Ah, l'effetto di un buon the!

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view post Posted on 24/9/2016, 20:42
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Uomini e Dei.
Babbani e Maghi.
Tutto continuava a vorticare nella sua testa senza che lei riuscisse a dargli un ordine.
Il momento in cui avrebbe dovuto consegnare quel compito era sempre più vicino, ma Memory non aveva ancora tirato il ragno fuori dal buco. Seppure, fin da subito dopo la lezione, si fosse data da fare, ricerche, libri, riflessioni, racconti, leggende... I suoi dubbi erano andati via via moltiplicandosi.
Anche quel pomeriggio, battendo il tempo con la soffice, lunga penna contro la mandibola, si ritrovò persa in pensieri del tutto lontani dall'Antica Grecia. Quando e come era passata a pensare alla propria audacia e astuzia? O meglio, a quanto poco sembrasse possedere quelle caratteristiche. Da quando era ad Hogwarts aveva scoperto lati di sé che la rendevano poco fiera e la costringevano a rivalutare sé stessa. Non che le cose andassero male, ma si rendeva conto ogni giorno di più che non voleva accontentarsi.
D'altra parte comunque era sempre sé stessa: facile tanto alla riflessione quanto alla distrazione.
Si, ecco cosa le serviva. Un poco di distrazione era forse proprio quello che ci voleva.
Mancava ancora del tempo all'ora di cena, ma ugualmente si affrettò a lasciare tutto in disordine sul proprio letto per raggiungere velocemente l'aria più fresca del giardino. Avrebbe potuto passeggiare alle ultime luci del giorno di cui spesso amava deliziarsi. Attraversò la Sala Comune con la testa del tutto tra le nuvole. E tanto avvenne anche per i corridoi sotterranei. Ormai aveva sufficiente padronanza di quei luoghi.
O forse no?
Quella ragazzina sapeva davvero lasciarsi sopraffare dalla distrazione in modo del tutto incosciente. Quando si decise a mettere a fuoco il tragitto che i suoi passi seguivano ebbe ben ragione di sorprendersi. Aveva continuato a salire e avanzare senza rendersi conto di essere andata oltre l'ingresso e aver imboccato le scale che l'avrebbero condotta al primo piano, ben lontano dal desiderato giardino.
Eh si, era davvero sempre sé stessa in fondo: sempre la stessa sbadata.
Oltretutto il risveglio era stato d'obbilgo. Proprio quando stava in prossimità della cima della rampa, aveva sentito degli spostamenti: le scale avevano deciso di cambiare! Per sua fortuna le piaceva lasciar scivolare le dita contro il forte passamano del parapetto mentre faceva le scale e incosciamente il suo arto si mosse in tal senso senza il bisogno di.un ordine preciso della sua volontà. Solo grazie a questo, nonostante la naturale perdita dell'equilibrio, le bastò stringere rapidamente le dita, imbiancato un poco le nocche, per evitare di ruzzolare giù come una palla matta.
Bene, ma dove l'avrebbero portata stavolta le scale?
L'avrebbe scoperto subito, visto che ecco, erano giunte alla combinazione che in quel momento più le aggradava.
La ragazzina avanzò di qualche passo e... rise. Sommessamente, senza troppo rumore, ma con sincero divertimento. Era davvero divertente essere quasi fuggita dal compito di storia per finire dritta dritta nel corridoio in cui si trovava l'ufficio del vicepreside. Il professore di Storia della Magia per l'appunto.
Tornare indietro?
Uhm. Si, era una delle possibilità. Ma anche bussare era una delle possibilità.
Il pensiero tornò al protagonista di quel tormentato compito; soprattutto al suo spirito avventuroso. Un uomo che sapeva con l'astuzia soddisfare le proprie curiosità.
Memory non era sicura di essere astuta, ma di certo era curiosa. E ormai era lì, perciò avanzò ancora fino a quella massiccia porta oltre la quale forse avrebbe trovato qualcuno che poteva aiutarla a dare un ordine alle idee.
O forse il professore non si trovava nemmeno dentro il suo ufficio e lei avrebbe finito col tornare al giardino, ancora in tempo per una boccata d'aria.
La mano si strinse in un pugno deciso che batté contro il legno.
Un primo toc risuonò con vigore, immediatamente seguito da un altro già lievemente incerto.
Ovviamente a quel punto era fatta.

 
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Abbaiare.
Un abbaiare gentile, femminile.
Eppure pur sempre un abbaiare. Insolito.
Qualcosa che di ordinario ben poco doveva avere.
Chi diamine stesse abbaiando in un corridoio del I Piano?
Che avessero sciolto i mastini della guerra, per la sua venuta?
Tutto a causa di una semplice, quanto banale decisione d'impulso? Era quello ad aver fatto la differenza?
L'eco della pietra contribuiva nel donare forza a quello, che alla curva di un corridoio, come tanti altri, sembrava ora prendere la piega di un latrato infernale. Un vero e proprio mastino dell'Ade, Cerbero, tornato a reclamare una nuova preda? La bava alla bocca, le file di denti pronte a scattare, le zampe folte, e pesanti che calcavano meccanicamente le pietre della pavimentazione, facendovi pressione crescente, in quella folle corsa verso la meta. Follia, trascinamento, forza, energia. La luce intensa di una giornata ancora estiva ne proiettava l'ombra lontano, decine di yarde, in avanti, gonfiandola, distorcendola, ingigantendola. A distanza, una seconda ombra, seguiva. Più rassicurante nelle sue fattezze, ma non meno inquietante. Se era Cerbero uscito, evaso dall'Ade, quello non poteva che essere Ade. In mano cosa reggeva? Una falce? Era la Morte? Un ritardo di qualche secondo, il tempo che Cerbero stendesse la vittima designata, ed ecco giungere Morte a riscuoterne il fio? Era tutto così terribilmente perfetto? Ineluttabile? Non c'era soluzione? Era spacciata? Com'era sentirsi in punto di morte? Certo, chiunque fosse caro agli Dei, era destinato ad un trapasso prematuro. Era noto. Eppure, non così confortante. Ne andava dato atto.
Appariva altrettanto evidente, che il Vecchio, che risaliva il corridoio prospicente, non dovesse essere stato affatto caro agli Dei, anzi. Doveva esser stato, suo malgrado, odiato più di molti altri, se gli era stato consentito di raggiungere quell'ormai veneranda età. Eppure, si ostinava a negare ancora, a chiunque gli prestasse orecchio, che era stata tutta una montatura. Era giovane, o almeno risoluto nel volerlo essere, per ancora molti anni. E come dargli torto? Aveva del ragionevole, le apparenze ingannavano? Sì, forse non del tutto... Ma torniamo al Vecchio, ammantato di un lungo mantello verde smeraldo, risaliva lesto il corridoio, agitando un corto bastone da passeggio, un fazzoletto rosso, ed un dito ammonitore, all'indirizzo di chi apriva l'allegra comitiva.


Amalia!
Amalia! Insomma Amalia!
Ti sembra un comportamento decoroso?
Ti lascio a casa con Winston, sappilo.
Ed è una minaccia concreta!


Un rovinoso sferragliare di metallo su pietra rimbombò cupo, in tutta risposta, per il corridoio.
Ormai erano quasi arrivati. Un'ultima svolta. Un ultimo tratto. Quanto agognasse raggiungerla con discrezione non sarebbe stato possibile descriverlo. Eppure, nonostante tutto, si stava anche divertendo. In fondo finiva sempre così. Terminata la lezione del pomeriggio, era uscito. Una passeggiata non poteva guastare, del resto. Certo, il tempo di mettere un piede nel parco, che era già tempo di tornare, ma anche quello era un dettaglio. Perchè doveva poi tornare? Un impegno? In realtà no, era semplicemente una questione di tempo tiranno, orari da rispettare, ultime cose da riordinare, prima di scendere a cena. Sì, doveva essere qualocosa del genere. Tanto valeva lasciarsi stupire. Non poteva esserci sicuramente un Troll ad attenderli, già in agguato, di tanto in tanto anche qualche momento libero doveva pur essere possibile. E doveva ancora essere presto, che ora poteva essersi fatta? Niente fretta!
Mentre già la prima sfrecciava per il corridoio, il secondo svoltò la curva, quando apparve, distante ancora diverse yarde, un giovane, in attesa di qualcosa. Quello non era il suo Ufficiolo? Ah! Già un nuovo problema era in agguato? Possibile? Più la distanza si accorciava, più il quadro diveniva chiaro, tra gli sbuffi e le occhiatacce degli abitanti di quel corridoio. Non avevano mai apprezzato il caravanserraglio targato Peverell, o forse era semplicemente una presa di posizione di circostanza? Erano comunque sempre tutti lì ad assistere. Uscite, ed entrate. Ma comunque, tant'era. Chi era? Piccolo era piccolo, magari anche una Studentessa.


Sto arrivando!
Abbia un po' di pazienza.
Son vecchio, ormai.


La prima si era già fermata.
Evidentemente non tutto procedeva come previsto.
O comunque, non come era ormai consuetudine.
Ma non se ne sarebbe fatto un dramma.
Iniziava così?

 
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Attesa.
E si sa, è occasione ottima per pensieri prepotenti di tornare ad affollate menti poco ferme.
Alla fine aveva bussato. La scelta in fondo era fatta, ma quel silenzio significava che c'era ancora la possibilità di un ripensamento?
Il cuore cominciò ad accelerare. Perché, poi? C'era calma intorno; nessuna evidente minaccia.
Era palese dunque che dall'ufficio nessuno potesse rispondere, perché il suo abituale occupante al momento era altrove. Ed era allarmante questo? Piuttosto poteva anche essere un sollievo: bastava tornare sui propri passi e seguire quelle originarie intenzioni che l'avevano mossa.
E invece no, restava ancora un momento lì, dispiaciuta e agitata per una speranza che effimera presto stava per abbandonarla, lesta ad andare così come lo era stata ad arrivare.
Il professore non c'era. Era un fatto. Cosa c'era da agitarsi? Era andata così: il Caso forse aveva solo voluto burlarsi di lei per qualche minuto.
Perciò la ragazzina sospirò e fu sul punto di andarsene, quando del rumore la fece voltare dalla parte opposta a quella che avrebbe dovuto percorrere.
Non poteva ancora vedere cosa stesse succedendo oltre la svolta del corridoio, ma era qualcosa in avvicinamento. I suoni erano ancora un po ' confusi, ma in mezzo le sembrò di udire un impertinente abbaiare.
E quella ragazzina si che poteva sembrare strana. Un attimo prima il silenzio l'aveva inquietata ed ora tutto quel ticchettare caotico e precipitoso contro la pietra del pavimento, non la preoccupava minimamente. Anzi, sorrise quando una voce ammonì l'essere che tanto animava il corridoio. Udì il rimbrotto che sotto l'autorevolezza mal celava il divertimento e subito vide sgambettare una cagnolina. Assistette ammirata al tipico correre in avanti, voltarsi indietro, sollecitare chi si ritiene si stia attardando per i propri gusti e scattare ancora in avanti. Veniva proprio verso di lei e l'animale sembrò perdere un poco interesse verso ciò che si lasciava indietro per curiosare alla volta di ciò che si era trovato davanti.
Memory era estasiata. Certo, se poco prima aveva pensato che il Fato ce l'avesse con lei, adesso era d'obbligo ricredersi. Lasciando la sua stanza, con scartoffie annesse, non avrebbe mai potuto immaginare di ritrovarsi ad assistere alla contagiosa allegria di quella cagnolina.
D'istinto avrebbe fatto le feste a quell'adorabile musetto, ma si trattenne perché vide sopraggiungere, lì dall'angolo, l'uomo che poco prima aveva parlato, in un elegante svolazzo di verde.
Anche lui la vide. E anzi mise rapidamente a fuoco.
Memory di fatto aveva finito col restare quasi appiccicata a quella porta che per forza di cose aveva dovuto farsi sorda al suo richiamo. E probabilmente tanto bastava a rendere chiaro che la ragazzina era proprio con quella porta che aveva a che fare.
Sto arrivando!
Abbia un po' di pazienza.
Son vecchio, ormai.

Vecchio. L'immagine era quella. Ed in effetti il professore di Storia era il più anziano tra gli insegnanti, ma Memory corrugò lievemente le sopracciglia, come se volesse valutare quanto essere d'accordo con quel termine.
Ah, ma non era quello il punto. Piuttosto si trattava di una richiesta di pazienza.
Rilassando il volto, guardò dritto il professore, che era ben lungi dall'arrancare da vecchio mentre continuava ad incedere verso di lei, sorrise timidamente e fece cenno con il capo.
Stava arrivando.
Lei non aveva fretta.
E soprattutto non aveva nessuna intenzone di andarsene.

 
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Così era davvero iniziata.
L'aveva anche riconosciuta, il che non era male.
Anzi, era già molto, più di quanto non sarebbe stato tranquillo nello scommettere.
Certo, era poi il momento di riordinare le idee, e capire perchè la Tassorosso avesse deciso di presentarsi alla sua porta. C'era stato un qualche suo Gufo, già dimenticato? Quanto era davvero rilevante saperlo? Evidentemente voleva qualcosa, e non sembrava avesse troppa fretta di averlo. Quanto le due cose fossero comptabili era un altro paio di maniche, ma evidentemente doveva crederci. Si sarebbero dimostrati entrambi abbastanza lungimiranti da arrivare in tempi rapidi alla soluzione del dilemma? Quanto andava cercando, era davvero alla sua portata? E sarebbe stato l'altro in grado di concederglielo? O si sarebbero sin da subito entrambi scontrati innanzi alla realtà dei fatti? Qual era quella nuda e rude verità? Il Reparto Proibito non era adatto alle feste in maschera. La foresta era pur sempre bene che rimanesse proibita. Possibile che vi fosse ancora una volta di mezzo quell'insopportabile del Custode? Eran gli editti sì rotti, da necessitare l'intervento di altri? Perchè non andare allora dalla Preside? Che il lavoro fosse sporco, e quindi cercasse sponda? Quanta corda avrebbe potuto dargli? Eliminare il Custode sarebbe stato nell'interesse di tutti, ma rappresentando il Castello, come avrebbe mai potuto? Aveva in fondo una buona nomea da salvaguardare. Che potesse prestarsi Atlante a quelle trame, un po' sordide, un po' rocambolesche? Quanto era davvero probabile che tutto quello potesse anche solo marginalmente c'entrare?
Era in anticipo pur essendo già in ritardo.
Quindi non era nemmeno in orario.
O quanto meno, rispetto al programma che il Fato gli aveva predisposto con cura.
Il tutto sommato a tutto il resto aveva un che di confortante. Amalia non se l'era presa poi così con calma, e non c'erano colpe e torti da riparare. Un idillio? Non proprio, ma poco vi sarebbe sicuramente mancato. Ed infine erano entrambi lì. Innanzi una porta, chiusa. In attesa di qualcosa? Conosceva Amalia, bene o male? Faceva anche quello parte di una privacy gelosemente mantenuta, e sorvegliata sulle sue altre attività. In fondo, era vecchio, tanto da sentire la necessità di quei pochi piaceri. E vicini di casa particolarmente pettegoli non sarebbero mai arrivati particolarmente lontano. Aprì la porta, lasciando che la palla di pelo bianca scomparisse all'interno dell'Ufficio.
Erano arrivati. Era quasi fatta.


Ah, Mademoiselle MacWood.
Quale inaspettato piacere.
Avevamo forse appuntamento?
Prego, si accomodi.


Il tempo di scivolare all'interno della stanza, in quella giornata di ancora estate, che ecco già il Vecchio si dirigeva con passo sicuro alla scrivania, abbandonando alla poltrona il mantello, ed il bastone, e chiudendo la finestra già si preparava ad accamparsi aldilà della scrivania, pronto ad una nuova lunga querra. Perchè erano lì? Qualcuno ne aveva una qualche vaga idea? Magari addirittura precisa? Nemmeno il tempo di consultare l'agenda, che era già lì. Cosa potesse davvero pretendere era destinato a rimanere un mistero, ma ancora per poco. Sì, perchè l'avrebbero scoperto. Se si era fatta avanti, evidentemente aveva intenzione anche di svuotare il sacco, e nel farlo ricavarvi qualcosa. Era logica, pura e semplice. Nulla per nulla, niente per niente. Così sarebbe rimasto ancora per molto tempo. Non che fosse poi qualcosa di più deprecabile di molte altre. O forse sì?
Tergiversare?
Ostentare innocenza?
Cambiare tutto?
Niente?


Ottimo prego prego, si accomodi.
Prima di venire a noi, posso offrirle qualcosa?
Magari un The?


Qualcosa di lineare.
Puro e semplice.

 
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Il professore avanzava col suo solito cipiglio. Quell'aria imponente fino a quel giorno a Memory non era dispiaciuta, anche se forse mai si sarebbe sognata di fargli visita.
Intanto s' era fatto ormai da presso e la ragazzina si scostò dallo stipite per lasciargli posto.
Quando aprì la porta, la prima a precipitarsi fu la cagnolina. La curiosità verso la piccola sconosciuta non le aveva affatto tolto la frenesia di arrivare in fretta.
Fu poi la volta del professore, che prontamente invitò:
Ah, Mademoiselle MacWood.
Quale inaspettato piacere.
Avevamo forse appuntamento?
Prego, si accomodi.

L'aveva chiamata per nome. Tanto bastava già alla ragazzina per restare senza parole, non si sarebbe certo aspettata di essere addirittura riconosciuta, ma cos' è che aveva aggiunto? Davvero poteva fargli piacere quell'inaspettata intrusione?
Oltretutto, accettando l'invito, seguì il professore dentro uno spazio che sembrava un concentrato di meraviglie. Buona parte di tale spazio era occupato dai libri, che sempre attiravano l'attenzione della fanciulla; non mancavano però oggetti e suppellettili altrettanto accattivanti.

Ehm... no, no. Per la verità no, non avevamo nessun appuntamento...
L'uomo continuava a muoversi per la stanza con la naturale sicurezza di chi sa bene cosa fa. Mentre lei era lì che adesso non sapeva proprio da che parte cominciare.
Si guardava intorno, ma in realtà era come se cercasse il modo di guardare dentro sé stessa. Possibile che adesso, quando era il momento di mettere in fila una manciata di parole, le sembrava di non averne mai conosciuta alcuna?!
Cominciava a sentire la gola secca.
Perché si era convinta che fosse il caso di assecondare il capriccio del Fato?
Senza neanche accorgersene si era accostata ad una delle sedute che fronteggiavano la poltrona dell'insegnante. Fu proprio quando egli parlò nuovamente che Memory trasalì.
Ottimo prego prego, si accomodi.
Prima di venire a noi, posso offrirle qualcosa?
Magari un The?

Incrociò lo sguardo del professore e capì che forse poteva almeno provare a calmarsi.
No, decisamente non mordeva.
Si sedette, prendendo ancora qualche secondo per ristabilire un attimo il respiro, sperando che il professore non se ne accorgesse. O almeno che non la giudicare troppo sciocca.

*Be', allora sarebbe il caso di darci un taglio!*
Sì, grazie, un the può andare bene.
*Un primo passo è fatto.
Era ora!*

Molto probabilmente un the le ci voleva davvero. Del resto era più semplice parlare davanti ad una fumante tazza di liquido ambrato.
Sicuramente il professore aveva intenzione di metterla a proprio agio.

Ecco, professore. Innanzitutto mi perdoni per essermi presentata qui senza il minimo preavviso.
Per la verità...

*...anch'io ne sono sorpresa.*

Deglutì. Sperò non troppo vistosamente. Poi riprese:
Non so bene da dove cominciare. Avevo pensato di chiederle, ecco, se le fosse possibile fornirmi qualche approfondimento in merito all'ultima lezione.
Si, ecco. È di questo che si tratta. Di Ulisse e delle sue numerose imprese.

D'improvviso si sentì come se si fosse finalmente liberata di un grosso peso.
In realtà aveva lanciato giustappunto un misero sassolino.
Poteva davvero sperare che il professore riuscisse a districare il groviglio che aveva invaso la sua mente solo per mezzo di quell'unico breve accenno?

 
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view post Posted on 25/9/2016, 23:50
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Semplicemente sorprendente.
Era ancora in grado di stupirsi, e non era male.
Per quanto fosse vecchio, un dinosauro ancora a piede libero, non finiva di stupirsi di quanto riuscisse di tanto in tanto a ingranare un buon colpo. Riconoscere la Tassorosso faceva sicuramente parte di quel gioco, certo, un tiro fortunato, in quello che sarebbe stato un lungo giro, prima di tornare al Via, ma già iniziare bene non era affatto da sottovalutare. Anzi! Del resto, le probabilità erano chiaramente contro di lui, una su diverse decine, averci preso avrebbe dovuto inorgoglirlo ancor più di quanto non fosse già accaduto. Avesse avuto una coda, si sarebbe già ben gonfiata, un bel pavone. Ecco, il trionfo di un pavone. Qualcuno gli avrebbe ricordato puntualmente sussurrandolo 'memento mori', e per quanto sarebbe stato indubbiamente di cattivo gusto, non vi avrebbe badato almeno quella volta. Eppure, si erano accomodati. Stava scorrendo tutto così in fretta, un momento prima erano in corridoio, un momento dopo già seduti. Un inizio dei giochi strambo, a crogiolarsi in quel all'autocompiacimento, che per quanto la giovane Tassorosso si fosse voluta sforzare, non sarebbe riuscita a fargli raggiungere. Già, ma non erano lì per quello. In fondo non era un quiz a premi, non erano state ancora poste le domande, e le risposte erano ancora tanto sideralmente lontane, da poter quasi credere che non esistessero nemmeno. Bene, non si era nemmeno perso il colloquio, era forse il suo giorno fortunato? Così pareva almeno a sentirla, e non c'era da dubitarne. Almeno sino a quel momento, certo. Non era da sottovalutarlo. Per quanto tutto si fosse avviato sotto i migliori auspici, era abituato alle peggiori guerriglie, intorno al nulla. L'abilità di cert'uni di spaccare il capello in cento era tale, da essere sfiduciante anche per il più grande dei pazienti alla lunga. Ma forse avrebbero avuto maggiore fortuna. In fondo, perchè avrebbero dovuto ricredersi?
Ma fu presto detto.
Era destino che il rospo emergesse.
E non era nemmeno particolarmente brutto.
Da lì a far emergere un Principe probabilmente ne sarebbe corso, ma partivano comunque da qualcosa di sufficientemente solido da poter ben sperare. Ma allora, erano i Corvonero ad avere un particolare problema con Morgana? Possibile? I Tassorosso erano decisamente più romantici, i Serpeverde più neoclassici, e i Grifondoro barocchi, con le loro battaglie perse. Quanto meno sapevano dove sarebbero andati a parare. A meno che, certo, il tutto non fosse un semplice paravento per altro. Cosa si celava dietro Ulisse? Perchè Odisseo?
Eppure sorrise, perchè no?
C'era un motivo: Nessuno.


Ulisse, interessante questione.
E cosa le sarebbe sfuggito in merito?
In molti la trovano tutto sommato una Storia banale.
Ma prima il The, mi raccomando, parli chiaro.
Un The, due di zucchero.


Il raffinato, ed insospettabile servizio blu e bianco cinese, poco distante, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del primo grazioso cliente, inseguita a ruota dalla delicata zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, ma obbediente agli ordini impartiti, almeno per quella volta. Compiaciuto, il Vecchio, sorvegliava l'operazione. Più d'un grattacapo, ne era già emerso! Insopportabile d'una zuccheriera. Era quasi giunta l'ora del The, il che non era mai un male. Era la volta della Giovane. Giovani e The, un rapporto difficile? Cos'avrebbe deciso? Zucchero? Limone? Altro? Il Servizio era lì, in attesa, pronto anche a fraintenderla, come sempre.

 
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view post Posted on 1/10/2016, 09:08
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Era davvero una sciocca, dunque?
*"...una storia banale.."

Una storia banale?*

La coscienza della ragazzina non era del tutto d'accordo con questi
"molti".
Intanto però non ebbe modo di soffermarsi a lungo su quel pensiero. Fu immediatamente distratta dalle stoviglie che tintinnanti obbedirono all'ordine impartito loro dal professore.
La ragazzina, affascinata dal loro affaccendarsi, sgranò gli occhi per lo stupore: ogni ninnolo eseguiva alla perfezione il proprio compito in un sublime concerto di grazia ed eleganza.
O almeno fu quella l'impressione agli occhi di lei, ancora poco avvezza all'Arte Magica.
Ne fu quasi del tutto rapita.
Buon per lei quel
quasi: le impedì di confermare ulteriormente la sua stoltezza. Infatti realizzò, in quel barlume inconscio di lucidità, che l'uomo aveva in parte rivolto a lei un suggerimento.
Se voleva un the, doveva essere in grado di procurarselo.
Non ci volle molto perché le venisse in mente la nonna Mary, con le sue mille ricette e miscele di erbe con le quali stupiva, ingolosiva, portava rimedio...
Ne ricordava di forti, di colorati, di profumati, di dolci, di fruttati...
Infine le fu chiaro quale, in quel preciso istante, sarebbe stato il suo desiderio.
Il più dunque era far si che fosse altrettanto chiaro al servizio in attesa?

Un the alla menta, per favore. Solo uno di zucchero, grazie.
Sperò di non essere stata troppo dura verso quei pezzi tanto carini. Anzi, quasi a voler dimostrare che la sua richiesta non aveva imperiose pretese, cercò di non fissarle troppo.
Tornò a guardare verso il professore

*Ah, si. Ulisse! *
Beh, veramente professore, ecco, mi chiedo come mai qualcuno possa dire della vita di Ulisse che sia una storia banale.
Forse perché era un Uomo? Un semplice uomo, voglio dire. Cioè senza capacità magiche.
Ma allora proprio per questo io non lo considererei banale.

Corrugò per un momento la fronte
*Be, insomma... Alla fine, in fondo, non si è lasciato trascinare qui e là, in alcune occasioni, vittima dei Maghi? *
Ecco, quello che mi son chiesta più volte è questo. Da un lato, i sedicenti Dei hanno in parte ostacolato ed in parte aiutato Ulisse; lui, dal canto suo, pur avendo limitati mezzi, ha giocato con loro, ha osato più di quanto un uomo banale avrebbe fatto. Ebbene, non c'è davvero nient'altro oltre questo? Oltre quanto più comunemente è stato narrato e scritto?

 
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view post Posted on 4/10/2016, 22:23
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Ulisse.
Forse Odisseo.
Per altri ancora Nessuno.
Di cosa ambiva discutere, di Nessuno?
Quanto come in quel caso era determinante una virgola?
Una leggera inflessione, una piccola pausa, sulla prima delle due 'O'. La seconda contratta quasi a scomparire, un'affrettata conclusione della terza sillaba, quasi in tutto quello si celasse qualcosa di vergognoso, e peccaminoso. Com'era la questione? Dove sarebbero andati a parare? E soprattutto perchè? Doveva esservi un secondo fine, era obbligatorio che anche in quel caso fosse così? I casi di più sincero e vero interesse per la conoscenza erano pochi, poche e rare eccezioni, eppure possibili, esistenti. Passato il guado, era tutto in discesa? Gettare il cuore oltre l'ostacolo, e semplicemente fidarsi? Prepararsi psicologicamente sin da subito alla richiesta che presto o tardi sarebbe venuta? E come poteva affrontare in maniera disinteressata una conversazione, quando il rischio era incombente e costantemente in agguato? Lasciarsi trascinare ancora una volta nel turbinio del Passato, o lasciar prevalere doveri e diritti del Presente? E in tutto quello che pretese avrebbe potuto avanzare il Futuro? Era anch'esso legittimato a pretendere la sua parte della torta? Sarebbe bastato fare orecchie da mercante, e care cose?
Assistette pensoso al traffico improvviso che andava animando la scrivania, mentre piovevano richieste, maturando una decisione.
Ulisse era davvero nessuno? Era semplicemente morta lì? Fine della Magia, tutti a casa, in branda, e spegnere le luci?
C'era dell'altro? Qualcosa che sfuggiva ai radar? Non era banale perchè era un Uomo? O lo era proprio essendolo?
Come si poteva uscire da quello che era in apparenza un evidente dilemma? Lo era? E per chi lo sarebbe stato?
Perchè occuparsi di Ulisse, quando l'agenda era già sufficientemente fitta con tutti gli altri? Non meritava un posto?
Pensoso continuava a rispondere tacitamente a quelle che erano e non erano domande della giovane Tassorosso. Dove sarebbero andati a parere? Se quella di Ulisse era stata effettivamente un'odissea, la loro sarebbe stata molto meno? In quanto tempo avrebbero avvistato terra? Sarebbero poi usciti dal porto? Mollati gli ormeggi? Avevano un timone, e una rotta da seguire? Chi si sarebbe occupato di governare la nave nel frattempo? Quanto poteva essere impegnativa una semplice conversazione? E se non lo fosse semplicemente stata? Perchè non prendere un The, ammirando il panorama, e conversando di bel tempo, e passate stagioni? Quanto in tutto quello c'entrassero Maghi e Magia era più o meno rilevante?
E se non fosse stato nulla come sembrava?


Ah! Un ottimo punto di vista direi, come le ho detto in molti la considerano una Storia banale, ciò nonostante non è per l'appunto detto che lo sia. Dipende ovviamente da come vogliamo leggerla, da che tipo di lettori siamo, e dal contesto che ci circonda. Con un po' di buona volontà chiunque può leggere qualunque cosa, in qualunque contesto, per quanto non è affatto detto sia vero, mi segue? L'Odissea potrebbe tranquillamente essere un'allegoria, è vero, ciò nonostante la vera domanda è di cosa. Formulata la nostra ipotesi, sta a noi anche valutare che sia verificata in tutte le sue componenti. Se il vero messaggio mutuato da Omero si dovesse limitare alla Storia di un povero greco che ha impiegato anni a tornare a casa, non credo che ancora nel III secolo se ne sarebbe parlato, non crede?

Fosse capitato a lui sarebbe stato lo zimbello dell'intera Scozia per anni.
'Povero vecchio esce di casa, smarrisce la strada, disperso un trentennio'.
Sarebbe bastato uno 'scusate, avevo finito lo zucchero' per levarsi dall'impiccio?
Probabilmente nessuno avrebbe creduto a quella versione.
Avrebbero preteso altro, e altro, e ancora dell'altro.
Sino a quando fosse caduta in disgrazia la Storia.
Non sarebbe mai sopravvissuta a una generazione.
Il tutto, del tutto fortunatamente.

 
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view post Posted on 10/10/2016, 18:10
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La fanciulla osservò il professore.
Chissà a che pensava...
Rifletteva?

*Forse si sta chiedendo quale di quei simpatici sedicenti dei di cui vai blaterando ti ha malauguratamente condotta a lui?*
Un po' intimorita, abbassò lo sguardo. Incontrò quindi l'indaffarato servizio da The che si prodigava per esaudire la sua richiesta.
Era così assorta che non si accorse di quanto tempo fosse trascorso. La sua tazza adesso fumava davanti a lei.
Il professore finalmente palesò il suo pensare:

Ah! Un ottimo punto di vista direi, come le ho detto in molti la considerano una Storia banale, ciò nonostante non è per l'appunto detto che lo sia. Dipende ovviamente da come vogliamo leggerla, da che tipo di lettori siamo, e dal contesto che ci circonda. Con un po' di buona volontà chiunque può leggere qualunque cosa, in qualunque contesto, per quanto non è affatto detto sia vero, mi segue? L'Odissea potrebbe tranquillamente essere un'allegoria, è vero, ciò nonostante la vera domanda è di cosa. Formulata la nostra ipotesi, sta a noi anche valutare che sia verificata in tutte le sue componenti. Se il vero messaggio mutuato da Omero si dovesse limitare alla Storia di un povero greco che ha impiegato anni a tornare a casa, non credo che ancora nel III secolo se ne sarebbe parlato, non crede?
La ragazzina annuì con la testa e aggiunse:
Già, non credo fosse quello il messaggio. Voglio dire, di per sé è certamente una bella storia, zeppa di azione, di affascinanti luoghi popolati da creature più o meno interessanti... di quelle storie che sanno trasportarti ed emozionati, però... è come se l'autore volesse celare un aspetto importante. Così importante da essere destinato solo a chi riesce a svelarlo.
Il professore doveva proprio aver ragione: chiunque può leggere qualunque cosa. Ma lei che tipo di lettore era?
Era stata attenta o si era limitata alla superficie?
Oppure quella sensazione che ci fosse quasi un'altra faccia della storia, era tutta una sua fissazione?

*Magari, molto più semplicemente di quanto la fai lunga, non ci hai capito nulla!*
Raccolse le mani attorno alla tazza, quasi intrecciando le dita. Il calore perlomeno era confortante.
No, non voleva credere a quell'ultima ipotesi.
Non che non fosse possibile, ma non avrebbe ceduto così facilmente.
*"...la vera domanda è di cosa."
Perciò, forse, non pensa che io sia completamente fuori strada.*
Forse il professore le stava suggerendo di indagare meglio secondo quella sua sensazione? O forse anche soffermarsi su quelle parole era illudersi di essere incoraggiata?
Perché in quella discussione i suoi dubbi si stavano moltiplicando?
Certo era che, se fosse, in qualche modo, riuscita a capire che cosa ci vedeva nella lunga stotia di Ulisse, poi doveva anche riuscire a motivare la propria interpretazione.

*Uhm. ...*
Soffiò, increspando appena la superficie all'interno della tazzina, che soprappensiero si era portata davanti alla bocca. Senza pensarci, in un gesto già molte volte provato, avvicinò alle labbra la fine porcellana e lambì il contenuto. Troppo caldo per sorbirne una considerevole quantità.
Eppure tanto bastò a farla sussultare.
*Ma che..?*
Non ne era sicura.
Guardò il professore, ma un'altra domanda ebbe maggior fretta di essere pronunciata:

Professore, anche Omero era un mago?

 
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view post Posted on 8/11/2016, 22:52
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Chi avrebbe mai pensato di ritrovarsi a discutere dell'Odissea?
In nessun caso avrebbe potuto affermare avesse qualcosa del genere in agenda. Nemmeno lui, che aveva fatto della stramberia una ragione di vita, dell'eclettismo la cifra del suo essere, forse una di tante, ma pur sempre una. Cosa ne sarebbe derivato? In fondo, era davvero così straordinario? Lo trattavano a lezione, a buon diritto avrebbe dovuto avere pari probabilità di qualunque altro argomento... eppure, non ricordava un solo altro colloquio in quella che ormai era probabilmente un ventennio, che fosse iniziato sotto tali auspici. Certo, con il senno di poi avrebbe anche potuto serenamente sostenere non fosse più importante di quel tanto l'argomento iniziale, che il più delle volte, se non quasi sempre, era un mero palliativo, per non farsi buttar fuori prima ancora di sedersi. Quanto quella probabilità fosse reale era ancora tutta da comprendersi. I casi anche in quel caso erano ben pochi, negli anni aveva sviluppato la pazienza di un santo, il che unito a una notevole capacità di autogestirsi la discussione, spingeva anche il più indesiderato degli ospiti a pregare tutti i Numi del cielo di cavarsela nel minor tempo possibile, che per ironia della Sorte, o forse no, non era mai tale.
Ciò nonostante, era ovvio, l'Odissea non poteva limitarsi ad essere quanto vi fosse scritto. Se fosse stato, quale sarebbe stato il senso di tutta quella Storia? L'esito di una tradizione durata quasi tremila anni poteva essere la semplice bellezza di una tra tante altre storie? Era frutto del caso? C'era di più sotto, senza essere stato nemmeno più di tanto celato? E se quanto era stato scritto fosse stato vero sino all'ultima lettera? Qual era la vera forza di un animale ancora misterioso, dove stava il suo fascino impalpabile? Era proprio quell'essenza stessa inintellegibile, e incomprensibile ad aver affascinato più generazioni d'uomini, di quante foglie potessero prosperare sui rami di un albero? Era tutto così semplice? Non lo era?
Pensieroso attendeva un cenno dalla giovane Tassorosso, eppure, sembrava che avesse già così avuto a sufficienza di che pensare. Che la pensassero allo stesso modo sin dal principio? Se ne stupiva di continuo, di come in fondo fosse per molti aspetti più vicino ai modi di pensare di un suo studente, di quanto invece fosse distante dai ragionamenti di un Mago formato, ormai non più nel fiore degli anni, con i primi capelli brizzolati. Qualcosa doveva pur significare anche quello, no? C'era soluzione? In parte era incoraggiante, aveva fatto bene a rimanere dov'era, accettare anni prima l'incarico, e lasciare buona parte del resto. In parte non lo era, ma era un'altra storia, e un altro paio di maniche. Vi sarebbe stato tempo per risolvere anche quell'impiccio, forse un giorno. Silenzioso, lasciò ricadere la sua attenzione sulle volute di vapore di un piccolo specchio di liquido ambrato poco distante, circoscritto in un cratere candido come la neve. Girando il cucchiaino, ecco affiorare dalle acque la nuova domanda. La questione qual era?
Chi era Omero.
C'era risposta?
E se Omero lo fosse anche stato, Odisseo? Doveva esserlo per forza? Non lo era? Quell'anche era riferito al primo, o solo al secondo? Ma una risposta sincera, avrebbe potuto tranquillamente soddisfare entrambe le domande. Sarebbe stata sufficientemente generica, per l'intera categoria. In fondo, chi era davvero Omero? Aveva importanza? Cosa fosse, era determinante di cosa sapesse? Il nesso non era così automatico, come lo sarebbe potuto essere nei loro anni? Era una questione di lana caprina come al solito? Non lo era?
Un sorriso.


La questione omerica è forse una delle querelle più lunghe, e appassionanti della letteratura antica. Non sorprendentemente, anche in questo caso, se perdona la puntualizzazione. Potremmo definirlo del resto come uno dei primi Autori, al crescere della fama delle sue opere si è sentita la necessità di conoscere di più sul suo autore. Peccato che nel frattempo fosse morto, ed essendo uno dei primi, nessuno aveva pensato a risolvere per tempo il problema. Geniale come si riescano a creare problemi dal nulla, non trova? Ma anche in questo, se avesse la cortesia di perdonarmi una seconda volta, a così stretto giro, la vera domanda è un'altra: quanto sapeva Omero. Come immagino saprà sino a non molto tempo fa Maghi e Babbani hanno vissuto per buona parte della loro millenaria esistenza di comune intesa, insieme. La decisione di ghettizzarsi è stata unilateralmente abbracciata dai Maghi, e non priva di costi. Quindi, aldilà del fatto che lo fosse, se anche non lo fosse stato, ma fosse stato di un ceto elevato, Omero sarebbe potuto essere associato alla nostra attuale definizione di Mago, pur non avendo mai trasfigurato un topo, capisce? Se ne deriva, che effettivamente sì, sarebbe molto strano che Omero non lo fosse, o non ne avesse equivalenti conoscenze. Un po' come se lei non avesse idea di chi siano, e cosa facciano, i suoi vicini di casa, mi segue?

Era ancora troppo caldo.
Al tatto la ceramica stessa era calda.
Una strategia attendista anche in quel caso avrebbe pagato.
O almeno c'era da sperarlo.
E poi la Tassorosso.
Niente fretta.

 
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view post Posted on 20/11/2016, 21:09
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Un brevissimo istante e la ragazzina scoppiò a ridere.
Una risata vera, nella sua compostezza. Di gusto, spontanea, genuina.

Beh, in realtà, non è detto che io conosca i miei vicini.
Bastava pensare al fatto che la sua famiglia per prima le aveva nascosto chi davvero loro fossero. Fino al momento in cui il piccolo allocco non era entrato dalla sua finestra con quella lettera così insolita, lei non aveva davvero conosciuto nemmeno la propria storia.
Ecco, professore - spiegò, riprendendosi - quello che intendo dire è che non sempre possiamo esser sicuri di conoscere qualcuno da quello che di lui vediamo. Per quel che ne so, i miei vicini sono dei Babbani, ma io stessa ai loro occhi lo sono.
Devono essere stati tempi più fortunati quelli di Omero, secondo me, se Maghi e Babbani potevano permettersi di avere meno segreti gli uni con gli altri.

Almeno così poteva sembrare.
Se gli uomini potevano evitare di tacere delle cose, poteva significare che erano capaci di vivere in armonia.
Sollevò lo sguardo un attimo, come se improvvisa un'immagine si fosse materializzata in quel lontano punto che i suoi occhi cercavano di raggiungere. Era Ulisse che tornava prepotente con i suoi tormenti.

Beh....Forse, insomma!
Il dubbio andava necessariamente manifestato.
Per certi versi, potrebbe essere bello dichiarare ad altri ciò che si è realmente, ma per altri.... ci saranno dei buoni motivi se la comunità magica ha deciso col tempo di celarsi agli occhi dei Babbani.
La stessa storia di Ulisse forse dimostra come non ci sia stata vera e propria armonia.

Adesso si sentiva di nuovo sciocca.
Ulisse aveva subìto i poteri dei Maghi.
Addirittura i semplici Uomini erano costretti a riconoscere in loro degli dei.
No, i poteri non erano celati, eppure non traspariva affatto un bel clima dalle storie di Omero.
Che fosse proprio questo il messaggio che l'autore aveva voluto lasciare?
Si morse il labbro e corrugò la fronte. Se era così, lei non riusciva a coglierlo appieno. E stando a questa incapacità si convinse che non era questo l'aspetto che aveva suscitato il suo interesse.
Si, era fermamente convinta su questo punto.
Piuttosto ciò che le impediva di rassegnarsi su quella storia era legato strettamente a quelle vicende. O meglio a come Ulisse riusciva a venirne fuori. L'opera cosa raccontavanta, se non le prodezze e la grande forza dello spirito che dominava Ulisse?
Forse era tutta quella grandiosità a creare problemi alla ragazzina?
*Geniale come si riescano a creare problemi dal nulla, non trova?* - le aveva chiesto giustappunto qualche secondo prima l'uomo che, paziente, la stava a sentire.
Decisamente lei si era creata parecchi problemi.

*Sei un genio, dunque!*
Rischiava di crederci, perciò scosse appena la testa e tornò al professore con una nuova domanda:
Lei pensa che Ulisse sia stato favorito dalla fortuna?
 
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view post Posted on 2/4/2017, 12:01
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Di cosa stavano veramente discutendo?
Qual era il vero obiettivo di quella lunga querelle?
Da quanto poteva essere iniziata, e quanto sarebbe durata?
Aveva davvero senso interrogarsi del Passato, pur non conoscendolo davvero?
Ed era possibile conoscerlo, pur non avendolo mai vissuto realmente? Si poteva altresì essere guide esperte delle Highland pur non essendoci mai stati? Qual era il limite più sano tra teoria e pratica? Qual era a dove essere preferita? Di chi doveva essere l'egemonia? Aveva davvero senso la teoria senza pratica? O era meglio la pratica senza alcuna teoria? Del resto, come regola del pollice si poteva prendere la banale sopravvivenza, se si fosse sopravvissuti alla pratica senza alcuna teoria, allora cosa? La teoria perdeva di senso? Ma a che costo? Dopo il tragico divorzio, ormai consumato da secoli, tra Maghi e Babbani, nella piena inconsapoevolezza di questi ultimi, chi ne aveva maggiormente pagato il prezzo? A cosa si erano condannati? Di cosa non avevano tenuto conto, nel farlo? Avevano valutato tutte le possibilità, tutte le variabili possibili? Quali erano i buoni motivi che avevano infine pressato a che venisse operato il divorzio? Esistevano davvero? E quanto erano buoni? Il gioco era valso la candela? Quanto potevano ingannare le apparenze? Ma era una questione di apparenze? Quanto poteva essere una cosa 'strana'? Quanto valeva la pena di tenerla segreta, se non v'era motivo alcuno di farlo? Quanto tutto quello era una semplice questione di percezione, senza molto altro alle spalle? Qual era il retroterra culturale ad aver sostenuto il problema nel corso dei secoli? E in tutto quello come andava ad inserirsi Omero? E Ulisse? Era realmente esistito? Non lo era? Avrebbe avuto meno peso l'intera vicenda?


Ha ragione, l'abito non fa il monaco, ma per celare una data informazione, deve anche essercene una qualche ragione, no? Ipotizzi ora che mago o non mago sia un'altra informazione al pari di biondo, o castano, avrebbe senso nasconderlo? Se ne avesse la più completa libertà di azione, parola e pensiero, in un contesto assolutamente astorico, negherebbe un'informazione del genere a un amico? Se potesse salvargli la vita smascherandosi non lo farebbe? Evidentemente la Storia ai tempi di Omero, e molto prima, e molto dopo di lui era molto diversa dalla attuale. I maghi erano una componente, per quanto fondamentale, attiva e numerosa di una società più grande, di Maghi e Babbani. Non esistevano conflitti? Certo che no, sono sempre esistiti, ma credo non esserci rimedio. Che uno fosse Mago o Babbano era semplicemente un'altra di tante possibili differenze, Greco o Romano, Ateniese o Spartano, e come saprà meglio di me, da dove viene anche lei, differenze e rivalità possono non essere solo rispetto a città vicine, ma anche in seno ai quartieri della stessa città. Capisce? La Magia può essere solo un'altra differenza, nè più nè meno di altre. E allo stesso tempo chi ha il dono è in grado di fare la propria parte in tale società, al pari di un non mago che farà invece altro.

Per quanto di fondo fosse banale, allo stesso tempo poteva non esserlo.
L'idea stessa di un'armoniosa e unica società era qualcosa di così sideralmente lontano dalla loro realtà, da essere carico di quello stesso scetticismo di fondo che aveva portato al divorzio. Eppure nulla che non potesse essere meglio compreso da una giovane Tassorosso del I Anno, che non non dai suoi stessi genitori, o dalla stessa Tassorosso dopo sei anni di permanenza nel Castello. Era quello il problema? Tutto andava a ramengo, ma nessuno si poneva il problema? Non ponendosi le giuste domande, era certamente difficile ottenere le giuste risposte. Eppure, cosa potevano farci? Espiare le colpe di qualcuno che era ormai morto da secoli aveva veramente senso? E se anche non l'avesse avuto?


Vede, non credo che il punto sia se Ulisse avesse o meno fortuna, quanto che fosse in grado di crearsela. In questa chiave di lettura Ulisse non è più Mr. Ulisse, residente in Smith Street 34, Edimburgo, ma potrebbe essere lei stessa Ulisse, o io. Così come per altri versi è una sciocchezza, ipotizzando in via teorica che Omero davvero narrasse fatti realmente accaduti a Mr. Ulisse, che ci fosse una cricca di Maghi temuti dal resto del mondo come fossero dei, che se la prendessero con questo sventurato per mero hobby. Lei crede in Dio? Perchè a seconda della risposta a questa domanda potrebbe cambiare anche quella che diamo all'altra. Se almeno un Dio esiste, e non è importante come venga chiamato, allora ciò non esclude in maniera assoluta che possano esserci state delle pari o sub divinità che in effetti i Greci avessero deciso di definire con precisione. E allo stesso tempo, perchè tali divinità dovessero prendersela con Ulisse? Probabilmente anche in questo caso sarebbe sufficiente spostare un poco più lontano dagli occhi quanto scritto da Omero, per far quadrare i conti.

Sorrise soddisfatto.
Esistevano gli Dei?
Erano una lobby di Maghi?
Ma se i Maghi erano noti, perchè definirli Dei?
C'era una risposta anche a quella domanda?
Iniziò a sosrseggiare il liquido ambrato.
Ormai tiepido, al punto giusto.

 
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view post Posted on 23/7/2019, 23:19
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Ascoltò l'arringa e ad ogni spiegazione annuì.
Era vero, avere quel dono era una differenza come un'altra. Era poi la coscienza di ognuno a farla pesare in modo diverso.
Ad un tratto fissò lo sguardo in un punto lontano dentro la sua immaginazione. Si soffermò un attimo di più su quell'ipotesi… forse era sciocco… anzi forse sarebbe stato molto stupito, ma se si fosse trovata a dover scegliere tra la vita di un amico e la riservatezza della sua condizione di strega, probabilmente avrebbe optato per la prima.

Ma fu davvero colpita quando il professore parlò di fede.
Non poteva dire di averne sentito parlare molto in casa. Certo era che lei aveva sempre creduto possibile che ci fosse qualcosa, qualsiasi cosa, oltre ciò che era possibile vedere.
Beh, in fondo, quella lettera giunta all'improvviso sotto la scorta di un pennuto, non le aveva dato ragione forse?!
La domanda diretta, la travolse quasi. Giusto da perdere per un attimo il punto al quale egli volesse andare a parare.
La sorpresa di non avere alcuna reale risposta le si stampò sul viso per qualche istante, finché rendendosene conto, abbassò lo sguardo sul suo tè. Ringraziò mentalmente del fatto che l'uomo non si fosse fermato di fronte alle sue smorfie di stupore, che avesse invece continuato nel suo discorrere.
Forse il tè aveva ceduto una parte di calore? Per sicurezza, preparandosi a sorbirne un sorso, soffiò lieve sulla superficie liquida che tremolò. E quelle onde in miniatura le ricordarono il mare. Il suo. Quello di Ulisse. Sembrarono accordarsi proprio con le parole che la riportarono all'ascolto dall'insegnante: osservare l'immagine originale.
Lo scrutò mentre rideva.
Anche lei sorrise:

Si, sarebbe proprio bello poterlo fare!

 
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