A step forward., Privata

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view post Posted on 25/9/2016, 17:45
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran

Pergamene, piume ed inchiostro erano state riposte con cura al termine della riunione settimanale del C.R.E.P.A. - la prima del nuovo anno scolastico - durante la quale studenti vecchi e nuovi avevano preso parte attivamente alla serata, aiutando a completare volantini e proponendo nuove idee sul percorso da affrontare.
Nella sua borsa di cuoio nero trovavano posto anche le pergamene su cui aveva ricevuto il compito, niente meno che da Oliver stesso, di trascrivere le donazioni degli attivisti e dei simpatizzanti. Solamente al termine dell'anno precedente l'amico Grifondoro aveva dimostrato l'ardire di nominarla Tesoriere del Comitato e, da allora, la questione si era fatta ancor più emozionante, sebbene quel ruolo non fosse particolarmente semplice. Ogni iniziativa, vagliata in gruppo, doveva essere discussa non solamente in termini di possibilità per quanto riguardava l'organizzazione dei singoli incontri, allo scopo di promuovere la causa, ma soprattutto in termini di spesa. Inoltre, quei Galeoni raccolti erano una sua responsabilità. Se solo fosse scomparso anche un misero Zellino o una Falce, se ne sarebbe pentita per il resto della vita.
Desiderava, dunque, che Oliver fosse orgoglioso di aver riposto la propria fiducia nella persona più adeguata; questo, tuttavia, comportava un ammasso di fogli non solo sul fondo della propria borsa, ma soprattutto nel suo dormitorio, quella stanza condivisa con le compagne Tassorosso per le quali nutriva un sincero rispetto, espresso anche - ma non solo - attraverso l'ordine immacolato che cercava di mantenere in quella che era la propria porzione di stanza.
Scendendo i gradini che conducevano dal secondo al primo piano, non faceva che pensare alle successive mosse del Comitato, alle nuove pergamene da riporre nel proprio baule facendo attenzione a non stropicciarle o rovinarle e, perché no, alla sana dormita che avrebbe potuto fare una volta raggiunto il suo letto a baldacchino.
Erano le ventidue, ciò significava che la cena fosse solamente un vago ricordo del passato piuttosto recente, ma del pollo al curry e delle verdure di contorno non era rimasta tristemente traccia.
Sospirò, cercando di scacciare dalla mente l'idea di recarsi nelle Cucine prima di fiondarsi nella Sala Comune, dato che il coprifuoco rischiava di scattare nel momento esatto in cui sarebbe uscita da quel luogo ricco di leccornie.
L'ultima volta che vi era stata, per poco non ci era rimasta secca - letteralmente - ma tutto sommato i suoi ricordi potevano essere catalogati come positivi. Ne era nata una sana amicizia con la cara Aschling e aveva imparato persino a restare lontana dai Limoni Zannuti.

*Cerchiamo sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, mi raccomando.*
Passò davanti all'Ufficio del Prof. Peverell, un luogo affascinante almeno secondo la sua modesta opinione, celato alla vista dalla porta chiusa. Sicuramente, l'anziano insegnante si trovava all'interno, sorseggiando una buona tazza di tè o leggendo un antico manoscritto. Non avrebbe scambiato la sua serata con quella dell'insegnante per nulla al mondo. Il solo pensiero di leggere le ricordava di non aver ancora consegnato il primo compito di Trasfigurazione e la questione doveva essere, suo malgrado, affrontata il giorno seguente. Avrebbe dovuto esercitarsi, lo sapeva fin troppo bene, ma l'unica verità universale risiedeva nella mancanza di tempo per svolgere al meglio i compiti di tutti i corsi, persino quelli del tutto nuovi.
Ad eccezione di Divinazione, tutte le materie avevano attratto la sua attenzione, specie Cura delle Creature Magiche. Troppe nozioni nuove da apprendere e poco tempo per farlo.

*Questo perché, da persona intelligente quale sei, ti sei presa il disturbo di seguire tutti i corsi a disposizione. Adesso sì che mi farebbe comodo una Giratempo!*
Peccato che fossero sotto il controllo severissimo del Ministero e che non fossero rilasciate al primo studente in difficoltà con le tempistiche.
Insomma, avrebbe dovuto impegnarsi più di quanto avesse mai fatto fino a quel momento, minimizzando il tempo da trascorrere con gli amici...

*...E Mike.*
L'estate era trascorsa come al solito: primo mese a Cork, mentre durante il secondo era stata ospite di nonna Martha, la strega eccentrica che si aggirava per casa con vestaglie da notte più che discutibili, a causa della presenza di piume e fronzoli vari. Le sue mansioni da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, inoltre, la sfinivano e, a fine giornata, restava poco tempo per le chiacchiere serali.
Qualche volta lei e Mike avevano parlato attraverso l'Anello Gemello, ma non erano mai riusciti a vedersi nonostante la sua presenza nella capitale inglese.
Dall'inizio dell'anno - circa due settimane - era riuscita a vederlo di sfuggita, ma l'Anello Gemello colmava le numerose lacune di quel rapporto che, più che svilupparsi di persona, si svolgeva virtualmente.
Lanciando uno sguardo all'anello, posto sulla mano sinistra, si chiese che cosa stesse facendo il Serpeverde e quando, ma soprattutto se, l'avrebbe visto per più di due minuti di seguito.

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view post Posted on 28/9/2016, 16:59
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*Finalmente un po’ di pace!* Pensò Mike rientrando in sala comune.
I primi giorni del nuovo anno scolastico erano stati piuttosto intensi e mai si sarebbe immaginato un inizio più traumatico. Certo, era conscio di essere stato nominato Prefetto della sua casata ed era pronto ad assumersi gli onori e gli oneri della carica, tuttavia, a sfinirlo completamente era il suo nuovo orario delle lezioni, così fitto ed intenso da lasciargli pochissimo tempo libero per coltivare le proprie passioni e, perché no, anche per svagarsi un po’.
Senza nemmeno badare al quel che faceva, si accasciò sulla prima poltrona lasciata libera della sala comune; quasi non poteva credere di aver una mezza serata libera. Domandandosi se avesse tralasciato qualche impegno o qualche compito in sospeso, si costrinse ad alzarsi e ad a controllare la propria agenda, divenuta ormai una compagna inseparabile sulla quale annotava tutti i propri impegni.
*Per Salazar, e così ho veramente un po’ di tempo libero!* rifletté richiudendola.
Il tempo di riportare il suo fidato diario nel suo dormitorio e già gli venne una mezza idea su come poter sfruttare quel poco tempo a disposizione. Cercò di sistemarsi l’uniforme scolastica, provando a lisciare con la mano ed a colpi di bacchetta una piega lungo una manica e, successivamente, sistemò per bene la luccicante spilla vicino allo stemma della propria casata.
Quando gli sembrò che tutto fosse a posto, uscì dal proprio dormitorio e dalla sala comune, immergendosi nella semi oscurità dei sotterranei.
Ormai conosceva piuttosto bene quei corridoi, così, proseguì spedito verso i luoghi che lo avrebbero portato vicino alle cucine; era infatti lì vicino che si trovava la sala comune Tassorosso, meta della sua uscita serale.
Quando fu ormai in prossimità di quel luogo, un leggero sorriso comparve sul suo volto. Avvertiva dentro di sé una lieve tensione anche se il sentimento predominante era la felicità. Guardandosi intorno non intravide nessuno così, portò, con un movimento lento, la propria mano sinistra vicino alla bocca. Lì, splendente come quando lo aveva acquistato durante l’anno precedente, si trovava l’Anello Gemello che lo avrebbe messo magicamente in comunicazione con Thalia.
Nonostante avesse passato delle buone vacanze ricaricando le energie per il nuovo anno e compiendo qualche piccolo viaggio nel nord della Scozia, sentiva una profonda mancanza per Hogwarts e soprattutto per la giovane Tassorosso con la quale aveva stretto un profondo legame. Quella sera tuttavia avrebbe potuto rivederla, fato permettendo.
Le sussurrò:
Buonasera Thalia, una magnifica serata, non trovi? Che ne dici di una piccola passeggiata serale una piccola pausa, per poi aggiungere: ..se non sei troppo impegnata, ovviamente. La voglia di rivederla era molta, ma avrebbe in ogni caso rispettato la sua scelta. Con il suo gesto sperava ovviamente di trovarla in sala comune, ma, se fosse stata in altri luoghi sfruttando il tempo a disposizione prima del coprifuoco, l’avrebbe sicuramente raggiunta a grandi passi, trasportato da quel senso di entusiasmo che era in grado di far cambiare la sua giornata.

 
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view post Posted on 29/9/2016, 09:18
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Scheda Thalia J. Moran

Il metallo lucido dell'Anello Gemello brillava appena sotto la luce delle torce accese e poste a distanza regolare per tutta la lunghezza del corridoio. Il suo costo non doveva superare i cinque o sei Galeoni, ma la sua importanza andava ben oltre il semplice valore commerciale o al complicato incantesimo con cui l'Anello le consentiva di comunicare con Mike.
Era trascorso un anno da quando il Serpeverde gliene aveva fatto dono e ormai il suo uso era consolidato nel tempo, come se si fosse trattato di una piacevole abitudine - al pari della stesura delle lettere per la propria famiglia, di settimana in settimana - e non se ne sarebbe mai liberata.
O meglio, ne avrebbe fatto volentieri a meno se solo fosse riuscita a vedere Mike più spesso.
Da ottimista qual era, almeno nell'ultimo periodo, si era detta fortunata a poter almeno comunicare con il ragazzo, ma naturalmente sarebbe stato più piacevole chiacchierare con lui senza la fretta di doversi recare ai poli opposti del Castello per le lezioni.

*Altro che ore buche... Desmond e le sue bugie!*
Il cugino, durante la breve vacanza in Galles, aveva pensato bene di farle credere che dal terzo anno in poi la sua settimana si sarebbe svolta in modo tranquillo, quasi noioso, tra una lezione di Difesa ed una di Cura delle Creature Magiche. Mai nessuna informazione poteva essere più falsa. Certo, il ragazzo non aveva mai brillato per i voti eccellenti, ma era sempre stata convinta che almeno ci andasse a lezione, di tanto in tanto.
*Maledetto. Quando tornerai a Cork ti farò vedere io...*
Improvvisamente, una voce nota sembrò apparire dal nulla. Una voce piacevolmente nota.
Si voltò, cercandone l'origine alle proprie spalle, ma non trovò nessuno ad eccezione del silenzio e del nulla.

*Ma quanto puoi essere sciocca?*
Era così abituata a sentirne la voce - e il desiderio di poter trascorrere un po' di tempo con lui si era fatto fastidiosamente intenso - che era convinta che Mike fosse alle sue spalle. Non era così, a quanto sembrava, e il suo sguardo tornò sull'Anello.
In un gesto ormai abitudinario, avvicinò la mano sinistra alle labbra e, sorridendo, rispose al messaggio dopo qualche minuto di silenzio.

«Buonasera a te...» una breve pausa, necessaria per calmare l'emozione e non caratterizzare l'intero messaggio con il tremolio nella voce «Una passeggiata serale? Manca poco al coprifuoco, non ti facevo così... audace
Rise appena, sapendo quanto avesse tirato la corda con quella frecciatina. Mike non era abituato a gettarsi nella mischia e, forse, era proprio quella presenza costante di buon senso e razionalità ad attrarla. Sperava anche che riuscisse a contagiarla, sebbene la sua indole indomita la portasse quasi sempre all'estremo.
*Qualcuno si chiederebbe che cosa ci faccio a Tassorosso...*
«Ad ogni modo, mi trovo al primo piano in questo momento, vicino all'Ufficio del Professor Peverell. Sto tornando da una riunione del Comitato, ma se vuoi possiamo incontrarci a metà strada.»
Sembrava un buon compromesso, ma non sarebbe stato da lei non gettare l'amo per una piccola sfida al coraggio del Serpeverde.
«...Oppure preferisci raggiungermi? A te la scelta. Ti aspetterei volentieri se decidessi di venire qui.»
Questa volta non rise, per sottolineare la serietà della proposta. C'era molto in gioco, compresa la possibilità di perdere punti per le rispettive Case, ma come al solito aveva sentito il bisogno di metterlo alla prova con se stesso.
Se non altro, almeno per cinque minuti, si sarebbero visti.




 
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view post Posted on 3/10/2016, 17:43
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Il giovane Serpeverde attese con una certa agitazione la risposta della Tassorosso che, per qualche istante si fece attendere. Quando il dubbio di averla disturbata da un importante impegno si stava facendo strada in lui, si stava già preparando a mormorare qualche scusa prima di congedarsi quando, ecco che attraverso l’anello, giunse la sua inconfondibile voce.

Una leggera smorfia si fece strada sul suo viso mentre coglieva la provocazione di Thalia; e così la proposta di una passeggiata notturna suonava così poco ragionevole detta la dui? Poteva forse essere vero; Mike, così attento e riflessivo, difficilmente si sarebbe messo in una situazione di impaccio che avrebbe potuto causargli dei guai e la conseguente perdita di punti per la sua casata, tuttavia molte circostanze erano cambiate dall’ultima volta che aveva visto la Tassorosso dal vivo
. *chissà quale sarà la sua reazione quando lo saprà..* pensò divertito.
Attirato da quella sfida e dal desiderio di raggiungerla al più presto, le rispose a tono:

Potrà mai il coprifuoco impedirmi di raggiungerti? Arrivo al più presto. Sorrise appena nel proferire quelle poche parole, lasciando trapelare parte suo sentimento in quella breve comunicazione. Terminata la risposta, Mike si guardò un attimo intorno per far mente locale sul punto esatto dei sotterranei nel quale si trovava, poi, iniziò a camminare a passo svelto e rapido.
In breve tempo raggiunse le scale che lo avrebbero condotto al piano terra ed alla Sala Grande; da lì sarebbe stato facile raggiungere il primo piano. La tentazione di correre su per quelle scale fu molto forte, ciò nonostante cercò di contenere quel gesto per non arrivare all’appuntamento accaldato o con l’uniforme scolastica sgualcita; dopotutto ci teneva a far bella figura in quell’occasione.
Ad ogni gradino percorso verso il primo piano l’emozione di Mike aumentava di pari passo con il battito del suo cuore. Non vedeva Thalia da mesi, se si escludevano quei brevi e fugaci incontri tra i corridoi od a pranzo, così, quando fu in prossimità dell’ultima rampa di scale rallentò per calmare il suo battito e l’emozione del momento. Avrebbero potuto trascorrere finalmente parte della serata assieme, ed il solo pensiero gli regalò un sincero sorriso sul volto. Un ultimo respiro profondo per tranquillizzarsi e raggiunse il corridoio del primo piano.
L’avrebbe trovata in uno dei lunghi corridoi od in prossimità dell’ufficio del Vicepreside? Provò a pensare un istante a cosa avrebbe fatto lui;
*sicuramente non sarei rimasto davanti a quella porta..* si disse, mentre ripensava all’incontro avuto con il Professor Peverell qualche tempo prima. Avanzò così di qualche passo lungo il corridoio di pietra, intervallato da torce e candelabri che di tanto in tanto illuminavano una porzione piuttosto ampia del corridoio.
L’idea di utilizzare l’anello per annunciare il suo arrivo non lo sfiorò neppure, così, prese ad avanzare lungo quel corridoio del primo piano, lasciandosi le scale alle spalle.

 
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view post Posted on 4/10/2016, 12:51
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Scheda Thalia J. Moran

C'era qualcosa di emozionante nell'ascoltare la voce di Mike, proveniente dall'Anello Gemello, pronunciare quelle parole. Non si trattava solamente di una sensazione piacevole, scaturita dal significato intrinseco di quel messaggio, ma piuttosto di una sorta di stupore misto ad ammirazione.
Mike avrebbe sfidato dunque il coprifuoco? Chi l'avrebbe mai detto?
Se era pronto a farlo, forse la motivazione - ovvero lei - era davvero così forte da fargli pensare che qualche punticino perso non avrebbe potuto nuocere a nessuno. Inutile negare che non si fosse sentita importante, per almeno cinque secondi, ma dato che si trovava proprio di fronte all'Ufficio dell'insegnante di Storia della Magia, nonché Vicepreside, decise di spostarsi procedendo in direzione della Sala d'Ingresso. La prudenza, strano ma vero, non era mai troppa. Il corridoio svoltava a destra, per poi proseguire diritto fino alla curva successiva che avrebbe condotto alle scale.
Svoltato l'angolo, lontana dagli occhi di qualsiasi quadro, arazzo o insegnante, appoggiò la borsa sul pavimento muovendo in circolo la spalla indolenzita. Non ricordava di avervi messo nulla di così pesante all'interno, quindi si chinò accovacciandosi per cercare di capire che cos'avrebbe potuto togliere dall'interno della borsa a tracolla al solo scopo di alleggerirsi almeno un po'.
Boccette di inchiostro, penne e pergamene, il classico contenuto che avrebbe trovato posto in seguito ad una qualunque riunione del Comitato. Ma c'era dell'altro.

«Bacchette di liquirizia... solo una?» commentò rattristata, estraendola e iniziando a mangiucchiarne un'estremità. Era un vero peccato averle finite tutte e si disse che sarebbe stato opportuno fare un giretto da Mielandia appena avesse avuto del tempo libero.
Il manuale di Trasfigurazione era sempre lì, nella sua borsa, come un fidato compagno - o come una spina nel fianco - a ricordarle che la prima lezione e il conseguente compito avrebbero dovuto essere ultimati in breve tempo e non, invece, rimandati all'infinito come stava facendo.

«Giuro che lo finisco quel compito... lo giuro.»
Già le sembrava di vedere l'espressione del Professor Barrow di fronte a lei il giorno dell'esame di fine anno. Sarebbe stata in grado di superarlo?
*Certo che se continuo a rimandare lo studio non lo passerò mai.*
La coscienza sembrava sapere perfettamente quale dovesse essere il giusto metodo di comportamento, ma l'unica cosa che le importava, ora che stava chiudendo definitivamente la borsa - dopo averne estratto il libro di Trasfigurazione - era vedere Mike.
Il Serpeverde le era mancato molto e forse, più di tutto, le era mancata l'espressione timida del ragazzo, sempre indeciso - o così le sembrava - sul da farsi. Non le sembrava vero di poterlo vedere, finalmente, dopo quegli sporadici incontri e i lunghi mesi estivi.
Sedette sul pavimento in pietra, con le gambe raccolte al petto, circondando le ginocchia - per quanto possibile - col braccio sinistro. Il destro, ahimé, reggeva la bacchetta di liquirizia, un po' appiccicosa, ma sempre ottima.
Le parve di sentire il rumore di alcuni passi in lontananza, ma dubitava che Mike ci avrebbe impiegato così poco tempo per raggiungerla. A quell'ora di certo si trovava nella propria Sala Comune.

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view post Posted on 7/10/2016, 17:29
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Aveva impiegato almeno 3-4 minuti buoni a raggiungere il primo piano, un tempo eccessivamente lungo per lui che non vedeva l’ora di rivedere la giovane Thalia. Mentre muoveva i primi passi sul lungo corridoio di quel piano, gli sembrò che anche gli sguardi dei pochi soggetti ritratti nei quadri di quella zona fossero rivolti a lui; che avessero percepito l’importanza e la tensione di quel momento? Scacciò quasi subito quella considerazione, d’altronde come avrebbero capito quello che provava? Ripensando al comportamento dei quadri del castello, arrivò alla conclusione che probabilmente erano solamente vecchi personaggi in cerca di qualche storia da raccontare ed incuriositi che qualche studente transitasse ancora per i corridoi a quell’ora, non proprio un orario nel quale si svolgevano normalmente le lezioni.
Attraversò così una zona di luce e di ombra e poi… poi gli sembrò di intravedere uno studente seduto sul pavimento poco più avanti. Chi poteva essere? Perché era lì? E soprattutto, cosa ci faceva seduto?

Nel vederlo, Mike sentì che tutti i suoi sensi si erano in qualche modo allertati. Nei primi due anni non era stato vittima di particolari stranezze o pericolose situazioni magiche, ma alcune voci su strani movimenti all’interno e fuori dalle mura del castello, come pure di alcuni incidenti magici capitati nel corso di qualche avventura, erano giunti anche a lui. Con tutta la cautela necessaria, estrasse la sua bacchetta dalla liscia uniforme che indossava, prima di proseguire lentamente verso la figura solitaria.
Man mano che si avvicinava, poteva chiaramente distinguere che in realtà non si trattava di un ragazzo, ma di una ragazza, anzi, di una ragazza dai capelli rossi che sembrava cingere con un braccio le proprie ginocchia.
*Porca puffola! Ma che…??* Rimase quasi a bocca aperta quando constatò che si trattava niente di meno che di Thalia.

Preoccupato si guardò velocemente attorno in attesa di veder la causa di quella stranezza; un pericolo, una aggressione, una creatura magica? Poteva percepire i suoi battiti aumentare di intensità, ma non vide nulla; solo una ragazza a terra che con tutta la tranquillità del mondo si era messa lì come in attesa.
Mike non riusciva a capire il motivo di quel comportamento ma poi pensò al Comitato..Thalia non le aveva forse detto che aveva appena finito una riunione?
*Accidenti! Devono essere tutti gli stressanti incontri a ridurla così!* si disse, appuntandosi di farle notare in futuro come non potesse di certo reggere quei ritmi se poi il risultato era quello di ritrovarsi magari senza energie per i corridoi del castello. Avanzò comunque verso di lei cercando di dissimulare quello che era il suo stato d’animo, anche se era sicuro di non esserci riuscito.
Ciao Thalia! Non dirmi che hai aspettato così tanto da esserti addirittura seduta per l’eccessiva attesa, le disse quando furono vicini, anche se avrebbe voluto chiederle il reale motivo di quella sua posizione. Tenendo la bacchetta con la sinistra, allungò invece la destra verso la ragazza, come per aiutarla a rimettersi in piedi visto che a prima impressione, non sembrava star male.

 
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view post Posted on 7/10/2016, 18:18
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Scheda Thalia J. Moran

Il bastoncino appiccicoso di liquirizia le aveva impiastricciato le dita della mano sinistra e, ad aumentare la situazione di apparente disagio provocato dal dolcetto, si era messa a canticchiare uno stupido motivetto - o filastrocca cantata - che sua nonna, quell'adorabile svitata di Martha Lynch, le intonava sempre quando intendeva farle imparare qualcosa. Una storiella alquanto stupida, che non ricordava affatto, a dispetto delle intenzioni della donna, ma con un motivetto accattivante che di quando in quando tornava a galla.
Cercava di ricordare chi fosse il protagonista di quella filastrocca musicata, quando i passi uditi in precedenza si fecero più vicini. Non aveva alcuna intenzione di alzarsi in piedi, ora che aveva trovato una posizione comoda, ma si vide costretta a sollevare il capo in direzione della figura in avvicinamento.
Le torce non avevano la prerogativa di dare piena visibilità ai frequentatori degli svariati corridoi, lasciando distinguere solamente una figura in ombra, avvolta da un'uniforme scolastica non identificabile e corredata dal profilo di una bacchetta stretta in pugno.
Non poté negare di non aver pensato ad estrarre la propria, ma non ne ebbe il tempo perché a raggiungerla non fu solamente la figura, ma anche la voce di Mike.
Le tendeva la mano, ma la bacchetta era ancora stretta nel pugno sinistro. La sua, invece, reggeva sì una bacchetta, ma pur sempre di liquirizia.

«A dire il vero consultavo il libro per il corso del professor Barrow...» *bugia, bugia, bugia.* «Pensi di poter mettere via la tua bacchetta? Non sono una minaccia.» proseguì ridacchiando. Prese la mano destra del Serpeverde con la propria, alzandosi in piedi, e sorridendo contenta. Non seppe dire con certezza se fosse un'impressione o l'effettiva realtà, ma dall'ultima volta che l'aveva visto - la Festa di Fine Anno - era cresciuto in altezza. A guardarlo bene, forse, aveva tagliato un po' i capelli e c'era qualcosa di diverso in lui. Qualcosa che le sfuggiva.
«Sembri diverso.» commentò, esternando alla fine i propri dubbi «Sei più alto, più...»
Assunse un'espressione dubbiosa, lisciandogli l'uniforme sulle spalle come avrebbe fatto qualunque madre apprensiva. *O una fidanzata premurosa, cosa che tu non sei.* E alla fine la vide.
La spilla da Prefetto, illuminata debolmente da un torcia a poca distanza alle sue spalle, mostrava una P in bella vista, lucida e perfetta.
La mano scivolò lentamente sulla spalla del ragazzo, fermandosi di colpo.

«P-Prefetto?»
Lo aveva visto a lezione, in Sala Grande e nei corridoi, eppure non aveva mai notato la spilla sul petto del ragazzo? Considerò di essere decisamente diventata cieca e di aver perso la propria abilità nel notare dettagli che altri, spesso, non vedevano al primo colpo d'occhio.
«S-suppongo di dovermi... congratulare...» mormorò poco dopo, approfittando del silenzio ed abbozzando un sorriso.
Sapeva quanto Mike fosse ambizioso e con quanta dedizione avrebbe svolto quel ruolo all'interno delle mura scolastiche. Eppure un lieve fastidio l'aveva percorsa, insieme alla soddisfazione di vedere il Serpeverde almeno parzialmente realizzato: l'invidia.
Più o meno tutti, nella famiglia Moran, erano stati Prefetti o Caposcuola e pensare di riuscire ad agguantare una spilletta o l'altra sarebbe stata fonte di soddisfazione non solo per se stessa, ma anche per Connor. Il vecchio Moran ci teneva tanto a vedere almeno un nipote ripercorrere la sua strada.
Fu solamente un momento e subito dopo convertì l'espressione sorpresa in un sorriso, quanto più sincero possibile, e si congratulò in modo più convincente.

«Non esiste persona migliore per il ruolo di Prefetto. Sono contenta per te!»
Lo smarrimento e la delusione per la sua personale situazione furono dimenticate in pochi istanti, sostituiti dalla finta offesa dimostrata per non averlo saputo immediatamente.
«Avresti potuto scrivermelo, però.» disse, chinandosi a raccogliere la borsa e il libro di Trasfigurazione «O magari dirmelo e questa volta agitò la mano sinistra, finalmente libera dalla bacchetta di liquirizia, mettendo in mostra l'Anello Gemello.
«Dammi una buona spiegazione per questo silenzio, me la merito!»
Così dicendo lo prese a braccetto, conducendolo nella direzione da cui era venuto. Ora capiva perché si fosse spinto fino al primo piano senza il timore di incorrere in svariate ore di punizione o la perdita di preziosi punti.
*Ora le punizioni dipendono da lui!*



 
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view post Posted on 16/10/2016, 12:54
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Bastò veramente poco per far sparire in un baleno l’apprensione che aveva avuto fin poco prima. Il tono rassicurante di Thalia agì come un antidoto ed un calmante sulle sue preoccupazioni, come se quello che aveva provato fino a poco prima fosse solo frutto della sua immaginazione. La aiutò ad alzarsi da terra e successivamente risistemò la bacchetta all’interno della sua divisa. Non poté fare a meno di sorridere alle sue prime parole, come se quella scusa fosse davvero convincente e non nascondesse un qualcosa di probabilmente più complesso.
Tornarono a guardarsi reciprocamente, forse con una intensità diversa; d’altronde era molto tempo che non si incontravano come avrebbero voluto.
E poi ecco; lei iniziò a posare le sue mani sulle spalle di Mike come a lisciarli affettuosamente l’uniforme, e lui, lentamente cercò di trovare con le sue dita quelle di lei.
Stava per iniziare a toccarle quando le manine della ragazza scivolarono, assieme allo sguardo, sulla sua nuova spilla. Avrebbe subito capito…

Gli occhi di Mike scintillarono di orgoglio e fierezza. La sua nomina era giunta pochissimi giorni prima e non parlarne subito con Thalia era stato difficile, ma sapeva che avrebbe voluto incontrarla e farle capire a voce tutta l’emozione che aveva avuto nel ricevere quel riconoscimento.
La Tassorosso si complimentò a con lui bassa voce, decisamente non si aspettava di ricevere quella notizia.
Mike, dal canto suo, iniziò invece a spiegare i motivi del suo iniziale silenzio:

Vero, avrei potuto scrivertelo, ma è successo tutto così in fretta e pochi giorni fa, inoltre avrei voluto dirtelo di persona, Thalia.
Attese qualche istante prima di continuare: nel frattempo la vide raccogliere la borsa da terra per poi prenderlo a braccetto. Mike assecondò quel gesto per poi continuare:
Sono stato scelto come Prefetto della mia gloriosa casata e ancora non mi capacito di questo cambiamento! Spero veramente di esserne all’altezza! Le disse, con la gioia nel cuore.
Subito dopo, iniziarono a muovere qualche passo nel lungo corridoio del primo piano. Avvolti in quella tenera stretta, poteva percepire chiaramente il profumo intenso dei suoi capelli leggermente mossi. Per un istante avrebbe voluto chiudere gli occhi e lasciare libera la sua mente, ma si costrinse a concludere le sue spiegazioni con una piccola domanda posta in tono ironico e falsamente triste:
Mi perdonerai per non avertelo detto prima?

 
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view post Posted on 16/10/2016, 20:05
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Piccoli passi, passi lenti.
Come se quel corridoio non dovesse finire mai.
Non aveva nessuna intenzione di correre alla propria Sala Comune, adesso, non aveva più quel desiderio da quando la voce di Mike l'aveva raggiunta inaspettatamente. Quella giornata si sarebbe protratta ancora, ma non le importava affatto; tutta la stanchezza e la voglia di distendersi sul proprio letto al baldacchino erano scomparse, lasciando il posto ad una sensazione diversa, indescrivibile.
Se nei minuti precedenti aveva cercato di raggiungere il proprio rifugio all'interno delle mura scolastiche per potersi rilassare, finalmente, adesso non ne avrebbe più avuto bisogno.
Appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo, più alto di lei di quasi quindici centimetri, stringendo appena il suo braccio. Non erano mai stati tanto vicini come in quel momento, eppure non era strano. Non per lei, che aveva desiderato vivere quel momento, quei pochi istanti di tranquillità, per l'intera estate.
Non nascose il proprio sorriso e, piuttosto, ringraziò mentalmente il Serpeverde per quei minuti rubati prima del coprifuoco. A pensarci bene, solamente con quel gesto il ragazzo si era fatto perdonare per averle taciuto una verità di così grande portata. Era un traguardo ragguardevole, considerata l'età di Mike e, soprattutto, il suo percorso scolastico ad Hogwarts. Si era impegnato a fondo per distinguersi tra i suoi compagni di Casata e non si sarebbe potuto desiderare un premio migliore per lui, se non proprio la Spilla da Prefetto.
L'invidia era sparita, scivolata via come acqua tra le dita, ed ora si sentiva decisamente orgogliosa di lui.

«Lo sarai, non ne ho dubbi.» rispose piano, prima di aggiungere - in un tono falsamente offeso - «Può darsi che ti perdoni. Non lo so. Dovrei pensarci.»
*Tu mi perdoneresti se sapessi tutto quello che ti nascondo?*
L'avrebbe perdonato, anzi, lo aveva già fatto. Ma lui?
No, quei pensieri dovevano abbandonarla subito, prima che quella nicchia di felicità svanisse nel nulla, dopo essere stata creata così perfettamente e in pochi fortuiti istanti.




 
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view post Posted on 22/10/2016, 18:12
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Thalia e Mike, uniti in quello stretto abbraccio, camminarono ancora per qualche passo in quel lungo corridoio centrale. Da tutta l’estate sognava quel momento; quell’istante nel quale si sarebbe trovato, ancora una volta, a trascorre il suo tempo assieme alla giovane Tassorosso.
Le parole scorrevano veloci tra loro mentre il Serpeverde esprimeva tutta la sua gioia e la sua fierezza per la recente nomina. Anche dalle parole di Thalia sembrava trasparire un certo orgoglio ed entusiasmo, come se ormai i loro spiriti fossero così vicini da toccarsi ed influenzarsi a vicenda.
Passo dopo passo, giunsero in prossimità delle scale, ma a Mike venne all’improvviso l’idea di portare Thalia in un luogo poco più avanti; verso un suggestivo corridoio secondario interamente coperto da arazzi e che prendeva per l’appunto quel nome. Sussurrandole debolmente di voler prendere quella deviazione, la guidò lungo il percorso.
Giunti in prossimità di quel posto, i quadri del castello iniziarono a farsi più radi, lasciando spazio sulle pareti a veri e propri capolavori artistici. Rievocazioni storiche e paesaggi mozzafiato si alternavano in quello spazio, rapendo lo sguardo di tutti quelli che transitavano da quella zona. Durante quella sera, l’unica fonte luminosa del corridoio fu la luce dei radi candelabri posti di tanto in tanto vicino alle raffigurazioni più pregiate, ma questo non impediva di gustare appieno di quell’atmosfera incantata.
Mike si fermò delicatamente davanti alla rappresentazione di una strega immersa nella natura ,vicino ad un piccolo lago; forse l’arazzo più dettagliato dell’intero corridoio, in grado di donargli un senso di profonda serenità e di armonia.
Sembrava quasi di rivivere in quel posto, e sperò che anche la ragazza riuscisse a percepire la magia di quel luogo. Erano ancora nel castello, eppure sembravano così distanti da quel luogo così affollato, confusionario e dettato da rigidi orari, che ormai avevano imparato a conoscere.
La debole luce di un vicino candelabro sembrava dare un tocco emotivo all’intera zona; quel piccolo chiarore sembrava riflettersi sui rossi capelli della giovane Tassorosso, così vicina a lui da poterne percepire il respiro. No, non c’erano bisogno di grandi discorsi in quel momento, ma solo di sguardi, più o meno cercati, e di qualche parola troncata, di piccoli segreti e di attimi di imbarazzo.

Sai, la prima volta che sono stato qui è stato durante la mia prima settimana; casualmente mi ero perso. Disse facendo un sorriso e guardandola negli occhi, poi riprese. E ne ero rimasto subito affascinato. Lasciò delicatamente il lieve intreccio che le loro mani avevano formato, per portare pian piano la sua in alto. Mi sono detto che sarei tornato qui quando avrei incontrato una persona come te. Le sfiorò il lentigginoso viso con un movimento simile ad una carezza gustandosi appieno quei pochi attimi di profonda intimità ed osservando l’eventuale reazione della tassina.

 
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Scheda Thalia J. Moran

Quando la rampa di scale svanì alla sua vista, si sentì trascinare in direzione opposta. Scelse di non fare domande, frenò la curiosità e il desiderio di interrogare il suo accompagnatore. Era un Prefetto, si sarebbe dovuta censurare finché Mike non avesse depositato definitivamente la Spilla che tanto onore e gloria avevano aggiunto alla sua già particolare persona. Era un Prefetto e si sarebbe dovuta fidare di lui a prescindere, ma ancor prima di questo, Mike era - dopo i membri della sua grande famiglia - uno dei suoi punti fermi. Aveva imparato a riconoscere il tono della sua voce, il suo modo di comunicare gioia o tristezza, l'esaltazione e l'imbarazzo. Non era una persona di molte parole, un lato del Serpeverde che le piaceva in maniera particolare, ma - se aveva imparato qualcosa negli ultimi mesi sul suo conto - sapeva essere eloquente quanto bastava per farla sentire compresa, rassicurata e protetta. Protezione, un concetto che lei stessa aveva interiorizzato al punto tale da porsi a difesa del prossimo senza remore di sorta. Un'idea, o forse un'ideale, che Mike aveva stravolto, costringendola in maniera involontaria a necessitare della sua presenza o di una sua parola di conforto. Persino in quel momento, percorrendo il lungo corridoio dalle pareti tappezzate da arazzi, e non più da nature morte e ritratti, si sentiva al sicuro nonostante ignorasse la destinazione. Certo, si sarebbe chiesta dove volesse arrivare con passo lento e rilassato, tenendole la mano e guidandola tra una scena di caccia e un ritrovo di gentildonne di epoca medievale, com'era naturale che fosse. Non aveva mai mosso un passo senza prima conoscere i dettagli di ogni cosa, nomi di luoghi e persone coinvolte. Mania del controllo, l'avrebbe definita qualcuno, altri avrebbero precisato che si trattasse di semplice perizia, quasi chirurgica.
Alla fine, il passo di Mike rallentò ulteriormente, permettendole di stargli dietro senza mettere, uno dietro l'altro, piccoli passetti ravvicinati e veloci. Si fermò di fronte ad un arazzo che ritraeva una strega, in uno scenario quasi idilliaco: uno specchio d'acqua, probabilmente un lago, e vegetazione lussureggiante. Nulla di troppo pretenzioso, ma al contempo piacevole a vedersi. Ne rimase colpita immediatamente, non tanto per la fattura dell'arazzo - di incomparabile minuzia e precisione - ma soprattutto per la sensazione di pace e tranquillità che in esso regnava. Ogni elemento si accostava all'altro senza sforzo, come se si fosse trattato di un paesaggio bucolico e perfetto nella sua semplicità.

«Perché siamo qui?» chiese poi, a mezza voce.
Il fatto che Mike si fosse perso in quel corridoio, durante il primo anno, non la sorprese affatto. Quante volte aveva perso la bussola per raggiungere l'aula di Trasfigurazione in tempo! Ormai, dopo quasi due anni, i piedi conoscevano la giusta direzione senza sforzo - come se per una vita intera non avessero compiuto altra strada - eppure quel corridoio le era rimasto celato per tutto quel tempo.
I loro sguardi s'incrociarono e, stranamente, percepì un calore anomalo sulle guance, come se fosse in corso un processo di autocombustione, innescato solamente da quel gesto ormai consueto tra loro. Si poteva dire che comunicassero in quel sistema, oltre che attraverso gli Anelli Gemelli. Eppure era la prima volta in cui il pensiero del Serpeverde le sfuggiva, facendola sentire in difetto e, quindi, in imbarazzo.

«I-in effetti... è davvero bellissimo.» mormorò, cercando di sembrare convincente. Gli occhi azzurro-grigi non riuscivano a sganciarsi da quelli marroni del ragazzo, come se ne dipendesse la vita stessa della Tassorosso. Non le importava quasi dell'arazzo, della sua strega e del piccolo lago; l'imbarazzo aveva instillato in lei il dubbio. Che cosa sarebbe accaduto dopo? Quali parole le avrebbe rivolto, in seguito a quella misteriosa passeggiata lungo il primo piano?
Le dita persero il contatto con quelle del ragazzo, sentendosi un po' perse e cercando, senza riuscirvi, di ritrovarle lentamente. Un gesto quasi istintivo e abitudinario anche se, di fatto, era la prima volta che Mike la teneva per mano. Così come, per la prima volta, il Serpeverde aveva portato una mano al suo viso, accarezzandolo. Un gesto semplice, quasi scontato, eppure gradito ed inaspettato. Le parole che seguirono furono solamente il preludio di una serie di interrogativi dal retrogusto ricco di dubbi ed incertezze, parole e concetti lontani dalla sua razionalità per la quale tutto poteva essere spiegato facilmente.

«U-una come... me?»
Una domanda retorica, persino Mike avrebbe colto la sua inutilità. Sapeva di condividere la stessa stretta allo stomaco e di percepire lo stesso silenzio come il suono più assordante tra tutti.
Una persona normale avrebbe abbassato gli occhi al pavimento, cercando di sottrarsi a quello sguardo per paura o, forse, solamente per l'incapacità di esprimere a parole qualsiasi pensiero le attraversasse la mente. E nonostante il suo cervello stesse elaborando svariate soluzioni per sfuggire da quella situazione, i suoi occhi indagavano il volto del Serpeverde alla spasmodica ricerca di un minimo indizio sulla giusta mossa da effettuare. Si poteva parlare davvero di passi falsi? Doveva solamente scegliere se restare e scoprire il finale, oppure districarsi da quella posizione e allontarsi.
Non era fuggita nei Sotterranei, quasi un anno prima, quando aveva ricevuto dalle sue mani l'Anello Gemello. Dunque, quale ragione avrebbe potuto motivare un suo allontanamento?
La verità, l'unica possibile, era quella secondo cui non sarebbe fuggita troppo lontano, salvo poi tornare sui propri passi e pentirsi di aver lasciato Mike solo in quel luogo così speciale per lui. Percepiva la serietà del momento, non poteva negarlo, eppure la consapevolezza di non essere fatta per affrontare simili confronti si sbracciava pur di convincerla a tirarsi indietro. D'altro canto, quanto aveva sperato di essere certa, totalmente e imprescindibilmente, dei sentimenti del Serpeverde? Non si erano mai spinti tanto oltre nell'affermare che cosa li portasse a perdersi e ritrovarsi, continuamente. Avevano rimandato a lungo, forse troppo, quella conversazione.
Lentamente, stirò le labbra sottili in un sorriso, sperando che quella smorfia di imbarazzo – mista a quella che, a suo parere, doveva essere felicità – lo inducesse a proseguire.





 
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view post Posted on 7/12/2016, 15:50
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Il cuore di Mike sembrava continuare a battere in maniera non troppo regolare, mentre il corridoio degli arazzi veniva adibito dai due ragazzini come luogo di chiarimento.
Nonostante si trovasse davanti alla sua raffigurazione preferita, la sua sensazione di serenità ed equilibrio durò ben poco. Un rapido vortice di emozioni sembrò farsi strada in lui mentre, indeciso su come avrebbe potuto continuare, osservava una eventuale reazione della Tassorosso.

Thalia era infatti una delle poche persone che si era fidata di lui sin da subito e, allo stesso modo, una delle prime nelle quali Mike aveva avuto fiducia. Era per lui un punto fermo, una persona a cui confidare i piccoli problemi che aveva incontrato, ma anche la ragazza con cui poter condividere i momenti di gioia come era stata quella recente ed inaspettata nomina.
Per un attimo ripensò alle lunghe chiacchierate che avevano avuto nel corso dell’ultimo anno ed un brivido di emozione lo percorse lungo tutto il corpo; come non ammirare la sua forza nel non arrendersi alle prime avversità, il suo sorriso così sincero e quella punta di sarcasmo che difficilmente la abbandonava.
Ma Thalia non era solo questo; era una ragazza molto intelligente e capace, forse una delle migliori streghe del suo anno che sembrava avere inoltre un particolare potere; riusciva ad incidere sul suo umore anche con piccoli gesti, come con un sorriso o con una carezza.
Certo, forse non era giudiziosa e prudente come lui, ma in tutto quel che faceva mostrava una grandissima forza e generosità, cosa che Mike aveva stava iniziando ad apprezzare.
Mai fuori le righe, il Serpeverde aveva iniziato a vedere in lei una sorta di completamento, come se i loro spiriti combaciassero come due pezzi di un puzzle, riuscendo a completare le rispettive mancanze.
Con il tempo si era anche reso conto che, solamente per attirare la sua attenzione, stava iniziando ad invitare scuse assurde, come quella volta che aveva iniziato a girovagare per i sotterranei nei pressi della sala comune Tassorosso, solamente nella speranza di poterla incontrare per qualche istante.
*Se non è follia questa…* ripensò, abbozzando un lieve sorriso.

Sì, il sentimento che provava per lei non era sicuramente qualcosa di semplice. Per quanto potesse risultare naturale, Mike avrebbe quasi preferito affrontare un Basilisco piuttosto che compiere ciò che avrebbe dovuto fare. Avvertendo una certa tensione, provò a deglutire per allentare il disagio, poi, con quel poco coraggio che gli rimaneva, cercò avvicinare ancor di più il suo corpo a quello di Thalia. I suoi occhi si indagarono per un istante sulle sue sottili labbra, prima di abbassarsi.
Sarebbe riuscito a prendere il coraggio necessario? Avrebbe accettato la possibilità di un rifiuto?
Oramai, riusciva a percepire intensamente il dolce odore della giovane e, se solo si fosse concentrato un po’ di più, avrebbe distinto anche ogni suo singolo respiro.

La sua mano destra si spostò fino a sfiorare i capelli di lei, mentre l’odore di quell’attenzione stregava il Serpeverde. Di pari passo con l’ansia cresceva in Mike anche il desiderio di sugellare quel legame speciale che, come una potente magia, lo legava a Thalia.
Nonostante la muscolatura del suo corpo e delle sue braccia iniziasse ad irrigidirsi per l’ansia, avvicinò, con estrema lentezza il suo viso alle labbra di lei, fino a sfiorarle. Un brivido gli corse lungo la schiena ancora irrigidita, per poi lasciarsi andare. Il brivido di quel momento non durò che un istante, leggero e dolce, come in attesa di una protezione o di una rassicurazione.


Non sono in ritardo, vero? :fru:
 
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view post Posted on 14/12/2016, 23:00
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Scheda Thalia J. Moran

Un sorriso improvviso, timido ed inaspettato.
Perché stava sorridendo?
Le iridi grigio-azzurre sondavano il volto del Serpeverde, cercando spasmodicamente di comprendere quale ragione – in quella situazione fuori dall'ordinario – avesse provocato quella reazione positiva.
Perché quella doveva essere un'espressione causata da un'emozione tutt'altro che negativa e priva di ironia, giusto? Non rideva di lei, non era possibile.

*Non c'è proprio niente da ridere.*
Gli occhi marroni di Mike incrociarono i suoi, ancora una volta, rinnovando la sensazione di calore sulle guance della Tassorosso. Uno sguardo profondo e magnetico che sembrava abbracciarla e, al tempo stesso, le impediva di allontanarsi da quel corridoio.
La via di fuga da quella situazione – se mai ne era esistita una – era svanita davanti a lei proprio in quel momento. Non seppe dire come, ma la sensazione di non volersi trovare in nessun altro luogo del castello era più viva che mai. I piedi ben saldati al pavimento davano l'impressione di non volersi spostare, irremovibili e sicuri di quanto la loro posizione fosse adeguata. Il suo corpo doveva rimanere lì. La fuga, per qualsiasi motivo, era vietata. Erano i suoi piedi a dirlo.
Le sue ginocchia, tuttavia, quasi dolevano per la tensione.
Non aveva provato un simile nervosismo dal primo anno, durante l'esame di Trasfigurazione. Un esame scritto, certo, ma non per questo meno complesso. Ed era certa di superarlo, all'epoca, poiché sapeva perfettamente ogni riga del suo libro di testo, così come avrebbe saputo destreggiarsi tra un incantesimo e l'altro, qualora l'insegnante ne avesse fatto richiesta.
Ma questo?
Questo non era un programma d'esame. Non esistevano libri che potessero prepararla a fronteggiare tali emozioni. Non esisteva niente del genere. E come uscirne a testa alta?
Percepì le dita di Mike tra i capelli vermigli, un contatto inaspettato quanto quel sorriso. Rimase in silenzio. Qualsiasi cosa avesse scelto di fare, non gliel'avrebbe impedito. Non avrebbe saputo come fare. Non avrebbe saputo dire nemmeno perché avrebbe dovuto fermarlo visto che, in gran segreto, aveva pensato ed immaginato quel momento – nelle ultime settimane – con una costanza invidiabile. Se solo si fosse applicata a Storia della Magia con la stessa dedizione, la sua media sarebbe senz'altro migliorata.
Scacciò quel pensiero immediatamente, conscia della sua stupidità.
Era più vicino di prima e non si era affatto resa conto di come avesse colmato lo spazio tra loro che, fino a pochi istanti prima, le aveva dato la sensazione di respirare meglio. Più si avvicinava e meno si sentiva in grado di respirare, di pensare lucidamente – lei che di ciò aveva fatto la sua arma fondamentale – e di reagire in qualunque modo.

Si stava davvero realizzando ciò per cui aveva sperato in quelle sere d'estate, ad ammirare il cielo di Londra a casa di nonna Martha?

«Conosco quello sguardo.» aveva mormorato sua nonna, sedendo con lei sull'abbaino della camera da letto della nipote. La donna, in vestaglia, le aveva portato una tazza di tè fumante. Dopo avergliela consegnata, era rimasta ad osservare il suo sguardo inebetito di fronte all'affermazione precedente ed aveva aggiunto in fretta «Non sarò una nonna convenzionale, ma non sarò invadente. Conosco quello sguardo, quei sospiri. E chiunque sia, spero ne varrà la pena.»
Non aveva compreso quelle parole e dubitava che sua nonna avesse la minima idea di chi fosse Mike e di che cosa provasse per lui. Nemmeno lei lo aveva saputo, finché dopo la Festa di Fine Anno non avevano scelto di partecipare insieme all'evento.
Il loro primo vero appuntamento. Quella notte non aveva chiuso occhio ed ultimare i bagagli la mattina seguente era stato un incubo ad occhi aperti. Non aveva pronunciato nessuna parola, in riva al Lago. Non gli aveva mai detto chiaramente quanto tenesse a lui, ma sperava di avere l'occasione per farlo, prima o dopo.

Sulle note di quel pensiero si era estraniata per un solo istante, il tempo necessario perché il ragazzo vincesse definitivamente la timidezza, prendendo il coraggio a due mani: sembrò impiegare un'eternità, mentre le labbra del Serpeverde sfioravano le sue, con gentilezza.
Fu allora che le braccia, dapprima lasciate ciondolare lungo i fianchi, e le spalle rigide furono percorse da una scossa di vitalità. Le mani, i palmi aperti, si sollevarono fino ad incontrare l'uniforme verde-argento. Ne percorse lentamente le pieghe, fino al petto del ragazzo e sfiorando la Spilla per cui – poco prima – aveva provato tanta invidia.
Non c'era più traccia di quella sensazione, non più.
Era valsa la pena di attardarsi al Primo Piano, avrebbe dovuto ricordarsi di dirlo a sua nonna, alla donna a cui diceva ogni cosa.
Le dita strinsero la stoffa scura, senza volerla davvero stropicciare. Le spalle si rilassarono, finalmente, e tutto sembrò più semplice. Infinitamente più semplice di quanto avesse immaginato.





 
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view post Posted on 26/3/2017, 21:02
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L’emozione di quel momento sarebbe rimasta impressa molto a lungo nella mente del Serpeverde. Nonostante avesse atteso da diverso tempo la giusta occasione, aver trovato quella chance non aveva reso più semplice il gesto. In quel turbinio di emozioni, tuttavia, la tensione e l’agitazione lasciarono ben presto spazio al piacere più puro.
Si, si sentiva estremamente felice e compreso e, nonostante la sua mente viaggiasse già verso mille avventure con Thalia al suo fianco, una piccolissima parte della sua coscienza gli suggeriva che, ad averle taciuto quei sentimenti per tutti i lunghi mesi estivi, era stato un grossolano errore.

Dopo qualche attimo di sentimento, le loro labbra tornarono a dividersi, mentre la sua mano continuava a scivolare lungo i capelli della Tassorosso. Il cuore del Prefetto continuava a battere veloce mentre quel momento di intimità e di carezze reciproche sembrava continuare per volere di entrambi.
Provò così a cercare gli occhi di lei con uno sguardo carico di emozione, ma nessuna parola sarebbe uscita dalla sua bocca vista la grande paura di pronunciare qualcosa di inadatto in quel momento così magico.
In quell’istante si limitò così a godere della compagnia di Thalia per qualche altro secondo prima che il cuore gli suggerisse di abbracciarla ancora, stringendola forte ma allo stesso tempo dolcemente tra le sue braccia, come a voler rimarcare un desiderio di protezione che da li in poi avrebbe sicuramente avuto nei suoi confronti.
Si, da quel momento si sarebbe sentito responsabile della sua salute e, per quanto possibile, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poter godere ancora a lungo di quello splendido sorriso che solo lei era in grado di donargli.

Nel fare ciò che il cuore gli suggeriva, avvicinò il suo viso al collo di lei e, mentre le cingeva il corpo con le braccia, subito la sua mente fu pervasa dal dolce odore della sua pelle. Sarebbe rimasto lì, stretto a lei, per il resto della serata se solo avessero potuto, ma il coprifuoco era sempre più vicino ed anzi, per quanto ne sapeva poteva già essere iniziato.
Si lasciò comunque trasportare ancora dal momento, fantasticando su un futuro assieme e cullandosi in quello speciale contatto, frutto di un lampo di apparente irrazionalità che di certo non era la sua migliore qualità.

 
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view post Posted on 30/3/2017, 21:06
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Scheda Thalia J. Moran

Cork, luglio

«Quell'idiota... mi ha baciata!»
La voce di Máire le aveva rotto i timpani, mentre passeggiavano - l'una accanto all'altra - tra le vie del centro di Cork. La bionda sembrava sul punto di scoppiare, il viso arrossato, gli occhi verdi spalancati e il fiato corto. Sapeva che Tomáas, l'altro amico di sempre - per così dire -, aveva compiuto un gesto tanto sconsiderato qualche mese prima, ma non aveva idea che lei l'avesse presa così male.
«Io non capisco perché te la prendi tanto...» mormorò, approfittando di un momento di pausa «...gli sei sempre piaciuta. E lo sai.»
Tomáas le aveva rivelato in completa segretezza quell'informazione e per anni la rossa aveva cercato di mantenere la promessa di non farne parola con nessuno, tanto meno con la diretta interessata. Ora, però, il sipario era calato su quell'ultima scena - a quanto pareva disastrosa - e la promessa poteva essere finalmente infranta. «Insomma, dovresti esserne felice... ha colto l'occasione al volo. Non lo fanno in molti.» proseguì abbassando il capo e cercando di non pensare al Serpeverde che, qualche settimana prima, aveva salutato in riva al Lago Nero, dopo la Festa di Fine Anno. In quella frase non avrebbe dovuto esserci lo spazio per le riflessioni personali, eppure, immaginare che Tomáas avesse preso una simile decisione dopo anni di silenzio, non lasciava ben sperare la strega dai lunghi capelli vermigli. Quasi non udiva più il berciare confuso di Máire, mentre lo sguardo viaggiava lontano da quella piazza e da quegli imponenti edifici storici che, in realtà, non riusciva a vedere. La sola immagine davanti ai suoi occhi, in quel momento, era l'ultima sera ad Hogwarts di qualche settimana prima. Intorno a lei gli studenti risalivano le acque scure del Lago, perfettamente asciutti e divertiti da quella serata movimentata. Tutti tranne lei e, probabilmente, Mike.
Quella sera aveva il cuore in gola ed avrebbe scambiato tutta la fortuna della sua famiglia per un chiarimento, una spiegazione... un segno, da parte del ragazzo.


*



Le sembrava di avere il cuore in gola anche in quel momento, mentre le sue labbra sfioravano quelle del ragazzo per la prima volta.
Era strano, ma per quanto avesse immaginato quell'istante per tutta l'estate, ciò che era accaduto era ben al di là delle sue aspettative. Si era figurata un momento carico di imbarazzo ed agitazione, il classico susseguirsi di eventi che le avrebbe fatto pensare che - probabilmente - sarebbe stato meglio rifiutare la proposta di una breve passeggiata insieme prendendo la direzione opposta per raggiungere la Sala Comune. Invece, contro ogni possibile aspettativa, non c'erano stati incidenti di sorta, nessuna parola di troppo e nemmeno quel senso di paura che, consapevolmente o meno, le aveva sempre attanagliato lo stomaco in una morsa feroce poco prima di una decisione avventata.
E, come al solito, stava pensando troppo.
Per un secondo solamente dimenticò di trovarsi al primo piano, di fronte ad un arazzo di incredibile bellezza e il cui soggetto le aveva ricordato un paesaggio irlandese, la sua terra natia. Ora quasi non le importava se fosse stato ispirato ai prati e le foreste d'Irlanda, se il laghetto esistesse davvero e se la strega che si rifletteva nello specchio d'acqua avesse o meno dei lineamenti noti. Per un momento le parve quasi che il pavimento di pietra fosse sparito da sotto i loro piedi - o forse le ginocchia alla fine avevano ceduto per l'emozione - e le sue dita smisero di stringere delicatamente la stoffa scura dell'uniforme del Serpeverde. I palmi si spalancarono lentamente sul torace del ragazzo e, forse per la suggestione, le sembrò di percepire il battito del cuore di Mike. Martellava nel petto e sembrava voler uscire, anelando libertà. Erano talmente stretti l'uno all'altra che probabilmente il cuore alla ricerca di una via di fuga avrebbe potuto essere il suo. Non l'avrebbe mai saputo e, quando si separarono, riuscì a stento a sostenere lo sguardo del Prefetto.
Se avesse anche solamente osato sollevare gli occhi verso l'alto sarebbe arrossita, una condizione inconcepibile ed oltremodo imbarazzante. Preferì appoggiare la fronte sul suo petto, cercando di regolarizzare il respiro ed imponendosi di non parlare. La vena sarcastica ereditata da suo padre avrebbe fatto breccia in quel momento praticamente perfetto, deturpandolo e lasciandole l'amaro in bocca. Il silenzio, in quel caso, sarebbe stato migliore di mille parole buttate al vento?
Le braccia della Tassorosso cinsero il corpo del ragazzo ed un lungo sospiro seguì quel semplice gesto d'affetto.

«Lo sai?» alla fine, non era riuscita a tacere, e a quella frase - finalmente - il suo sguardo si sollevò ad incrociare quello di Mike «...sono felice.»
In quel momento niente e nessuno avrebbe potuto turbare la sua quiete, nemmeno l'abbraccio seguente. Ora che aveva espresso il suo pensiero, per quanto la riguardava, sarebbero potuti restare lì fino al mattino seguente, ma qualcosa le suggeriva che il coprifuoco sarebbe iniziato di lì a poco. E lui lo sapeva. Sorrise, pensando a quanto fosse sciocco che - con la Spilla al petto - il suo rispetto per le regole fosse scemato in un istante.
Mai avrebbe voluto essere la causa di una sua eventuale punizione e, in fondo, ora - anche se in realtà l'aveva sempre pensata in quel modo - avrebbe dovuto coprirgli le spalle, così come lui - in un eccesso di galanteria - avrebbe fatto con lei.
Le costò molto, cercare di allontanare il viso dalla spalla di Mike, ma uno dei due avrebbe dovuto dire quella maledetta frase, prima o dopo.

«Vorrei restare qui ancora un po'... ma...» e prese delicatamente le distanze da lui «...dovresti accompagnarmi in Sala Comune.»
La mano destra si sollevò ad accarezzargli la guancia, sorridendo dolcemente, ed inclinando la testa di lato ad indicare la direzione da cui erano giunti. Probabilmente l'avrebbe odiata per averlo riportato coi piedi per terra, qualcosa glielo diceva nel profondo dell'animo, ma in fondo... sarebbero potuti tornare lì la sera seguente. Niente e nessuno gliel'avrebbe vietato.

*



Máire avrebbe continuato per l'intero pomeriggio a lamentarsi di Tomáas e di come avesse rovinato tutto con quel bacio.
Non poteva averne la certezza, questo era ovvio in quel momento, ma se conosceva Mike almeno la metà di quanto credeva, allora non avrebbe dovuto, poi, aspettare troppo per un segno. Mike non era certo Tomáas... per fortuna.




 
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