A farewell to the world

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view post Posted on 29/6/2016, 21:50
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Al di la della siepe che separava il mondo di dietro da quello davanti, sul confine tra un passato misterioso e un futuro incerto, apparve, come se dal nulla una figura incapucciata. Guardandola pochi avrebbero capito chi era e ancor meno gente avrebbe individuato in lui Shinretsu Raven, l'ormai ex docente di volo ed ex mangiamorte. A furia di pensare alla sua utopia, aveva perso tutto. Ora si ritrovava sconfitto. Senza un esercito. Senza un passato. Senza una cattedra.
Il Signore Oscuro gli aveva voltato le spalle. Lo stesso aveva fatto la Bennet.
Quel mondo che voleva cambiare aveva cambiato lui. Colui che aveva cercato la vittoria, era stato sconfitto.
L'unica rimasta con lui fino alla fine era stata lei.
Aquileia.
Eppure aveva preferito rigettare pure quella.
Rimanere solo. E dalla solitudine ripartire.
Nonostante tutto, da qualche aprte nel suo cuore nutriva ancora amore verso Leia. Sì. Doveva ammetterlo. La amava davvero.
Ma doveva ripartire. E farlo da solo. Senza seguaci, né amori. Non per quell'istante; non per quei momenti.

In mezzo a due fuochi, era stato quello che aveva avuto più perdite. La perdita più grande, però, aveva deciso di infliggersela da solo. Non sarebbe mai stato un docente o un mangiamorte in futuro. Anche per quanto riguardava la strada auror: persino quella era chiusa. Però avrebbe avuto altro.
"Tutto" - pensò la figura e con un fulmineo gesto estrasse la bacchetta.
Non vi era una spalla a sopportarlo. Non più. Kevin, il mangiamorte, era rimasto indietro. Anche gli altri lo avevano fatto. Su quella strada era da solo.
E da solo avrebbe proseguito.

E così compì un passo in avanti. Poi un altro.
L'incantesimo non era stato dimenticato. Doveva solo pefezionarlo.
E agire.
Agire il prima possibile.





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view post Posted on 4/7/2016, 06:21
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Descrizione Incantesimo
Nome: Decèptio
Tipologia: Controincantesimo Difficile
Effetto: Dona a chi lo subisce la capacità di deviare dalla propria persona (o da quella di colui a favore del quale viene castato l'incanto decèptio) l'incantesimo di disillusione "Veritas". Ciò significa che chi si troverà sotto l'effetto del Decèptio rimarrà in un stato di invisibilità ad occhio nudo nonostante sia castato il Veritas sulla zona in cui si trova l'utilizzatore. Attenzione: il veritas non perde il suo effetto. E' il Decèptio che "protegge" l'utilizzatore dal Veritas. L'effetto dell'incantesimo può durare fino a un minuto, un minuto e mezzo a seconda dell'abilità, del potere magico e dell'esperienza del mago. L'incantesimo non permette di individuare la collocazione dell'area sottoposta al Veritas. Tutti gli altri incantesimi oltre al Veritas hanno effetto sull'utilizzatore dell'incantesimo. Ciò significa che tutti gli altri incanti eventualmente castati nella zona ove si trova l'utilizzatore del decèptio (fatta eccezione per il veritas) o contro la sua persona, avranno effetto anche all'interno del cerchio del Veritas. Se qualche avversario casterà, ad esempio, un Lumos Maxima, l'utilizzatore sarà accecato.
Tra l'altro, va anche specificato che questo incanto NON permetterà di vedere/individuare/localizzare le zone sottoposte a Veritas. Si tratta di incantesimo preventivo poichè verrà castato quando si vorrà, con il sospetto o la paura vi possa essere zona sottoposta a veritas, ma non sarà concesso sapere se effettivamente esiste zona sottoposta a veritas e dove si trova, nè se sia stata effettivamente superata, attraversata.

Esecuzione: l'esecuzione consta di tre elementi fondamentali: pronuncia, concentrazione, movimento. Solo la perfetta comunione degli stessi conferisce efficacia al Decèptio. Affinchè l'incantesimo funzioni il castante dovrà trovarsi in uno stato di elevata concentrazione mirata a creare con la mente una sorta di barriera color indaco aderente al corpo del castante, precisa, minuziosa. La mente deve essere libera, non sopraffatta da preoccupazioni, paure, dolore. Il pensiero tutto deve essere proiettato alla sola volontà di ingannare la verità, nel dettaglio la vista magica del veritas. Una volta raggiunto tale stato di concentrazione, è necessario portare la bacchetta ad altezza degli occhi di colui che si desidera risulti non visibile al Veritas (quindi può trattarsi del castante stesso o di altro individuo a favore del quale si intende castare il Decèptio). Con un movimento fluido si deve tracciare dinanzi agli occhi una linea orizzontale semplice e precisa, a partire dall'occhio destro verso il sinistro. Quindi è necessario che la bacchetta venga direzionata, in maniera fluida, verso i piedi come a volere includere nell'inganno della visuale l'intero corpo. Si procede infine ad enunciare NON verbalmente la formula magica Decèptio. Enunciare la formula verbalmente NON permette al castante di raggiungere la massima efficacia ed effetto del Decèptio (si rischia di essere parzialamente visibili).

Classe Maestra




Un passo dopo l’altro, in luogo non ben definito, una figura incappucciata faceva ritorno da un passato mai passato, da un addio che trovava fine in un nuovo inizio…Come se tutto fosse da scoprire…Come se nulla fosse cambiato.
Ricominciare, o forse continuare senza mai avere interrotto la volontà di percorrere una via da sempre calpestata, consapevolmente, rispettosamente, fedelmente, rispecchiando cuore ed intenzioni.
Ruoli ufficiali di un Mondo fatto di falsità ed apparenza, sentimenti, amore facevano parte di un tempo da accantonare.
Nulla era da dimenticare. Tutto da ricostruire.
Una nascita. La ricerca di quella luce che mai era cambiata.
Unica, fedele, potente alleata: Magia.
E ancora, un passo dopo l’altro. Il cammino non aveva trovato arresto. Raven Shinretsu era vivo. E quella vita avrebbe ricercato sempre il senso del proprio respiro.
Fino alla Fine.
Fine…Inizio. Ciclico susseguirsi degli eventi, fino a ricongiungere gli estremi di una circonferenza perfetta.
L’incantesimo era il respiro, il primo alito di nuova vita. La Magia era la via per rinascere, per crescere.
Vano sarebbe stato continuare a pensare a ciò che era stato. Il passato non era più. Il futuro avrebbe ancora dovuto essere. Il presente era lì.
Libero, come ogni essere vivente, Raven avrebbe compiuto la scelta.
Dove andare? Estratta la bacchetta, il mago si accingeva a raggiungere quale luogo? Angoli isolati per dedicarsi a Magia, solitario, non visto? Ambienti appartati, nelle vicinanze dei centri abitati per provare l’efficacia del proprio potere magico, in seguito a prove e prove atte a consolidare un incantesimo appena creato, ma mai realmente consolidato?
Boschi? Campi? Giardini, Paesi, Villaggi?
Il libero arbitrio avrebbe sempre fatto da scenario ad ogni azione. Il Fato mai avrebbe scelto. Questa era lla Scelta del Fato.
Raven non era un burattino.
Ogni scelta sarebbe stata da lui compiuta. E solo dopo aver deciso dove andare, tutto avrebbe avuto inizio, naturalmente, senza forzature, nel rispetto del susseguirsi degli eventi.
Un passo dopo l’altro.
 
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view post Posted on 4/7/2016, 11:45
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Nel silenzio della notte solo lui poteva essere udito. Dal nulla era scomparso, e nel nulla era apparso. Sembrava una maledizione, o qualcosa del genere. Lui, che avrebbe sempre preferito vedere come la propria fiamma si spegneva in una guerra, ora era su una collina, a rimuginare sulle acque che ormai erano passate. No. Era ancora troppo piccolo per riuscire a fare quello che voleva. Era ancora troppo miserabile per giungere alla meta con i mezzi che si ritrovava. Non sarebbe mai riuscito a mettere il mondo in ginocchio da solo; o doveva trovare degli alleati, o doveva ancora crescere come personalità. In entrambi i casi doveva perfezionarsi. In entrambi i casi doveva sacrificarsi ancora, di nuovo e di nuovo, per vedere quell'utopia realizzarsi. Del resto era proprio lei che lo spingeva ai confini del mondo, a cercare tutto ciò che era al di là dei confini del mondo. A cercare tutto ciò che aveva già salutato il mondo; che aveva già porso il proprio addio al mondo. Era per quello che si ritrovava li, in mezzo al vento e alla notte, la sua atmosfera preferita, a pensare a quello che era successo.
Da una parte l'odio e la fretta lo avevano spinto a cercare l'esercito che voleva da Voldemort, ma questi aveva percepito l'incontrollabilità della piccola stella che si ritrovava dinnanzi. E l'aveva respinta. Una mossa saggia, non c'è che dire. Aveva percepito anche la voglia di Raven nel diventare autonomo, essere Solo. Perché soltanto la solitudine lo avrebbe portato verso la meta che desiderava vedere. Nient'altro al di fuori della solitudine. Aveva appreso quello che doveva apprendere. Era riuscito a capire che doveva capire. Dal Sire Oscuro aveva tratto il massimo possibile. Aveva capito come fare. Aveva capito dov'era la chiave. Ognuno in quella stanza perseguiva i propri scopri, ma lui, Raven, aveva sempre cercato di portare avanti la collettività, finché, ahimé, non si era perso nella voglia di quella guerra che, volente o nolente, avrebbe realizzato.
Con Voldemort o senza Voldemort, il mondo continuava lo stesso. Tutto fluiva. Panta rei. E il tutto doveva essere fermato, finché non era ancora troppo tardi.
Dall'altro lato vi era lei, Aquileia. E l'incredibile che si era verificato con lei: Amore. Amore, che aveva sdolcito la sua voglia di fare male, procurare dolore, distruggere ed essere distrutto. Amore, contrapposto all'odio. Amore, che lo aveva spinto a fuggire, a cercare altre vie, altri intrighi. Amore, che gli aveva fatto paura. Niente, mai, nessuno era riuscito a manifestare un tale forza. Niente era riuscit a manifestarsi in tale potenza. Lei lo amava. E lui?

L'odio non lo aveva spaventato. Quell'odio lo aveva affrontato, e ne era uscito indebolito, sconfitto. L'Amore, sì. Era qualcosa che non comprendeva. Qualcosa che poteva manifestarsi ovunque; qualcosa che nasceva dai sentimenti. Qualcosa come lui. Qualcosa che doveva eliminare da sé. Altrimenti il suo ideale sarebbe andato perduto. Altrimenti non avrebbe raggiunto il suo fine.
Altrimenti sarebbe rimasto solo un perdente.

E allora era meglio agire. E dichiare la propria ostilità al mondo sin da subito.

Ma prima doveva perfezionare quell'incantesimo. E per perfezionare quell'incantesimo, gli serviva qualcuno che avrebbe potuto castare un Veritas su di lui. E in contempo gli serviva anche un libro. Per perfezionare, per essere ovunque, doveva imparare a smaterializzarsi anche negli ambienti più ostici.
"Portus" - si ricordò la formula che lesse tanto, tanto tempo addietro in biblioteca della Villa Malfoy.

Dunque due strade che ora si incrociavano. Perfezionare il Decèptio e trovare il libro con le indicazioni per apprendere il Portus. Due strade, un unico fine. Un'unica meta.
"La biblioteca di Londra" - pensò, ora felice.
Non poteva rischiare di recarsi in Villa Malfoy, e andare nella biblioteca di Hogwarts, poteva essere pericoloso: non era più un Docente. Hogwarts, inoltre, era ben controllata: non ci spoteva materializzare. Né smaterializzare.

L'unica via rimanente era Londra. Da dove avrebbe iniziato il suo cammino.

Roteò su sé stesso in un attimo e in un attimo sparì.
Se tutto fosse andato come doveva, sarebbe apparso non troppo lontano dalla biblioteca magica nella Capitale.


//OT: Yo!
Fintanto che è un po' difficile riuscire a perfezionare l'incanto che per forza di cose richiede di essere sottoposto al Veritas, vorrei proporre al mater di svolgere due quest in una.
Da tempo avevo in mente di trovare il libro con le indicazioni del portus, per fare le passaporte.
Se è possibile, vorrei chiedere di spostare la discussione in "Capitale del Mondo magico" o in "Biblioteca" dove continuare la quest con la finalità di perfezione il decéptio e di trovare, illegalmente, ovviamente, le indicazioni per apprendere il portus.
Thanks.


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Amore, odio, ambizione, passione, delusione. I sentimenti, per quanto rinnegati e rinnegabili, erano stati la forza motrice di quel vigore magico che era cresciuto nel tempo, sino a diventare la vera arma di potere di Raven Shinretsu. Il desiderio di essere "di più", di non accontentarsi di mera accettazione dell'esistenza di un Bene e di un Male, Forze ancora attive e pulsanti, vecchie ed esperte, sin troppo monumentali ed astute per divenire compagne leali dell'evoluzione e della crescita del Mago, avevano condotto il giovane uomo alla discesa.
Il suolo era stato toccato, calpestato, sino a rinnegare ogni traccia di possibilità di rinascita.
Una caduta.
Un'opportunità di alzarsi nuovamente e di crescere, sino a superare quei limiti imposti da confini creati appositamente per sancire la legittimità di un ruolo, di una professione, di un'esistenza.
Il passato ancora pulsava, vivo, tangibile, quasi afferrabile. Eppure era passato. Non era più. Non poteva più essere.
Il futuro doveva esser scritto. Ancora non era.
Il presente...Il presente era appena nato e già aveva la pretesa di lasciare il segno della propria esistenza, una traccia indelebile su quel susseguirsi di secondi interminabili e così brevi da vivere un solo istante.
Poi...Un piano, un proposito, il fermo desiderio di ricominciare a crescere e di abbracciare fedelmente la Magia, sino a conoscerla a pieno, a padroneggiarla, a dominarla.
La conoscenza era il mezzo. La capacità il carburante capace di mettere in moto la macchina dell'evoluzione.
La destinazione non era quindi il suolo che, allo stato attuale, Raven stava calpestando.
Un proposito ambizioso prendeva piede...Nella decisione, tale proposito cominciava ad avere anche sostanza.
Londra...La meta doveva essere Londra.
La destinazione...La conoscenza...La Biblioteca.
Là sarebbe stato possibile, forse, diventare padrone dell'incantesimo che Raven stesso aveva concepito. Là, egli avrebbe potuto trovare ciò che cercava...Un libro...O un mezzo per apprendere il Portus, altra via per raggiungere un fine, una meta, uno scopo.
Dunque...Destinazione Londra...O meglio, quella era l'intenzione.
La smaterializzazione, per essere efficace necessitava di concentrazione, determinazione, decisione...Si richiedeva pertanto una maggiore cura dei dettagli, soprattutto nella concentrazione e sulla volontà di voler trasferire ogni cellula del corpo nel luogo scelto, occupando lo spazio che mentalmente ci si è prefissati.
Raven era ancora là...Dove tutto aveva avuto inizio. Una smaterializzazione impeccabile doveva esser ancora eseguita.



Non ti sei ancora smaterializzato. Sei stato molto sintetico ed approssimativo nel descrivere la tua smaterializzazione e non basta:
""La biblioteca di Londra" - pensò, ora felice...L'unica via rimanente era Londra. Da dove avrebbe iniziato il suo cammino.
Roteò su sé stesso in un attimo e in un attimo sparì.
Se tutto fosse andato come doveva, sarebbe apparso non troppo lontano dalla biblioteca magica nella Capitale.

Manca la descrizione accurata del luogo ove ti vuoi smaterializzare, la concentrazione, come scritto in Descrizione incanti:

Materializzazione:
Effetto:consiste nel Materializzarsi istantaneamente in un dato luogo. Richiede molta concentrazione e pratica, per questo motivo non funziona per distanze particolarmente lunghe (non potrete Materializzarvi in altri Paesi o continenti!). È necessario avere la bacchetta in mano per effettuarla.
NB: La Materializzazione è praticabile solamente dai 17 anni di età in poi. Gli studenti di Hogwarts devono obbligatoriamente seguire un apposito corso.*
Esecuzione: Le tre costanti fondamentali per una buona Materializzazione sono le cosiddette 3 D: Destinazione: il luogo ove vogliamo dirigerci, immaginandolo nella nostra mente con precisione e rimanendo concentrati sul nostro obiettivo.
Determinazione, la volontà di voler trasferire ogni cellula del corpo nel luogo scelto, occupando lo spazio che mentalmente ci siamo prefissati;
Decisione, con cui bisognerà agire, senza timori o distrazioni, accompagnando tutta la nostra Materializzazione.
Una volta che le 3D saranno ben impresse nella mente, con la bacchetta alla mano occorrerà ruotare su noi stessi, rimanendo concentrati sulla Destinazione, Determinati nel nostro spostamento e Decisi a compierlo.

Ti chiedo quindi di essere preciso. Questa quest è impegnativa proprio perché chiedi di poter raggiungere due mete che si intrecciano attraverso un'unica quest. Sono intransigente, come sempre.
Ricorda...E' vero che ti serve un veritas per potere fare prove con il tuo nuovo incanto...Ma vige sempre il libero arbitrio...Dovrai creare tu l'occasione per avere un "complice" consapevole o inconsapevole. Le opportunità dipendono da te.
 
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view post Posted on 11/7/2016, 13:15
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"Devo calmarmi", - pensò l'ex Docente, ancora scosso per via degli avvenimenti precedenti. A comparire in quel posto di solitudine ci era riuscito, ma a scomparirci? Forse troppi pensieri erano affluiti nella sua mente troppo velocemente, ma una volta giratosi su sé stesso, egli rimase li, dov'era, con i piedi ancora saldamente poggiati sull'erba del luogo.
"Sei ingrassato, indebolito, caduto" - mormoro qualcosa nella sua testa. - "Stare insieme a lei ti ha indebolito nel corpo e nella mente" - aggiunse quel qualcosa. Per un attimo Raven prese respiro; la fredda aria del luogo gli riempì i polmoni tanto da provocargli tosse.
"Lo vedi? Nemmeno riesci a respirare più. Lumaca..."
"Poco male" - pensò il Demone. - "Possibile che sia uscito dalla scuola e mi sia dimenticato tutto?" - si chiese.
"Senza il marchio non sei chi sei. Un'inutile idealista, ecco come ti chiamo. Grasso, grosso, stupido scemo." - parò la voce. - "Non ti senti ridicolo? Fossimo stati in una battaglia io e te, saremmo già morti, crepati. Oppure mandati ad Azkaban."
"Taci" - comandò l'ex professore cercando di concentrarsi. - "Da qui a Londra quanto saranno? 300 chilometri?"
"Nemmeno" - rispose la voce. - "Stando ai miei calcoli, sono circa 250"
"I tuoi calcoli" - bisbigliò il Demone.
"Taci" - ripeté la voce simulando il tono deciso dell'ex corvonero. - "I giorni di gloria sono finiti, signor Shinretsu. La vita non è una partita a quidditch: non si tratta di prendere un boccino".
"In questo momento avrei preferito continuare a prendere i boccini" - pensò il professore prendendo fiato e cercando di ricordarsi le nozioni apprese durante il corso ministeriale di smaterializzazione.
"La vita è altro" - rispose quel qualcosa. - "Ed è dura senza alleati. Ora sei stato licenziato dalla scuola. Pure il caro senzanaso ti ha licenziato. Solo lei non ti ha licenziato. Non ancora. Ma ti ha indebolito... l'amore per lei, ti ha indebolito. Ti vedi? Guardanti nello specchio. Dell'ambizioso duellante di un tempo è rimasta solo un'ombra. Una di quelle che non riesce nemmeno a smaterializzarsi. E cosa farai ora, Shinretsu? Continuerai a roteare su sé stesso? Magari alza anche una gamba, tipo "Lago dei Cigni", che io metto la musica. Non riesci a comparire a Londra, figurati in Giappone... "
"Taci!" - urlò rabbioso Raven. - "Fammi concentrare".
"Ti do 5 minuti" - rispose quello. - "Poi andiamo a piedi. Duecento chilometri... credo che in una settimana saremo a Londra".

E così fu il silenzio nella testa di quel tizio incapucciato, che prontamente scosse la mano con la bacchetta, quasi come se volesse farne uscire la tensione di troppo. Quasi come se ci fosse impiccato qualcosa di particolarmente sgradevole, tipo una chewing-gum d'altri. Poi lo fece anche con la sinistra e passò alla testa, facendole fare dei movimenti rotatori.
Lentamente.
Una volta pronto, si concentrò. Sapeva dove si trovava la biblioteca, ma non ci era mai stato dentro precedentemente, né nelle dirette vicinanze. Sapeva che vi era un reparto proibito, e con un reparto proibito vi doveva essere anche qualche guardia. Sarebbero state quelle guardie la sua cavia. Però, non poteva materializzarsi subito dentro. Né lo voleva fare. Sapendo dove si trovava la biblioteca magica e conoscendo le strade per raggiungerla, l'unica cosa che avrebbe dovuto è materializzarsi li vicino, in una delle prossime alla biblioteca, non protette dagli incantesimi di anti-materializzazione.
Si ricordò anche di come passeggiò per quelle strade, tanto tempo fa, quando era ancora un studente voglioso di scoprire il mondo magico. La londra babbana era curiosa; i babbani erano curiosi, per quanto inferiori di razza e di stazza.
Proprio li, in quella Londra babbana, c'era una strada secondaria, terziaria, di notte coperta dall'ombra, mentre di giorno ignorata dai più. Essa si trovava a circa 500 metri dalla biblioteca magica ed era un posto che Raven, seppur non ottimamente, ricordava bene. Grandi palazzi su entrambi i lati, con una strada babbana di fronte e un gigantesco muro dietro, di quelli che impedivano d'uscirsene da li da dietro. Vari cassonetti di spazzatura tipicamente babbani vicino a uno dei muri, sulla sinistra di Raven non appena questi fosse apparse ove doveva.
Già li, ancora sulla collina, cercò di percepire l'odore di quella spazzatura babbana. Era un qualcosa disposto ad accettare pur di raggiungere il suo scopo. Quell'odore così terribilmente aguzzo, forte e schifoso. Poi cercò di sentire; di sentire quello che avrebbe visto una volta li, sul posto. Una sirena, di quelli che usavano gli auror babbani per spostarsi e catturare le persone per bene che cercavano di fregare il sistema. Risuonò nella sua mente come un ricordo; o come qualcosa di quel genere. L'odore e i suoi vennero completati anche dalla sua vista: Raven si immaginò li, con la faccia rivolta verso la strada, avvolto nel mantello, nel freddo, sotto il cielo stellato.
Concentratosi, senza alcun rumore, lui era lì. E non poteva non essere li; perché tutto quel che vedeva nella sua mente, era tutto reale. O lo sarebbe stato entro poco. Concentratosi sul tatto, - in piedi sul freddo terreno della Capitale, - egli cercò anche di trovare in sé quella forza per Alzarsi.
Per essere li, lui doveva volerlo. La sola immaginazione, per quanto importante, non bastava. E per trovare la Determinazione, il Caduto cercò di trovare sé stesso, ricordarsi, perché era li. Per qualche istante gli venne in mente Aquileia; ma no. Non era li per lei. Era li per l'intero mondo magico. Era li per salvare i loro figli, qualora ce ne sarebbero mai stati.
Era li per combattere.
Era li per risorgere.
E qualcosa in lui si mosse. Forse, quella stessa forza di volontà che lo aveva spinto precedentemente. Che gli aveva fatto rischiare tutto pur di non ottenere nulla. Non sarebbe bastato? Eppure lui lo volle. Con ogni sé stesso. Trovarsi li, in quella strada, e fare il suo. Volle piegare il Destino al suo volere; volle farsi Padrone di ogni caso.
Altrimenti non poteva andare: nel gioco che stava per iniziare o si vinceva, o si crepava.
"E io non voglio crepare" - pensò il Demone determinato a non mollare. Strinse la bacchetta e con la forza del suo cuore s'immaginò li, al posto di quella sua visione. In quel vicolo oscuro. Laddove ogni cellula del suo corpo a breve sarebbe stata.
Solo allora, deciso come non mai di raggiungere l'obiettivò, con l'enorme Volontà di chi vuole gridare al mondo: "Sì! Io ci sono!" nel cuore, il ragazzo giapponese capì di non avere paura di quel spostamento, così come non ne aveva mai avuto. Era deciso a vincere quella sua battaglia, e non avrebbe mosso un passo indietro.
E solo allora, egli si concentrò ulteriormente, impresse la sua Volontà nella sua Mente, e la sua Mente su quel Luogo. E allora roteò su sé stesso, sicuro che stavolta sarebbe apparso laddove desiderava.



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Debolezza? Le certezze vacillavano? Amore? Era questo l'effetto dei sentimenti umani? E, come ci si poteva allontanare da essi, senza perdere anche quella traccia di umanità che rendeva l'uomo così unico? Esisteva una magia capace di liberare la mente dalla corruzione del sentimento?
Andare avanti. Proseguire...Nonostante tutto.
Una smaterializzazione era fallita. Qual era la causa? Il desiderio incontrollato di raggiungere la mete? O forse...Proprio quell'umanità che necessariamente doveva essere tenuta a bada, rieducata, dopo essere stata così scossa dall'amore?
Rialzarsi. Ricominciare. Continuare.
Raven Shinretsu riprendeva in mano la ragione e la dominava. Abile e potente mago, egli sapeva bene che l'attenzione per i dettagli era ciò che faceva la differenza tra un mago ordinario ed uno straordinario.
Finalmente la nebbia del caos si dissolveva.
La destinazione era chiara, certa. Una via della capitale....Di notte...Una strada secondaria che alle spalle nulla aveva se non alto muro che impediva di vedere ciò che si ergeva dall'altra parte. I fianchi della strada erano accompagnati da imponenti palazzi. La via era poco pulita, maleodorante e, per questo, poco frequentata. Ma in fondo alla strada, alla parte opposta dell'alto muro, vi era l'accesso alla via principale, contrariamente affollata, viva, ricca di profumi ed odore di alcol, smog, fumo, diesel, merda, morte e vita. E da là...sarebbe stato possibile raggiungere rapidamente la destinazione desiderata. La biblioteca. Il luogo della conoscenza, della scoperta...Del ritrovamento di sè stessi.
Il secondo tentativo di materializzarsi a Londra, esattamente nel punto desiderato, aveva avuto successo. Non sarebbe stato possibile fallire...Non dinanzi alla perfezione dell'esecuzione dell'incantesimo.
E Raven calpestava il suolo di Londra. Vicino ad un cassonetto di rifiuti indifferenziati, il mago appariva dal nulla, visibile a chiunque si fosse affacciato in quell'istante da una delle numerose finestre dei palazzi che sovrastavano la via...Visibile ad eventuali passanti...Ma chi poteva passare di là? E chi mai avrebbe avuto voglia di affacciarsi al degrado di quella via? Nessuno...
Non vi era nessuno.
Raven, in piedi, di fianco al cassonetto, poteva dirigersi laddove desiderava, non visto...Non notato...Un momento! Ecco...Proprio al lato opposto della strada, adiacente al cassonetto, un uomo barbuto, vecchio, vestito di stracci, con la bottiglia in mano, disteso sul marciapiede, mirava l'uomo avvolto dal mantello e gli sorrideva.
Eh, sì...Cara Gertrude...Forse ho bevuto un goccetto in più del solito. Alla salute amico!
Levando in alto il cartoccio di scadente bevanda alcolica babbana, il vecchio beveva. Ma non smetteva di osservare Raven.
Un semplice vagabondo?
La via principale era lì...A pochi passi...A circa dieci metri di distanza. Bastava raggiungerla, percorrere poi un centinaio di metri insieme a passanti ed abitanti della capitale e...Arrivare alla biblioteca.
E l'uomo barbuto? Chi era? Nessuno...Tutti...Chi poteva saperlo con certezza?



Sei ufficialmente a Londra. ti sei materializzato in via secondaria. Come sempre, libero arbitrio.
Hai scritto di indossare un mantello ma non hai mai specificato se si tratti di mantello di disillusione, pertanto per me si tratta di normale mantello. Ciò significa che l'uomo barbuto ti ha visto.
 
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Finalmente era riuscito ad arrivare laddove doveva.
"Finalmente ti stai togliendo le ragnatele di dosso" - sussurrò qualcosa, come se nel vento, forse semplicemente nella sua testa, ma questo il giovane ragazzo non lo riuscì a capire. Questa volta la smaterializzazione fu perfetta in tutto e per tutto; non sembrava aver perso nemmeno un capello lungo la strada. "Mirabolante" - disse sempre quella voce. - "Continuando così tornerai a prendere i boccini per i Corvonero".
Lo ignorò, guardando, piuttosto, dinnanzi a sé. La strada era trafficata alquanto e se fosse uscito così, vestito giusto con un mantello comune, lo avrebbero probabilmente notato i babbani. Non che glie ne importava molto: una volta ottenuto quel che voleva avrebbe fatto uno sterminio di quelli che non si vedevano da anni.
"Pulizia etnica" - come se sospirasse il vento. - "Viva la pulizia etnica". Poi volle aggiungere qualcosa. Forse delle parole, delle esultazioni; forse voleva semplicemente dar sfogo a tutto quello che Raven si nascondeva dentro, ma non era ancora arrivato quel tempo. E se non si fosso mosso, non sarebbe arrivato mai.

Fu anche per quello che l'ex docente si guardò dinnanzi: strada secondaria, uscita pronta, mura sui lati e alle spalle. "No easy way to go out" - si ricordò di qualcosa, ruotando la bacchetta nella mano per un breve istante. Uno di quelli che durò poco meno di un pensiero.
"C'è qualcuno che ti guarda, sciocco" - suggerì la voce, proprio nel mentre il professore si guardò diinanzi. Era un uomo. Uno di quelli strani. Che fosse un barbone? Un solo attimo che lo Shinretsu aguzzò la vista e ne vide i strecci, ne vide la barba e il cassonetto vicino. Sì, proprio un barbone. Era difficile pensare a un qualche agente di Ministero proprio li.
"Forse faresti meglio a ucciderlo al tuo ritorno," - gli disse qualcosa, ma Raven scosse la testa.
"Arriverà il momento," - pensò. - "Ma non oggi"
A tal punto avrebbe puntato la bacchetta contro sé stesso e fermò il polso.
"Séocculto" - avrebbe esclamato egli nella propria mente alla fine del movimento, cercando di pronunciare le due parti dell'incantesimo come se fossero una sola e ponendo l'accento sulla e, per fare in modo di castare un altro incantesimo perfetto. Nel mentre immaginò nella propria mente il proprio corpo divenire più trasparente, più piccolo, diminuendo così le probabiità di essere notato.

Una volta assicuratosi di essere diventanto invisibile agli occhi del babbano, il futuro Demone avrebbe fatto dei rapidi e veloci passi. Certo, doveva raggiungere la biblioteca il prima possibile, ma in contempo non doveva farsi notare dai semplici passanti. E visto che la strada sembrava essere affollata di gente, i suoi movimento sarebbero stati sì rapidi, ma altrettanto precisi e misurati. Avrebbe fatto attenzione a non toccare nessun corpo; a non fare movimenti troppo bruschi, ma anzi avrebbe cercato di diventare un camaleonte ed essere parte della gente di quel posto. Non voleva farsi vedere e questo era chiaro, e si trovava dinnanzi a un bivio: se fosse stato troppo lento l'incantesimo avrebbe potuto smettere di funzionare, e in quel caso sarebbero stati cazzi. D'altro canto, se fosse stato troppo veloce, brusco e poco preciso avrebbe potuto richiamare l'attenzione dei semplici babbani.
Non andava bene.
La soluzione era chiara: passo sostenuto, ma attenzione maniacale a non toccare nessuno; immedesimazione nella folla, senza rallentare troppo.
Sarebbe, in fin dei conti, giunto laddove doveva?








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OT:
Mi sono dimenticato di segnare l'equip.
Colpa mia.
Niente oggetti particolari.
Solo bacchetta e un mantello semplice.
 
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view post Posted on 21/7/2016, 06:13
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Il suolo della capitale era stato calpestato. Non restava che raggiungere il luogo della conoscenza e dedicarsi completamente ai propri piani. E l'uomo barbuto? Il vagabondo?
Raven Shinretsu, un tempo Mangiamorte capace di essere freddo, crudele e perfettamente concentrato sul proprio obiettivo a tal punto da spazzare via qualsiasi intoppo attraverso morte e distruzione senza indugi di sorta, risparmiava un vecchio ubriaco?
E se il vagabondo fosse stato, in realtà, altro personaggio? E se non si fosse trattato di babbano, bensì di anonimo tizio appartenente al mondo magico? Vi era da affermare, certo, che il campo delle probabilità fosse a favore dell'ex docente di Volo. Dopo una smaterializzazione avente come destinazione strada poco frequentata della Capitale, vicino ad immondizia e fetore, quale mago sano di mente avrebbe mai pernottato, disteso sul marciapiede, godendo della sola compagnia di scadente cartoccio di bevanda alcolica? Insomma, sarebbe stato, a dir poco, disdicevole incappare in siffatta sfortuna!
Un Seocculto ben castato permetteva a Raven di passare oltre, senza curarsi degli occhi annebbiati, eppure curiosi, del vecchio ubriaco, oramai sin troppo delirante per stupirsi dell'improvvisa "scomparsa" di Raven.
Le intenzioni del mago erano chiare. Egli desiderava raggiungere la Biblioteca, non notato da alcuno. E, considerando l'elevato potere magico di cui egli disponeva, senza dimenticare esperienza ed astuzia, la scelta dell'incanto poteva ragionevolmente risultare vincente. Pur ammettendo vi fossero nei paraggi guardie e maghi a protezione o meglio, destinate a controllare l'area circostante la Biblioteca, luogo magico di grande importanza storica e culturale, sarebbe stato difficile, sempre considerando quel fantastico universo delle probabilità, incappare in mago ministeriale più potente di Raven.
Attenzione, precisione e calcolo perfetto avrebbero condotto Raven sino all'ingresso del British Magic Museum.
Da quel momento, per accedere laddove il mago desiderava entrare, era necessario essere impeccabili. La via per la biblioteca magica aveva avuto inizio, ma l'accesso non corrispondeva certo all'ingresso del Museo. Il seocculto era ancora efficace. Al momento, nessun errore...Nessun intoppo.



Ti trovi davanti all'ingresso del British Magic Museum.
 
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view post Posted on 22/7/2016, 12:04
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Alla fine era riuscito ad arrivare laddove doveva; superare la folla delle principali vie di Londra era difficile, ma non troppo. Gli ostacoli, nel suo caso, sarebbero stati ben altri. E questo lo si capiva bene proprio in quegli istanti, quando il ragazzo si è posizionato davanti all'entrata. Cosa fare? Entrare li così, senza alcun ulteriore mezzo magico a coprirgli il culo? Non aveva fretta, e non doveva averne. In quei casi era pericolosa, la fretta. Sbagliato un passo ne avrebbe sbagliati anche altri e quella era una partita a scacchi che doveva giocare con la massima attenzione, se non voleva finire male ancora prima d'incominciare.
Posizionatosi dinnanzi all'entrata, impiegò qualche istante per analizzare la situazione. La biblioteca di Londra era divisa, proprio come quella di Hogwarts, in una sezione aperta a tutti e in una proibita. Il fatto che fosse proibita poteva significare una sola cosa: vi ci potevano essere incantesimi di disillusione a funzionare su tutta la zona. Altresì vi potevano essere quei ridicoli incanti che segnalavano la presenza di estranei non appena questi s'intrufolavano nella zona. E, in ultimo luogo, c'era anche un'altra ipotesi: quel tipo d'incantesimo che bandivano l'ingresso ai non autorizzati, respingendoli.
"Il Magisterium" - sussurrò la notte e Raven si morsicchiò il labbro.
Quello era vero. Il Magisterium annullava incantesimi e apriva le serrature, ma davvero avrebbe proprio tutte le porte? E, infine, si ricordò della guardia di quella biblioteca. Proprio come in ogni posto proibito in cui l'accesso veniva limitato, ci doveva essere una figura a sbarrare la strada. Ne aveva sentito parlare della guardia della bibliioteca di Londra. Dicevano, - ahimé, - che si trattava di un mago tutto d'un pezzo. Iniziare una lotta con lui era la pura follia; se fosse accaduto ciò Raven si sarebbe ritrovato decine di auror sotto le chiappe in pochi secondi. Un duello in biblioteca di Londra avrebbe attirato attenzione e questo era da evitare.
"Dovrò fare in modo da essere il più silenzioso possibile" - pensò il Demone. - "E devo pararmi le chiappe nel caso in cui quel tizio capisca qualcosa e usi il Veritas".
"Devi..."
"Ma quell'incantesimo deve essere perfezionato"
"Se non lo perfezioni te..."
"Dov'è Kevin..."
Raven si concentrò. L'esecuzione di quell'incantesimo non era facile e doveva allontanare ogni rumore dalla propria mente. Abbatté con forza quella voce chiacchierona che parlava dentro alla sua mente; il dialogo interiore non era mai stato voluto, e in quei momenti era soltanto un ostacolo ancora maggiore. Se ne sbarazzò in pochi secondi: non gli serviva. E soltanto quando dentro alla sua mente arrivò il Vuoto, un vuoto meditativo, senza pensieri, svuotato di preoccupazioni ed emozioni, agì. Disegnò le linee del proprio corpo. Ne incluse i tessuti e le cellule. Ne inserì quella scintilla vitale di cui si poteva vantare per dire che sì, quello era lui. Non dimenticò gli abiti, i peli, le unghie. Aggiunse il respiro, tanto che quell'immagine nacque come unica e rara; viva. Quindi disegnò, in modo nitido e preciso, una barriera di colore violaceo, che fece aderire al suo stesso corpo. Ne vide il colore indaco, flessibile, forte, disegnato in modo astratto, ma non per questo meno intenso. La barriera che egli creò poté mirare a definirsi una vera e propria opera d'arte: dettagliata fino al profondo. Quindi fuse il tutto in un'unica immagine, immaginando come la stessa barriera della sua mente si fosse applicata al suo corpo. Immaginò l'indaco trovare una perfetta fusione con le sue mani, il suo busto, il suo volto, con le sue game e i capelli. Si vide ricoperto tutto. Si vide difeso. Si vide indaco, proprio come quella barriera. E nel mentre la sua mente creava, il suo pensiero, concentrato, spingeva la forza di volontà verso un unico obiettivo: l'inganno. Ogn fibra del corpo, ogni cellula, ogni collegamento nervoso era destinato alla meta finale.
L'inganno. Ingannare per restare invisibile; ingannare per vincere. Era quello che voleva, quello che desiderava. Ogni passo, ogni attimo, ogni respiro era destinato a scomparire dal Veritas; a ingannarlo; a essere la sua controparte, tanto da rimanere nascosto nell'attimo in cui il corpo del giovane mago fosse entrato nella zona sottoposta al veritas. Cercò d'inserire tutto sé stesso nell'incantesimo, e sapeva: se in quell'istante gli avessero chiesto se avesse preferito morire pur di ingannare il Veritas e gli occhi di tutti maghi, avrebbe risposto che voleva morire. Si sarebbe lasciato disfare in mille pezzi; ma il fine l'avrebbe raggiunto. E se questo gli avrebbe costato forza, salute o cuore, beh... tanto meglio.
Compresa l'immaginazione, la forza di volontà e l'immenso desiderio, in contemporanea portò la bacchetta all'altezza dei suoi occhi e disegnò, eseguendo un movimento fluido e docile, una linea orizzontale, che si diresse dal centro dell'occhio destro, verso il centro del sinistro, come a voler collegare i due punti. A tal punto, sempre in modo fluido e gentile, mosse la bacchetta verso i propri piedi, direzionando la mente verso la sua fine: includere nell'inganno visivo, nell'illusione, il suo intero corpo. Infine, proprio come aveva fatto con Kevin tempo addietro, pronunciò, in modo non verbale, la formula magica:
"Decèptio"
Il tono fu gentile e fluido, quasi un sospiro, egli stesso un inganno. La pronuncia sembrò quel tremore, forse illusorio, non presente assente, oppure reale, che avrebbe voluto illudere gli orecchi degli ascoltatori, se questi fossero riuscito a entrare nella mente dell'ex Corvo.
Insomma, anche la pronuncia mentale sembrò essere un sibilo, a metà tra il reale e l'illusorio; ingannevole, evaniscente, d'ombra.

Terminata l'esecuzione, Raven sarebbe entrato nella biblioteca, stando attendo a non sbattere contro tavoli, sedie, libri per terra o altri visitatori. Sapeva che l'incantesimo aveva una durata breve; sapeva che a breve avrebbe smesso di funzionare, e doveva raggiungere il luogo proibito il prima possibile. Un minuto o un minuto e mezzo poco importava: se non fosse riuscito a concludere la sua piccola missione in un range di tempo estremamente breve, avrebbe dovuto rifare l'incantesimo. Ma non aveva fretta. Semplicemente, durante gli spostamenti, avrebbe tenuto a mente i secondi:
"1... 2... 3... 4... 5..."
Per questo, dentro la biblioteca, si sarebbe mosso si veloce, ma con precisione e accuratezza. Persino mentre era intento a cercare il luogo proibito.

Da quel momento in poi la sua vita andava avanti a range di 75 secondi. O di 75 battiti del suo cuore.
Ma in fondo, forse, era lo stesso.




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British Magic Museum. Luogo di tutto rispetto per l'intero mondo magico.
Culla del sapere, banca della conoscenza, custode della Magia, la biblioteca era quanto di più prezioso esistesse a Londra. Deposito delle risposte e palestra di allenamento, quello era il posto giusto per crescere e migliorar sé stessi.
Non vi era dunque da stupirsi se un mago potente, abile ed acuto come Raven Shinretsu aveva deciso di recarsi proprio là.
Del resto, esisteva una biblioteca più rifornita di quella? Forse Hogwarts...Forse. Ma il castello era diventato inaccessibile per l'ex docente di volo. Non vi era più ragionevole motivo di fare ingresso nella scuola.
Non restava pertanto che il British Magic Museum.
Raven pareva conoscere il luogo. Forse in passato aveva già varcato la soglia della conoscenza, o semplicemente ne aveva sentito parlare. Tuttavia, esperto oppure no, frequentatore assiduo o semplice ammiratore, il mago avrebbe dovuto percorrere i corridoi giusti, avrebbe dovuto effettuare giuste scelte per entrare nella biblioteca magica accessibile ai soli maghi. Solo successivamente si sarebbe dovuto preoccupare del reparto proibito. Non notato grazie all'incantesimo Seocculto ancora in atto, Raven decideva di castare anche l'incantesimo da lui creato, il Deceptio. Si trattava di esecuzione difficile ed ancora non propriamente nelle proprie corde, ma, dopo tutto, quale occasione migliore di quella poteva esserci per valutare l'effettiva efficacia ed il consolidato apprendimento se non in luogo frequentato da numerosi maghi? Certo...Non vi era assolutamente la certezza vi fossero zone "soggiogate" dal Veritas. Pertanto non si poteva nemmeno verificare che l'incanto fosse stato castato alla perfezione e fosse in essere. Ma provare a castarlo probabilmente avrebbe aiutato l'ex docente di volo ad essere preciso e perfetto nell'esecuzione, al momento dell'effettivo bisogno. Un allenamento.
L'ex studente Corvonero faceva ingresso nella hole del Museo. Superato il banco delle informazioni e svoltato davanti alla sala ristoro e al negozio di Souvenir, ecco che ci si trovava davanti all'entrata della "Sala della Lettura".
Nonostante le ore serali, il museo era gremito di gente, babbani e maghi, inconsapevoli gli uni, consapevoli gli altri, sopraffatti, come di consuetudine, dalla frenesia della vita...Come non vi fosse mai il tempo sufficiente per fare tutto, come se non vi fosse abbastanza aria nei polmoni per assaporare tutti i profumi di ogni respiro. Ma Raven, attento ed accorto, era riuscito a raggiungere l'ingresso alla Sala della Lettura, senza esser notato. I motivi potevano essere molteplici: non vi erano forse maghi più potenti di lui al momento, quindi il seocculto assicurava, in un certo senso, l'anonimato. E non vi erano zone castate dal veritas pronte a scovare Raven...O forse...Nonostante potessero esservi aree sottoposte a Veritas, l'incanto Deceptio era stato efficace...
Ad ogni modo, i primi passi eran stati fatti. Ma per accedere alla biblioteca magica e, successivamente al reparto proibito, vi era ancora molta strada da fare. Dettagli, precisione, minuzia.



Ti trovi davanti all'ingresso della Sala della Lettura. Non sai se il deceptio abbia funzionato o no. Il seocculto è ancora efficace.
 
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Alla fine era proseguito tutto come sperava, almeno in quei primi istanti. Non seppe dire se l'incantesimo aveva sortito l'effetto sperato, ma, in effetti, non ci pensava troppo. Non aveva ancora avuto modo di provarne l'efficacia e implementarlo. Quella era l'occasione giusta: in un posto proibito, contro un nemico che molti dicevano essere abile, temibile. Su cosa si basavano? Probabilmente sul nulla. Parole vuote. Fu per questo che l'Akuma non si fermò nemmeno per un istante solo, voglioso di raggiungere al più presto quella area proibita e andarsene. Fu ahimé, anche per quello che arrivo dinnanzi all'immensa sala di lettura in fretta e furia, sì, ma tenendo bene in mente il conto. La durata di quell'incantesimo non lo soddisfaceva. Era troppo breve. Troppo... Diamine. Arrivato dinnanzi alla Sala della Lettura pensò di aver perso il conto. Quanto tempo gli rimaneva ancora? Indipendentemente dall'efficacia o meno dell'incantesimo non aveva che una sola possibilità: eseguire l'incantesimo di nuovo per allungare l'effetto del Deceptio. E allora perché non farlo?
Chiuse gli occhi. Come prima eliminò l'assurda vocina della sua testa. La distrusse piano-piano, mettendola fuori, in un angolo lontano e remoto, purché non parlasse. Quindi, ne vuoto totale che si creò, iniziò egli stesso a creare. Creò prima sé stesso, come migliaia e migliaia di volte prima aveva fatto. Il suo viso, al tempo un po' pallido e stanco, con delle significative rughe a tracciargli dei solchi sotto agli occhi e lungo le guance. Poi i capelli: oscuri, corvini, lunghi, nitidi, un po' sporchi, sicuramente non pettinati. Passò a immaginare le cellule del proprio corpo, il modo in cui si attaccavano tra di loro, e persino i tessuti: gli uni sugli altri. Era il suo corpo, insieme alle sue unghie, ai suoi peli, ai suoi capelli, a cui aggiunse anche il respiro, tanto da rendere quella figura nella sua mente viva più che mai. A tal punto non ebbe che creare una barriera violaceo lungo la superficie del suo corpo. La immaginò come prima: dal colore indaco, vivace, ma flessibile, forte e in contempo sanguigna; leggermente astratta, scintillante, ma non per questo inesistente. Forse fu un'opera d'arte, forse fu qualcosa di molto inferiore. Non seppe dirlo. Quel che comunque cercò di fare fu renderla il più dettagliata possibile. Una cura e una dettagliatezza maniacale. Allora, sempre nella sua mente, fuse il tutto fino a creare un'unica immagine: lui, il reale, lui, l'immaginario, una sola persona, che nella realtà così come nell'immaginazione era ricoperto di uno strato violaceo, di una barriera tanto unica quanto particolare, con il suo volo difeso dallo strato indaco, con le mani e le sue gambe attorniate da quell'indaco in contempo così particolare e unico. Quel astratto, quel sibilo, da allora in poi lo avrebbe difeso facendo ritornare la verità al suo posto. Facendo sì che trionfi l'inganno. In fondo, durante l'immaginazione, la creazione nel reale di quel che era irreale, pensò solo a quello. Pensò solo a come voleva diventare invisibile anche agli occhi esperti, respingendo la verità. Voleva scomparire dal Veritas e non essere visto. Voleva sparire dalla visuale e non farsi vedere. Con tutto sé stesso volle diventare l'esatta controparte della verità. Volle diventare una bugia. E solo quando tutte le fibre del suo corpo, tutte le connessioni neuronali tutte le cellule fossero state allineate per portare l'ex docente in un unico punto, solo quando questi fu del tutto sicuro, senza ombra di dubbio, che avrebbe raggiunto il suo scopo, egli focalizzò l'Immaginazione e il Desiderio, portò la bacchetta all'altezza degli occhi neri e tracciò con la bacchetta una linea orizzontale, dal centro dell'occhio destro, fino al centro dell'occhio sinistro, magari mirando a collegare due punti, A e B. Il movimento non poté dirsi brusco e rapido, ma fu, piuttosto fluido e gentile, flessibile, tanto sembrare un gioco di prestigio; tanto da sembrare un inganno. Quindi mosse la bacchetta verso il basso, verso i propri piedi, spingendo la mente verso la sua unica fine: quella d'includere nell'inganno, nel gioco di prestigio, tutto sé stesso. Niente escluso. Peli, capelli, mantello, mani, scarpe, piedi dita. Tutto. E alla fine di tal movimento, pronunciò, non verbalmente, la formula magica.
"Decèptio"
La pronuncia, seppur non verbale, fu anch'essa fluida, gentile, quasi un sibilo, o un sospiro. Un tono misterioso, tanto che se qualcuno avesse provato a sentire, avrebbe, probabilmente, sentito tutt'altra formula. Il tono, illusorio, a metà tra l'assente e il presente, forse non reale e forse sì, avrebbe potuto ingannare l'orecchio di chiunque. La pronuncia, eseguita nel rispetto di tutte le regole riguardanti l'accento e il resto, era ingannevole, evanescente, illusoria, fatta d'ombra e composta dal sospiro, gli avrebbe aiutato a compiere quell'incanto nel migliore dei modi.

Finito con l'incantesimo, l'Akuma si sarebbe rapidamente mosso fino a giungere al terzo livello della libreria. Sapeva come accedere alla sezione magica della Biblioteca e non si perse d'animo. Giunto sul posto, non avrebbe atteso ancora. Avrebbe semplicemente trovato la copertina porpora con la scritta "DI QUI", come gli avevano detto. Quindi sarebbe disceso su una scala a chiocciola cercando di non fare alcun rumore durante lo spostamento: sapeva del goblin giù, e se questi avesse potuto percepire i suoi passi sarebbe stato un disastro grandioso.

Li, vicino al goblin, si sarebbe fermato. Quali sarebbero state le azioni del goblin? L'avrebbe visto? Oppure no? Oppure c'era un incantesimo di disillusione nella zona? Sempre li l'Akuma avrebbe pensato a come proseguire per trovare il Reparto Proibito.
Aveva diverse possibilità nella mente, ma solo alcune delle stesse erano praticabili.








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Il rapido cammino verso la conoscenza non trovava arresto, nè intoppi. Almeno sino al “famoso” libro magico, accesso ufficiale alla vera Biblioteca, quella che contava davvero per i Maghi. La tarda ora non aveva reso il luogo solitario. Questo era stato chiaro sin dall'inizio. Pareva anzi che la Capitale tutta non amasse riposar di notte, ma preferisse vivere l'oscurità e godere del fascino di luna e stelle. Questo avrebbe dovuto preoccupare il giovane, ma esperto mago? Perché mai? Egli non era forse solo un uomo attratto da studio e conoscenza, come molti altri? Nonostante l'ex docente di Volo fosse ancora "custodito" dal magico "abbraccio" di un Seocculto ben castato e nonostante egli fosse probabilmente consapevole di essere sufficientemente potente da garantirsi di passare inosservato ai più, se non a tutti i presenti (maghi e babbani), Raven desiderava di più. Mirava alla perfezione. Pertanto, egli decideva di castare nuovamente l’incanto da Lui pensato, studiato, metabolizzato: il Deceptio. Il mago si affidava a magia che ancora non possedeva a pieno e che forse…Forse…Non avrebbe dato gli esiti attesi…Non ancora. ma questo non era certo. Del resto, senza Veritas, come poter ottenere informazioni esaustive sull’esito dell’incanto castato? Eppure, la perseveranza poteva essere mezzo attraverso il quale fare esperienza e diventare, piano, piano padroni della propria volontà, anche dinanzi a magia di grande spessore. Tornando al percorso che Raven stava facendo, tanto mistero e tanta preparazione volta alla volontà di non esser né notato, né visto, avrebbero avuto significato effettivo una volta “varcata” la soglia della Magia, lasciando quella della “realtà”? O meglio…Una volta ottenuto l’accesso attraverso “la chiave”, ovvero il tomo magico visibile solo ai maghi, il non essere notato grazie al Seocculto stava a significare che il suo ingresso sarebbe stato ignorato? Impossibile. E non era necessaria alcuna magia per comprendere che qualcuno aveva fatto ingresso nella Biblioteca pubblica Magica! Del resto…Visibile o no, Raven per entrare doveva aver aperto l’accesso attraverso il tomo. E l’apertura e la concessione del passaggio implicavano la presenza di un mago che si apprestava ad entrare in biblioteca! Come fosse un campanello fuori dalla porta. Qualcuno apre la porta. La porta si apre. Dunque qualcuno è ragionevolmente entrato. Il puro e banale ragionamento avrebbe condotto alla comprensione. Nessuna scienza, nessuna magia potente…Solo logica. Se a quest’ultima poi si aggiungevano gli incanti di disillusione e tutte le protezioni che ragionevolmente un luogo importante come il British Magic Museum possedeva….Non sarebbe stato così ovvio entrare senza esser né visto, né notato, apprendere l’incanto desiderato e uscire! Se così fosse stato, Lord Voldemort avrebbe preso la residenza nel Reparto proibito e, insieme a lui, tutti i Mangiamorte del Mondo Magico…E non solo! Mentre Raven percorreva le scale a chiocciola una voce, come da altoparlante centralizzato, meccanicamente parlava, come fosse essere inanimato…O semplicemente, impiegato annoiato…O banalmente una voce registrata che si attivava al momento dell’apertura dell’accesso alla Biblioteca magica. Tutti indizi di non poco conto per il talentuoso mago.
Benvenuti nella Biblioteca. Vi ricordiamo che qui non è possibile smaterializzarsi. Non è possibile, inoltre, noleggiare e portare fuori dalla Biblioteca alcun libro. I libri sono tutelati da furti e manomissioni. E’ necessario presentarsi dinanzi al funzionario per potere consultare i libri pubblici, altrimenti la consultazione di qualsiasi libro sarà negata. Questo per la tutela della biblioteca e di coloro che usufruiscono del servizio pubblico. E’ severamente vietato aggredire il funzionario pubblico - a meno che non sia martedì…Il martedì c’è zuppa di rabarbaro…E una morte lenta e dolorosa potrebbe apparire più gustosa della zuppa - Mhm, Mhm…Dicevo …E’ severamente vietato aggredire, insultare, confondere, ammutolire, infastidire il funzionario pubblico, sempre che non si desideri avere qualche problemino con la giustizia. Per avere indicazioni sui vari reparti della Biblioteca, fare riferimento al funzionario. Il funzionario…è a vostra disposizione. Buona permanenza.
Al termine delle scale, Raven raggiungeva un grande salone. Vi era un tavolo di fianco al quale il funzionario, un goblin, era distrattamente seduto, occhi su un enorme registro. Tutto intorno al salone, scaffali e scaffali di libri. Solo una parete vetrata lasciava spazio alla vista di una ampia sala adiacente che ospitava alcuni maghi seduti lungo un immenso tavolo centrale, intenti a studiare e leggere. L’area era illuminata piacevolmente. Nulla di abbagliante, ma nemmeno penombra. Insomma, la corretta illuminazione per una biblioteca. Se la sala di studio e lettura era visibile attraverso le pareti vetrate, di rimando, l’ingresso era visibile ai maghi intenti nella lettura che avessero tirato su il naso dai libri e si fossero voltati verso l’immenso salone ove era seduto il goblin. Dopo tutto…Si era nella biblioteca pubblica…Non al Reparto Proibito, certamente più “intimo”.



Sei nel salone della biblioteca. Il goblin pare non averti notato. Hai tutti gli elementi necessari per decidere cosa fare. Attraverso la parete vetrata vedi anche la sala di lettura e studio. Lì puoi intravedere alcuni maghi seduti. Null’altro. Non puoi sapere con certezza quante persone ci sono. E’ certo, tuttavia, che nel salone ove si trovano scaffali di libri e goblin, ci siete solo tu ed il funzionario, appunto (il goblin stesso). Non sai eventualmente quali magie di protezione vi siano. Non sai se vi sono effettivamente allarmi di qualche genere. Hai solo potuto ascoltare le parole (registrate o in “diretta” da altoparlante) di un funzionario annoiato mentre percorrevi le scale a chiocciola.
Come sempre, Libero Arbitrio.
 
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Alla fine aveva superato il Rubicone. Certo, lo aveva fatto da molto tempo ormai, probabilmente quando per la prima volta aveva tolto una vita. Gli piacque; gli piacque incredibilmente. Lo avrebbe fatto e rifatto, again and again, come recitava una famosa canzone babbana. Le vite semplici non gli impotavano; chiunque si fosse trovato sulla strada era da togliere di mezzo senza ripensamenti. Entrato nella biblioteca proprio come egli voleva percorse le scale a chiocciola ascoltando la voce meccanica dell'alto parlante, o di quel che era. Non ci aveva pensato, in effetti. Prima di toccare il libro aveva pensato che la scala a chiocciola di cui parlavano fosse troppo lontana dal funzionario sotto e che, per questo, il funzionario difficilmente si sarebbe potuto accorgere dell'entrata del Demone. E invece, la registrazione automatica, o quel che era, sembrava avergli sconvolto le carte in regola.
"Poco male" - pensò. - "Almeno, se mi cercheranno con il Veritas avrò modo di capire se mi vedono o meno".
Il giapponese non poteva sapere degli incanti di disillusione che avevano effetto nella biblioteca magica. Sicuramente, da quanto affermava la voce, si trattava di un posto ben custodito e difeso. Il tutto, insomma, sembrava essere più complicato del previsto, ma con gli incantesimi che Raven aveva già nell'arsenale, sarebbe stato realmente così difficile fuggire da quel posto una volta ottenuto ciò che gli spettava di diritto?
Per un attimo guardò il goblin.
"Sembra non vedermi" - pensò l'Akuma.
"Penso sia solo distratto" - rispose la voce.
"Non credo. All'entrata non ho notato magie di disillusione. E il Veritas non dura eternamente. Dovrebbero castarlo e ricastarlo di volta in volta. Si tratterebbe di magie troppo dispendiose e troppo faticose."
"A meno che non abbia assunto un Veritiero..."
"Eh?"
"Uno che casta il Veritas di volta in volta".
"Possibile, ma poco probabile. Pagare lo stipendio a qualcuno che non fa niente sarebbe troppo persino per loro. Uhm. Ragioniamo con calma. Questo è la parte pubblica della biblioteca magica. Nell'area pubblica, come ha detto la voce, è impossibile smaterializzarsi, ma... Una passaporta potrebbe comunque funzionare, no?"
"Non saprei dirti".
"Uhm".
"Ciò che dobbiamo fare ora, è trovare il Reparto Proibito senza farci notare"
"E come intendi farlo?" - chiese la voce.
"Possiamo imperiare il funzionario e farci portare un bel po' di libri, ma credo che sarebbe sospetto. Del resto lui deve restare qui a non fare niente. Sarebbe sospetto se si alzasse e andasse verso il Reparto Proibito di questa biblioteca"
"Sì, lo sarebbe".
"Possiamo imperiare il funzionario e semplicemente farci scrivere le indicazioni utili per arrivare nel Reparto Proibito. In tal caso è difficile che venga notato dai tizi dietro alla parte vetrata."
"E la terza opzione?"
"Possiamo andare a cercare il Reparto Proibito da soli, ma, in tal caso: a) Il goblin potrebbe insospettirsi perché la vocina automatica ha parlato, ma nessuno gli è passato davanti. b) Anche quei tizi potrebbero aver sentito la voce. Se si girano e non vedono nessuno, s'insospettiscono."
"Forse sono occupati dalla lettura. Nemmeno sembrano essersi girati di qua..."
"Però, se si girassero..."
"Vada per l'opzione due."
Bacchetta alla mano, l'Akuma fece pochi passi verso il funzionario, gli si avvicinò da dietro, di nascosto. Quello stava seduto. Era un bersaglio immobile. Un bersaglio facile. Per eseguire l'Imperio, bisognava puntargli la bacchetta alla tempia. E se avesse alzato l'allarme? In tal caso sarebbero stati cazzi amari per l'Akuma. Il contatto fisico con un'altra persona era sempre pericoloso. Sentendo qualcosa alla tempia, questa avrebbe potuto alzare l'allarme in un battito di ciglia. E silenziarlo non era nemmeno l'opzione: avrebbe capito di essere stato vittima di un incantesimo e avrebbe iniziato ad agitare le mani e far capire che qualcosa non andava. Bisognava essere veloci e pronti. Altrimenti il tutto sarebbe andato sotto la coda del cane.
In ogni caso, l'Akuma si avvicinò al funzionario da dietro, posizionandosi praticamente alla sua schiena, silenzioso come non mai. Essere sotto effetto del Seocculto aveva i suoi vantaggi non lo poteva vedere, ma appena avrebbe richiamato l'attenzione del goblin puntandogli la bacchetta contro la testa, questi avrebbe potuto agitarsi.
"Veloce".
L'Akuma si concentrò. Raccolse la propria forza di Volontà. Raccolse, appunto, la sua Volontà e anche il suo Desiderio. Concentrò questi fattori nella sua bacchetta magica.
Immaginò il goblin sottomettersi al suo volere e fare ciò che gli avrebbe chiesto. Immaginò il goblin senza una volontà propria, una marionetta nelle sue mani. Lo immaginò debole, schivo. Lo immagino fragile. Vide, nella sua mente, come la sua forza magica sottometteva il povero funzionario, quasi come uno schiavo. Ne godeva. Nutriva quella visione di un'energia gioiosa e felice. Per un attimo ebbe la certezza che il goblin si sarebbe sottomesso. Era troppo difficile resistere all'Imperio, specialmente se si è colti alla sprovvista. Così l'Akuma impresse quelle sue visioni nella punta della bacchetta e la puntò sulla tempia sinistra della vittima, toccando in tal modo la tempia sinistra del goblin. In contempo, con voce ferma e sicura,quasi volendo imporre un comando vivido e preciso, di quelli che o li seguivi alla lettera oppure crepavi, pronunciò in modo Non verbale la formula magica.
"IMPERIO!" - disse con foga e disprezzo, imprimendo il suo comando, come se si stesse rivolgendo al proprio schiavo. Non ebbe nessun fremito a utilizzare una maledizione proibita. Non ebbe nessun dubbio. Nessun tremolìo di mano e nessun ripensamento. Ora o mai più, che tanto il Rubicone era stato già attraversato da un po'.
In ogni caso, l'Akuma non avrebbe perso tempo. Finché il goblin sarebbe stato sotto l'effetto dell'Imperio, forse non avrebbe dato l'allarme.
«Non fare rumore. Non alzare gli occhi. Prendi un foglio di carta. Scrivici come arrivare al Reparto Proibito di questa biblioteca. Scrivici anche quali incantesimi di protezione ci sono. » - Una serie di ordini detti con una voce normale, ma imposta e decisa, fredda e sicura. La gente nella biblioteca non l'avrebbe potuta sentire. Ma il goblin, invece, l'avrebbe sentita chiara e precisa, come un ordine dato da un superiore, appunto.
Volente o nolente, il goblin avrebbe potuto seguire gli ordini del Demone. Ma se lui si fosse dimostrato più forte di Raven in termini di magia?
"Difficilmente" - pensò questi e attese la reazione del funzionario. Sapeva che avevano un cervello anche loro. Poteva comprendere ciò che gli veniva detto. E quindi poteva obbedire.
Attese.
E contò i secondi.
L'effetto del Deceptio stava per finire, ma poco importava. Per ora.
Lo avrebbe riutilizzato in seguito.






~ Punti Salute: 318 (180 + 37 Duelli + 31 Quest + 58 oggetti+5 Studente Anziano+ 5 GUFO+2PS Premi Fedeltà)
~ Punti Corpo: 345 (140 + 37 Duelli + 31 Quest + 119 oggetti + 5 Studente Anziano+5 GUFO+1 -esp. trasfigurazione+7 Quest Titulari)
~ Punti Mana: 437 (140 + 38 Duelli + 32 Quest + 214 oggetti + 5 Studente Anziano+5 GUFO+2 - esp. trasfigurazione+3 Quest Titulari)
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view post Posted on 8/8/2016, 08:32
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Il Fato

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Lunghe riflessioni. Innumerevoli considerazioni. Valutazioni accurate, forse non perfette. Del resto, anche la perfezione richiedeva esperienza, anche attraverso l'errore...
Il giovane mago, apparentemente non notato, grazie ad un incanto, Seocculto, che non lo rendeva invisibile bensì inosservato, poteva riflettere sul da farsi e dedicarsi a quel funzionario che nulla stava facendo se non attendendo, probabilmente, la fine del turno di lavoro, per andarsene a dormire beato nel proprio alloggio.
E il Deceptio? L'incanto ideato e costruito da Raven, era stato efficace? Impossibile saperlo con certezza. Del resto, l'ex docente di volo non aveva la possibilità di individuare le aree eventualmente soggette a Veritas. Peccato...Ne aveva attraversate sino a quel momento? Chi poteva dirlo...
Dinanzi ad unica certezza, ovvero quella di voler proseguire per raggiungere la propria meta, il figlio Corvonero valutava le opzioni che potessero meglio soddisfare i propri piani. Il goblin sembrava non averlo assolutamente considerato. E non era possibile sapere con certezza se qualche lettore in sala di lettura, attraverso la vetrata, lo avesse notato. Possibile? Improbabile? Ciò che contava era che nessun allarme era scattato. Chissà quali incanti di disillusione e protezione si celavano nell'apparente tranquillità...Ma era davvero importante saperlo? Non era forse fondamentale proseguire ed affrontare eventuali problemi solo al momento opportuno?
Dopo tutto, Raven cosa aveva fatto di male sino a quel momento... Suvvia! Possibile non fossero esistiti maghi che, prima di lui, avessero tentato di dare una sbirciatina al reparto proibito senza esser visti? E certamente, se scovati, non erano finiti ad Azkaban per una sciocchezza del genere, no? Magari una multa, una insana ramanzina...Tutte cose assolutamente affrontabili con una certa serenità.
Il mago decideva di procedere. Fiducioso del Seocculto ben castato e nella speranza che anche il Deceptio avesse anche solo parzialmente fuznionato, Raven si avvicinava pericolosamente al goblin. E se l'area intorno alla scrivania ove si trovava il funzionario era, invero, "protetta" da Veritas? Era davvero necessario esistesse un mago che per mestiere incantasse la zona continuamente?...Forse il mago non conosceva in effetti il vero potere dell'incantesimo dal quale si voleva difendere.Quindi non aveva la consapevolezza del fatto che tale incantesimo non era di breve durata come aveva potuto constatare, al contrario per il proprio controincantesimo....
Solo fatti...Fatti che Raven aveva già analizzato. Pratica evasa, Ma era stato avventato? Il Libero Arbitrio, meraviglioso ed insidioso, era sempre il fondamento delle azioni. Tutte.
L'abile mago si dirigeva sino al goblin e, in piedi, vicino a lui, castava con successo l'incanto Imperio.
L'avventura proseguiva.
Il funzionario, burattino nelle mani del potente mago, scriveva quanto richiesto...O meglio, quanto egli effettivamente poteva conoscere.
Sul biglietto in pergamena, in bella grafia, le seguenti indicazioni:
"Entra nella sala di studio e lettura, percorrila sino a giungere in fondo alla sala stessa. Lì ci sarà una porta...Troverai Tuco. Io non so quali incanti di protezione possono esserci qui o al Reparto Proibito. Mi hanno detto che esistono.Dico solo, a coloro che aprono la porta di accesso alla scala a chiocciola, quello che mi ordinano di dire per contratto...Io non so..."
E mentre il goblin scriveva e Raven, ragionevolmente, leggeva, nessuno sembrava giungere verso di loro...
Questo cosa significava? Il deceptio aveva funzionato (qualora vi fosse stata zona sottoposta a Veritas)? Oppure, in assenza di veritas ed altre protezioni simili,,,Non vi era mago più potente di lui nella Sala di studio e lettura? Qualcuno si era girato verso il funzionario. Qualcuno aveva osservato con noncuranza l'ingresso alla Biblioteca. Ma nessuno urlava. Nessuno sembrava allarmato.
Raven poteva proseguire?



Ti trovi ancora nel salone della biblioteca. Il goblin è imperiato. Attraverso la parete vetrata vedi anche la sala di lettura e studio. Lì puoi ancora intravedere alcuni maghi seduti. Null’altro. Non hai notato eventuali occhi indiscreti. Il goblin è stato sincero ed ha scritto solo ciò che effettivamente sa....
Come sempre, Libero Arbitrio.
 
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view post Posted on 8/8/2016, 12:21
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Semper Fidelis

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Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


"Ecco, ti sei guadagnato un viaggio senza ritorno per Azkaban" - sussurrò una voce quando il funzionario della biblioteca scriveva sul foglio. Imperiare un essere vivente con una Maledizione senza Perdono era imperdonabile, appunto. Ma chi se ne importava? Se sull'ago della bilancia si trovava l'intero Destino del mondo magico, ogni arma andava bene. E quella era una delle armi migliori che aveva appreso da quando era entrato a far parte del Lato Oscuro. Certo, avrebbe potuto apprendere ancora molto altro; avrebbe potuto sfruttare la Villa e i suoi abitanti a pieno ritmo pur di diventare più forte. Pur di diventare una personalità. Era così. In quel mondo non vi era ne Luce, nè Buio. C'erano soltanto le persone e le loro regole, le loro leggi e i loro dettami dovevano essere posti su ogni altra cosa. Su ogni altra filosofia, su ogni altro concetto, su ogni altra idea. C'erano solo le persone forti e le persone deboli; quelle che capivano com'era costruito il mondo e decidevano di lottare per rimanerci, e quelle che, invece, si arrendevano subito.
Avute le informazioni che cercava, l'Akuma non si rilassò per un attimo. Né tirò un sospiro di sollievo. In quel frangente solo metà del lavoro era stata compiuta. E doveva farne ancora molto altro.
"Nessuno deve sapere che siamo qui", - sussurrò la voce, il Demone.
L'Akuma, stando alle spalle del goblin, lesse tutto quello che l'animale gli scrisse sul foglio. Lo lesse due volte circa, tanto per essere sicuro di ricordarsi le semplici indicazioni. Le indicazioni erano preziose, e anche il posto in cui avrebbe trovato Tuco (nome strano per un guardiano, no?) fu scritto. Ebbe la metà di quello che voleva, e così avrebbe dovuto arrangiarsi. Del resto, il goblin difficilmente avrebbe potuto resiste all'incantesimo Imperius dell'Akuma. Difficilmente. E allora tutto quello che scrisse avrebbe dovuto essere vero.
"Maledizione", - pensò Raven. - "Non conoscendo gli incantesimi che devo spezzare, non potrò spezzarli. O forte sì?"
"Tentare non nuoce"
"Se non so cosa affronto, rischio di far scattare l'allarme" - Raven rimase con la bacchetta puntata sulla tempia sinistra del goblin.
Quindi si concentrò.
L'incantesimo che avrebbe compiuto poco dopo richiedeva un'altra dose di concentrazione e non poteva sbagliare. Fece nascere nella mente l'immagine di quello che era successo poco prima: lui che apriva la porta, lui che entrava, l'Imperio. Erano circa 2 -3 minuti, forse anche di meno. Tutta la conseguenza che s'immaginò nella mente, venne presto da lui sbarrata e cancellata, come se con una gomma magica invisibile. Cancellò - immaginariamente, - quei ricordi dalla sua mente. In contempo mosse la bacchetta, eseguendo un semicerchio verso sinistra (lui era destro),ma tenendola comunque puntata verso il lato sinistro della testa del goblin.
Quindi, in modo non verbale, pronunciò la formula magica.
"Oblivion!" - tono deciso, fermo, quasi un comando, un altro in poco tempo. Era un imperativo. Qualcosa come se volesse dire: "Dimentica!" E in contempo si concentrò su quei minuti in cui lui era entrato nella sala, spingendo il libro sopra. Ecco, da quando Raven aveva messo mano sul libro e fino al momento in cui aveva eseguito il semicerchio lanciando l'Oblivino sul goblin, questi avrebbe dovuto dimenticare tutto. Senza tralasciare nulla. Tutto ciò che il goblin aveva vissuto in quegli attimi non sarebbe potuto che andare perduto. Tutto si sarebbe trasformato in una grande grossa bolla di niente.
Tutto un grande Nulla.
Il Buio, in cui l'Akuma aveva trasformato quei ricordi nella sua mente, sarebbe passato nella mente del goblin.

Dopo aver lanciato l'Oblivino, Raven, bacchetta alla mano, avrebbe provato a muoversi seguendo le indicazioni dategli. Come se niente fosse, visibile o meno, l'Akuma si sarebbe fermato dinnanzi alla Sala Lettura.
C'era una porta? E se sì, era aperta? Perché se fosse stata chiusa, l'aprirla avrebbe causato rumore, forse. E forse Raven avrebbe richiamato dell'attenzione di troppo.
Doveva valutare tutto. Rinnovare il Deceptio per non cadere vittima di un Veritas lasciato da qualche parte (era, in effetti, possibile, che ovunque in biblioteca ci fosse l'incantesimo e non solo nel Reparto Proibito).
Niente fretta, insomma. Niente movimenti avventati.
Analizzando la situazione, Raven avrebbe pensato dopo a cosa fare e a come agire.
La prudenza in missioni come quella non era mai troppa.





~ Punti Salute: 318 (180 + 37 Duelli + 31 Quest + 58 oggetti+5 Studente Anziano+ 5 GUFO+2PS Premi Fedeltà)
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~ Punti Esperienza: 70,5
 
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