Spells

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view post Posted on 17/9/2016, 18:07
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Lasciò scorrere i polpastrelli lungo la costa dei libri, lasciando che la carica magica le solleticasse le dita e suggerisse all'istinto quale lettura intraprendere.
Adesso che la corsa al quarto anno si era infine conclusa, Niahndra poteva illudersi di avere del tempo per approfondire privatamente uno o più argomenti che nei mesi passati avevano catturato il suo interesse; stava riscoprendo un piacere nuovo nella ricerca del particolare, della curiosità, persino nel superfluo solo per il gusto di
sapere. Per quanto vasto e ben caratterizzato, il programma di studi di Hogwarts non poteva sperare di esaurire in una manciata di corsi tutta la conoscenza raggiunta dal popolo magico, né era questo ad interessare davvero Niahndra che nel corso delle ricerche assegnate da vari docenti era giunta a realizzare quanta conoscenza invece fosse stata ormai tralasciata, andata perduta, accantonata, dimenticata.
Accanto all'appartamento in cui viveva con Sam abitava una vecchia signora che ad ogni luna piena versava del latte sulle pietre del giardino davanti alla sua porta e una volta le aveva confidato che servisse a tener lontane le fate. Niahndra non aveva riso; e nessuno dotato di un minimo di buonsenso lo avrebbe fatto, conoscendo i denti acuminati ed il carattere mutevole delle fate. Ma le aveva dato da pensare; che lei sapesse, la signora Hameeda non aveva sangue magico eppure ciò non le aveva permesso di disfarsi di tutte le superstizioni che aveva invece coltivato nella sua casetta fuori città, una volta venuta a vivere in quell'appartamento vicino alla Alistine.
"Solo gli stolti non temono le fate, bambina", le aveva detto e lei non aveva potuto che trovarsi d'accordo; da allora capitava di tanto in tanto che passassero del tempo insieme e la ragazza rimaneva ad ascoltare le storie strampalate che la signora le raccontava. Certo, alcune erano assurde, ma altre sorprendentemente no, e detto con sincerità, la Tassorosso era l'ultima a poter giudicare cosa fosse assurdo e cosa non lo fosse, visto che spendeva tre quarti dell'anno in una scuola di magia, ed incredibilmente quella donna l'aveva affascinata quasi di più delle discipline scolastiche; forse era la passione, forse l'assoluta certezza con cui affermava le proprie convinzioni, forse era il potere che le sue parole sprigionavano, un potere millenario tramandato di madre in figlia.
Era stata Hameeda ad insegnarle "i pizzichi delle dita" e da allora Niahndra si lasciava incantare dal tepore sprigionato dalle copertine dei libri. Quella sera però i dorsi erano freddi ed ostili mentre la ragazza passava da un corridoio all'altro della silenziosa biblioteca; poche persone ancora le facevano compagnia lì dentro e proprio quando la Tassina stava per cedere ed andarsene a mani vuote, ecco che un tonfo sordo attirò la sua attenzione: l'ombra di una figura che svoltava l'angolo ed un tomo lasciato a terra, aperto ad una pagina casuale.
«Ehi, ti è caduto questo...» Lesse distrattamente il titolo prima di cercare chiunque si fosse lasciato indietro quel libro, ma non trovò nessuno.

"Credenze dei popoli antichi", conosceva quel libro, lo aveva visto nel salotto di Hameeda.
*Ma cosa ci faceva lì un libro di magia?* A meno che non lo fosse, la biblioteca di Hogwarts non ospitava certo solo tomi magici, ma la coincidenza era comunque curiosa; la Alistine aveva visto la donna sfogliare quelle pagine solo una volta, mentre le raccontava di come un tempo le donne del paese in cui viveva usassero andare da lei per curare malocchi e fatture. "Tutti possono scagliare un malocchio, aibnat 'ay, il difficile sta nel toglierlo". Il marcato accento della signora vedova le risuonò nella testa mentre scorreva rapidamente le pagine.
Al tempo l'aveva giudicato un mucchio di scempiaggini, ma il pizzicore sui polpastrelli era un buon motivo per provare... qualcosa di inoffensivo, giusto per curiosità.
*Porta sventura... uhm, occorre mantenere il contatto visivo.* Beh, prima di tutto occorreva una vitt-- cav-- un volontario consenziente.
Seduta sul davanzale della finestra, in una piccola rientranza delle mura, il Prefetto lasciò vagare gli occhi sugli studenti che percorrevano i corridoi del secondo piano mentre la luce delle candele lambiva i loro mantelli e disegnava ombre sulle pareti; con uno sbuffo le labbra iniziarono a cantilenare a mezza voce la breve formula riportata sul volume.

Words cast spells.
That's why it's called spelling.
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Edited by Mistake - 17/9/2016, 19:35
 
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view post Posted on 18/9/2016, 10:46
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VII Anno

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Tu vai pazza per le parole, vero? Mi dai l’idea di essere una che va pazza per le parole. Nel senso che le prendi terribilmente sul serio, tipo come se fossero un bisturi o una motosega che rischia di tagliarti con la stessa facilità con cui taglia gli alberi.


Settembre, il mese d’inizio di un nuovo anno scolastico ad Hogwarts; in realtà sembrava essere il ricominciare di tutto, della routine, dello stress, e dell’attesa del fine settimana per divertirsi. Molto più prepotente di Gennaio, il 9° mese dell’anno era per Nathan il solito “nuovo” inizio. Solo una cosa remava contro l’ondata negativa del ricominciare il tutto, ed era l’Inverno. Addio al caldo (ormai per lui fonte di sofferenza, anche se l’odiava anche prima.) al dolce far nulla dei mesi estivi, che dopo un po’ stanca anche quello, e alle infinite giornate soleggiate. Dopo tutti questi orrori, capolino al freddo pungente, ai temporali, alle piccole giornate che volgono a sera nel primo pomeriggio, e la neve a ricoprire Hogwarts. Il tornare alla scuola significava anche rivedere alcuni visi importanti, illuminati dalle solite fiaccole dei corridoi, una cosa che ancora premeva su di lui, e lo faceva star bene. Fra le innumerevoli conquiste in quegli anni, poche si creavano una nicchia nel suo cuore, quel vampiro con pochi sentimenti, che di tanto in tanto volgeva lo sguardo l’oltre l’oscurità sperando di incrociare ancora uno di quei visi. L’inizio era anche l’arrivo di nuovi primini, sì i primini. Orde di ragazzini petulanti che emanavano felicità da tutti i pori per la loro prima lezione di Incantesimi. *Ve la faccio io un lezione* immaginava mentre i nanerottoli sfrecciavano sotto al suo naso senza un accenno di rispetto o timore, un tiepido barlume di paura, nulla. *Insomma sono un DE vampiro dopo tutto* Li avrebbe fatti rigare dritto e formati a dovere, stile accademia militare magica, con metodi che Gazza si sarebbe complimentato con lui chiedendo consigli. Purtroppo doveva salvaguardare le apparenze, almeno fin quando quel Castello fosse servito al suo scopo, ovvero migliorarsi, e diventare un mago sempre più potente. Altra nota positiva, le fanciulle di Hogwarts, una più bella dell’altra, un richiamo per Nath ancor più forte del sangue di cui aveva un bisogno vitale. Fu proprio una di loro ad attirare per un istante lo sguardo del ragazzo; con un libro sulle gambe se ne stava rannicchiata vicino ad una delle finestre, mentre distratta volgeva lo sguardo intorno a se. L’aveva già vista altre volte, ma non riusciva a ricordare dove, o se avesse un ruolo d’importanza nel Castello, ma in fondo poco importava, quelle spille non l’avevano mai fermato dal dire o fare ciò che voleva. Sfortunatamente il giovane aveva altri piani per quella sera, quindi mentre fiero percorreva il corridoio del Secondo piano oltrepassò la ragazza, incrociando per un attimo i suoi occhi, azzurri, chiari, ma non freddi come i suoi.

 
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view post Posted on 22/9/2016, 17:51
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Si era sempre fidata delle sensazioni a pelle, intimamente convinta che quella specie di sesto senso avesse un fondo di verità; quantomeno lei non era mai stata delusa e anzi i fatti le avevano dato sempre ragione. A ben vedere la sua politica era semplice: "non mi piaci fino a prova contraria". E funzionava. Non certo se lo scopo era quello di farsi tanti amici, ma in generale dava i suoi vantaggi, vantaggi che Niahndra preferiva al numero delle persone che avrebbe invece potuto avere intorno.
In ogni caso, un po' come aveva fatto per i libri, adesso doveva farsi guidare dall'istinto per cercare la sua persona, e si chiese se "i pizzichi" funzionassero anche per quello.

*Forse no.* Ammise dopo qualche minuto. La fiumana di studenti non era scemata e anzi lei aveva avuto più di un'occasione per tentare, eppure in qualche modo aveva aspettato, con la fattura che ancora le pungeva sulle labbra; la formula non era complessa, nonostante non fosse abituata a quei suoni rochi e gutturali, ma confidava che la pronuncia fosse corretta.
Mosse pigramente le gambe penzoloni per riattivare la circolazione e fu allora che incrociò l'ennesimo sguardo; le iridi pallide, prive di alcun cenno di calore, gelate come la più spietata delle notti invernali, la sfiorarono per appena un istante, sufficiente però perché la sua temperatura corporea calasse precipitosamente, i sensi completamente all'erta.
Come un'elastico tenuto in tensione troppo a lungo ritorna alla sua forma originale, così l'incantesimo venne scoccato per un semplice quanto istintivo meccanismo di difesa.
Solo dopo si rese conto della sciocchezza di quella considerazione, come aveva potuto sentirsi minacciata da un volto casuale intravisto per neanche un secondo? Credere alle sensazioni a pelle non è sempre facile quando il tuo cervello è abituato a lavorare in maniera pragmatica, bisognoso di fatti concreti e relazioni logiche di causa-effetto; non aveva ancora imparato a gestire bene questi estremi della sua natura.
In ogni caso darsi dell'ingenua adesso non le avrebbe giovato in alcun modo, aveva percepito distintamente il malocchio prendere forma tuttavia non avrebbe potuto sapere se avesse funzionato o meno senza seguire il suo piccolo criceto da laboratorio e lei era lì proprio per assicurarsi che quel libro non vendesse frottole.
*Se Hameeda ti vedesse adesso...* Probabilmente le avrebbe rivolto quel suo sguardo di disapprovazione e pensandoci la Alistine avvertì una fitta al petto; non si sentiva certo fiera di quel che stava facendo, ciò nonostante neanche se ne rammaricava: l'impulso di scoprire ottenebrava la sua coscienza.
Su quei fogli sottili e consunti non c'era scritto molto circa l'effetto della fattura, accennava in maniera vaga ad una "malasorte cronica", ma una parte di Niah – quella più razionale – non si aspettava chissà quale risultato.
*Come si dice, vedere per credere.* Finché le fosse stato possibile, si sarebbe amalgamata col resto dei ragazzi, cercando di comportarsi normalmente, senza però distogliere l'attenzione dal suo obiettivo. *Cerca solo di non passare per una stalker.* Sì, come no.
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