Aquila non captat muscas

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view post Posted on 25/9/2016, 11:36
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*Perché? Perché?*

Era questa la domanda che si ripeteva continuamente il neo Caposcuola di Corvonero, mentre si avviava verso lo studio del Professor Peverell.
Perché stava andando in quel luogo? Perché doveva parlare con lui?
A quelle due domande, purtroppo, aveva una risposta.
Doveva andare in quello studio perché, essendo il nuovo Caposcuola di una delle quattro casate, era giusto presentarsi alle maggiori autorità del castello colmo di buoni propositi e dedito al lavoro.
Effettivamente le parole “buoni propositi” e “dedito al lavoro” cozzavano con il suo carattere. Lui non era affatto come il suo amico Swan, lui era più espansivo e decisamente più canaglia.
Scendendo velocemente i mille scalini presenti tra la Torre di Divinazione e il primo piano, maledicendo un po’ il fatto che non potesse presentarsi al cospetto del professore con un sacchetto di Caccabombe o che non potesse tirargli qualche Pallottola Puzzolente da dietro la porta, arrivò nel giro di cinque minuti davanti alla porta indesiderata.
Era in ansia, come sempre in quelle situazioni.
Non gli piaceva molto entrare all’interno degli uffici di persone a lui sconosciute, era come se giocasse fuori casa, specialmente con quel personaggio che tutti decantavano come la saggezza fatta persona.


*Guarda che mi tocca fare per i miei concasati*

Pensò tra se e se, immaginandosi brevemente cosa sarebbe potuto accadere di lì a poco.
Probabilmente lo strambo professore con la barba curata lo avrebbe accolto nel suo studio, magari offrendogli un tè per poi parlargli di tutto ciò che poteva essere noioso per lui.
Magari, notando la sua postura nel bere il Tè, gli avrebbe anche potuto ricordare che quella era la postura inizialmente adoperata da Merlino -visto che tutto, anche la cosa più inutile, inizialmente era stata fatta da Merlino- e che poi era stata resa meno nobile dai passanti che andavano a bere l’infuso da Daisy Dodderidge al Paiolo.
Cercando di togliere dalla sua mente quel brutto sogno ad occhi aperti, il quale gli aveva fatto venire una leggerissima voglia di darsela a gambe levate, diede due colpi secchi alla porta dello studio con il pugno chiuso.
Il rumore che si generò fu secco, forte e lo riportò subito con i piedi per terra.
Per quanto fosse un creativo e sicuramente uno scemo di guerra, ora doveva comportarsi da persona responsabile e matura e questo di per se già faceva ridere.

 
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view post Posted on 25/9/2016, 12:20
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Con il passare del tempo, e l'andare degli anni, il sabato pomeriggio era andato assumendo un nuovo senso, inedito, colorandosi lentamente di sfumature del tutto inattese, come se in fondo il Demiurgo avesse improvvisamente deciso di darsi ad un tardo Manierismo di matrice impressionista, sfidando le più note ed acclarate regole compositive, alla base della civile e moderna convivenza. Così doveva essere? Smettere di scorrazzare su e giù tra Londra ed Hogwarts era stata una sorta di tacita benedizione, nuovi margini di intermediazione erano possibili, scenari inediti si aprivano, non era più perennemente in affanno, non aveva troppi impegni arretrati, il che era un sollievo, più psicologico che altro, e passate una lunga serie di boe non poteva che esserne grato al cielo. Certo, da lì a trascorrere il sabato in un pur prolifico Otium letterario ne sarebbe sempre corso, le abitudini erano dure a morire, e probabilmente non lo avrebbero mai abbandonato, ma era comunque un notevole passo avanti. Certo, restava il Wizengamot, presto o tardi l'avrebbero chiamato, era nell'aria. La quiete prima della tempesta. Non era plausibile che la scampassero incolumi, qualcosa sarebbe tornato a succedere, qualcosa bolliva in pentola, come sarebbe stato possibile ipotizzare il contrario? Crisi economica, sfaldamento morale e sociale della coesione della loro bella e classista Societas, -ismi in rapida quotazione, attacchi circostanziati ed isolati, che come gocce d'olio bollente ricadevano lentamente da una lanterna preda di un vento troppo forte, mal assicurata, e rassicurata. Ne avrebbero pagate le conseguenze, certo, lo sapevano, ma cosa era possibile fare? Probabilmente nulla. Fare nulla non era certo la migliore e più profetica delle possibili soluzioni, ma l'arsenale era terribilmente scarno, e tragicamente costoso. E se agendo, avessero scongiurato la minaccia ad Est? Urla e proteste del popolino, geloso di quei diritti violati, in nome di quella stessa sicurezza tanto acclamata in piazza. Qual era il giusto prezzo? Probabilmente nemmeno il Re degli Scolasti ne sarebbe uscito vittorioso, se ne sarebbe dipartito, oltraggiato, offeso, sdegnato dalla perdita di tempo sofferta e patita, in nome di quegli ideali che in fondo non interessavano veramente più a nessuno, di cui restavano solo i nomi, significanti vuoti, svuotati, di qualsiasi significato, sacrificati in nome di una qualche stramba, e vetusta tolleranza culturale e politica. Nomi invocati a gran voce, da tutti, salvo poi tirarsi ineluttabilmente indietro all'ultimo minuto, giunti inesorabilmente al momento di pagarne le conseguenze. Che fosse la politica del ben godi? La cuccagna? Il cui albero si pretendeva mai sfiorisse, in una congiunzione ideale di intenti e nobili moventi che poteva vantare tranquillamente di affondare le proprie radici nella notte dei tempi, in quelle elargizioni che già Caligola in bronzo versava in quel primigenito idillio plebeo, alle folle al Circo. Chi doveva pagare il conto? Qualcuno avrebbe dovuto, presto o tardi, non si poteva uscirne. I soliti noti? Ce l'avrebbero fatta? A quale costo avrebbero incassato quell'ultima tegola? Certo, il Bene Comune, erano solo 4000 anni, perché non proseguire su quella strada per ulteriori 4000? Ma ci sarebbero stati davvero? Il Bond Hobbesiano avrebbe retto quell'ultima estrema tensione? I fedeli servitori dello Stato avrebbero retto il fronte ancora una volta?
Erano forse le due del pomeriggio, di un tiepido Settembre, quando aveva cominciato, era già trascorso del tempo, ma la situazione non era cambiata più di quel tanto. Il Mago svettava sulla stanza, a cinque gradini di altezza, sulla piattaforma di una comoda scala, armato di spolverino intento a rimuovere la polvere in eccesso, dalla prima occupante del suo Ufficio: la libreria. Un'operazione lunga, meticolosa, certosina, intervallata ed accompagnata da grugniti soddisfatti, di vecchi Amici ritrovati, commenti estasiati, vecchie conoscenze dimenticate, e riscoperte, e puntigliose annotazioni, mentalmente trascritte, dal giovane assistente, che ai piedi della scala, sudava freddo, da ormai almeno un paio d'ore, rimirando il Mago volteggiare a qualche metro d'altezza, in veste da camera. Il tenue lilla della lunga veste ricamata del Mago, si sposava bene, con la semplice ma elegante tunica immacolata e candida del giovane fanciullo, dalla pelle quasi ebano, ognuno aveva la sua funzione, ed un compito preciso, che evidentemente stavano assolvendo, come una squadra ben rodata, ed affiatata, da anni di pratica. Una delle finestre provvidenzialmente aperta lasciava uscire dalla stanza un vorticante pulviscolo, sospinto all'esterno, da una brezza che di naturale sembrava non aver molto, il camino andava, il fuoco lì albergava, come in qualsiasi altro giorno dell'anno, gregario costante di quell'alcova incantata. Le fiamme danzavano, spettatrici di quelle pulizie autunnali, non troppo improvvisate, ma ugualmente efficaci e radicali, per quanto procedessero non propriamente alacremente, di quel passo avrebbero impiegato qualche anno. Ma in fondo, era anche un buon modo per fare ricerca, per quanto i libri fossero meticolosamente catalogati, non c'era registro che reggesse il confronto con una rapida ed approfondita occhiata di persona, da parte di chi li aveva amabilmente collezionati, ereditati, e scritti, nel corso di una pur lunga esistenza. Amici di un lungo viaggio, certo, una minima selezione, ma pur sempre fedeli gregari, insostituibili, scarrozzati con amorevoli cure su e giù per il Mondo, tra Londra e Samarcanda, tra Edimburgo e Kyoto, àncora con il passato, con ciò che era stato, con la Storia, più o meno lontana che fosse. Certo, qualche noia, non poteva dire che viaggiare leggero rientrasse tra le sue possibilità, una biblioteca ambulante aveva qualche inconveniente, forse più d'uno, ed anche a sistemazioni c'erano quel minimo di prerogative da soddisfare, ma in fondo... Ciò che andava fatto, andava fatto, non ce n'era, era così.
Tra gli svolazzi dello spolverino, ed un sorriso ora ampio, ora sghembo, era grato al cielo di non aver impegni in agenda, per quanto questo non volesse dire poi molto. E cosa ancora più sostanziale, c'era ancora del margine prima delle Cinque, per portarsi avanti con il lavoro. Ora che giungesse l'ora del The ci sarebbe ben stato tempo e modo di darsi una ripulita, dopo un lavoro tanto spossante, di darsi un tono, di riprendersi il suo trono, ed imperturbabile attendere la venuta del giovane visitatore, da dietro la sua incantata, e fedele linea Maginot, pronto a resistere all'ultimo sangue, sino all'ultima stoccata, o al primo sangue. Certo, c'era tempo, avevano pranzato di buon ora, i privilegi tutti nordici, ben lungi dalle tardure mediterranee, il tempo non mancava, almeno un altro paio di scaffali, almeno un altro paio di scoperte! Sembrava che in seconda fila, nascosti nella penombra della già soffusa luce della stanza si annidassero, e celassero alla vista, i più cari amici di quella che era stata una ormai lontana e distante giovinezza, le sorprese si affastellavano, numerose, copiose, come fiori e frutti nella tarda primavera, come caduti al termine di una Grande Battaglia. Del resto, aveva riavuto il suo ufficio, tanto lavoro gli era costato la prima volta arrangiarlo come si sarebbe convenuto, troppo lavoro pensare di rifarlo una seconda volta! La giusta luce, la giusta inclinazione dei raggi del sole, e della luce che filtrava dalle finestre su quell'unica facciata a solatio, che sì baciata dal sole, ma abbastanza in basso, da non lasciare che i raggi dell'Astro battessero direttamente sulle costole dei libri. La luce, ed i libri non erano mai andati troppo d'accordo, in più d'un senso, o meglio, era sempre stato un rapporto più complesso di quanto non fosse lecito attendersi, servivano un minimo di cure, attenzioni particolari, che non tutti erano disposti a prestarvi, e pazienta, che i giovani non potevano avere, o vantare. Non troppa luce, quindi, un'aria viziata quel tanto che bastava, non troppo fresca, ma neanche troppo calda, un leggero strato di polvere, in quella loro alcova incantata, riparata da nefaste influenze esterne, pronti ad aprirsi e svelarsi a chi avesse l'ardire di prestarvi orecchio, attenzione, e cuore. Polvere che non andava rimossa con irruenza, ma anzi, coltivata con pazienza e cura, alleata di quell'estrema opera di salvaguardia, a patto, certo, che non andasse ad intaccare quel sottile quanto fragile equilibrio dei sensi, e delle potenti forze chiamate lì a concilio, coacervo di inaudita potenza, in unione d'intenti con chi era stato, un Tempo, ancora lì presente, indirettamente, con quanto di più nobile potesse restare, come traccia, il Pensiero. In fondo, a ben vedere, era un Santuario, un reliquiario, di estrema potenza, il Sancta Sanctorum difeso e protetto con abnegazione dal suo Sacerdote.
Un colpo secco.
Un secondo colpo secco.
Il giovane impallidì, al pericoloso tentennare dell'Anziano Mago, colto alla sprovvista, catapultato improvvisamente nelle sue comode, basse, scarpe, da quel più confortevole ed avvezzo Iperuranio. Nemmeno il tempo di lanciarsi in sperticate, e spericolate elucubranti elucubrazioni su chi fosse, che era già tempo di concedergli una parola. Anche il sabato? Non c'era più pietà? Cosa potevano volere da lui? Il solito studente? Ma che importava, in fondo? Non attendeva nessun Ministro, o il Plenipotenziario di un qualche strambo Paese del centr'Asia, eccessivamente fissato sul protocollo, e l'etichetta. Un'intervista, e molto altro. Uno sguardo fugace alle spalle, il trespolo vuoto, solitario, quel senso di incompiuto cronico, quella sensazione che in fondo mancasse davvero qualcosa, non era del tutto erronea.


Avanti!

Ecco.
Anche quello era fatto.
Un'altra cosa fatta?
Restava un piccolo cruciale dettaglino.
Calarsi incolume dalla sua torre d'avorio...

 
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view post Posted on 26/9/2016, 22:48
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Avanti.

Era stato cordialmente invitato ad effettuare il suo ingresso in scena.
Solitamente a quel punto effettuava un grosso respiro per poi incunearsi nel luogo del avverso, ma evitò.
Alla fine cosa poteva succedere di male? Il professore doveva accogliere tutti calorosamente, no?
Spingendo con decisione la porta d’ingresso, sentì arrivare al suo naso un odore fin troppo familiare.


*Libri*

Il ricordo di quell’odore portò il ragazzo all’interno della stanza prima di poter utilizzare il suo apparato visivo.
Sapeva bene che se un Corvonero non riconosceva quell’effluvio di carta mista umidità non poteva essere riconosciuto come tale.
Lui non era un amante dei libri, o per meglio dire, non era un collazionatore di libri.
Amava leggerli, citarli quando scriveva, ma prediligeva non conservare i libri che aveva già letto.
Era un pensiero radicato a profondo nella sua mente, quello che gli evitava di custodire quelle pile di fogli misti ad inchiostro. Era convinto che se li conservava lo faceva per poterli riutilizzare, quindi riutilizzarli voleva dire che non si ricordava cosa aveva letto e di conseguenza se non li ricordava non stava utilizzando a pieno le sue capacità cerebrali.
I suoi pensieri erano stupidi, alle volte bizzarri, ma lo caratterizzavano in toto.
Non voleva avere niente e nessuno che gli desse supporto nelle sue scelte, soprattutto libri che gli avevano indirettamente suggerito cosa era meglio giusto fare.
Tenendo a fondo quell’odore acre nel naso, il quale spesso era stato fidato compagno in giornate piovose o molto fredde che non gli avevano dato il permesso di uscire fuori dal castello, arrivò all’interno del posto per notare l’effetto scenico che garantiva la luce sulle diverse librerie presenti nella stanza.
Tomi, volumi, opere arrivarono ai suoi occhi prima del mobilio. Nulla spiccava come quelle immense librerie ricolme di colori dati dalle copertine dei testi, le quali erano curate al punto giusto da garantire a colui che entrava una sensazione di imponenza.
Sapeva fin troppo bene come i libri dovessero essere curati dalla polvere e le intemperie, cosi come i scaffali i quali spesso non reggevano troppo volentieri il peso della saggezza. Dietro quello spettacolo visivo c’era stato sicuramente un importante lavoro di meticolosità.
Camminando a passo lento nel luogo, cosi da poter accalappiare quante più informazioni possibili dalla sua postazione, arrivò nei pressi del suo interlocutore, il quale si trovava con in mano un babbanisimo spolverino.


-Salve-

Disse con tono deciso, osservando l’attrezzo del mestiere del suo Professore.
Se il signore la pensasse al suo stesso modo, ossia che alle volte l’olio di gomito facesse meglio della magia, ancora non lo sapeva, ma di certo quella era stata una piacevole sorpresa.


-Mi scusi il disturbo, sono Daddy Toobl, il nuovo Caposcuola Corvonero. Sono venuto qui per presentarmi ufficialmente… Le serve per caso una mano? -

Domandò per cortesia, non tanto perché notasse una vera e propria esigenza.
Oramai il dado era stato tratto, la sua prima mossa era stata fatto. Ora doveva capire di che pasta era fatto il suo insegnante.

 
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view post Posted on 2/10/2016, 14:36
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Una situazione peculiare.
Non rientrava nei piani, certo, eppure, la frittata era ormai fatta, tanto valeva non darvi più di quel peso che tanto non avrebbe avuto. Era vero anche che non lo attendeva, ma da lì a smarrire la bussola di qualche ora, ne correva. La funzionalità di Atlante? Se la sarebbe potuta prendere con lui, ecco, anche se per la verità il povero disgraziato aveva fatto del suo meglio per avvertirlo, per tempo, del correre pretestuoso del tempo. Non ci fossero stati di mezzo i Libri, probabilmente l'avrebbe anche vinta. Atlante, vuoi per la sua natura, era più preciso di uno Svizzero dell'Elvezia, quella vera, era in grado di spaccare il secondo, efficiente dal primo all'ultimo, ed a volte riusciva ancora nel contagiarlo, certo, non dovevano esservi di mezzo Libri, o The, in tal caso, lo sapevano, la battaglia era persa. Non v'era soluzione alcuna percorribile, privarsene l'avrebbe ucciso, ed in fondo, a che pro? Perchè farlo dopo tutto? Perchè insistere su quella strada dannata, lastricata di dolore, della fretta? Non ne sarebbe mai potuto uscire nulla di buono, lo sapevano tutti. Eppure, abbracciare la fretta, per inseguire un'efficienza perduta, e forse mai padroneggiata veramente, era una tentazione troppo grande per molti, che ne cadevano schiavi, del vizio prima, del peccato poi, dannati infine. Un lungo inesorabile processo di corruzione, lento, distruttivo, annichilente.
Ma la porta si era aperta, ed il giovane ospite atteso, e non atteso, era arrivato. Era lui, il Corvonero. Sorrise compiaciuto, dominando almeno in un senso la scena, certo, non era propriamente andata come pensava, come si sarebbe convenuto andasse, ma che importava? Per più di qualche verso era una visita attesa, dopotutto. Con che coraggio avrebbe potuto negarsi? Non era candidato ad alcuna carica pubblica, non c'era possibilità di scandali, la sua eccentricità lo precedeva ormai di qualche continente, inutile turbarsene. E si poteva dire tutto, meno che l'Anziano risultasse a disagio, se non del tutto divertito, sciabolando soddisfatto gli ultimi colpi, prima dell'onorevole ritirata. Avrebbe concluso in un secondo momento, il giorno successivo? Non c'era fretta, perchè avrebbe dovuto averne? Non sarebbero sicuramente scappati, e l'avventato profanatore avrebbe sicuramente avuto di meglio da pensare che non la polvere, una botte di ferro? Forse, ma anche quello non era troppo rilevante in quel momento. Questi era giunto, presumibilmente proprio all'orario giusto, come sembrava voler trasparire dalla soddisfatta sicurezza innegabile che la gestualità del corpo lasciava trasparire, ed era del tutto in diritto di essere lì, a pretendere la sua giusta quotidiana razione di attenzione, gliel'avrebbe concessa? Certo, c'era sempre una seconda via, ma a che prezzo, e per quale ragione? Una scusa era lì, a portata di mano, sarebbe bastato afferrarla, distendere la mano, stringere il pugno, e sventolarla al Mondo, certo, ci avrebbe rimesso la faccia, del tutto inutilmente, senza una qualche valida ragione, senza nulla che anche solo giustificasse quell'estremo ultimo peccaminoso rifiuto. E rimetterci la faccia era qualcosa di estremamente spiacevole arrivati a determinati traguardi, un'intera esistenza di reputazione conquistata con la cappa e la spada, nel Bene e nel Male, gettata alle ortiche, per proseguire i diletti di un bambino? Non era ancora giunto quel giorno, non poteva pioverci.


Ah! Mr. Toobl, ma che piacere!
Nono, si figuri, sono subito da lei, ci mancherebbe altro.


Il tono di voce di sempre, forse solo incredibilmente alto, quasi si sentisse in dovere di compartecipare a quella comunione di spiriti con le alte quote, se non con l'elevazione di spirito, benchè avesse toccato il cielo con un dito non meno di una mezz'ora prima, almeno con qualcosa di tangibile, ed evidente per tutti, anche il nuovo arrivato. Sì, ecco, il tempo di rimettere a posto? Cavarsi fuori dall'impiccio, evitando possibilmente di rompersi qualcosa, il che certo non avrebbe guastato, riguadagnando la sicurezza del I piano, un salto di pochi metri, in fondo, che poteva mai essere? Ecco, forse per uno sbarbato del II Anno avrebbe anche costituito un certo fascino tentare l'impresa, qualcuno l'avrebbe sicuramente soccorso, ed avrebbe sempre potuto addurre le frivolezze squisitamente giovanili a scusanti di quasi ogni genere di idiozia, all'opposto della linea del tempo, tutto era terribilmente cambiato, ingessato, per un'infinità di ragioni, in più, ultimo ma non ultimo, era un Peverell. Qualcosa doveva pur contare, ancora. L'ultimo della sua stirpe, a fronte dei più recenti sviluppi. Tiri mancini della Tuke?
La comparsa repentina di una seconda sottile asticella di legno, ed il rapido scambio di mano con la sfortunata quasi gemella alla nascita, sembrò essere il là definitivo perchè infine qualcosa stesse per accadere. La brezza cessò istantaneamente, come se un talentuoso muratore avesse infine alzato quel vallo d'Adriano tanto a lungo invocato, tanto grande e forte da bloccare il passo anche ai venti, in un'angusta valletta delle Highlands. La finestra si socchiuse, la luce tornò a farsi ferma, stabile, baluardo contro le insidie che si sarebbero potute celare nell'oscurità, o nella troppa luce. Gli assoluti erano tutti da scartarsi a priori, qual era in fondo la differenza tra oscurità, e troppa luce? Passata in rassegna l'intera curvatura delle possibili declinazioni dell'animo umano, i due estremi sembravano minacciosamente coincidere, quasi toccandosi, come inesorabilmente non potevano fare a meno di fare Alaska e Kamchatka, negarlo, le avrebbe private della loro stessa essenza, senza la loro essenza, avrebbe avuto senso continuare e perdurare nell'essere?
Senza perdere ulteriore tempo, senza destare alcuna reazione nel giovane assistente che imperturbabile assisteva, prese a galleggiare aggraziatamente a mezz'aria, percorrendo una seconda scala, decisamente meno irta di quanto non sarebbe stata la precedente, riguadagnando in breve tempo quello che sino a prova contraria era il suo Ufficio. Ottimo, che fosse quindi tempo di proseguire? Riguadagnò il mantello viola, dimenticato sulla bassa poltrona di destra, senza non poter constatare di come già il capo riottenuto in parte gli desse un tono decisamente diverso, più presentabile? Quanti inutili formalismi, in fondo! Certo, una questione di apparenze, ed un sacco di Storie. Ormai il giovane, l'Anziano, e l'assistente non erano molto distanti, confinati in quella ristretta area dell'Ufficio, tra la soglia, le poltrone, e la scala. Tempo di muoversi?


Semplicemente splendido, la aspettavo, ma quando ci si diverte, il Tempo vola, per così dire!
Prego, si accomodi, sospetto che sia proprio l'ora del The, come potrebbe non esserlo?
Ma prego, veniamo a noi. Per noi è un piacere averla qui.
Posso offrirle magari qualcosa? Proprio un The?


Con fare pratico, tornò a riguadagnare la posizione di sempre, dall'altro lato della Maginot, spiccando in contrasto alla luce alle spalle. Il tono di sempre, rotacismi, francesismi, vocalismi, pause, accenti, sfumature sorprendenti ed inaspettate, perchè per quanto la modernità l'avesse scordato, anche parlare era un'Arte, il Verbo aveva una Sua alta dignità, era potenzialmente tutto, e gli andava tributato il giusto rispetto. Tutto stava con una certa innata calma tornando alla normalità, il giovane avrebbe preso posto, su una delle poltrone di sempre, ed avrebbero iniziato una pacifica discussione, qualche colpo di scena, non poteva mancare, qualche insolita richiesta, calorosi ringraziamenti, ed un sentito arrivederci? Che tutto fosse destinato a sublimarsi in un'unica bolla di sapone? Che fosse prematuro tirare le somme, prima di aprire il bilancio? Tornò a sorridere al giovane, indicando le sedute, mentre il secondo giovane scompariva oltre la seconda porta, in fondo avevano tutti qualcosa da fare, ed era bene che lo facessero. L'iniziativa tornava nelle mani del giovane, mentre l'Anziano Mago prendeva posto in poltrona, affondando lentamente nell'imbottitura, rilassandosi infine. Il sollievo? Era tempo di tirare un respiro.

 
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view post Posted on 3/10/2016, 20:10
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In silenzio, Daddy, constatò come le peculiarità furono le prime cose che notò nella stanza.
Di tutto l’ambiente, aveva notato solamente le vaste librerie e il professore con lo spolverino, ignorando completamente il suo assistente e le comode poltrone vicino alla scrivania.
Effettivamente, la sua poca attenzione poteva esser scambiata come indecenza e sgarbatezza e proprio per tale motivo, dopo aver sentito la risposta del professore alla sua domanda, rivolse un cenno di capo all’aiutante a mo’ di saluto.
Ovviamente il Corvonero era un tipo espansivo, in grado di parlare anche con i muri, ma in quel momento le sue attenzioni erano completamente rivolte al professore e a quell’incontro che delineava un po’ l’inizio del loro rapporto.
Non sapeva bene se Peverell si ricordasse di lui e dei suoi trascorsi in Storia della Magia. Qualche volta, raramente, gli era capitato di appisolarsi durante la sua lezione, ma in parte per colpa degli intensi allenamenti che Swan propinava a loro pochi giorni prima delle partite.
Quella materia gli piaceva, ma il linguaggio aulico del professore ogni tanto gli metteva sonnolenza, cullandolo dolcemente in un mondo pieno di sicurezze e serenità.
Sorridendo al professore, sperando che non si ricordasse delle sue occasionali chiusure di occhi, si accertò della discesa di quest’ultimo. Sicuramente l’ultima cosa che voleva in quel momento era che l’anziano scivolasse dal suo piedistallo rischiando di giocarsi un’anca.
Non appena il vecchio smontò dal suo piedistallo, lo noto sedersi al suo posto e a quel punto si accomodò solo ed esclusivamente quando gli venne permesso.
Per quanto fosse un personaggio molto impulsivo, ci teneva molto alle formalità, al crearsi una facciata davanti a quei personaggi di gran spessore all’interno della scuola ,cosi da risultare simpatico nei loro confronti.
Aspettando che il suo aiutante uscisse di scena cosi da rimanere in “intimità” con il vecchio professore, iniziò a parlare solamente quando la porta venne chiusa. Era sempre meglio agire in piena riservatezza.


-Non si preoccupi, sono io che l’ho disturbata durante il suo giorno libero.
Un The va benissimo..-
*e ti pareva* -… grazie mille! Lascio a lei la scelta della varietà, praticamente mi piacciono tutti,-

Acconsentendo alle mosse del professore, il ragazzo lentamente si poggiò sulla poltrona così da fargli notare che fosse a proprio agio.
Suo padre, Robert, si era ostinato ad insegnargli che gli atteggiamenti del corpo erano fondamentali in qualsiasi situazione, anche durante le più futili.
Probabilmente, se fosse stato con la schiena in tensione, il professore avrebbe potuto notare il suo disagio e quindi essere leggermente meno disponibile nei suoi confronti e ciò non lo poteva assolutamente permettere.
Senza lasciar un silenzio imbarazzante nella stanza proseguì effettuando una domanda stupida quanto interessante in grado di spezzare il ghiaccio


-Quanti libri sono?-

Non li indicò. Era evidente che fossero ovunque, ma lui era certo: il professore sapeva quanti fossero.

 
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Ottimo, era infine arrivata l'ora di smettere. O forse di iniziare. Non poteva che convenire con il Giovane che fosse tempo di iniziare, procrastinare il procrastinabile, a che pro? Certo, avrebbero potuto tentare un qualche interessante gioco di società, una disquisizione dotta su qualcuno dei tanti libri che la biblioteca sembrava voler tanto orgogliosamente sfoggiare, discutere del più e del meno, forse persino di Storia? Certo, non aveva mai avuto la sensazione che il Corvonero impazzisse per la sua materia, ma a tutto si sarebbe facilmente potuto trovare un'ingegnosa soluzione, perchè non lo si sarebbe dovuto fare? Detto altrimenti, perchè avrebbe dovuto? Se era lì per presentarsi, poteva tutto limitarsi a quello? In fondo, era stato interrotto, per quanto se la fosse andata cercando, nella piena consapevolezza che sarebbe accaduto, aveva comunque insistito per iniziare, quando avrebbero finito? L'avrebbero fatto? Anche lì, non si poteva certo affermare vi fosse una certa fretta, ma era tempo di riordinare qualche idea, tra una cosa e l'altra era tempo di farlo, tempo di rimettersi in carreggiata, smettere di vivere di rendita, e tornare a produrre qualcosa. Era già trascorso del tempo, e non avrebbe mai nemmeno finito di disfare i bagagli, se non avesse delegato ad altri il compito, e non erano solo i bagagli. Che fosse solamente una questione di pigrizia? Di vecchiaia? Non si sarebbe certo potuto definire acciaccato, certo, magari qualche dolorino al ginocchio dopo una certa ora, o prima di un'altra, magari il polso, magari qualche altro piccolo fastidio, ma non era poi chissà quale problema. Era più che altro un problema di abitudine, con ogni probabilità. Era tornato ad avere orari fissi, regolari, difficilmente sgarrabili, il che era semplicemente un ritorno al passato, com'era stato per molti anni, ma dopo una lunga vacanza dedita all'Otium, non si poteva dire fosse tutto indolore, e senza costi di transizione. Ritornare ad essere un ingranaggio ben oliato, e sedulo alla disciplina gli costava fatica, e sforzo. Mal tollerava le perdite di tempo, era facile all'ira dietro al costante cicaleccio delle ultime file, ma anche in quel campo era tutta passività. La migliore arma era una notorietà acquisita nuovamente nel tempo.
Ecco, Minerva che fine aveva fatto? Aveva ben pensato di sfruttare la giornata, cogliendo l'attimo, per fare altro? A meno che non fosse a recapitare una lettera? Probabile? A chi aveva scritto? Non si occupava più di quelle, come di molte altre cose. Del resto, il peccato originale dell'intera costruzione era proprio lì: iniziato a delegare, era difficoltoso fermarsi, ed impossibile tornare indietro, tutto procedeva come sarebbe dovuto andare, a che scopo tornare ad occuparsene di persona, quando poteva investire lo stesso tempo, facendo altro? Uno Swap, sempre più scoperto e temerario, si era fatto prestare del Tempo da Thanatos stessa, per proseguire con quanto di bello avesse sempre fatto, per il piacere di continuare a farlo, ancora ed ancora, un privato cittadino, ormai in pensione, prossimo ad una seconda forma di pensione, eppure ancora febbrilmente occupato di tutto, e tutti. In fondo, non lo faceva per sè stesso, per quanto avrebbe stretto un patto con Thanatos, dopo aver valicato i limiti del prestito oneroso, avrebbe bussato anche all'Arcinemico, tutto era perdonabile, tutto era giustificabile, serviva ancora del tempo, molto, e l'avrebbe avuto.
Lo sguardo perso parve infine cogliere la figura del giovane, lì, poche spanne più in là, oltre la Maginot, era davvero tempo d'iniziare. Tempo di un The, tempo di sguinzagliare i mastini della guerra, prepararsi all'impatto, e stringere i denti. Era tempo. Un sorriso, non troppo falso, ma pur sempre di circostanza. E un generoso cenno del braccio al servizio, un primo invito.


Semplicemente splendido, come sono solito dire faccia richieste chiare, o potrebbe finire con l'essere... frainteso, e potrebbe non essere piacevole. Un The, due di zucchero, un goccio di latte. Un The che per la verità trovo molto buono, le assicuro, ormai sono decenni che mi faccio spedire la miscela dalla Cina, un retrogusto affumicato, perfetto con un poco di limone, e qualche frolla. Ma come capirà non posso propriamente trascorrere la giornata a gingillarmi, mio malgrado.

Una risata argentea, mentre già un vorticare di attività si manifestava sulla scrivania.
Il raffinato, ed insospettabile servizio, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del primo grazioso cliente, inseguita a ruota dalla delicata e un po' rude zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, ma obbediente agli ordini impartiti. Come se ne avesse avuto scampo. Compiaciuto, il Mago, sorvegliava, e non, l'operazione. Più d'un grattacapo, ne era già emerso! Insopportabile d'una zuccheriera.
Era quasi giunta l'ora del The.
E la domanda, del tutto inattesa.
Quanti erano?
Non tanti.


Un'ottima domanda. Ma temo di non avere una risposta precisa.
A lei piace viaggiare? Viaggia molto durante le vacanze?
Il diavolo di annida nei cavilli, mi creda.


Un dettaglio.
Un'insignificante postilla.
In grado di fare la differenza?

 
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view post Posted on 10/1/2018, 19:49
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Certamente la normalità non si rinveniva in quel luogo.
Non tanto per la teiera che volava da una parte all’altra - e che a lui ricordava tanto il film babbano la Bella & la Bestia,che aveva visto perché costretto dal suo amico Tom- , quanto per il fatto che il professore fosse schivo alle domande che gli faceva.
Perché non rispondere con chiarezza a quella domanda posta? Che fosse una domanda banale piazzata da persone banali?
A quella sua supposizione, scrollò le spalle per evitare di farsene un cruccio. Sapeva bene che se si fosse incaponito, sarebbe stato a rimuginare su quella situazione ore, perdendo anche il suo amato sonno.
Prendendo con delicatezza la tazza ricolma di liquido che era volata vicino a lui, notando la goffa zuccheriera infilare al suo intruglio i fantomatici due cucchiani di zucchero, posizionò il suo naso vicino all’oggetto del misfatto per assaporarne gli odori.
Non che fosse un’intenditore, ci mancherebbe, ma amava spesso fare il colto e provare a percepire qualcosa che solamente i più delicati d’animo erano in grado di fare.
Daddy era un ragazzo d’impatto, un uomo d’azione, di certo non si fermava a rendersi conto dell’odore affumicato delle erbe, ma cosa gli vietava di fare quel gesto quel momento dove il tempo sembrava non corrergli dietro?
Era sempre di corsa, tutto il giorno, tutti i giorni, ora che poteva rilassarsi perché non assaporare in toto il momento?
Sentendo il calore del The inumidirgli la punta del naso, sorrise al vecchio professore prima di bere un sorso della bevanda.
Al contatto con quell’intruglio caldo, le papille gustative del ragazzo provarono a captare il sapore senza trarre alcuna risposta, mentre il suo stomaco sembrava iniziarsi a distendere.
Seppur quella situazione fosse di estremo imbarazzo per il giovane, si sentiva anche stranamente a suo agio.
Che fosse stato il candido sorriso dell’anziano a farlo rilassare? Che fosse la vecchiaia a portarlo vicino alla pace dei sensi?
Sorseggiando nuovamente il The, cercando di evitare di avere il mignolo all’insù nel momento dell’ingurgitamento, socchiuse gli occhi pensando al posto dove sarebbe voluto andare.
Thailandia? Miami? Mexico? Dove voleva andare Toobl? Gli piaceva viaggiare?


-Certo che amo viaggiare, Professore, solo che non viaggio spesso.
Sa come è? I soldi, gli impegni familiari, gli amici a Londra. Sono molto vincolato ultimamente.-


Sospirando, poggiò la tazzina sul suo palmo della mano destra per poi riosservare i libri.
Effettivamente il numero preciso dei libri era difficile da individuare, come poteva aver fatto una domanda del genere lui che non si ricordava quanti libri aveva e si potevano contare sulla punta delle dita delle mani e dei piedi?


-Come mai questa domanda? Se mi permette, lei dove è stato in questo periodo?-

Ricordava ancora con innata sicurezza di aver conosciuto il Professore al primo anno di Hogwarts, poi sparì per un po’ di anni. Dove diamine era andato?
Quella domanda incuriosiva Toobl, ma non lo voleva dare a vedere. Magari quella conversazione gli avrebbe permesso di instaurare un buon rapporto tra di loro.

 
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view post Posted on 12/1/2018, 23:22
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Gli eoni del Tempo.
Ne erano ostaggi, inconsapevoli.
DIsinformati e anche un poco disinteressati a quella moderna prigionia.
Eppure, non per quello la subibano di meno. Era un dato di fatto. Il Tempo rispondeva a regole sue, leggi che sfidavano quelle della logica, della fisica, della matematica stessa. Le leggi di Natura cessavano di esistere al suo cospetto, piegate. Quelli che non erano stati altri che pochi istanti, a quanto erano equivalsi? Quanto sembravano? Il loro piattore fiammingo aveva avuto il tempo di approntare quasi interamente la tela, metri e metri di superficie giä riempita, restavano solo gli ultimi dettagli da definire, e si sarebbe detto soddisfatto. E loro? Un nono di tazzina, forse, lo zucchero non ancora sciolto, il liquido nemmeno raffreddato. Che margini esistevano? Tutto proseguiva sereno, il naturale prosieguo di quello strano incontro. Perchè era poi arrivato il Corvonero? Sembrava quasi averlo dimenticato. Possibile? Aveva importanza? L'avrebbero scoperto, o almeno c'era da sperarlo. Più imbarazzante se a invitarlo fosse stato lui, decsamente. Ma del resto gli anni passavano per tutti, non era più giovane come una volta, faceva parte del gioco che non fosse possibile ricordarsi sempre e proprio tutto, no? Che razza di pretese potevano essere avanzate, non era sicuramente il segretario di sè stesso, quella era la funzione di un segretario, ricordare. Il resto era noia. Il Tempo era troppo prezioso per certe inutili faccenduolo, e il suo in particolar modo. Il che riconduceva direttamente al sodo: il Tempo.
C'era poi quella domanda. Effettivamente almeno in apparenza sembrava essere nient'altro che un tentativo maldestro di cambiare discorso. Senza apparente motivo, certo, ma pur sempre un tentativo non ben riuscito. Impossibile dire il contrario. Eppure, sussisteva effettivamente l'eventualità che non fosse una domanda così peregrina, o meglio, che potesse dar adito a una risposta accettabile. Amo viaggiare, ma non troppo spesso. Che risposta era dopotutto? Erano ostacoli reali, tali da tarpare le ali a un Corvonero? Inconsciamente non era poi chissà quale passione? Era possibile? Sin dove si spingeva il subconscio, e dove iniziava il lato più razionale? Viaggiare era un bell'affare? Probabilmente a piccole dosi, perchè era bene ricordare anche che il troppo fisce con lo stoppiare. Un altro dato di fatto, incontrovertibile.
Che gli dovesse una risposta? Era un problema di tempo?
Vincolato. Quanto poteva essere realmente vincolato?
Quanto lo sarebbe divenuto di lì a qualche anno?


Curioso, non trova? Le piace, ma non le capita poi così spesso. Probabilmente le piacerebbe molto meno, altrimenti, ci ha mai pensato? Nella mia vita ho di gran lunga viaggiato troppo, e con il passare degli anni mi sto impigrendo, ormai ogni scusa è buona per stare a casa, per quanto la definizione stessa di casa possa per molti versi essere legata a un viaggio. Se al momento si sente eccessivamente vincolato, le posso garantire che tra qualche anno sarà di gran lunga peggio, a meno che il viaggiare non divenga un dovere, ho idea che resterà per molto tempo una sua grande passione.

Sorrise divertito, portando la destra alla tazza, senza arrivare a toccarla. Un leggero sfiorare, tenendosi prudentemente distante dalla porcellana, era sufficiente a intercettare il tepore da essa emanato. Nonostante quello strambo scorrere del tempo, non era davvero passato più di qualche minuto da che tutto era iniziato. Il The era lì, non mentiva, era un dato di fatto. Era ancora caldo, troppo per farci qualunque cosa. E c'era poi la seconda parte di quella che in fondo sembrava una semplice clausola della domanda. Un addentellato, lasciato indietro, e pronto a scattare. Era quella la vera domanda? Cosa stava pensando? Dov'era stato? Gran bella domanda. Ma in fondo non era un segreto.

Certo, almeno in apparenza potrebbe non c'entrare nulla, ma non è così. Quelli che vede qui riuniti sono una minima parte, semplici ragioni di spazio, di una ben più vasta collezione che generazione dopo generazione i Peverell hanno portato avanti. Ogni libro ha più Storie da raccontare, ed è stato ritrovato nel luogo più impensabile, prima di finire qui. Quindi in realtà la vera domanda non è 'quanti', non siamo in una libreria, ma 'quali' e 'da dove', o anche 'perchè'siamo in una biblioteca, se mi passa il termine. Nonostante siano ormai più le cose che dimentico, che quelle che effettivamente ricordo, ogni volta che li spolvero ripenso al viaggio che hanno richiesto. Il che è anche una delle ultime ragioni a spingermi a intraprendere viaggi di alcun genere, se escludiamo i 'doveri' e gli 'oneri'. Mi segue? Sono tornato da un lungo soggiorno in Giappone, giust'appunto. Ma sentivo la mancanza delle mie Highlands.

La verità.
Pura e semplice.
Tant'era, niente fronzoli.
A volte una risposta onesta... cos'era?
Quasi un sollievo? Anche per il più tragico degli attori.

 
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view post Posted on 2/2/2018, 17:56
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Era tutto assolutamente vero; gli piaceva viaggiare, ma non lo faceva spesso.
Era un po’ come quel detto babbano “ Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti” ma lui, nel pieno di quel trip adolescenziale, ne dubitava altamente.
Come poteva annoiarsi? Per quale motivo anche il viaggio lo avrebbe potuto condurre a quello stato di costante insaziabilità in cui si trovano spesso gli umani?
Era vero, molte volte ci si sentiva insoddisfatti anche se si era fatta una cosa straordinaria, ma perché? Perché mai quella lancinante insoddisfazione arrivava a lui?
Quella domanda non se l’era mai posta e rimase affascinato a come gli venne posta dal suo professore, armato di spolverino invece che di bacchetta.
Rilassandosi, continuando a sorseggiare il Tè più per un fatto di cortesia che di vero e proprio piacere, iniziò a pensare su tutta quella storia come un filosofo.
La continua insoddisfazione era forse dovuta dalla costante ricerca dell’essere umano della novità e delle nuove esperienze. Forse, nell’atto della più completa consapevolezza, l’essere umano si prodigava ad accaparrare avidamente tutto senza domandarsi più da che cosa veniva trasportato rimanendo in uno stato di noia totale.
Eppure lui quella noia non la sentiva. Aveva pensato più e più volte di prendere e smaterializzarsi di città in città con l’intento di esplorarle, ma sapeva bene che bisognava avere chiaro il luogo dove andare e con le capacità magiche che aveva non poteva di certo spostarsi di molti kilometri.
Senza contare che comunque lontano poteva ancora andare solamente con l’aereo babbano e quello si pagava con le sterline, mica con i Galeoni.


* Perché non esiste un “Change” Galeoni/ Sterline?*

La domanda arrivò spontanea a lui, mentre pensava che per via di qualche articolo e il lavoro da commesso aveva tirato su una bella sommetta, del tutto inutilizzabile nel mondo dei suoi genitori.

Il Tè continuava a muoversi in senso orario nella tazzina, mentre il ragazzo sentiva il vecchio appagare la sua curiosità rispondendo alle sue domande.
Era stato in Giappone, un luogo decisamente interessante per quanto gli riguardava, ma allo stesso tempo fin troppo complicato da raggiungere per i motivi esplicati prima.
Come era? Quali erano i suoi odori? Era quello che a lui incuriosiva piuttosto che i libri, per quelli lui aveva un’altra domanda.


-Capisco il suo ragionamento, professore.
Ogni libro è una storia, ogni storia è un’avventura, ogni avventura è un’emozione sulla pelle.
Sa ho provato anche io questa sensazione, senza spostarmi di un centimetro. Mi è capitato di tuffarmi con il naso in delle pagine di un libro e l’inchiostro mi ha spedito altrove, facendomi viaggiare e vivere qualcosa di nuovo e unico.

L’idea che un libro le ricordi qualcosa è bello, ma lei come ha fatto a leggere tutto questo? I libri non sono scritti in altre lingue? Conosce altre lingue oltre il nostro inglese o esiste un incanto che ci permette di parlare e leggere altri idiomi?-


La sua curiosità uscì prorompente mentre cercava contatto con gli occhi dell’anziano per provare a percepire qualcosa dalle sue parole.
Che quell’incontro gli stesse dando di più di quello che si immaginava? Probabilmente si, ma era meglio non darlo a vedere subito.
Forse il ritorno del "vecchiol prodigo" tra le mure di Hogwarts poteva giocare a suo favore, forse poteva raggiungere altre conoscenze a lui ignare.

 
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view post Posted on 15/2/2018, 17:34
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Non era sicuramente previsto.
Quello era poco, ma quanto mai sicuro.
Non avrebbe mai scommesso che sarebbe finito con il dibattere con uno studente di più o meno amene letture, e del cosa in fondo queste potessero davvero significare. Cosa significava leggere? Qual era il contributo che la sola lettura di un saggio, di un romanzo, o ancora più semplicemente una notizia era in grado di offrire? Un settore che era rimasto lo stesso, con minimi cambiamenti nel corso di migliaia di anni di Storia. Da che si era scritta l'Iliade, quanto era cambiato? Dalla pietra, al papiro, dal papiro alla pergamena, e solo eventualmente alla carta. Poco era cambiato, poco sarebbe cambiato. Erano in una botte di ferro? E se il giocattolo si fosse rotto, quale sarebbe stato il risultato? Cosa sarebbe accaduto? Tutto sarebbe morto, o si sarebbe trovata una nuova via, diversa, e forse migliore? Eppure, di pari passo, tutto procedeva insieme, letteratura e avventura. Erano un felice sodalizio, destinato a durare ancora nel tempo, per quanto il tutto sarebbe forse stato soggetto a nuove regole del gioco. L'ultima significativa rivoluzione quand'era stata? Quanto tempo era già passato? Quanto poteva mancare alla successiva? Quanto poteva l'inchiostro? Era vera Magia? Era un altro tipo di Magia, era anche quella Magia, o cos'era semplicemente? Quali erano i limiti di un approccio del genere? Dovevano essercene, e sicuramente non sarebbero mancati. E poi la domanda, curiosa, inaspettata, quasi ingenua. Come si poteva leggere qualcosa di cui si ignorava la lingua? Era possibile? E se sì, come? A cosa sarebbe stato vincolato?


Mi fa piacere di aver trovato qualcuno che possa almeno in parte capirmi. Siamo rimasti in pochi, ma mi stupisco sempre di quanto siano numerosi i pochi, il che potrebbe essere letto in diversi modi. Ad ogni modo, un'ottima domanda. Non vuole ipotizzare una risposta lei? E se anche esistessero strumenti magici ausiliari, per così dire, a quali restrizioni crede sarebbero soggetti?

In fondo che una domanda potesse diventare un'altra domanda, e non una risposta, era la regola, non certo l'eccezione. Non era un dizionario, o un'enciclopedia, ma un insegnante. Per tutto il resto c'era il bibliotecario. Avrebbero potuto consultarlo per tutto il tempo necessario, e a più riprese. Sarebbe poi cambiato qualcosa? Ma la risposta era lì, era sufficiente voltare pagina.

Ad ogni buon conto è presto detto, come forse saprà per cinquant'anni sono stato occupato in altro, in particolare in diplomazia. Ho fatto gli interessi del nostro Paese per lungo tempo, e sapere diverse lingue ne è sicuramente uno dei requisiti. Quindi sì, conosco diverse lingue vive, e numerose lingue morte, con una netta preferenza per queste ultime. Immagino che da questo punto di vista il tempo abbia aiutato molto, la mia collezione vanta pezzi originali della Biblioteca di Alessandria, e temo che non siano in inglese. È anche vero che esistano strumenti magici in grado di supplire almeno parzialmente alla nostra non conoscenza, è il caso di alcune tipologie di piume bandite da questa scuola, e in passato ho visto un particolare paio d'occhiali che le lascio intuire lo scopo, ma il grande limite di ricorrervi è che siano forme di conoscenza indotta, e non vera. Se anche le prestassi un trattato sulla trasfigurazione elementale in copto, lei potrebbe anche finire con il leggerlo, senza però capirlo. Un po' come se lei affidasse i suoi compiti di Storia a una piuma, li avrebbe svolti veramente? Alcune cose solo il tempo può insegnarle.

Concluse, sorridendo.
La piaga delle piume era sempre in agguato. Il problema era appunto che la maggioranza non riusciva a capacitarsi dei suoi enormi limiti. Tanto valeva inventare, che affidarsi a un oggetto inanimato, ciecamente. Quale ne sarebbe mai stato il vantaggio? Come si sarebbe mai potuto ricordare, e 'digerire' qualcosa letto apparentemente, ma mai veramente? La vera e salutare digestione richiedeva tempo, impegno, e costanza. Non era possibile saltare le tappe? Solo farle più velocemente.

 
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9 replies since 25/9/2016, 11:36   182 views
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