| Durante la settimana non ho mai tempo per dedicarmi i al riordino della piccola casa in cui vivo in compagnia delle mie amate bestioline. Gideon, in verità, è bravissimo. Non sporca e non disturba ma tesse in continuazione e se non mi decido finisce che le ragnatele diventeranno così numerose da rimanerci impigliata. Galatea non tesse ma la piccola jarvey, scanzonata e vivace di natura, riesce a mantenere in costante disordine tutto l’appartamento con i suoi giochi fin troppo vivaci. Ho lasciato libera, nel piccolo giardino dietro alla casa, la cucciola per tutta la mattinata e ora, esausta, dorme nella sua cestina e neppure il suono, che di solito riconosce, delle chiavi di casa l’ha indotta ad aprire gli occhi. E' solita accompagnarmi nelle passeggiate del sabato pomeriggio ma quel giorno mi rassegno ad uscire da sola. E’ già impegnativo portarla quando ne ha voglia, se non è in vena….meglio lasciarla dormire. Sopra i jeans e il maglione nero che indosso infilo un giaccone corto, bianco candido, e mi chiudo finalmente la porta alle spalle. La consapevolezza di lasciare una casa ordinata, che ritroverò sottosopra al mio rientro, mi strappa un rassegnato sospiro. Ci penso già da un po’ e nella mia fantasia l’ho visita mille volte. Oggi è la giornata buona per dar corpo alla mia fin troppo vivace immaginazione e andare a curiosare dalle parti di Hogsmade. Ho studiato a Beauxbaton e anche nella scuola francese si favoleggiava della Stamberga Strillante. Mi incuriosisce questo luogo, oramai sono a Londra da diverso tempo ma non ho mai trovato l’occasione giusta per andare a visitarlo. Appena arrivo nel piccolo villaggio magico ne approfitto per dare un’occhiata in giro. Una piccola e veloce sosta per un caffè e per chiedere indicazioni e sono di nuovo per strada diretta alla mia meta. Appena arrivo l’aria che si respira è esattamente quella che immaginavo e la visione corrisponde alle descrizioni fatte dagli studenti di Hogwarts che, durante gli scambi culturali, avevano fornito della dimora. Vedo la catapecchia in lontananza e mi avvicino senza fretta. Ho tutto il pomeriggio a disposizione e ho intenzione di godermi la giornata di libertà. Respiro a pieni polmoni l’arietta frizzante. Tutto attorno è silenzio. Sento il rumore degli stivaletti che calpestano l’erba secca a tratti coperta da qualche spruzzatina di neve. La stradina che porta alla vecchia dimora è deserta e fino a quando non giungo nelle vicinanze della staccionata che ne delimita il perimetro sono convinta di essere l’unica ad aver avuto il pensiero di visitare la Stamberga. Mano a mano che mi avvicino però noto una sagoma scura che mi da le spalle. Il luogo è isolato e immerso nel silenzio. Non sono certa che il rumore dei passi sia sufficiente a palesare la mia presenza senza far spaventare l’uomo che stà osservando la vecchia casa. Giungere di soprassalto in un posto così particolare potrebbe essere pericoloso. La persona che vedo deve per forza essere un Mago e se si spaventa potrebbe anche attaccare. Non sono brava nei duelli e, onde evitare spiacevoli inconvenienti, comincio a tossicchiare rumorosamente per farmi sentire. Procedo a passo spedito. Ormai sono abbastanza vicina per poter osservare bene la figura che ho davanti. Racchiuso in un cappotto nero posso vedere, quando mi affianco, il viso di un giovane uomo con lo sguardo dritto alla catapecchia che pare immerso nei suoi pensieri. Quando sono quasi certa che mi abbia sentita mi affianco, mantenendo un certo margine di distanza per non invadere gli spazi, e, in silenzio, seguo il suo sguardo. La vecchia casa è lì. Piena di tutti i suoi segreti, avvolta dalla sua aura magica e misteriosa. Di quante avventure è stata testimone? Quante streghe e maghi hanno posato il loro sguardo su quelle pietre antiche? Quante magie sono state praticare al suo interno? Quanti segreti ancora non svelati conservano quei mattoni erosi dal tempo? Impossibile non farsi domande davanti a quella che viene considerata tutt’ora una delle mete più seducenti del mondo magico. Dopo qualche minuto di contemplazione volgo il viso verso l’uomo e accenno ad un sorriso piegando leggermente il capo. Salve. Incantato anche lei da queste vecchie pietre? Sono una frana con gli approcci. Non ci so fare. Non sono timida ma non so mai cosa dire e continuare a rimanere in silenzio mi mette più in imbarazzo che fare la figura della sfacciata. Beh…oramai è fatta. Il saluto l’ho lanciato e attendo, tranquilla, la reazione del Mago.
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