Behind blue eyes, privata

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Bàthory
view post Posted on 11/7/2016, 20:13




Chrisalide Lovecraft
Carthago delenda est, aut viam inveniam aut faciam.

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Quella giornata non era iniziata poi tanto male. La giovane Serpeverde dai colori pastello si era svegliata di buon'ora, preparandosi per la colazione e raggiungendo la Sala Grande in perfetto orario. Di ottimo umore, aveva deciso che quella mattina sarebbe stata proficua, non avrebbe perso tempo, avrebbe partecipato a tutte le lezioni con la massima attenzione e partecipazione. Voleva davvero fare la differenza, voleva guadagnare punti per la propria casata, sentirsi fiera di se stessa.
Un altro dei buoni propositi per quel giorno, era non permettere a Chris di avere la meglio su di lei. Il ragazzino era stato relegato da Chrisalide in un angolo remoto della propria mente e la giovane si promise e ripromise più volte che avrebbe fatto del suo meglio per tenerlo a bada e non dargli motivo di prendere il sopravvento su di lei. Perchè se c'era una cosa che odiava più di tutto, era vedere se stessa svanire sotto il controllo del suo alter ego. Non le piaceva quando Lui voleva salire sul palcoscenico, si sentiva come se divenisse prigioniera, come se non fosse più padrona del proprio corpo e della propria mente. Era una tortura. Era come morire ogni volta che succedeva. Come se il suo Io venisse brutalmente assassinato e gettato in un anglo buio, abbandonato a se stesso.
Ma quel giorno, nulla di simile sarebbe accaduto.
Chrisalide si destreggiò tra tutte le lezioni senza alcun problema, scambiando anche qualche timida parola con alcuni compagni di casata nei momenti in cui il professore di turno abbassava la guardia.
Giunta l'ora di pranzo, si era recata velocemente in Sala Grande, recuperando giusto un paio di sandwich con l'intenzione di mangiarli mentre si dirigeva alla prossima lezione, quella di difesa contro le arti oscure. Fu verso la fine della lezione che iniziò a notare gli sguardi incessanti di alcuni grifondoro con cui aveva già avuto a che dire precedentemente. Erano gli stessi che avevano ucciso quel povero pipistrello, mesi prima.
Da principio li aveva ignorati beatamente, come le aveva suggerito quella corvonero che era accorsa in suo aiuto, ma quando avevano iniziato a lanciarle palline di carta e spruzzare inchiostro sui suoi capelli, aveva perso tutta la concentrazione che aveva trattenuto fino a quel momento. Per questo motivo, quando la lezione terminò, Chrisalide recuperò tutta la propria roba e nervosamente si era avviata fuori in corridoio per allontanarsi da quegli idioti che l'avevano presa di mira. 《Ehi, palla di neve!》 Una voce risuonò dietro di lei, facendola voltare. 《Lasciatemi in pace.》 Disse la ragazza cercando di tenere a bada i bollenti spiriti. Ma due dei ragazzini le furono presto affianco, prendendola sotto braccio per farla restare. 《Non così di fretta, perchè vuoi già andartene?》 Chrisalide perse i libri che stava reggendo, cercò di strattonare i due ragazzi ma erano più forti di lei e la tennero stretta. 《Vi ho detto di lasciarmi!》 I due la lasciarono andare mentre si dibatteva ed inevitabilmente finì per terra in ginocchio tra le risate generali del quartetto. Chrisalide strinse i pugni mentre raccattava i propri libri e cercava di sistemarli nella tracolla. Guarda come ti trattano, sei una nullità! Lasciami uscire Chrisalide, dammi il controllo! Ma Chrisalide on voleva che Chris prendesse il sopravvento, non voleva. No...no, vai via, via, posso badare a me stessa! Urlò nella propria testa, iniziando ad ansimare, mentre i quattro idioti continuavano a ridere e prenderla in giro. Chrisalide si rimise in piedi e si voltò verso di loro, tremando per la rabbia mentre li scandagliava con lo sguardo. Erano tre ragazzi ed una ragazza, la quale si avvicinò e pensò bene di versare il resto dell'inchiostro sui candidi capelli dell'albina. Fu lì che Chrisalide non potè più mantenere la calma. Ringhiando di rabbia lasciò andare la propria borsa, avventandosi sulla ragazza e spingendola a terra mentre i maschi iniziavano ad inneggiare alla rissa assieme ad altri studenti che piano piano iniziavano a formare un cerchio attorno alle due ragazze. Chrisalide però non aveva mai fatto a botte e una volta che la grifondoro riuscì a ribaltare le posizioni, colpì la serpeverde in pieno viso con un pugno, facendole sanguinare il naso.

And no one knows
What it's like to be hated
To be fated to telling only lies



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Edited by Bàthory - 24/7/2016, 03:43
 
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view post Posted on 22/11/2016, 23:50
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Che brutta cosa era la noia! Una compagna molto fedele, e quasi sempre presente, che tuttavia nessuno voleva. Capitava che a volte, tra docenti, ci si scambiava i ruoli e i compiti, che nel castello erano innumerevoli. Tra quelli vi era anche la vigilanza dei corridoi al pomeriggio, il compito più odiato e più volentieri ceduto dai docenti di Hogwarts. Questo "onore immenso" quel giorno era toccato a lui. Avrebbe dovuto fare avanti e indietro per il secondo Piano, controllando la massa di studenti che nel cambio dell'ora si spostava da una classe all'altra. Solitamente non accadeva mai nulla, era raro che capitasse qualcosa. Raro, ma non impossibile. Il docente stava percorrendo la zona vicino al bagno delle ragazze, quando all'improvviso nell'aere risuonò un enorme tumulto di voci, e notò un cumulo di studenti più in là, ammassati. Generalmente era una cosa abbastanza comune, era appena suonata la campanella, e gli studenti nell'uscita dalle aule erano soliti "scannarsi" per liberarsi dalla loro terribile prigionia. Ma quel giorno accadde qualcosa di diverso. Due ragazze del primo anno, rispettivamente una corvonero e una grifondoro, corsero verso di lui, con i volti spaventati, gli occhi confusi, e la testa che si girava spasmodicamente verso quella gran massa di studenti riuniti. Le parole dalla loro bocca uscirono a tentoni:
<<p... professore! Una ragazza ha tirato un pugno a un altra... sta scoppiando una rissa! La mia amica è finita laggiù.>>
Molti studenti erano rimasti incastrati in quel gran mucchio, che ora avvicinandosi assumeva forma circolare. Il docente calò le iridi azzurre su quelle della giovane studentessa, dicendo:
<<ora calmati. Sai chi sono quelli?>>
I nomi che disse la ragazza non gli furono nuovi, e nel sentirli il professore sbuffò, incrociando le braccia. Erano loro, i soliti quattro, le pecore nere, quelli "marchiati" dal corpo docenti come casinisti e facinorosi. Chissà chi avranno preso di mira questa volta... Si domandò tra se e se Maximilian, avvicinandosi a lunghi passi verso il gruppo di ragazzi. Estrasse alla mano sinistra la sua bacchetta, e subito la indirizzò con braccio e polso fermo verso quel gruppo, pronunziando con voce ferma e decisa:
<<immòbilus!>>
L'Incantesimo andò a colpire i coinvolti nella rissa, e se tutto fosse andato correttamente, avrebbe dovuto immobilizzare i quattro rissosi, che, pietrificati come delle statue, ora spostavano gli occhi spaventati sulle iridi del docente.
<<ora basta!>>
Irruppe con furia e prepotenza la sua voce in mezzo a quella di quel tumulto, zittendo gran parte della platea. Nel suo timbro vocale cercò di trasmettere autorevolezza e autorità, in quel momento più che mai necessarie per sedare gli animi e ripristinare gli ordini. Lo sguardo si spostava verso la grifondoro che aveva tirato il pugno all'altra ragazza, una giovane serpeverde albina. Probabilmente il gruppo l'aveva presa di mira, dopotutto loro si divertivano a umiliare e ferire quelli poco integrati col gruppo, "l'anello debole" della gerarchia della giungla. Peccato per loro che quella fosse una scuola. L'occhiataccia che rivolse alla ragazza fu penetrante, le sue iridi assunsero il colore del ghiaccio, e le pieghe del suo viso si indurirono come quelle di una statua. Poi spostò i riflettori sui bulli.
<<vi faccio i miei complimenti. Avete appena guadagnato una punizione esemplare, e una gita dal vostro capocasa. Mi stupisco di un comportamento così riprovevole da parte della casata di coloro che dovrebbero avere un animo nobile e coraggioso. Avete appena dimostrato a tutti che il Cappello Parlante non è infallibile. >>
A quel punto, levò in alto la bacchetta, sciogliendo l'incantesimo con una rapida stoccata del polso. Subito dopo chiamò l'addetto adibito a quel genere di "servizi": il signor Gazza. Egli si sarebbe occupato di fornire a loro un lavoretto così interessante che mai più quei bulli avrebbero fatto i gradassi durante l'ora di sorveglianza del professor Maximilian Barrow. A quel punto poteva occuparsi della ragazza ferita, la giovane serpeverde che perdeva sangue dal naso.
<<tutto bene? >>
Domandò con un tono più dolce e rassicurante, mentre ricercava tra le tasche dei suoi pantaloni scuri un pacchetto di fazzoletti per il naso da porgere alla ragazza, per tamponare la perdita.
 
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Bàthory
view post Posted on 24/11/2016, 07:33




Chrisalide Lovecraft
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La potente voce di un adulto risunonò nel corridoio, facendo calare il silenzio come un sipario sulla scena pietosa che vedeva Chrisalide come protagonista. L'albina si dibattè cercando di liberarsi, mentre con una mano si reggeva il naso, tremante. Il docente che era appena sopraggiunto, che Chrisalide non poteva ancora vedere in viso, castò un incanto che immobilizzò i grifondoro, ponendo così fine a quella rissa scoppiata come un fuoco d'artificio nel cielo notturno. Quando il professore la liberò dalla sua assalitrice, la serpina si mise piano in piedi, aiutata dalla corvonero con cui aveva fatto amicizia a lezione. Le rivolse un mezzo sorriso impacciato, continuando a raccogliere il sangue che le colava dal naso con la mano sinistra, mentre con la destra si toccava i capelli bianchi ora inzuppati di inchiostro.
Quando il professor Barrow le si avvicinò, la ragazza arrossì prepotentemente, chinando il viso e guardando il terreno. Era il docente di trasfigurazione, per cui provava un'immensa stima. Vederlo avvicinarsi dopo essersi schierato per difenderla la intimidì non poco.
Si sforzò di sollevare le iridi e incontrare quelle chiare di lui quando lo udì rivolgerlesi con gentilezza.
《S-sì professore.》 Balbettò appena, vergognandosi del suo essere così debole. Era lo zimbello della scuola. Una purosangue senza fegato, che si faceva mettere i piedi in testa da chiunque. Se suo padre l'avesse saputo, l'avrebbe probabilmente scuoiata viva..e se suo nonno l'avrebbe saputo si sarebbe rivoltato nella tomba.
Chrisalide vide il professore porgerle quello che sembrava un pacchetto di fazzoletti e lo aprì con la mano non sporca di sangue, prendendone un paio e tamponandosi il naso con esso. Si sentiva una fallita e Chris non faceva altro che urlarle nella testa i più orripilanti insulti. 《Ho cercato davvero tanto di ignorarli, ma mi sono stati addosso tutto il giorno, mi dispiace, non avrei dovuto reagire in quel modo.》 Disse poi tutto d'un fiato, chinandosi per racimolare i propri libri che erano ancora sparpagliati sul pavimento. Si rialzò stringendoli al petto ed annuì alla ragazzina di Corvonero, facendole capire di non preoccuparsi per lei. Si voltò dunque verso il professore, guardandolo nuovamente negli occhi, con un'espressione preoccupata. 《Finirò in punizione anche io? La prego... non scriva a mio padre...》 E a quel pensiero, sembrò tremare spaventata. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era suo padre che si presentava al castello per fare le sue dimostranze. Perchè se fosse arrivato, avrebbe scoperto che lei aveva deciso di porre fine alla mascherata impostale da lui stesso. 《...farò qualsiasi cosa voglia, Signore, ma la prego, non dica a mio padre di quello che è successo...》 Era sull'orlo delle lacrime, osservando il docente con occhi lucidi, i capelli bagnati di inchiostro e un rivolo di sangue che dal naso le colorava la pelle fino al mento.


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view post Posted on 24/11/2016, 19:54
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I quattro bulletti alla sentenza del professore e alla vista del custode impallidirono, divenendo del medesimo colore dei capelli della serpeverde. Codardi. Pensò tra se e se, con una nota di leggero disprezzo. Spesso nel suo lavoro gli capitava di incontrare individui "problematici", violenti e che si divertivano a prendere in giro gli altri, sminuendoli, per sentirsi superiori a loro. Vi erano alcune teorie educative che dicevano che essi erano solitamente più fragili degli altri ragazzi, che soffrivano complessi di inferiorità, che provenivano da famiglie disagiate e emarginate, eccetera eccetera. in parte era vero, in parte erano baggianate. Alcuni sono davvero ragazzi che esternano in quel modo il loro bisogno d'aiuto, altri non lo necessitano affatto, anzi, a volte è perfino deleterio. Semplicemente alcune persone sono più tendenti a compiere del bene, e altre a compiere del male, ma questo è nella loro natura. E' importante ricordare però che non esiste bianco o nero, ma solo tantissime sfumature di grigio.
Sospirava amareggiato mentre osservava i quattro che venivano condotti via dal Custode, che con un sorriso sornione nascondeva sotto i baffi il terribile compito al qual sarebbero stati destinati: pulizia delle serre di erbologia, raccolta di erbe per pozioni, vigilanza alle creature magiche nella foresta proibita, lavaggio degli immensi pavimenti della Sala Grande, lucidatura delle statue del Castello... Tanti erano i lavori che venivano lasciati volentieri al signor Gazza, e che ora lui allo stesso modo lascerà a loro.
Dopo quello, gli occhi tornarono a posarsi sulla piccola Serpeverde che, ancora spaventata e confusa da quegli avvenimenti, lo fissava con due iridi da cerbiatta smarrita che gli fecero venire un groppo in gola. A volte l'empatia fa provare anche la sofferenza degli altri, non solo la gioia. E vide nella sua espressione tutto: la sua umiliazione, la sua vergogna, il suo disonore, la sua fragilità... E naturalmente ebbe un piccolo moto di commozione, che spense subito dopo con un sorriso rassicurante:
Ragazza mia, davvero voi studenti mi credete davvero così cattivo?
E lentamente esso si allargava, mentre ridacchiava leggermente. Il miglior balsamo per la sofferenza spesso è la risata.
Stai tranquilla, non finirai in punizione, tu non hai nessuna colpa. Mi dispiace che se la siano presa con te... Sai, purtroppo tu non sei stata la prima nè immagino sarai l'ultima. Hai avuto semplicemente sfortuna, ma a quella si può rimediare...
Parole che cercarono di essere rassicuranti, ma non voleva essere nemmeno troppo invasivo. Cercare di fornire più aiuto di quanto era necessario spesso era ancora più sbagliato che non darne affatto. Bisognava trovare il giusto mezzo. E ora lo sguardo calò sui suoi capelli bianchissimi, macchiati da un brutto nero grumoso di calamaio. Il sorriso si abbassò di un poco, financhè non gli venne in mente un idea. Sollevando ancora la bacchetta, puntandola questa volta contro i suoi capelli, avrebbe cercato di volteggiarla attorno ai suoi capelli, compiendo con il polso un moto spiroidale, mentre cercava di pensare a un getto di aria calda leggera e piacevole, che avrebbe potuto asciugare i capelli della giovane serpeverde. Il calore avrebbe dovuto togliere la sensazione di umidità dalla sua cute, e se tutto fosse andato correttamente, avrebbe anche dovuto eliminare quella brutta macchia d'inchiostro. Tutto ciò ovviamente nell'eventualità che il suo incantesimo fosse riuscito.
Arefacio.
Pronunciò delicatamente, cercando di compiere al meglio la formula.
Hai dei capelli bellissimi, è un vero peccato che quei disgraziati te li abbiano sporcati, però come vedi, la magia a volte può essere utile, anche se è vietato usarla al di fuori delle aule. In questi casi uno "sgarro" è permesso.
Sorride nuovamente. Aveva ancora il naso sanguinolento, cosa che avrebbe potuto risolvere facilmente con un nuovo incanto, ma era meglio utilizzare prima i metodi tradizionali, bagnando un poco il fazzoletto con un pò d'acqua e tamponando la ferita, cosa che avrebbe provato a fare e a suggerire alla ragazza, nel caso vi fosse stato un bagno nelle vicinanze, e se non ricordava male vi era quello delle ragazze, soprannominato dagli studenti "Bagno di Mirtilla Malcontenta". Lì ella avrebbe potuto sistemarsi un poco, nel caso lo avesse voluto. Una volta fatto tutto quello, avrebbe provato nuovamente a guardarla, e questa volta chiese col medesimo tono di poco prima:
Come ti chiami?



A te decidere la riuscita del mio incanto o meno ;)
PS: Spero che il cognome Lovecraft non sia casuale... XD Si da il caso che casualmente stia leggendo proprio il tuo omonimo. Coincidenze? :P
 
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Bàthory
view post Posted on 29/11/2016, 09:09




Chrisalide Lovecraft
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Chrisalide aveva appena finito di infilare i libri nella borsa, il suo sguardo vagava sulla folla di ragazzini che pian piano si disperdeva. Lo spettacolo era finito e non c'era più nulla da vedere.
La ragazzina sollevò lo sguardo per incrociare l'ennesima volta quello del professore che la stava lentamente analizzando con le proprie iridi. Sapeva le proprie guance fossero a fuoco, si vergognava per il trovarsi in quella situazione, si vergognava perchè quando finalmente aveva trovato il coraggio di opporsi al destino impostole da suo padre, arrivavano quei quattro idioti a prenderla in giro e darle addosso.
Per un attimo ed uno soltanto, Chrisalide si perse nelle proprie elucubrazioni, pensando che forse, Chris avesse ragione. In fondo, molto in fondo, si sentiva ancora colpevole per quello che stava facendo. Andare contro al volere di Maxwell le sembrava a tratti ancora sbagliato e non era sicura sarebbe riuscita a portare a compimento la missione per la sua libertà. Sospirò scoraggiata, udendo il professore parlare. Lo guardò in difficoltà, per poi scoccare occhiate nervose tutt'intorno, alla ricerca impossibile e senza speranza di qualcuno o qualcosa che le venisse in aiuto.
《No..oh no, no. Mi scusi, non era quello che intendevo.》 Chinò il capo a disagio, come al solito diceva sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato.
Il professor Barrow era piombato nel corridoio come un angelo custode, il suo intervento era stato assolutamente provvidenziale! Lungi da lei il pensiero che il docente potesse essere anche soltanto un po' cattivo. Anzi. A Chrisalide piacevano le sue lezioni. Il modo in cui egli spiegava la propria materia l'affascinava e da quando l'uomo aveva ottenuto la cattedra di trasfigurazione, la serpeverde era migliorata.
Scosse il capo, tornando con i piedi per terra quando Barrow parlò ancora. Con sua grande sorpresa, il professore la stava difenendo, additando il gruppetto grifondoro come colpevole.
Chrisalide dischiuse le labbra colpita dal di lui dire. Era così sorpresa che avrebbe voluto chiedergli se fosse uno scherzo...ma non sembrava lui fosse il tipo di persona che facesse sarcasmo gratuito, quindi optò per il tenere la bocca chiusa e finire di ascoltarlo. Annuì due volte, sistemandosi al meglio la borsa a tracolla. 《Rimediare?》 Chiese incuriosita, non intuendo subito a cosa lui si riferisse. Quando lo sguardo del professore si soffermò sui suoi capelli oramai rovinati, arrossì ancora una volta, conscia che le sue gote lattee avrebbero fatto trasparire con poca difficoltà i sentimenti che provava. Lo osservò mentre sollevava la sua bacchetta magica verso la propria testa e istintivamente si strinse nelle braccia, improvvisamente nervosa nel vederlo muoversi così. 《Cosa sta..?》 Ma prima che potè terminare la propria frase, un improvviso getto di aria calda fu sprigionato dalla sua bacchetta. La serpina chiuse gli occhi, mentre la sua nivea capigliatura veniva asciugata all'istante.
Un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra quando, nel toccarsi i capelli, li scoprì puliti ed asciutti. 《Grazie...》 Sussurrò con quella sua timidezza che però non le impedì di dedicare al docente un altro sorriso, specialmente quando lui le disse che i suoi capelli erano bellissimi. Chrisalide avrebbe potuto probabilmente voluto scomparire, finire tre metri sottoterra a fare compagnia al nonno Howard, piuttosto che avere un complimento del genere. Non vi era per nulla abituata. 《E'..E' molto gentile professore.》 Trovò nuovamente il coraggio di incontrare le sue iridi e annuì ancora al suo dire. In fin dei conti aveva ragione e lo sapeva. La magia poteva essere molto utile a volte.
Si incamminò lungo il corridoio assieme al professore, che sembrava l'avesse presa sotto la propria ala protettiva, e la ragazzina si sentiva ora al sicuro. Arrivarono nei pressi del bagno di Mirtilla Malcontenta e Chrisalide si avvicinò alla porta, voltandosi prima di entrare. 《Ci metterò giusto un attimo...》 Disse, con una muta preghiera negli occhi che lo implorava di non andarsene. L'ultima cosa che voleva era essere lasciata sola e il rischio di esser presa di mira di nuovo. Guardò il professore per un istante ancora, poi si congedò in fretta, varcando la soglia del bagno delle ragazze. Una volta all'interno, si recò velocemente ai lavandini funzionanti, quelli appoggiati contro la parete di mattoni, che erano sormontati da specchi. Osservò il proprio riflesso per un attimo. I capelli erano tornati del colore della nave, ma la sua narice ancora non smetteva di sanguinare.
Recuperò un altro fazzoletto dal pacchettino consegnatole dal professore e lo posizionò sotto il rubinetto, bagnandolo quanto bastava per poter tamponarsi il naso. Guardandosi allo specchio seguì con occhi attenti il rivoletto di sangue che dal naso le colava sulle labbra e giù fino al mento.
Ripensando al professore che l'attendeva fuori del bagno, Chrisalide non potè fare a meno di ricordare una delle storie lette nella biblioteca di famiglia, La trappola, scritta da suo nonno. Essa narrava un'avventura che aveva come protagonisti un insegnante ed un suo allievo; era ambientata in una scuola-residenza tra le colline del Connetticut. Uno studente di nome robert veniva risucchiato da uno strano e antico specchio, di proprietà dell'educatore. Una piccola parte dello specchio aveva delle ondulazioni, dei riflessi, come un turbinio che ricordava una minuscola tromba d'aria, o un mulinello nell'acqua. Ad un certo punto robert scomparve, e l'adulto si convinse che il suo giovane allievo ed amico, fosse stato trasportato in un' altra dimensione.
Attraverso la disciplina mentale, appresa nelle indie occidentali e negli angoli misteriosi del mondo, il bizzarro professore riuscì a riportare il ragazzo sulla terra.
Questo grazie ai messaggi che Robert gli trasmetteva nel sonno, durante i sogni. Il luogo al di là della specchiera era costituito dalle scene che tale oggetto riflettente aveva "visto", nel fluire di tutta la sua storia. Si trattava di un attrezzo costruito da un mago del settecento. Dietro, dentro, di esso tutto era al contrario. Le cose grandi erano piccole, quelle piccole grandi. Più ci si avvicinava ad una cosa più si ridimensionava, più ci si allontanava più l'aggeggio diventava grande. Anche i colori erano rovesciati. 《Era un mondo intangibile ed eterogeneo, una serie di scene all'apparenza dissociate.. si mescolavano indistintamente l'una con l'altra...》 Sorrise al proprio riflesso, immaginando un universo parallelo dove la storia diventasse realtà e lo specchio la inglobasse al suo interno. Scosse il capo, notando che finalmente il sangue aveva cessato di fuoriuscire. Si pulì alla meglio e poi uscì, ritrovando il docente ad aspettarla, ancora lì. La sua domanda non la colse di sorpresa, sapeva che gli studenti erano tantissimi ad Hogwarts. 《Chrisalide. Chrisalide Lovecraft.》 Disse un po' più piena di coraggio.


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view post Posted on 11/12/2016, 23:01
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Non era sicuramente una situazione piacevole quella, nè per la ragazza, nè per il docente. Purtroppo il bullismo adolescenziale era un fenomeno sempre più presente nelle nuove generazioni, non che non ve ne fosse anche tra le vecchie, ma sicuramente oggi il problema erA più evidente, a causa di tanti fattori. Probabilmente anche l'epoca in cui vivevano influiva. In periodi bui come quelli, in cui il male poteva nascondersi dietro ogni angolo, ci si sentiva più insicuri e deboli. Spesso negli atti di prevaricazione e discriminazione si poteva leggere una velata richiesta di attenzione, o un bisogno di aiuto. E forse quei ragazzi lo richiedevano, ma prima di tutto Gazza richiedeva degli spazzini per il pavimento della Sala Grande. Si sarebbe occupato dopo dei loro problemi.
Notò lo sguardo nervoso e l'imbarazzo della ragazza, e cercando di essere empatico, immedesimandosi nella sua situazione, poteva comprendere la ragione dei suoi comportamenti. Spaventata, confusa e disorientata, aveva bisogno di qualche istante di pace per riacquisire la cognizione del tempo, e lasciare che il suo cervello ricostruisse gli eventi.
Sorrise rassicurante, un sorriso che non cercò di essere né eccessivo da parere finto, né troppo striminzito da parere freddo. Era un sorriso empatico, che cercava di infondere calma e tranquillità.
Beh sai, forse non hanno tutti i torti. Nel mio mestiere capita che alcuni studenti mi considerino un rompiscatole (se sono fortunato), vuoi per un voto, vuoi per una punizione, per un compito non consegnato, eccetera... Ma è una cosa normale. Purtroppo l'insegnante perfetto che piace a tutti non esiste.
Nel pronunciare quelle parole rimembrò i tempi da studenti quando lui e i suoi compagni si divertivano nel creare soprannomi "artistici" per i professori più antipatici, e delle sagaci invettive tirate verso quella santa donna della professoressa di Divinazione. Quante sfere di cristallo che aveva frantumato il suo ultimo anno!
Si sentì sollevato nel veder comparire un piccolo sorriso imbarazzato dal volto candido della piccola Chrisalide, una volta che i suoi capelli ripresero il colore originario. Un gesto semplice, che però sembrava aver apprezzato molto. Dopotutto, la semplicità è ciò che stupisce di più. Una volta che la ragazza avrà raggiunto il bagno per asciugarsi e pulire il sangue dal naso, egli sarà rimasto lì fuori, a vigilare i corridoi. Ormai il flusso degli studenti era tornato quello di prima. Alcuni lo salutavano, altri evitavano di incrociare il suo sguardo, altri ancora chiacchieravano tranquilli oppure parlavano ancora della rissa di poco prima. Tuttavia dopo poco tempo quella spiacevole situazione sarebbe finita nel dimenticatoio, come spesso accadeva con queste cose. Era nella natura dell'uomo cercare di rimuovere dalla mente gli eventi brutti, e quello era sicuramente un qualcosa da dimenticare.
A braccia conserte, in tutta la sua alta statura, con l'occhio vigile di un rapace tornò a controllare i corridoi, poggiando la schiena al muro in marmo, a pochi metri dalla porta del bagno, in attesa che la piccola serpeverde uscisse. Fischiettò silenziosamente una canzoncina, per poi gettare uno sguardo sulle finestre, osservando i raggi solari che illuminavano il giardino al di sotto, anch'esso colmo di vita e di studenti, in uno scenario tipicamente autunnale, con gli alberi che come in quadro di Monet gli suscitavano una certa emozione. Giallo, rosso, arancio e marrone regnavano sovrani. E lasciò che la vista contemplasse per qualche istante quel panorama, financhè non sentì i passi della serpeverde provenire dal bagno.
Quando ella si presentò, il docente nel sentire quel cognome alquanto particolare sollevò leggermente le palpebre. Quelle parole evocarono in lui un lontano ricordo di gioventù.
Lovecraft? Hai un cognome molto interessante. Non so se lo sai, ma molti anni fa lessi di uno scrittore tuo omonimo. Lo conosci? Le sue forse non sono storie molto adatte ai ragazzi, però te lo consiglio, la lettura fa sempre bene... A ogni età!
Il primo libro che lesse di Lovecraft lo trovò nella biblioteca di suo padre, cosa di cui rimase alquanto sorpreso, essendo il vecchio Edward un uomo molto razionale, dalla mente scientifica e scettico per natura sul paranormale. Amava leggere stando sotto la vecchia quercia del suo giardino, e vi trascorse da ragazzo parecchie ore leggendo le sue storie, che andavano ad indagare nel profondo dell'animo umano, alla ricerca dei lati più oscuri e spaventosi, parlava di personalità dilaniate e sull'orlo della pazzia, storie al limite della linea sottile tra genio e follia. Alcuni di quei racconti non gli fecero passare dei sonni tranquilli, ma eseguivano perfettamente la loro funzione: trasmettevano un emozione, e non esiste emozione più forte e viscerale della paura.

Ti chiedo scusa per il vergognoso ritardo.
 
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5 replies since 11/7/2016, 20:13   150 views
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