Ricordi vecchi e nuovi incontri, Privata

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view post Posted on 25/1/2016, 22:14
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Killian non se ne era mai andato da lì. Non se ne era andato idealmente, almeno. Il caso o la sua volontà avevano sì portato il corpo altrove, in posti lontani e sconosciuti ai più, ma il giovane in quella terra e in quei luoghi ci aveva seminato ricordi spendendoci i "migliori anni della sua vita". Anche se il primogenito dei Resween aveva alcune cose da ridire al riguardo: non se la passava tanto male nel dover rendere conto solo a se stesso...
Comunque sia appena tornato a Londra e dintorni, come un magnete attirato chissà da quali forze, aveva fatto di Hogsmeade una delle tappe da ri-visitare perchè il paesino nella sua interezza magica era ciò che più gli ricordasse casa dopo tanto girovagare nel mondo Babbano. E proprio come il ragazzino che i sabati lasciati liberi dalla scuola si dirigeva alla Stamberga, adesso era lì. Immobile nel suo cappotto corto nero dal colletto alzato dallo sferzare del vento. Inspiegabilmente, si sentiva vecchio. O meglio: datato. Esatto, dallo splendore dei suoi 24 anni poteva paragonarsi al giradischi di qualche negozio di chincaglierie obsolete. Non andava affatto bene.
Si appoggiò alla staccionata di recinzione con lo sguardo ceruleo fisso alla catapecchia. Nella sua mente un po' da scavezzacollo prendeva forma un progetto teso al suo ringiovanimento, tanto folle quanto vitale.
 
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view post Posted on 26/1/2016, 08:27
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Durante la settimana non ho mai tempo per dedicarmi i al riordino della piccola casa in cui vivo in compagnia delle mie amate bestioline. Gideon, in verità, è bravissimo. Non sporca e non disturba ma tesse in continuazione e se non mi decido finisce che le ragnatele diventeranno così numerose da rimanerci impigliata. Galatea non tesse ma la piccola jarvey, scanzonata e vivace di natura, riesce a mantenere in costante disordine tutto l’appartamento con i suoi giochi fin troppo vivaci.
Ho lasciato libera, nel piccolo giardino dietro alla casa, la cucciola per tutta la mattinata e ora, esausta, dorme nella sua cestina e neppure il suono, che di solito riconosce, delle chiavi di casa l’ha indotta ad aprire gli occhi. E' solita accompagnarmi nelle passeggiate del sabato pomeriggio ma quel giorno mi rassegno ad uscire da sola. E’ già impegnativo portarla quando ne ha voglia, se non è in vena….meglio lasciarla dormire. Sopra i jeans e il maglione nero che indosso infilo un giaccone corto, bianco candido, e mi chiudo finalmente la porta alle spalle. La consapevolezza di lasciare una casa ordinata, che ritroverò sottosopra al mio rientro, mi strappa un rassegnato sospiro.
Ci penso già da un po’ e nella mia fantasia l’ho visita mille volte. Oggi è la giornata buona per dar corpo alla mia fin troppo vivace immaginazione e andare a curiosare dalle parti di Hogsmade. Ho studiato a Beauxbaton e anche nella scuola francese si favoleggiava della Stamberga Strillante. Mi incuriosisce questo luogo, oramai sono a Londra da diverso tempo ma non ho mai trovato l’occasione giusta per andare a visitarlo.
Appena arrivo nel piccolo villaggio magico ne approfitto per dare un’occhiata in giro. Una piccola e veloce sosta per un caffè e per chiedere indicazioni e sono di nuovo per strada diretta alla mia meta. Appena arrivo l’aria che si respira è esattamente quella che immaginavo e la visione corrisponde alle descrizioni fatte dagli studenti di Hogwarts che, durante gli scambi culturali, avevano fornito della dimora.
Vedo la catapecchia in lontananza e mi avvicino senza fretta. Ho tutto il pomeriggio a disposizione e ho intenzione di godermi la giornata di libertà.
Respiro a pieni polmoni l’arietta frizzante. Tutto attorno è silenzio. Sento il rumore degli stivaletti che calpestano l’erba secca a tratti coperta da qualche spruzzatina di neve. La stradina che porta alla vecchia dimora è deserta e fino a quando non giungo nelle vicinanze della staccionata che ne delimita il perimetro sono convinta di essere l’unica ad aver avuto il pensiero di visitare la Stamberga. Mano a mano che mi avvicino però noto una sagoma scura che mi da le spalle. Il luogo è isolato e immerso nel silenzio. Non sono certa che il rumore dei passi sia sufficiente a palesare la mia presenza senza far spaventare l’uomo che stà osservando la vecchia casa.
Giungere di soprassalto in un posto così particolare potrebbe essere pericoloso. La persona che vedo deve per forza essere un Mago e se si spaventa potrebbe anche attaccare. Non sono brava nei duelli e, onde evitare spiacevoli inconvenienti, comincio a tossicchiare rumorosamente per farmi sentire. Procedo a passo spedito. Ormai sono abbastanza vicina per poter osservare bene la figura che ho davanti. Racchiuso in un cappotto nero posso vedere, quando mi affianco, il viso di un giovane uomo con lo sguardo dritto alla catapecchia che pare immerso nei suoi pensieri.
Quando sono quasi certa che mi abbia sentita mi affianco, mantenendo un certo margine di distanza per non invadere gli spazi, e, in silenzio, seguo il suo sguardo.
La vecchia casa è lì. Piena di tutti i suoi segreti, avvolta dalla sua aura magica e misteriosa. Di quante avventure è stata testimone? Quante streghe e maghi hanno posato il loro sguardo su quelle pietre antiche? Quante magie sono state praticare al suo interno? Quanti segreti ancora non svelati conservano quei mattoni erosi dal tempo? Impossibile non farsi domande davanti a quella che viene considerata tutt’ora una delle mete più seducenti del mondo magico.
Dopo qualche minuto di contemplazione volgo il viso verso l’uomo e accenno ad un sorriso piegando leggermente il capo.

Salve. Incantato anche lei da queste vecchie pietre?
Sono una frana con gli approcci. Non ci so fare. Non sono timida ma non so mai cosa dire e continuare a rimanere in silenzio mi mette più in imbarazzo che fare la figura della sfacciata. Beh…oramai è fatta. Il saluto l’ho lanciato e attendo, tranquilla, la reazione del Mago.
 
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view post Posted on 26/1/2016, 21:09
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Era così concentrato che l'irrigidimento dei suoi muscoli fu repentino appena sentì il tossicchiare femminile alle sue spalle. Gli fece quasi male in realtà, possibile che dovesse essere sempre all'erta, anche quando non aveva nulla da temere? Insomma, aveva fatto ritorno "in patria" da così poco tempo che non avrebbe nemmeno avuto il tempo materiale per farsi dei nemici o ritrovare quelli vecchi. Si rilassò subito dopo, tanto più che i passi sulla neve fresca risultavano leggeri e cauti. Probabilmente era lui ad aver allarmato la nuova figura: un uomo vestito di nero che contemplava una catapecchia su cui circolano le peggiori voci. Si, poteva essere sospetto... Ma la cosa era reciproca: voltò il viso non appena percepì la presenza della persona al suo fianco e la osservò un attimo, come era solito fare con i suoi occhi nuvolosi: una giovane donna che doveva avere più o meno la sua età lo scrutava, succinta nel cappotto bianco che quasi la mimetizzava con la neve circostante se non fosse stato per i capelli rossi, accesi.
Alle sue parole non potè che ridere. Non che fosse ilare la domanda in sè, ma a farlo sogghignare di traverso era il "lei" che proprio non poteva sentire suo. Aveva appena detto che si sentiva vecchio, quella ragazza non faceva che peggiorare le cose infilando la bacchetta nella piaga. Genuina e non sfacciata, Killian finì la sua risata per poi guardarsi intorno come alla ricerca di qualcosa:

Lei chi? Non vedo nessun altro a parte noi due..

Ed era partito in quarta, prendendosi la confidenza che quel "lei" sembrava impedire. Non era mai stato un bravo osservatore dell'etichetta, sebbene dai modi gentili non si era mai definito un "lord" in tutto e per tutto, ma cosa era più giusto dire e fare al cospetto di una donna, questo si che lo sapeva. Si passò velocemente la lingua sulle labbra come a voler impedire che diventassero blu per il freddo e poi azzardò un nuovo approccio:

Mi sembriamo abbastanza giovani da poterci permettere di darci del tu, ti pare?

Rivolse di nuovo il proprio sguardo grigio verso l'imponente dimora abbandonata e si beò di quel silenzio. Anche se la presenza di una coetanea stuzzicava la curiosità del giovane uomo. La guardava di sottecchi, come a valutare gli effetti che le proprie parole avevano sortito su di essa. Infine, incapace di trattenersi, chiese sempre guardando lontano, verso la stamberga:

Ti interessa?

La sua voce era un po' più roca di prima, meno gioviale o divertita. Si confaceva all'aurea di mistero che emetteva l'abitazione. Perchè nel bene o nel male qualcosa in comune già l'avevano: l'attrazione per quel luogo che li aveva condotti lì.
 
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view post Posted on 26/1/2016, 22:56
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Maldestro o no il tentativo di approccio aveva dato i suoi frutti. Buoni frutti a quel che pareva. Il giovane uomo pare non essere infastidito e si rivolge a me in modo affabile e simpatico. Effettivamente poteva avere all’incirca la mia età e rivolgergli la parola in modo così formale poteva apparire una maniera di tenere de distanze. L’abitudine. Ho vissuto in Francia tanto a lungo da assorbire i modi di quel Paese e ancora non li ho persi. Qualcosa torna sempre a ricordarmi da dove vengo.
Abbasso il viso e scuoto la testa più divertita che imbarazzata prima di rialzare lo sguardo e rispondere.


Pardon! E’ l’abitudine. Direi proprio di si. Siamo giovani e le formalità possiamo benissimo metterle da parte per quando saremo più anzianotti.

Sorrido mente parlo ma è un sorriso poco convinto. Ero davvero giovane? Lo ero mai stata? Forse ai tempi della scuola. Forse prima di dover affrontare i problemi con la mia famiglia e tutto quello che li ha causati. Avevo pochi anni ma questo non significava essere giovani. Non bastava. Ero spenta dentro. Solo il mio lavoro mi faceva sentire viva e solo da quando ero tornata a Londra, a volte, avvertivo gli sprazzi di energia e positività che i miei anni esigevano ma ancora non ero in grado di riconoscerli appieno e di apprezzarli.
Tanto combattiva e determinata quando si trattava di alleviare le sofferenze delle creature quanto incerta e un po’ frastornata quando uscivo dal luogo dove lavoravo. Non mi sono mai considerata timida. Ho affrontato situazioni che le ragazze della mia età neppure ipotizzano e questo mi ha segnata. Mi ha lasciato uno strascico di insicurezza che ancora mi porto addosso e mi rende, se non diffidente, cauta nei rapporti.
Una folata di vento mi riscuote da quelle riflessioni e gliene sono grata. Con la destra sposto i capelli che sono scesi a coprirmi il viso e mi giro verso il ragazzo. Siamo gli unici spettatori e sono grata anche di quello. Forse da sola mi sarei sentita meno tranquilla. La Stamberga, vista da vicino, appare davvero inquietante come mi era stata descritta.


Ti confesso che avevo da tempo il desiderio di vistare questo posto. Mi incuriosisce. Ha un fascino tutto suo. Si. Mi interessa e sono contenta di non essere sola in questo momento. E’ un po’…inquietante non trovi? Pensi si possa entrare?

Eccole le due medaglie del mio carattere. Mi piace sondare i miei limiti e testarmi. Da un lato entrare un po’ mi spaventa ma dall’altro mi attira. Vincere la paura è esaltante e sfidare il proibito…intrigante.
Forse ho azzardato un po’ troppo ma forse no. Anche lui ha avuto il pensiero di avvicinarsi a quel luogo e ne deduco che anche lui ne sia attratto. Lo intuisco dal modo in cui osserva la casetta diroccata e da come pare apprezzare ciò che questa suscita.
Piego il viso di lato e lo guardo. Attenta a studiarne le espressioni. Poi, finalmente, ricordo la buona educazione e tendo la destra.


Virginia Brown…no…solo Virginia, siamo giovani giusto?

Esclamo tutto d'un fiato prima di farmi bloccare dal riserbo.
In quel preciso momento decido, con la mano tesa e il viso rilassato, che quel pomeriggio, fosse anche solo per quel pomeriggio, mi sarei comportata come una qualsiasi ragazza della mia età che incontra un coetaneo con un paio di occhi magnetici. Un coetaneo dal fascino misterioso che sembra gentile e disponibile al dialogo. Fosse anche solo per quel pomeriggio avrei messo da parte il lavoro e i pensieri e mi sarei goduta la gita e la compagnia. Sento lo sguardo illuminarsi a quel pensiero e una piacevole sensazione di leggerezza. Aspiro a pieni polmoni l’aria frizzante lasciando che il vento mi arrossi le guance e attendo di stringere la sua mano che, sicuramente, sarà più calda della mia.
 
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view post Posted on 28/1/2016, 13:35
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Killian apprezzò la reazione della ragazza al suo stuzzicarla bonariamente sulla questione della formalità. Da quello capì che nonostante i modi rispettosi la giovane non era affatto "vecchia dentro". Se fosse stato così, avrebbe voltato le spalle e se ne sarebbe andata via indispettita, sparlando sul pessimo modo di fare dei giovani di oggi. Troppe volte quella scena aveva esilerato il ragazzo quando per una parola detta di troppo si era meritato il titolo di insolente.
Si era scusata con una frase che lo fece riflettere molto nell'istante prima che la sua bocca potesse formulare a parole la propria curiosità:


Abitudine per cosa?

Le possibili risposte erano molteplici tra cui la più ovvia: abituata a dare del lei. Ma il giovane Resween non si accontentava mai delle spiegazioni semplici e scontate, deludenti. Anche se ad un primo guardare sotto al concetto di abitudine non c'era nulla oltre la sua vuota definizione era curioso di scoprire a cosa avrebbe portato quella domanda. Poteva metterla in difficoltà anche senza intenzione, ma aveva espresso quella genuina domanda con tale tranquillità che avrebbe accettato anche un silenzio come risposta. Potevano rivelare più cose le parole non dette che quelle formulate al vento. Alla peggio, la ragazza dal cappotto bianco gli avrebbe indirizzato uno sguardo indignato per il suo poco tatto o il presunto ficcanasare. Ma il rischio e l'essere in bilico tra due possibilità era una componente alla quale Killian non avrebbe mai potuto rinunciare, nemmeno in queste piccole cose.


Si passò la mano sulla barba scura ancora ad un livello controllato mentre la giovane donna gli proponeva implicitamente un'avventura all'interno della Stamberga. Chissà perchè la cosa non lo stupì ma gli fece semplicemente indossare un sorrisetto furbo che aveva tutta l'aria di dire: "Lo sapevo..."
Poteva urtare quel suo atteggiamento ma in tutta la sua semplicità non stava a significare altro che aveva sospettato sin da subito che entrambi si trovavano lì per un obbiettivo comune. Era normale poi che la prospettiva di portarlo a termine in coppia fosse allettante. Rispose guardandola di sottecchi mentre si rimetteva a posto i capelli fulvi animati dal vento:


Inquietante è dire poco. Mi hanno raccontato cose che preferiresti non sapere mai. E' sicura di volersi addentrare lì insieme ad uno sconosciuto, signorina?

Ed eccolo di nuovo, il Killian delle provocazioni. Era sicuro che la risposta che avrebbe udito sarebbe stata affermativa, magari anche scocciata per il suo modo di porsi. Lo divertiva osservare le diverse reazioni, sempre nuove e personali. Aveva apposta utilizzato il termine cortese "signorina", come a volerla spiazzare: lui che prima sceglieva la forma del "tu" e poi si cimentava in tali galanterie. Non riusciva a nascondere un sorrisetto soddisfatto, nemmeno dietro a quel viso teso in un'espressione misteriosa.
E proprio in nome dell'atmosfera che aveva giocosamente creato, osservò prima la mano tesagli dalla donna come a valutare le opzioni che aveva e poi concluse con un tono autorevole ma semplice:

Piacere, Virginia ancoragiovane Brown

Le afferrò la destra così piccola rispetto alla propria e la strinse con sicurezza senza rischiare di farle del male, per la prima volta forse le rivolse uno sguardo che durò più di qualche secondo. Gli occhi grigi che cercavano di leggere in quelli blu ancora troppo sconosciuti. Quel contatto serio durò poco perchè con la sua solita ironia si inchinò e fece segno con la destra a Virginia di incamminarsi vero la casa lungo il sentiero innevato. Una mossa da vero gentleman, ancora più retro del "signorina".
Non disse altro, consapevole di aver saltato una fase importante delle presentazioni. Il suo nome rimaneva volontariamente celato, come se nel rivelarlo parte del divertimento sarebbe stato sottratto a quel gioco.
 
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view post Posted on 28/1/2016, 18:16
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Mi rendo conto solo ora di aver dato origine ad un dubbio all’uomo che ho a fianco. Il termine che ho usato non gli è sfuggito e me ne chiede il motivo. Apprezzo le domande. Apprezzo chi le fa e chi non si sottrae alla risposta. Per conoscere e per capire è necessario metter dei punti interrogativi e io stessa sono la prima ad usare e anche ad abusare di questo prezioso segno di punteggiatura.
Rispondo tranquilla visto che la spiegazione non è affatto complicata da dare.

Ho vissuto in Francia per tanti anni e ho assorbito il modo di comunicare dei francesi che usano quasi sempre rivolgersi a chi non si conosce in maniera formale. Spesso penso ancora in francese prima di tradurre e non ho ancora del tutto perso questa abitudine.
Il mio sguardo è sereno. Sono stranamente tranquilla per essere in un posto che, al contrario, dovrebbe mettermi a disagio. E’ vero che sono con uno sconosciuto, come mi fa scherzosamente notare il giovane e affascinante ragazzo che mi accompagna ma la mia risoluzione a passare quel pomeriggio con spensieratezza mi induce ad abbassare la guardia della ormai solita corazza di diffidenza con la quale cerco di proteggermi da troppo tempo e che comincia ad andarmi stretta.
La signorina è sicura, ancorgiovane sconosciuto che è meglio tenga la bacchetta pronta in caso ci fosse bisogno.
<i>A quel proposito arrivo con la mano alla borsa ed estraggo il catalizzatore infilandolo nella tasca del giaccone. Meglio averla a portata di mano si presentassero difficoltà.
Nel farlo strizzo l’occhiolino al ragazzo accettando di buon grado sia la sfida che lo scherzoso gioco di inversione delle parti. Giocare a fare i ‘grandi’ poteva anche essere divertente se lo si prendeva con lo spirito giusto e il giovane stava dimostrando di apprezzare lo scherzo anche se, lo noto, non risponde alla mia presentazione con la sua. I nostri sguardi si incrociano per un breve attimo che mi consente di apprezzare il colore delle sue iridi grigie e di stringere la sua mano. Il tutto dura solo pochi secondi dopo i quali, con gesto da vero milord inglese, mi lascia la precedenza sull’avanza alla scoperta di quella sciancata casetta che tanto mi incuriosisce-
Per qualche minuto, mentre appoggio un piede sulla staccionata che delimita il confine della Stamberga per scavalcarla, rimango in silenzio. Poi, una volta che con un balzo quasi elegante atterro oltre la recinzione lo guardo semiseria alzando l’indice in segno di ammonimento.

Spero per tutti e due che le cose che ti sono state raccontate siano esagerazioni fatte per funzionare da deterrente ai curiosi ma, in ogni caso, spero che ti abbiano anche raccontato come evitarle o almeno come affrontarle altrimenti….Mister ancorgiovane e ancorsenzanome…potremmo trovarci presto nei guai.
Fra scherzo e verità, con un sorriso forse un po’ provocatorio, con un gesto del capo lo invito a seguirmi mentre mi avvicino a grandi passi verso l’entrata della casetta. La porta è malmessa. Appesa solo per un cardine, basta un dito e una leggera pressione per farla spostare e cigolare per offrire la visione dell’interno. E’ buio e l’odore di muffa arriva alle narici facendomi sternutire. Mentre attendo che il giovane uomo mi segua afferro la bacchetta. Ci servirà un po’ di luce se vogliamo vedere dove mettiamo i piedi.
Appena mi sembra di sentire i suoi passi dietro me, con lo sguardo fisso avanti, arriva la domanda che probabilmente si aspetta ma che maschero con un’altra piccola celia.
Posso sempre chiamarti con un fischio se preferisci. Spero solo che non risponda qualcuno di indesiderato.
Giro il capo in modo sufficiente affinchè lui possa vedere il mio sorriso e poi riprendo posizione pronta a varcare la soglia.
 
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view post Posted on 28/1/2016, 21:27
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Di nuovo, le parole che potevano essere fraintese in quella sua domanda non furono scambiate per impertinenza. A quanto pare la giovane non era minimamente infastidita al riguardo e narrò una cosa di sè di grande importanza. Ecco perchè le questioni poste in modo imprevedibile lo facevano impazzire: potevi ricavare informazioni preziose in modo indiretto. Solo quando apprese la sua origine (che poi non doveva essere proprio così, dato che il cognome era tipicamente britannico, almeno a suo parere) francese, alle orecchie di Killian parve di percepire qualche sfumatura nel suo modo di parlare che rimandava a quella lingua poetica. Forse era solo suggestione, ma automaticamente si convinse di udire un accento francese che non gli dispiacque affatto: nei suoi viaggi si era spinto molto lontano ma la capitale europea della raffinatezza non era mai stata una delle sue mete,peccato. Sarebbe stato un buon argomento di cui parlare. Ma il ventiquattrenne non si fece comunque sfuggire l'opportunità di curiosare su qualcosa che non conosceva:

Davvero? Avanti, dimmi una frase in francese. Vediamo se la capisco

Probabilmente non avrebbe capito un'acca e Virginia avrebbe potuto riversare su di lui i peggiori insulti senza che sospettasse nulla, ma non gli importava: il gioco era bello per quel motivo. Non si prendeva mai troppo sul serio così come si aspettava non lo facessero gli altri. Altrimenti il divertimento svaniva e restava la monotona compostezza.
Alla risposta rilassata ma a tono della donna, Killian rispose con un occhiolino che la incitava esplicitamente a farsi avanti ma essa non sembrava aver bisogno di farselo ripetere due volte: scavalcò la staccionata protettiva senza troppi problemi e di nuovo l'interesse nello scoprire qualcosa di nuovo su quella figura lo investì:


Agile. Fai qualche sport?

La domanda era secca perchè posta senza pensarci troppo. Si chiese quanto ancora potesse domandare prima che la ragazza si stancasse di spiegare senza avere altre risposte in cambio sul suo conto. Dal punto in cui era si lanciò in una breve e svogliata corsetta in preparazione del salto che gli permise di superare i legni sgangherati. Ce la fece senza problemi e ricadde morbido sul suolo nevoso che rispose con un rumore sordo. Eccoli. Erano entrambi nella proprietà adesso, ma non sembrava che l'ambiente si fosse mutato in alcun modo.
Mentre si avvicinavano, Virginia ne approfittò per rimbeccarlo e Killian assunse un finto aspetto offeso e indignato:


Credi che non sia forte abbastanza da badare a te? Stai parlando con l'Auror più forte in servizio mia cara... puoi anche mettere via la bacchetta, ci penso io.

Forte del sorriso un po' birichino che le era stato rivolto (o se lo era solo immaginato? Ci era così abituato a farli e a riceverli che ormai faticava a distinguerli da quelli privi di malizia) fece qualche passo avanti nell'oscurità che all'apertura della porta malconcia gli si era parata davanti. Altri passi sulla soglia senza ancora ricorrere alla luce artificiale della sua bacchetta: quella tiepida all'esterno illuminava ancora il suo percorso. Si fermò e con una fragorosa risata forse un po' troppo rumorosa per il luogo così tetro rivelò divertito:

Non è vero: devo ancora fare domanda. Vieni comunque?

Confessò così il suo non essere Auror con il sorriso sornione alla Resween stampato sul volto leggermente barbuto di un uomo ancora giovane. Gli occhi esprimevano un qualcosa di angelico, mentre la piegatura delle sue labbra l'esatto opposto. Si stava divertendo come non mai riuscendo ad essere più se stesso con una semi estranea che non i conoscenti.
Fece un piccolissimo passo indietro lasciando che l'oscurità l'avvolgesse in modo suggestivo: erano bastati pochi centimetri a far si che fosse completamente nascosto agli occhi della giovane donna ancora fuori.
Senza lasciarle alcuna possibilità sulla scelta, rispose al suo modo spiritoso di fargli notare la mancata presentazione:


Se hai bisogno di me basta che sussurri "Vieni, ragazzo bellissimo e affascinante cavaliere dei miei sogni". Non credo che nessuno spettro o creatura infernale corrisponda alla descrizione...tranne me, certo.

Si dovette mordere le labbra per non scoppiare a ridere per quelle cavolate appena sparate: non poteva infrangere quell'aurea di mistero che si era creata con la sua scomparsa alla vista di Virginia. Doveva attendere solo che si facesse avanti richiedendole una fiducia spropositata.
 
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view post Posted on 29/1/2016, 13:45
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Davvero simpatico il bel tenebroso e sconosciuto ragazzo che aveva avuto la malasorte di aver incontrato una Strega impertinente e amante dell’avventura. Si stava risvegliando in me lo spirito di quello che i babbani definiscono da ‘giovane marmotta’. Quante cose mi sono persa nei corso degli anni? A quante cose ho rinunciato? Forse un po' troppe e stanno venendo fuori. Un po’ tardi ma stanno lentamente emergendo e chiedono soddisfazione. Lo sento nel sangue e penso che questa verve traspaia anche dal mio visto e dall’eccitazione che sento crescere ad ogni passo che compio verso l’ignoto.
Vuole una frase in francese? Lo accontento di buon grado con un sorrisino furbetto. Servirà a ben due scopi. A farlo sorridere, o almeno spero, e far scappare eventuali spiriti maligni o creature male intenzionate.
Dopo essermi schiarita la voce con un colpetto di tosse e muovendo un piccolo passo con cautela comincio a canticchiare un motivetto che sono sicura riconoscerà.

Allons enfants de la Patrie, Le jour de gloire est arrivé!
Andiamo giovane enfant! Vediamo se sono riuscita a far scappare gli indesiderati.

Continuando a fischiettare più che a cantare cominciamo l’esplorazione dei quello che, visto dall’interno, pare proprio un tugurio. La luce che entra dalla porta disegna un piccolo fascio dorato in cui le particelle di polvere danzano come impazzite e mettono allegria. Mentre le osservo ridacchio e do’ di gomito al mio compagno. Scherzare serve anche a sfatare il mito oscuro che aleggia attorno al luogo in cui ci troviamo. Gli spiriti malvagi si terranno alla larga da due incoscienti che cantano e ridacchiano. Almeno, lo spero.
Mister senzanome nonché futuro Auror senza paura, hai l'onore nonchè il piacere di avere a fianco la stella della squadra di Quidditch di Beauxbatons e se avessi tempo mi piacerebbe tutt’ora continuare a praticare questo sport. A te piace il Quidditch?
Che domanda scontata! Non posso nemmeno concepire ci sia qualcuno, della mia razza, che non è appassionato dello sport magico per eccellenza. I ragazzi soprattutto amano far sfoggio di muscoli e grinta a cavallo di una scopa.
Intanto ci inoltriamo sempre più all’interno della casupola e la luce esterna non arriva più a illuminare il cammino. Non ho la visuale del giovane uomo che mi accompagna ma ne avverto la presenza rassicurante e odo il rumore dei suoi passi.
Si respira aria stantia ma l’atmosfera è suggestiva e misteriosa. Una quasi concreta sensazione di pericolo e intrigo. Una combinazione affascinante che mi fa respirare e pieni polmoni e mi da la gradevole soddisfazione di essere nel posto nel quale, per tanto tempo, avevo desiderato di essere.

Se devo chiamarti per un’emergenza, usare una tiritera così lunga e articolata potrebbe essermi fatale. Ora che ho finito di chiamarti potrei essere morta stecchita. Anche se, ne convengo, qualcosa di vero c'è fra tutti quegli aggettivi. Meglio usi la mia di bacchetta. Almeno per far luce. Non si vede un’accidenti qui dentro….ma per Merlino!
Ridacchiando e sorridendo fra il malizioso e il provocatorio estraggo la bacchetta dalla tasca e con la fomula ‘Lumos’ la punta del catalizzatore si illumina di una luce fioca che mi permette di vedere che mi sono appena inciampata in un’ oggetto che, a mio parere, non dovrebbe trovarsi in quel luogo.
Una bottiglia. Una semplice e comune bottiglia di vetro verde che, a differenza di tutto quello che ci circonda, appare priva di polvere tanto che al suo interno si nota una pergamena arrotolata.
Mi fermo col piede ancora sollevato e mi giro a cercare lo sguardo del futuro Auror nonché ancor senzanome e ancorgiovane uomo e lo guardo interrogativa.

E…questa? Che ci fa qui? Guarda. All’interno c’è un biglietto. Sarà lo scherzo di qualche studente trollerino o un tranello per farci cadere in un trabocchetto? La rischiamo? Dimmi di si!
Era troppa la curiosità e troppo ghiotta l’occasione per lasciarcela sfuggire. Eravamo in due e probabilmente entrambi sapevamo a badare a noi stessi. Il fatto di essere entrati la diceva lunga su quanto poco eravamo razionali e ragionevoli perciò…che motivo c’era di fermarsi proprio ora e avere il rimpianto di non aver scoperto di cosa si trattava?
Fiduciosa nella risposta positiva del mio complice e compagno mi chino ad osservare l’oggetto mentre la mano stenta a trattenersi dall’afferrarlo.
 
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view post Posted on 29/1/2016, 20:41
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Killian chiese e il suo desiderio fu immediatamente esaudito forse perchè per una donna che aveva vissuto in Francia come aveva rivelato dire qualche frase non era affatto complicato. La sua voce si alzò tra il silenzio tombale regalandogli una risatina piuttosto soddisfatta: aveva capito il testo ma dubitava che centrasse vagamente le sue doti linguistiche. Chi, tra maghi e babbani, non conosceva la Marsigliese? Virginia era stata fin troppo gentile ad aver scelto quelle semplici parole da fargli tradurre quando poteva scegliere termini difficilissimi che Killian si sarebbe solo potuto sognare di comprendere. Con aria fintamente tronfia rispose alla maniera di quei sognorotti che erano soliti vantarsi del proprio essere acculturati:

Nulla di più facile. Dovevi impegnarti di più, poi pose fine a quella falsa aria per rispondere in maniera normale e tranquilla, quasi rassicurante: non credo la tua voce sia così male da spaventare nessuno. Servirebbe una Banshee piuttosto.

Le sorrise gentile, forse anche per scusarsi del suo tirare in ballo una creatura temibile proprio quando stavano per addentrarsi in qualcosa di oscuro e sicuramente sconosciuto. Non lo aveva fatto volontariamente ed ora lanciava delle occhiate di sottecchi per controllare di non aver turbato in qualche modo la sua compagna di avventure. A volte poteva apparire strafottente, ma non così tanto da fregarsene degli altri.
Quando la melodia del suo fischiettare si interruppe con una leggera gomitata sul fianco (davvero impercepibile se non avesse osservato ogni movimento della donna) , ricevette la seconda risposta. Stava accumulando seriamente un sacco di informazioni sulla giovane senza dare nessuna indicazione su di sè in cambio: era così che gli piaceva giocare. Si chiese se fosse Virginia a dare troppa confidenza agli estranei (ma non aveva per nulla l'aria di una tale sprovveduta) o se fosse il suo aspetto a il suo modo di fare che ispirassero fiducia. Nel secondo caso, quello più probabile, si sarebbe sentito davvero gratificato: per troppo tempo nel suo girovagare senza meta e senza nome persone magiche e non l'avevano classificato come "delinquente" solo per il semplice fatto di non avere dimora fissa o un aspetto "borghese". Riprendendosi da quelle riflessioni interiori con una leggera scrollata del capo, pose realmente attenzione alla risposta ricevuta e si affrettò a replicare:


Davvero? In che ruolo? Anzi no, fammi indovinare: cacciatrice. A me piace si, ma non ne vado troppo matto... ho giocato come battitore finchè in una partita il mio rispettivo avversario non ha scambiato sette volte la mia testa per un bolide...

Scosse le spalle con aria divertita al suo indirizzo. Stava a lei capire se quella era stata un'esagerazione oppure no. Solo lui conosceva la verità e l'eventuale carnefice. Non disse di più, nemmeno per riservatezza in realtà, era solo che non tutti i nati maghi capivano l'utilità del pugilato, cosa che invece a lui rilassava e faceva sentire bene.
Il nome da se stesso affibbiatosi era ovviamente troppo lungo e inappropriato e la ragazza aveva delle valide motivazioni al riguardo, ma qualcosa comunque lo lasciò stupito: quel qualcosa di vero che Virginia ritenesse ci fosse tra gli aggettivi che si era autoconferito per scherzo. Inarcò le sopracciglia e i suoi occhi si accesero per un attimo di stupore: non era abituato a ricevere degli apprezzamenti così velati ma allo stesso tempo espliciti. Di solito era lui quello che per gioco o per impegno non si faceva troppi problemi a corteggiare le ragazze. Il sorrisetto sghembo che gli apparve a quella novità era destinato a perdurare per tutto il tempo trascorso con la giovane dalla chioma rossa.
Sull'esempio della "francesina"_ aveva deciso di chiamarla così nella sua testa_ estrasse il proprio catalizzatore dalla manica stretta del proprio cappotto: il legnetto scuro dalle linee rigide si illuminò di una flebile ma sufficiente luce quando le sue labbra furono sfiorate dalla formula Lumos. Potè ammirare il panorama: la casa era polverosa e l'aria che vi regnava era stantia per il suo essere stata chiusa per molto tempo. Puntando la bacchetta in ogni angolo (per abitudine faceva un sopralluogo in ogni posto sconosciuto per assicurarsi che non fosse pericoloso) mise in mostra il mobilio che un tempo doveva essere stato davvero elegante ma che ora appariva decadente come il resto di quella casa.
Sentì un tonfo sordo di qualcosa che sbatteva contro ... del vetro: istintivamente si gettò verso la sagoma della ragazza offrendole il suo sostegno in caso avesse perso l'equilibrio, ma sembrava non averne bisogno, anzi. Si accucciò a prendere l'ostacolo rivelatosi come una normalissima bottiglia contenente uno straccio di pergamena. Se fino ad allora era stato lui quello più propenso allo scherzo, la nuova situazione fece sì che il volto del giovane uomo divenne un po' più serio, attento. Forse come diceva lei era opera di uno studente.. o forse no. La prudenza prima di tutto, sempre e comunque.
Illuminò il verde vetro che riflesse il bagliore della sua bacchetta e concluse che si: era davvero una comunissima bottiglia. Cauto, estrasse il contenuto cartaceo, lo aprì e aiutandosi con la luce emessa dal catalizzatore della giovane mormorò quello che i suoi occhi grigi lessero:


Se cercherai bene, qui troverai
ed onore e gloria immensa avrai
nelle stanze cerca cauto e attento,
dove il sole incontra il vento




La pergamena era strappata, ma non sembravano interrotti i versi, benchè non avessero alcun senso. Almeno ad una prima lettura. Alzò lo sguardo e attraverso l'aria polverosa interrogò con i suoi occhi di tempesta la compagna: *cosa diavolo significa?"
Era sempre più sospettoso, ma di riflesso alla gioia quasi bambinesca della fanciulla, era attraversato da sana curiosità. Una scintilla che non poteva essere soppressa nemmeno dall'oscurità di quel luogo.
 
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view post Posted on 29/1/2016, 22:36
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Rido divertita alla sollecitazione del ragazzo al ‘impegnarmi di più’. Frase che sentivo dirmi spesso durante il periodo della scuola visto che non ero una studentessa modello come i miei genitori avrebbero desiderato fossi.
Con gli occhi semichiusi, quasi a voler formulare una minaccia più di una promessa rispondo impavida.

Posso cantarti tutta la Carmen di Bizet se proprio insisti. Ti devo avvisare che è un’opera lirica babbana che dura all’incirca un paio d’ore fra acuti e trilli. Rimpiangeresti di non essere in compagnia di una Banshee.
Giro attorno lo sguardo sperando di non aver evocato la terribile creatura e di non aver urtato la sua sensibilità con il paragone.
Sempre attenta all’eventuale sopravvenire di suoni strani o peggio, scuoto la testa sconsolata. Un battitore. Il ruolo più ambito dai ragazzi che giocano a quiddith. Da loro modo di mostrare la potenza e l’arguzia e anche, in molti casi, di regolare conti in sospeso che giù dalla scopa comporterebbero punizioni severe.

Delle due l’una. Monsieur yeuxgris! O eri molto distratto oppure ….che avevi fatto al tuo avversario? Doveva odiarti parecchio e…smettila di prendermi in giro! Non ci credo! Cacciatrice. Hai indovinato ovviamente.
Rispondo sollevando con la mani i capelli con gesto esageratamente civettuolo.
Non poteva essere. Il gioco del quidditch ha poche regole è vero ma nessun arbitro avrebbe tollerato un martirio del genere. Almeno così mi auguravo. Sicuramente si stava prendendo gioco di me. Il suo tono era leggero e non pareva neppure arrabbiato al ricordo della batosta. Scuoto il capo sorridendo alla canzonatura. Stà diventando sempre più divertente quel pomeriggio e sempre più interessante la compagnia del giovane uomo che pare voglia rimanere avvolto nella sua aura di mistero. Anche se non so il nome e neppure se davvero gioca a quiddich forse non si rende conto che, il suo modo di fare e il suo modo di non dire svelano ugualmente qualcosa di lui. I suoi modi sono fini, raffinati. Il suo modo di parlare corretto e preciso. E’ una persona che ha senso dell’humor e che ama l’avventura. Non si tira indietro e mostra curiosità ed interesse. Si mostra premuroso senza paura di apparire invadente. Fa domande, ascolta le risposte. Tutte cose non dette ma che giungono ugualmente a fornirmi degli indizi su di lui.

Poi la nostra attenzione viene catturata dalla bottiglia nella quale sono inciampata e sul suo contenuto. E’ lui stesso ad estrarre la pergamena e a leggerne il contenuto. Parole che, di primo acchito, non hanno alcun senso alle mie orecchie. Quattro frasi. Nessun significato apparente. Splendido!
Entrambi inchinati i nostri sguardi si incontrano appena pochi centimetri sopra il foglietto. Gli occhi esprimono lo stesso identico dubbio. Che vorrà dire?
In quel momento una folata di vento fa sbattere la porta mezzo scardinata della catapecchia rendendo l’oscurità ancora più fitta. Solo allora mi accorgo. Abbassando la luce della bacchetta, che dalla finestra alla nostra destra filtra una finissima lama di luce Il sole, riesce a passare fra la strettoia e la porta, sospinta da una seconda, ancor più violenta ventata, solleva la polvere dal pavimento.

E’ una rima baciatata. Chi l’ha scritta è stato molto attento a misurare le parole e …baciata…rima baciata potrebbe essere …potrebbe voler essere un primo indizio. Spegniamo la bacchetta e proviamo.
Nox!
Ripiombiamo nella quasi totale oscurità
E’ solo un tentativo. Anche se parlo al plurale non ho la pretesa che lui mi assecondi ma una prova, una prova vale la pena di fare. Mi alzo e raggiungo la finestra a tentoni, guidata solo dalla piccola striscia bianca che passa dalla fessura. Con lo sguardo seguo la scia luminosa fino a quando questa non si riversa, come un fiume quando incontra il mare, nella luce più ampia che entra dalla porta. E’ solo un’attimo. Il sole sparisce, coperto da una nuvola probabilmente. Il tempo cambia in fretta in Inghilterra e oramai sono rassegnata a che non passi giorno senza vedere scendere un’acquazzone. Il breve lasso di tempo mi è bastato però.Con un salto agile e veloce atterro esattamente nel punto in cui la luce della finestra si fonde con quello della porta. Il rumore del balzo coincide con il rombo di un tuono ma sono troppo occupata a guardare cosa ho sotto i piedi per dargli peso.
Con la bacchetta sempre pronta ripeto le magiche parole che la accendono

Lumos!
Lentamente sposto i piedi. Sotto le mie scarpe, e sotto un buon dito di polvere, appare un piccolo gancio metallico arrugginito e corroso. Sembra tanto usurato che oramai si è inglobato nel pavimento.
Guarda. C’è qualcosa qui.
Sussurro di nuovo china a scrutare il nuovo enigma. Sollevo lo sguardo e cerco la figura del ragazzo interrogandolo con gli occhi.
Pare così eroso che ho paura che a toccarlo si sbricioli. Pensi sia questo che indicava il messaggio?
Domande che generano altre domande. Giornata cominciata col sole e che stava finendo con la pioggia che cominciava a scendere rumorosamente. Tutto era strano quel pomeriggio. Strano, curioso e piacevole come la consapevolezza di essere in buona compagnia.
 
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view post Posted on 8/2/2016, 21:31
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*Carmen di chi?*
Killian assunse un'espressione buffa, la solita faccia da Resween sorpreso: era così strano che lui non sapesse qualcosa! No, in realtà era consapevole delle sue tante lacune ma adorava far credere di essere onnisciente, se ci riuscivi era un po' come esserlo realmente. Ma la spiegazione alla sua mancanza gli giunse subito dalla stessa francesina: era un'opera babbana. Il giovane era un purosangue ma non per questo era totalmente sprovvisto della cultura non magica. Le mete dei suoi viaggi erano state le più disparate e non si era precluso nessuno dei due mondi, ma quello gli era sfuggito. Avrebbe di sicuro chiesto a sua sorella, lei sicuramente gli avrebbe saputo dire qualcosa anche se lo studio non era la sua passione. Tale e quale a lui, ma da bravo fratello maggiore la spronava ad avere bei voti soprattutto perchè ora ne comprendeva l'utilità. La giovane riprese giocosamente l'immagine della Banshee e ciò mostrò che non ne era per nulla intimorita, anzi: guardò al suo indirizzo come se il sensibile potesse essere lui. Ciò lo fece sogghignare: aveva davvero l'aria di una donnetta facilmente spaventabile? Doveva rimediare in qualche modo...
Virginia parve un attimo riflettere sul suo resoconto dell'ultima partita di Quidditch e dopo varie opzioni concluse che non poteva essere vero. Ridacchio divertito e soddisfatto come ogni qual volta le sue parole suscitavano dubbi e curiosità. Significava creare dell'interesse e l'interesse era alla base di ogni rapporto, anche il più banale. Non era sicuro di voler svelare la verità, perchè si: qualcosa di vero c'era in quello stravagante aneddoto. Forse più di quello che la rossa sospettava.

Ci puoi giurare che mi odiava! Probabilmente era geloso del più affascinante ragazzo del castello. Adesso che ci penso forse era perchè gli soffiai la ragazza...

Rise di nuovo alzando le spalle: questo era un mistero anche per lui. Provava un certo gusto a trasmettere queste idee strampalate su di se. le voci dovevano essere verificate quindi era un incentivo a fare con conoscenza. Voleva vedere di nuovo quanto sopportasse la ragazza prima di dargli del cialtrone. Valeva la pena dato che i suoi racconti erano intrisi di verità? Certo, il gioco era molto divertente.

E va bene, te lo concedo: le botte furono meno. Il numero sufficiente a farmi perdere i sensi, comunque.

Le indirizzò un occhiolino, le sue sfide non potevano finire qua. In realtà non sarebbero mai finite perchè quello era il suo modo di rapportarsi agli altri, sia che potesse risultare sgradevole o meno. Quando apprese che aveva indovinato, fece un inchino profondo come uno di quei signori antiquati arricchito da movimenti aristocratici: si aspettava un applauso, come minimo. Quella studiata gestualità faceva parte di un progetto ben preciso, della sua maschera accurata che indossava per sondare il territorio. Ma non era tutto freddo calcolo, anche il divertimento e la voglia di scherzare erano degli ingredienti fondamentali. la vide sistemarsi i capelli con un gesto vanitoso ma capì che era scena, esattamente come quelle che faceva lui. Forse erano sulla stessa lunghezza d'onda. Una ragazza che si prendeva poco sul serio era dono raro, almeno nella sua esperienza: ne avrebbe approfittato senz'altro.
I toni si fecero più seri quando l'enigma si insinuò tra loro, così come le nuvole avevano oscurato lentamente il sole caricando il cielo di pioggia. Un lampo illuminò il volto femminile di Virginia e contemplandolo Killian potè notare che non era così acceso solo per la luce proveniente dalla finestra semiaperta ma anche per un'idea che aveva avuto. Il moro rimase in silenzio quando espose la sua idea: non voleva essere d'intralcio al suo fluire di pensieri. Non aveva capito proprio tutto di quel ragionamento, ma cosa importava? Erano due sconosciuti all'interno di una casa abbandonata e pericolosa, ma avevano scelto di vivere l'avventura insieme e questo bastava a riporre nella coetanea la sua fiducia. Quando spense la luce della sua bacchetta Killian la seguì a ruota non nascondendo un certo senso di malessere. Non gli piaceva stare al buio: per agire occorreva mirare, per mirare occorreva vedere. Comunque Virginia sembrò procedere rapida all'inseguimento di fasci di luce. E saltò accompagnata da un rombo di tono: pioveva. Era sempre accompagnato da un acquazzone ultimamente ma aveva imparato ad apprezzarli. Forse quello era stato solo un segno dal cielo che stavano procedendo nella direzione giusta.
La giovane si ritrasse e il ventiquattrenne riaccese la bacchetta che poi andò a puntare in ogni angolo rifacendo un giro di perlustrazione per controllare che nulla fosse mutato nell'assenza di luce. Parve tutto esattamente come lo avevano lasciato i suoi occhi scrupolosi, perciò si potè concentrare sulla "scoperta". Un gancio. Non era molto affascinante come tesoro, ma era comunque qualcosa. Stavolta non si chinò a raccoglierlo perchè l'oggetto non nascondeva altro che la superficie metallica e consunta. Il giovane diede un buffetto alla spalla della rossa per congratularsi:

Bel colpo, Sherlock. Un gancio... sembra uno di quelli per fissare al muro i quadri o cose del genere... Prpongo di controllare le pareti... forse c'è un buco da qualche parte.

Non era certo la più brillante delle intuizioni ma parte della sua mente era stata assorbita dal picchiettare regolare della pioggia. *Chissà se le piace, la pioggia...*. Che stupidi pensieri, così..strani.
 
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view post Posted on 16/2/2016, 11:53
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Il più affascinante? Forse! Il più misterioso sicuramente. Anche ai tempi della scuola i compagni dovevano inventarsi un nome per chiamarti?
Non ho motivo di pensare che il mio compagno d’avventura stia mentendo. Ha modi sottili, fascino da vendere e si nasconde dietro un’aura di mistero che per le donne è praticamente irresistibile. Io stessa ho la curiosità di saperne di più dell’ancor sconosciuto ragazzo col quale potrei anche starmi cacciando nei guai a causa di della decisione di voler curiosare nella catapecchia più infestata di Hogsmade e dintorni. Io stessa sono attratta dal mistero di quel che non conosco, che non comprendo e che non so. Sono una donna adulta ormai e, in qualche modo, riesco a tenere a freno molte delle domande che vorrei porre al giovane ma posso capire che per una ragazzina tutto quel ‘non sapere’ possa essere motivo di irresistibile attrazione.
Mentre gli rispondo la mia espressione mischia lo scherzo al serioso. Forse lo sa già da solo ma a volte gli uomini hanno bisogno di una rinfrescata alle idee.

Lezione numero uno. Tu non hai soffiato la ragazza a nessuno. Ha fatto tutto lei, ha scelto facendotelo credere ed eventualmente anche facendoti sentire in colpa e…in più le hai pure prese! Ottimo Monsieur yeuxgris! Bel colpo!
Spingo il gomito verso il suo come a voler dare enfasi alla mia teoria e nello stesso tempo a sminuirla. Sto’ scherzando e dal mio tono spero che sia evidente anche se poi….mica tanto! E’ un’uomo adulto anche lui e sicuramente, se non gli è stato chiaro all’epoca dei fatti, lo avrà capito col tempo che quello che appena affermato contiene una buona dose di verità.
Mentre le parole escono dalle nostre labbra, più o meno scherzose, la ricerca continua fino al ritrovamento del gancio che ci lascia, se possibile, ancor più stupiti ed inquieti della rima che ce l’ha fatto scoprire.
Le frasi che abbiamo letto dicono di cercare nelle stanze e mano male! Fuori si stà scatenando un temporale e almeno avremo potuto operare all’asciutto o quasi.
La proposta di controllare se ci fosse corrispondenza col diametro del gancio ed un eventuale foro sulle pareti trova la mia totale adesione. Magari stavamo solo perdendo tempo ma in ogni modo uscire fino a quando la pioggia batteva così forte non era certo la migliore delle idee per tanto valeva fare un tentativo.

Penso la stessa cosa. Visto che il gancio è unico e i fori tanti…propongo di tenere io la bacchetta mentre tu ci provi.
Ridacchio a quella che, forse, non era la migliore delle espressioni che potessi trovare. Tanto orami doveva averlo capito che non aveva a che fare con una persona seriosa e che scherzare era cosa che mi intrigava e mi divertiva.
La luce della bacchetta, proiettata contro i muri scalcinati, mette in evidenza che ci sarà parecchio lavoro da fare se vogliamo provarli tutti. Dopo veri tentativi il fascio di luce del catalizzatore illumina una scala malconcia che porta, suppongo, al piano superiore. Attratta dalla prospettiva di curiosare anche di sopra dirigo la luce sullo stretto pertugio ponendo, anche a me stessa, la domanda che sorge spontanea.

Andiamo a vedere cosa c’è di sopra? C’è scritto di cercare nelle stanze per cui non è detto che stiamo cercando nel posto giusto. Forse è al piano superiore quello che stiamo cercando.
Già attratta dalla curiosità di vedere cosa c’è nella stanza di sopra mi giro verso il mio compagno e focalizzo il raggio sul muro destro che delimita la scala. Nello spigolo, in alto, c’è qualcosa che attira la mia attenzione e mi avvicino salendo sul primo gradino per arrivare a vederci meglio.
Un foro. Un foro ben delineato che appare diverso dalle scrostature e dalle brecce causate dal tempo. Ha i bordi ben delineati e il diametro, ad occhio, potrebbe corrispondere a quello del gancio.
Punto la bacchetta e illumino il punto individuato. All’interno si vede qualcosa ma non riesco a capire cosa. Provo ad inserire l’indice ma non ci passa ed in ogni modo non arriverei ad estrarre quello che appare cone un piccolo cilindro scuro.

Guarda! Prova qui. Sembra ci sia qualcosa in fondo a questo buco. Col gancio dovresti riuscire ad estrarlo.
Un altro mistero si stava per aggiungere ai già tanto che dovevamo risolvere? O forse la soluzione era lì e bastava solo afferrarla?
Attendo che l’uomo decida sul da farsi con gli occhi puntati sul piccolo foro allungando il collo mentre l’adrenalina comincia a scorrere nelle vene e l’attesa si carica di aspettativa.
Un tuono, più forte di tutti gli altri mi fa sussultare ma mi strappa un sorriso che, a causa della luce della bacchetta che ho vicino al viso non può non essere notato dall'uomo.

Senti come piove forte! Ricerca bagnata....ricerca fortunata! Adoro la pioggia e i temporali in modo particolare. Sento che ci siamo!
 
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view post Posted on 29/2/2016, 19:54
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Affascinante, forse. Misterioso, sicuramente. Quelle parole pronunciate dalla voce femminile della sua compagna gli risuonarono nella mente solleticandogli tutti i neuroni e facendogli sorgere un sorrisetto furbo e affatto timido tra la barba rada.
Insomma, alla fine fascino e mistero coincidono e quella era per le sue orecchie una chiara dichiarazione. Ma infondo di cosa si stupiva? Quella ragazza non sembrava avere troppi problemi nel parlare con l'altro sesso, una qualità, quella della disinvoltura, che Killian ammirava particolarmente. Aveva sempre sostenuto che le ragazze dai capelli rossi avevano quel pizzico di pepe in più e Virginia non faceva che confermare la sua teoria.Poteva giocare e scherzare liberamente come adorava fare. Il suo sguardo "misterioso" si concentrò sugli occhi della giovane senza mandar via quel sorrisetto soddisfatto:

Affatto. Il mio nome era conosciuto in tutto il castello, ma non sempre per ottimi motivi....

Ecco che poteva ancora assumere una finta aria strafottente che Killian non rinunciava mai ad indossare perchè fonte di infinito divertimento. Quando udì di nuovo la parole della ragazza, una risata sincera e poderosa uscì intrattenuta dalle sue labbra. Non era esattamente d'accordo con quelle parole ma apprezzava lo sprint con cui erano state espresse. Poteva essere un interessante "terreno di scontro":


Oh, andiamo! Queste sono le fandonie che si raccontano le ragazze dopo che qualcuno gli ha spezzato il cuore, lo sai! E poi: io in colpa? Ti sembro il tipo? Insomma: non conosci lei ma vedi me. Non credo ci siano dubbi su come sia realmente andata.

Coronò il tutto con un occhiolino provocatorio e quel sorrisetto obliquo che probabilmente non lo avrebbe abbandonato mai. Esagerare era la sua passione così come presentarsi spavaldo soprattutto quando era in presenza di persone interessanti che sapevano comprendere il suo carattere un po' ironico. Tacque sulla questione delle "botte": era vero, essendo al centro delle chiacchiere sia per buoni che per meno buoni motivi, non era raro che a volte pagasse con qualche livido o con qualche occhio nero. Ma sicuramente il tutto era stato "ripagato", a volte anche con gli interessi. A quei ricordi la sua espressione si fece quasi nostalgica in memoria del suo passato da scavezzacollo che ormai non poteva più tornare.


In modo del tutto imprevisto, Killian accettò di buon grado quasi incuriosito quella posizione di subalterno alle accattivanti iniziative della rossa. Gli piaceva in particolar modo vederla riflettere e poi illuminarsi in preda a qualche vittoria mentale. Per questo rimase per tutto il tempo in quasi totale silenzio nell'osservare quella persona che sembrava avere molto da dire e da rivelare su di sè e sulle proprie capacità. Il Resween era abituato a caricare sulle proprie spalle il peso di innumerevoli responsabilità senza contare tutte le scelte che doveva compiere riguardo i destini di alcune persone. Era un sollievo poter per una volta affidarsi alla volontà di una persona che inspirava fiducia sin dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo. Ma Killian non era proprio lì solo per bighellonare o per osservare attento le mosse della sua compagna di avventura: mai aveva abbassato la sua soglia di attenzione da quando erano entrati in quella catapecchia. Era pronto a qualsiasi evenienza e con la bacchetta sfoderata si sentiva ancora più tranquillo dato che si sentiva in qualche modo "responsabile" di Virginia. Accolse la sua proposta e cercò lungo le pareti un foro sospetto che faceva al caso loro ma senza successo: doveva essere per forza al piano superiore.

Approvo. Anche se temo che l'ala superiore sia ancora più polverosa e malandata di questa... La signorina teme di sporcarsi ulteriormente?

Ridacchia per la propria domanda retorica prima di seguire la giovane su per la scala. Ma una nuova intuizione li interrompe di nuovo: quello che stavano cercando si palesa ai loro occhi. Non sembra affatto un foro casuale o dovuto all'abbandono della casa. Killian si avvicinò con fare circospetto e indagatore mentre eseguiva gli ordini. Non fu molto sorpreso quando dal buco riuscì a tirar fuori un'altra piccola pergamena arrotolata. Ovvio, la loro avventura si tramutava sempre più in una caccia al tesoro.
Ancora una volta si schiarì la voce prima di leggere in modo teatrale il foglio, non prima di aver riservato un'occhiata complice alla sua co-investigatrice:


Cerca cerca, il tuo premio si avvicina
ma non devi aver paura della più piccina,
per quanto rotta e malandata,
lì la tua vittoria è celata.



Di nuovo vuoto. Killian guardò con attenzione la compagna per vedere se almeno in lei ci fosse traccia di comprensione. Ma non si demoralizzò perchè non era proprio da lui ma piuttosto con nuova grinta e curiosità esultò:

Un premio! Forza, che aspettiamo?"

Con un cenno del capo la invitò a seguirlo su per le scale polverose mentre con circospezione esaminava la nuova area: non sembrava più pericolosa della precedente ma non abbassò comunque la guardia. Arrivati al pianerottolo del primo piano un corridoio piuttosto vuoto diede loro il benvenuto. Da lì si aprivano varie vie, tutte portanti a diverse sale che fecero venire in mente al ragazzo una nuova intuizione:

Credi intendesse una stanza?

La sua ipotesi era plausibile, non rimaneva che verificare.
 
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view post Posted on 1/3/2016, 23:04
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Scuoto il capo divertita rivolgendo al mio compagno, ancora senza nome, un sorrisino furbetto dopo aver sentito le sue parole. Stiamo parlando dei periodi della scuola, di quando era un ragazzo. Probabilmente il tempo ha affinato le sue armi e ora non si lascerebbe più coinvolgere in quel genere di situazioni. Oppure è vero il contrario? Diventare adulti, lo sostengo da sempre, non significa diventare più saggi e accorti. Almeno a me non era successo. Si imparava a nascondere meglio le emozioni, a controllare la rabbia. Si poteva imparare a gestire meglio la propria personalità ma cambiarla era difficile se non impossibile. Mi giro verso lui con le mani sui fianchi in modalità ‘ora ti sistemo’ e alzo gli occhi al cielo.
Lezione numero due. Le ragazze non raccontano ‘fandonie’! Quelli siete voi che vi divertite a segnare tacche ogni volta che vi va fatta bene. E’ vero non conosco lei e non conosco nemmeno te anche se ti vedo. Appunto perché di ‘vedo’ ho l’impressione non ti conoscesse neppure lei altrimenti sarebbe scappata a gambe levate. Ora sei misterioso e affascinante. Da ragazzo dovevi essere assolutamente impossibile da gestire. Con l’età, per qualcuno, gli ormoni si calmano.
Sono proprio pessima e me ne rendo conto. Lo stò stuzzicando da ….praticamente da quando ci siamo avviati dentro questa strana casetta che stiamo esplorando e che ci riserva misteri ai quali si aggiungono altri misteri. Regge bene però ed è divertente quella gara, cominciata in punta di fioretto, che stà pendendo corpo.
La scala che stiamo salendo non è in buono stato, E’ stretta per cui procediamo in fila indiana. Io davanti e lui dietro con quel sorrisino sghembo che comincia a piacermi. Sbuffo spazientita. Il fanciullo ancora non ha ben compreso con chi ha a che fare evidentemente.

Madmoiselle qui presente non è preoccupata dei suoi vestiti ma della tua incolumità. Se scivolo ti rovino addosso e finiamo al piano di sotto a gambe all’aria Mr. Mistero!
L’accento francese, quando parlo la mia lingua, appare evidente. Non cerco di nasconderlo, anzi. Sono poche le occasioni di sentir parlare un francese decente a Londra per cui approfitto, quando posso, di infilare qualche parola per sentire il suono di quella dolce lingua.
Il ritrovamento del secondo indizio lascia tutti e due senza parole. Ma per chi ci hanno preso? Per dei decriptatori di messaggi strampalati? Non trattengo lo stupore figurarsi la stizza per quel nuovo indizio del quale, pare, nessuno dei due afferri il concetto
<
Se becco chi si stà divertendo alle nostre spalle lo trasformo in una palla e lo prendo a calci. Questa casa è piena di segreti e questo non è un segreto per nessuno. Ammesso e non concesso riusciamo a venire a capo di questa storia mi auguro che il premio valga la pena oppure, chi ha inscenato questo teatrino, non avrà più voglia di scherzare per un pezzo.
E’ chiaro che mi stò divertendo come una bambina la mattina di Natale. Scartare quei biglietti, scritti in rima e sempre meno comprensibili mi mette entusiasmo e, solo per quello, dovrei ringraziare in maniera tangibile l’inventore di quella farsa.
Intanto abbiamo raggiunto il piano di sopra e stavolta è Mr. Mistero ad aprire la spedizione. Un corridoio stretto e polveroso attende di essere esplorato. Mi fermo a guardare. Ci sono 5 porte. Ognuna di colore diverso. Di diverse dimensioni e con serrature differenti.

Una stanza dici? Forse. Oppure si riferisce alla porta più piccina e malandata. O forse ancora…e se fosse la serratura che dobbiamo guardare? Guarda non ci sono chiavi alle porte. Come le apriamo?
E’ solo un presentimento ma temo che non ci sia concessa una seconda possibilità. Dobbiamo andare a colpo sicuro se vogliamo guadagnarci il premio. All’improvviso sento qualcosa avvinghiarsi alle mie gambe e manca poco mi lasci sfuggire un grido. Stendo la mano verso il ragazzo e stringo il suo avambraccio visibilmente agitata.
Miaooooo!
Per Merlino!
Mi giro verso il mio compagno coprendomi la bocca con la mano per celare la risata.
Un gatto! E che ci fai tu qui piccolino? Ti sei spaventato per il temporale? Da dove sei uscito?
Tengo Sono una veterinaria e ho dimestichezza con gli animali ma non serve la laurea per sapere che i gatti non amano l’acqua. Raccolgo la bestiola da terra e la prendo in braccio. Ha una sottile striscia di stoffa al collo e dopo aver guardato bene, mi accorgo che, legata al collarino, c’ è che una piccola chiave.
Trionfante sollevo il micetto accarezzandoli il capo per rassicurarlo. Se il mio compagno è dello stesso mio parere forse abbiamo la possibilità di azzeccare la porta giusta.
i
Tengo io la bestiola. Prendi tu la chiave?
Fuori intanto continua la bufera ma a noi poco importa. Siamo impegnati in missione speciale e ci stiamo divertendo come ragazzini. Incontrare Mr. Mistero è stata davvero una bella sorpresa e l’occasione di imparare a conoscerlo non vorrei lasciarmela sfuggire.
 
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view post Posted on 24/3/2016, 13:21
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Una risata roca e calda proruppe tra le labbra carnose del giovane alla sola vista della posa da maestrina della ragazza: lo faceva impazzire quel comportamento da so tutto io di chi cercava di impartirgli lezione, senza mai avere successo. Ma la sua compagna d'avventure pareva sapere bene cosa dire e come esprimerlo tanto che ne rimase un attimo interdetto prima di continuare con divertito tono di scuse/ presa in giro bonaria:

Uuuuh, mia bella francesina, non ti scaldare. La verità fa male, lo so, ma se starai con me abbastanza tempo ti renderai conto che ho ragione io., prima di proseguire le fece un occhiolino sornione per poi riprendere tranquillamente scalfito in positivo dalle sue accuse: Certo, non era un ragazzo facile, ma nemmeno una belva posseduta dagli ormoni! Le tue offese mi fanno male..

Come no, il sorriso di sfida dipinto sulle sue labbra lasciava intendere tutto tranne che uno stato di dolore sia interiore che fisico. Il suo tasso di interesse era alle stelle così come la sua euforia.
Killian nonostante abbia molto da dire in presenza di quella strana fanciulla rimase in silenzio mentre ella parlava. il suo accento francese lo incuriosiva e affascinava allo stesso tempo, lui che non sapeva parlare altre lingue se non i vari dialetti inglesi e americani. L'intrepida rossa non sembrava preoccupata per gli eventuali sviluppi misteriosi e il giovane Resween desiderava non prendere una posizione di comando, troppo divertito nel veder indagare la sua compagna che mentre pensava assumeva uno sguardo intenso e in un certo senso anche tenero. Lui probabilmente aveva solo uno sguardo da ebete, ma sperava che il suo fascino giovanile lo nascondesse a sufficienza. Vedeva chiaramente che le minacce della donna erano più scherzose che altro, ma condivideva il sospetto che qualcuno si stesse prendendo gioco di loro, forse qualche adolescente annoiato.. Mentre continuava a scrutare ogni angolo con la bacchetta illuminata scrollò le spalle e buttò lì semplicemente un'affermazione enigmatica:


Per quanto possa averci preso per i fondelli, per lo meno ci ha fornito un bel passatempo.. e una scusa per stare insieme.

Lui non era il tipo da fare conoscenza con quattro chiacchiere sul più e il meno, proprio no: era un bene che ad intrattenerli ci fosse stata quella sorta di avventura.
Stavano giusto disquisendo su cosa potesse essere considerata "piccola e malandata" quando un ospite a sorpresa si intromise a fare il "terzo incomodo". Il micetto fu accolto tra le braccia di Virginia che sembrava avere molta dimestichezza con gli animali. Killian condivideva quell'amore spasmodico e si avvicinò immediatamente al batuffolo di pelo un po' arruffato. Mentre faceva i grattini dietro alle orecchie della bestiola, la sua voce divenne profonda e affettuosa, estremamente insolita per il temperamento del ragazzo:


Eih piccolino... meriti un premio per il tuo aiuto

Lasciò sospeso il discorso e prese l'oggetto del mistero che riconobbe subito, per intuizione, come la chiave adatta alla serratura della porta in fondo al corridoio. Era grigia, scrostata, cadente, ma che rimandava al lusso di un tempo. La chiave combaciò perfettamente con la serratura ma il movimento di apertura risultò troppo fluido per delle serramenta così vecchie. Qualcuno l'aveva sistemata, unta, utilizzata da breve tempo. Diede un piccolo sguardo di intesa alla sua compagna per poi aprire la porta e osservare il nuovo scenario: una camera da letto. Il letto a baldacchino con le tende rosse troneggiava sul resto spoglio costituito da un'armadio malandato, una toeletta bianca e una poltrona spelacchiata.


Wow..., riuscì a solo a dire, più ironico che altro: si era aspettato un qualcosa di più eccitante e questa sua bambinesca aspettativa lo fece ridere di se stesso.
 
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