Zia Polly dove sta Tom Sawyer?, Privata

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view post Posted on 26/12/2015, 19:38
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Hogwarts, 27 Dicembre 2015.

Il giorno tanto atteso era arrivato.
Dopo essersi girato e rigirato nel letto diverse volte, Daddy Toobl, si alzò per andarsi a vestire con i vestiti che aveva appositamente scelto il giorno prima.
Era in ansia e lo era perché, seppur avesse avuto già a che fare con alcune ragazze nel castello, quello era il suo primo vero appuntamento.
Guardandosi più e più volte allo specchio, per poi mandarsi a cagare perché si sentiva abbastanza vanesio, si avviò con decisione verso la Sala Grande per mettere almeno un pezzo di pane sotto ai denti.
Bevendo un mezzo bicchiere di succo di zucca e ingurgitando un po’ di bacon con delle uova, dopo essere tornato nel bagno del dormitorio per lavarsi i denti, si avviò con decisione verso la famigerata Hogsmeade.
Aveva organizzato tutto, nei minimi dettagli, doveva essere un appuntamento perfetto in tutti i sensi.
Girando l’anello dei Weasley che aveva messo sull'anulare, decise di aprire il libro che aveva nella mano sinistra per continuare la sua lettura.

*Maledetto Tom Sawyer quanto sei lungo?*

Pensò continuando a far sfrecciare con decisione gli occhi sulla carta.
Aveva fatto le ore piccole per leggere tutta quella storia e ancora non ci era riuscito. Era curioso di capire il motivo per cui Alice gli avesse regalato quel libro oltre che utilizzarlo per quella uscita molto alternativa.
Dopo una ventina di minuti di camminata arrivò al luogo dove avrebbe aspettato la ragazza, la Stamberga Strillante.
Entrando nel posto spettrale e salendo le scale, arrivò alla stanza che aveva designato come il punto di arrivo di Alice.
Era tutto perfetto. Aveva pulito quella stanza alla perfezione e soprattutto aveva reso tutto più luminoso aprendo alcune finestre che si affacciavano in quella stanza.
Sporgendosi per guardare con maggior attenzione la piazza di Hogsmeade, seppur la neve gli desse fastidio alla vista, aprendo il libro ai suoi piedi e avvicinandosi alla bocca il piccolo anello disse


-Non mi avrai dato buca spero!-

Sorridendo come un ebete, rimase in attesa di risposta.
Era giunto il momento di godersi quelle strane emozioni fino all’ultimo, di lasciarsi andare nel turbine dell’infatuazione con la paura di essere rifiutati.
Era giunto il momento di vivere.

 
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L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità

Alice Lastrange
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l giorno era finalmente arrivato, il giorno del suo primo appuntamento con Daddy. Erano secoli che non aveva un vero e proprio appuntamento, anzi, a pensarci questo era il suo "primo appuntamento" in assoluto, e nonostante il suo cervello fosse pieno di confusione Alice non vedeva l'ora di arrivare li. Non riusciva a spiegarselo, ma quel ragazzo riusciva a metterla tremendamente a suo agio, la faceva star bene, la faceva ridere, e dalla lettera, che Alice aveva ricevuto il giorno prima, non riusciva a togliersi quel maledetto formicolio alla base dello stomaco. *Dannazione* pensò la ragazza, doveva decisamente smettere di pensare troppo, tutti quei pensieri non erano affatto di aiuto, soprattutto durante la delicata fase dei "preparativi".
Sistemò i capelli ricci che si era fatta per l'occasione, e che, magia ringraziando, sarebbero durati un bel pò, infilò le scarpe e sistemò l'ultimo, ma non per importanza, particolare di quel giorno: l'anello che le era stato donato per natale dallo stesso Daddy. Non era un semplice anello, ma Alice era sicura che per lei sarebbe stato magico anche se fosse stato senza poteri. Si fermò ad ascoltare, quasi ne rimase delusa nel non sentire nulla, ma razionalmente capì che Daddy non poteva certo diventare la sua radio personale, quindi ascoltò con piacere il silenzio che in quel momento risuonava nella sala comune mentre impacciata usciva dalla stessa.
Solo dopo essere arrivata nelle scale del castello, guardando l'orologio che aveva al polso, capì di essere in ritardo, accelerò immediatamente il passo, e mentre si infilava velocemente la giacca oltrepassò il grande portone, incamminandosi per il villaggio di Hogsmeade.

Villaggio di Hogsmeade

I passi muovevano veloci, percorrendo quelle stradine che Alice aveva fatto mille e mille volte, quando ad un certo punto dovette arrestarsi. Pensandoci bene non sapeva dove andare. Prese subito la lettera che aveva riposto con cura nella borsa, in effetti non era lei smemorata, ma era la lettera a non citare un posto ben preciso. Poi sorrise, capì come il ragazzo aveva in mente di usare l'anello che le aveva regalato.
Stava per avvicinarlo alla bocca quando una voce profonda entrò nelle sue orecchie:

« Non mi avrai dato buca spero! ».
Senza pensarci Alice si girò di scatto, ma alle sue spalle non c'era nessuno. *L'anello* pensò sorridente avvicinando ancora una volta l'anulare alla bocca.
« Non potrei mai » sussurrò dolcemente la corvonero « Tu invece? Non ti vedo, non sarai tu quello a darmi buca, vero? »
Si guardò istintivamente intorno, nel caso fosse li nei dintorni, poichè era praticamente sicura che Daddy non le avrebbe mai dato buca, ma, a meno che non fosse nascosto magicamente, Alice non lo vide. Erano le sei e dieci minuti di quel pomeriggio, era in ritardo, e sebbene fossero passati solo alcuni minuti dall'orario prefissato, si sarebbe fatta perdonare.

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Edited by Alice Lastrange - 12/1/2016, 15:30
 
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Era in ritardo, era fottutamente in ritardo.
Era da dieci minuti che aspettava in quel luogo desolato e non sapeva cosa fare.
Era in ansia, era nel panico più totale.
Cosa doveva fare? Doveva lasciar stare? Doveva fare altro?
Si guardò attorno. Tutto era perfetto, organizzato nel minimo dettaglio, ma era insicuro di quello che poteva dare alla ragazza.
Chi era lui? Chi era per convincerla a stare con lui?
Si faceva mille domande, mille problemi e allo stesso tempo pensava che non era importante. Che lei non fosse importante, che fosse una ragazza con cui condividere giusto momentaneamente la vita.
Il cuore batteva all’impazzata, la paura di fallire aumentava ogni secondo che passava.
Non sarebbe arrivata, lo avrebbe lasciato li, da solo, a disperarsi. Guardando con attenzione il villaggio dalla piccola finestra erosa dal tempo, notò la giovane e alla fine sentì la sua voce dolce, calda, essenzialmente bella.
A quelle parole, che magari ai più sarebbero sembrate un accozzaglia di sillabe, si sciolse e rilassò.
Forse non aveva completamente sbagliato tutto, forse la ragazza vedeva in lui qualcosa che lui ancora non vedeva o che non voleva vedere.
Lui era Daddy Toobl! Lui si sentiva uno dei personaggi più forti e sicuri della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts eppure vacillava, si sentiva momentaneamente debole.
Assaporando ogni singola parola della giovane, non appena questa finì di parlare respirò profondamente.
Il cuore batteva velocemente, spiazzato da quella voce, da quella situazione.
Si era preparato tanto per quella occasione, aveva desiderato tanto che quel momento arrivasse eppure si sentiva inadeguato.
Avvicinando alla bocca il piccolo anello, sorridendo felice, disse assumendo un tono tranquillo


-Assolutamente no, folle divoratrice di libri.-

Il suo respiro era leggero, calmo, mentre il suo corpo continuava a bollire in quella situazione di disagio.
Non era la stessa cosa che aveva provato con le altre ragazze con cui aveva flirtato, quella era una situazione più matura e particolare.
Avvicinandosi il libro agli occhi disse:


-Sono rimasto sbalordito dal tuo regalo. Per caso pensi che sia un piccolo Tom Sawyer? -

Cercò di mantenere un tono di voce abbastanza lento e dolce. Voleva che la loro conversazione viaggiasse in quel modo intimo e delicato.
Pian piano le paure che aveva in corpo stavano scemando, eliminate dalla sua intraprendenza e dal desiderio di volerla vicino a lui.
Era chiaro che fosse attratto da lei, oramai era innegabile quindi tanto valeva buttarsi a capofitto nella situazione senza paure, senza problemi, mostrando la sua vera essenza.
Respirando a fondo proseguì dicendo


-Allora la nostra storia inizia proprio qui a St. Petersburg in Missouri, sulle rive del grande fiume Mississippi.
Io, l'irrequieto e vivace Tom Sawyer, sono scappato per l'ennesima volta da te, Zia Polly.
Quindi ora ti domando: dove mi trovo?-


Oramai la ricerca era iniziata.
Come si sarebbe conclusa?

 
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Il freddo batteva intenso sulla pelle della giovane Corvonero, che, stranamente, ignorava il formicolio che le si era venuto a creare. Un rossore le doveva aver sicuramente colorato le guance, e fu contenta in quel momento che nessuno la stesse osservando. La voce calda del ragazzo la fece sorridere inspiegabilmente e un'improvviso brivido percorse interamente la giovane Alice, consapevole che questa volta il freddo non centrava assolutamente nulla. Cosa le stava succedendo? Sembrava che tutto in lei fosse completamente impazzito, i sui pensieri, il suo corpo, il suo stomaco, tutto sembrava aver vita propria. Sembrava che l'unica cosa che avrebbe messo tutto al suo posto sarebbe stato l'essere il più vicino possibile al ragazzo la cui voce riecheggiava nelle sue orecchie.
Adorava essere chiamata il quel modo, la faceva sentire importante, era la sua "folle divoratrice di libri", sua e soltanto sua, e questo era davvero una cosa che faceva morire dentro la povera ragazza. Essere un qualcosa di qualcuno a cui teneva molto, non era mai stata una persona a cui piaceva il tipo di persona possessiva, ma stranamente era come se con Daddy ne aveva quasi bisogno, aveva il bisogno di sentirsi di qualcuno, sentirsi importante per qualcuno. *E quindi al diavolo ai tuoi principi, diventerei anche una Zia Polly per lui* pensò maledicendosi la Corvonero.

« All'incirca» rispose tranquilla la ragazza alla prima domanda che il giovane le aveva posto « Sei maldestro, intelligente, e sempre pronto a combinare guai » concluse la giovane, le cui parole uscivano pacate e dolci.
Ovviamente quello che veva detto era un complimento, nel suo essere un combina guai Tom Sawyer era davvero geniale, e divertente, ma a differenza del ragazzo, Daddy non si sarebbe mai approfittato di nessuno, lui era dolce, apprensivo, e sapeva chi meritava essere vittima di uno dei suoi scherzi, che, da quello che aveva intuito la Corvonero, non faceva mai per cattiveria fine a se stessa, ma per il solo gusto del divertimento.

« Mio caro Tom, a meno che tu non abbia trovato un fiume nascosto nel villaggio ti direi oltre una stacc... » Tom Sawyer era famoso per le sue fughe oltre la staccionata, ma che Alice sapesse non vi erano staccionate nelle vicinanze, si guardò velocemente in giro, vide una staccionata in lontananza, ma non credeva ai suoi occhi, era quella che stabiliva il confine con niente meno che la Stramberga Strillante, possibile che Daddy fosse li?
« Mio caro dovresti essere oltre una staccionata, ne vedo soltanto uno qui, ma potrei anche sbagliarmi *TSK... figuriamoci *» che fosse tutto uno dei suoi scherzi? Che stesse davvero giocano con lei? Possibile che fosse ad attenderla in quello strano posto? E che aveva in mente nel caso fosse davvero li? Alice un pò titubante, ma come al solito, dannatamente curiosa.

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Più sentiva la sua voce e più gli veniva voglia di uscire dal nascondiglio.
Era innegabile, provava una potente attrazione per quella ragazza. Era talmente infatuato che il suo cervello non connetteva, provava ad usare la logica ma non ci riusciva.
Che fine aveva fatto la sua mente corvesca? Che fine avevano fatto i suoi dubbi su quella situazione? Cosa era successo alla sua genialità?
Sentiva le parole di lei coccolarlo dolcemente, lasciandolo in balia delle onde. Sentiva complimenti, il suo lento respirare e questo sembrava già bastargli.
Il cuore continuava a battere all’impazzata nel petto, dava coraggio alle sue sinapsi che dovevano muovere quelle dannate labbra per farlo comunicare.


-Beh, sembra che non sia l’unico intelligente qui.-

Disse alla ragazza come a confutare le sue ipotesi.
Se ci fosse stata un’altra persona invece che Alice a parlare con lui tramite quell’anello sicuramente avrebbe instillato il dubbio sul dove fosse nascosto.
Era sempre stato caratterialmente una persona incline allo scherzo, giocosa, ma in quegli attimi proprio non ci riusciva.
Come poteva essere scherzoso in un momento cosi topico? Lei stava arrivando, stava arrivando da lui e lui stava attendendo quel momento con impazienza.
Alzandosi dalla finestra dove si trovava, controllò nuovamente la stanza.
Era tutto apposto? Era riuscito a sistemare tutto a puntino come desiderava?
Quel luogo, casa di fantasmi e poltergeist, era diventato per lui il rifugio nel quale mostrare i suoi sentimenti alla ragazza, la sua voglia di conoscerla.
Sentimenti nuovi, ben diversi dalle volte passate con cui si era visto con delle ragazze, attraversavano la sua mente.
Seppur si sentisse inadeguato e fosse un bambino, sentiva dentro di se la voglia di tenere con se quella situazione e di renderla preziosa.
Cercando di riprendersi da tutte quelle giravolte che il cuore faceva in quel momento, respirando profondamente cosi da abbassare i battiti cardiaci, si avvicinò alla finestra per poi domandare


-Allora Zia Polly cosa farai quando mi troverai? Spero non mi metterai in punizione. -

Sorridendo come un’imbecille a se stesso, continuò a respirare profondamente.
Milioni e milioni di emozioni si accavallano e incastravano tra di loro rendendo la sua mente ovattata.
Era cosi che si stava quando si provava attrazione per qualcuno? Da quanto tempo non provava quei sentimenti?
Confuso come se gli fosse stata iniettata della morfina nel braccio, sentiva l’ardente desiderio di risentire la sua voce.
Non gli bastava, non gli bastava mai.
La voleva, la desiderava e i suoi occhi erano ciechi davanti a quell’unico e assurdo obiettivo.
La mano fremeva, vogliosa di toccare quella pelle olivastra, i suoi occhi ardevano dalla voglia di bruciare quelli suoi color nocciola.
La passione che ardeva nel suo corpo non dava cenno a spegnersi.


 
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view post Posted on 5/2/2016, 12:11
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Un sorriso ebete le si allargò sul viso, quanto adorava la sua voce, non poteva che sorridere ogni volta che ascoltava quel ragazzo parlare, perchè qualsiasi cosa dicesse era sempre detta nel modo giusto. *Anche le cavolate* pensò spostando una ciocca che continuava imperterrita a coprirle il viso, mossa dal vento.
«Dubiti della mia intelligenza, mio caro? » disse fingendo di essere offesa. Mentre parlava iniziò a muoversi verso quella che era l'unica staccionata visibile al momento. Portava a niente meno che alla Stramberga strillante, quel luogo così pieno di leggende e di strani avvenimenti, così imprevedibile come luogo di un appuntamento. A quel pensiero il suo stomaco fece un tonfo, le sembrò quasi ne fosse sprovvista. Il pensiero di quello che stava per succedere, o quello che forse non sarebbe successo la faceva sentire dannatamente ... strana. Odiava avere dubbi, ma adorava quella sensazione, quella specie di caccia, la follia di quell'istante, le mancava provare quelle sensazioni, e la facevano stare bene, ma temeva di non riuscire ad essere adatta per l'occasione. Sentirsi fuori posto era una strana cosa che le stava succedendo di recente, avere dubbi su se stessa, ed era per questo che accelerò il passo, voleva arrivare da lui, perchè con lui era tutto perfetto, e forse egoisticamente parlando, lui la faceva sentire bene, e aveva bisogno di stare bene.
Ascoltò con attenzione la domanda che Daddy le aveva appena fatto, ed eccola li, di nuovo sorridente, avvicinò il dito con l'anello alla bocca e disse lui:

«Potrei farlo, dirti quello che potrei farti, ma temo che dovrai aspettare il mio arrivo per scoprirlo » tutto le uscì con un tono di voce soave, a tratti seducente, il che fece stupire la stessa Corvonero, incredula di se stessa.
Ben presto arrivò di fronte alla staccionata, si appoggiò ad essa e si sfilò delicatamente le scarpe che aveva deciso di indossare per quell'occasione, attraverso la staccionata le fece passare dall'altro lato e con uno slancio le raggiunse. Si fermò, oltre per infilarle nuovamente, ma soprattutto perchè aveva bisogno di prendere fiato prima di giungere li. Sentiva il cuore battere all'impazzata, e sapeva che il salto non centrava assolutamente nulla.
Respirò profondamente e finalmente disse:
«Mio caro Tom, io sono oltre la staccionata, tu dove sei? »

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view post Posted on 19/2/2016, 21:16
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-Interessante. Questo mi rende curioso.-

Più la Corvonero si avvicinava a lui e più lui sentiva le emozioni sollevarlo dal suolo.
Stava fluttuando, stava viaggiando con la mente in posti piacevoli, caldi e interessanti.
Se da un lato aveva paura di quella situazione che stava per affrontare, dall’altro sentiva che quella era la cosa giusta da fare, le sensazioni giuste da vivere.
Non gli interessavano i problemi attorno a lui, le storie passate di Alice -sempre se ne aveva avute-, a lui interessava lei e basta.


-Penso che Zia Polly lo sa benissimo dove si trova Tom Sawyer o sbaglio?-

Sfoggiando un sorriso ebete nel nulla, continuò a viaggiare con la sua mente su come sarebbe stato il momento in cui lei si sarebbe trovata di fronte a lui.
Si erano conosciuti da poco, si erano presi in giro per pochissimo tempo eppure qualcosa era successo.
Una scintilla, una scossa aveva dato quel qualcosa in più che aveva convinto Daddy a fare tutto quello.
Era infatuato e semplicemente lo era perché in lei aveva trovato qualcosa di indescrivibile e entusiasmante: la chimica.
Quante volte gli era capitato di trovarsi accanto a una donna cosi vicina a lui caratterialmente? Quante volte aveva avuto tra le braccia un corpo che lo avvelenasse in quel modo?
Zero, la risposta era zero.
Sentendo nelle sue narici il profumo della sua pelle e rimpiangendo ancora quel giorno che si era travestito da caccabomba che gli aveva reso difficile renderla sua con il semplice tatto, sentì la sua voglia di averla vicino a lui sempre più grande.
Era un fiume in piena, era spacciato.
La doveva abbracciare, stringere a se. Le sue mani dovevano viaggiare su quella pelle olivastra e tenerla stretta a se, anche solo per un secondo.
Non era mai stato un tipo possessivo, tranne che con la sua scopa.
Beh in quei momenti la scopa era nulla rispetto a lei, la persona che lo aveva imbambolato con il suo sguardo.
Come aveva fatto ad incastrarlo?? Come era riuscito ad ammaliarlo??
Si alzò dal suo nascondiglio per riguardare il locale, pulito ed arioso. Si era dato da fare per quella giornata con lei, si era sforzato e la cosa gli dava da pensare.
Come mai aveva messo cosi tanto impegno? Cosa aveva fatto per coinvolgerlo a tal punto?
Era sicuro che se avesse bevuto l’elisir dell’amore avrebbe provato quelle stesse emozioni, magari senza quella piccola paura dentro di se che gli diceva di non spingersi cosi a capofitto in quella situazione.
Aveva domande, tante domande, troppe domande, ma le aveva cancellate/bypassate sentendo la sua voce.


“Potrei farlo, dirti quello che potrei farti, ma temo che dovrai aspettare il mio arrivo per scoprirlo”



Bam, era stato steso. Cuore vs. Cervello 1-0.


 
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view post Posted on 25/2/2016, 12:40
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Alice Lastrange
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Se c'era una cosa di cui Alice era sicura in quel momento era che Daddy era proprio li dentro, di fronte a lei, nella stramberga strillante, ad attenderla. *E forse ha atteso anche un pò troppo* pensò Alice, ansiosa anch'essa. Con uno slancio si staccò dalla staccionata e si incamminò in direzione di quella casa lacerata dal tempo.
A pochi passi dalla porta si guardò constatando che tutto fosse al posto giusto, abbassò la giacca, sistemò la camicetta sotto di essa e portò la testa in giù per poi sistemare con le mani i perfetti ricci che le circondavano il viso per quell'occasione. Un lungo respiro fece riprendere il cammino alla giovane corvonero. Tre piccoli passi e fu subito di fronte alla fatiscente porta di ingresso, delicatamente bussò tre volte, ma nel farlo la porta si aprì. Subito allontanò la mano, dando un rapido sguardo all'interno. Sembrava che quella porta fosse una specie di portale per un altra stanza, totalmente differente dal suo esterno. Con un passo entrò e poté osservare la Stramberga come non l'avrebbe mai immaginata: pulita e ordinata. Che fosse già così o che fosse opera del ragazzo? Alice non lo sapeva, ma iniziava a pensare che Daddy si era davvero impegnato per quel loro primo appuntamento. Non che dubitasse di lui, o della sua serietà, ma constatarlo la lusingava in un certo senso.

« Tom, Zia polly e a casa! » disse ridendo Alice, aspettava solo che Daddy le rispondesse, e sperava che lo facesse subito, perchè se l'aveva presa in giro avrebbe chiodato la porta che ora stava richiudendo alle sue spalle, per non uscirne mai più. *Se non c'è mi eclisso fino alla morte* pensò Alice sotto sotto tranquilla, perchè, in cuor suo, sapeva che Daddy non le avrebbe mai fatto una cosa del genere.

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view post Posted on 8/3/2016, 23:31
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Non appena sentì la porta dell’ingresso scricchiolare leggermente, sorrise felice.
Era arrivata, era finalmente distante solo pochi metri da lui e lo sarebbe stata ancora per poco. Facendo attenzione a dove poggiava i piedi, per evitare di far scricchiolare il pavimento e farsi scoprire, aprì una porta poco distante con delicatezza.
L’avrebbe condotta verso di lui evitando di utilizzare le parole, impresa difficile ma non impossibile.
Avviandosi velocemente verso lo strumento che avrebbe utilizzato per richiamare l’attenzione della seducente ragazza, accarezzandolo dolcemente, iniziò a ringraziare dio di averlo piazzato in quel luogo.
Era stato fortunato a trovarselo tra i piedi, non si sarebbe mai aspettato di trovare un attrezzo del genere in un luogo considerato da tutti tenebroso.
Osservandolo con decisione, sperò in cuor suo di essere riuscito a sistemarlo correttamente. Era in condizioni pietose pochi giorni prima, ma lui si era impegnato a sistemarlo e a renderlo almeno udibile.
Poggiandosi su una piccola sedia rovinata, accarezzando i tasti dello strumento, iniziò a suonare il pianoforte.

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Pochi giorni prima aveva gioito di quella scoperta. Cosa ci poteva essere di più bello di un pianoforte a coda?
L’unico problema in quella situazione era uno: non sapeva suonare. Non era mai stato un bravo suonatore di pianoforte e forse non lo sarebbe stato mai. Non era nemmeno in grado di usare la magia sullo strumento per farlo suonare automaticamente da solo.
Quindi cosa decise di fare in quella situazione? Beh, decise di suonare l’unica canzone che sapeva fare alla tastiera ossia “ Fra Martino campanaro”.
Mentre suonava le note di quella piccola canzoncina popolare che la madre gli aveva insegnato da piccolo per far avvicinare la bella ragazza lui, canticchiava tra se e se


*Fra Martino, campanaro
Dormi tu, dormi tu
Suona le campane, suona le campane
Din, don, dan, din, don, dan.*

Se per molti aspetti aveva rovinato quella situazione che sotto alcuni aspetti era diventata “petalosa”, Daddy sentiva di averla arricchita con qualcosa di veramente suo.
Odiava fare qualcosa che non lo rappresentasse a pieno, che lo rendesse come tutti quanti i comuni mortali.
Lui doveva esprimere fino all’ultima goccia la sua essenza, quello che era realmente.
Oltretutto era convinto che quella canzone -che non era sicuro che Alice conoscesse- lo rappresentasse in pieno in quel momento.
Nel suo corpo veramente “suonava le campane”. Magari non facevano “Din, don, dan”, ma comunque le suonava.
Non appena finì di suonare la canzoncina, che durò pochissimi secondi, si alzò per avviarsi velocemente dietro la porta dalla quale sarebbe entrata la ragazza.
Cercando di fare meno rumore possibile, si nascose aspettando il suo arrivo.
Se tutto fosse andato come si era programmato, avrebbe colto alle spalle la ragazza, facendogli FORSE una gradita sorpresa.
Presto Zia Polly si sarebbe ricongiunta a Tom Sawyer. Presto si sarebbero ritrovati.


 
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view post Posted on 5/4/2016, 19:21
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Una melodia alquanto bizzarra accompagnò i suoi passi, guidandola fino a metà di quello che doveva essere l'ingresso. Luminosa ed accogliente, la corvonero rimasi quasi estasiata di quello che vide, per quanto mal ridotta e usurata dal tempo, il riecheggiava di quella breve e strana canzone rendeva unica quella casa. Ma così com'era cominciata così la melodia cessò di risuonare, costringendola a riprendere il suo cammino in silenzio, o almeno silenzio fisico, poichè ormai quella canzoncina le era entrata in testa. Con la mente ripassò le note che aveva appena udito, sapeva di aver già ascoltato quella canzone, ma non sapeva come, per lei era quasi un ricordo lontano, forse qualcosa che riguardava la sua infanzia, non sapeva dirlo, ed Alice odiava non sapersi dare una risposta. Un pò come era sempre stato il rapporto che si era creato tra lei e Daddy, imprevedibile, pieno di sorprese, e nato senza un perchè, senza la necessità di chissà quale estrema prova da superare. Per questo tutto la metteva così terribilmente in ansia, lei era sempre stata molto precisa, attenta ai particolari, programmatrice alle volte, e vivere una situazione così sconvolgente, se così si poteva chiamare, per lei era del tutto nuovo. Ma la cosa bella era che nonostante questo, se si fosse presentato in quell'occasione e le avesse chiesto di correre insieme a lui senza scarpe, lei avrebbe abbandonato i suoi magnifici tacchi, e sarebbe corsa insieme a lui. Forse era quel briciolo di follia in più di cui aveva bisogno. Era ansiosa? Era felice? Forse sicuramente entrambe. *Dannazzione dove sei?* pensò esasperata la ragazza. Erano nella stessa casa, poteva benissimo alzare un pò il tono di voce e lui l'avrebbe sentita, ma non sarebbe stato divertente. Le aveva regalato un anello magico, perchè non usarlo?
« Ho apprezzato la tua melodia, davvero molto carina » disse in primis Alice portando l'anulare alla bocca, sorridendo quasi sorniona « Quasi quasi, perdono il fatto che tu stia giocando a nascondino con me senza darmi indizi, sai?»
Con la mano ancora vicino la bocca Alice si addentrò nella stramberga, vide delle porte, la melodia era riecheggiata per tutta la casa, quindi trovare il punto di provenienza era alquanto difficile, ma voleva trovarlo, anche se non stava giocando a nascondino voleva trovarlo. Si avvicinò ad una porta socchiusa, e vi spulciò all'interno. All'interno vi trovò un immenso e favoloso pianoforte a coda, con la mano spostò la porta. La aprì quasi per metà, ma non vi entrò del tutto, all'interno sembrava non esserci nessuno, tranne quell'immenso pianoforte circondato da una magnifica luce e mobili dall'aria decisamente vecchia e malridotta, ma che nel complesso non erano così male. Con un passo bello lungo superò l'apertura della porta, delusa notò che all'interno non vi era nessuno, benché meno Daddy. *Ma dove sei sparito testone?*

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Non appena sentì il complimento per quella canzoncina, Daddy sorrise.
Se era riuscito a farsi fare dei complimenti con quella schifezza, probabilmente erano più uniti di quanto si potesse immaginare.
Rimanendo nascosto dietro alla porta, con il cuore che continuava a battere all’impazzata, il ragazzo attendeva con ansia l’arrivo della ragazza.
Sentiva i suoi passi, sentiva la sua voce, oramai era vicina e bastava aprire una di quelle porte della Stamberga per scovarlo.
Rimanendo nascosto, anche perché lui amava fin troppo gli effetti a sorpresa, notò la porta della stanza muoversi.
La ragazza era praticamente a due passi da lui, ma doveva ancora aspettare per fare la sua mossa.
Guardando la porta di legno, mangiucchiata dall’umidità e dal tempo, iniziò a pensare che oramai c’era solo uno strato labile da superare per ricongiunsi definitivamente.
Era perso, preso completamente dalla situazione, ma non se ne preoccupava.
Non appena la ragazza fece quel passo in più per entrare nella stanza, lentamente accostò la porta e posizionò una mano davanti ai suoi occhi.
Sapeva che lei lo sapeva chi fosse e quindi dopo alcuni secondi decise di togliere quella mano da lei.
Aveva atteso abbastanza, sentiva di aver atteso troppo quel momento per non volerlo prendere e portare subito a se.
Facendo attenzione a non farle del male e a non essere troppo brusco, con le mani lentamente gli fece fare una giravolta per poter permettere ai loro occhi di incrociarsi.
Non appena vide quella sua pelle scura, le labbra carnose e i suoi occhi per un attimo rabbrividì.
Aveva paura di buttarsi nell’ignoto, ma non vedeva l’ora che quell’ignoto arrivasse a lui.
Senza dire nulla, senza dire quel banale e stupido “ciao” che avrebbe accompagnato con il suo solito sorriso ebete si sporse in avanti per arrivare al momento che aveva da tempo atteso.
Era troppo preso dalla situazione, troppo preso da quei sentimenti per potersi fermare e comportarsi come un normale amico.
Spostando la sua mano sinistra dal suo fianco destro per posizionarla dietro la sua schiena, si avvicinò col capo per salutarla come aveva voluto fin dall’inizio.
Voleva baciarla, voleva averla a se, ma non sapeva se lei avrebbe contraccambiato.
Dubbi e timori affiorarono sulla pelle del ragazzo che era pochi centimetri dal momento idilliaco che aveva praticamente fantasticato in quei diversi giorni.
Lui la voleva a se, la voleva tutta per se e non avrebbe fatto più un passo indietro per non dimostrarglielo.
La ragazza lo poteva ancora rifiutare, spingere via, ma lui era andato.
In quel momento non c’era più il suo essere razionale a darla vinta a Derek travestiti da pupazzo di neve, in quel momento c’era lui e la sua voglia di conquistarla, di creare e instaurare delle solide basi sulle quali poi lavorare per qualcosa di bello, particolare, semplicemente unico.


 
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view post Posted on 21/4/2016, 13:48
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Alice Lastrange
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Non appena oltrepassò l'ampiezza della porta una mano le si appoggiò sul viso, immediatamente il suo cuore iniziò a battere ad un ritmo veloce, incessante. Non c'era bisogno di parole ne di domande per capire di chi fosse quella mano, solo lui poteva sorprenderla alle spalle in quel modo, lui con il suo profumo deciso, che arrivò prima di qualsiasi altra cosa. Pochi secondi dopo la mano si spostò dal suo viso, che assunse quasi un'espressione imbronciata, aveva aspettato a lungo un contatto con lui, e adesso che era avvenuto sentirsene privata la rendeva quasi triste. Ma subito la cancellò dal suo volto, poichè un movimento lento e delicato le diede il coraggio di accompagnare con i suoi passi la direzione che Daddy voleva intraprendesse: esattamente di fronte l'uno con l'altra. I suoi occhi verdi la fecero sorridere, avrebbe voluto dire qualcosa, qualcosa di intelligente, ma erano troppo vicini, e niente di quello che avrebbe potuto dire sarebbe stato adatto. Lentamente si avvicinò a lui, dimezzando la distanza tra i due, e mentre poggiava la sua mano sul suo viso, sentì la sua percorrere la sua schiena. In quel momento, anche se avesse voluto parlare, non sarebbe riuscita a tirar fuori una sola parola. Riusciva a guardarlo e vederlo avvicinare sempre più a se, con la sola speranza che lo facesse il più in fretta possibile.
I loro occhi si incrociavano, si spiavano, fino a quando quelli di Alice caddero sulle sue labbra, così belle così perfette, lui era li, che la stringeva a se, a distanza di millimetri. Così il suo istinto prese il sopravvento, la mano che aveva appoggiato sul suo volto bruciava, e per quanto amasse perdersi nel suoi occhi, non potè che avvicinare a se il volto del ragazzo.
Le loro labbra furono vicine, tanto vicine da sfiorarsi, sorrise, sapeva di avere il controllo di quella situazione, e non perse tempo. Inevitabilmente le loro labbra furono vicine, unite in un bacio.

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view post Posted on 28/4/2016, 20:48
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Quando il bacio quanto mai atteso e aspettato arrivò, Daddy si lasciò andare.
Aveva talmente tanto previsto, calcolato, desiderato quell’attimo che, ora che era giunto, se lo voleva godere, fino in fondo.
Non appena quelle labbra entrarono a contatto con le sue, una forte scarica elettrica risvegliò il suo corpo da un torpore che non sembrava mai aver avuto fine.
Era vivo, finalmente si sentiva che stava vivendo, che stava provando fortune che solo raramente un uomo poteva provare.
Al contrario dei baci che aveva dato in passato, quel contatto per lui ebbe un significato diverso, unico.
Quella volta il bacio era stato voluto ed anche intensamente. Non era successo senza spiegazioni, non era stato rubato, era stato voluto da entrambi.
Passando lentamente la mano lungo la schiena esile della ragazza di fronte a lui, sentì dentro di se un moto di possessività e felicità.
Era sua, era finalmente tra le sue mani e non l’avrebbe fatta più scappare.
Gli attimi scorrevano lentamente e sperava in cuor suo che non finissero mai.
Si trovava troppo bene con lei, aveva raggiunto la pace e per un attimo nella vita voleva assaporare al meglio quella sensazione.
Attorno a lui non c’era più la sua vita, non c’erano più le lotte con i genitori per restare ad Hogwarts, gli scherzi di Zonko, le liti con gli studenti, la carica di prefetto che aveva ottenuto e che poi non era stato in grado di custodire.
Attorno a lui c’era la pace e come tale doveva essere assaporata, fino all’ultimo istante possibile.
Quando a suo malgrado si staccò dalle labbra della ragazza, pensando infantilmente che se fosse stato troppo appiccicoso avrebbe fatto brutta figura, si spostò leggermente all’indietro per fissarla estasiato in tutto il suo splendore.
Quegli occhi cosi scuri e cosi lucenti gli stavano dando attimi di felicità, gioia e per quel che gli riguardava ora quello gli bastava e avanzava.
Muovendo leggermente la mano verso la ragazza, la posò con delicatezza sul suo volto per darle una carezza.
Si sentiva onorato di essere con lei in quel momento, di poterla toccare senza essere in allarme sul se stesse o meno sbagliando.


-Alla fine mi hai trovato.-

Sorrise.
Aveva una cosa bella e al contempo fragile tra le mani.
Quegli istanti non potevano venir rovinati da niente e da nessuno. Le paure erano state momentaneamente accantonate per far spazio all’espressione più pura dei suoi sentimenti, delle sue emozioni che iniziavano lentamente a rinsavire al contatto fisico con la ragazza.
Era tutto troppo bello, tutto estremamente perfetto per essere reale e tangibile.
Accarezzando un’altra volta la ragazza attese, per quanto fosse possibile, di percepire le sue reazioni a quel momento.
Stava bene e questo bastava.

 
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view post Posted on 16/5/2016, 08:58
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Viveva circondata da magia, frequentava una delle migliori scuole di Magia e Stregoneria di tutta l'Inghilterra, era cresciuta nella magia, la sua famiglia era composta quasi esclusivamente da streghe e stregoni, ma nulla poteva eguagliare l'incanto di quel momento. Un brivido, un intenso e vivido brivido la percorse interamente, stretta tra le braccia di quel meraviglioso ragazzo. Un bacio, l'unione tra loro. Dov'erano finiti tutti i dubbi che fino a qualche minuto prima le riempivano la testa, tutte quei dannati complessi che la tormentavano. Stava rischiando, aveva promesso a se stessa di non fidarsi più di nessuno, eppure era li. Ma non era affatto pentita, ne angosciata, anzi, era serena come non lo era da molto tempo. Felice come non lo era mai stata, era davvero quella la felicità? Se qualcuno glielo avesse chiesto in quel momento avrebbe risposto di si, o forse lo avrebbe ucciso, perché in quel momento tutto era perfetto. Lei, Daddy e il silenzio che risuonava come melodia. Le sue mani percorrevano la sua pelle, delicate, ed Alice capì che il paradiso esisteva, il paradiso era essere li, con lui.
Avrebbe voluto che quell'istante durasse un eternità, ma tutto nasce per finire, e inevitabilmente il ragazzo si allontanò delicatamente da lei. Privata di quel contatto si sentì debole, priva di difese, ma sorrise, poiché sapeva che nessuno avrebbe mai potuto farla soffrire o farle del male. Sorrise, beandosi di quei suoi meravigliosi occhi, sorrise, e si lasciò accarezzare da quelle mani che le stavano facendo lo scherzo peggiore e migliore che avrebbero mai potuto fare. Quella dolce e delicata carezza le fece chiudere gli occhi, sorridendo come una bambina. Inevitabilmente li riaprì e sperò in cuor suo di non sembrare ai suoi occhi un'ebete.
«Alla fine mi hai trovato» furono le prime parole che le rivolse e Alice non poté che sorridere radiosa, non avrebbe mai perso questa occasione per nulla al mondo, non avrebbe mai permesso a dubbi o ad altro di non essere qui con lui.

«Si, ti ho trovato» disse la ragazza, spostando la sua mano su quella del ragazzo, poggiata ancora sul suo viso « Perdonami se ci ho messo troppo» aggiunse infine Alice raggiante come non lo era mai stata.

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view post Posted on 23/5/2016, 21:18
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Sorridendo alla ragazza, accarezzandole dolcemente il volto, Daddy, si rilassò.
Aveva faticato, lottato, per arrivare a quel punto con lei e finalmente poteva godersi una minima pausa.
Era lei, era Alice e finalmente era tra le sue braccia.
Guardandola con attenzione negli occhi, ripensò a quanto aveva voluto raggiungere quel momento con lei.
Era la ragazza perfetta, l’ideale per lui e ora non doveva farla scappare.
Stringendo con vigore quella delicata mano che era entrata in contatto con la sua, proseguì a parlare felice.
Si sentiva indistruttibile, almeno per quel giorno i problemi del mondo non sarebbero stati a contatto con lui. Erano intangibili, invicibili.


-No, non ci hai messo poi così tanto a trovarmi.-

Con aria serena la portò con se verso l’ampia finestra da cui l’aveva vista arrivare.
Da quel punto il piccolo paesino innevato poteva essere visto praticamente tutto, lasciando qualcosa di bello da ammirare oltre a loro due.


-Sai, per un momento ho pensato che non saresti venuta. Ho notato che anche i pupazzi di neve ti fanno la corte.-

Sorrise, nascondendo in parte la frecciatina che aveva fatto nei suoi confronti.
Si ricordava bene, fin troppo bene, quel pupazzo di neve che il giorno prima lo aveva urtato per immettersi nel discorso fra loro due.
Maledetto Derek Hide, perché diamine aveva provato a guastare le cose tra di loro?
Osservando la ragazza, estasiato dalla sua pelle olivastra e dal suo viso raggiante, guardò fuori per ammirare il paesaggio.
Si sentiva perso, completamente preso. Era già cotto? Era arrivato alla frutta? Possibile, ma ancora la doveva conoscere meglio.
Respirando leggermente la fresca aria di quel luogo, sentì dentro di se il suo corpo fremere. Ancora non ci credeva di essere riuscito a convincerla a stare con lui, uno qualunque, uno dei tanti.


-Non trovi che sia meraviglioso questo paesaggio? Mi dispiace che non abbia organizzato qualche altro scherzo da fare assieme, non mi sembrava il caso oggi.-

Dando un leggero colpetto alla mano della ragazza attese una sua reazione.
Tutto era bello e semplice. Si sentiva in un altro mondo, lontano anni luce da quello che aveva vissuto fino a poche ore prima.
Nel suo corpo non c’era più dolore, angoscia, tristezza, solo voglia di vivere e di stare bene. Sempre.
Era pieno di propositi positivi, di energia positiva.
Che Alice fosse la droga? Si, forse anche di quella più pura.


 
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