It's Ben Franklin with the key and the kite, Privata per Oliver

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view post Posted on 15/11/2016, 14:50
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Spiegare l’elettricità a un Purosangue – Oliver non glielo aveva mai confermato ma c’erano pochi dubbi se si ostinava a chiamare il fenomeno “elettrizione” – suonava quasi come uno degli step di una possibile campagna di avvicinamento tra Maghi e Babbani.
Ma non era il momento di fare politica e di abbandonarsi a insani sogni di grandezza. Per quello ci sarebbe stato tempo - “Cosa facciamo stasera Prof?”, “Quello che facciamo sempre, Mignolo,, cercare di conquistare il mondo!”. Warner Bros docet.

Era incredibile la quantità di tempo libero che aveva ora che la spilla da Prefetto era appuntata sul petto di Eloise. Certo, i professori non perdevano lezione per ricordare ai ragazzi dei Quinto di quanto terribili fossero i GUFO, ma l’avere pause e il poterle effettivamente sfruttare era un lusso che la Tassina riteneva di potersi concedere. Una volta ogni tanto almeno. Come quel giovedì, ad esempio, in un freddo pomeriggio di novembre. Si era messa d’accordo con Oliver via gufo, comunicandogli nell’ultima missiva come preferisse incontrarsi in un’aula vuota, lontano dalle eventuali domande curiose che i suoi piccoli esperimenti di scienza avrebbero potuto suscitare. Togli il potere. Avrebbero suscitato di sicuro.
Non aveva ricevuto risposta, ma come dice il detto “chi tace acconsente” e comunque era stata chiara nello specificare ora e aula – 16.30, secondo piano.

La fisica, negli anni in cui l’aveva studiata da privatista, era sempre stata per lei quel genere di materia che si aveva molto chiara prima di un esame ma che finiva nelle nebbie del dimenticatoio se solo la si trascurava per qualche mese, come era inevitabilmente accaduto. Oh, qualcosa Elhena si ricordava ancora – le leggi del moto di Newton le avrebbe portate nella tomba e la legge di attrazione gravitazionale era stata spiegata anche ad Astronomia – ma messa nella condizione di spiegare, non avrebbe saputo illustrare alcuna formula senza fare un minestrone di concetti.
Considerando come Oliver faticasse a pronunciare anche il solo termine “elettricità”, appariva chiaro come fosse necessario partire dalle basi, da quello che i bambini Babbani imparavano in quinta elementare. Come capire la differenza tra “elettricità” ed “energia elettrica”.
Comunque, date queste premesse, aveva scritto a casa con un gufo preso in prestito dalla scuola – Cleite aveva fatto i capricci – con la richiesta di ricevere il suo vecchio libro di scienze, il quaderno degli appunti e qualche altro oggetto che avrebbe reso la spiegazione meno teorica e più pratica – l’esperimento con la bic e i pezzetti di carta era d’obbligo. Così aveva preparato tutto su uno dei banchi, la carta, le bacchette, il panno di lana. Il libro era aperto al “Capitolo 7/Elettricità 1”, mentre il quaderno a quadretti sulle ginocchia serviva a verificare se ripassare le formule fosse come andare in bicicletta, ovvero se una rapida lettura delle nozioni fondamentali sarebbe stato sufficiente a dissipare le nebbie di quasi sei mesi di non-studio. Guardò i numeri e simboli sottolineati in pastello blu, le parole chiave cerchiate in rosso, i disegnini e gli eventuali schemi. Era sicura che sfogliando le pagine avrebbe trovato una mini-caricatura di Tesla. Per non parlare degli aquiloni in omaggio a Franklin.
Be’, l’inizio sarebbe stato semplice.



I post si allungheranno, prometto
 
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view post Posted on 16/11/2016, 18:47
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«Grazie, Estia!»
Un ultimo saluto pieno di autentico affetto fu rivolto all'Elfo Domestico che ancora muoveva la piccola mano da destra e sinistra, seguendo l'esempio del giovane ragazzo che già si stava allontanando con il bottino appena guadagnato. Tra le mani, infatti, il Caposcuola stringeva una scatola di medie dimensioni, interamente di cartone e senza decorazioni né fiocchi caratteristici. Si trattava pur sempre di un regalo, ma non occorreva alcun gingillo in eccesso per renderlo tale. Dopo quella toccata-e-fuga nelle Cucine di Hogwarts, uno dei luoghi senza dubbio più affascinanti dell'imponente castello, Oliver si ritenne abbastanza soddisfatto da poter dirigersi verso la sede dell'appuntamento previsto per quel primo pomeriggio di un anonimo giovedì. E lui amava i giovedì, forse perché rappresentavano il centro esatto della settimana, un giorno incastonato tra inizio e fine come una tartaruga un po' timida, pronta per fortuna a metter fuori la testa per dare un'occhiata in giro. Quell'immagine mostrava un pizzico di genuino divertimento che l'adepto di Godric si ritrovò stranamente ad apprezzare, mentre i piedi macinavano il percorso necessario per giungere fino al secondo piano. Non aveva altri impegni per almeno una manciata di ore, in effetti l'unico compito legato al suo ruolo scolastico sarebbe stato quello di pattugliare il quinto piano la notte stessa, per il resto avrebbe potuto definirsi libero, perlomeno quella volta. Non ricordava l'ultima occasione di una pausa vera e propria, probabilmente se anche gli fosse stata concessa fra lezioni e doveri da Caposcuola, senza dubbio l'aveva occupata completamente con una riunione del Comitato a favore degli Elfi Domestici oppure con qualche altra stravaganza che affondava le sue radici nelle molteplici passioni che custodiva il suo cuore, a partire dalla musica per abbracciare la pittura, la scrittura e il canto. Era da tempo che non ripescava il suo taccuino rilegato in pelle, lo stesso diario che aveva ricevuto in regalo dall'ex Capocasa Grifondoro, Madama Aquileia Goodheart, durante una festa di Natale ormai troppo lontana. Ma la sua memoria non lo tradiva, non avrebbe mai potuto farlo, e ogni volta che le dita sfioravano le pagine color sabbia di quelle pergamene sottili e messe insieme a formare un piccolo quaderno, un sorriso si stampava immediatamente sul volto del ragazzo. Forse era il mittente ad aver reso quel dono così speciale, forse era per causa di Leia, la sua amabile Leia, che quel blocchetto assumeva tutt'altro valore. Un po' come accadeva per la felpa grigia e verde che Oliver indossava in quel momento: un capo d'abbigliamento perfetto nella sua banale semplicità, senza marche degne di nota né effetti stravaganti intrisi nel suo stesso tessuto. Era una felpa come tante altre, una giacca che manteneva il caldo come un compagno d'altri giorni, un altro regalo che il Grifondoro aveva ricevuto lo scorso compleanno da parte di suo cugino Elijia. Una camicia color acquamarina concludeva il suo outfit per nulla eccentrico, insieme ad un paio di jeans stretti a sigaretta e le classiche Converse rosse che, a dispetto di abbinamenti vari e stilistici, Oliver mai avrebbe immaginato di potersene separare. A pensarci bene, anche le scarpe erano un dono da parte di qualcuno a lui estremamente caro, di preciso da parte di suo padre per l'arrivo ad Hogwarts, anni ed anni prima. Fu con un'espressione gioviale, la mente carica di positività come c'era da aspettarsi in uno spirito come il suo, che Oliver scovò finalmente l'aula che credeva essere la sede dell'appuntamento con una delle studentesse più brillanti e intelligenti che avesse mai conosciuto nella sua giovane vita. Stava per chiamare il nome di Elhena, giusto per assicurasi che la stanza di fronte fosse quella giusta, senza che capitolasse in un'aula del secondo piano dove qualche professore ancora snocciolava nozioni su nozioni come se non ci fosse un domani, eppure fu frenato improvvisamente da un'autentica palla di pelo rosso. Letteralmente, perché la sua Puffola Pigmea - della quale Oliver quasi si era dimenticato, rifletté a malincuore - spuntò fuori dalla tasca della felpa nella quale era solita rintanarsi per lasciarsi travolgere dal calore, saltando verso la porta come a voler vincere un'ignota gara per chi arrivasse primo. Sollevando gli occhi al cielo con esasperazione e un divertimento malcelato, il Caposcuola spinse l'ingresso in legno per far entrare prima la creaturina e poi lui. Adocchiò velocemente una scrivania imbandita con libri e accessori che ritenne essere utili per la spiegazione fisica che la Tassorosso gli aveva promesso, ma prima che potesse esibirsi in un accenno di sorpresa e prima che la curiosità si accendesse in automatico come dote innata, individuò la studentessa e si affrettò a raggiungerla con un sorriso. «Elhena, eccomi qui!» disse, mentre si chiudeva la porte alle spalle con un rumore sordo. Diede un'occhiata all'ambiente, velocemente, prima di riportare l'attenzione sulla ragazza. «Bel posticino, qui faremo funzionare l'elettrizione? No, scusa, scusa! Elettriccità, vero?» domandò, distorcendo quella parola che aveva dato origine all'incontro stesso. Ne avrebbero visto delle belle, sicuramente. Scosse il capo, mentre la Puffola Pigmea rotolava verso la scrivania, emettendo qualche verso acuto. «Mos, giù di lì e non toccare niente!» si affrettò ad aggiungere Oliver, chiedendo scusa alla Tassorosso con una smorfia contrita. Le porse la scatola che portava tra le mani, ormai di fronte all'altra. «Ho pensato di fare un'ordinazione da Florian, ma sarebbe stato abbastanza sciocco offrirti qualcosa che conosci benissimo, lavorando lì. Quindi ho fatto un salto nelle Cucine e... diciamo che ho buone conoscenze con qualche Elfo Domestico, quindi ecco a te qualche cupcake, ti consiglio assolutamente quello al cioccolato bianco, è il mio preferito!» concluse, poggiando la confezione ancora chiusa sul tavolo. Era pronto per mettersi in gioco, ma i dolci venivano prima di tutto. "Basta un poco di zucchero e la pillola va giù": non era forse vero quel detto?

I tuoi post vanno benissimo!


Edited by Oliver Brior - 18/3/2020, 11:57
 
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view post Posted on 11/12/2016, 11:50
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Nelle ultime settimane i suoi rapporti con Oliver erano stati all’insegna di un’educata freddezza che si era andata tuttavia scaldando col passare dei giorni. Dal ritorno dal Messico, Elhena non aveva mai trovato l’occasione adatta per riappacificarsi col Caposcuola Grifondoro e alla fine aveva preferito usare un metodo meno indiretto per riavvicinare i rapporti. La chiacchierata con Amber e il conseguente ricordarsi di come Oliver potesse essere interessato all’ elettrizione le erano parse un buon punto di partenza.
Volontariamente aveva scritto la lettera con un tono allegro, come se non ci fosse stato nessun litigio, e sia che avesse recepito il messaggio, sia che ritenesse la faccenda ormai sepolta, Oliver le aveva risposto con un simile entusiasmo.

“Ciao Oliver” lo salutò con un sorriso sincero. Sorriso che si allargò in una piccola risata quando Oliver proseguì il proprio discorso. “Sì. La tua pronuncia stai migliorando. Elettricità” ripeté ancora, leggera su quella “c” su cui invece Oliver aveva preferito calcare la voce, per una qualsiasi ragione. Gli fece cenno di avvicinarsi alla scrivania dove tutti gli oggetti erano stati impilati.

“A saperlo avrei portato Penny. È la mia puffola” commentò nel vedere l’animaletto di Brior. La sua espressione allegra tuttavia cedette il posto a qualcosa di più serio nel vedere il pacchetto che il Grifondoro le porgeva. Corrugò la fronte nello scoprirne il contenuto, già anticipato dal Caposcuola, e non perché non lo ritenesse un pensiero gentile, ma per il ricordo di Technotitlan che continuava a riemergere.
“Io … grazie. Senti, mi dispiace di averti dato uno schiaffo in Messico. Non ero proprio in me, ok. Quindi, sì, scusami” concluse, con un tono di voce abbastanza fermo per far capire come preferisse ritenere chiuso l’argomento.


* E ora torniamo al motivo principale di questo incontro. Prima la pratica e poi la teoria *

“Dunque pensavo di fare qualche esperimento per rendere le cose più semplici” cominciò, prendendo in mano una penna biro e avvolgendola con un lembo del proprio maglione, sfregando con energia. “Anche se è utile ricordare come l’elettricità non sia una cosa Babbana. L’elettricità di trova in Natura … nei fulmini, per esempio. Il nome deriva da elektron, che era il nome dell’ambra in greco antico. Questo perché i Greci avevano scoperto che l’ambra, come altri materiali, sa fare questo” e con tali parole, avvicinò la bacchetta che aveva sfregato contro il maglione alla propria testa. Immediatamente i capelli si rizzarono, come se avesse preso la scossa.

“Sai perché succede?”

 
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view post Posted on 13/1/2017, 12:40
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Non seppe spiegarsi come né il motivo alla base di quel richiamo immediato, ma da un isolato - forse non troppo - cassetto della sua memoria fuoriuscì un ricordo colmo di dettagli, colori e sfumature che Oliver inconsciamente credeva di aver perso almeno in parte. Anche senza chiudere gli occhi, infatti, avrebbe potuto sentire il suono della sua risata che si spezzava con il ringhio di rabbia nei confronti di qualcuno, nei confronti di qualcosa. Non si trattava di quanto accaduto in Messico, non ancora perlomeno, ma dell'episodio che aveva visti partecipi, probabilmente per la prima vera volta faccia a faccia, sia il Grifondoro sia la Tassorosso lì presenti. Pix volteggiava con un secchio d'acqua gelida tra le mani, il secondo a pensarci bene, perché il primo era stato svuotato esattamente sul corpo dell'adepto di Godric. Congelando istante dopo istante sempre più, Oliver era stato davvero tentato di rinchiudere il poltergeist di Hogwarts in una delle libere armature di quel corridoio di un piano che, allo stato attuale, non era sicuro di ricordare. «Ricordi quando mi hai aiutato contro Pix? Lo allontanammo in fretta e furia, perché ci aveva annoiati abbastanza. O almeno, a me di sicuro, mi aveva sommerso di acqua gelida!» disse, lasciandosi scappare una risata appena accennata, mentre la Puffola Pigmea nei paraggi si accoccolava sul tavolo insieme agli strumenti di lavoro già considerati dalla Tassorosso. «Non ti chiesi un vero e proprio aiuto, avresti benissimo potuto girare i tacchi e andare via, invece sei rimasta e sì, mi hai aiutato.» Non si preoccupò neanche della ripetizione, non di certo in un momento come quello. Aveva un'ultima cosa da dire, un chiarimento definitivo, altrimenti quella rabbia che aveva sopito per settimane e settimane, limitandosi alla freddezza di cui la stessa Elhena si era accorta, non sarebbe stata definitivamente dissipata come si augurava. «Conoscevamo l'obiettivo, così come la causa. Sapevi quanto Pix fosse fastidioso, avevi visto cosa stava combinando. In Messico no, non potevi sapere perché avessi reagito in quel modo contro gli Ashwinder. Lo scorso Giugno una di quelle strane creature è sgusciata dalle fiamme del camino della mia Sala Comune, eravamo lì io ed altri concasati, stavamo festeggiando il compleanno di Eltanin e l'inizio dell'Estate. Un incontro pacifico, niente di che, prima che le fiamme trasformassero l'intera serata in un disastro.» Prese posto su una sedia qualsiasi, avvicinandola al tavolo. «Fuoco ovunque, studenti che correvano, altri che svenivano. Il camino è impazzito, c'era un Uovo di Ashwinder e poi... e poi è esploso dopo che avevamo tentato invano di tenere a bada fiamme e creatura. Un'esplosione che ha quasi ucciso un nostro concasato, un mio amico, che ha spedito un gruppo di noi in Infermeria nel cuore della notte. Siamo stati in cura per diversi giorni, sentivo le braccia pizzicare di continuo. E' stato orribile, Elhena. E quindi... rivedere quelle creature in Messico, ecco, mi ha fatto impazzire. Ho reagito d'istinto e mi dispiace se per te sia stato un comportamento sbagliato, avrai le tue ragioni, senza dubbio. Ma anche io avevo le mie, che ora ho spiegato meglio.» Un colpo di mani come a voler scacciare un insetto (tanto da far sollevare gli occhietti vispi della Puffola verso Oliver) e il giovane Mago ritenne di essere pronto. «Penny, dici? Mi piace, un nome singolare! Per quella cosa che hai appena fatto... wow, sembra un Incantesimo!» Allontanò la scatola di dolci, chiudendola con la speranza che Elhena potesse aprirla presto per assaggiare quelle prelibatezze, quindi si concentrò abbastanza da poter giungere ad una conclusione. Schioccò le dita, indice e pollice, e aprì bocca di nuovo. «Immagino per un passaggio d'energia. La penna si è riscaldata con il contatto con il maglione e qualcosa è accaduto ai capelli, come se fossero stati attratti. Forse una tinta nuova dei Tiri Vispi Weasley?» scherzò, smorzando un'eventuale tensione con una battuta... spicciola, senza dubbio. Alzò le mani, attendendo la spiegazione di sicuro più esaustiva da parte di Elhena. Quella lezione si faceva interessante.


Edited by Oliver Brior - 18/3/2020, 11:59
 
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view post Posted on 2/5/2019, 10:00
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Pix! E come avrebbe potuto dimenticarlo. Aveva perso il conto di tutte le volte che il dispettoso Poltergeist aveva deciso di eleggerla a bersaglio per una partita di gavettoni - quando andava bene. Nel breve periodo in cui era stata Prefetto non erano mancate le volte in cui il folletto le aveva fatto ritrovare le scarpe in cima alla torre di Astronomia e i libri sparsi ovunque sulla superficie del lago.


Certo che mi ricordo! A essere sincera, non ho ancora ben capito l'utilità di Pix.


Perché un motivo per cui si trovava ancora nel castello ci doveva pur essere. A meno che non venisse ospitato solo per buon cuore della Preside. O forse era tradizione. Se anche fosse stato, lei come Tassorosso non avrebbe poi dovuto esserne così sorpresa. Tosca la Buona i restanti accettava, giusto?

Il resto della piega della conversazione la colse di sorpresa. Ora, sbollita la rabbia iniziale dopo essere ritornata dal Messico, se poi in Messico ci era mai stata per davvero, le era passato per la mente che il gesto di Oliver avesse una motivazione un po' più solida del semplice aver reagito di impulso. Non che reagire d'impulso non fosse poi una ragione meno valida. Erano comunque esseri umani e non sempre gli esseri umani agiscono per motivi pensati a tavolino, con una mente fredda.

Ed ora la spiegazione di Oliver arrivava a chiarire molte cose. Chiarire. Non tanto giustificare. O, in generale sì, giustificare, nell'identica misura in cui si giustificano le fobie. Irrazionali? Alla luce dei fatti non era poi così propensa a definirla irrazionale. Dopotutto, stando a quanto diceva Oliver, aveva pur rischiato di morire bruciato e gli Ashwinder non venivano certo elencati dal Ministero come innocui animaletti da compagnia. Elhena poteva aver deciso di non frequentare Cura delle creature magiche, ma fin lì ci arrivava da sola. Un serpente che prendeva fuoco all'improvviso. Non serviva un genio per sapere che sarebbe stato meglio stare attenti.

Capisco. Non posso dire di condividere del tutto le tue motivazioni, ma abbiamo entrambi dei punti validi e credo che rimarremmo qui tutto il giorno a discutere senza che nessuno ceda. Quindi, pietra sopra?


Non potevano certo essere tutti uguali. E di fatto non era certa che, posta nelle medesima situazione di Oliver, si sarebbe comportata in un altro modo. Per un attimo soppesò se rivelare a Oliver di essere Rettilofona. Non gli avrebbe fatto cambiare idea, ma forse avrebbe potuto metterla sotto una nuova luce. Darle una motivazione più concreta del "tutte le creature viventi devono essere protette". La domanda era: si fidava davvero del Caposcuola Grifondoro? Lui si era pur aperto a raccontare il motivo della sua paura.

Scossa la testa e afferrò una ciambella, dandole un morso distratto, mentre le bic che teneva in mano perdeva gli ultimi pezzi di carta che per poco vi erano rimasti attaccati.


Più o meno. C'è uno scambio di energia, sì, ma non è tanto calore. In pratica, gli .

Si fermò a metà frase. Era sicura che Oliver sapesse cosa fossero gli elettroni? O anche solo un atomo? A lezione di Trasfigurazione e di Incantesimi le era capitato di studiare formule che agivano a livello molecolare, quindi a logica la risposta doveva essere sì, che anche i maghi Purosangue avevano almeno un'infarinatura dell'argomento.


* Meglio essere sicuri. *

Prima di continuare, sai cosa sono gli atomi, giusto?



* Arrives three years later, with a Starbucks *
 
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view post Posted on 18/3/2020, 12:23
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«Penso che Pix sia parte del Castello, ancor più di Gazza. Ma sbatterei fuori entrambi, uno dopo l'altro.» Parlò più in fretta del previsto, inconsapevolmente vinto da un moto di sintonia che non aveva mai preso per davvero in considerazione. Una parte di sé, immediata, si accorse di essersi spinto ancora una volta oltre - un commento apparentemente gettato in una conversazione pacata, una frase forse di circostanza, ma c'era un giudizio da parte propria. Un giudizio tanto sul Poltergeist quanto sul Custode di Hogwarts. L'istinto non era ancora stato temprato a sufficienza e in quelle prime esperienze, Oliver lo sapeva, si nascondeva a stento un controllo totale di tutte le sue emozioni; era un po' il marchio di fabbrica dei Grifondoro come lui, tutto d'un pezzo, come dicevano spesso i suoi concasati. Cercò di ripristinare il discorso, lasciando in sospesa la parte più rilevante; lo sguardo si spostò da destra a sinistra, seguì lentamente un movimento ondeggiante della sua Puffola Pigmea, e di pari modo il ricordo di quanto successo all'ultima spedizione della Scuola di Atene tornò in pieno assalto. Si era sentito umiliato, non avrebbe potuto negarlo; non tanto dallo schiaffo in sé, che avrebbe potuto tranquillamente bloccare, se solo avesse voluto. Era altro, una questione che coinvolgeva gli spettatori di quel gruppetto di viaggiatori: le risatine di alcuni Serpeverde, il commento dell'uno e l'altro studente accanto, perfino di alcuni colleghi come lui - Prefetti e Caposcuola. Avrebbe già a quel tempo potuto sottrarre loro punti, arrivare a sancire castighi veri e propri, una e più motivazioni avrebbero potuto sciogliersi come nodi leggerissimi. Al contrario, aveva scelto la via diplomatica, e lì - Oliver ne era tuttora convinto - era stato superiore a tutti loro, dal primo all'ultimo, ad ogni loro meschina reazione. Sorrise, quindi. Un cenno del capo a mo' di conferma alle parole della Tassina. Forse non era pronto a metterci pienamente una pietra sopra, il suo orgoglio era così vivido da non poter essere accantonato: tuttavia, era lì in quel momento; aveva colto la chiarezza del suo discorso e di quello di Elhena, era per lui un passo avanti fondamentale e il tempo avrebbe permesso di mitigare ogni altra sensazione associata. Avrebbe potuto aggiungere di come tra tutti, in quel Castello, lui fosse la persona più indicata per la cura, la protezione e la salvaguardia delle Creature, magiche o meno che fossero; avrebbe potuto porre in riferimento il C.r.e.p.a., parlare di tutti i suoi obiettivi in tal senso, precisare di avere una Puffola Pigmea, una civetta, un Plimpi Ghiottone, e di lì a breve avrebbe di gran lunga cercato di acquisire patentino per un Fwooper. Non avrebbe mai fatto del male, in quel senso. Elhena aveva ragione, però. Se avessero continuato in quel senso, non avrebbero concluso nulla. Oliver così batté le mani sul tavolo, leggermente, e si accorse di essere fondamentalmente grato alla Tassina per quella nuova spiegazione; se il mondo dei Babbani gli appariva come distante e altrettanto prezioso, la sua curiosità per ogni altra forma di conoscenza era alla base di ogni sua caratteristica. Rivalutò la figura di Elhena, il suo carattere, perfino il suo comportamento nei suoi riguardi, a suo tempo come nel presente. Era lì a sua volta, il livore che li aveva visti entrambi partecipi non sembrava irreparabili. In quel gioco di incontri, Oliver era disposto a fare un passo indietro, e l'aveva appena fatto. «Atomi, vediamo. Mr Barrow ha accennato qualcosa a lezione, dovrebbe essere una particella o giù di lì. Una particella che forma la materia, la sostanza, la parte concreta di un elemento.» Non ne era sicuro, avrebbe dovuto ammetterlo. Si scoprì imbarazzato, le gote arrossate; per la prima volta, Oliver Brior non era preparato come avrebbe dovuto. «Dipende tutto dagli atomi? Sono come... pozioni? O ingredienti di pozioni che formano l'elettricità?» Preferì attendere l'attimo seguente e ad un cenno del capo, cercò la borsa a tracolla sotto il banco: forse era il caso di prendere appunti e aveva con sé, come sempre, un blocchetto di pergamene e una piuma d'inchiostro già ricaricata.


*Starbucks 2.0
Come concordato, ci sono anch'io per riprendere, perdona l'estremo ritardo. Ho modificato i miei post precedenti solo per l'immagine che era scaduta, spero non sia un problema. Vai, illuminami con la tua Conoscenza, Prof Attwater *fru

 
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view post Posted on 27/4/2020, 17:18
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Non potè evitare di roteare un po' gli occhi in senso di solidarietà quando Oliver espresse il proprio desiderio di licenziare tanto Pix quanto Gazza - sempre che si potesse licenziare un Poltergeist.
"Be', allora punta a diventare Preside e poi ci si può pensare" commentò con quel pizzico di sarcasmo che era diventato ormai parte della sua parlantina. Rimase in sospeso per un attimo, quasi sul punto di rivelare il proprio segreto e le proprie ragioni al Grifondoro, fosse solo che non le piaceva affatto quel retrogusto amaro che doveva essere rimasto in bocca ad entrambi.
Non si sentiva ancora pronta tuttavia e quindi decise che sarebbe stata per un'altra volta. Ci sarebbe stato il tempo e il luogo per esporre con chiarezza le proprie ragioni, mostrare quel lato più primitivo, quasi violento, che nonostante tutto faceva parte di lei.

Annuì appena alla risposta di Oliver sugli atomi.


Mr Barrow. L'aveva avuto anche lei per qualche mese come insegnante. Non se lo ricordava benissimo, però. Ma del resto iniziava a perdere il contro degli insegnanti che si erano susseguiti alla cattedra di Trasfigurazione, per non parlare di tutte le altre materie.

Nel pensarci recuperò un altro pezzo di pergamena, mentre le sfuggiva suo malgrado una risatina per il paragone tra atomi e ingredienti di pozioni.

"Non proprio. Però c'eri quasi con gli atomi" iniziò a concedere a Oliver. Per essere un Purosangue il cui unico approccio alla fisica era Trasfigurazione e alla chimica Pozioni, era già un ottimo punto di partenza.

"Immagina di prendere questo tavolo e di dividerlo in pezzi sempre più piccoli" riprese a spiegare dopo un attimo di esitazione su quale materiale usare come esempio. "Questo tavolo è di legno, giusto? Due pezzi di tavolo sono sempre fatti di legno. E così anche cento pezzi di questo tavolo, anche se sono molto piccoli."

Fece una pausa per dare il tempo a Oliver di assimilare le informazioni, portando la penna alla bocca e finendo col mordicchiarne l'estremità senza nemmeno pensarci molto. "Fin qui tutto chiaro?"

Attese una sua conferma, quindi precisò:
"Ovviamente puoi applicare lo stesso concetto a qualsiasi altro elemento."

E nel parlare aveva finito con lo scarabocchiare una specie di cerchio un po' storto sulla pergamena e a dividerlo in una grigia dai quadrati sempre più minuti. Giusto per sottolineare il concetto.

"Dunque, a furia di dividere, arrivi a un punto in cui non puoi più andare avanti a meno di non perdere le proprietà dell'elemento di partenza" riprese, spingendo il disegno verso Oliver per fargli vedere che ormai sarebbe servito un microscopio per vedere i quadratini.
"Ecco, la quantità che hai prima che diventi impossibile dividere senza ottenere qualcosa altro si chiama molecola. Dividi una molecola e ottieni un atomo" concluse.

Aveva usato la spiegazione più semplice a cui era riuscita a pensare, un po' per aiutare Oliver, un po' perché anche a lei sarebbe risultato difficile esporre la faccenda in qualsiasi altro modo.

"Per esempio se dividi una molecola d'acqua ottieni due atomi di idrogeno e uno di ossigeno" aggiunse, usando l'esempio classico di tutti i libri di testo. E già che c'era, ecco che andava a tracciare un cerchio sormontato da altri due ai lati. "Più o meno, questa è una molecola d'acqua."

Era curioso informare un ragazzo dell'età di Oliver di qualcosa che i bambini Babbani apprendevano alle elementari. Ma, del resto, a voler girare la frittata, Oliver probabilmente sapeva già di pozioni e incantesimi a cinque anni. Come a voler dire, a ciascuno il suo.

"Ogni atomo si compone di protoni" - disegnò qualche cerchietto, segnando ciascuno con un "+" - " e neutroni" - seguirono altri cerchi, questa volto senza alcun simbolo. "Insieme formano il nucleo. E attorno al nucleo" la Tassina tracciò due rapidi ovali e su questi tanti puntini "viaggiano gli elettroni."

Non perse tempo a precisare che gli elettroni avevano carica negativa.

"Normalmente la loro carica e quella dei protoni si annulla a vicenda," commentò, finendo col disegnare un secondo atomo stilizzato giusto per pigrizia. "Ma gli elettroni di alcuni elementi sono più instabili degli altri e quindi diciamo che tendono fuggire. Quindi l'atomo che adesso ha meno elettroni avrà carica positiva e l'atomo che acquista elettroni prende carica negativa. Ora quando le cariche si muovono in maniera ordinata da un polo all'altro, ecco che abbiamo la corrente."




Non sono mai stata un genio in fisica quindi sono andata di wiki


Edited by - Gwen - - 3/5/2020, 10:47
 
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view post Posted on 17/6/2020, 12:11
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Elettricità. Sentiva il desiderio di pronunciare la parola più e più volte, lasciarla scivolare sulla bocca e renderla parte integrante della propria voce. Aveva una musicalità interessante, gli ricordava a tratti quella di una lingua straniera, antica, perfino mistica; non poteva dire con certezza di aver già appreso tutto, di aver compreso ogni aspetto di quell'argomento, ma lì con lui c'era Elhena e il pensiero che stesse dedicando parte del suo tempo proprio a lui - e alle sue curiosità più vivaci - rappresentava di per sé una bella sensazione. Accennò ad un sorriso, a dispetto di tutto quello che avevano condiviso in passato, e ormai libero da ogni forma di tensione, Oliver dedicò la sua totale attenzione alle parole dell'altra. Non aggiunse molto, si limitò ad annuire quando dovuto e a mostrare un cipiglio a tratti bizzarro e a tratti vivace quando la Tassorosso pronunciava nuovi termini che lui mai aveva sentito prima di quel momento. Aveva collegato l'elettricità ad una forma di magia, in principio: uno di quegli aspetti inusuali nel proprio mondo, piuttosto lontani, forse perché rinnegati, forse perché semplicemente poco conosciuti; ma più ascoltava e si lasciava andare all'illustrazione di un passaggio dopo l'altro, più Oliver comprendeva di non aver colto pienamente la cornice d'insieme. Sembrava più di un incantesimo, più di un fruscìo di bacchetta magica o di una formula magica appena sussurrata: dapprima fu portato a credere che neutrone potesse essere la terminologia di un sortilegio mai affrontato nel proprio percorso di studi magici, subito dopo però si accorse che fosse di per sé l'insieme di un discorso più ampio. Protone, elettrone, altre due definizioni, una più esotica dell'altra per Oliver. Non riuscì a trattenere un sorriso, l'espressione sinceramente sorpresa evidenziò maggiormente l'interesse che stava coinvolgendo il suo animo. Era come assistere ad una lezione extrascolastica, un corso avanzato che aveva in sé il senso di un autentico privilegio. Forse quell'argomento non gli sarebbe neanche mai tornato utile in futuro, in ogni caso era un approfondimento cui non avrebbe voluto rinunciare. Avrebbe trovato il modo per ringraziare Elhena del suo tempo e della sua dedizione, i cupcake lì sul tavolo erano soltanto una prima, semplice gentilezza. «Ci sono.» Commentò al volo, un cenno del capo come ulteriore conferma. Non si era ancora perso, in effetti, ma tutte quelle definizioni avrebbero potuto portarlo fuori strada; fu tentato di recuperare già una piuma, intingerla nella boccetta d'inchiostro e scrivere al volo gli appunti principali - un po' come ad una lezione di Hogwarts, il parallelo lo divertì -, ma Elhena ancora una volta lo anticipò diligentemente. La cura dei suoi schemi, delle sue precisazioni nero su bianco, tutto quello portò l'attenzione di Oliver ad un livello superiore. Iniziò ad affacciarsi al mondo babbano proprio da quel punto, da quel momento, e l'elettricità attecchiva le prime radici anche in lui, un semplice purosangue. Comprese la differenza sostanziale tra quella disciplina e la magia: la corrente era un vero e proprio equilibrio, era un ordine ben gestito, l'insieme di quegli elementi citati dalla Tassorosso, e il loro funzionamento di lì in seguito. Annuì ancora, e al momento opportuno pose le sue domande. «Dovrei esserci, davvero. L'esempio del tavolo è perfetto, lo ricorderò. Quello dell'acqua mi ha un po' confuso, ma penso sia lo stesso: abbiamo qualcosa che possiamo dividere fino ad un punto, dopodiché perde il suo equilibrio, la sua compostezza. E se ho capito bene, parliamo in questo senso rispettivamente di molecola e atomo. Quindi-» Indicò sul foglio, lì sul banco. «Un po' come la Trasfigurazione: prendiamo un bottone trasformato in uno scarafaggio. Se a colpi di Finite Incantatem cancelliamo prima una zampa, poi un'altra, poi il guscio, poi le antenne, e via dicendo, alla fine avremo di nuovo il bottone, quello che lo scarafaggio era in origine. Rispetto allo scarafaggio, il bottone è la nostra molecola, tutto quello che possiamo dividere fino all'origine. Ma se continuiamo, agendo sul bottone ormai ripristinato, spezziamo il suo equilibrio, quindi nel nostro caso la magia potrebbe farlo scomparire e via, ma nel caso dell'elettricità ci ritroviamo con gli atomi, quello che esiste prima del bottone, prima dello scarafaggio, prima di tutto.» Non si accorse di aver fatto un esempio a tratti macabro, si augurò soltanto di aver colto per bene quanto ascoltato poco prima, a dispetto del suo discorso così particolare. «In ordine abbiamo in scala molecola, atomo, e ancora più interni quei tre termini che hai-» Si sporse sul foglietto e annuì, ripercorrendo l'ultima spiegazione. «Protoni, neutroni, elettroni. Il concetto di divisione si applica a qualsiasi cosa, fin qui ci sono, ma mi chiedo come funzioni allora per attivare tutto.» Riprese in fretta, prima di confondersi. «Mi sono un po' perso con l'ultima parte, l'elettricità si crea con cariche ordinate in movimento. Ma chi le crea? Non credo sia un incantesimo, ma come inserite queste cariche, questi protoni, elettroni, e via dicendo? Come le applicate per far unire tutto?»
C'era un dettaglio che gli sfuggiva, e paradossalmente era la chiave di tutto.
 
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view post Posted on 1/8/2020, 16:34
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C'era da dire una cosa nello spiegare concetti come elettricità o materia a un mago Purosangue. Quasi sempre non avevano le basi su cui poggiare quegli stessi concetti e diventava difficile costruire un discorso senza sapere se il termine successivo, considerato normalissimo in una discussione Babbana, non avrebbe suscitato nuove domande e persino una deviazione della spiegazione.
Ma Elhena non aveva fretta e non le dispiaceva andare passo per passo. Dopotutto, lei stessa poteva sapere come accendere un computer e come farlo funzionare, ma il descrivere esattamente il perché e le dinamiche specifiche era un discorso completamente diverso.

Per il momento, comunque, Oliver sembrava seguirla.


"Ottimo!" esclamò, battendo una volta le mani. Sarebbe stata pronta a ricominciare a spiegare dall'inizio, ma era già una soddisfazione che avesse afferrato qualche concetto. Non tutti, certo. L'esempio del bottone e dello scarafaggio le fece corrugare la fronte nel tentativo di afferrare la logica del Grifondoro. Sì, la Trasfiguraizione inversa permetteva di riportare un oggetto o un animale al suo stato originario e l'idea di continuare ad agire sull'oggetto fino all'annichilamento le ricordava come protoni, neutroni ed elettroni fossero solo alcune delle numerose particelle di cui era composta la materia.

Allo stesso tempo, un atomo non si trasformava in molecola. Gli atomi si combinavano per diventare molecole. La differenza poteva essere sottile ma c'era.


"Quasi" concesse. "Come posso spiegarlo?" Tacque per un momento, frugando nella memoria per un esempio che fosse più vicino al mondo magico.

"È che ... quello che hai detto tu è corretto. Se agisci su una molecola prima o poi raggiungi il suo stadio precedente, l'atomo. E se agisci sull'atomo ottieni qualcosa di ancora più piccolo. E così via. Gli scienziati stanno ancora scoprendo nuove particelle. Tuttavia, da atomo a molecola non è la stessa trasformazione che abbiamo in aula di Trasfigurazione. È più come - "

Tamburellò sul tavolo. Diversi atomi potevano combinarsi per dare origine a diverse molecole. La base alla fine era quella. Si poteva anche dire che gli atomi fossero gli ingredienti dell'universo.

"Come fare una torta!" disse alla fine. "Anzi, già che ci siamo, come fare una pozione. Immagina che gli atomi siano gli ingredienti. La pozione, cioè la molecola, che ottieni dipende da quali ingredienti mescoli e da come li mescoli. Però una volta preparata la pozione, non riesci più a distinguere i singoli ingredienti.

Ora, se immaginiamo che esista un incantesimo per separare di nuovo la pozione nei suoi ingredienti di partenza, sarebbe come tornare dalla molecola agli atomi."


Sì, così era molto più chiaro. Certo era una semplificazione, ma la Tassina poteva ritenersi soddisfatta. "Meglio adesso?"

Attese la conferma di Oliver per evitare di continuare e rischiare di confonderlo ancora di più. E data la sua prossima domanda, non era una possibilità così distante.

"Nessuno" le venne naturale rispondergli. "Non le crea nessuno. Esistono e basta. Fanno parte del mondo, della natura e su come è nato tutto questo" - fece un ampio gesto a indicare l'ambiente - "Be' ci sono ancora molte domande e poche risposte."

Sollevò il palmi delle mani verso l'alto, facendo appena spallucce. "Sono leggi naturali. Certo, anche queste leggi hanno una spiegazione sul perché siano così e non in un altro modo.
Però rischia di diventare molto più complicato e non sono sicura di riuscirlo a spiegare. Cioè, ho studiato fisica solo fino al liceo e nemmeno troppo bene. Questa è materia per l'università."


Ma Oliver non le aveva solo chiesto il perché qualcosa succedeva. Le aveva chiesto anche il come, le sue possibili applicazioni. Fece un respiro, riprendendo momentaneamente il libro che aveva portato. Ne sfogliò le pagine fino al punto che desiderava.

"Ecco. Allora diciamo che le scariche elettriche esistono in natura, d'accordo? Pensa ai fulmini. Non li crea nessuno. Ora, a lungo andare, i Babbani hanno capito come replicare il fenomeno, costruendo due poli, uno positivo e uno negativo. Non chiedermi le specifiche. Però semplificando molto si tratta di far riuscire a far viaggiare la corrente elettrica attraverso un condotto, un ponte. Magari un filo, per esempio. Ci sono dei materiali che sono più conduttori degli altri. Dammi un momento."

Riprese a sfogliare le pagine. Ricordava che il libro aveva una parte più storica, meno concentrata sulle formule e più sulle scoperte.

"Qui. Dunque, i primi metodi per produrre energia elettrica erano o con le pile o le batterie. Una pila" - sfogliò ancora un poco i suoi appunti "Trasforma l'energia chimica in energia elettrica. E più o meno la batteria fa la stessa cosa. Uhm. Dici che dobbiamo fare una pausa per spiegare come funzionano pile e batterie? O un'altra volta?"




 
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view post Posted on 22/8/2020, 11:14
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C'erano tutte le premesse per una lezione sull'elettricità, già solo il nome continuava a stuzzicare la sua curiosità più naturale. C'erano tutti i presupposti migliori: un'ottima insegnante, un alunno pronto all'ascolto, e via con l'attenzione, la pazienza comune e la dedizione dell'una e dell'altro. Si aggiungeva l'intenzione, alla base di ogni garanzia di successo, e di pari modo Oliver percepiva una vera e propria sete di conoscenza. Non poteva negare, tra l'altro, di esserne affascinato: cresciuto da sempre in una famiglia di soli maghi, sentiva di non avere alcuna dimestichezza nei riguardi del mondo babbano. Così vicino, a pochi passi perfino dalla villetta a schiera che abitava nella Contea di Cork, e tuttavia mai al punto da entrarvi in contatto. Poteva apparire come una sciocchezza, e per molti lo sarebbe stata per davvero: per lui, invece, acquistava il senso di una scoperta tutta al personale. Al di là della fisica e degli argomenti teorici che Elhena stava spiegando, lui viveva un'autentica rivelazione. Era un po' come visitare per la prima volta l'altra parte di un paese, senza spostarsi poi chissà quanto; come quando dal viale principale della ridente, variopinta cittadella di Diagon Alley, tanti anni addietro, aveva fatto breccia in lui il desiderio di spingersi oltre, fino ai vicoli più solitari e oscuri di Nocturn Alley. In quel caso, non si trattava di certo della stessa pericolosità, si esprimeva tuttavia la consapevolezza di voler saperne di più, di voler approfondire, di voler avvicinarsi ad un confine tanto vicino e per lui ancora tanto labile. Non ebbe il coraggio di rivelare ad Elhena di non aver mai avuto modo di parlare con qualcuno che non fosse mago né strega, che fosse per l'appunto semplicemente Babbano. Aveva amici, soprattutto concasati, con simili relazioni di parentela, ma era già diverso: in loro c'era un punto di contatto - la magia, così come l'appartenenza alla Scuola di Hogwarts - che rendeva semplice conversazioni e approccio in generale. Con un Babbano fin dalla nascita, privo di informazioni nei riguardi del mondo magico, Oliver non aveva la più pallida idea di come interagire. Curiosamente, man mano che la Tassorosso spiegava, il Grifondoro non poté fare a meno di ritrovare altri appunti, altre voci, altre parole che aveva ascoltato in passato, ma che mai aveva avuto occasione di studiare. Herbelia, sua concasata, gli aveva detto ad esempio che tra i Babbani non esistessero naturalmente galeoni, falci o zellini; avevano una moneta distinta, tutta personale, che Oliver avrebbe fatto di tutto per stringere tra le mani, per osservarla. Avevano anche dei sistemi di trasporto particolari, di gran lunga lontani da Materializzazione, Metropolvere o Passaporte, ma più di autobus e veicoli non volanti, in effetti, Oliver non sapeva altro. Quando sollevò lo sguardo su Elhena, l'istinto di chiederle altro, al di là della fisica e dell'elettricità, parve tanto impellente da spingerlo a stringere la bocca in una smorfia. Recuperò rapidamente i passaggi che invece si stava perdendo, e con l'ausilio degli appunti, degli schemi e della voce nitida di Elhena, poté trarre le sue conclusioni migliori. Era come fare una torta, aveva detto l'altra. Qualcosa scattò tra i pensieri di Oliver e annuì con decisione.
«Come una Pozione, ci sono.» Per un attimo gli tornò in mente la Terza Legge di Golpalott e il saggio di sette pagine che aveva scritto poco tempo addietro, con tanto di apprezzamento da parte della Professoressa Pompadour. Non riuscì a carpirne l'esatto collegamento tra i suoi pensieri, si domandò però se il discorso sull'antidoto maggiore per i veleni composti potesse essere applicato all'argomento trattato in quel momento: forse, più che un incantesimo per separare le molecole, una pozione o un antidoto potevano ristabilirne un raggruppamento maggiore sul quale agire. Si accorse di essersi confuso di persona, già solo indugiando in quella riflessione. Preferì non esprimere nulla a voce, fino a quel punto con le parole di Elhena era arrivato a comprendere perfettamente il senso dell'elettricità e dei suoi componenti. Molecole, atomi, e da lì protoni, elettroni, tutti quei nomi che custodivano in sé segreti inafferrabili, ancora, per il Grifondoro. Era già più chiaro di quanto non fosse mai stato in precedenza, e sebbene fosse soltanto una nota di uno studio così esteso, per lui rappresentava un primo tentativo di tutto rispetto. Quando la Tassorosso commentò la sua domanda con "esistono e basta", il cipiglio incuriosito sul volto di Oliver non poté che accentuarsi. «Questo sì che è interessante! Allora è magia anche questa.» Mos, nel frattempo, si era risvegliato e con un verso soffuso attirò l'attenzione del Grifondoro. Come una Pluffa in miniatura, la Puffola Pigmea zampettò - più rotolando che spostandosi con grazia, in effetti - fino al braccio del ragazzo. Un movimento veloce della mano accolse la creatura magica dapprima nel palmo aperto e poi nella tasca della divisa scolastica. Se Mos si era fatto vivo, significava che per lui fosse quasi ora di cena, e che per Oliver fosse ora di andare via. I doveri del ruolo che rivestiva chiamavano anche lui, ma non poté che sottolineare un'ultima parte. «Dovrebbe essere tutto chiaro fino ad ora. Se non è un problema, vorrei chiederti di prendere i tuoi appunti - gli schemi, i disegni, le parole che hai scritto su quei fogli.» Indicò avanti, sul banco, dove il plico di pergamene recava i segni della spiegazione fin nei dettagli. «Penso per oggi possa bastare, dovrei andare prima che si faccia troppo tardi, controllare le ronde serali e tutta una serie di altre cose. Batteria e pillola, però, mi interessano.» Non fece caso all'errore di pronuncia, restava un mondo ancora pienamente sconosciuto per lui. «Magari la prossima volta, se ti va. In ogni caso ti ringrazio davvero, Elhena. Credimi, è stato interessante. Lascio a te i cupcake, un po' come ringraziamento. L'unica cosa...» Si sarebbe così alzato subito dopo, recuperando borsa, penne e tutto il resto. La scatola contenente i pasticcini era tutta per la Tassorosso, da parte di Oliver era il minimo come gesto di riconoscimento. «Non ho la più pallida idea di cosa sia un liceo, ma sembra un'altra delle tue magie! Ci rivediamo presto?» Concluse così, un sorriso sincero sul volto, l'espressione bizzarra di chi era per davvero entusiasta di quel pomeriggio di studio. Il tempo stringeva, tuttavia, e neanche l'elettricità avrebbe potuto aiutarlo. Al seguito dei saluti e della promessa di rivedersi, Oliver si accorse di avere la testa piena di nozioni fin troppo particolari: ne avrebbe fatto di certo tesoro, nulla diceva che non potessero tornare utili in futuro.

Credo possiamo concludere. Ti ringrazio davvero per questa lezione: dopo lunghi anni, ho le nozioni principali per l'elettricità, non è cosa di poco conto! Conto di ritrovarci alla prossima. *fru
 
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9 replies since 15/11/2016, 14:50   281 views
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