Tale as old as time

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view post Posted on 15/2/2016, 16:20
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redjacket
Erano già le sei e mezza di pomeriggio e Oliver Brior non era per niente pronto: dinnanzi a sé, sul letto a baldacchino dalle lenzuola sfatte e ancora calde per il tepore del suo corpo, si stagliavano diversi abiti di gala che aveva ripescato dalla valigia scolastica. Non era riuscito a convincersi, era fin troppo indeciso su cosa indossare quella sera e per qualche istante si era sentito quasi simile ad una ragazzina in preda ad una crisi isterica: più che altro, ci teneva a fare bella figura e il bon ton prevedeva un aspetto impeccabile, soprattutto durante una cena a lume di candela. Se a tutto quello si aggiungeva il fatto che fosse la sua prima volta alle prese con un sentimento più forte di lui, allora il quadro d'insieme si delineava con energia disarmante. Cravatta o papillon? I cravattini erano fighi, su questo non ci pioveva, quindi optò facilmente per uno di quelli neri, scuri, in grado di abbinarsi con uno smoking. Eppure, non voleva eccedere, non aveva intenzione di presentarsi come un pinguino tutto d'un pezzo, perché il tempo trascorso ad Hogwarts ed in particolare nella sua Sala Comune gli aveva permesso di comprendere quanto la rigidità del galateo potesse essere limata e smussata dall'aspetto giovanile e giocoso. Così, quei lunghi frac o quelle vaste tipologie di marsina erano state accantonate a favore di qualcosa di lineare ma allo stesso tempo affascinante. Diverse giacche scure adesso erano in bella mostra, qualcuna sui cuscini, altre sul materasso e altre ancora attaccate ai ganci di legno come tanti uomini dalla testa mozzata e dal busto invisibile. Un sorriso pieno di tensione fece capolino sul volto del giovane studente: la metafora faceva ridere, ma lui non aveva alcuna voglia di presentasi come un burattino. Ad un tratto, un verso stridulo lo attirò come una palla di cannone e lo sguardo fiammeggiò: quando la Puffola Pigmea a lui tanto cara cominciò a rotolare sul letto, Oliver per poco non afferrò la bacchetta magica per castarle contro un Incantesimo e farla volare via.
«Sognatelo, Mos, questa volta non vieni con me»
Ci fu un istante di silenzio, subito dopo interrotto da altri suoni particolarmente acuti. La creaturina magica, identica in tutto ad una Pluffa ad eccezione degli occhietti vispi che spuntavano dal manto di peli, sembrò non gradire la proposta dell'amico, preferendo di sicuro rintanarsi nella tasca della sua giacca. Di quale giacca, tuttavia, non si era ancora stabilito.
«Mos, stai con Lotte davanti al camino, okay?»
Tecnicamente non aveva ancora detto nulla alla ragazza citata, ma era certo che non ci fossero stati problemi, altrimenti... be', Mos conosceva l'ambiente della Sala Comune, non avrebbe trovato pericoli se non qualche stupido studente intenzionato a giocare a Quidditch con una Puffola Pigmea. Per loro, se così fosse stato, Oliver aveva in serbo la peggior punizione dei secoli. Rapidamente, indossò un'immacolata camicia candida, poi si lasciò scorrere sulle spalle la giacca nera con risvolti rossi alle maniche: quel colore fiammante gli piaceva, donava una sfumatura accesa in un giorno singolare come San Valentino. I capelli ricci erano stati sistemati alla meglio, anche se la chioma continuava ad essere ribelle; un sorriso stampato sul volto, il cravattino sistemato con cura, mocassini neri ai piedi e pantaloni in pendant con la giacca, come uno smoking elegante ma allo stesso tempo non rigido. La bacchetta magica, inseparabile come sempre, fu riposta in una tasca laterale ma non prima di aver permesso al ragazzo di evocare un mazzo di rose rosse come il tramonto. Il profumo dei fiori si univa a quello alla menta di cui si era cosparso Oliver dopo una lunga e piacevole doccia calda. Era pronto, a quanto pareva. Prese Mos come se fosse un palloncino e le diede una carezza al volo, lasciandola rotolare via sotto le coperte del suo letto. Poco dopo uscì dalla Sala Comune Grifondoro, trovando la strada stranamente e fortunatamente libera. Aveva appena varcato il buco del ritratto quando la voce della Signora Grassa lo raggiunse di slancio. «TESORO BELLO, DOVE VAI?»
Si fermò giusto in tempo per evitare che la donna nel quadro prezioso urlasse ai quattro venti un secondo di più, così da attirare tutti i quadri del piano. Le rivolse un sorriso quasi imbarazzato, spiegando di avere appuntamento con la sua Helen. Fu il "sua" a tradirlo come un allocco.
«OOOH DEVI PRESENTARMELA! VOGLIO CONOSCERE LA BELLA!»
«Be' sì, vedremo, Madama. Adesso vado, buona serata!»
Un incontro fra Helen e la Signora Grassa: KABOOM.
«FARAI SCINTILLE!»
Mentre continuava a scendere, divertito, le scale che conducevano al pianoterra, il Caposcuola Grifondoro si ritrovò a pensare ad una cosa: quella era la stessa frase che qualcuno, in passato, gridò a suo padre prima del ritrovo di lui con la madre di Oliver. Coincidenze o meno, quel paragone lo accompagnò durante l'intero tragitto, fin quando si fermò accanto il portone di Hogwarts per attendere la sua incantevole dama con dei fiori lucenti tra le mani e un sorriso ancor più radioso.
 
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view post Posted on 16/2/2016, 17:46
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Hey stupida streghetta ti vuoi alzare da questo letto? – Lo scorbutico zuccastrello sul comodino di Helen stava facendo un enorme fracasso nel tentativo di svegliare la ragazza che sembrava essere lontano un miglio da quella stanza. Perfino Sebastian non riusciva più a sopportarlo ma non era in grado di zittirlo, l’unica che poteva farlo era Helen, che non accennava a svegliarsi. Per la sua salute mentale, il piccolo felino doveva svegliare la sua padroncina, anche se non le piaceva la cosa: la ragazza era rimasta sveglia tutta la notte e anche quel pomeriggio aveva faticato ad addormentarsi; lei aveva deciso di riposarsi un po’ prima dell’uscita con Oliver, non voleva di certo spaventare il ragazzo con la sua faccia da zombie. Il gatto salì sul corpo addormentato della padroncina, ma sembrava quasi non avvertirlo; tra una zampata e l’altra il micio graffiò la Tassorosso sulla guancia, subito sotto l’occhio destro. Questo fece risvegliare la ragazza.
Ouch … ma che … Sebastian!?gridò notando il micetto sul suo cuscino che la fissava. Le ci volle qualche minuto per risvegliarsi e solo allora si accorse degli strilli dello zuccastrello.Ma che ore sono?si chiese mentre zittiva finalmente l’oggetto maledetto e guardava l’orologio. Per Tosca, ho solo due ore di tempo per prepararmi.Rapida come un fulmine si gettò giù da letto e si tuffò oltre la porta del bagno.
Quando ne uscì – lavata e asciugata – si piombò sull’armadio e cominciò a tirar fuori tutto quello che vi era dentro. Non aveva la più pallida idea di cosa indossare per quell’appuntamento perché non era un semplice appuntamento dato che quel giorno era San Valentino, la festa degli innamorati e un appuntamento in un giorno del genere era una cosa davvero speciale.
Helen fissava tutti quei vestiti, ma sembrava non essercene nessuno adatto ad una giornata del genere. A casa sua aveva di sicuro l’abito adatto, ma lì ad Hogwarts aveva portato abiti per giorni normali e non aveva avuto il tempo di farsi spedire qualcosa di carino, anzi se ne era proprio dimenticata.
*Oliver ti troverebbe splendida anche se ti presentassi in pigiama* Le disse la parte fiduciosa di lei. Ok abiti, vediamo di mettere insieme qualcosa di carino.Guardò fuori dalla finestra per tastare la temperatura e notò che faceva molto freddo, o almeno lei percepiva un intenso freddo, forse era dovuto al fatto che non era pienamente in forma. Ritornò al letto e prese un maglioncino grigio, il più carino che aveva, una gonna nera e delle calze. Prima di cominciare a vestirsi, mise il resto degli abiti nell’armadio, decisamente non in modo ordinato *Sistemerò domani* e finì di prepararsi. Indossò infine degli stivaletti neri con un accenno di tacco – ancora non sapeva camminare su scarpe più alte e si rinchiuse in bagno per il tocco finale: il trucco. Sua zia Kate le aveva mandato una piccola trousse di trucchi; cercò inizialmente di coprire il piccolo graffio che le aveva procurato Sebastian, tentativo non andato a buon fineSpera solo che Oliver non venga qui a punirti.disse rivolta al suo micio che la osservava fuori dalla porta del bagno. Poi cercò col trucco di eliminare quell’espressione da zombie che si portava dietro da giorni, coprendo le occhiaie e gli altri segni di stanchezza.Non sei perfetta ma almeno non fai paura!
Infine completò il suo abbigliamento con degli accessori; prese il ciondolo con la foto della madre e se lo mise al polso destro a mo’ di braccialetto facendo fare alla catenina un paio di giri – il ciondolo andò a coprire la cicatrice che era sul dorso di quella mano – e poi indossò il suo amuleto protettivo, l’occhio di Horus, e lo lasciò pendere sul suo petto.
Ora era quasi perfetta; infilò in una borsa nera la sua bacchetta e un sacchetto di caramelle babbane per Oliver – si era fatta spedire dalla nonna un paio di caramelle in più l’ultima volta – e infine indossò un cappotto nero.
Non aspettarmi!disse a Sebastian prima di scappar fuori dalla sua stanza e dalla Sala Comune; fortunatamente non c’era nessuno in giro.

Raggiunse rapidamente il portone di ingresso e si bloccò quando vide il ragazzo lì ad attenderla.
*Per tutti i folletti quanto è bello Oliver* Era rimasta a bocca aperta; il Grifondoro era davvero bello con quel vestito nero e con quelle rose in mano. *Non posso presentarmi così da lui, in queste pessime condizioni e con un vestito non così elegante come lui* Una parte di lei voleva scappare e correre a rinchiudersi nella sua stanza per il resto della sua vita scolastica, ma non fu quella parte a governare il corpo della ragazza. Mossa da una forza invisibile, da una volontà nascosta nei meandri del suo cervello, si avvicinò al ragazzo.
C-ciao!No, non era imbarazzata, era spaventata ed emozionata: spaventata di sembrare un vecchio troll agli occhi del ragazzo ed emozionata nel vedere il ragazzo così bello davanti a lei.S-Sei bellissimo!Non riusciva a parlare, e sembrava che da un momento all’altro sarebbe svenuta ai piedi del ragazzo, sia per i forti sentimenti che provava per lui, sia per la paura e sia per la stanchezza. Una parte di lei sperava che Oliver la afferrasse prima che ciò accadesse. A-Andiamo?

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Edited by Trhesy - 27/8/2018, 20:36
 
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view post Posted on 17/2/2016, 10:16
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Tante erano state le cene di gala cui Oliver aveva preso parte in prima persona, spesso era stato anche costretto a dover andare a qualche incontro non proprio di suo gradimento, soprattutto quando il volto di quella che considerava l'ex-zia Rose Brior faceva capolino da un punto e l'altro. Aveva calpestato i pavimenti tirati a lucidi di numerose stanze, tenute e ville lussuose, ma in quel momento si sentiva quasi fagocitato dall'imponenza della Sala d'Ingresso del castello di Hogwarts. Non poteva affermare di certo di non essere estremamente felice, però una parte di sé era in subbuglio come non mai e il cuore sembrava perennemente sul punto di fuoriuscire dal petto con una tale potenza da farlo morire sul colpo. A pensarci bene, suo zio Alastor non era morto proprio in quel modo? Era stato un infarto o semplicemente una stretta al cuore alla vista della moglie di lui? Lo studente si ritrovò a deglutire, invaso da riflessioni che non lo avrebbero aiutato affatto, non in quell'istante. Fece qualche passo in avanti, giusto per avvicinarsi all'uscita della scuola e respirare qualche boccata d'aria fresca del freddo Inverno: la neve era ancora presente sul manto d'erba ghiacciata, ma non era imponente come nei giorni, anzi nelle settimane, precedenti. A quanto pareva, la Primavera stava arrivando prima del solito, il che avrebbe riscontrato piacere in Oliver, amante della natura e della sua lucentezza. Era assorto come un allocco quando il suo spirito, prima che la sua mente, si accorse della presenza di qualcuno: un balzo all'altezza del petto, un tremolio alle gambe che tenne ben ferme al suolo e un sorriso radioso come spesso accadeva quando incontrava Helen. Voilà, era arrivata.
«Forse mi ripeterò ancora una volta, ma... enchanté, Miss McKay»
La voce venne fuori con una dolcezza assoluta, sebbene tutto in Oliver stesse urlando in maniera sicuramente meno elegante. La bellezza di Helen era fuori dall'ordinario, almeno per lui, quindi non avrebbe potuto trovare un termine migliore se non quello classico in lingua Francese, l'idioma dell'Amore e del buon gusto. E la sua Helen, di buon gusto, ne aveva eccome. Avrebbe voluto aggiungere subito qualcosa, ma gli occhi stavano abbracciando la figura della ragazza come se avessero appena scorto una Veela in carne ed ossa: in quel momento, infatti, il Grifondoro seppe con sicurezza che la freccia di Cupido fosse stata scoccata contro di sé ancora e ancora e ancora una volta. Porse le rose ad Helen con un leggero cenno del capo, rapito dallo sguardo di lei e dalla sua espressione.
«Non smetterò mai di ringraziare quella Trottola Schizzina per avermi portato da te» aggiunse, senza trattenersi, questa volta palesemente emozionato. Oliver non era una di quelle persone imbarazzate e restie ad esibire i propri sentimenti, al contrario adorava rendere partecipi i suoi cari di qualcosa che lo facesse sorridere, impazzire di gioia e via dicendo; la studentessa di fronte a sé rappresentava il tutto. «Cosa hai pensato di quella sorta di rebus?» scherzò, infine, riferendosi alla lettera che aveva spedito il giorno prima alla ragazza. Le offrì il braccio come un perfetto gentiluomo, pronto ad avviarsi per il giardino di Hogwarts trapuntato dalle ultime luci del tramonto, così da poi varcarne i cancelli d'uscita e camminare per le strade di Hogsmeade.
 
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view post Posted on 19/2/2016, 17:05
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*Ecco ora svengo!* Non si era mai sentita così emozionata come in quel momento, eppure Helen era già uscita con Oliver, perché quel giorno si sentiva così diversa? Non se lo sapeva spiegare.
Puoi ripeterti quanto vuoi, mi piace quando pronunci quella fraseDi colpo la Tassorosso divenne rossaGrazie per le rose, sono bellissime!E quando poi il ragazzo la strinse in un abbraccio, lei si aggrappò con forza a lui; le ci volle un po’ per staccarsi da lui, sentiva di aver bisogno di quell’abbraccio visto le sue attuali condizioni mentali: il sonno arretrato la destabilizzava parecchio.
E comunque il nostro primo incontro non è stato nell’ufficio vuoto, ma quando eravamo entrambi alla ricerca delle cucine nei sotterranei Si soffermò un momento a ricordare entrambi gli incontriIn entrambi i casi abbiamo avuto avventure … particolari.Una risata uscì dalla sua bocca, qualcosa di raro negli ultimi giorni per lei.
Il rebus? Particolare … come te! Non molti avrebbero chiesto ad una ragazza un appuntamento in quel modo … particolare.Sorrise e nel fare quella smorfia, il piccolo graffio sulla guancia le bruciò leggermente, ma abbastanza da farle muovere istintivamente la mano destra sopra il taglio.
Ma a quanto sembrava non era solo quello a farla star male.
*Ok Helen, basta! Mostrati forte!* Si riprese rapidamente e sorrise di nuovo al ragazzo, stavolta ignorando il bruciore.
Stringendo il braccio del ragazzo, si incamminò lungo il viale. La neve, anche se non molta, cercava di far scivolare la ragazza che non era abituata a camminare sui tacchi, benché i suoi fossero quasi invisibili. Inoltre il suo equilibrio non era dei migliori in quei giorni, e quasi come se lo avesse profetizzato, poco dopo aver varcato i cancelli esterni di Hogwarts, un lieve giramento di testa fece oscillare la ragazza. Fortunatamente si teneva ben stretta al braccio di Oliver, così evitò di finire seduta sulla neve. Cercò immediatamente di nasconderlo al ragazzo
Tacchi e neve non vanno per niente d’accordo!Sperò che il Grifondoro non facesse domande, non ora almeno.Bene, da Madama Piediburrosi guardò intorno alla ricerca del sentieroEhm … non ricordo la strada.
Mentre aspettava che Oliver la conducesse al luogo di incontro, provò a fare due chiacchiere con lui. *Così non ha il tempo di accorgersi che qualcosa non va*
Dimmi, i compiti da Caposcuola sono ancora così impegnativi? E poi come andata con la professoressa Goodheart e funghi del sonno? E come sta Mos? Lo hai portato con te?Cominciò a porre quelle domande con una velocità tale che Helen dubitava che il ragazzo avesse compreso anche una sola parola di quanto detto. *Brava Helen, fare domande a raffica è il modo migliore per non far capire che c’è qualcosa che non va. Brava!* Helen non sempre era brava a nascondere i problemi, soprattutto con le persone a lei molto care, ed Oliver era una di esse. Helen si ritrovò a pensare a quando fosse successo che l’affetto che nutriva per il ragazzo fosse diventato qualcosa di più forte, ma non le venne in mente nessun momento preciso. Evidentemente l’affetto era cresciuto gradualmente, silenziosamente, senza farsene accorgere e ora era veramente cotta del ragazzo; un passo indietro sarebbe stato impossibile, almeno non senza rimanerne ferita.

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Il braccio si legò attorno quello di Helen poco prima che cominciassero a camminare insieme, uscendo dall'ampio portone d'ingresso della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per poi calpestare il manto innevato che rendeva l'esterno una sorta di dipinto sena eguali. Il fascino della natura, colpita dall'Inverno gelido del Regno Unito, faceva risplendere ogni punto dei giardini e forse fu proprio quell'immagine straordinaria a riportare alla luce i piacevoli ricordi della Festa di Natale di qualche mese prima. Non era trascorso molto tempo da quell'evento fuori dal comune, anzi il profumo della studentessa al suo fianco non faceva altro che limare quelle memorie così belle. Un altro sorriso si stampò sul volto del ragazzo, scendendo pian piano verso i cancelli apparentemente lontani. «Hai ragione, non è stato il nostro primo incontro, non potrei mai dimenticare la scoperta delle Cucine. Ricordi quell'armatura che ha tentato di acciuffarci? Scommetto ancora che sia stata colpa di Fred, davvero!» scherzò, riferendosi al suo concasato nonché il miglior amico che avesse mai avuto fino a quel giorno. La nostalgia trovò modo di fare breccia nel cuore di Oliver a dispetto dell'emozione di quell'incontro con Helen, poiché l'affetto che nutriva nei confronti dell'altro Grifondoro era davvero vasto e da quando Fred era andato via, perso chissà dove con la sua famiglia, il dormitorio non brillava della stessa gioia divertente del passato. Cercò di ritornare con i piedi per terra, letteralmente, mantenendo Helen con una lieve pressione per evitare che cadesse. Si lasciò scappare una risata gioviale, per niente ironica, mentre riprendeva il discorso di poco prima. «Ma il vero primo incontro tra di noi, solo noi due, è stato in quell'Ufficio Incantato. Quella pallina di luce non verrà mai cancellata dai miei pensieri» ammise, forse con un tono di voce più squillante che mai. Si schiarì la voce, inclinando il capo verso la Tassorosso per scoprire come mai si stesse sfiorando più volte il viso. Il fatto che fosse stato istruito all'analisi dei dettagli psicofisici, durante le lezioni rigide del galateo, aveva temprato il ragazzo in maniera particolare, acuendo il suo grado di attenzione. C'era qualcosa che non andava, anche le domande troppo veloci e quasi a raffica lo dimostravano. Cosa, tuttavia, restava un mistero e Oliver non voleva demoralizzare Helen né renderla triste già ad inizio serata: si augurava che quel San Valentino fosse speciale come lei. Fortunatamente non lo disse ad alta voce.
«Va tutto bene? Ma...» si fermò, bloccando l'andatura subito dopo aver varcato con la ragazza i cancelli dei giardini di Hogwarts. La strada da intraprendere per raggiungere il sobborgo magico di Hogsmeade era proprio di fronte a loro, non ci avrebbero messo più di un quarto d'ora di una piacevole passeggiata; tuttavia, lo sguardo di Oliver si era spostato sul graffio adesso visibile sul viso dell'amata. «Helen, cos'è successo? Sembra abbastanza profondo» esclamò, dimenticando le altre domande postegli e portandosi più vicino alla fanciulla. Le dita della mano libera, la destra, sfiorarono la guancia della ragazza e un'espressione mesta comparve negli occhi del Grifondoro. «Ho del Dittamo con me, dovrebbe cicatrizzare in fretta ma brucia. Posso?»
Già stava trafficando con la Sacchetta Medievale che aveva racchiuso in una tasca della giacca: non avrebbe mai smesso di ringraziare Ars Arcana per avergli venduto un oggetto custodito da un Incanto Estensivo Irriconoscibile; più di un oggetto, anche una Pozione che aveva preparato in prima persona ad una vecchia lezione di Pozioni del primo anno, trovava posto in quel contenitore.
 
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view post Posted on 19/2/2016, 18:39
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No no fermo!Esclamò Helen afferrando il braccio del ragazzo che stava rovistando nella sua borsa.È solo un graffio, risparmia la pozione per ferite più graviLa Tassorosso era colpita dalla premura del ragazzo nei suoi confronti, ed Helen era lusingata ed orgogliosa nell’aver conosciuto un ragazzo da cuore d’oro come Oliver. Lei inoltre non voleva utilizzare incantesimi o pozioni per guarire da ferite lievi, che in pochi giorni sarebbero guarite da sole. Ricordava ancora le liti tra sua madre e suo padre sull’argomento: la prima preferiva che non si usasse sempre la magia, il secondo, abituato da sempre alla magia, avrebbe guarito con essa ogni piccola ferita della figlia. Ed Helen crescendo aveva cominciato a pensarla come la madre. Se si procurava ferite gravi correva subito in infermeria, ma per semplici graffi avrebbe lasciato che il suo corpo guarisse da sola. Inoltre, avendo sangue di strega, le ferite lievi guarivano anche rapidamente.È stato Sebastian a graffiarmi. Non mi svegliavo e lo zuccastrello sul mio comodino lo stava facendo diventare matto, ha provato a risvegliarmi ma ci ha messo … troppo entusiasmoemise una leggera risata. Sapeva che il micetto non lo aveva fatto di proposito ed Helen aveva visto negli occhi del felino il dispiacere per aver ferito la sua padroncina.
Ora andiamo a mangiareNon appena pronunciò quell’ultima parola, lo stomaco di Helen borbottò rumorosamente; per l’imbarazzo, la Tassorosso divenne rossa in viso.Perdonami*Stupido stomaco* - Ho saltato il pranzo, e anche a colazione non ho mangiato un granché.Faticava a guardare il ragazzo negli occhiAndiamo, altrimenti rischi che mi mangi te!Provò a sdrammatizzare per scacciar via l’imbarazzo.Prego my lord, faccia strada!E accennò un piccolo inchino. Neanche lei sapeva il perché di quel gesto in quel momento, evidentemente fame e sonno stavano danneggiando la sua normale – se così si poteva definire – sanità mentale.

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In questo appuntamento avrai a che fare con una Helen un po' diversa. Sto trasferendo la psicopatica che è in me in lei.
 
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view post Posted on 20/2/2016, 10:51
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Essendo cresciuto in una famiglia di Maghi (il termine Purosangue non gli era mai piaciuto, odiava quelle differenze considerate quasi... genetiche), Oliver probabilmente si collocava nel secondo caso pensato dalla Tassorosso, quello del padre pronto ad utilizzare la magia per ogni evenienza. D'altro canto, anche lui in casa spesso si ritrovava a scorgere i suoi genitori che facevano svolazzare le bacchette per qualsiasi problema, nonostante l'esagerazione non fosse proprio di loro dimora. Rivolse, dunque, uno sguardo preoccupato verso Helen, pensando se insistere o meno sull'utilizzo del Decotto al Dittamo: lo aveva preparato con le sue stesse mani e le sue abilità, miste ad una passione senza eguali che riservava per il campo delle Pozioni, quindi non avrebbe sicuramente ritenuto la cancellatura della ferita della studentessa come uno spreco del liquido che solitamente portava con sé nella Sacchetta Medievale. Anzi, sarebbe stato più che felice di consumarlo per lei. C'era qualcosa, però, nello sguardo, nelle movenze e nell'atteggiamento di Helen che lasciava presagire segreti e misteri, aspetti che per la prima volta si presentavano all'attenzione del Grifondoro. Avrebbe potuto dire di conoscere la Tassorosso, ormai nutriva sentimenti tanto profondi per lei da viverla appieno, ma in quel momento percepiva un distacco che lo rendeva instabile. Avrebbe voluto indagare, ma con calma.
«Come desideri» commentò di fronte al rifiuto circa il Dittamo; non aveva usato un tono di voce antipatico, non era da lui, ma si augurava di non essere travisato in alcun modo. «Quel maledetto Zuccastrello Insolente di Halloween? Cavolo, non fa altro che disturbare Mos, facendolo saltare di continuo dalla paura ad ogni strillo. Ma come diavolo si spegne? Forse un Silencio non sarebbe da scartare, no?»
Aver ricevuto quella sorta di zucca incantata alla festa del 31 Ottobre dell'anno precedente gli era sembrata una splendida idea, era sempre bello custodire un ricordo di un incontro particolarmente divertente, ma... ma no, dire "Insolente" era dire poco, troppo poco: le imprecazioni di quel vegetale dispettoso non avevano eguali, spesso superavano quelle dello stesso Dippet, il come risultava ancora un mistero. «Comunque, Sebastian e Lady dovrebbero fare comunella, potrebbero allearsi contro di noi! E... non preoccuparti, da Madama Piediburro potremo mangiare tantissimo. Ci sono dei dolci incredibili!» esclamò, prima ironico e poi sorridente come sempre. La sola attesa di pregustare quel miscuglio di zucchero, panna e cioccolato lo esaltava al pari di un bambino di fronte la sua torta di compleanno. Avendo ripreso la passeggiata, tra l'altro, le strade del villaggio di Hogsmeade si districavano davanti a loro, sciogliendo quel dedalo di cunicoli caratteristici che Oliver aveva seguito con piacere fin dalla prima volta. «Siamo quasi arrivati, ma volevo chiederti se ci fosse qualche problema. Come mai non riesci a dormire, Helen?»
Camminava lentamente, passo dopo passo, il braccio destro nuovamente legato a quello della sua amata. E la voce era gentile all'estremo grado, come ad invitare a dimenticare ogni problema e a vivere senza preoccupazione alcuna.

E' sempre un piacere! :asd:

 
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view post Posted on 24/2/2016, 18:30
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Helen era davvero colpita dalla gentilezza di Oliver; certo lo conosceva già da un po’ ed era a conoscenza di questo suo lato del carattere, ma in quel momento alla ragazza sembrava molto più gentile e dolce. Tratti che si riuscivano a vedere bene negli occhi chiari del grifondoro. Helen non aveva mai osservato bene quegli occhi così particolari con quel bordo marrone ad incorniciare il verde delle iridi; erano davvero belli.
Si accorse di essere rimasta un po’ troppo a fissare i suoi occhi e distolse lo sguardo e provò a rispondere alla domanda.
Si, l’omaggio della festa di Hallowen. Io di solito lo zittisco con un pugno sulla testa … quando riesco a sentirlo e fece una piccola risatina.
Ma Lady è una brava civetta, così dolce. Sebastian invece sì, potrebbe farti del male, non gli piaci molto.Stava vedendo nella sua mente i due animaletti: Lady era sempre carinissima con lei, di certo non la immaginava a beccare e ferire qualcuno; Sebastian d’altro canto, con quasi tutte le persone era un bravo micetto, però Oliver lo avrebbe graffiato volentieri, Helen vedeva l’espressione di disapprovazione del micio ogni volta che nominava il ragazzo. *Meglio tenerli separati.*
L’ultima parte della frase pronunciata da Oliver, fece ricordare ad Helen del pacchetto che custodiva nella sua borsa. Che stupida, me ne stavo dimenticando!spinse le rose che aveva in mano nelle braccia del suo accompagnatore e cominciò a frugare nella borsa. Poi tirò fuori un piccolo sacchetto trasparente legato da un fiocchetto rosso e lo porse al ragazzo dopo essersi ripresa le rose.Un piccolo pensierino per te. Sono caramelle babbane, non hanno gli stessi effetti di quelle magiche, però sono buone.Erano le sue caramelle preferite e sperava che anche ad Oliver piacessero anche se non ti facevano diventare la lingua verde. *In realtà alcune di quelle caramelle ti colorano la lingua anche senza essere magiche* - Ho notato che ami molto i dolci!disse sorridendo.
Dopo questa piccola pausa, ripresero a camminare. Helen rimase estasiata nel guardare le vetrine dei negozi do Hogsmeade, non andava spesso lì, in realtà quella era la sua seconda volta, ed era davvero colpita da ciò che si poteva trovare nella piccola cittadina magica.
Si stava quasi dimenticando il suo malessere, quando Oliver le fece una domanda, ‘quella’ domanda. Con sguardo basso rifletté se rispondere o meno.

Ho degli incubi, immagini strane che non riesco a decifrare e molte delle cose che sogno mi causano ansia e io non riesco a riposare bene.Si confidò con lui, una parte di lei aveva pensato che forse parlarne l’avrebbe aiutata a comprendere, e poi disse una cosa che non doveva, o meglio non voleva direNon mi capitava di avere incubi così brutti dalla morte di mia madreE ora era tardi per ritirare ciò che aveva detto. Helen non aveva più parlato della morte della donna da quel fatidico giorno, e anche quando i suoi parenti le chiedevano qualcosa lei subito cambiava discorso, e alla fine nessuno più le chiese aspettando che fosse lei a parlarne, ma fino a quel momento non era mai accaduto.
E ora Helen, come un riflesso condizionato, agì come aveva sempre fatto, cambiando argomento.

Oh guarda, eccolo lì il locale! Afferrò la mano di Oliver e lo trascinò verso l’ingresso. *Tosca, fa che non abbia sentito!*

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view post Posted on 29/2/2016, 13:14
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Non gli piaci molto.
Fra le tante cose che avrebbe potuto considerare sicuramente vere, il fatto che Lady fosse considerata gentile, simpatica e perfino tranquilla non rientrava di sicuro tra quelle. E il pensiero che Sebastian, il bel micio di Helen, non vedesse di buon occhio Oliver non risultava una cosa né troppo strana né troppo piacevole. In effetti, il ragazzo aveva incontrato quel gatto in circostanze non del tutto positive, per poco non gli stava saltando addosso per via della pallina di luce che lui e la studentessa affianco avevano visto in un ufficio incantato di Hogwarts. Non ricordava di preciso i dettagli di quell'avventura, perlomeno non quelli che non riguardavano Helen, ma qualcosa gli diceva che Sebastian non avesse dimenticato il momento in cui Oliver quasi calpestava la sua coda. No, non avrebbe potuto. Magari anche gli animali da compagnia nutrivano il sentimento molesto della gelosia, lo stesso accadeva con Mos, la sua Puffola Pigmea pronta a balzare contro qualsiasi persona sconosciuta si avvicinasse ad Oliver, almeno inizialmente fin quando non si lasciava carezzare con squitti poco lusinghieri. Prima di commentare, comunque, il giovane Grifondoro si ritrovò ad immaginare Helen in procinto di dare un pugno in testa alla Zucca Insolente di Halloween, che stranamente si trasfigurò nella sua mente nel gatto dell'altra. BOOM. No, non andava bene.
«Lady è un demonio. Probabilmente adora solo te perché ti trova gentile, le dai spesso dei biscottini gufici e poi credo che apprezzi il vostro dormitorio, ogni volta torna con aria allegra in Guferia. Per Sebastian, troverò il modo di piacergli, non sia mai che il tuo bel gatto mi tagli a fettine» scherzò, più per smorzare la tensione che si stava creando che per altri motivi. Hogmseade stava per presentarsi ai loro sguardi in tutto il suo fascino, di sicuro non poco per le strade caratteristiche, i negozi altrettanto particolari e la magia che pullulava in ogni anfratto come se non ci fosse un motivo per non farlo. Il villaggio era una delle zone più belle che Oliver avesse mai visitato, inoltre la presenza di ancora qualche strato di neve lo rendeva maggiormente spettacolare, come se una Strega pittrice avesse scelto di pennellare un dipinto davvero affascinante. Quella visione celestiale ebbe la capacità di aumentare la sua meraviglia non appena Helen offrì un dono al Grifondoro. Questi restò per un attimo senza fiato, in attesa di scoprire quale fosse l'origine nonché il motivo di quella sorpresa. Sciolse il braccio dalla ragazza, le fossette che si formavano per il suo caldo sorriso, quel simbolo che lo contraddistingueva. Prese il pacchetto di caramelle con estrema gioia: la semplicità di quel gesto fu immane e l'apprezzò come poche rare cose al mondo.
«Helen, ti ringrazio davvero! Non amo i dolci, li venero! E le caramelle babbane mi fanno impazzire, ad Halloween ho cercato di afferrarne molte quando esplosero dalla... sì, insomma, quando scoppiarono dalla Testa di quel Cavaliere Mozzato» disse, divertito. La visione del Fantasma o del Fantoccio, non era ancora riuscito a capire cosa fosse stato, ritornò tra i meandri del suo cervello con palese energia. Oliver fu tentato di mangiarne già qualcuna, ma fece capire con un cenno del capo alla studentessa di esserle riconoscente, così infilò il pacchetto nella tasca laterale. Ripresero a camminare, le braccia di nuovo unite come due tasselli di un unico puzzle, mentre il cuore del Caposcuola fece una capriola per il discorso appena ascoltato. Non si era sbagliato, allora, la sua Helen stava soffrendo. E questo non gli piaceva per nulla.
«Helen» sussurrò il suo nome a voce abbastanza udibile, fermandosi nonostante la fanciulla avesse individuato l'ingresso per Madama Piediburro. Erano a destinazione, ormai, ma la cena di gala poteva aspettare. Oliver fece scorrere le mani attorno le spalle della Tassorosso, osservandola con espressione intensa. Non c'era imbarazzo, soltanto condivisione: passione, dolore e tanto altro. Era così legato all'altra da sentirsi partecipe di ogni emozione.
«Mi dispiace molto, davvero. Direi che si tratti di un periodo non proprio piacevole, il Natale è passato da poco e spesso porta alla luce pensieri non troppo positivi. Ho avuto anch'io una sorta di disturbo del sonno, andai in Infermeria per cercare una soluzione per via delle occhiaie profonde e della perenne stanchezza. Madama Bastet, l'Infermiera egiziana che avevamo, non so se ricordi... ecco, lei mi consigliò e diede la Pozione del Sonno: ti aiuta molto, ne ho ancora un po' in dormitorio, potrei spedirtela subito al rientro, stasera. Perlomeno, durante la notte non ti ritroverai a sognare nulla, niente incubi e via così. Che ne pensi? Magari è di passaggio, devi solo allentare la presa su tutto e concederti tempo e... e felicità, non credi?» le sorrise, affabile. E un istante dopo le diede un bacio sulla guancia, rapido come un soffio di vento primaverile.
 
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view post Posted on 4/3/2016, 14:41
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Lo abbracciò forte. Subito dopo aver sentito le parole del ragazzo, Helen avvolse le braccia intorno al corpo di Oliver – probabilmente in quel momento lui stava morendo soffocato tanto lei lo stava stringendo – ma non riusciva a mollare la presa, aveva bisogno di quel contatto. Nessuno si era mai preoccupato così per lei, a parte la famiglia, e vedere quanto il Grifondoro le volesse bene la fece commuovere. Una piccola lacrima scappò e in un sussurro disseGrazieall’orecchio del ragazzo, poi si allontanò Non preoccuparti per la pozione, mia nonna me ne ha spedita un po’, però non la uso molto. Come ho detto ci sono già passata e evitare gli incubi non è la soluzione. Sono sicura che appena ne sarò venuta a capo dormirò per una settimana intera. Se poi tu vedrai che continuo ad essere uno zombie, ti comporterai dal bravo Caposcuola che sei e mi trascinerai a forza in infermeria a bere la pozione e potrai vegliare sul mio sonno.Sorrise cercando di mandare via la preoccupazione sia da lei che da Oliver. Ora andiamo o mangerò le caramelle che ti ho dato. Se ti piacciono tanto posso chiedere a mia nonna di mandarmi caramelle extra per te, doppia razione per il compleanno! Appena finita di pronunciare quella frase si accorse che lei non conosceva la data di compleanno di OliverQuand’è il tuo compleanno?Chiese mentre apriva la porta d’ingresso del ristorante. Si guardò intorno notando che vi era molta gente, molte coppie venute lì per festeggiare San Valentino. Sembrava non esserci un tavolo libero, poi ne vide uno seminascosto in fondo al locale accanto ad una finestra, nello stesso momento che un’altra coppia fece un suo ingresso nel ristorante.
Helen non appena li vide, afferrò il braccio di Oliver e corse in direzione del tavolo, come faceva ad una partita di lacrosse quando la palla rotolava sul campo e lei e la sua avversaria le correvano incontro per prenderla per prima. Con un po’ di fiatone raggiunse il tavolo e vi poggiò le rose a reclamarne il possesso, come gli esploratori piantano bandiere su terre conquistate. Solo in quel momento cominciò a chiedersi a cosa aveva potuto pensare il suo accompagnatore nel vederla correre in quel modo per la conquista di un tavolo, e poi il suo stomaco brontolò di nuovo.

Ehm, scusami, ma quando il mio stomaco si lamenta così divento … decisamente poco femminile. Che ne dici di dimenticare questo piccolo particolare e ci accomodiamo?

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view post Posted on 9/3/2016, 09:47
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Agli occhi di molte persone, soprattutto di genere maschile, Oliver forse sarebbe risultato strano nel dire e sottolineare che gli abbracci fossero le cose più belle e affettuose di sempre, almeno secondo il suo personale punto di vista. E gli abbracci di Helen, in particolare, avevano la folle quanto misteriosa capacità di far ergere il suo cuore fino alle stelle, quasi fosse in grado di spiccare il volo da un momento all'altro. La metafora lo fece sorridere, un simbolo della sua gioia che si rese ancor più palese non appena sentì le parole della studentessa, dopo essersi sciolti da quella stretta così bella, che Oliver avrebbe volentieri vissuto per l'eternità. L'immagine di lui che prendeva Helen tra le braccia come un degno cavaliere d'altri tempi, conducendola poi in sella ad un invisibile cavallo bianco (che nella sua fervida fantasia assomigliava ad una sorta di indomito Ippogrifo, ma quelli erano dettagli dovuti ad un contatto ravvicinato con la sua incredibile Capocasa) fino in Infermeria, ecco, lo entusiasmava non poco: ne avrebbe fatto a meno per il semplice motivo di odiare qualsiasi cosa riguardasse ospedali, cure e medicine, avendo una segreta fobia per gli spazi chiusi e per quei "precisi" tipi di luoghi. Ma per la sua Tassorosso preferita non avrebbe pensato due volte a sfrecciare perfino al San Mungo, se solo ce ne fosse stato bisogno. Accantonò il discorso con divertiti cenni del capo, stringendo nuovamente il braccio della ragazza per avviarsi verso il locale di loro interesse. Per evitare, tuttavia, di mettervi una rigida e definitiva pietra sopra, disse: «Hanno aperto anche un nuovo negozio di Pozioni a Nocturn Alley, sentito? Me l'ha detto Stephen, un ragazzo Grifondoro. A quanto pare il locale si chiama la Serpe Allegra o forse Dispettosa, non ricordo, e vende di tutto. Qualche volta ci devo andare, farò scorta di Pozioni del Sonno e di quelle contro gli Incubi»
Sorrise, quindi si allacciò al discorso successivo per non far soffrire ancor più la sua dama: il fatto che lei stessa avesse optato per altri temi, in quel momento, lasciava presagire di non voler più concentrarsi sulle tinte non proprio colorate di prima. Ed Oliver, attento come sempre a quei cambi di registro e non solo, non avrebbe sicuramente forzato nessuno, men che meno la sua Helen per la quale nutriva sentimenti tanto forti quanto sconosciuti. «Sono nato il 15 Maggio, manca ancora un po'. Tu? A pensarci bene, neanche io lo so! Ricordo solo che sia in Primavera, quindi direi tra Aprile e Maggio. Illuminami!» esclamò, incuriosito. Ma non ebbe tempo di aspettare la risposta né di affermare quanto amasse i dolci, le caramelle Babbane e lo stesso dono apprezzatissimo fattogli dalla studentessa. Sfrecciarono, dopo aver varcato la soglia di Madama Piediburro, verso uno dei pochi tavoli liberi. Quando vi presero posto, Oliver non poté che lasciarsi scappare una risata, entusiasta di come grinta ed energia facessero parte dello spirito di Helen. E lo disse per davvero!
«Non smetterai mai di sorprendermi, Miss McKay! A questo punto direi di ordinare, che ne pensi? Ti andrebbe il nostro Menù degli Innamorati?» domandò, felice. In quel "nostro" c'era molto più significato di quanto qualsiasi altra persona avesse mai potuto comprendere. Non era inteso solo come il loro legame, innamorati cronici, ma anche la loro appartenenza, avendo aiutato in parte la Strega del locale a rimodernarsi in stile, aspetto e offerte di cibi, bevande e via dicendo. Il C.R.E.P.A. avrebbe perfino guadagnato qualcosa, acquistando un menù del genere. E poi, Oliver non vedeva l'ora di rifocillarsi per bene, avendo gran fame.

Lottie bella, siamo quasi pronti per ordinare

 
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.Catsy.
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Affollato. Questo l'aggettivo che descriveva al meglio il locale di Madama Piediburro quel quattordici febbraio. Grande idea cercare lavoro come garzona nel locale più romantico di Hogsmeade pochi giorni prima di San Valentino: giusto per rendere le cose più complicate di quanto non lo fossero già. Correva da una parte all'altra della sala, districandosi tra i tanti tavolini di legno rotondi e cercando di evitare i coriandoli a forma di cuore che quei dannati cherubini lanciavano in continuazione; prendeva ordinazioni e nel frattempo cercava di imparare i prezzi di tutti gli elementi del menù, ripetendoli tra sé. Era convinta che non ce l'avrebbe mai fatta: la memoria elefantina che la contraddistingueva sembrava averla abbandonata improvvisamente. Quando due facce conosciute varcarono la porta d'ingresso Lottie non seppe se esserne felice o terrorizzata. Nonostante l'avesse immaginato, non sapeva con certezza che ci fosse del tenero tra il Grifondoro e la Tassa. In ogni caso erano affari loro: sebbene fosse di indole curiosa non le era mai andato a genio chi si impicciava nelle vite altrui. Comunque non poteva permettersi alcun margine di errore o avrebbe fatto una figuraccia che voleva assolutamente evitare. Aspettò con calma che i due si accomodassero per poi raggiungerli con il primo sorriso sincero da ore. <<buonasera ragazzi, che eleganza>> sperò che non lo ritenessero un commento fuori luogo <<benvenuti da Madama Piediburro>> appoggiò i menù davanti ai due <<appena siete pronti, ditemi pure>>. Non si stupì affatto della loro scelta: quella sera il menù degli innamorati stava andando per la maggiore, e la scozzese non poteva che esserne contenta dato che una parte dei guadagni sarebbe stata finalizzata ai fondi del C.R.E.P.A. <<torno subito con quello che avete chiesto>> si congedò stando bene attenta a non inciampare, per dirigersi verso le cucine.

 
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view post Posted on 15/3/2016, 11:41
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Helen si sedette sulla sedia, seguita da Oliver; si imbarazzò leggermente quando Oliver rise, evidentemente in risposta al suo comportamento di poco prima.Perdona ancora il mio comportamento.per cercare di dimenticare questa piccola gaffe, Helen si affrettò a rispondere alle domande che prima le aveva posto il Grifondoro.Non sono mai andata a Nocturn Alley. Quando ho detto a mio padre che avevo trovato un lavoretto a Diagon Alley, mi ha avvisto di non avvicinarmi nemmeno a quel quartiere o mi avrebbe … rinchiuso in casa. È molto protettivo E come biasimarlo, Helen era tutto ciò che aveva, non voleva perdere anche lei.15 Maggio? L’ho memorizzato*Così almeno non sarò impreparata quel giorno, come mio solito*Il mio è ad Aprile, il 18.Helen si soffermò a pensare che i loro compleanni non erano molto lontani tra di loro.Sì certo scegliamo il ‘nostro’ menu degli innamorati Nella sua mente era ancora impressa la missione di qualche giorno prima a favore del C.R.E.P.A.
Neanche il tempo di finir la frase, che una ragazza si avvicinò a loro. Helen la conosceva, l’aveva incontrata proprio in occasione di quella missione.
Ciao Charlotte! Grazie del complimento!Non le disse molto, purtroppo la timidezza le faceva questo quando doveva interagire con persone che non conosceva o conosceva poco. Grazie! disse poi prendendo in mano il menu. La scelta di cosa mangiare era una cosa davvero difficile, c’erano tante cose buone. In quel momento le venne in mente una folle idea, che forse ad Oliver non sarebbe piaciuta molto, visto il tipo di educazione da lui ricevuta.
Si rivolse al ragazzo
Facciamo una cosa. Tu scegli per tutte e due cosa mangiare, ma il conto lo pago io.Il suo sguardo fisso in quel del GrifondoroNiente discussioni. Al nostro ultimo incontro hai pagato tu, e poi tu hai già fatto tanto per il C.R.E.P.A. lascia che per questa volta faccia qualcosa io, anche se non è molto.Diede il suo menu a Charlotte e aspettò che Oliver ordinasse.

Appena l’altra Grifondoro se ne andò, l’attenzione di Helen si spostò di nuovo su Oliver; rimase ad osservarlo per un po’. Stranamente ora si sentiva meno stanca, come se solo la presenza del ragazzo le avesse dato forza. Quando il momento di ‘catalessi’ finì, la ragazza decise di ingannare l’attesa chiacchierando un po’ con lui. Come prima cosa optò per una domanda su una grande passione del compagno.Hai scritto nuove canzoni ultimamente?Helen aveva ancora in mente la canzone suonata alla Festa di Natale insieme ad Oliver e a Violet allo stand del club.Sei bravo!

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Charlotte,detrai la somma dal mio conto.
 
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view post Posted on 16/3/2016, 11:55
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«Non devi mai scusarti quando sei con me, Helen. Adoro il tuo essere così... frizzante!» disse Oliver con aria entusiasta, fermandosi un attimo dopo con un cipiglio curioso a dipingere il volto. Aveva davvero detto frizzante? Aveva usato quell'aggettivo? Certo, ne apprezzava il senso, ma non era forse strano da inserire in una conversazione, ancor più in un complimento rivolto alla sua amata? Scosse il capo, prendendo posto per bene, dopo essersi tolto la giacca e averla riposta dietro lo schienale della sedia elegante sulla quale era poggiato. In effetti, Madama Piediburro poteva risultare un locale troppo romantico, pieno di nastrini e Cherubini svolazzanti a destra e sinistra, per non parlare del profumo incessante di zucchero e rose, dei fiori che aleggiavano in diversi punti della sala e del brusio affabile delle coppiette a cena nei diversi tavoli vicini. Eppure, anche se non l'avrebbe ammesso ad alta voce, ad Oliver quell'insieme di caratteristiche non dispiaceva: essendo cresciuto in una famiglia elegante, dedita da sempre al bon ton, quel fascino lo entusiasmava e gli sembrava di cogliere dettagli dei suoi studi di galateo proprio nell'ambiente circostante. Rivolse un sorriso, dunque, nuovamente in direzione di Helen, di sicuro la parte più splendente dell'insieme.
«Nocturn Alley non vanta di essere una zona luminosa, in tutti i sensi possibili. Ci sono stato un paio di volte per comprare degli oggetti da Magie Sinister. Anche se il proprietario incute un certo timore, lì ci lavorano alcuni volti conosciuti. C'è anche un Tassorosso, Camillo, lo conoscerai» constatò, lo sguardo leggermente più distratto. Era talmente felice di essere in quel posto e in quel preciso momento da aver serie difficoltà a mantenere integra la sua cospicua dose di concentrazione. Come poteva tergiversare in quel modo, quando era in presenza di Helen? Quella ragazza aveva un potere di attrazione su di lui non indifferente, se solo l'avesse saputo... Riuscì ad allacciarsi alla conversazione solo quando la ragazza scandì la data del suo compleanno. Tutto sommato, un mese e qualche giorno prima del suo, il destino giocava ancora una volta un ruolo importante per loro. «Aprile è il mio mese preferito, sai? Anche perché adoro la stagione della Prima... oh, Lotte!» interruppe la frase nell'esatto momento in cui lo sguardo individuò la figura di una persona a lui molto familiare. Sorrise, contento che la sua amica stesse lavorando da Madama Piediburro, in un certo senso era stato lui ad inserirla in quell'ambiente e non poteva che esserne felice, essendo stata una carta vincente nella proposta del C.R.E.P.A. con la proprietaria di quel locale. Si giocava di astuzia, sempre. E poi Lotte era talmente simpatica! Stava per aggiungere qualcosa, anche una semplice domanda per sapere come la Grifondoro si stesse trovando in quel ruolo, quando Helen lo spiazzò in pochi istanti. Scegliere il menù. Offrire lei. Scegliere lui. Offrire lei. Era forse impazzita la ragazza?
«Non se ne parla proprio» sibilò, addolcendo subito dopo il tono di voce per non risultare antipatico. Ci mancherebbe. «E' San Valentino, Helen, tocca a me offrire, ti ho invitata per...»
Bene, magari non era il caso di continuare quella discussione in presenza di Lotte. Trattenne il respiro per poi stringere una mano di Helen, quasi di nascosto. Con lo sguardo, affabile come soltanto lui sapeva mostrare, le chiese tacitamente di non offenderlo in quella maniera, o meglio di non metterlo in imbarazzo. Il bon ton portava anche una serie di casini, lo sapeva, ma Helen avrebbe dovuto viverlo in prima persona. Provò a convincerla, mentre si sbrigava ad ordinare qualcosa in attesa che la cosa si risolvesse. «Lotte, per me una Zuppa di Pomo d'Oro, per secondo degli ArrowHeart e per dolce, chiaramente più tardi, un Vortice di Zucchero. O forse dei Donuts di Lancillotto? C'è l'imbarazzo della scelta» disse, mentre precisava la sua ordinazione. Il menù che loro stesso avevano contribuito ad ampliare era talmente interessante da poter analizzarlo per ore ed ore. Alzò lo sguardo verso Helen, sorridendole senza averle ancora lasciato la mano in quel gesto inconsapevolmente affettuoso. «Helen, ti consiglio gli Gnocchi di Ginevra, sicuramente saranno squisiti! E per il resto, bella scelta! Carne, uova o pesce? E per i dolci... che te lo dico a fare!» scherzò, aspettando che la ragazza venisse in soccorso per esprimere i suoi gusti. Se fosse stato per Oliver, avrebbe ordinato tutta la parte riservata ai dolci, non c'erano dubbi. Spostò lo sguardo verso Lotte, chiedendole con un tono di voce cospiratorio: «Un White Angel per bevanda, farai un'eccezione per il tuo Caposcuola?»
L'Idromele Barricato non era per tutti, in effetti.


Lotte, perdonami per l'indecisione :asd: Ti riassumo le mie scelte:
- Zuppa di Pomo d'Oro (primo)
- ArrowHeart (secondo)
- White Angel (bevanda)
- Vortice di Zucchero (dolce)

Helen, perdonami davvero, ma metteresti Oliver in imbarazzo come non mai ❤

 
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view post Posted on 17/3/2016, 15:50
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Come Helen aveva ipotizzato, Oliver non aveva preso molto bene la sua decisione di pagare il conto. Ma mai avrebbe immaginato che la cosa avrebbe messo così tanto in difficoltà il Grifondoro: la presa del ragazzo e il suo sguardo fecero capire ad Helen che non era il caso di insistere. Ok paghi tu, ma la prossima volta offro io. Mi sentirei a disagio a far pagare sempre te.
Prese di nuovo in mano il menu e cominciò la difficile scelta.Mmmm, seguirò il tuo consiglio per il primo. Prenderò gli Gnocchi di Ginevra. Per secondo invececontinuò a scorrere la listacredo che prenderò degli ArrowHeart. Come dolce*Per Tosca, quanta roba buona. Magari prendo dei bignè* Poi lesse la descrizione degli effetti magici *Meglio di no. Sono già gelosa di mio, se ci mettiamo di mezzo anche la magia c’è il rischio che schianti ogni ragazza che osi guardare Oliver.*Opterò per un DoubleLove .decise infine *Doppia Helen per Oliver. Chissà se riuscirà a sopportarci in due*E da bere prenderò anch’io un White Angel.Posò di nuovo il menù sul tavolo.Grazie!disse di nuovo rivolta a Charlotte.

Attese di rimanere di nuova sola con Oliver, poi, con un po’ di imbarazzo nella voce disse
Perdonami per prima. Non … non volevo … offenderti o … - Non riusciva a completare la frase. Non le piaceva aver ferito Oliver, averlo messo a disagio. Quella sera sembrava non riuscire a combinarne una giusta.
Era in momenti come questi che le mancava ancor di più la madre. Avere una confidente, qualcuno che le dia consigli su come comportarsi con i ragazzi. Beh in realtà con un ragazzo soltanto. Ed Oliver era molto … particolare, era ancor più difficile interagire con lui. Col padre non poteva certo parlare di lui, geloso com’era lo avrebbe fulminato col solo sguardo. L’unica con cui poteva un po’ confidarsi era la zia, la sorella del padre, che però era sempre in viaggio peggio del fratello. Doveva imparare quelle lezioni da sola, disastro dopo disastro. Guardò il ciondolo appeso al polso e lo aprì, fissò per qualche secondo la foto della madre, una piccola lacrima le scese dall’occhio destro, poi lo richiuse, riportando l’attenzione sul ragazzo.
Perdonami!ripeté, cercando di ricomporsi e tornare di nuovo sorridente.
Quella sera Helen sembrava essere più lunatica del solito, prima era felice, poi imbarazzata, poi triste, poi stanca, poi super energica.
*Se Oliver non scappa adesso, vuol dire che è proprio cotto*
Si prospettava davvero un appuntamento interessante.

Parlato - *Pensieri* - Azioni




Riepilogo ordinazione:
- Gnocchi di Ginevra
- ArrowHeart.
- DoubleLove
- White Angel
Paga Mr Brior, visto che ci tiene tanto
 
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27 replies since 15/2/2016, 16:20   382 views
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