Colloquio Rob MacGregor.

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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 12/4/2016, 14:43




Un grosso esemplare di allocco, appollaiato sullo schienale di una sedia del suo appartamento, lo fissava piegando la testa verso sinistra, quasi ad osservarlo meglio, o farsi osservare meglio.
Alto, o meglio, alta sui quaranta centimetri e dal piumaggio dai colori simili a quelli di una corteccia, era di un paio di centimetri più grossa dei suoi simili.
Lo scozzese non capiva se voleva dirgli: "Non ti stai dimenticando qualcosa?" Oppure: "Tagliati i capelli, fai schifo."
E dire che si era specializzato in Cura delle Creature Magiche.
Quei rapaci erano magici?
C'era qualche discussione in corso, di quelle che si potevano sentire tra allevatori.
Lui si rifiutava di ammettere che erano simili ai piccioni viaggiatori babbani, quindi erano magici, altrimenti i maghi non li avrebbero usati.
Fine discorso.
Il pennuto si alzò sulle zampe, allungando la destra per mostrare un piccolo laccio in cuoio, quello usato per fermare dei pacchetti.
Dopo qualche secondo in cui l’uomo si limitava a grattarsi la barba con aria perplessa, il messo iniziò a guardarlo torvo, arruffando le penne, quindi balzò sul tavolo, servendosi da solo di un pezzo di filetto, per poi volare fuori dalla finestra.
Non senza lasciargli un ricordino sul davanzale.

“Il mio pranzo! La mia finestra! Brutta... spennata di un allocco!”
Uno sbuffo e si voltò con aria irritata dall'altra parte. Solo qualche secondo, prima che le spalle si alzarono in un atteggiamento di noncuranza.
*Almeno ha fatto il suo lavoro.*
La porta lettere era dei suoi genitori, aveva viaggiato a lungo per portare le informazioni necessarie ai due proprietari terrieri e alla Ministro.
I primi lo avevano, non molto gentilmente, invitato a comprarsi un gufo. La seconda gli aveva dato un appuntamento per un colloquio da lui richiesto.
L'idea che, se gli andava bene, avrebbe finalmente avuto un lavoro rispettabile, lo rendeva leggermente di buonumore.
Purtroppo era giunta l’ora di darsi una sistemata ai capelli e alla barba e cercare un vestito che non fosse rimasto devastato durante i vari viaggi.
Addio aria da giovane barbone, benvenuta età adulta.
L'importante era crederci.

Il suo piccolo monolocale londinese, affittato da quei due da cui non vedeva l'ora di scollarsi, non era poi tanto lontano dal Ministero della Magia.
Si concesse una passeggiata, mentre terminava un muffin al cioccolato spedito da sua madre, insozzandosi un po’ la barba e passando qualche minuto a pulirsela davanti a una vetrina di un negozio, uno di quelli dove i non-maghi vendevano la loro mer...ce.
Entrato in una cabina telefonica malandata, alias ingresso per i visitatori, aveva digitato i vari tasti, componendo un “62442”.

“Rob MacGregor, appuntamento con la Ministro della Magia.”
Ritirata la targhetta identificativa, era riuscito ad arrivare all’Atrium.
Un sospiro, mancava solo il farsi identificare e far schedare la bacchetta rimessa a nuovo.

*Oibò! Eccolo qui il Ministero! Ah... vero, ci sono già stato, non posso fare il ragazzino che si emoziona come se non avesse mai visto Diagon Alley.*
Se lo ricordava il primo giorno in quel edificio sotterraneo, dopotutto suo padre doveva pur regolarizzare le terre sfruttate dagli allevatori.
*Sì, tutto bello. Ora basta distrazioni o ci arrivo domani al colloquio.*

Un Roy rimesso a nuovo con un completo classico bordeaux scuro (aveva una certa fissa per le gradazioni del rosso) si ritrovò al primo piano, davanti alla porta dell'ufficio della Primo Ministro della Magia.
I capelli erano quasi rasati ai lati e spettinati nella parte alta della testa, un ciuffo morbido veniva ogni tanto tirato indietro da una passata della mano sinistra. Stivali in pelle neri e bacchetta nella tasca destra della giacca, aveva agganciato la targhetta identificativa sul lato sinistro del petto.

*Buongiorno… umh. Salve… no. Sono… oh. Forza! Non ci torno a pestare cacca di drago per sbaglio.*
La mano destra mosse le prime tre nocche a bussare contro il legno.
 
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view post Posted on 17/4/2016, 23:07
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La prima cosa che le venne da pensare dopo aver chiuso il fascicolo riguardante Rob MacGregor era il nome - finalmente - accessibile.
Rob. Facilissimo.
MacGregor. Cognome abbastanza comune e di impatto, lo avrebbe sicuramente ricordato.
Il problema dei nomi lunghi e articolati era la complessità di interazione. Perchè se uno si chiamava GianmariaAlexander, prima di arrivare ad Alex ...quello era già andato.
Si appoggiò allo schienale, accavallò le gambe e si portò la tazza di caffè alla bocca.
Quanti domatori aveva?
Quanti dei problemi provocati da quelle dannate bestiacce allo Zoo avevano trovato soluzione?
Quanti grifoni si erano persi nella brughiera dopo aver disseminato il panico fra i felici visitatori della domenica?
1 - 0- 24578900000
Nel preciso istante in cui il suo cervello incamerava l'ultimo zero sapeva già che avrebbe implorato il buon Rob di lavorare per lei.
Quello era cresciuto in mezzo alle creature magiche, magari parlava il loro stesso linguaggio, magari le conosceva per nome e loro lo amavano.
E anche lei lo avrebbe amato.
Per qualche minuto rimase nella stessa, beata posizione, il caffè non era più bollente, come piaceva a lei, ma comunque bevibile. Era così assorta nei suoi tristi zeri che percepì il lieve bussare alla porta come una sorta di bombarda.
Sussultò e la tazza le cadde di mano, il caffè rimasto si rovesciò sul fascicolo. Schizzò all'indietro trascinandosi la sedia, la tazza rotolò lungo il piano del tavolo, evitò per un pelo la palla di vetro e si disintegrò sul pavimento.
Osservò il fascicolo addobbato di chiazze di caffè, l'aroma era così forte da disgustarla ma non c'era tempo per imprecare, chiuse tutto e nascose il pastrocchio dentro a uno dei cassetti, impiegò qualche secondo per richiuderlo aiutandosi con un piede perchè quello era così pieno da scoppiare.


"Avanti .. "

Si rimise composta ignorando i pezzi di ceramica sul pavimento ma ebbe l'accortezza di prendere un fazzolettino per pulirsi le mani.
Doveva concentrarsi su quei maledetti zeri
.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 18/4/2016, 16:15




Dopo i colpetti all’ingresso, aveva riportato il braccio lungo il fianco.
Con la coda dell’occhio aveva individuato un rimasuglio di muffin sulla manica destra della giacca che cacciò con una rapida spazzata della mancina, per poi notare che lo stivale destro era allentato.
Si abbassò rapidamente per sistemare una fibbia, un movimento brusco che portò la testa contro lo stipite della porta, producendo un tonfo ammortizzato dal fatto che non aveva la testa dura quanto le nocche.
In un certo senso sì, ma questo era un altro discorso.
Si rialzò, portando le mani nella parte più folta della capigliatura.

“Mannaggstipiteburino…”
Un mormorio sommesso, confuso, vagamente irritato che si fermò nell'udire una voce femminile che gli dava il permesso di accedere.
In tutto quel doloroso trambusto non aveva udito l’apocalisse a base di caffeina che era avvenuta all’interno. Nemmeno si era accorto di quella manciata di secondi che avevano separato il bussare dalla risposta, cosa che poteva essere dovuta a tutto e niente.
Riprese la solita aria tranquilla, sebbene la zona lesa mandasse ancora qualche fitta e il piede ballasse nello stivale. La pazienza da Tassorosso era rimasta una costante molto utile in casi come quello.
Abbassata la maniglia, si fece avanti.
Il passo era calmo ma non pigro, quello di chi è abituato a presentarsi in posti nuovi con gente sconosciuta.
Qualche secondo nell’inquadrare la stanza, giusto il tempo per spostare gli occhi sull’unica figura umana presente.
Era stato in molti posti, dai più selvaggi a quelli più moderni, non lo interessava quello che aveva attorno se non le sensazioni che gli dava l'insieme.
Quell’ufficio aveva una mobilia semplice, dai toni scuri, a parte il tavolino e il divanetto. Era un po’ in disordine e aveva un vago odore di caffè, cose che lo rendevano più a suo agio.
Era un piacere notare che la Ministro non era una di quelle dive oscene, con i trofei di chissà cosa ordinati in bella fila all’ingresso e un ufficio pieno di robaccia inguardabile ma talmente costosa da mantenerci tutto il Ministero.

“Buongiorno.”
Tono cortese, con quella punta di educazione quasi rigida che risultava naturale quando si era un mantenuto in cerca del primo impiego, e lo si cercava direttamente dalla carica più alta.
Non ci diede peso, in realtà cercava di non pensarci, era lì per lavorare, non per fare una sviolinata da vassallo.
Accompagnata la porta dietro di sé fino a chiuderla, procedette con sicurezza verso la donna, solo qualche passo ben lontano da una carica di un oplita, ma comunque sicuro. Nelle sue intenzioni c'era quella di andare a stringerle la mano con la destra mentre si presentava.

“Rob MacGregor, aspirante Domatore.”
Tono gentile come il sorriso.
Le parole per lui erano importanti, sperò di passarle un messaggio preciso: “Non son qui a farvi perdere tempo.”
L'atteggiamento generale era modesto ma non sottomesso, di chi sapeva che poteva presentarsi al meglio e poi lasciare tutto il resto a chi la sapeva sicuramente più lunga.
Se la donna avesse ricambiato, avrebbe scoperto che le mani dello scozzese erano quelle di chi aveva i soldi facili ma non si era lasciato andare nell’oziosa nullafacenza. Presa salda, non aggressiva ma di chi aveva avuto a che fare con corde, creature poco docili e recinti da riparare. Qualche callo, la pelle era di chi non usava prodotti di bellezza e si era scottato più di una volta.
L'espressione era calma ma non da beota, rivelava uno sguardo scuro che ben reggeva quello altrui. Parte del merito andava a quegli occhi di un curioso viola che lo aiutavano a mantenere la sua concentrazione in quella direzione.
 
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view post Posted on 22/4/2016, 16:24
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"Buongiorno a lei Signor MacGregor"

Wow, si pavoneggiò mentalmente per la totale assenza di esitazione nel pronunciare il cognome di quell'uomo.
Mentre si avvicinava osservò i capelli rossicci, la barba curata, la figura slanciata fino a fissarsi sui suoi occhi neri.
Non se lo immaginava molto diverso, gli scozzesi avevano dei tratti somatici comuni, i passi apparivano misurati e l'espressione non tradiva alcuna tensione.
Si accorse di avere ancora il fazzoletto fra le mani, con nochalance ne fece una palla e lo lasciò cadere dentro il cestino situato di fianco alla seduta ma il cestino era saturo di carta e la piccola palla impattò sulla cupola di scarti e rimbalzò sul pavimento.


"Dovrebbero fare dei cestini più capienti"

Si limitò a constatare e, alzandosi, strinse la mano che le veniva offerta. Una mano perfetta per i suoi scopi.

"E' molto umile da parte sua definirsi aspirante"

Il contatto con la pelle ruvida e venata di calli, unito alle informazioni poc'anzi apprese, la convinse che il buon Rob, lungi dall'aspirare al raggiungimento del nirvana dei domatori, potesse vantare una certa esperienza. Esattamente ciò che a lei serviva. Qualcuno con pochi fronzoli e due palle così che risolvesse una volta per tutte i suoi problemi con il dannato regno animale.
Dopo la stretta di mano indugiò con il braccio teso per indicare una sedia, invitando l'uomo a prendere posto. Era una sedia normale all'apparenza, ma l'uso costante che ne veniva fatto - ovvero come poggia roba - aveva logorato la seduta rendendola molle e cedente. Il giorno prima il povero Brundelline, basso ed esile, ci era finito dentro quasi del tutto e più che si agitava con le sue zampette gracili più la sedia se lo mangiava. Aveva dovuto mettere mano alla bacchetta per risolvere la situazione. Brundelline era rimasto talmente offeso da negarle addirittura il saluto quella mattina.
Si portò una mano alla bocca per evitare che il ricordo di quella scena pietosa le provocasse un momento delirante di ilarità, sedò il tutto con un colpetto di tosse, quindi tornò a sedersi, l'aria era ancora pregna dell'aroma di caffè ma Rob non parve accorgersi della tazza defunta e disintegrata ai suoi piedi.


"Tuttavia il lavoro che richiede non necessita di aspirazione ma di solida esperienza. Il Ministero non ha a che fare con animali da allevamento, il Ministero si trova a gestire creature selvagge estremamente pericolose. A volte mai viste prima e, dunque, neanche classificate"

A dirla tutta non si riusciva a controllare neanche una dozzina di grifoni semi addomesticati che di selvaggio e pericoloso avevano ben poco ma ritenne opportuno non divulgare le tristi sconfitte del Quarto Livello.
Le iridi ametista indugiarono in quelle nere dell'irlandese.


"Immagino che lei abbia l'esperienza che mi serve ..."

Forza Rob, dammi una gioia.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 22/4/2016, 20:21




La sua attenzione era rivolta a quella potenziale datrice di lavoro.
Anche se la fonte di quell’aleggiante aroma di caffè non era visibile, non ci fece caso.
Si limitò ad avvicinarsi con calma, abbassando lo sguardo verso l’ipotetica posizione del cestino dall'altra parte della scrivania.

“Dovrebbero venderli con un incanto di estensione incorporato, farebbero felici molte persone.”
Un commento educatamente ironico, espresso con un lieve mezzo sorriso.
“Il passo da aspirazione a realtà spetta a voi.”
Una risposta dal tono tranquillo, come ad esprimere una realtà dei fatti. Alla fine, che fosse realmente umile o meno, poteva anche darsi per già assunto ma spettava alla Ministro deciderlo.
Accettò l'invito a sedersi, ignaro delle insidie nascoste nella sedia mangia uomini. La zona dove non batteva il sole dello scozzese spronfondò, senza preavviso, nei meandri della parte cedente della seduta.
Era pur sempre meglio di quel mucchio di letame camuffato su cui lo avevano fatto accomodare per fargli uno scherzo.
Ricordi dei suoi vent’anni che gli strappavano sempre mezzi sorrisi.
Rimase il più possibile composto, scaricando il peso in avanti, più sulle gambe che su quelle sabbie mobili per deretani incauti. Le mani andarono alle ginocchia e il busto rimase dritto in una posizione composta ma non rigida.
La valorosa soldatessa portacaffè non ricevette le onoranze funebri del rosso, rimanendo ignorata, anche perché la sua attenzione rimaneva alla donna, che lo aveva distratto dalle imprecazioni mentali rivolte a quel lento e non molto dolce sprofondar, con un colpetto di tosse.
Seguì il sedersi dell’altra così come le sue parole, annuendo una volta, concorde, al suo dire.

“Non posso definirmi Domatore perché non ho ricevuto tale titolo. I miei viaggi continui mi hanno permesso collaborazioni accasionali, per ricambiare ospitalità e lezioni. Questo perché seguivo una passione giovanile distaccata dal mero guadagno.”
Giovani avventurosi mantenuti, anche per loro arrivava il momento di andare a guadagnarsi il bel vestito in tinta. A meno che decidessero di fare i parassiti a vita, ma lui non era così.
Parlò con calma, non lentamente ma a una velocità tale da rendere tutto chiaro e scorrevole anche a chi non lo conosceva.

“Tuttavia ho avuto come mentori i migliori Domatori di tutte le riserve e zone che ho visitato, con loro ho imparato a gestire le diverse creature incontrate, in modo pratico.”
Apparve una leggera luce negli occhi, quella di chi parlava di figure rispettate e a cui doveva molto. Era un discorso affrontato diverse volte, quando voleva convincere qualcuno a prenderlo come aiutante, anche se per poco.
Per questo motivo lo esponeva senza esitazioni e senza quella petulanza di chi si limitava a blaterare cose studiate a memoria.

“Non voglio annoiarvi con una lista di tutti i posti che ho visitato, in quasi una decina di anni ho avuto modo di andare un po’ ovunque. Per citarvi i fatti più rilevanti: ho visitato tutte le principali riserve di Draghi, come Ungheria e Norvegia.
La mia formazione da Domatore è iniziata tra gli Ungari Spinati, proseguendo con gli stregoni aborogeni nelle foreste del Borneo, dove ho potuto imbattermi nelle Acromantule. Ho fatto una sosta di un paio di anni in Grecia, dove ho studiato sul campo Sfingi, Grifoni e Chimere, che son le creature con cui mi son particolarmente cimentato.”

Una breve pausa, per far assimilare il tutto. L'importante era lasciare un'idea generale buona, senza stenderla con un monologo senza fine.
“Anche se, tralasciando la pura passione, ho imparato molto quando ho rischiato di finire come Elphick, con gli Erumpet, in Africa. E ho avuto la sfortuna, ma allo stesso tempo fortuna, di imbattermi in una Coccatrice in Islanda.”
Si passò la mano destra sulla guancia in un gesto distratto, alcuni luoghi riportavo alla sua mente brutte immagini, esperienze tuttavia elaborate e superate negli anni.
Un mezzo sorriso come a dirle che quello era lui, in sintesi. La mano era già corsa al ginocchio nel sentire che era scivolato verso il basso di un altro paio di centimetri.

“Ma so bene che sono tutti bravi a parlare e a dirvi che sanno fare il lavoro che vi chiedono. Quindi mettetemi alla prova, anche gratuitamente, se non vi piace come agisco potete sempre lasciarmi a casa.”
Mosse il palmo destro verso l'alto come ad offrire qualcosa di semplice e pratico, invece che altri blabla sulla propria storia. L'atteggiamento era sicuro ma non aggressivo, di chi era abituato ad offrirsi per lavorare seriamente, senza vanto.
 
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view post Posted on 28/4/2016, 23:28
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Il buon Rob l'aveva già convinta dopo la Norvegia.
Tuttavia mantenne la solita espressione di bronzo limitandosi a congiungere le mani e a prestare attenzione alla sciorinatura di luoghi, creature e maestri domatori.
Si vedeva lontano un miglio che parlava di esperienze vissute, che non si trattava del solito "ho strappato il corno di un erumpent e l'ho usato come cornamusa, ho messo in fuga un'acromantula con un sonoro YAP mentale" e altre imprese sboroniche che luccicavano solo sulla carta.


"Lei non ha idea di quante cose sappiano fare le persone stando sedute di fronte ad un potenziale datore di lavoro"

Non era una considerazione rivolta a lui, il suo era un pensiero personale esternato ad alta voce.

"E le dico, senza voler peccare di presunzione, che ho maturato una certa esperienza al riguardo"

Del resto scegliersi i collaboratori costituiva il suo campo. Era questo uno dei motivi per cui preferiva fare il terzo turno di notte ad apporre firme e leggere resoconti ma dedicare un po' del suo prezioso tempo a visionare curriculum e alle assunzioni. Voleva darsi dell'idiota con cognizione di causa e avrebbe avuto voce in capitolo solo se la colpa dell'inettitudine dei funzionari ministeriali fosse stata la sua. Bella, soda e diretta.

"Dal resoconto dei suoi ... uhm ... rapporti con le creature magiche, al di là dei luoghi e dei mentori, comunque considerevoli, percepisco una reale passione. E le creature magiche o si amano o si odiano, non esistono mezze misure. E se si amano vanno sapute capire e ges ... "

Indugiò un istante, il rumore di qualcosa che rovinava a terra da qualche parte lì vicino la costrinse a non terminare la frase. Pochi istanti dopo un enorme carlino apparve dal nulla, la parte bassa dello stomaco, coperta di pelo, ballonzolava ad ogni passo.
Si voltò pur sapendo, in cuor suo, l'origine di quel baccano. Rivolse a Putridino un'occhiata ammonitrice ma era dannatamente difficile capire dove diavolo guardasse quel cane.


" ... tire"

Terminò mentre il carlino, per niente ammonito, alzò il faccione verso l'uomo. Due secondi dopo si spaparanzò sopra le sue scarpe inondandole con litri di bava.
Per una frazione di secondo sognò di alzarsi e di prendere a calci quel cane ma riuscì miracolosamente a domare i suoi istinti violenti in nome non si sa di quale mastodontica forza di volontà. Le mani rimasero congiunte, quasi incollate e l'espressione - lungi dal mutare in un sincero rammarico - si distese lievemente.
In pratica fece spallucce.
Rob voleva essere messo alla prova? Nessuna prova era più terribile di LUI.


"Le piace"

Si limitò a constatare sporgendosi in avanti, la voce le uscì bassa, quasi confidenziale.

"Evidentemente ha del potenziale"

Diamine se ne aveva.
Evitò di pensare a cosa potesse aver rovesciato quel mostro di pelo, sperava vivamente che non fosse quel comodino antico, l'idea di dover tornare a Ars Arcana dopo che aveva prosciugato il suo conto senza sapere neanche cosa cavolo avesse acquistato la terrorizzava.

"Ha un alloggio a Londra?"

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 29/4/2016, 19:56




Finito il discorso, provò un lieve sollievo, palesato da un impercettibile abbassamento delle spalle e da un difficilmente rilevabile rallentamento del respiro.
Cercare un lavoro era come andare a farsi curare con qualche pozione curativa. Anche se lo aveva già fatto, la sola idea di bere qualcosa di potenzialmente disgustoso lo assillava finché non era tutto passato.
Quello sarebbe potuto essere il suo primo lavoro serio e fisso, cosa che lo angosciava vagamente. Anche nei peggiori dei casi, sarebbe sopravvissuto e avrebbe trovato altro, ma ciò che voleva diventare lo aveva spinto lì e quindi ci aveva messo un po’ di trasporto.
Tralasciando la testata allo stipite, il noioso stivale allentato e quella sensazione di cadere, da un momento all'altro, col sedere nelle sabbie mobili, non sembrava essere andato troppo male. Era sempre sicuro di sé, ma in quel momento non aveva elementi sicuri a dargli sostegno e questo lo destabilizzava. Rimase comunque in una postura composta ma comoda, di chi è a suo agio.
La Ministro non pareva annoiata, nemmeno sorpresa e neanche schifata.
Si distrasse per qualche istante nel cercare di capire che diamine stesse pensando. Nemmeno gli occhi contenevano indizi. Doveva imparare molto da quella donna, senza dubbio.
Le iridi dello scozzese, anche se totalmente nere, suggerivano sempre le varie sfumature delle sue emozioni che faticava a mascherare, finendo con l’aiutarsi con la gestualità o a concentrarsi su qualche pensiero, il più distante possibile da quello del momento.
In risposta alla frase sui comportamenti dei bramosi di lavoro, rispose con un sorriso comprensivo.

“Un giorno potreste raccontarmi le scene più esilaranti.”
Il tono era tranquillo, con una non velata nota di curiosità, come a dirle che non aveva dubbi né sulla sua esperienza né sui comportamenti della gente quando erano di fronte a qualcuno di importante.
Col suo primo mentore si era ritrovato a chiedere se poteva seguirlo senza ritegno e privo di motivazioni serie e studiate, così come avrebbe fatto un qualsiasi ragazzino abituato ad avere facilmente quello che voleva.
Aveva ricevuto tanti “No. Levati!” che se li era sognati di notte per una settimana. A quell’uomo non importava se era tra i migliori del suo anno in Cura delle Creature Magiche, tutti lo erano a detta loro. Non gli interessava se amava gli Unghero Spinato e nemmeno degli elogi al suo lavoro. Se era caposquadra da tempo, un motivo c'era e non aveva bisogno di scoprirlo grazie a un ragazzino appena maggiorenne.
Alla fine si era stancato, urlandogli che non gli costava nulla metterlo alla prova e poteva smetterla di fare il divo. L'uomo aspettava solo qualcuno con abbastanza boccini da parlargli senza veli e gli aveva permesso di seguirlo prima, aiutarlo poi.
Il rosso aveva imparato molto da lui, come il non far perdere tempo e andare al sodo.
Stava per annuire alla frase sulle creature quando un rumore improvviso, scaturito da origini ignote, lo fece scattare con il volto alla fonte del baccano.
Un canide sovrappeso dal muso schiacciato era apparso come un Doxy che sbucava dagli angoli bui.
Era esperto di animali magici, ma sapeva guardarsi attorno e aveva fatto ricerche su quelli privi di potere connessi ai primi.
Aveva già visto un carlino, molti lo apprezzavano, ma non aveva mai visto un esemplare così strabico, cosa che fece apparire sul volto barbuto un'espressione curiosa.

“Uh. Buongiorno a te.”
Disse tra il divertito e il sorpreso quando il maestro delle entrate a sorpresa si lasciò andare sugli stivali, liberando una cascata di bava.
Un mezzo sorriso compiaciuto, come se l'essere coperto di bava fosse un complimento, apparve quando Camille parlò di potenziale.
Allungò con calma la mano aperta, muovendola lentamente davanti al muso e cercando di delineare una linea tra quelle dello sguardo e il centro del suo palmo.
Aveva intenzione di studiare come spostava gli occhi, se era possibile curarli o capire come li muoveva.
Magari aveva qualche abilità come guardare in diversi punti in modo simile ai camaleonti, oppure era semplicemente in una situazione troppo drammatica per un Àceclo.
La mano andava con tranquillità verso il retro dell'orecchio destro del cane, per cercare di fargli un grattino.
Alzò lo sguardo alla donna e annuì di poco prima di rispondere.

“Un piccolo appartamento a Londra, dieci minuti a passo sostenuto da qui. Comunque, come dicevate, se le creature si apprezzano davvero, bisogna saperle addestrare e domare nei casi più pericolosi. E io voglio far questo, seguendo la loro natura. Penso che sia sbagliato antropomorfizzare le creature, pretendendo da loro comportamenti e reazioni umane, con punizioni e vizi dati di conseguenza. Io ho imparato ad accettarle così come sono, a trattarle con rispetto ma anche ad impedirgli di far male a loro stessi e agli altri.”
Evitò la parte descrittiva di quel tugurio maledetto che non vedeva l'ora di abbandonare.
 
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view post Posted on 8/5/2016, 16:50
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Quell'uomo era davvero notevole.
Ricordava perfettamente la sua espressione schifata quando quel cane fece la sua prima comparsa e il motivo, oltre al legame con Fuco, era visibile a occhio nudo.
Quella non era una bestia normale. Il rifiuto a creare una minima sorta di collaborazione l'aveva fatta penare per mesi, più lo ignorava e più LUI si mostrava affettuoso. Anche se ancora oggi si chiedeva cosa ci fosse di tanto affettuoso nel divorare le gambe dei tavoli e nell'inondare ogni suo avere sbavando costantemente e in completa allegria, forse Rob l'avrebbe illuminata.


"Non credo abbia qualche capacità particolare"

Se non quella di attentare al suo equilibrio psico-fisico, era inteso.

"Ha preso tutto dal proprietario, mai come in questa circostanza vale il detto: tale cane, tale padrone"

Che non era LEI, confidava che Rob l'avesse capito.
Osservò i gesti dell'uomo e captò la gioia di Putridino quando Rob si arrischiò a toccarlo, istintivamente sorrise abbandonandosi ad un piacevole rilassamento. Si appoggiò allo schienale della sedia e accavallò le gambe.
Quel dirigibile di pelo le aveva dato prova di amore incondizionato più di una volta ma poco significava, mostrava amore incondizionato per tutti, come guardia del corpo non valeva una cippa, le costava un patrimonio in cibarie e pulizie e svolgeva il ruolo di terzo incomodo in maniera egregia. Ma l'unico essere cui avrebbe potuto affezionarsi non poteva che essere un animale.


"Non sono completamente d'accordo con lei Signor MacGregor"

disse poi una volta che Rob ebbe terminato il suo breve monologo.

"Ha ragione nel dire che le creature magiche devono essere trattate da creature e ritengo anche io che sia un errore tentare di attribuire a queste creature caratteristiche proprie degli esseri umani. Come mi rendo conto che un animale, istintivo per definizione, non possa venire imbrigliato o costretto a seguire regole di condotta incomprensibili per lui. Ma un animale può venire addestrato e l'addestramento, mi corregga se sbaglio, altro non è che l'insegnamento a comportarsi in un certo modo. Nel modo che noi vogliamo. Naturalmente sta alla capacità dell'addestratore indirizzare la creatura senza snaturarne la natura. E' un po' quello che avviene con le persone, l'imposizione nuda e cruda non porta a nulla, solo arrivando a capire e a conoscere una persona si può trovare la chiave per raggiungere certi obbiettivi"

Tacque rendendosi conto di aver utilizzato un parallelismo spicciolo, non era solita usare le persone per i propri scopi. O almeno non tutte le persone.

"Momentaneamente sono sfornita di domatori e la riserva dello Zoo di Londra mi sta creando problemi enormi. Ha mai visitato lo Zoo Signor MacGregor?"

Avrebbe potuto raccontargli scene esilaranti anche a quel riguardo, lo osservò con una certa speranza, il fatto che avesse un alloggio a Londra poteva significare l'averci fatto un giro.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 8/5/2016, 22:48




La presenza di una creatura, magica o meno che fosse, unita alla conclusione della parte più noiosa del colloquio, stavano facendo svanire quella rigidità iniziale.
Osservò per qualche istante il carlino, non aveva tempo per scoprire in che modo muovesse gli occhi, se mai ci fosse stato uno schema fisso.
Rialzò le iridi nere su quella che, a sua detta, non era la padrona. Forse era il compagno ad avere gusti bizarri, dubitava che un amico potesse lasciare un animale a chi aveva già abbastanza impegni. Non era difficile pensarla con qualcuno, anche se nella sua testa prendeva forma un uomo simile al proprio animale da compagnia: veste da ministeriale, alto e… con gli occhi strabici a livelli del cicciotello ai suoi piedi.
Chediaminedivisioneracapricciantelavatemiilcervello.
Un pensiero simile veniva urlato dalla sua mente, cercò di soffocarlo riportando lo sguardo al cane.

“I cani hanno come abilità la fedeltà, anche se a volte fuggono, quando lo spavento è troppo grande o l'istinto glielo suggerisce. Resta comunque un vanto.”
Parlò con fare assorto, come se stesse tirando fuori il meglio da quella fonte di bava. Non tutti potevano vantare la stessa qualità e fuggivano al primo problema, cadendo a un livello inferiore del canide più inutile.
Mentre grattava leggermente il retro dell’orecchio del nuovo arrivato, ne approfittò per sistemarsi meglio sulla sedia, spostandosi verso il bordo ma non troppo, ci mancava solo di ribaltarsi da seduti.
Rimaneva dritto come se fosse comodo, sebbene i muscoli delle gambe iniziavano a suggerirgli di arrendersi e lasciarsi fagocitare da quella seduta.
Ricercò il contatto visivo, lasciando modo a chi aveva di fronte di esprimersi senza interruzioni. Invece di scomporsi o abbattersi, si illuminò a quel palesare disaccordo, lasciando da parte la questione comodità.
Fin troppi individui non avevano voglia o coraggio di dire la propria, che per lui era la dimostrazione che l'altra persona aveva voglia di sprecarsi dicendo la sua, discorrendo semplicemente.
Nella posizione della Ministro, la donna poteva farlo allontanare appena finito il discorso sulle sue abilità con un “avanti il prossimo”, invece aveva dato vita a un discorso sulle creature, da appassionato non poteva chiedere di meglio.
Annuì, come se avesse compreso il suo punto di vista, sorridendo leggermente, nell’atteggiamento di chi sta parlando di qualcosa che apprezza particolarmente.

“Avete ragione e non la pensiamo poi in modo tanto diverso. Devo aver sbagliato ad esprimermi. Per seguire la loro natura, non intendevo il lasciar fare come vogliono loro, ma proprio il non snaturarli. Resta comunque il bisogno di imporsi, altrimenti una figura come la mia sarebbe inutile. Quel che evito è di trattarli come fossero i figli che non ho mai avuto, con fiocchetti in testa, atteggiamenti sbagliati e pretese assurde.”
Si passò la mano destra sulla guancia, con aria pensierosa, parlava con tranquillità e la risposta successiva si fece attendere soltanto per quel tanto che bastò ad elaborare un esempio chiaro.
“Riprendendo il vostro dire sulle persone, se conoscete il carattere iracondo di un individuo, non lo obbligate a stare immobile, in uno spazio ristretto, pieno di elementi che potrebbero irritarlo, urlandogli di star buono con minacce, perché... lo volete rendere un perfetto spolvera vasi. Sarebbe inutile e dannoso. Meglio insegnargli ad indirizzare la sua energia in eccesso in cose ritenute dannose per nessuno.”
La mano ruotò leggermente sul polso, appoggiandosi alla gamba col palmo rivolto verso l'alto, ad offrirle la sua idea in modo più pratico.
“Per esempio, in Norvegia, c'era un Dorsorugoso sempre pronto a dar problemi con le barriere. Le colpiva con numerose fiammate e doveva essere continuamente sedato. Sentendosi minacciato all’estremità del suo territorio, aveva diretto la sua rabbia verso gli altri esemplari al suo interno. Alla fine son riusciti a tenerlo buono, evitando l'abbattimento, facendogli attaccare un bacino d'acqua. È diventato una specie di mascotte di un centro termale niente male.”
Assunse un'aria pensosa ma serena. Le terme erano un posto davvero piacevole per rilassarsi dopo il lavoro. Si fece più serio e concentrato.
“Lo zoo l’ho visitato in questi giorni, è successo qualcosa di grave?”
Il fatto che non vi fossero altri domatori era rincuorante e allo stesso tempo preoccupante, poteva darsi che le condizioni di lavoro fossero pessime e tutti scappassero, oppure che non erano figure necessarie e venivano impiegate in modo saltuario.
Evitò di pensarci.
 
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view post Posted on 17/5/2016, 22:09
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L'immagine di Putridino con le orecchie infiocchettate le ribaltò le viscere.
Ad ogni modo comprese perfettamente cosa intendesse Rob con "il voler imporre regole umane". O forse era meglio definirle "disumane".


"A dire il vero un bavaglino merlettato potrebbe tornare utile"

Ma dubitava che una cosina ina riuscisse ad evitarle di pattinare sul pavimento, forse sarebbe stato più confacente un lenzuolo.
La differenza sostanziale comunque separava l'addestramento dall'ammaestramento e il suo aspirante domatore si muoveva piuttosto abilmente nei meandri delle pieghe che aveva preso la discussione.
Non parve nè indispettito, nè offeso dalle sue rimostranze, alla fine dei salmi il loro pensiero si era uniformato.


"Condivido la sua opinione, spesso l'incomprensione verso gli istinti animali e le regole, se così possiamo definirle, fra creature porta a disastri incalcolabili. Siamo uomini e desideriamo imporci, lo facciamo con i nostri simili e lo facciamo con gli animali, anzi, con gli animali ci riesce meglio. Ma l'animale non ci obbedirà per diletto, lo farà per paura"

E se un animale aveva paura diventava incontrollabile.
Anche la sua mente vagò per qualche istante verso la placida e rilassante acqua delle Terme, la Norvegia non era proprio dietro l'angolo ma le sarebbe piaciuto vedere il Dorsorugoso in versione mascotte.


"Chi lavora al quarto livello nutre passione per le creature magiche quindi non è questo aspetto che mi può fare la differenza"

Ovviamente alludeva al suo "arruolamento"

"Ma mi piace il suo modus operandi e questo non è comune. Come le dicevo ho dei grossi problemi nella gestione dello Zoo di Londra, nonostante le misure di sicurezza ogni tre per due qualche creatura esce dal suo recinto e semina il panico. Gli addestratori di ippogrifi ne perdono uno la settimana, i Berretti Rossi si divertono a prendere a randellate bambini e anziani, senza contare gli insetti che vanno dove pare a loro"

Scosse la testa amareggiata.

"Quindi la risposta è si, succede sempre qualcosa di grave e se continua di questo passo dovrò chiudere baracca e burattini con il conseguente problema di come e dove piazzare creature ormai assuefatte all'ambiente domestico. Non le andrebbe di dare un'occhiata più accurata per vedere se esistono soluzioni praticabili? Naturalmente le procurerò un pass, svolgerebbe l'indagine come inviato del Ministero .."

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 19/5/2016, 16:35




Quando la Ministro parlò di un bavaglino merlettato, gli occhi scesero per qualche istante sul bavoso carlino.
Per quel che ne sapeva in merito, non c'erano cure a quel problema, diffuso tra cani dal muso simile. Forse un secchio appeso sotto la testa, tanta pazienza o la semplice preferenza per caratteri simili che rendeva di poco conto quelle cascate bavose.
Riportò l'attenzione alle iridi viola, annuendo concorde alla frase sulla paura; avrebbe parlato per ore di quegli argomenti, ma nessuno dei due era lì per fare tavolino e così non aggiunse altro.
Aveva da ridire sulla frase riguardante la passione ma, quale che fosse la sua opinione, se la tenne per sé, lasciando modo all'altra di proseguire senza interruzioni, arrivando alla questione che sembrava essere il centro del discorso. Aveva già preso abbastanza tempo alla donna, era ora di arrivare al sodo.
Sistemò la postura per dar sollievo alla schiena e alla muscolatura delle gambe.
Il canide a terra sembrava essere più comodo di lui, quasi lo invidiò, ma il discorso sullo zoo lo aveva già coinvolto e distratto dai patemi del suo fondoschiena.
Il volto si tese leggermente mentre gli venivano esposti i principali problemi. Era sorpreso sia per tutte quelle fughe sia per le perdite. Gli Ippogrifi e i Berretti Rossi erano animali problematici, ma non tanto da non riuscire a gestirli, se si era esperti ovviamente.

“Umh.”
Un rimuginio gutturale, appena percepibile, di chi aveva già messo in moto il cervello su possibili cause e ipotesi, ma non aveva abbastanza materiale su cui riflettere, elaborare teorie sensate o dare suggerimenti utili.
L'occasione che aveva chiesto e che bramava arrivò solo alla fine. Si illuminò visivamente, come chi è fermo da tanto e vede l'occasione per fare quello che sa fare meglio: mettersi alla prova e smuoversi.
Senza perdere il tono di serietà, si ravvivò e nelle iridi nere si poteva notare la luce di chi già si vedeva in azione.

“Consideratemi già disponibile, spero di aiutare a risolvere la questione. Avete suggerimenti, ipotesi o qualche lamentela di addetti o visitatori di cui tener conto?”
Parlava con calma, sebbene l'atteggiamento fosse di chi si stava concentrando. Aveva già qualche idea, supposizioni più che altro, ma doveva per forza indagare in merito e quel incarico lo intrigava. Se c'erano punti di partenza tanto meglio.
 
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view post Posted on 2/6/2016, 16:15
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Scusa il ritardo


Oh, le lamentele fioccavano come chicchi di grandine.
E no, non aveva suggerimenti da offrire, sperava fosse lui a darglieli.
Le ipotesi erano varie.


"Le sono grata per la disponibilità. Suppongo che i due problemi maggiori riguardino, da un lato la struttura e la messa in sicurezza della riserva, dall'altro ... "

L'incompetenza della gente che ci lavorava. Erano un branco di incompetenti.

" ... la difficoltà a collaborare. Allo stato non esiste un coordinatore, chi gestisce un settore si limita ad annaffiare l'erba del suo orticello, come se tutto il resto non rappresentasse un suo problema. Mancano meccanismi rodati di recupero dei fuggiaschi, bisognerebbe anche stabilire una linea di condotta a tutela dei visitatori nei momenti di pericolo. Lei capisce che se scappa un kneazle poco male ma se scappa una manticora fa una strage. Può anche esserci una falla nella collocazione delle creature, si sono verificati casi di alleanze bizzarre tra fate e erkling, l'ultima volta un bambino stava per rimetterci le penne"

Scosse la testa, era importante mantenere viva quella luce che illuminava lo sguardo di Rob, era interessato ma doveva dargli quale elemento più specifico su cui lavorare, se l'avesse buttato lì in mezzo senza la minima indicazione sarebbe fuggito come un proiettile.

"Non posso dire di avere dimestichezza con le creature magiche ma se un grifone tenta di fuggire tre volte in un mese credo che il motivo sia abbastanza palese. O non si trova bene o il suo allevatore non è riuscito a stabilire quel rapporto di cui parlavamo poc'anzi. Non dovrebbe essere difficile, per lei, capirlo. Il domatore è Fortesque, potrebbe farci quattro chiacchiere"

Il carlino alzò il grosso muso gorgheggiando qualcosa di incomprensibile ma le scarpe di Rob gli piacevano parecchio.

"Oltre al pass la doterò di un Ufficio, avrà comunque bisogno di un po' di tempo per capire e lavorare su quello che, mi auguro, capirà. Potrà accedere allo Zoo tutte le volte che lo riterrà necessario e parlare con chi reputerà utile, sia in loco che al Ministero. Se qualcuno le farà ostruzionismo o si mostrerà reticente, la invito a farmelo presente. Inoltre, se ritiene opportuna la mia presenza sarò felice di accompagnarla"

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 3/6/2016, 20:20




Poteva aspettarsi di tutto, ma quella valanga di problemi diffusi in ogni parte della struttura era davvero un duro colpo.
Se anche l'indignazione si arrampicava ad artigliate dallo stomaco ai pensieri, cercò di pensare a come risolvere piuttosto di come giudicare.
La lasciò parlare, gli occhi dello scozzese erano puntati al viola, cercandone emozioni e considerazioni non espresse, cose che non riusciva a captare, aumentando senza accorgesene la sua curiosità verso quella figura indecifrabile.
Annuì di tanto in tanto per confermare la sua presenza mentale. Il sopracciglio destro si alzò leggermente, rivelando una lieve incredulità quando sentì di coordinatori mancanti e responsabili menefreghisti.
La mano destra passò sulla bocca, grattando lievemente la barba, scendendo mentre seguiva i contorni dei baffi.
Si prese qualche secondo prima di rispondere, come se stesse metabolizzando tutte quelle informazioni per arrivare a una prima ipotesi. Il fare assorto che aveva accompagnato, a sprazzi, quello attento, svanì con un lieve rilassarsi delle spalle. Osservò per qualche istante la strana reazione del carlino, per poi tornare a Camille. Le dita della mancina passarono sul bracciolo della seduta. Un picchiettio rapido con i polpastrelli, che non produsse rumore, anticipò di qualche istante la risposta.

“Senza coordinatore, l'apparato amministrativo diventa il caos, da qui le mancanze in quello dei curatori, degli allevatori e persino dei visitatori. Resta comunque un parere di qualcuno esterno.”
Tanto, tantissimo lavoro. Se le cose in uno zoo erano anche solo lontanamente come in una riserva, era tutto da rifare. Poteva sentire qualcosa simile alla magia fargli pizzicare il sangue: voglia di mettersi in gioco, finalmente. Sorrise a quella proposta di aiuto e gli occhi si assottigliarono per un’idea in arrivo. Un cipiglio strano, tra il combattuto e il gradimento, poteva suggerire all’altra che avrebbe accettato ma c'era qualcosa a fermarlo.
“Se il capo si fa vivo, fingono tutti di lavorare. Succede ovunque.”
Lo sguardo era in cerca di complicità, probabilmente la ministro lo sapeva meglio di lui. Il tono era tranquillo, dopotutto era una cosa risaputa.
“Se vi fidate, posso accedere come semplice dipendente, lavorare con gli altri, prendere appunti su come viene svolto il lavoro e sulle condizioni delle creature. Da appena arrivato non posso giudicare o dare consigli che vengano seguiti, anche se giusti. Rischio di venire adocchiato e disprezzato subito. Nessuno parla sinceramente a un superiore o ai dipendenti ad esso direttamente annessi, mentre i peggiori si palesano con i nuovi arrivati.”
Alzò leggermente la destra, indicando prima se stesso e poi l'interlocutrice.
“Io so avere a che fare con le creature. Quando bisognerà “domare” gli addetti, avrete la strada spianata verso gli elementi che stanno danneggiando la struttura. Quel che mi serve, per ora, sono i curriculum dei presenti e informazioni sugli allevatori che riforniscono il parco. Se i documenti sono attendibili, si possono scremare incompententi, riformare i poco esperti e dare più responsabilità a chi è competente. Anche evitare l'arrivo di altre creature problematiche.”
Qualcosa sembrava esser giunto alla sua mente, un ricordo recente richiamato dal discorso.
“Ora che ci penso, servono sicuramente addetti alla sicurezza per i visitatori. Quando ero in visita allo zoo, i bambini correvano senza ritegno e controllo, urtando i passanti e le persone accedevano con i propri animali domestici, comportamenti entrambi rischiosi. Penso sia necessario del personale apposito e un paio di regole iniziali, soprattutto ora che c'è bisogno di una sistemata.”
Lasciò all'altra la possibilità di avanzare altri suggerimenti o di correggerlo.

Edited by Rob Roy MacGregor - 3/6/2016, 23:48
 
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view post Posted on 12/6/2016, 15:46
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Sapeva bene di rischiare scaraventando sul piatto il pout-pourri di problematiche legate allo Zoo.
Ma lo stava facendo per due motivi.
In primis perchè le piaceva parlar chiaro e non sarebbe stato onesto propinare a Rob una visione idilliaca della Sezione Cura e Controllo delle Creature Magiche e, conseguentemente, del Ministero, come se quello rappresentasse il nirvana supremo e il luogo di lavoro ideale.
In secondo luogo perchè aveva captato, per quanto possibile, un suo reale desiderio di mettersi alla prova operando a stretto contatto con le creature che più lo appassionavano. E allo Zoo, di creature varie e stravaganti, ce n'era da perderci il capo.


"Evidentemente nessuno, allo stato, è in grado di ricoprire il ruolo di coordinatore"

La risposta, per quanto lapidaria e priva di emozioni, era dannatamente sincera.
Rob indugiò sulla sua offerta di aiuto, l'epilogo di quel, seppur minimo, temporeggiamento, la divertì.
Non potè fare a meno di ridere.


"Gia. Immagino che sia così. E' deprimente, in effetti, lavorare senza nutrire passione per quello che si fa, se ci fosse passione non avrei bisogno di fare improvvisate per beccare la gente che gioca a gobbiglie. Succede ovunque, come ha detto lei. Qui ci sono tante cose che non funzionano, ma ci sono anche tante cose che funzionano e altrettante che funzionano abbastanza ma che potrebbero funzionare meglio. E' un po' come una coperta troppo corta che, se la tiri per coprirti le spalle, ti scopre i piedi"

Come dire che non c'erano soluzioni.

"Credo che la sua proposta sia più praticabile, accederà come nuovo dipendente bisognoso di indirizzamento, le domande che porrà saranno del tutto legittime e non genereranno sospetti. Sono assolutamente d'accordo per la redazione di un regolamento base cui dovranno attenersi visitatori e addetti ai lavori, allo scopo di mettere in sicurezza il pubblico. Punto 1) i bambini andrebbero legati al guinzaglio"

Ma il problema non erano i bambini quanto i genitori dei bambini.

"Mi dia il tempo di prepararle il materiale sugli addetti alla riserva, naturalmente le notizie che leggerà saranno corrette. E dopo che si sarà fatto una cultura potrà agire sul campo. Credo di riuscire a farle avere tutto nel giro di due giorni, troverà i fascicoli sulla scrivania del suo Ufficio"

Non si sentiva sollevata ma, almeno, era un punto di partenza.

"Già una volta ho fatto pulito al Ministero, non ho alcuna remora a sbattere fuori i topolini che ballano"

Da cadaveri naturalmente.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 18/6/2016, 08:49




Smosse leggermente le gambe, cercando di controllare il piede per non disturbare il fan dei suoi stivali. I muscoli si erano rilassati, per quanto possibile, mentre l'idea che il colloquio era ormai giunto al termine si univa a una certa soddisfazione.
Annuì in modo lieve ma visibile alle prime parole. Lo sguardo vagamente pensoso poteva rivelare i meccanismi mentali, innescati verso la ricerca di soluzioni a quel problema ormai anche suo.
Per sua fortuna i neuroni non erano ingranaggi metallici, altrimenti Camille avrebbe sentito un continuo e frenetico tichettio.
Sorrise alla risata, l'espressione era rilassata e divertita, di chi trovava piacevole quella capacità di capirlo anche con poche parole.
Lasciò parlare la Ministro, facendosi per qualche istante sorpreso alla frase sui bambini. Era difficile, in quel momento, capire che pensasse a riguardo, poiché non era niente di preciso, ben preso com'era da altri argomenti, quali: lavoro, soluzioni, organizzazione generale.
Rispose senza fretta, come chi pensava prima di parlare.

“Vedrò di aiutarla a creare una coperta abbastanza lunga, evitando sbalzi di temperatura pericolosi al cambio con l'altra. Sono consapevole che modifiche totali ed improvvise, in un sistema complesso, sono pressoché impossibili, causano caos. Meglio agire a strati, cercando i problemi principali e dando tempo al resto di riassestarsi.”
Parlava con una certa decisione, si poteva comprendere senza sforzo che voleva provare a dare una sistemata allo zoo, pur suggerendo l'idea che non si aspettava di ribaltare tutto facilmente e brevemente, e di voler salvare il salvabile, così da risparmiare risorse e fatica.
L'idea di un ufficio suo e quella sensazione di aver fatto buona impressione, lo solleticavano leggermente, dando impulso alle gambe che iniziavano a cantare vittoria contro quella sedia maledetta.
Anche se la voglia di far pulizia e dare una raddrizzata a maghi incompetenti e nullafacenti lo riempiva di energie, si limitò a un cenno di assenso, lo sguardo emanava i primi sprazzi di ammirazione per quella presa di polso, velata da altre considerazioni ancora acerbe, che bussavano in un angolo della sua mente.
Si inclinò verso il cagnolino, cercando di spostarlo con tranquillità, posandogli la mano sinistra sotto alla pancia per sollevarlo di qualche centimetro e metterlo poco distante dalla traiettoria del suo passo.
Si alzò leggermente indolenzito, senza dar retta alla voglia di stiracchiarsi.
Portò la mano destra verso la donna, muovendo un mezzo passo in sua direzione, sul volto un sorriso cordiale rendeva meno duro un volto deciso, da scozzese pronto ad una battaglia.

“Molto bene, farò del mio meglio per stanare questi topolini. Chissà… magari potremmo usare una delle gabbie dello zoo proprio per loro.”
Una frase ironica a riprendere il tono usato dall'altra riguardo ai bambini, però rivolta ai sorci disonore del loro sangue.
Solita presa decisa ma non violenta in caso la ministro ricambiasse quella sorta di congedo e firma di un patto.

“Vi ringrazio per questa opportunità e per il vostro tempo, attenderò i documenti mentre inizio a stilare qualche suggerimento riguardo creature, recinti e norme di sicurezza.”
 
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