la più crudele delle bugie. Si era crogiolato in un limbo di insicurezza, senza cercare l'aiuto di nessuno se non una conferma da parte della stessa Aryadne. Lei, tuttavia, era sparita senza lasciare alcun indizio su dove si trovasse, e a nulla erano valse le numerose ricerche che Horus aveva compiuto per poterla rintracciare. Si era dovuto muovere con cautela, con lentezza, perché gli Eventi che poi si erano susseguiti gli avevano impedito di trovare notizie certe e avevano messo la sua stessa incolumità a repentaglio. Poi, qualcosa si era mosso e Aryadne sembrava non esser più l'unica pedina fondamentale per farlo entrare nell'impenetrabile villa di una delle famiglie Purosangue più prestigiose e famose del Mondo Magico Inglese. Semplicemente, ancora una volta per caso, Horus aveva appreso che Emily Rose era proprio la cugina della giovane Cavendish e l'importanza della Serpeverde era duplicata agli occhi del Tassino. Tuttavia, col nascere di sentimenti sempre più forti e pericolosi nei confronti di Emily, Horus aveva dovuto essere ancora più prudente, frenando l'irrequietezza che l'aveva colto una volta compreso che non tutto era perduto. Non sapeva in che rapporti Emily ed Aryadne fossero, se i Rose fossero ancora legati ai Cavendish e per questo motivo Horus non poteva rischiare né per se stesso, né per Emily. Spezzato il sigillo che sua madre gli aveva imposto, infatti, Horus aveva compreso davvero chi era il nemico, quanto era pericoloso e sapere che il padre di Aryadne era un probabile seguace del Signore Oscuro era un rischio troppo grande da correre se non v'era certezza che Osiris frequentasse la loro casa.
Così Horus era di nuovo precipitato nel limbo dell'insofferenza, dell'impossibilità di muoversi, finché un giorno non era accaduto qualcosa che, alla fine, aveva aperto uno spiraglio in quel caso complesso.
Proprio quando era ormai stato tentato di andare da Camille e rivelarle quanto sapeva —un gesto che aveva evitato fino all'ultimo proprio perché insicuro delle proprie informazioni— il suo sguardo era caduto, casualmente, sul tavolo di Grifondoro, durante l'ora di pranzo. A dirla tutta non era Grifondoro che Horus guardava, bensì il tavolo successivo, quello dei Serpeverde, alla ricerca della chioma vermiglia di Emily che, da qualche tempo, non presenziava più alle cene e ai pranzi, segno che era ancora lontana come lei stessa gli aveva confidato.
Il suo sguardo, così, si era spostato ad osservare pigramente i Grifondoro, mentre lui terminava di malavoglia il suo pranzo. Quando però una figurina si alzò dal tavolo e si allontanò lentamente verso l'uscita della Sala, Horus fu come colpito da un fulmine a ciel sereno: quella ragazza altri non era che Zoey Lesnicky, l'ex Caposcuola di Grifondoro, nonché... Divinatrice.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Fu la stessa Grifa ad avergli confidato il suo segreto, durante la gita con la Scuola di Atene e lui stesso era rimasto stupito da come era riuscito a crederle, convinto dalla reazione spaventata e agitata di lei dopo una delle sue visioni. Terminata la gita, non aveva avuto modo di appurare quanto le visioni di lei sarebbero potute esser reali, né aveva approfondito la sua conoscenza, ma in un momento come quello, dove qualsiasi piccola speranza poteva esser utile a qualcosa, poco importava se la Lesnicky fosse attendibile o se non la conosceva in maniera approfondita: poteva essere davvero la conferma alle proprie incertezze che stava cercando.
Tuttavia, passarono diversi giorni prima che Horus si decidesse a scriverle; giorni in cui aveva rimuginato sulla riuscita del suo piano e verso i propri scrupoli, che gli impedivano di sfruttare una ragazza senza alcun riguardo. Aveva deciso, infine, dopo qualche notte insonne, di provare a chiederle quel favore, rischiando il tutto per tutto e affidandosi a quella che, sperava, essere una ragazza degna di fiducia. Così, le aveva scritto e lo stesso giorno, prima di quanto si aspettasse, Zoey aveva risposto.


» h. 5:40 pm, Diagon Alley

Un vento straordinariamente mite spazzò la strada affollata di Diagon Alley dove un gran numero di persone passeggiavano, intente a farsi gli affari propri. Horus era uno di loro: le mani infilate nei pantaloni color ardesia, lo sguardo concentrato alla ricerca del locale che gli era stato indicato come poco oltre l'inizio della via, il ragazzo rabbrividì vistosamente, affondando il viso nel morbido collo del maglione nero. Quel brivido, probabilmente, era stato prodotto più dalla tensione che dal vero ed effettivo freddo di quel pomeriggio; certo, con la sua temperatura corporea fissa a trentatré gradi centigradi aveva un concetto tutto suo di "freddo", ma in quel frangente il gelo era davvero l'ultima cosa che lo preoccupava. Quando, in lontananza, intravide l'insegna della pasticceria, il suo stomaco si contrasse dolorosamente ed Horus si costrinse a proseguire senza fermarsi, cercando di relegare il timore in qualche cassetto del proprio inconscio. Vide Zoey arrivare pochi istanti prima di lui, fermarsi davanti la porta e sbirciare all'interno: certo, lei non aveva la più pallida idea di quanto agitato fosse il Tassorosso e per un istante Horus la invidiò. La raggiunse in pochi passi ed esibì una maschera di calma e tranquillità che avrebbe fatto invidia ai migliori attori teatrali.
« Ciao. » La salutò con un sorriso affabile. « Ti ringrazio davvero tanto per aver accettato il mio invito. Vogliamo entrare? Il sole sta calando e credo scenderà un po' di freddo. » Il suo invito risuonò naturale e, avanzando verso la porta, la tenne aperta per lasciarla passare per prima. Una volta che lei fu dentro, Horus la seguì, mentre l'intenso odore del cioccolato e della Burrobirra calda inondò le sue narici. La Gelateria di Florian Fortebraccio era il classico locale dove tutti gli amanti dei dolci —il che escludeva automaticamente Horus— potevano trovare il Paradiso: l'enorme bancone in fondo alla sala custodiva un'immensa varietà di torte e pasticcini, mentre i menu appesi qui e là assicuravano una altrettanto vasta lista di tè e bevande che avrebbero potuto accontentare anche il più esigenti. Una veloce occhiata, tuttavia, confermò che il locale non era pieno come Horus aveva sperato: con tante voci e cicaleccio era più difficile concentrarsi su quanto lui doveva dire. Trattenendo un sospiro, il Tassino si diresse verso un tavolo libero lontano dall'ingresso, ma non troppo riservato, per non risaltare maggiormente ad eventuali occhi indiscreti.
*Sto sconfinando nel disagio cronico.*
« Spero vada bene qui. » Affermò sorridente, sedendosi al tavolo. Tutta quell'attesa lo stava logorando dentro ed Horus avrebbe voluto parlare subito: prima iniziava, prima sapeva il responso. Invece, ancora una volta, si frenò.
« Prima di dirti quello che devo... posso offrirti qualcosa per ringraziarti? »
Sì, doveva solo pazientare un altro po'; la paranoia non sarebbe servita a niente e loro erano solo due studenti in procinto di chiacchierare amabilmente su... *Effrazioni in casa altrui.*


"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


Camerierine cercasi :*-*:
 
Top
view post Posted on 24/11/2015, 12:49
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,503
Location:
Hyperversum

Status:


tumblr_mwgtfqiGK21swonpwo1_500

Freddo freddo freddo e ancora freddo, Amber amava Novembre, e quel vento gelido che le sferzava il volto. Uno dei motivi principali del suo amore per il freddo, era la cioccolata calda! Quella di Florian, ovviamente..
Erano quasi le sei di sera, la tassina aveva concluso un'altro pomeriggio lavorativo, ed era pronta a servire gli ultimi clienti di quella giornata.
Tentata dal fatto che ancora molti tavoli fossero vuoti, decise di coccolarsi un pochino, avviò il preparato per la cioccolata calda fondente, aggiungendo un pizzico di menta a dar gusto al tutto. Non avrebbe mai osato berla davanti ai clienti, ma solo nella zona delle cucine più nascosta, dove potevano entrare solo tre persone, lei, Gwen e il signor Fortebraccio.
Amber fece giusto in tempo a posare la tazza sul mobiletto dietro al bancone, quando il campanello d'ingresso suonò, avvertendola che era entrato qualcuno. Voltò lo guardo verso l'ingresso e vide i suoi prossimi clienti. Una ragazza che non aveva mai conosciuto, ma che ricordava di aver visto da qualche parte.. e Lui: Horus.
Per un attimo il ricordo del Caposcuola che l'accompagnava ad Hogmeade per il suo compleanno, invase i suoi pensieri. Rivivere adesso quel momento era abbastanza imbarazzante, era passato qualche tempo e la sua ingenuità era andata a farsi benedire! Doveva essere sembrata la bimba più sciocca del mondo in quel momento.
Rivederlo ora non le fece troppa impressione, lo ricordava più grande.. eppure non era certo basso, era cresciuta e la sua percezione era cambiata.
Riuscì a resistere all'irrefrenabile desiderio di svanire nel nulla all'istante, con la sua cioccolata calda, e lasciare il servizio a Gwen.. ma la sua collega non c'era in quel momento, quindi non c'erano nemmeno alternative.
* oh, suvvia! è un cliente come tanti! * ma che problemi aveva?

Prese un profondo respiro, si sistemò la frangia ribelle, e con il suo fedele blocchetto delle comande, si avviò al tavolo del Caposcuola.
Una coppia di amici, non troppo distante, cercò di richiamare la sua attenzione sui bicchieri vuoti che non aveva ancora portato via, provò a scusarsi a gesti, avrebbe preso l'ordine e poi avrebbe ripulito i tavoli. Optò per la via classica ed informale, in fin dei conti, non erano amici.

- Benvenuti da Florian, cosa posso portarvi?- nulla di più semplice, evitò il contatto visivo più a lungo del dovuto e, in attesa di un loro ordine, scrisse il numero del tavolo sulla comanda.

c0UdAmU
©Giuls ~ NON COPIARE.



Comandi! XD
 
Top
view post Posted on 2/12/2015, 12:08

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


Annuì in direzione del ragazzo, sorridendogli in risposta.
Sekhmeth era un nome egizio, vero? E Horus, se non ricordava male, era il nome di un'antica divinità, sempre dell'Antico Egitto. Aveva letto qualcosa a riguardo parecchio tempo fa, mentre aiutava Shayla in una delle sue ricerche di Storia.
*Poco pretenzioso, giusto un po'*, pensò, con un sorriso appena accennato. Beh, comunque non stava a lei giudicare, visto e considerato il suo cognome, che veniva storpiato almeno dieci volte al giorno, e che, quando veniva letto o sentito per la prima volta da qualcuno, questi spalancava gli occhi, mettendosi le mani nei capelli, ed inevitabilmente esclamava "Che?!"
*Sì, vabeh, però almeno non è il nome di un dio o di una dea.*
*Oh, smettila. Non è il caso di esser così fiscali.*

- Grazie -disse, mentre le teneva la porta per lasciarla entrare. Non si poteva dire che non conoscesse le buone maniere, anche se all'occhio di tutti risultava subito quanto fosse cortese. Anche se, comunque, non riusciva ancora a farsi un'idea definita del ragazzo. Non sapeva inquadrarlo, e neppure riusciva a capire se gli andasse a genio o meno.
Ricordava quelle volte in cui Arya le aveva fatto presente la sua antipatia nei confronti del rosso Caposcuola, antipatia apparentemente ingiustificata, ma lei, che la conosceva bene, sapeva cosa ci fosse dietro, e non aveva potuto fare a meno di sorridere, continuando ad ascoltarla in una delle loro numerose sedute di studio in biblioteca, facendo finta che fosse tutto normale.

- Sì, va benissimo. - disse, sedendosi; lo guardò perplessa, chiedendosi ancora quando si sarebbe deciso a parlare del motivo per cui le aveva chiesto quell'incontro. Qualcosa le diceva che non era per niente una questione semplice, e che avrebbe richiesto parecchio tempo ed energie.
*Dea, che almeno non sia qualcosa per cui potremmo finire ad Azkaban, per favore.* L'idea di passare il resto della sua vita dietro le sbarre, chissà perché, non la entusiasmava particolarmente.
Sfogliò il menù senza prestarvi molta attenzione; continuava a pensare ad altro, e i dolci non erano esattamente il suo primo pensiero, in quel momento.
Almeno finché non arrivò la cameriera, una ragazza bionda che sicuramente doveva frequentare Hogwarts, perché le parve di averla incrociata qualche volta per i corridoi, pur senza conoscerla. La ragazza attendeva le loro ordinazioni, quindi una scelta andava fatta, e in fretta. Odiava dover decidere così frettolosamente, ma d'altra parte, sapeva che per i camerieri non era il massimo aspettare ore ed ore per una singola ordinazione. Ci era passata lei stessa infinite volte, e non poteva fare a meno di mettersi nei suoi panni.

- Ahm...io credo che...prenderò una cioccolata calda. -disse, ordinando la prima cosa che le era venuta in mente, nonché la più scontata e banale.
*Però, che originalità.*
Osservò attraverso i vetri ciò che era fuori dal negozio; strada, passanti che camminavano, luci di Natale...
Poi, solo dopo che la ragazza si ritirò, guardò Horus, e, senza giri di parole, gli chiese:

- Dunque...possiamo parlare del motivo per cui siamo qui oggi? -
Si pentì subito di essere stata così precipitosa e forse un po' secca; deglutì, in imbarazzo, e subito aggiunse, in tono di scuse:
- Perdonami, non era mia intenzione esser così brusca. E' solo che è da questa mattina che ci sto pensando, e da quel che mi hai fatto intuire è una questione molto seria e delicata, ed io...non ho un bel presentimento a riguardo, e questo, come tutte le sensazioni che ho circa varie cose in questi ultimi tempi, mi innervosisce e mi confonde allo stesso tempo. -
*Per non dire che ti rende completamente pazza, a volte.*
*Sì, beh, questo è meglio non dirlo.*
Del resto, era o non era sempre stata Crazytown? In fondo, era rimasta coerente con la sua natura. Sì, la sua natura di disturbata mentale. E questo, assieme a tante altre cose, era meglio non farlo presente. A meno che non avesse voluto che Horus raccogliesse tutte le sue cose e scappasse via in fretta e furia.
E magari, avrebbe anche potuto farlo, visto che prevedeva guai derivanti dal motivo del loro incontro; ma d'altronde, lei e i guai oramai avevano stretto una solida, stabile amicizia, e sottrarsi non sarebbe stato carino, né nei confronti dei guai, né soprattutto nei confronti del ragazzo, che sembrava aver bisogno d'aiuto.
*Prepariamoci. Qualcosa mi dice che non sarà facile.*, pensò con un sospiro, mentre la vocina interiore, in tono eloquente, aggiungeva: *E te pareva.*



Edited by ~ Zoey. - 2/12/2015, 12:33
 
Top
view post Posted on 6/12/2015, 14:50
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: shudder internally | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Non esisteva un modo per intraprendere quel discorso senza risultare politicamente corretti o troppo invadenti. Horus ci aveva rimuginato a lungo e nonostante si reputasse un bravo oratore, non gli era venuto in mente nessun espediente per "indorare" la pillola alla Lesnicky o, perlomeno, per far apparire la sua richiesta meno criminale di quanto in realtà fosse. Una volta seduti, una volta in attesa della garzona, gli attimi si erano susseguiti con una lentezza tale che Horus quasi avrebbe voluto nascondersi sotto al tavolo. Così, diede una rapida —distratta— scorsa al menu, sebbene la sua mente fosse presa da mille mila esordi, e provò ad occupare quel lasso di tempo facendo apparentemente qualcosa di normale.
Tra le proposte ne lampeggiava in particolare una: "Beh senti ti volevo chiedere, mi predici il futuro?": e magari aggiungere "vuoi mica dei petecchioni come ricompensa?" o "secondo te c'ho la linea della vita più lunga o più corta?": ecco un biglietto di sola andata per quel famoso Paese. No, davvero, come diamine poteva intavolare la cosa?

*Dannato me.* Si rimproverò, pentendosi nell'immediato di aver ceduto all'impulso e aver chiesto a Zoey di incontrarlo.
D'un tratto, però, le sue elucubrazioni vennero interrotte dall'arrivo della cameriera, un biondina dallo sguardo malinconico dall'aria decisamente familiare. Sebbene fosse passato del tempo dall'ultima volta in cui le aveva parlato a modo e sebbene lei fosse cresciuta bene, Horus la riconobbe subito.

« Ciao Amber! Tutto ok? » La salutò cordiale, accennando un sorriso. Porca paletta, si ritrovò a pensare, gelando rapidamente dietro quell'espressione: non aveva messo in conto che ci potesse essere qualcuno di conosciuto in quella gelateria. E ora?
*E ora niente, paranoico del cavolo. Nessuno sa di Zoey, nessuno sa di te, ostenta calma. Carino e coccoloso, Ra. Carino e coccoloso.*
« Io gradirei un tè rosso, per favore. » Le disse con non-chalance, dopo che Zoey ebbe espresso la propria preferenza. Senza mostrarsi precipitoso, Horus attese con pazienza che Amber finisse di scrivere l'ordinazione e aspettò che si allontanasse abbastanza, prima di proferir parola. E quando ciò accadde, fu Zoey ad anticiparlo. Ciò che disse, tuttavia, lo stupì —ed infastidì— non poco. Si trattenne dall'esprimere la propria sorpresa per quel preambolo irruento, ma si ritrovò a serrare i pugni sotto al tavolo, poiché punto sul vivo. A poco valsero le scuse di Zoey per quella precipitosa richiesta, la verità era che Horus sapeva benissimo di essere in torto e di starla tirando per le lunghe. Così, inghiottendo il nervosismo e la tensione, dopo un'ultima occhiata ad Amber in fondo al bancone, si decise a parlare.
« Sì, hai ragione. Mi dispiace averti tenuta sulle spine. » Esordì, innanzitutto, poggiando entrambe le mani sul tavolino e intrecciando le dita tra di loro. « Come ti ho anticipato, devo chiederti un favore, un favore che coinvolge... il tuo Dono. » Il tono della sua voce era basso e confidenziale: soltanto qualcuno che si fosse avvicinato al tavolo avrebbe potuto captare adeguatamente le sue parole. E fortunatamente quel qualcuno non c'era.
« Ci ho pensato a lungo, ma non ho altra scelta. Vorrei però dirti che sei liberissima di rifiutare, mi rendo conto che potrei chiederti molto, soprattutto in virtù del fatto che io so veramente poco di te, e tu di me. Ma... » Sembrò titubare, mentre in realtà era un effetto voluto, così come lo sguardo che prima si concentrava sugli occhi di lei e poi scivolavano in basso, verso le proprie mani. « Credo tu sia l'unica che possa aiutarmi. » Ecco, un preambolo che in pratica diceva tutto e niente. Horus prese fiato, scoccando un'altra occhiata ad Amber e tenendo rapidamente sott'occhio i presenti, prima di sporgersi leggermente in avanti, verso Zoey.
« Ciò che ti sto per dire è strettamente confidenziale. » Precisò con decisione, prima di riprendere. « Mio padre è scomparso da undici anni e... una ragazza della scuola, una certa Aryadne Cavendish, la cui famiglia era molto amica della mia, mi ha confidato che in realtà mio padre frequenta casa sua, nonostante né il Ministero Britannico, né quello Egizio, né la mia famiglia abbia notizie di lui. Sono anni che lo so, ma soltanto ora ho... le conoscenze giuste per poter indagare sul serio. » Per Horus fu davvero difficile rimanere vago, senza tuttavia risultare troppo dispersivo. Del resto, stava già esponendosi troppo, non poteva certo dirle: "Sai voglio introdurmi in Villa Cavendish di soppiatto chiedendo ad Emily Rose di accompagnarmi e mettendola in pericolo di vita, ahah!". No c'erano cose che doveva tacere, non solo riguardo il proprio piano, ma anche riguardo i Cavendish: Aryadne stessa non era mai stata troppo esplicita e finché il Sigillo in lui non si era spezzato, Horus non aveva potuto fare alcuna speculazione al riguardo.
« Ma... Aryadne mi ha messo in guardia riguardo suo padre e ciò che lo circonda. Diciamo che... i suoi interessi e i suoi "amici" non sono proprio tipi raccomandabili. » *Sono solo probabili Mangiamorte.* Riprese, cauto. « Io non ho certezze che mio padre sia davvero lì, non so se Aryadne mi ha preso in giro, ma più passa il tempo, più io non posso stare con le mani in mano e devo sapere. Se c'è anche solo una remota possibilità che mio padre sia davvero passato di lì, devo scoprirlo. E per farlo, per non mettere in pericolo la mia vita e di chi verrà con me, sono qui a chiedere il tuo aiuto. » Horus sostenne lo sguardo di lei, cercando di infondere in ogni sua parola la sua tacita richiesta. Non l'aveva esplicitata, non del tutto, ma il Tassino sperò che Zoey avesse compreso. Altrimenti, pensò, non si sarebbe più fatto scrupoli e gliel'avrebbe chiesto chiaro e tondo, rischiando tutto.
Ormai il dado era tratto.




"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


Dunque:
• Una cioccolata calda [x1]:
• Un tè rosso [x1];
Entrambi sul mio conto, grazie :*-*:


Edited by Horus Sekhmeth - 6/12/2015, 15:06
 
Top
view post Posted on 7/12/2015, 14:58
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,503
Location:
Hyperversum

Status:


tumblr_mwgtfqiGK21swonpwo1_500

Non voleva assolutamente stare a quel tavolo più del dovuto, con la carnagione che si ritrovava il minimo rossore diveniva fin troppo evidente...Non poteva ripararsi a vita dietro un blocchetto di comande.
Fortunatamente la bella ragazza al tavolo fu la prima ad ordinare, la velocità con cui scrisse il suo ordine fu tanta che si stupì..
Aveva scelto una cioccolata calda, come quella che attendeva la tassina dietro il bancone, e che ormai doveva essersi raffreddata a puntino.

-Ciao Amber! Tutto ok?- in quel preciso momento Amber si chiese per quale motivo il Caposcuola non potesse semplicemente ordinare e non fare "dialogo", ma lui era gentile.. e lei lo sapeva fin troppo bene.
- Umh.. tutto bene, Horus, Grazie.- avrebbe potuto aggiungere un " e tu?" ma era il caso che non lo facesse. Qualcosa le diceva che i era meglio lasciare quei due da soli.. il prima possibile.
Scrisse rapidamente anche l'ordinazione del suo Tè rosso, e tornò al bancone. Nel tragitto si fermò a svuotare il tavolo dei ragazzi che attendevano da prima, - Tè rosso e cioccolata calda..- Erano solo un paio di semplici cose da tenere a mente.

Diede un rapidissimo sorso alla sua cioccolata, prima di mettere quella della ragazza sul solito vassoio, con l'aggiunta del Tè di Horus.
Li raggiunse con passo svelto e sicuro, dopo tanto tempo al servizio come cameriera, muoversi tra i tavoli non era più un problema. Camminava con più sicurezza lì dentro che nei corridoi del castello.
Servì prima lei, e poi lui, badando bene a non incrociare troppo lo sguardo di nessuno dei due. Era stanca, e non vedeva l'ora che finisse quella giornata.

- Sono 10 falci, in totale.- attese il pagamento, e non fu affatto stupita dalla cavallerie del Caposcuola, ricordava ancora la fetta di Foresta Nera del suo compleanno. Ricevuto quanto stabilito, aggiunse solo una piccola frase di cortesia,..
- Spero siano di vostro gradimento, per qualunque cosa, non esitate a chiamarmi. -.. prima di congedarsi.


c0UdAmU
©Giuls ~ NON COPIARE.


*Aggiornato*

 
Top
view post Posted on 19/1/2016, 16:52

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


Ascoltò attentamente ciò che le stava dicendo Horus, incrociando le braccia sul tavolo.
La verità era che quella storia era assurda, e lo sarebbe stata in qualsiasi altro contesto, ma aveva da tempo imparato che ben poche erano le cose normali e verosimili nel loro, di contesto. Evitò quindi di fare domande per il momento, lasciandolo terminare il discorso, riflettendo su ogni parola che il ragazzo pronunciava.
Stava per dire qualcosa, quando la ragazza bionda tornò con le loro ordinazioni. Non la conosceva, ma le rivolse un sorriso gentile, pieno di gratitudine. Sembrava una persona molto carina.
Attese che fosse lontana, per poter ricominciare.

- Mi ricordo di Aryadne. Ero al primo anno, ed era la Caposcuola di Serpeverde, a quel tempo. - iniziò, trattenendo un sorriso; sì, se la ricordava eccome. Aveva undici anni e lei e un'altra ragazzina erano state infastidite (quasi aggredite, in realtà) da un Serpeverde, che la rossa Caposcuola aveva prontamente difeso, intervenendo per ristabilire l'ordine. Sì, il loro ordine. La ragazza non era certo una dei più grandi esempi di giustizia che si potessero trovare, almeno dal suo punto di vista. Ma stava divagando. Non era di certo quello il punto.
Quindi, il padre di Horus era scomparso senza lasciare tracce dietro di sé, neanche per la sua famiglia.
*Mmh, chissà perché, ho un bel déjà vu.*, pensò, togliendosi una ciocca ribelle dal viso. Con la differenza che, probabilmente, il padre del ragazzo non era impazzito, prima di svanire nel nulla, a differenza del suo, che invece, per quanto le riguardava, poteva rimanersene dov'era, anche se avrebbe tanto voluto conoscere i motivi e le dinamiche della sua scomparsa. Curiosità da Grifondoro, nient'altro; certo non sentimenti come dolore e nostalgia. Ormai era riuscita a seppellirli, sostiutuendoli con rancore e rabbia, si supponeva.
Riusciva però comunque a comprendere ciò che si agitava nel cuore del Tassorosso, perché per tanto tempo l'aveva provato anche lei, prima di arrendersi all'evidenza che non l'avrebbe rivisto mai più. Probabilmente sarebbe andata diversamente, se suo padre non fosse stato uno squilibrato, forse.

- E per far questo, tu mi stai chiedendo di usare il mio..."dono", chiamiamolo così. - Non era una domanda, ma una constatazione; pur senza averlo detto esplicitamente, oramai era chiaro che fosse questo il genere di aiuto che serviva ad Horus. Deglutì, per niente felice; aveva sperato che, dopo Cluny, non le si sarebbe più presentato un motivo per avere visioni. La maggior parte delle volte, non era stata una bella esperienza, le portava malessere, e non era mai qualcosa di piacevole.
- Odio avere visioni, e generalmente a qualsiasi richiesta di questo tipo, risponderei con un "no" deciso, senza possibilità di cambiare idea. - iniziò, con meno esitazione; eppure, sentiva che stavolta tirarsi indietro non sarebbe servito a nulla, neanche a tranquillizzarla e a farla sentire meglio. Aveva sempre celato questa sua natura, e la verità, era che si era sempre nascosta ed era sempre fuggita dai problemi, senza realmente affrontarli.
Cosa le aveva detto la Voce, quel giorno, nel bosco? "Corri quanto vuoi, u-we-tsi, ma non potrai scappare ancora a lungo. Accetta chi sei e poni fine a tutto ciò, una volta per tutte." Non l'avrebbe mai dimenticato, perché una parte di lei, quella più profonda, sapeva che la Voce aveva ragione.

- Però, in questo caso...non posso rifiutarmi. Non posso, perché capisco cosa tu possa provare in questo momento. - Si fermò un momento, sospirando. - Anche mio padre è scomparso, però, a differenza tua, non ho mai provato il desiderio di cercarlo. Penso sia stato il mio modo di andare oltre, lo smettere semplicemente di pensarci. -
Annuì, prendendo coscienza, più rivolta a se stessa, che ad Horus.
*E brava, farai meglio ad accettarlo, ed in fretta.*
Lo ammirava, in fondo, per la sua tenacia e la sua devozione: erano caratteristiche che lei, su quel fronte, non possedeva, ma che, lo sapeva, erano fondamentali, anche solo per andare avanti. E finché non le avesse possedute, non avrebbe potuto dire di esser riuscita a guarire le sue ferite. Con un po' di fortuna, avrebbe anche lei imparato qualcosa, da quella storia.

- E sia, ti aiuterò volentieri. - disse, infine. Si chiese però quanto il Tassino sapesse sulla Divinazione, c'era comunque qualche appunto da fare. - Non ti ho fatto altre domande su ciò che mi hai raccontato, perché suppongo che scoprirò di più in seguito. Prima c'è qualcosa che devo dire, riguardo alla Divinazione: tu sai, ovviamente, che non è una scienza esatta, vero? Il futuro può sempre cambiare, anche se io riesco ad avere scorci su di esso. Possiamo provarci, ma non è detto che avremo risposte chiare e certe. -
Concluse, guardando Horus, seria. Non era bello dire ciò, però era la verità, e la verità non era quasi mai bella, però almeno non creava false aspettative, e dare false aspettative su qualcosa di così incerto come il futuro, era alquanto disonesto. E lei poteva essere tante cose, anche un po' squilibrata, forse, ma non disonesta.




OT.// Non essere incredulo. Ti ho risposto. Con più di un mese di ritardo, MA ti ho risposto. :')
 
Top
view post Posted on 3/2/2016, 23:39
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: Surprised | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Quando Horus terminò di parlare, una parte di sé sapeva già quale sarebbe potuta essere la risposta della ragazza: non aveva mai sperato, in realtà, in un'accettazione semplice ed era pronto a lottare anche solo per strapparle una minima promessa. Tuttavia, il Tassino non poteva costringere la ragazza a offrirgli aiuto e, qualunque fosse stata la risposta, Horus aveva già deciso che avrebbe affrontato quella missione, ad ogni costo. Così, quando Zoey esordì in quel modo, Horus non si stupì. Poggiò le mani attorno la tazza calda che Amber gli aveva portato e se la portò alla bocca, calmo, sorbendo lentamente non solo il suo tè, ma anche le parole di Zoey. *Lo sapevo.* Si disse, arrendevole, in un primo momento, socchiudendo piano gli occhi e preparandosi mentalmente a contro-ribattere. Fu per questo che quando lei gli confermò il suo aiuto, ad Horus andò di traverso il tè: non se l'era aspettato, decisamente no. Tossì, poggiando la tazza sul tavolo e nascondendo il viso dietro le mani, prendendo fiato lentamente, mentre l'imbarazzo gli tingeva le orecchie e gli zigomi di rosso.
« Scusa... mi hai colto alla sprovvista. » Esordì dopo qualche minuto di agonia, passandosi una mano sul viso in fiamme. « Mi dispiace per tuo padre e averti rimesso in testa alcuni spiacevoli ricordi. Però, se devo esser sincero, pensavo sul sero che avresti rifiutato. Quindi ti ringrazio davvero. » Provò ad abbozzare un sorriso, ringraziando mentalmente l'empatia di quella coraggiosa ragazza; lui, al suo posto, probabilmente non avrebbe agito in quel modo e si vergognò per la propria meschinità. Tacque, quindi, lasciando spazio alla Grifondoro di aggiungere altro e ciò che lei disse si rivelò essere uno dei timori di Horus.
Con un sospiro, il Tassino annuì, mentre osava nuovamente riprender la tazza in mano e gustarsi un altro sorso di tè ancora caldo. Questa volta, prima di rispondere, lasciò passare qualche istante carico di pensieri. Quando l'idea gli era giunta nella testa, la prima questione principale con cui si era scontrato era proprio quella: l'imprevedibilità di quelle Visioni. La Divinazione non era mai stata una scienza esatta e lui, tra le altre cose, non era neanche troppo brillante in materia, anzi, la detestava quasi quanto Erbologia. Il problema era che Horus era una persona logica, realista, che mal si accostava a certe branche della Magia che molti consideravano "inesatta". Eppure, era disperato al punto da dover ricorrere a qualcosa di cui non si fidava affatto e il pensiero che fra tanti cialtroni si potesse celare qualcuno di affidabile era una specie di conforto: il suo istinto gli diceva che Zoey non era una fanfarona e, d'altronde, aveva avuto modo di appurarlo a Cluny. Altrimenti, perché sarebbe stata così sconvolta?

« Ne sono consapevole, sì... » Mormorò d'un tratto, osservando rapito il movimento ondulatorio della superficie del tè.
Una Visione poteva essere come un'onda: docile e gentile, in grado di portarti alla riva sano e salvo, offrendoti un valido aiuto, o tremenda e disastrosa, come un cavallone in grado di allontanarti dalla salvezza e sommergere qualsiasi speranza.

« Nonostante ciò, sono così... esasperato e preoccupato che mi basta qualsiasi cosa, qualsiasi scorcio che mi dia la conferma che mio padre è lì. » Disse serio, alzando lo sguardo verso di lei. Zoey aveva gli occhi più scuri che Horus avesse mai visto e, in un certo senso, li trovò quasi esotici: erano davvero belli, brillavano al minimo accenno di luce, come una notte illuminata dalla Luna.
« Aryadne, per quanto ne so, potrebbe benissimo avermi raccontato una frottola. Non mi stupirei, conoscendola. » Aggiunse, con una smorfia. « Quindi capirai da te che sono talmente disperato da attaccarmi a qualsiasi cosa, anche solo ad una frazione di secondo. Solo... ho provato ad informarmi sui libri, ma non si trova granché, quindi non ho idea di come funzioni nel... tecnico, ecco. »
Horus corrugò la fronte, mordendosi l'interno della guancia, indeciso: non sapeva se quella visione avrebbe potuto farla stare male, ma in quel momento decise di non aggiungere altro. Qualunque cosa avrebbe comportato quella pratica, il Tassino confidava nella sincerità di Zoey e del resto, si tranquillizzò, se fosse stato pericoloso per la salute di lei, la Grifondoro gliel'avrebbe detto: poteva avere l'anima in pace, almeno per ora.
*Magra consolazione, così sì che avrei sulla coscienza qualcun altro.* Pensò cinico.


"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


Grazie Amber! ♥

(Ora non ti stupì te, Sis')
 
Top
view post Posted on 11/2/2016, 17:20

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


Sorseggiando la sua cioccolata, pensava a cosa avrebbe comportato aiutare Horus. Fra le altre cose, non aveva ancora chiarito in che modo quella situazione potesse essere "pericolosa"; era, ecco, una cosa che le sarebbe piaciuto sapere. Non perché fosse codarda o stesse avendo un qualche ripensamento, anzi, non si rimangiava mai qualcosa dopo aver dato la sua parola, ed in ogni caso, aveva preso a cuore tutta quella storia, proprio perché le ricordava tanto la sua. Sperava, dentro di sé, che aiutare il Tassino a ritrovare suo padre, l'avrebbe aiutata anche a schiarirsi le idee riguardo al suo. Le sembrava, in un certo senso, uno scambio equo, anche se il Caposcuola non poteva saperlo. Andava bene così.
Cercò di darsi un contegno e trattenere una risata, quando lui quasi si strozzò col thé. Era una scena esilarante da guardare: a volte, gli era sembrato anche lui una statua di ghiaccio (esattamente come l'irriducibile Regina degli Specchi miss Rose, con cui in effetti s'accompagnava), e adesso gli pareva invece un poco più umano. Tossì e quasi si strozzò anche lei, nel tentativo di reprimere un'altra risata, tardiva.

- Tranquillo, non è nulla. - disse, rispondendogli; poi piegò la testa di lato, lievemente sorpresa. - Pensavi avrei rifiutato? Posso chiederti perché lo pensavi? -
Chiese, curiosa. In realtà, non si era mai posta il problema di cosa gli altri pensassero di lei, ma già che c'era, questa era una cosa che le interessava conoscere.
*Al peggio, ci risponde che mi ha già inquadrata come psicopatica, e a quel punto tutto la copertura salta.*
Sempre che la copertura non fosse già saltata; insomma, anche solo il fatto che fosse una specie di visionaria contribuiva ad alimentare dei dubbi (leciti) sul suo effettivo stato di salute mentale, plus la non proprio piccola questione delle voci nella testa a cui, a volte, rispondeva ad alta voce senza accorgersene, che la costringevano a seguire un filo di pensieri tortuoso ed intricato che spesso gli altri non riuscivano a capire minimamente.
Continuò ad ascoltare Horus, che le stava spiegando perché si fosse rivolto a lei, sebbene non fosse un grande fan della Divinazione; a questa affermazione, le scappò un risolino. Neppure lei lo era mai stata, eppure…ironia della sorte. Le ci mancava la sfera di cristallo e l’abbigliamento zingaresco, e poi il quadro stereotipato della veggente sarebbe stato completo.
Horus la guardò, in attesa che parlasse, e lo guardò anche lei, incuriosita dal suo aspetto, che quasi non era umano, con la carnagione d’un candore innaturale e gli occhi d’argento, così diversi dai suoi. Non aveva mai visto una persona dai colori così chiari. In un certo senso, incuteva un po’ di timore, di certo soggezione, e pensò che di sicuro non le sarebbe piaciuto vederlo arrabbiato, ammesso che il ragazzo, di solito così composto ed equilibrato, si lasciasse andare a manifestazioni emotive esagerate come la rabbia. Le pareva più il tipo di persona che cova rancore, ma paziente, che può attendere anni per vendicarsi. Rabbrividì impercettibilmente, e tuttavia fece finta di nulla.

- Capisco. - annuì, in sua direzione, alle parole che aveva appena udito. - Mi sembra un buon motivo per tentare l’assurdo…sì, so che è strano, per una che vede cose che ancora devono accadere, o che sono accadute ma non la riguardano, però se devo dirti la verità, inizialmente ho avuto anche io qualche riserva sulla faccenda della Divinazione. Magari era solamente frutto della mia immaginazione, chi poteva dirlo? Però non ero da sola, la prima volta, e avevo avuto uno scorcio di cose che realmente esistevano, quindi crederci è stato un po’ più facile. -
Spiegò, un po’ a disagio; era stata una giornata strana, quella della sua prima visione. Era svenuta, quante volte? Tre, quattro? Comunque troppe, per una come lei che non aveva un organismo debole e che si lasciava impressionare da ben poche cose. Sorrise, quindi, e aggiunse, entrando nello specifico:
- Beh, nel tecnico...non penso ci sia una reazione comune a tutti, ma nel mio caso, ad esempio, non c'è un vero e proprio evento scatenante, anche se ovviamente in qualche modo sono sempre coinvolta nella vicenda, direttamente o indirettamente. E' come un sogno, solo che beh...anziché addormentarmi, di solito svengo di punto in bianco e quando mi riprendo, ricordo tutti i dettagli. Non so esattamente come funzioni, perché per ovvi motivi l'ho sempre tenuto nascosto a tutti, ma penso che le visioni possano essere indotte. Suppongo lo scopriremo presto. -
Finì la spiegazione, tornando con la mente a quel lontano giorno d'estate, a Diagon Alley; a ripensarci così, non le sembrava essere stato poi così terribile. Invece, però, quello era stato veramente troppo, e ne aveva risentito fisicamente e mentalmente per tutta la settimana successiva, trascorsa a chiedersi se fosse pazza, o se fosse tutto dannatamente reale.
Beh, non che fosse cambiato molto, in questo caso. Era una domanda che si poneva ancora, almeno cento volte al giorno.

- Però posso dirti, per esperienza, che se ci credi almeno un pochino, funziona meglio. Magari è suggestione, chiamala come vuoi, ma ti assicuro che la differenza c’è. - Aggiunse, convinta; sapeva quello che diceva. Da quando si era arresa al fatto che fosse una Divinatrice e aveva smesso di chiedersi il perché, il come, e aveva iniziato ad accettare la cosa, le sembrava addirittura di riuscire a controllare meglio questo “dono”. E le visioni, quando le aveva, e fortunatamente non avveniva così spesso, non erano più così tremende come invece lo erano state all’inizio.
- Io mi sono aiutata molto con i culti e le leggende del mio popolo, vi ho anche trovato una spiegazione, più o meno. - Poi si fermò un attimo, non certa che Horus capisse esattamente cosa volesse dire. In fondo, erano tante le persone che negavano una fede, quasiasi fosse. - Tu, la tua famiglia, credete in qualcosa?
Magari poteva sembrare una domanda fuori luogo, posta solo per curiosità, ma così non era; le era venuta in mente una cosa, qualcosa che forse avrebbe potuto aiutarli, però aveva prima bisogno di sapere di più. Stavolta si vedeva costretta ad impicciarsi.

 
Top
view post Posted on 27/2/2016, 12:25
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: Curious | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Il rossore che aveva preso luogo sugli zigomi del ragazzo faceva ancora fatica a scivolare via e, puntualmente, Horus nascose nuovamente il volto dietro la tazza di té, sorbendolo lentamente. Pessima, pessima figura, si ammonì, rivivendo la scena del suo quasi suicidio con la bevanda, seguito poi dal tossire della ragazza che, chiaramente, o denotava uno spavento o molto più probabilmente un eccesso di risa soffocate nella cioccolata calda.
Tuttavia quando Zoey prese la parola, nulla sembrò ricordare al ragazzo quella figura e, anzi, una sorpresa fu chiaramente visibile nell'inclinare del suo capo e nelle sue nere iridi che niente aveva a che vedere col fatto che lui si fosse inciuccato e tutto con la sua precedente affermazione.
Horus si morse l'interno della guancia, a disagio. Poggiò la tazza sul tavolo, continuando a circondarla con le mani e dopo aver preso un bel respiro, il Tassino si decise a rispondere.

« Ho pensato che tu avresti rifiutato perché, ricordando la sera a Cluny, mi sembravi sofferente. » Esordì, incerto, cercando di osservarla di sottecchi. Zoey non aveva mai detto di stare male, eppure in quel momento, oltre che agitata, era sembrata straordinariamente spossata e il modo in cui aveva accusato i colpi all'interno della cattedrale, poco dopo, poteva esser stato dovuto ad uno strascico delle visioni che l'avevano resa debole e poco reattiva.
« Ovviamente sono mie supposizioni. Ma, leggendo in biblioteca, mi è parso di capire che non sia una pratica facile da affrontare, soprattutto se "a comando". » Simulò le virgolette con le dita « Per questo ero partito con l'idea che avresti potuto benissimo rifiutare. E di certo, non ti avrei biasimata. » Aggiunse, incurvando un angolo della bocca in un accenno di sorriso.
Una parte di lui si vergognò nell'esternare quel pensiero: aveva il timore che Zoey avesse potuto pensare che, nonostante Horus sapesse quanto poteva essere difficile, avesse avuto comunque la faccia tosta di chiederglielo comunque, fregandosene dei suoi sentimenti.
Con un eventuale biasimo da parte della Grifondoro, Horus temeva non proprio un suo ripensamento, ma quanto più una sorta di "disturbo" nell'eventuale visione.
In ogni caso, Horus scacciò quel pensiero, concentrandosi sul resto del discorso, la mano ancora appoggiata alla tazza il cui calore, lentamente, cominciava a svanire. Sorrise colpevole quando lei gli disse che un po' di suggestione aiutava; sapeva di non esserne particolarmente in grado, ma ciò che lei aggiunse in seguito contribuì ad accendere una sorta di lampadina nella sua testa. Come colto da un'improvvisa illuminazione, Horus bevve ogni singola parola della fanciulla, ritrovandosi ad annuire ancor prima che la ragazza ebbe terminato di parlare. Effettivamente, si ritrovò a pensare il Caposcuola, ciò che diceva Zoey non era poi così sbagliato, né così lontano dai suoi pensieri come Horus aveva sempre creduto prima di allora. Si ritrovò curioso di sapere quali culti circondavano la ragazza —curioso di conoscenza com'era nella sua natura—, ma prima di porre il suo quesito, decise di rispondere con sincerità alla domanda di lei.

« Sì, assolutamente. Sia la famiglia di mia madre, sia quella di mio padre sono molto spirituali. Ognuna di loro ha un Credo che, in teoria, dovrebbero cozzare tra loro, ma entrambe le famiglie credono nei propri Dei e riescono a rispecchiarli in quelli dell'altra. » Sorrise, rapito al ricordo dei racconti delle sue nonne le cui storie e i cui Dei lo avevano sempre affascinato.
« Inevitabilmente, anche per via dei miei nomi, io sono più portato al Credo della famiglia di mio padre. I miei antenati erano sacerdoti della dea Sekhmet... » *Colei che è potente* « ...la dea della Guerra figlia di Ra. Il mio cognome deriva da questo. » Inconsciamente, la mano di Horus, mentre egli parlava, salì al collo dove, scostando il maglione, mostrò alla fanciulla il girocollo con il piccolo Ankh da cui non si separava mai. « Credo sarei poco e niente senza il mio Credo. » Affermò, serio, sentendo la voglia sul suo occhio pizzicare come risvegliata da quei racconti; decise di tacere la profezia di cui sua nonna era fortemente convinta. Per allietare la gola secca, Horus sorbì un altro po' di te, riducendolo drasticamente a meno della metà, per poi aggiungere: « Ora che me lo fai notare, comunque, in entrambe le religioni della mia famiglia ci sono episodi simili in cui gli Dei comunicavano con druidi o sacerdoti attraverso delle vere e proprie visioni. In realtà, io ho sempre pensato che derivassero da particolari droghe che assumevano, ma visto come stanno le cose, non posso escludere definitivamente che ci possono essere stati dei Divinatori come te. Quindi, sì, sono molto più incline a Credere, rispetto a prima. » Si ritrovò a convenire, annuendo lievemente col capo. D'un tratto, Horus comprese di aver completamente monopolizzato la situazione; non era solito raccontare nel dettaglio della sua famiglia, più che mai dei suoi antenati. Tossicchiò, cercando di mascherare il disagio e poi, appoggiando i gomiti al tavolo e intrecciando le mani, guardò con interesse la ragazza di fronte a sé. Il Tassino scoprì che la propria curiosità, in quel momento latente, era ormai giunta a premergli ostinatamente sulla gola, spingendolo a porre quella che, infine, vide la luce come domanda:
« Tu in cosa Credi? » Le chiese, accorato. Ignorava completamente le origini di Zoey e quella consapevolezza non faceva altro che accenntuare il suo interesse nei confronti della Grifondoro.


"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
 
Top
view post Posted on 8/3/2016, 19:14

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


Annuì, sorseggiando la cioccolata; in effetti, a Cluny ne aveva sofferto particolarmente, non aveva mai capito il perché. Aveva provato un malessere interiore in quelle circostanze, che ancora, al solo pensiero, rabbrividiva. Che Peverell fosse dannato.
- Beh, a Cluny, effettivamente, sono stata male, ma posso dirti che mai ho avuto simili conseguenze a livello fisico o emotivo. E considerando come è finita, non mi stupisce per niente...insomma, ho ancora le cicatrici da ustioni, mi sono quasi convinta di essere immortale. - rise, celando però della tensione: aveva ancora degli incubi a riguardo, malgrado non ne facesse parola con nessuno. C'erano alcune notti, che portavano sogni così reali, che era davvero convinta di stare ancora consumandosi nel rogo fra dolori lancinanti e grida tremende. Non era un'esperienza semplice da dimenticare, e la Zoey che ne era uscita era profondamente cambiata e diversa.
E nemmeno più incline a seguire le lezioni di Storia della Magia, soprattutto.

- Ma, come ho già detto, erano circostanze diverse, e avrei dovuto dar più retta ai miei presentimenti. E stavolta mi dicono che non è una cattiva idea. - Si fermò, per poi aggiungere, sincera: - Cioè, in realtà non mi dicono neppure che è un'ottima idea aiutarti, ma la vedo come un'opportunità per testare le mie abilità ed "esplorare" il mio Dono, e poi non vedo perché non dovrei darti una mano, soprattutto alla luce di quel che mi hai detto. - disse, sincera e del tutto spontanea, fissandolo negli occhi. Su Horus rimandava ancora il giudizio, ma iniziava quantomeno a comprenderlo un po' di più di prima di quell'incontro, quando l'aveva paragonato ad una Sfinge.
Ora poteva vedere quanto fosse anche lui afflitto da preoccupazioni e ansie che lo rendevano più umano di quel che sembrasse, e questo glielo rendeva automaticamente più familiare.

- No, ti credo. So che non mi avresti biasimata. - disse soltanto, per poi concentrarsi di nuovo sulla cioccolata calda, attendendo che il Tassino continuasse il discorso rispondendo alla sua domanda, che di certo offriva parecchi spunti.
Lo ascoltò, molto interessata e sinceramente colpita: non pensava che anche lui fosse il risultato di due culture differenti e diverse fra loro. Né, per qualche strana ragione, le era mai parso il tipo che potesse dirsi legato ad una Fede in particolare. Anzi, lo faceva più tipo da "se non vedo, non credo", un agnostico. Probabilmente perché lo aveva sempre associato ad un'idea un po' eccessiva di razionalità e cinismo. Ma si era sbagliata, e questa scoperta, glielo rendeva una persona più interessante e non più così misteriosa e incomprensibile.

- Deve essere stato bello crescere fra due culture, no? So qualcosa di cultura irlandese, ma veramente poco di cultura egizia. Io ho radici completamente diverse, ma anche io sono stata portata a Credere di più dopo eventi che inizialmente mi erano estranei...-
E ovviamente, non si riferiva soltanto alla Divinazione, ma anche al piccolo particolare delle voci nella testa, ma questo, com'era naturale, non glielo disse. Anzi, sorrise, e rispose alla domanda che le aveva posto Horus.
- Io sono una cherokee, il ché vuol dire che la mia Fede è quella antica nei nativo-americani, che in molti casi s'intreccia con le pratiche pacifiche e bellissime della Wicca. Il nostro Credo gira in maniera particolare attorno alla Natura e al culto degli elementi, insomma, acqua, aria, terra, fuoco, e spirito, che per noi è l'elemento più importante, in quanto è il soffio vitale che c'è in ognuno di noi. Noi rispettiamo la vita in ogni sua forma, ed eleviamo il prossimo ad un livello più alto rispetto a noi stessi. Crediamo che ogni persona combatta, nella propria sfera privata, una battaglia di cui non sappiamo nulla, perciò essere gentili è il minimo. - spiegò, a grandi linee e senza soffermarsi troppo sui particolari, come aveva fatto il Tassino. - Ovviamente, questo non significa che non reagiamo, se provocati. - aggiunse, ridendo; sua madre glielo aveva detto mille volti, essere buoni non è sinonimo di essere stupidi, e lei non poteva dirsi più d'accordo.
- Mio padre e la sua famiglia, però, erano nativi di Juneau, in Alaska, membri dell'etnia bianca e predominante degli Aleuti, ma io non ho mai appreso granché da loro. - si limitò a dire; non era un argomento particolarmente gradito, e sorvolò.
Tuttavia, pensava di aver detto quasi tutto: in fondo, la cultura a cui sentiva davvero di appartenere, era quella cherokee. Al suo popolo doveva il suo temperamento e i suoi valori, che aveva sempre difeso e avrebbe continuato a difendere.

 
Top
view post Posted on 17/3/2016, 17:42
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: Anxious | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Quando Horus aveva deciso di chiedere l'aiuto di Zoey in cuor suo si era detto che avrebbe fatto di tutto per spiegare alla ragazza almeno gran parte delle sue intenzioni e avrebbe cercato di tamponare, per quanto possibile, eventuali remore. Del resto non era stata una decisione dettata dal nulla e ripensandoci su, analizzando i fatti, Horus aveva avuto modo di capire quanto quelle previsioni avrebbero potuto lederla. Aveva preventivato un possibile rifiuto anche e soprattutto sulla base di quei pensieri e pur di assicurarsi l'aiuto della ragazza, il Tassino era pronto a qualsiasi rassicurazione, persino offrendo il proprio sangue se fosse stato necessario (un pensiero che lo aveva fatto sorridere di fronte alla sua poca conoscenza in quel tipo di arti). Fin da quando si era svegliato quella mattina, Horus aveva sentito un senso di colpa che si insinuava, meschino, in ogni sua parola e respiro, come una fastidiosa scheggia di legno conficcata nella carne della mano. Eppure ora, semplicemente, quel fastidio aveva cominciato a svanire, allietato dalle parole e dalle conferme della Grifondoro: il Tassino poteva tranquillamente affermare che a furia di parlarle, fu più Zoey a tranquillizzarlo che il contrario.
Inevitabilmente, Horus le rivolse un lieve sorriso, grato per lo spirito di quella ragazza che, senza troppe paure, trovava in quella richiesta un'occasione per mettersi alla prova anziché un modo per dubitare di lui e biasimarlo.
*Per una volta tanto, Ra, non ti è andata troppo male rispetto a quanto preventivato.* Si disse, fra sé e sé.
Così, Horus non aggiunse altro, limitandosi a centellinare in piccoli sorsi il tè ormai tiepido e dimezzato. Ascoltò con molta attenzione il racconto della ragazza sulle proprie credenze e ne fu affascinato, più di quanto si aspettasse non solo per via delle sue particolari origini —mai avrebbe detto che nel sangue di Zoey si mescolasse quello dei nativi americani, una cultura di cui lui consceva poco e niente—, ma anche per una credenza a lui inevitabilmente vicina.

« Sì, conosco la Wicca! » Esclamò con interesse, quando la voce di Zoey si spense. Il Tassino corrugò appena le sopracciglia nel tentativo di ricordare con maggiori dettagli i numerosi discorsi che sua madre gli aveva fatto a proposito di quel Credo. « Credo che mia madre e la religione della sua famiglia siano in qualche modo correlate, perché me ne ha parlato qualche volta. Più che altro, me ne ha parlato sua madre, cioè... mia nonna. Anche loro credono straordinariamente nel potere della Natura e suppongo che questo derivi direttamente dalla cultura celtica. Questo perché ci sono un'infinità di Dei e creature, soprattutto folletti, gnomi e Fate, che sono parte della Natura e molti di essi influiscono sul suo corso.C'è molto rispetto in ciò in cui mia mamma e mia nonna credono ed il modo in cui si pongono. Trovo sia tanto fiabesco quanto affascinante, tutto ciò. » Concluse, ritrovandosi a ricordare, con una certa dolcezza, i momenti in cui quand'era infante, sua nonna e sua mamma gli raccontavano splendide favole. Talvolta, accadeva ancora ed Horus, come allora, amava passare le ore a sentirle parlare: la sua preferita, di favola, era quella che descriveva l'origine del nome di sua madre, Ainsel, che altro non era che una fata dispettosa. C'erano, poi, le cupe storie di Folletti in grado di circuire gli umani, piegandoli al loro volere e le leggende sul Changeling che da piccolo lo avevano inquietato ed inquietato al tempo stesso. Fu in quel momento che Horus si rese conto di quanto i suoi pensieri e ricordi stessero cominciando a divagare e, così, si riscosse da quei pensieri battendo le palpebre un paio di volte. Solo allora riuscì a carpire l'ultima parte del discorso di Zoey. Fortunatamente proprio in quell'istante il Tassino si era portato alle labbra la tazza di tè poiché c'era qualcosa, in quell'ultima affermazione di lei, che lo metteva a disagio. Su quella base, Horus intuì che fra Zoey e suo padre o, quanto meno con la sua famiglia, non scorresse buon sangue e così, ben lungi dal voler mettere a disagio la Grifondoro nonostante la curiosità, il Tassino si limitò ad un veloce cenno di assenso col capo.
« Capisco. » Disse semplicemente, per poi aggiungere: « In ogni caso, per quel poco che ti conosco, ciò in cui Credi mi sembra assolutamente appropriato a te. E la trovo una bella cosa. » Proferì, sincero. Non era una carineria, del resto: osservando Zoey, ascoltandola parlare e avendola vista in azione a Cluny, Horus non aveva avuto dubbi che la Grifondoro fosse animata da nobili ideali rispecchiati perfettamente da quelle credenze che scandivano la sua vita.
D'un tratto, però, l'attenzione del Tassino cadde sulla porta del locale che scampanellò rumorosamente annunciando l'arrivo di altri clienti: Horus li seguì con lo sguardo quando presero posto a qualche tavolo di distanza. Quel semplice episodio, così banale e di routine per un luogo come la pasticceria di Florian, lo turbò, facendo montare in lui un senso di paranoia. Guardò nervosamente i due ragazzi appena sedutisi e poi tornò ad osservare Zoey. Avrebbe dovuto incalzarla? Sì, si disse e scoprì di odiare quell'incombenza tanto quanto ne stava attendendo l'esito.

« Dunque... credi possa accadere qui o preferisci allontanarti? Posso fare qualcosa?» Esordì, cercando di nascondere l'imbarazzo massaggiandosi la nuca. Ed eccolo, di nuovo, il fastidio di quella scheggia: come se l'avesse punto in quell'istante, Horus ritrasse la mano dai suoi capelli e si massaggiò il palmo inconsciamente.
« Scusa, non voglio sembrarti pedante o metterti fretta è che... » Si affrettò ad aggiungere, lasciando, tuttavia, morir la frase ed accennando velocemente con il capo al locale che, mentre loro parlavano, aveva cominciato a riempirsi.
*Che ansia.*


"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
 
Top
view post Posted on 14/4/2016, 11:31

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

Group:
Grifondoro
Posts:
2,056
Location:
District 2 // Casterly Rock // Gryffindor House // Asse Roma-Brighton.

Status:


- Penso tu intendessi dire che in teoria elevi il prossimo tuo ad un livello più alto. -
Non replicò nulla, né ad alta voce come era solita fare quando era da sola, né mentalmente; non era il momento adatto per mettersi a discutere con una vocina che sentiva soltanto lei.
- Perché, francamente, devo dirtelo: evitare le persone, non vuol dire rispettarle, sai? Perciò, penso che dovremmo rivedere bene la definizione di "ama il prossimo tuo come te stesso". Mi pare evidente ci sia un po' di confusione...-
Le sfuggì un sospiro esasperato; si rese conto, però che di sicuro non era passato inosservato all'attenzione del suo interlocutore; qui, tossicchiando, in imbarazzo, si affrettò a giustificare:

- Scusa, non era per te. Stavo pensando...ad una cosa. - Non proprio la più chiara delle spiegazioni; deglutì, maledicendo se stessa e quella strana inclinazione alle allucinazioni uditive. - A volte un pensiero ne porta con sé altri mille, ed io...mi lascio distrarre. Ma giuro che non ho problemi d'attenzione. Beh, non così gravi, almeno. -
Sbatté le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto di ciò che aveva appena detto; praticamente aveva quasi ammesso di avere un qualche tipo di disturbo che comprometteva le sue capacità intellettive.
- E pensa se sapesse davvero di noi...lì ad essere compromessa sarebbe direttamente la tua capacità d'intendere e di volere. Sarebbe molto peggio, non trovi? -
La ignorò, estraniandosi per un attimo; doveva concentrarsi sulle visioni ora. No, a onor del vero, non aveva mai cercato una visione, né aveva idea di come si facesse. Negli Stati Uniti ce n'erano tantissimi di cialtroni che si dichiaravano veggenti e affermavano con convinzione di riuscire a procurarsele, ma lei non ne aveva mai visto uno in azione, né poteva seguire il loro esempio con leggerezza, perché erano, appunto, cialtroni.

- Sì, fiabeschi è la parola giusta. - rispose, sovrappensiero. - A volte mi chiedo cosa sia reale e cosa no. -
L'ultima affermazione, era rivolta più a se stessa che ad Horus, ma lei non parve accorgersene. Aveva l'abitudine di pensare ad alta voce, purtroppo; sua nonna le aveva sempre detto che chi tiene troppi pensieri in testa, tenda a liberarsi di alcuni di essi tramite la bocca.
Sua madre invece diceva che era perché aveva la bocca larga quanto la metropolitana di Paddington.

- Io, ecco, uhm...- *Compra una vocale, Lesnicky.* - In realtà, non sono certa di cosa occorra fare, in questi casi. - proferì, sincera.
Insomma, non poteva certo inventarsi le cose da vedere; oh, se solo le visioni le fossero venute facili come le allucinazioni, avrebbe avuto la metà dei problemi!
Di una cosa, però, era sicura, soprattutto adesso, mentre si guardava attorno, e vedeva la gelateria che minuto dopo minuto si faceva sempre più affollata: non era quello il luogo adatto per una predizione. Non così, in mezzo a tante persone; si sentiva a disagio al solo pensiero.

- Ma, se posso dire la mia...penso che qui dentro ci sia troppa gente, al momento. - disse, abbassando il tono della voce. - E penso che sia meglio essere al riparo da occhi indiscreti. -
Trattandosi di una questione delicata, certamente avrebbero dovuto evitare i luoghi affollati; e, lo sapeva per esperienza, avere persone attorno non avrebbe affatto giovato alle sue già scarse capacità di concentrazione e focalizzazione.

 
Top
view post Posted on 1/5/2016, 10:31
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,025
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


▲ Londra, Diagon Alley | mood: Anxious | Late Afternoon▼
Horus R. Sekhmeth

Nonostante fosse in sua presenza da neanche un'ora, c'era una cosa che Horus aveva imparato di Zoey: c'erano dei momenti, fatti anche solo di attimi, in cui la Grifondoro sembrava rapita dai suoi stessi pensieri che le circondavano la mente come un filo spinato e per lunghi istanti i suoi scuri occhi erano persi, lo sguardo catturato da un oggetto nonostante fosse chiaro che non fosse una misera tazza o le proprie mani, il soggetto della sua attenzione. Horus l'aveva osservata con discrezione e così come studiava, fin da bambino, chiunque gli si ponesse davanti, la sua considerazione al riguardo era che la testa della Lesnicky doveva essere così piena di storie, parole e pensieri da risultare un fantastico caleidoscopio che, talvolta, come una bambina con quel balocco, la rapiva e la teneva rinchiusa per momenti più o meno lunghi. Quanto fosse colorato e quanto, invece, potesse esser cupo quel caleidoscopio, però, non era dato saperlo ed alla fine, ad Horus neanche importava. Rispettava i silenzi di lei sorbendo un po' del suo tè, oppure dimostrandosi interessato al da fare di Amber che, come un uccellino volava fra i rami, si districava fra i tavoli servendo agli avventori di bevande e dolci. Se non fosse stato per quei grandi occhi malinconici, Horus avrebbe detto che somigliava ad una mamma chioccia che nutriva i pargoli. *Qualcosa mi dice che se glielo riferisco, mi tira una tazza sulle gengive.
Quando Zoey parlò, Horus alzò appena lo sguardo su di lei, sorridendole rassicurante: non s'era minimamente accorto del sospiro esasperato che aveva preso vita sulle labbra della fanciulla, ma decise di non indagare e provò solo ad immaginarlo. Il senso di colpa continuava a punzecchiarlo fastidiosamente e il Tassino, che tanto odiava dovere qualcosa a qualcuno, cominciò a pensare se mai avrebbe trovato il modo di sdebitarsi con quella ragazza.
« Personalmente credo che a volte, le cose più assurde siano anche le più reali. » Rispose, invece, stringendosi nelle spalle e finendo di bere quel che rimaneva della sua bevanda. Sentiva il cuore giocare crudelmente con lui: accelerava quando un rumore di una sedia strusciata sul pavimento, o il tintinnare delle coppe di vetro dei gelati, lo faceva sobbalzare, poi rallentava improvvisamente e, poi, ancora, balzava fino in gola quando Zoey apriva bocca, come se si aspettasse che la ragazza gli rivelasse d'improvviso la visione. Eppure, quando Zoey gli confessò di non sapere bene la meccanica di quel Dono e dunque, come fare per accontentare la sua richiesta, Horus provò una punta di delusione che tuttavia censurò ad arte in un vago diniego del capo.
« Non preoccuparti, se succede, bene altrimenti... mi spiace solo averti fatto venire fin qui. » La tranquillizzò, cominciando a sentire nello stomaco il fastidioso languore della sconfitta. Il pensiero che quella visione sarebbe potuta non presentarsi affatto l'aveva sì, valutato, ma era così preso da quella speranza che ora che l'ipotesi poteva avverarsi davvero, Horus non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuto.
*Beh, va bene anche così. Andrò comunque. Forse Emily potrà indicarmi un accesso, così non ci sarà bisogno di esporla in quel covo di serpi.* Pensò deciso, aggrottando appena le sopracciglia rosse.
« Comunque, sì, sono d'accordo. È meglio allontanarci. » Proferì, concorde con quanto detto dalla fanciulla. Lentamente si alzò, prendendo il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni color ardesia. Arraffò una decina di Falci per il conto e un Galeone da lasciare come mancia ad Amber, poggiandoli sul tavolo in bella vista, cosicché la ragazza potesse notarli. Non sapeva bene il perché, ma provava per quella Tassina una buffa empatia che mai prima d'ora Horus aveva sentito per qualcuno. Non inconsciamente, almeno.
« Vieni, conosco un angolino tranquillo poco oltre il locale. » Si rivolse poi a Zoey, avviandosi, quand'ella fu pronta, verso la porta e tenendola aperta per lasciarla passare per prima.

Una volta fuori dalla calda e quasi asfissiante pasticceria, la differenza di temperatura gli pizzicò le narici e un brivido gli scosse le membra; si tirò su il risvolto del collo del maglione, respirando a pieni polmoni quell'aria fresca e priva di odori dolci che l'avevano infastidito fino a quel momento e, dopo una rapida occhiata ai dintorni, individuò il piccolo vicolo che si apriva sul lato est della pasticceria.

« Di là. » Accennò lievemente col capo, percorrendo in poco tempo i miseri metri che li separavano dalla viuzza.
Lì, al riparo fra la parete del locale e un'innocua casa abbandonata da qualche decade, non v'era altro che una piccola stradina che portava ad una corte interna: nient'altro che un ristretto quadrato di pavimentazione, racchiuso fra le quattro mura —prive di finestre— dei negozi che si affacciavano sulle vie principali. In un angolo c'era qualche secchio della spazzatura vuoto ed al centro della corte un piccolo pozzo inutilizzato spuntava come un buffo brufolo su una guancia altrimenti liscia. Al di là di un micio randagio che pisolava bellamente sopra il coperchio di un secchio, erano soli. Persino il consueto chiacchiericcio dell'affollata Diagon Alley giungeva ovattato, tenuto lontano da quelle pareti. Lì, una volta, Horus aveva incontrato uno dei tanti rifornitori di Lysander: Mister Thack non era proprio quel che si definiva un uomo di limpida morale. Probabilmente conscio dei propri errori e delle proprie malefatte (passate, presenti e future, chissà) Alvin Thack era un uomo così paranoico che ogni volta che doveva incontrare Horus per consegnargli della merce (regolarmente pagata), si faceva mille scrupoli e lo portava negli angoli più astrusi di Diagon Alley anche solo per consegnargli una tazzina vittoriana. Horus aveva ormai maturato la certezza che molte di quelle casse contenenti antichi tesori non fossero state recuperate legalmente.

« Qua possiamo stare tranquilli. » Disse semplicemente, allargando appena le braccia.
Il cuore accelerò nuovamente la sua corsa nel petto del ragazzo.



"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


Conto pagato ONGDR (m'ero scordato ) + 1 Galeone di mancia per Amberella. ♥
 
Top
view post Posted on 25/6/2017, 11:22
Avatar

Il Fato

Group:
Master
Posts:
9,191

Status:


the future is yet in your power
Un brusio ovattato traspirava dalle pietre del vicolo, risaliva dalla dorata Diagon Alley sgusciando sui tufi ormai carezzati dall'aria del tramonto. Novembre incedeva con la buona flemma della sapienza, sommesso come un bisbiglio senza scandali. Tutto era tranquillo nella rustica penombra del polveroso slargo. Appena tediava, forse, il flusso costante dei miasmi del pozzo, un sentore di marcio cui il cuore immobile e riparato della corte non poteva far altro che assuefarsi.
E così era per i due improbabili visitatori. Le loro ombre già troppo pallide sfumavano sul grigio delle nude pareti prive d'occhi. Su di loro un cielo pervinca timidamente screziato d'ambra si scioglieva sulle case preparando al sole il suo giaciglio.
Zoey si fermò. Non aveva mai tentato di predire qualcosa consapevolmente, prima di quel momento. Si era sempre trattato di eventi fortuiti, incontrollabili, spossanti. Non erano ricordi felici. Come avrebbe potuto mentire a se stessa, credere così intensamente nel desiderio della visione al punto da ottenerla? Del resto, era poi quella la chiave? Su quali certezze poteva contare? Non c'erano maestri, libri, esperienze che avrebbero potuto insegnarle a dominare ciò che era innato: lo spettro delle possibilità germinava nel suo corpo alle sollecitazioni più inaspettate, come bruna gramigna all'incontrarsi col sole. Si era sentita così piena di buoni propositi, in quel bar, non più di qualche minuto prima. C'era stata perfino una punta di sfrontata sicurezza nel modo in cui si era alzata dalla sedia e aveva seguito il ragazzo fuori, all'aperto, per un accordo già preso.
Guardò Horus. Qualsiasi promessa, o presunta tale, pareva sciocca, ora. Non si era mai realmente sbilanciata a parole, era vero, eppure la sua stessa presenza lì, in quel vicolo, creava un'aspettativa insopportabile, tangibile negli occhi di lui. Era sciocca l'idea, ed era sciocca la sua figuretta minuta, in piedi nel mezzo del nulla, come il nulla era dentro di lei. Le distrazioni erano ovunque: nel respiro regolare del gatto, nel rivolo di sudiciume rimasto non lavato accanto ai secchi vuoti dell'immondizia.
Non c'era niente di poetico in quel tardo pomeriggio di un morente autunno, niente di deciso, niente di vero. Lei stessa era probabilmente una monumentale menzogna, mascherata da amica gentile.
Lo smarrimento si fece malessere, il malessere si fece impazienza. Non aveva mai avuto paura, ma non avere il controllo... quello era completamente diverso. Deludere. Umiliarsi.
Protese le mani ad incontrare quelle di Horus. Il ragazzo sicuramente non si aspettava un contatto, era anzi quasi certa che non l'avrebbe gradito, ma si lasciò guidare dall'istinto. La pelle di lui era fredda, troppo anche per una giornata come quella. Chiuse gli occhi. Il suo Io ingombrante soffocava l'apertura verso mondi metafisici. Avvertiva il tremito sottile tra le sue dita che la fragilità segreta di lui inconsapevolmente trasmetteva. Risuonava come un'eco nella sua anima, e la svuotava di se stessa. Bene. Respirò piano. Bene.

Riaprì gli occhi. Ma Horus non era lì. L'essenza di lui scivolava però sui suoi palmi, come se vi avesse a lungo sostato. Era una consapevolezza, più che un profumo. Un legame che le sussurrava di non temere l'assenza di un universo cui tornare.
Un fruscio. Il buio sapeva di rosso, grave come vibrazioni di contrabbasso. Sollevò lo sguardo e lo vide, finalmente, quel rosso. Alcuni metri di oscurità la dividevano da una figura fiocamente illuminata, di spalle, i lunghi capelli infuocati nei quali si impigliava la luce. Le ciocche ricadevano a fatica sulla schiena nuda: lunghe e lisce, parevano fluttuare dentro un fluido più denso dell'aria. La pelle bianca baluginava assecondando morbidi chiaroscuri, orgogliosamente esposta e vulnerabile. Era uno spettacolo dolce, malinconico. In qualche modo ne lasciava presagire la caducità, l'incosistenza. Forse fu quello stesso pensiero a decretarne il declino, tanto era delicato. La superficie intonsa di quella schiena prese a creparsi, come uno specchio rotto.
La giovane spettatrice non poté far altro che commuoversi mentre le nuove cicatrici, dapprima semplici fili di perle, si aprivano in crepe profonde liberando il tanfo della morte. Qualcosa germogliava, fin dalle ossa, parassita o carcerato, in cerca di una via di fuga. Rose. I rovi strappavano la pelle che li aveva generati, e i boccioli fiorivano in esemplari perfetti, carnosi e rossi di sangue. Vi era qualcosa di familiare, in quelle rose, qualcosa di caro, e di terribile. Zoey aggrottò la fronte, ma eventi più oscuri comunicava il Fato. Le piccole spine si ingrossarono sino a diventare sproporzionate per i sottili fusti, e si incurvarono acquisendo la lucentezza nera del petrolio. Le mostruose escrescenze avevano vita, vibravano e si agitavano oscenamente nell'aria come in cerca di appiglio. Artigli. Null'altro che artigli, rapaci, che si avventarono sulla pelle già martoriata di quella schiena bianca e nuda, dilaniandola impietosi. Fu allora e solo allora che la misteriosa ragazza aprì le braccia in estasi sacrificale, rovesciò la testa e urlò.

L'eco dell'urlo si perse nel vicolo, assorbito dalle spesse mura di pietra. Horus era lì, la mano di lei gli premeva il petto, e ascoltava il concitato sussultare del suo cuore attraverso il palmo aperto. Non sapeva come e quando avesse lasciato andare il precedente contatto e si fosse ritrovata a placcarlo in quel modo. Il gatto era sparito. Il silenzio era opprimente, e rendeva quel cuore ancora più reale tra le sue dita. Era una connessione, si rese conto. Alzò lo sguardo sul suo viso e trovò gli occhi glaciali del ragazzo. Capì che aveva visto ciò che lei aveva visto. Capì anche che era lui, in quel momento, che la sosteneva con la sua energia. Capì, candidamente, che aveva preteso troppo.
Sorrise debolmente, lo liberò della pressione del suo tocco, e svenne.
©harrypotter.it
 
Web  Top
16 replies since 17/11/2015, 17:22   474 views
  Share