Chrisalide aveva appena finito di infilare i libri nella borsa, il suo sguardo vagava sulla folla di ragazzini che pian piano si disperdeva. Lo spettacolo era finito e non c'era più nulla da vedere.
La ragazzina sollevò lo sguardo per incrociare l'ennesima volta quello del professore che la stava lentamente analizzando con le proprie iridi. Sapeva le proprie guance fossero a fuoco, si vergognava per il trovarsi in quella situazione, si vergognava perchè quando finalmente aveva trovato il coraggio di opporsi al destino impostole da suo padre, arrivavano quei quattro idioti a prenderla in giro e darle addosso.
Per un attimo ed uno soltanto, Chrisalide si perse nelle proprie elucubrazioni, pensando che forse, Chris avesse ragione. In fondo, molto in fondo, si sentiva ancora colpevole per quello che stava facendo. Andare contro al volere di Maxwell le sembrava a tratti ancora sbagliato e non era sicura sarebbe riuscita a portare a compimento la missione per la sua libertà. Sospirò scoraggiata, udendo il professore parlare. Lo guardò in difficoltà, per poi scoccare occhiate nervose tutt'intorno, alla ricerca impossibile e senza speranza di qualcuno o qualcosa che le venisse in aiuto.
《No..oh no, no. Mi scusi, non era quello che intendevo.》 Chinò il capo a disagio, come al solito diceva sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato.
Il professor Barrow era piombato nel corridoio come un angelo custode, il suo intervento era stato assolutamente provvidenziale! Lungi da lei il pensiero che il docente potesse essere anche soltanto un po' cattivo. Anzi. A Chrisalide piacevano le sue lezioni. Il modo in cui egli spiegava la propria materia l'affascinava e da quando l'uomo aveva ottenuto la cattedra di trasfigurazione, la serpeverde era migliorata.
Scosse il capo, tornando con i piedi per terra quando Barrow parlò ancora. Con sua grande sorpresa, il professore la stava difenendo, additando il gruppetto grifondoro come colpevole.
Chrisalide dischiuse le labbra colpita dal di lui dire. Era così sorpresa che avrebbe voluto chiedergli se fosse uno scherzo...ma non sembrava lui fosse il tipo di persona che facesse sarcasmo gratuito, quindi optò per il tenere la bocca chiusa e finire di ascoltarlo. Annuì due volte, sistemandosi al meglio la borsa a tracolla.
《Rimediare?》 Chiese incuriosita, non intuendo subito a cosa lui si riferisse. Quando lo sguardo del professore si soffermò sui suoi capelli oramai rovinati, arrossì ancora una volta, conscia che le sue gote lattee avrebbero fatto trasparire con poca difficoltà i sentimenti che provava. Lo osservò mentre sollevava la sua bacchetta magica verso la propria testa e istintivamente si strinse nelle braccia, improvvisamente nervosa nel vederlo muoversi così.
《Cosa sta..?》 Ma prima che potè terminare la propria frase, un improvviso getto di aria calda fu sprigionato dalla sua bacchetta. La serpina chiuse gli occhi, mentre la sua nivea capigliatura veniva asciugata all'istante.
Un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra quando, nel toccarsi i capelli, li scoprì puliti ed asciutti.
《Grazie...》 Sussurrò con quella sua timidezza che però non le impedì di dedicare al docente un altro sorriso, specialmente quando lui le disse che i suoi capelli erano bellissimi. Chrisalide avrebbe potuto probabilmente voluto scomparire, finire tre metri sottoterra a fare compagnia al nonno Howard, piuttosto che avere un complimento del genere. Non vi era per nulla abituata.
《E'..E' molto gentile professore.》 Trovò nuovamente il coraggio di incontrare le sue iridi e annuì ancora al suo dire. In fin dei conti aveva ragione e lo sapeva. La magia poteva essere molto utile a volte.
Si incamminò lungo il corridoio assieme al professore, che sembrava l'avesse presa sotto la propria ala protettiva, e la ragazzina si sentiva ora al sicuro. Arrivarono nei pressi del bagno di Mirtilla Malcontenta e Chrisalide si avvicinò alla porta, voltandosi prima di entrare.
《Ci metterò giusto un attimo...》 Disse, con una muta preghiera negli occhi che lo implorava di non andarsene. L'ultima cosa che voleva era essere lasciata sola e il rischio di esser presa di mira di nuovo. Guardò il professore per un istante ancora, poi si congedò in fretta, varcando la soglia del bagno delle ragazze. Una volta all'interno, si recò velocemente ai lavandini funzionanti, quelli appoggiati contro la parete di mattoni, che erano sormontati da specchi. Osservò il proprio riflesso per un attimo. I capelli erano tornati del colore della nave, ma la sua narice ancora non smetteva di sanguinare.
Recuperò un altro fazzoletto dal pacchettino consegnatole dal professore e lo posizionò sotto il rubinetto, bagnandolo quanto bastava per poter tamponarsi il naso. Guardandosi allo specchio seguì con occhi attenti il rivoletto di sangue che dal naso le colava sulle labbra e giù fino al mento.
Ripensando al professore che l'attendeva fuori del bagno, Chrisalide non potè fare a meno di ricordare una delle storie lette nella biblioteca di famiglia, La trappola, scritta da suo nonno. Essa narrava un'avventura che aveva come protagonisti un insegnante ed un suo allievo; era ambientata in una scuola-residenza tra le colline del Connetticut. Uno studente di nome robert veniva risucchiato da uno strano e antico specchio, di proprietà dell'educatore. Una piccola parte dello specchio aveva delle ondulazioni, dei riflessi, come un turbinio che ricordava una minuscola tromba d'aria, o un mulinello nell'acqua. Ad un certo punto robert scomparve, e l'adulto si convinse che il suo giovane allievo ed amico, fosse stato trasportato in un' altra dimensione.
Attraverso la disciplina mentale, appresa nelle indie occidentali e negli angoli misteriosi del mondo, il bizzarro professore riuscì a riportare il ragazzo sulla terra.
Questo grazie ai messaggi che Robert gli trasmetteva nel sonno, durante i sogni. Il luogo al di là della specchiera era costituito dalle scene che tale oggetto riflettente aveva "visto", nel fluire di tutta la sua storia. Si trattava di un attrezzo costruito da un mago del settecento. Dietro, dentro, di esso tutto era al contrario. Le cose grandi erano piccole, quelle piccole grandi. Più ci si avvicinava ad una cosa più si ridimensionava, più ci si allontanava più l'aggeggio diventava grande. Anche i colori erano rovesciati.
《Era un mondo intangibile ed eterogeneo, una serie di scene all'apparenza dissociate.. si mescolavano indistintamente l'una con l'altra...》 Sorrise al proprio riflesso, immaginando un universo parallelo dove la storia diventasse realtà e lo specchio la inglobasse al suo interno. Scosse il capo, notando che finalmente il sangue aveva cessato di fuoriuscire. Si pulì alla meglio e poi uscì, ritrovando il docente ad aspettarla, ancora lì. La sua domanda non la colse di sorpresa, sapeva che gli studenti erano tantissimi ad Hogwarts.
《Chrisalide. Chrisalide Lovecraft.》 Disse un po' più piena di coraggio.