Sentiva la scacchiera scricchiolare sotto il peso delle mosse dei due avversari; si avvicendavano, si studiavano, attaccavano e difendevano, leccando le ferite e preparandosi all’ennesima offensiva. Era una partita avvincente in cui Mary si sentiva estremamente a suo agio, siccome poteva muovere le proprie truppe comodamente crogiolata su una morbida poltroncina, sorseggiando una tazza di the, non esponendosi in prima linea. Velate frecciatine volavano nella stanza, eppure il professore non ne pareva turbato ma anzi, la Corvetta avrebbe giurato che si stesse divertendo, forse anche troppo, ma questo perché molto probabilmente non si era reso conto con chi aveva a che fare: la giovane età nascondeva un animo combattivo e testardo, esigente ed ambizioso, troppo egocentrico per accontentarsi di un diniego. Quella conversazione ormai non riguardava più solo il sogno della zia, ma piuttosto verteva sul cosa la ragazzina riuscisse ad ottenere facendo leva su una parlantina che avrebbe fatto invidia persino ad un sofista. Di sicuro non si sarebbe arresa tanto facilmente, o almeno avrebbe finto di fare ciò, attendendo in disparte il momento più adatto per rifarsi avanti. Eppure quella chiacchierata sembrava già promettere bene, il tono fintamente distaccato, l’apparente arrendevolezza condita da alcune captatio benevolentiae; che poteva pretendere Peverell di più da una semplice tredicenne? Di sicuro non molto, considerato che, secondo lei, Priscilla stessa era più che orgogliosa della sua performance. Continuò a sorseggiare la bollente bevanda con tranquillità, senza proferire alcuna parola, in modo tale che il professore avesse il tempo ed il silenzio di cui necessitava per decidere la sua contromossa e nel mentre lasciava scivolare lo sguardo lungo la stanza, studiando l’ambiente che la circondava nel tentativo di cogliere qualche altro indizio che avrebbe potuto sfruttare a suo favore. Mobili massicci regnavano nell’ufficio, denotando l’attitudine alla serietà ed all’austerità dell’uomo eppure numerosi ninnoli stravaganti, peculiari adornavano la stanza, smorzandone il tono autoritario: che forse quello il suo punto debole? L’eccentricità, il desiderio di scoprire cose nuove e sconosciute? Statisticamente parlando era altamente probabile, quell’approccio con la zia aveva sempre funzionato. In fin dei conti si poteva fare lo storico senza quest’ultimo dettaglio? Forse si, ma di sicuro si sarebbe rimasti nella mediocrità, senza spiccare dalla massa ed il professore non sembrava decisamente un tipo in grado di accontentarsi. Archiviò quella nuova informazione per usarla a tempo debito e riportò lo sguardo sull’interlocutore. Anche lui la stava studiando? Probabile, non avrebbe sottovalutato il Vicepreside nonostante sapesse che con quella richiesta l’avesse colto alla sprovvista. L’aveva considerata sfacciata? Intraprendente ? Oppure ne aveva colto l’animo più profondo che la induceva ad imporsi come leader, senza imporsi con la forza, ma piuttosto avvalendosi di leggere provocazioni al fine di capire fino a dove potesse spingersi, per continuare poi a danzare sul filo di quel rasoio? Non avrebbe saputo dirlo con certezza, eppure il fatto che Peverell la stesse trattenendo sembrava deporre a suo favore. Ne aveva attratto l’interesse, ponendosi non come suo pari ma piuttosto come un passatempo esterno alla solita routine: che la stesse paragonando ad uno dei soprammobili che aveva precedentemente adocchiato? Ovviamente quest’idea non le andava affatto a genio, eppure se l’avesse convinto ad accettare il manoscritto avrebbe potuto mascherare il fallito tentativo della sua di lui sottomissione con il successo della zia, in pratica una sorta di premio di consolazione.
Il silenzio venne interrotto dalla profonda voce dell’altro; ce l’aveva fatta! La zia aveva ottenuto quanto desiderava eppure lei non si sentiva soddisfatta, voleva dell’altro, voleva vedere brillare una scintilla di sincero stupore negli occhi del professore, voleva incuriosirlo, voleva che questi cogliesse la sua arguzia e gli conferisse il giusto valore. Non si preoccupò minimamente del breve inciso “per il momento”, poiché il rinnovo di quell’accordo sarebbe dipeso esclusivamente dalla parente. Appoggiò la tazzina ormai vuota sulla scrivania e tornò ad appoggiare la schiena completamente contro la poltrona, accavallando le gambe ed incrociando le dita prima di appoggiarvi sopra le labbra per pochi istanti. Poi alzò nuovamente il capo e rispose : “Sono soddisfatta, ma mai quanto lo sarà mia zia non appena le riferirò il suo responso. Con il rischio di ripetermi, le tempistiche non saranno in alcun modo un problema, ha già fatto anche troppo per lei. Spero che anche lei troverà giovamento da questo progetto”. Per il momento non aveva altro da aggiungere, l’esca per continuare il discorso l’aveva gettata ormai da qualche minuto e si aspettava una domanda precisa che era sicura sarebbe ben presto giunta. Che credeva Peverell, che lei, una Corva che tendeva alla fuga piuttosto all’attacco, che si trovava più a suo agio agendo dietro le quinte, si immolasse come un agnello sacrificale senza prepararsi in anticipo una risposta degna di nota? Assolutamente no, ma non voleva svelare le proprie armi così in anticipo e perciò decise di mostrarsi stupita, colta alla sprovvista. Cominciò a balbettare, pronunciando le parole con lentezza come a dare l’impressione di cercare di racimolare qualche secondo in più per fare ordine nel proprio pensiero, mentre lo sguardo si manteneva basso, fisso sulla scrivania e solo raramente si alzava verso il volto del professore per studiarne le emozioni per amplificare la sensazione di essere stata colta in fallo.: “Beh ecco, io.... io... sono molto contenta del fatto che tenga in considerazione la mia opinione, ma ecco… non sono davvero sicura che valga poi così tanto. Comunque se è ciò che desidera, glielo dirò”, prese una breve pausa per dare una maggiore rilevanza al precedente preambolo, isolandolo, attribuendogli una più lapalissiana parvenza di temporeggiamento. A questo punto avrebbe dovuto giocare le sue carte, magari approfittando dell’informazione precedentemente raccolta : “Io penso che il testo non sia affatto male, anzi nasconde delle notevoli potenzialità che necessitano di un attento labor limae. Una cosa che aggiungerei sono alcune pagine inerenti alla geografia del luogo e solo successivamente porrei l’attenzione sulla popolazione e sull’economia in modo tale da dare un’idea più completa al lettore. Non dico un’attenta analisi, solo qualche pagina in modo che il lettore si ambienti meglio nel nuovo habitat, più afoso e lussureggiante rispetto a quello a cui noi siamo abituati. Invece una cosa che mi ha piacevolmente stupito è stata l’intuizione di iniziare ogni capitolo con un aneddoto o un mito, in modo da attirare il lettore ed indurlo a proseguire la lettura, nell’ordine di scoprire il perché di alcune decisione o di alcune credenze. Per esempio, mi spiace anticiparle il contenuto del libro, ma mi vedo costretta al fine di farle comprendere al meglio la mia idea e perciò mi limiterò a citare un aneddoto particolarmente noto. Nel capitolo sulla religione si parla dei sacrifici umani; ormai grazie a numerose trasposizioni cinematografiche, gran parte delle persone sono a conoscenza di questi riti eppure non tutti sanno che questi sacrifici venivano compiuti con distinte modalità. Da una parte vi erano le immolazioni in onore del sacrificio eseguito da Tecuciztècatl e Nanàhuatl”, pronunciò con lentezza i due ultimi nomi incespicando in alcune sillabe, poiché temeva di errare nella loro pronuncia ma appena questo ostacolo fu superato, riprese a parlare tranquillamente : “I quali lanciandosi in un rogo diedero vita rispettivamente alla Luna ed al Sole, sacrificio seguito subito dopo da quello degli altri dei con lo scopo di far muovere i due astri il cui moto per cominciare richiedeva per l’appunto un dazio in sangue e morte; mentre dall’altra vi erano i sacrifici dei prigionieri di guerra, ma a differenza di quelli di prima, questi venivano fatti ubriacare con il pul… pul.. pulque? Spero che la pronuncia sia corretta, in caso errato si senta libero di riprendermi. Tornando a noi, io leggendo questo paragrafo mi sono chiesta per l’appunto perché solo i prigionieri di guerra venissero fatti ubriacare, cosa che da parte mia consideravo una benedizione dacché l’alcol inibendo i sensi fornisce una “maggiore” tolleranza al dolore. Proseguendo con la lettura ho avuto modo di scoprire la risposta a questo quesito incappando nel mito della Sacra Guerra, nel quale si racconta come il Sole diede vita a 400 figure simili agli odierni supereroi chiamati Mimixcoa i quali avrebbero dovuto vivere sulla Terra in serenità rispettando alcune regole tra cui l’esecuzione di offerte e riti prestabiliti agli dei. Tuttavia questi non rispettarono i dettami prestabiliti ubriacandosi e conducendo una vita decisamente libertina e spregiudicata e questo scatenò l’ira degli del dio Sole, il quale decise di creare altri 5 guerrieri Mimixcoa il cui compito sarebbe stato quello di andare sulla terra e uccidere i loro fratelli “infedeli”. Per farla breve, a seguito di una sanguinosa lotta quest’ultima generazione di guerrieri riuscì a prevalere ed a ristabilire la potenza degli dei sulle loro creature; infatti uccisero tutti e 400 i rappresentanti della prima generazione di Mimixcoa e buttarono le loro ossa nell’inframondo. A questo punto inizierebbe la leggenda sulla nascita dell’uomo, ma per il momento mi fermerei qua. In conclusione con questo stratagemma ho trovato la risposta alla mia domanda iniziale che può essere riassunta nel seguente concetto: gli uomini sacrificati al dio Sole ed al dio Luna dovevano essere lucidi in quanto personificavano gli dei che avevano deciso di immolarsi autonomamente e sulla base di un obbligo morale, mentre i prigionieri di guerra venivano fatti ubriacare poiché rappresentanti della prima generazione di Mimixcoa ovvero immorali, dediti al gioco d’azzardo e peccatori. Inoltre ora lei comprende anche perché prima ho detto “credevo”, infatti l’essere lucidi prima del sacrificio in realtà era meglio, proprio perché si veniva equiparati per un breve istante agli dei.” Fece una breve pausa prima di continuare ad esplicare il proprio ragionamento. : “Capisce che intendo? Questo mito nasconde credenze che non sono intuibili ad una prima lettura, ma richiedono una più attenta analisi ed è qui che interviene mia zia. Lei, con le sue conoscenze, si pone come guida e ti aiuta a trovare la giusta strada e badi bene che ho detto aiuta, per arrivare alla corretta conclusione senza invece fornire la risposta bella pronta, cosa in cui invece, per quanto mi riguarda, numerosi saggi storici peccano. Così facendo alla fine del capitolo si è compreso il racconto iniziale e soprattutto si è riusciti a cogliere il ragionamento sotteso. Inoltre con questa tecnica si è in grado di favorire il ricordo, il che lo rende un ottimo metodo di studio o d’integrazione delle lezioni. ”, concluse alzando infine alzando gli occhi e fissandoli in quelli dell’altro; : “È soddisfatto?”, disse tendendo lievemente il lato destro del labbro. Aveva deciso di porre un’ennesima provocazione, rigirando al mittente la medesima domanda che le era stata posta. Ora toccava a lui decidere come continuare la partita.