| Lasciò che fosse Mary a rispondere alla domanda di Juliet, d'altronde era stata rivolta esattamente a lei e Oliver aveva imparato da tempo a non essere invadente anche nelle semplici cose. Quando l'ordinazione fu confermata e la gentile commessa fece allusione ai dolci - con tanto di occhiolino da parte del Caposcuola, che aveva preso a cuore quella concasata fin dal loro primo incontro - giunse dunque il turno anche del pagamento e con rapidi movimenti, dalla tasca interna del giubbotto poggiato sullo schienale della sedia, Oliver estrasse il suo Mokessino, un adorabile sacchetto in pelle che poteva essere aperto soltanto dal possessore e che aveva acquistato con estremo piacere da MondoMago poco tempo addietro; porse la somma necessaria alla ragazza e con un ultimo sorriso e un altro ringraziamento per l'efficienza e l'affabilità del suo operato, la salutò per permetterle di tornare ai suoi doveri in quel pub così speciale. Sollevò lo sguardo su Mary, avvicinando con la mano destra il piatto di ali di pasta di zucchero. «Ottima scelta, ma devo avvisarti anch'io, allora. Quei bignè ti faranno scattare come un Plimpi Ghiottone all'assalto della sua preda migliore. Sono preparati con una potente essenza di Filtro d'Amore, di preciso la sua variante legata alla gelosia. Quindi resisti e bevici su, andrà meglio.» Non era neanche sicuro se quei dolci scelti dalla studentessa di fronte fossero veramente incantati come descritto sul Menù di Madama Piediburro oppure se Mary avesse scelto la pietanza senza effetti magici di alcun genere. Non restava che scoprirlo di lì a poco, quel locale rendeva un semplice incontro fra amici come una vera e propria gara all'ultimo bacio su un immaginario palco d'attrazione. Oliver non fu in grado di nascondere un sorriso, mentre addentava il primo dei cinque biscotti di zucchero nel piattino. Bastò un solo morso prima che dalle scapole spuntassero un paio di candide ali angeliche, che ben presto si spalancarono con un'apertura talmente vasta da coprire la visuale alle spalle del ragazzo. Il bianco illuminò il tavolo e Oliver piantò i piedi sotto le gambe di legno della sedia per non sospendersi neanche di qualche centimetro da terra. Che strana sensazione. «Non farci caso, molte cose da Piediburro sembrano fuori dall'ordinario, ma è proprio questa la meraviglia del locale, non trovi? Le ali spariranno presto, non volo via, promesso!» E il premio Pulitzer per l'Ironia da strapazzo... non andava di certo a lui. Fu sorpreso - piacevolmente, s'intendeva - dai complimenti della studentessa e sussurrò qualcosa che suonava molto come uno dei suoi classici "touché"; a quel punto fu abbastanza libero di riprendere la conversazione da poco interrotta. «Mi hai incuriosito, prima. Hai detto di aver fatto un viaggio nel tempo. Posso chiederti dove e come? Non capita tutti i giorni, in effetti.» Che riguardasse le diavolerie di Peverell, il docente di Storia della Magia? Oliver aveva vissuto un'esperienza del genere, di sicuro eccezionale, proprio grazie ad un artefatto magico del professore; non era uso comune viaggiare nel Tempo, leggi antiche e precise ne sancivano divieti e regole ben delineate, quindi il pensiero del Caposcuola non poteva che correre alla Scuola di Atene. Avrebbe atteso la risposta, se presente, dell'altra Grifondoro per poi allacciarsi al discorso delle loro terre natie, non prima di aver bevuto un sorso del Frappè. *Oh cavolo* Si pentì immediatamente, perché non appena l'effetto magico della bevanda divenne concreto, il corpo dell'Irlandese fu letteralmente spinto verso quello di Mary e solo spingendo il torace verso il tavolino al quale era seduto, Oliver riuscì a non fare figuracce. Quando tornò alla posizione stabile, le gote erano visibilmente rosse, segno di un imbarazzo non indifferente.«La prossima volta tè anche per me, giuro.» Allontanò il Frappè - che tra l'altro era davvero dolce, come gli piaceva - per dedicarsi ai profiteroles con un unico morso, dopo aver recuperato la forchetta dal piattino. Il sapore del cioccolato era così intenso da sembrare paradisiaco e per un attimo Oliver non si preoccupò della serie di cuori danzanti che apparvero nei dintorni; li fece sparire con rapidi cenni della mano, tornando a parlare dopo aver mangiato. «Comunque, io abito nella Contea di Cork, è un posto davvero incredibile, la cittadella di Cork ha anche una comunità magica, che è dove si trova casa mia. Il fiume Lee scorre esattamente al centro del sobborgo, in Inverno si ghiaccia e spesso viene trasformato in una pista di pattinaggio con Fuochi Fatui che escono allo scoperto dal bosco nei dintorni, in Estate le Giunchiglie Strombazzanti crescono insieme alle calendule, i miei fiori preferiti, e attirano nugoli e nugoli di Fate scintillanti, sembra un'esplosione di colori. Le acque sono così limpide da poter fare anche il bagno, devi solo fare attenzione ai Kappa e gli Avvincini, ma non sono feroci, perlomeno con me non lo sono mai stati. Al centro abbiamo anche un Museo del Tempo, ci sono orologi e artefatti magici d'eccezione, si dice che lo stesso Horus O'Clok l'abbia fondato con la prima Trasfigurazione in passato di un cuculo in un orologio a cucù.» Lo sguardo non si era staccato un attimo dal volto di Mary, era illuminato come se Oliver stesse discutendo della sua passione più grande. Adorava Cork, adorava l'Irlanda, adorava ogni cosa della sua terra natia, a partire dal suo accento fino alle bellezze del suo territorio. Ma sapeva anche di essersi allontanato dalla domanda iniziale che la Grifondoro gli aveva posto. «Io e la mia famiglia abitiamo in una casa abbastanza grande con un giardino incantato nei dintorni, perché mia mamma è amante della natura e del giardinaggio, mentre mio padre lavora all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche al Ministero, quindi fra creature e piante magiche da me si vive davvero come in un sogno. Con noi c'è anche la famiglia di mio zio Albert, che ha due figli e una moglie straordinaria! Zia Adele cucina benissimo, dovresti assaggiare le sue crostate di frutta e impazziresti. Per Natale, però, c'è la classica cena di gala organizzata da mia nonna nella sua tenuta. Ecco, è un po' strano da spiegare...» Accennò un sorriso, posando la forchetta al lato del piatto. «I Brior, la mia famiglia, sono da sempre dediti al galateo e all'eleganza, hanno diverse ricorrenze e tradizioni spesso poco usuali nel Mondo Magico. Considera l'Ottocento e quello che dicevamo prima, immagina uno stile del genere trasportato al presente, ma nel nostro mondo. Quella è la mia famiglia da parte paterna. Nella residenza di mia nonna vivono altri parenti, in generale andiamo spesso per festività e incontri vari, a Natale c'è una cena bellissima, lo chef di cucina è un mio amico ed è incredibilmente bravo. Ma non ci limitiamo a mangiare soltanto, sarebbe riduttivo e anche poco piacevole; segue un incontro di musica e canto, è tradizione che i nipoti e figli di Adeline, mia nonna, si esibiscano nelle loro espressioni artistiche. Se fosse per lei, ci sarebbe solo musica classica, ma per fortuna ad altri ospiti piace anche qualcosa di più moderno.» Fece un occhiolino, senza approfondire troppo. Già stava parlando molto, a pensarci bene. «Ci sono altre cose, ma in conclusione c'è il rituale dei Fuochi Fatui. Si va in giardino accanto la Fontana dei Desideri, è una semplice fontana incantata che però definiamo così più per una simbologia personale che altro. Alla mezzanotte del venticinque Dicembre, a Natale, mia nonna incanta la Fontana per far sì che con le sue luci attiri i Fuochi Fatui, sono degli spiriti luminosi che sembrano Fate. La leggenda narra che esprimere un desiderio alla loro presenza porti fortuna e speranza per il futuro. E' di sicuro qualcosa di suggestivo, lo attendo sempre con piacere.» Inspirò a fondo, prima di concludere. «Fiiuh, ora sì che ti ho annoiata! Tu come festeggerai?»Mi dicono che sia Marzo, ero convinto fosse ancora Dicembre.
PerdonamiMarydemicorazon ♥
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