Il ticchettare regolare della pioggia sulle vetrate, dava seguito allo sciabordio soffuso e leggero della miscela all'interno della bombatura della panciuta teiera. Quasi fossero capitati all'interno del ventre di un'enorme balenottera, e in cui entrassero a ondate sapori nuovi, aromatizzati e affumicati con arte, come le foglie di quell'intenso The cinese, fiumi di parole più o meno circostanziate, o ancora spifferi e correnti, fredde e calde. Il caminetto crepitava, e sembrava voler avvolgere l'intera scena in un bozzolo caldo, un baco di seta, chiuso e in crescita, in attesa di tempi migliori, in attesa di una sua nuova e rinnovata primavera. Rosso, acceso, come la veste del Vecchio, o come il piumaggio dell'uccello di fuoco poco distante, assorta in quell'allegra e tranquilla serata di pioggia. Non era la pioggia ad essere rilassante, per quanto in definitiva lo fosse, in un luogo in cui piove ogni giorno almeno una volta, nel più lungo periodo non poteva essere quello il determinante, ma il fatto che lo fosse stata proprio la serata sino a quel momento. Una serata di lettura, di studio, un The, in attesa più tardi che scoccasse l'ora della ronda notturna. Ma c'era tempo. E quell'improvviso, quanto repentino cambio di programma non sembrava aver leso la natura stessa della serata. A volte succede, va bene, altre meno. Una questione di fortuna. Era audace?
Era il collezionismo veramente e intrinsecamente puro?
Quante volte si era posto quella domanda, senza trovarvi una risposta definitiva.
Tutto stava nelle due differenti facce di una stessa medaglia.
E la risposta non era delle più scontate.
Una questione di coscienza?
Era forse sporca?
Pregi e difetti del collezionismo.
Mi creda, sono anni che mi pongo la domanda, e non ne sono ancora venuto a capo.
Forse imbarazzante, ma purtroppo vero. Assumiamo ad esempio che per salvare un esemplare rarissimo dalla sua distruzione certa, debba privarne il legittimo proprietario di gran lunga prima del tempo? Al netto di ogni problema legale che implicherebbe ciò, per molti versi lei compirebbe qualcosa di eticamente discutibile, positivamente lei salverebbe l'esemplare, magari un libro da un incendio, ma allo stesso tempo il suo legittimo proprietario dovrebbe farne a meno da subito. Se anche il proprietario non fosse a conoscenza del reale valore del libro, sarebbe lei legittimata a privarlo di tale tesoro, a fronte esclusivamente di una sua superiorità culturale? Nonostante sia legittimo agire in una direzione, troverei altrettanto eticamente discutibile l'intero discorso, senza doverlo nemmeno portare alle estreme conseguenze. Il raro esemplare varrebbe la vita stessa del suo proprietario?
Procedeva solerte, ma non meno espressivo.
Dispensando le giuste pause, sottolinenando i giusti passaggi, rallentando sistematicamente al giro di boa, per concludere infine con fare grave. Un attore consumato che godeva dello sproloquio, pur trattenendosi, e dominandosi, affascinato dal suono stesso della sua voce, in quello che in effetti sembrava essere semplicemente l'ennesima volta di un copione ormai vissuto, sgualcito per il troppo consumo, dalle pagine arricciate, e ingiallite, per la scarsa qualità della pergamena selezionata a casaccio in origine, forse tra una pila casuale di possibili scarti.
Iniziavano allora le dolenti note?
Per quanto non lo fosse, era sempre una minaccia.
Lei ha detto, una sua lezione, un compito, una domanda.
L'inizio della fine. Era già ora di tenersi saldamente alla scopa?
Quante decadi era che non saliva più su una scopa? Mezzo secolo?
Ma anche in quel caso ogni aspettativa venne battuta, sconvolta, annichilita da quanto sarebbe seguito. Già di per sè l'Aritmanzia era stata una scelta coraggiosa di lezione, attendersi addirittura una domanda era forse sperare in troppo. Cara grazia, insomma. Ma non era comunque finita lì, si era spinta oltre, anzi. Era come se la Wenlock fosse un paravento, rinvenuto quasi per caso, trovato con un inaspettato guizzo di fortuna, in grado di ribaltare la sorte, in quella che aveva tutta l'aria di essere una ricerca ben più interessata, di quanto non potessero rappresentare dei comuni compiti. In tutto, c'era qualcosa di male? No. Se anche ve ne fosse stato, si sarebbe tirato indietro? Probabilmente no. Eppure non si sarebbe in ogni caso potuto vendere per quello che non era, e non sarebbe mai stato. Ma anche in quel caso un aiuto gli veniva offerto dalla stessa Tassorosso, era pur sempre l'opinione di uno Storico, non di un divinatore, nè tanto meno di un Profeta.
E faceva tutta la differenza del mondo.
Venendo invece a noi, come giustamente faceva riferimento io sono uno Storico, quindi potrei non essere la persona più indicata cui rivolgere questi dubbi, non posso vantarne una conoscenza più che superficiale non essendomi mai interessati più di quel tanto, ciò nonostante le posso offrire la mia opinione in materia, e qualcosa su cui riflettere, se è questo che vuole. In primo luogo scinderei spacchettandole tutte le componenti che ha citato nel loro ordine, oltre a quelle non chiamate in causa. Come avrà forse già avuto modo di scoprire, in un modo o nell'altro, e se non l'ha fatto non si è poi persa il mondo, la Divinazione raggruppa sotto al suo cappello un'ampia e discutibile gamma di pratiche, con effettivamente obiettivi divinatori, nel senso più lato cui potremmo pensare. Dal momento che personalmente sono scettico sull'effettività di quasi tutte preferirei non passarle in rassegna, se non le spiace. L'Aritmanzia, come forse avrà modo di studiare tra qualche anno, coglie dei nessi sottili che potremmo anche definire coincidenze per anticipare ad esempio il temperamento di una persona, in base al nome, allo zodiaco, al giorno di nascita. Lo definirei come il campo della probabilità, se mi passa il termine, dove le eccezioni sono la norma. Date delle premesse, è abbastanza probabile una certa conclusione, ciò non toglie che sia tutt'altro. Diversamente, quella che definiamo in senso proprio Divinazione, e non le altre pratiche di cui poc'anzi, ha la pretesa di indagare il futuro stesso.
Trapelava a tratti un malcelato scetticismo.
Per quanto proseguisse sereno nel suo discorso, era evidente il venir meno di una certa presa che aveva connaturato e innervato la prima parte. In fondo, come poteva uno Storico, un sacerdote della scienza più esatta che potesse esservi, essere allo stesso tempo un sodale sostenitore del suo opposto? Chiedere a lui, doveva aver scontato già almeno in parte il niet della risposta. Qualcosa che non sarebbe certamente stata replicabile, se non a latere, dal Collega di Divinazione stesso. I limiti della Storia erano noti, meno certi per la Divinazione. In positivo, ma anche in negativo. Rimanevano quindi i Profeti, e i loro prodotti.
Le Profezie, vere o false che fossero, erano sempre una brutta Storia.
Dove ci si doveva sporcare le mani.
Ora, badi bene, un Divinatore vero è di per sè qualcosa di sufficientemente raro da trovare, che giustifica il profondo scetticismo che ondate di ciarlatani sollevano. Non di meno, esiste. Un Divinatore è in grado di sbirciare in un futuro, e talora dar forma a quelle che potremmo definire Profezie. Sfortunatamente non ha alcun potere sul futuro, e sulla profezia, può decidere se divulgarla o meno, ma tale rimane. Un Profeta, invece, che è decisamente ancora più raro di un Divinatore ha un certo margine d'azione sul futuro, ricevendo, e per certi versi creando nuove profezie. Quanto lei sostiene è però vero solo in un caso, che la Profezia sia una vera vera profezia. Quindi, cosa sa già delle profezie, Mademoiselle Moran?
Era finita la gincana in quella jungla di non sensi?
Avevano finalmente gettato l'ancora?
Il punto era quello, saldo e fermo.
Quanto ne sapeva?
Come proseguire?
Tacque, come mosso dalla necessità di tornare al The, di sincerarsi che la giovane ospite gli fosse ancora dietro, e timoroso di spingersi oltre. L'argomento non era dei più semplici, ed anzi, la gravità dello stesso, ne implicava una sana reticenza. Le profezie erano aria fritta, le Profezie cambiavano il mondo. Qualcosa di cui la zuccheriera, tornata di buon grado al suo posto, sembrava non curarsi proprio.