It's Just an Interview

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view post Posted on 9/9/2016, 16:01
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Due piume, qualche pergamena e due boccette di inchiostro. Aveva tutto ciò che gli serviva per il grande momento, esattamente nella borsa a tracolla marroncina che portava con sé. Era tutto il giorno che camminava avanti e indietro, consumando il pavimento della Stanza n° 2 del Dormitorio Maschile dei Grifondoro, era teso ma allo stesso tempo molto entusiasta, anche se sapeva perfettamente che non c'era alcun bisogno di essere ansioso o preoccupato, si era preparato perfettamente per quell'incontro, aveva fatto già dieci, se non di più, simulazioni di quella che sarebbe stata la sua prima intervista per la Gazzetta del Profeta. Si era preparato le domande già molto tempo prima, chiedendosi quali cose avrebbe voluto sapere lui se fosse stato uno dei tanti lettori del famoso giornale del mondo magico, cosa avrebbe voluto sapere in quel caso? E da lì preparare le domande non era stato molto complicato, poiché non gli era stato per niente difficile immedesimarsi in un lettore, d'altronde quell'argomento gli interessava, lo incuriosiva e non poco, erano cose che anche lui voleva sapere per interesse personale e quindi non solo per poter fare un buon articolo. L'intervistato di quel giorno sarebbe stato niente di meno che il Vice-Preside Ignotus Albus Edward Peverell, nonché Professore di Storia della Magia, una delle materie che il Grifondoro trovava più difficili, d'altronde era sempre stato più bravo nella pratica, ma sapeva anche che quella materia era fondamentale, la conoscenza rendeva saggi e forti e lui era abbastanza avido in questo campo, più poteva imparare e meglio era. Parte della sua ansia derivava dal senso di inquietudine che riusciva a trasmettergli il Professore, o almeno in classe era così. Ma non era il tipo che si lasciava abbattere da emozioni come la paura o l'ansia, difatti non aveva perso tempo, e appena avuto il permesso per poter svolgere l'articolo e l'intervista, aveva mandato un messaggio via Gufo al Professore in questione, chiedendogli quando sarebbe potuto passare nel suo Ufficio. Con sua grande gioia la risposta del destinatario non era tardata ad arrivare ed ora eccolo lì davanti all'Ufficio di Peverell pronto a dar via alla sua primissima intervista. Le mani quasi gli sudavano, le gambe quasi gli tremavano e le domande preparate continuavano a vorticargli nella mente senza sosta alcuna, ma doveva ammettere che a contrastare i sentimenti di insicurezza c'erano l'entusiasmo e il coraggio, che al giovane Rosso-oro non mancavano mai. Prima di allora non gli era mai capitato di dover fare un intervista, cosa ovvia visto che quello sarebbe stato il primo Articolo per la Gazzetta che avrebbe mai scritto, e sperava veramente di essere all'altezza del lavoro, voleva dimostrare a sé stesso di avere la stoffa per poter fare di tutto, ultimamente era diventata una sua sfida personale, voleva abbattere, in parte, la timidezza che in quei pochi anni della sua esistenza era cresciuta molto e gli aveva impedito di conoscere molte persone ad Hogwarts, ma ora era cresciuto, era anche maturato, anche se non moltissimo, infondo aveva solo dodici anni, ma non voleva che la timidezza gli impedisse di vivere a pieno la propria vita, voleva diventare definitivamente ciò che era davanti alle poche persone con cui aveva confidenza, ma non era semplice come a dirsi, gli sarebbe bastato diventare leggermente più sciolto, ma spettava a lui cambiarsi e pian piano forse ci sarebbe riuscito. Era per questo che aveva scelto di diventare un Giornalista, quante più cose avrebbe fatto tante più persone avrebbe potuto conoscere. Si viveva una volta sola e non poteva di certo farsi rovinare la vita dalla timidezza solo perché aveva avuto qualche problema con i suoi coetanei, per giunta babbani, quando era più piccolo; quello era il passato, ora aveva ben due case e anche più amici di quelli che si sarebbe mai aspettato. Assunse un atteggiamento leggermente più professionale, proprio come consigliatogli da sua nonna, la quale sembrava professionale anche quando dormiva. Pensare a sua nonna lo fece sorridere divertito, probabilmente faceva tutte queste cose anche per lei, per renderla orgogliosa di suo nipote, poiché era una donna davvero ambiziosa e si aspettava molto anche dai discendenti della sua famiglia, ma per lui non era mai stato un peso, anzi lo aveva sempre aiutato a dar di più in molte cose: nel Quidditch, nei compiti, come Prefetto e adesso anche in quello. Un giorno l'avrebbe ringraziata per tutto ciò che aveva fatto per lui, per avergli insegnato tante cose, a volte anche involontariamente. Ma quello non era il momento di pensare a sua nonna, era lì per altro, non poteva mica permettersi distrazioni. *Un giornalista, ancora non riesco a crederci* pensò facendo un sorriso a trentadue denti e perdendo l'atteggiamento serio che aveva assunto poco prima, non pensava che quell'intervista avrebbe potuto renderlo così euforico, ma infondo lui era così, ogni cosa sconosciuta, anche se piccola, riusciva a sorprenderlo, ma per un mago dalla giovane età come lui, forse era più che normale, o forse era lui fatto in quel modo, ma poco importava gli piaceva poter essere sorpreso da tutto, rendeva tutto più... bello, più interessante. Senza indugiare oltre bussò alla porta dell'Ufficio del Vicepreside e aspettò che la voce di quest'ultimo gli desse il permesso di entrare. Fece un bel respiro e sussurrò tra sé e sé: «Posso farcela...E' solo un'intervista»Ma non era solo un'intervista, Fred non era il tempo che prendeva certe cose alla leggera, aveva preso quell'impegno e l'avrebbe portato a termine nel migliore dei modi, o almeno così sperava.

 
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view post Posted on 11/9/2016, 11:40
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Un sabato pomeriggio come tanti altri.
Davanti all'allegro caminetto due comode poltrone in velluto rosso attendevano.
Alla sinistra di quella più a sinistra, e prossima alla scrivania, un tavolino, ingombro di quella che aveva tutta l'aria di essere una pila di pergamene, tutt'altro che appassionanti. Poco distante, sulla scrivania altre quattro pile sostavano in attesa, pronte a prendere il volo, come dal ponte di una portaerei. Dalle vetrate colorate filtrava luce a profusione, di quelli che in molti speravano fossero gli ultimi aneliti di estate. Si era protratta sin troppo, che fine aveva fatto l'autunno? Pensieroso, forse sulle sorti della stagione, forse sull'oceano di carte che l'attendeva, un vecchio Mago era in piedi, e dava le spalle alla luce, sorseggiando l'ennesimo goccio di The alla scrivania. Ebbene sì, era già quasi tempo di riprendere. Solo un attimo, una tazza e via. Un'irrispettosa e irriverente zuccheriera attendeva, facendo la hola, che nuovamente giungesse il suo turno. Tazza dopo tazza non era stato un pomeriggio peggiore di altri, andava riconosciuto, era stata mediamente occupata, e anche il suo Capo era stato stranamente permissivo. Che servisse una massiccia dose di zucchero per digerire quelle pergamene?
Sospirando, tornò a sedersi in poltrona. Il blu cyan della veste risaltava incredibilmente sul velluto rosso della seduta, e dello schienale, quasi fosse un'icona medievale. E l'immobilità con la quale leggeva un rotolo dietro l'altro aveva del sinistro. Tra un rotolo e l'altro un cupo borbottio, pochi tratti di piuma nell'angolo alto a destra, nemmeno il tempo per l'inchiostro rosso di asciugarsi, e avanti con il prossimo. Proprio come in una perfettamente oliata catena di montaggio al rialzarsi della piuma dal rotolo, questo schizzava lontano, vorticando intorno alla stanza, prima di adagiarsi sul lato destro della scrivania, dove due delle quattro pile attendevano, già vergate, e marchiate di rosso. Contemporaneamente dal lato sinistro un nuovo rotolo si muoveva alla volta del tavolino, svolazzando il più silenziosamente possibile, insinuandosi sul fondo di quelli in attesa di essere corretti. Compiti, compiti di Storia. O per meglio dire, il più delle volte non sensi messi per iscritto, per operare gratuita violenta su quelli che erano stati poveri agnelli, almeno idealmente. E se era ancora accettabile leggere inutili ma brevi fantasticherie, più si allungavano, quasi volendo controbilanciare l'idiozia espressa e svelata, più la probabilità di finire tra le fiamme cresceva. Due segmenti perpendicolari segnarono un'improvvisa e inaspettata fortuna su una buona sestina dei rotoli successivi. Dopo certe cose, ciò che seguiva non poteva che sembrare geniale. L'aveva valutato? Ne aveva tenuto debitamente conto?
Inaspettatamente, prima che la pendola battesse la mezza, qualcuno bussò alla porta.
Aveva appuntamenti? Qualcuno pronto a scusarsi di quella perdita di tempo?
Un problema? Una qualche richiesta? Nuove suppliche?
Un colloquio da lungo tempo rimandato?
Non mancavano le eventualità.


Avanti!

Tra gli svolazzi, una sinuosa 'S' prese forma al suo posto.
Già il rotolo volava via, e uno nuovo trovava posto.
Chi poteva essere?
Chi aveva scordato?

 
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view post Posted on 16/9/2016, 23:30
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«Avanti» A quelle parole il giovane mago fece un ultimo piccolo respiro, per poi aprire la porta ed entrare per la prima volta nell'Ufficio del Vicepreside. Non era esattamente come se l'aspettava, era una stanza ampia e luminosa, ma la cosa che attirò la sua attenzione furono le finestre dalle vetrate colorate, le amava appunto per quei fantastici colori. Un sorriso del tutto fuori luogo comparve sul volto del Grifondoro mentre i suoi occhi iniziavano ad esplorare lo spazio circostante. La seconda cosa che gli saltò all'occhio fu la presenza di moltissimi libri, alcuni posti ordinatamente sulle varie librerie ai lati della stanza e altri sulla scrivania del Professore, insieme a pile e pile di fogli, probabilmente compiti da correggere. *Non vorrei essere al suo posto in questo momento* pensò tra sé e sé, doveva essere stressante dover correggere tutti quei compiti e quasi si dispiacque per i Docenti del Castello. Ma ben presto si riscosse dai suoi pensieri, spostando la sua attenzione sull'unica persona presente nella stanza al di fuori di sé stesso: il Vicepreside in persona. «Salve, sono Fred Zoungla. Non so se si ricorda, qualche giorno fa le ho spedito una lettera» L'uomo era seduto sulla su di una poltrona difronte al camino e gli dava le spalle. Il Rosso-Oro lo guardò con attenzione mantenendo il contatto visivo sulla sua nuca, di solito era abituato a guardare le persone dritto negli occhi ed ispezionarle a fondo ma per ovvi motivi in quel momento gli fu impossibile. Era la prima volta che aveva occasione di poter parlare con lui tête-à-tête. In quel momento si chiese come sarebbe apparso all'adulto e fu proprio per quello che assunse la sua solita espressione calorosa e gentile al posto di quella neutrale e circospetta che aveva assunto poco prima. «Devo intervistarla per conto della Gazzetta del Profeta». Probabilmente il docente si era scordato di quell'incontro, ma visto quanto doveva essere occupato era abbastanza normale dimenticarsi qualcosa di tanto in tanto. Il Grifo si augurò con tutto il cuore di non averlo disturbato troppo, odiava dar fastidio alla gente, solo il pensiero che qualcuno potesse voler fare altro invece che stare in sua compagnia lo metteva terribilmente a disagio, ma in quel caso era diverso, era lì per una questione prettamente professionale quindi non aveva di che preoccuparsi, doveva darsi una calmata, aveva affrontato Leoni infuocati, Aschwinder, Nargilli, Megere e quant'altro eppure una semplice intervista riusciva a trasmettergli tutta quell'ansia che lo faceva apparire goffo e strambo. *Strambo o no devo fare quest'intervista* D'altronde sua madre gli aveva sempre detto che "Strano" non era sinonimo di brutto, anche se lui aveva ancora dei dubbi su quel concetto, o almeno li aveva quando il soggetto era lui.



Edited by Fred Zoungla - 21/9/2016, 18:38
 
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view post Posted on 17/9/2016, 17:35
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E l'ospite entrò.
Movimenti rallentati.
Un prevedibile sguardo d'insieme.
Il tempo di capire dove fosse finito.
Il tempo di stupirsi, sdegnarsi, rallegrarsi.
La porta che si richiudeva. Il passo giovane, leggero.
Probabilmente era uno studente, una nuova visita, un novizio.
Poi la presentazione. In effetti non si erano mai spinti oltre i convenevoli.
Zoungla, del resto, che razza di cognome poteva essere? Gli venne quasi voglia di voltarsi, ma sarebbe stato considerevolmente complicato abbandonare il rotolo, e il camino, abbastanza in fretta da rispondergli anche nel frattempo. Era sufficiente invitarlo a sedersi, no? In effetti si erano sentiti, ora che se ne ricordava lo stava anche aspettando con ogni probabilità. Un'intervista, una necessaria scocciatura? Cosa ne sarebbe uscito? Era raro che portassero da qualche parte. Raro che fossero e dessero frutti intelligenti. Probabilmente era solo questione di sfortuna? Si era persa l'abitudine dell'intervista del Prefetto del mese? Era quello il problema, e quindi erano arrivati sino a lui? Aver rifiutato così tante interviste, rendeva obbligatorio doverne accettare una presto o tardi? Era stata la mossa più intelligente? Prefetto, e Grifondoro, qualcosa doveva pur dire. O forse no? Quali erano le reciproche aspettative? E cosa aveva ancora una volta da raccontare al Profeta? Avrebbero trovato qualcosa? Era stato mandato? O si era presentato lui? Avrebbero trovato la giusta misura? Un compromesso?
Ancora leggendo, prese a rivolgersi al misterioso ospite.


Prego Mr Zoungla, si accomodi pure, sono subito da lei.
Posso offrirle qualcosa da bere? Un The? Qualcosa di freddo?


Una richiesta e una proposta come tante altre.
Il gioco stava iniziando, tra un arcaismo e un rotacismo.
Un accento strano, e l'altro insolito. Come sarebbe finita?
Un esito doveva essere forse preferito all'altro?
Il giovane Grifondoro aveva delle idee?
Partivano in discesa?
O in salita?



Dunque, in realtà Poverell non è alla scrivania, ma davanti al camino, e dà le spalle alla porta.
 
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view post Posted on 22/9/2016, 19:29
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Quando il Professore lo invitò ad accomodarsi, il Grifo non se lo fece ripetere due volte e, con passi decisi, raggiunse la poltrona libera, affiancata da quella del Professore Peverell, e un secondo dopo vi si accomodò sentendosi molto più sereno e tranquillo. «La ringrazio per avermelo chiesto, ma devo rifiutare. Faccia come se avessi accettato» disse sorridendo anche se il professore non lo avrebbe visto poiché era occupato. Era sicuro che se avesse accettato avrebbe finito per rovesciare il liquido a terra a causa della sua capacità di estraniarsi dal mondo esterno, e anche se sarebbe bastato un semplice incanto per pulire si sarebbe sentito a disagio per il resto dell'intervista, ed inoltre aveva lo stomaco chiuso, anche se sua nonna gli avrebbe sicuramente detto che non accettare sarebbe stato sinonimo di maleducazione, ma in quel momento no voleva pensarci, non aveva voglia di The o di qualche altra bibita e quindi non l'avrebbe presa, semplice. Mentre l'uomo finiva di leggere la pergamena che aveva tra le mani il Grifo si tolse la borsa a tracolla posizionandola ai piedi della poltrona e poi cacciò tutto il necessario, cioè le due piume, le varie pergamene e le due boccette di inchiostro, posizionando il tutto, tranne una pergamena e una piuma che tenne in mano, sulla scrivania del Docente. Era pronto, l'ansia era quasi scomparsa, sostituita dalla sua professionalità, se così poteva chiamarla, e dal suo ottimismo. Ripeté mentalmente le varie domande che aveva preparato per poi prendere la bacchetta e incantare l'altra piuma con l'incanto "Autoscribio", quindi tese il braccio sinistro, quello dominante, verso la piuma, si concentrò affinché questa scrivesse tutto ciò che i due avrebbero detto a partire da quel momento e pronunciò la formula. Sulla pergamena che aveva in mano invece avrebbe segnato le cose basilari, cioè quelle su cui si sarebbe dovuto concentrare maggiormente nell'articolo, e quelle che sarebbero potute sfuggire alla piuma incantata. Pensava di essersi preparato abbastanza bene, quindi magari si sarebbe potuto addirittura godere quell'intervista invece che temerla o essere preoccupato per lo svolgimento di essa.


Mi scuso, avevo pensato che si fosse accomodato dietro la scrivania, errore mio ^_^
 
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view post Posted on 2/10/2016, 14:34
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E così cominciava?
Cosa sarebbe stato lecito attendersi?
Erano lì con un obiettivo tutto sommato preciso.
A differenza di molte altre volte dove nemmeno al termine del colloquio era ancora chiaro ad ambo le parti il perchè si fosse tenuto. Per molti versi era un passo avanti, per altri meno. Sapere perchè fossero lì, quanto avrebbe condizionato l'evolversi della vicenda? Quanto era positivo che accadesse? E allo stesso tempo, quanto era evitabile? Un'intervista non dichiarata non sarebbe mai stata autorizzata, e la Legge parlava chiaro, soprattutto nel caso in cui il personaggio leso fosse di un pur minimo pubblico interesse. Quante interviste si erano già susseguite nel corso degli anni a quelli della Gazzetta del Profeta? Aveva smesso con gli editoriali. In fondo ormai lo sapevano tutti come la pensasse, e come no. Persistere nel lamentarsi di come andassero le cose non sembrava dare i suoi frutti, perchè non risparmiar tempo e forze in favore di qualcos'altro? Era possibile? Sì. Raggiunta una certa età gli inutili formalismi, i riti e le costumanze perdevano di valore, da tempo avevano perso di senso, e la poca voglia scoraggiava progressivamente dal portarli avanti. Era più una questione di sostanza. Se ne fosse veramente valsa la pena, avrebbe preso la piuma, disteso la pergamena, e avrebbe tuonato. Per il resto, un tacito silenzio dissenso, avrebbero capito. Alcuni. Gli altri, non era un gran problema. Erano pur sempre i vantaggi di essere ormai in là con gli anni. Ben poco da perdere.
Ma ecco, arrotolò nuovamente la parte inferiore del rotolo, scarabocchiando qualcosa nell'angolo, e tornando a rimetterlo sul tavolino. Erano pronti? Il giovane Grifondoro doveva aver già fatto tutti gli scongiuri del caso. Erano pronti. Quante ne aveva già fatte? Come avrebbe voluto iniziare? La cosa avrebbe seguito una rotta? Un filo? Marcato smaccatamente, un moto ondivago, o più banalmente non l'avrebbe fatto? Ma se il giovane non era incline al The, lui dal canto suo non se lo sarebbe certo fatto mancare. Che razza di richiesta sarebbe stata? Un'intervista valeva una tazza di The? Probabilmente no! Prese ad osservare il Giovane, iniziando. Il dado era ormai tratto.


Semplicemente splendido.
Direi che siamo quindi pronti, se anche lei è a posto.
Mi scuserà, ma temo di non poter resistere: un The per me.


Il raffinato, ed insospettabile servizio blu e bianco cinese, poco distante sulla scrivania, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del grazioso e prevedibile cliente, inseguita a ruota dalla delicata zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, grata di aver un certo margine d'azione. Una volta pronta, la tazza dal liquido ambrato, e dalle vorticose spirali di vapore, prese la 'via delle Indie', galleggiando sino al tavolino. Potevano veramente iniziare? Probabilmente sì.

 
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view post Posted on 14/10/2016, 18:34
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«Faccia pure, non c'è problema» disse il Prefetto quando il Professore gli disse che non avrebbe potuto resistere al The. Aveva sentito parlare di una qualche leggenda riguardante quella bevanda e Peverell, ma non ricordava nemmeno di cosa trattasse o forse non lo aveva mai saputo, alcune cose gli erano ancora nuove. Vide la teiera sulla scrivania animarsi e 'sbuffare' per poi versare il liquido caldo in una tazzina che svolazzò letteralmente dal suo proprietario inseguito dalla zuccheriera. Il Rosso-oro ormai era abituato a vedere certe cose e dopo aver rivolto una sguardo agli oggetti in movimento si rivolse al suo insegnante:«Prima di cominciare mi piacerebbe spiegarle di cosa tratterà l'articolo» Era giusto che l'intervistato sapesse per quale motivo erano lì quel giorno quindi Fred tornò a parlare:«In poche parole parlerà dei colloqui per il conferimento degli incarichi di Docenza» Tra tanti, aveva scelto quell'articolo perché lo incuriosiva molto. Dopotutto diventare un Docente sarebbe potuto entrare nei suoi interessi in futuro e la conoscenza lo avrebbe lo aiutato se ciò fosse accaduto. Con la coda dell'occhio vide la piuma incantata scrivere le parole che aveva appena pronunciato, sentendosi orgoglioso per averci pensato, dopotutto avere tutta l'intervista scritta lo avrebbe aiutato moltissimo a scrivere l'articolo, specialmente questo visto che era il suo primo articolo in assoluto. Poco dopo cominciò la vera intervista, era tempo di fare le domande, segnarsi le cose importanti e scartare mentalmente quelle di cui avrebbe potuto fare a meno, anche se conoscendosi sicuramente quest'ultime sarebbero state veramente poche se non addirittura inesistenti.«Se non ha domande o dubbi direi di iniziare» anche se ne dubitava, in teoria quello con le domande era lui.«Oltre ad avere una buona conoscenza in una materia, quali caratteristiche deve avere un Mago, o una Strega, per sperare di superare un colloquio e ottenere così la cattedra?» Quella probabilmente era una delle cose che volevano sapere molti maghi, in effetti secondo il Grifone molte persone non avevano il coraggio di affrontare un colloquio pensando di non essere abbastanza preparati e la risposta del Vice-Preside forse avrebbe aiutato molte persone a ricredersi, o forse no. Per la prima volta quel giorno si sentì rilassato, dopotutto sembrava che stesse semplicemente tenendo una conversazione con un Mago adulto. Si sentì uno stupido per essere stato agitato e nervoso fino a quel momento, aveva le capacità per riuscire in quella nuova impresa, doveva solo capirlo.

 
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view post Posted on 7/12/2016, 17:04
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Un primo leggero sorso di The, ed era iniziata.
Insospettabilmente sfacciato? Al limite del maleducato?
Era stato peggio da parte sua tenere la linea, o da parte dell'altro rifiutare?
Ma in fondo, per sua stessa ammissione, se era consapevole delle voci che circolavano con insistenza, e che per molti versi erano anche fatte circolare ad Arte, perchè rifiutare? Era un modo tacito e silenzioso di far passare altro? Di dirlo e non dirlo, pur dicendolo? L'aveva fregato, non potendo più far nulla? E se più semplicemente non fosse stato così complicato tutto? Se fosse stato tutto molto più semplice, una soluzione più immediata? Poteva un giovane Grifondoro essere dietro a un'architettura così complessa di significati ricamati, e damascati? In fondo, non era un'ambasciata, non erano più nemmeno quei tempi, era giovane il Grifondoro, inesperto, e forse anche altro. Non preoccuparsene? Lasciarlo fare? Gli aveva concesso l'intervista, in parte era stato anche un obbligo morale, per molti altri versi uno sfizio, un modo come un altro di togliersi qualche sassolino, di lanciare un messaggio.
Ed era cominciata.
Non aveva domande.
Ce ne sarebbero state. Perchè non aveva preso il The? C'era sotto qualcosa? Ma era inutile ricominciare da lì, un secondo silenzio assenso. Un tacito consenso a iniziare quell'attività. Nella penombra della stanza, una conversazione crepuscolare? Quale sarebbe stato l'esito? Solitamente quelle iniziative andavano a collimare con o esercizi sterili di retorica, o attività amanuensi noiose, e sconclusionate. Eppure, la speranza doveva essere sempre l'ultima a morire. In caso contrario sarebbe stata la fine di molto, forse troppo. Era una questione di fiducia?


Ovviamente la conoscenza per un Docente è molto, ma non è tutto. A dipendenza del campo d'insegnamento vi sono altri fattori da considerare. Il più delle volte l'esperienza è un requisito preferibile, per quanto non indispensabile, diversamente da altri non ritengo che sia salutare per il Castello, e per i suoi Docenti assumere personale eccessivamente giovane, priva l'uno di quel ricambio di idee che è il sale dell'Accademia, gli altri risulteranno invece più poveri intellettualmente parlando, il che come potrà facilmente intuire apre a un circolo vizioso, anche molto pericoloso. Personalmente sono anche più che propenso ad aprire le porte a candidati che si siano formati all'estero, vincendo resistenze che per lungo tempo ci hanno costretto all'interno dei nostri confini. Immagino poi che naturalmente siano indispensabili una certa sobria serietà, l'insegnamento è una delle professioni più delicate per il benessere e la prosperità della società oggi, e domani. La fiducia, è già nel corso del colloquio che affiora e si deve forgiare una prima intesa, tra il candidato e il Castello. Naturalmente c'è anche molto altro, ad Hogwarts i Professori non sono mai solo Professori, o a seconda di come voglia intendere lei la definizione di Professore, lo sono nel senso più vero del termine. Noi formiamo i Maghi di domani, da dieci secoli, nel solco della migliore delle tradizioni, in molti degli aspetti richiesti da un giovane fanciullo, andando anche oltre le mere nozioni accademiche. Forniamo alle prossime generazioni tutti gli strumenti necessari ad affrontare in serenità, per quanto le circostanze lo permettano, il futuro.

E tacque.
Era un lavoro lento, di cesello.
Le parole scorrevano come un torrentello, in alta montagna, tra una discesa e l'altra. Dieci secoli di tradizione e non sentirli? Forse non era proprio così, non era mai così semplice. Eppure, non per quello meno importante. Loro erano ancora lì, lì sarebbero rimasti. Certo, sino a quando qualcuno vi avrebbe creduto, sino a quando vi sarebbero state nuove generazioni.
Un secondo sorso di The.
Poteva anche concederselo.

 
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view post Posted on 10/3/2017, 00:17
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Fred ascoltò con attenzione le parole del suo Professore, capendone in pieno il significato. Da come parlava si capiva perfettamente che quest'ultimo era un uomo molto acculturato e intelligente, ma questo già lo sapeva, dopotutto ogni settimana partecipava alle sue lezioni. Il Prefetto intinse la piume nell'inchiostro e scrisse sulla pergamena:

Docenza = Conoscenza, Esperienza, Serietà, Nuovi Orizzonti.

Aveva preso quel lavoro molto seriamente e una parte di lui sperava che una volta scritto l'articolo lo stesso Vice Preside gli avrebbe detto cosa ne pensava.. Ovviamente il Grifondoro avrebbe accettato tutte le critiche sapendo che lo avrebbero fatto crescere in quel campo ancora sconosciuto.
«Ad Hogwarts o vi sono e vi sono stati molti Docenti dalla giovane età, da ciò che mi ha detto posso dedurre che lei non era e non è completamente d'accordo con la loro assunzione?» Quella domanda non faceva parte di quelle che aveva preparato per quell'intervista eppure gli era venuto naturale chiedere. Dopotutto all'interno del Corpo Docente erano presenti Maghi e Streghe di tutte le età, molti di loro erano anche abbastanza giovani e a Fred sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensava Peverell. Era sicuro che quei Docenti il posto lo avevano meritato ma voleva comunque conoscere la sua opinione, dopotutto il fulcro di quell'intervista era proprio lui. Fred non perse tempo e, facendosi trascinare dalla situazione, pose un'ulteriore domanda, la seconda tra quelle che aveva preparato: «Mi dica, è vero che i Professori scarseggiano a causa della rigorosità dei colloqui? Sarebbe possibile sapere come vengono svolti questi ultimi?» Questa era sicuramente una delle domande più importanti, dopotutto era quello che voleva sapere la gente: come venivano svolti i colloqui? Probabilmente avrebbe dedicato molto spazio nell'articolo alla risposta di quella domanda. Ora forse capiva perché aveva scelto proprio quell'articolo. Una parte di lui aveva sempre voluto diventare Professore, sin da quando aveva messo piede ad Hogwarts, anzi probabilmente anche da prima. Una volta lo aveva detto anche al suo migliore amico, molto tempo fa. Ricordava come se fosse ieri il giorno in cui parlarono di cosa avrebbero voluto fare alla fine degli studi, un sogno di entrambi era quello di diventare Auror. Diciamo che Fred era molto confuso riguardo al cammino da prendere ma aveva molto tempo per decidere e chissà, magari quella stessa intervista lo avrebbe aiutato a chiarirsi l'idea riguardo a quella professione chiamata Docenza.

 
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view post Posted on 28/11/2017, 22:00
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Anche in quel caso il protagonista indiscusso di quella conversazione, tanto impegnata da sembrare protrarsi nel tempo inspiegabilmente oltre quella manciata di minuti intercorsi tra quando il giovane Grifondoro si era accomodato, e poco dopo quando il Vecchio era tornato a tacere, era il silenzio. Era più il tempo passato a riflettere, a studiarsi, a scrivere le risposte, che non quello destinato effettivamente a parlare, ma erano quelle le dinamiche di un'intervista che osasse definirsi tale. Era un dialogo, una conversazione in grado di travalicare lo spazio e il tempo, che sarebbe stata affidata ai posteri. Era solo questione del quando. Nulla più. E non da ultimo, tutto era sempre strettamente correlato a che tipo di risposte dovessero essere dispensate, ogni parola aveva il suo peso specifico, andava soppessata, calibrata, lasciata a decantare, e infine affidata alle cronache. Al termine del processo ognuna di quelle parole era valutata, attraverso di quella erano indirettamente valutati l'intervistato, e l'intervistatore, in un gioco di riflessi e giudizi dall'esito spesso imprevedibile. Come avrebbero letto personaggi dei più disparati fronti della compagine sociale quanto riportato? Che peso avrebbe dato ognuno a ogni parola, e in base a cosa? I fraintendimenti sarebbero stati all'ordine della riga, ma entro l'ultima il quadro si sarebbe anche dovuto ricomporre, non sarebbe stato utile a nessuno promuovere una sollevazione di massa, a fronte di un semplice insignificante fraintendimento, per un termine usato con eccessiva leggerezza.
Ed ecco approdare la nuova domanda, un altro giro di giostra.
Erano davvero pronti?


Vede, non vorrei essere frainteso, capisco che ovviamente giovane in primo luogo sia un attributo legato all'età anagrafica, ma non per forza è così. Mi rendo conto potrà suonarle strano come termine, quasi desueto, ma sono ancora della vecchia scuola, e ritengo che anche l'etica debba essere tenuta in gran considerazione nel valutare una persona. Un candidato può essere giovane anagraficamente, ma anche peggio moralmente, eticamente, oltre che intellettualmente. Ciò non toglie nulla alla qualità della persona che abbiamo davanti, semplicemente la rende inadatta al ruolo di Docente. Come ci si potrebbe aspettare che costui insegni qualcosa? E non è da sottovalutarsi nessun aspetto, è compito di un Docente insegnare anche quando è giusto agire, e quando invece non lo è. Capisce quindi non essere così semplice nè determinare se un candidato sia giovane, nè se lo sia eccessivamente. Non esiste un criterio oggettivo, non si tratta di dire 'sopra 30 anni', è una valutazione qualitativa non quantitativa, ricca di infinite possibilità di sbagliare. Non voglio pronunciarmi su quanto sia stato deciso da miei predecessori, non sarebbe giusto in primo luogo, e in secondo non ho tutte le informazioni per giudicare, ma le posso garantire che personalmente non mi pento delle decisioni che ho preso.

Quanto poteva essere rigoroso un colloquio?
In fin dei conti, lo era? Doveva esserlo, certo, ma era altrettanto vero che c'erano decine di modi diversi per far sì che lo fosse, non per forza tutti spiacevoli. Del resto, non si trattava di scegliere cosa mangiare per cena, o tentare di capire che tempo vi sarebbe stato il giorno successivo. Era qualcosa di un filo più rilevante. E dunque...


Dunque, dipende molto dal senso che vogliamo dare al termine 'rigoroso'. Come le ho già detto ritengo che il Docente sia uno dei ruoli più cruciali e delicati che la nostra società conosca, di conseguenza quello che tutti devono pretendere è che la selezione sia la più rigorosa e attenta possibile. Allo stesso tempo, ritengo di mettere a proprio agio tutti i miei ospiti da decenni, 'rigoroso' non significa nè impossibile, nè processo da Wizengamot, ma come un normale esame di Storia della Magia. È sempre indispensabile trovare un certo equilibrio, il candidato perfetto non esiste, e a volte bisogna anche fidarsi delle proprie intuizioni. Azzardi dirà lei, solo in parte, ma spesso è indispensabile. Immagino comprenda che sia impossibile conoscere di persona i candidati prima che diventino tali, di conseguenza è in sede di colloquio che deve essere formulata una valutazione sulla base delle informazioni che emergono, dei documenti presentati, e delle impressioni dell'esaminante. Il colloquio è un semplice invito a prendere un The, nel mio caso, nell'arco di un'ora io prendo le mie decisioni, e spesso anche i candidati le loro. Capita che debbano essere guidati verso la decisione, scegliere di rimanere è una scelta radicale, che andrebbe a impattare pesantemente sulle loro vite, qualcosa che non avevano considerato, e rinunciare può essere il migliore degli esiti. Le ho risposto?

Semplice?
Forse no. Ma era così.
Sorrise al giovane.
Anche quello era un colloquio?



Ehm... sì, sono un po' in ritardo...
 
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9 replies since 9/9/2016, 16:01   146 views
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