Gran Ballo di Fine Anno, Alla Corte dello Zar

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view post Posted on 22/12/2016, 14:41
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19:30 - Sala Da Ballo

Come da tradizione quell'anno la festa di fine anno si sarebbe svolta proprio lì, nella Sala da Ballo all'interno del castello. La neve che cadeva a grossi fiocchi all'esterno avrebbe reso ancor più magica quella serata. Il tema richiamava i grandi balli che si svolgevano alla corte di Nicola II, Zar di Russia. Dalla musica alle decorazioni, tutto era predisposto per trasportare gli studenti in quel luogo senza tempo. Florian Fortebraccio in persona aveva deciso di dare il suo contributo, convinto dalle sue giovani assistenti, per rendere ancora più caratteristico quel ballo, ed ora stava lì impettito all'ingresso della Sala. Per rimanere in tema aveva indossato un costume da Cosacco che gli dava un aspetto ancora più imponente. Per consentire all'organizzazione di allestire il tutto, la sala era rimasta chiusa per qualche ora, ed i primi studenti iniziavano già a radunarsi di fronte alle porte. Uno per maniglia, due veri Cosacchi, attendevano lo scattare dell'ora esatta per consentire l'ingresso ai partecipanti. Le uniformi scure, come da tradizione, venivano ulteriormente messe in risalto da due colbacchi ben saldi sulle loro teste. Florian stesso ne indossava uno, ma molto meno ingombrante. Il pasticciere osservò l'orologio posto appena fuori dalla stanza, e quando la lancetta più lunga raggiunse il giusto minuto, tuonò gioviale: « SI DIA INIZIO ALLA FESTA! »
Sulle note di quell'imperativo i Cosacchi fecero il loro dovere aprendo le porte della Sala da Ballo.

yZZBAPI

Oro e Diamanti sarebbero saltati agli occhi di chiunque avesse dato un primo sguardo alla sala. L'opulenza dei Russi era ben nota, e non si poteva dire che quella stanza non ne fosse l'emblema. Gli infissi erano tutti stati ridipinti in oro, il pavimento era stato lucidato ed anch'esso sembrava fatto dello stesso materiale con cui tutta la sala era decorata. Tende rosso rubino erano state ben legate ai lati di ogni finestra e le stesse finestre erano state incantate perché guardandovi attraverso si potessero vedere splendidi paesaggi innevati. Chiunque fosse entrato in quella sala si sarebbe sentito come un Principe o una Principessa, invitato ad un Gran Ballo dallo Zar in persona. Accostati alle due pareti vi erano due lunghi tavoli pieni di ogni prelibatezza possibile, tutto sempre a stampo russo. Accanto ad essi vi era qualche tavolino rotondo, per chiunque volesse fermarsi a gustare qualcosa prima di ballare fino allo sfinimento. Il posizionamento di quei tavoli dava ampio margine al lungo corridoio centrale che avrebbe fatto da pista da ballo, per culminare in fondo con un piccolo palco. Lì, un'orchestra incantata di strumenti stava già intonando le note dei primi valzer siberiani. Guardando in alto, gli studenti avrebbero potuto ammirare il soffitto incantato che si presentava come uno specchio, pronto a riflettere le movenze dei ballerini in pista. Immancabili, vi erano infine i grandi lampadari in oro e diamanti, come da tradizione.

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La lunga tavola imbandita a Sinistra riportava un menù totalmente salato, creato per l'occasione nelle cucine di Hogwarts. Gli studenti avrebbero potuto scegliere tra una numerosa variante di piatti tipici della steppa, tutto gratis. I più esigenti e coloro che non amavano la dinamica del Buffet, avrebbero potuto semplicemente sedersi al tavolo ed ordinare dal Menù ( identico a quanto presente nel Buffet ) ed in men che non si dica, quanto richiesto sarebbe apparso nei loro piatti. Sarebbe solo bastato pronunciare correttamente il nome del piatto.

°PRIMI PIATTI.
- Borscht (zuppa calda)= Zuppa di barbabietola e pomodoro con ortaggi misti.
- Shchi (zuppa calda)= Zuppa di cavoli e mele o cavoli e crauti.
- Solyanka (zuppa calda)= Zuppa di pomodoro con capperi olive e peperoncino.
- Ravioli = Ravioli in brodo o al burro ripieni di trito di carne o pesce, conditi timo e uova di pesce.
- Tagliolini= Tagliolini all'uovo con ragù d'anatra e panna
°SECONDI PIATTI.
- Vatrushki= Dischetti di pasta sfoglia ripieni di ricotta e noci.
- Crocchette di pollo alla Požarskij= Crocchette di pollo condite con aneto ed un goccio di Vodka.
- Coulibiac di salmone = Salmone in crosta di pane ripieno di funghi e spinaci.
- Vitello alla Stroganoff= Spezzatino di vitello e cipolla servito su una base di riso bollito, con un pizzico di paprika.
- Faraona Ripiena= Faraona ripiena di carne macinata, funghi, spinaci, cipolla, peperoni e patate.

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La lunga tavola imbandita a Destra, riportava un menù totalmente dolce, creato per l'occasione da Florian Fortebraccio, e le sue assistenti. Un paio di volenterosi garzoni, attendeva chiunque volesse ordinare.
Il primo giro di dolce + bevanda è gratuito.

°DOLCI
- Il panpepato di Tula (Tulskij prjanik): Questo pane a base di miele viene venduto sotto forma di piastrelle rettangolari ripiene di marmellata o latte condensato.
( 3 falci a fetta )

- Chak-Chak :Questo dolce orientale ha un impasto morbido a base di uova crude, che viene lavorato fino a ottenere delle spesse e corte striscioline simili a dei vermicelli che vengono poi fritte in olio bollente e disposte a collinetta, sulla quale viene versata una glassa calda a base di miele.
( 3 falci a porzione - una porzione contiene 5 bastoncini)

- Vatrushka: Una ciambella ricoperta di caramello e ripiena di ricotta e gocce di cioccolato
( 10 Falci, l'una.)

- Churchkhela Si tratta di noci infilate su un filo e passate prima nella farina e poi nel succo condensato d’uva. Il Florian ne propone 3 varianti con i loro singolari "effetti".
( 10 Falci l'uno )
--> Vanigliato : ( intinto nella vaniglia). Chiunque ne assaggi un morso vedrà l'ambiente circostante con un filtro color seppia che durerà tanto quanto si impiegherà a finire il bastoncino.
--> Fondente : ( intinto nel cioccolato fondente). Chiunque ne assaggi un morso sentirà un piacevole tepore, che durerà tanto quanto si impiegherà a finire il bastoncino.
--> Panna e Fragola: ( intinto nel succo di fragola e ricoperto di panna). Chiunque ne assaggi un morso si sentirà improvvisamente attratto da chi si trova alla sua destra, difatti vi è giusto una goccia di amortenthia. L'effetto durerà tanto quanto si impiegherà a finire il bastoncino.

Mele cotte caramellate. Classiche mele cotte infilate su un bastoncino ed intinte nel caramello.
( 7 falci l'una)

Medovik .. del linguista! E un dolce formato da strati di biscotto con ripieno cremoso e ricoperto di noci. Di consistenza morbida, ha un gusto di zucchero caramellato. Una fetta di questo dolce consentirà chi la assaggia di parlare fluentemente Russo per una decina di minuti.
( 5 falci a fetta)

Zapekanka .. del Cosacco! Cheescake di ricotta con base di biscotto al cioccolato e topping ai frutti di bosco. Chiunque ne mangi una fetta sarà in grado di ballare come un provetto Cosacco. L'effetto dura per 3 canzoni.
( 5 falci a fetta)


°BEVANDE ANALCOLICHE
- Cioccolata calda : Fondente, al Latte, Bianca o alla gianduia.
( 5 Falci )
- Kvas Analcolica : Bevanda analcolica molto simili alla burrobirra.
( 10 Falci )
- Khazak Chai: Tè Nero aromatizzato con cardamomo e limone.
( 5 Falci )
- Sok: Semplice succo di frutta, disponibile in vari gusti ( Pesca - Pera - Melograno - Frutti di bosco - Fragola - Albicocca.)
( 5 Falci )

°BEVANDE ALCOLICHE ( solo per i maggiorenni )
- Vodka : Presente in shot nelle varianti: Secca - Anice - Fragola - Pesca - Menta - Lime.
( 2 Falci a shot )
- Kvas : Birra russa.
( 10 Falci )

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La festa era ufficialmente iniziata, ed in serbo vi erano ancora alcune sorprese per i giovani ospiti.
In una stanza poco distante e lontana da occhi indiscreti, l'attrazione della serata si stava preparando.



BENVENUTI **
Chiarisco qui un alcuni punti :

- Chiunque abbia acquistato un Biglietto della Lotteria, o lo voglia fare, dovrà considera che ON-GDR l'acquisto sia già avvenuto nei giorni precedenti al ballo, nei corridoio di Hogwarts, e potrà quindi dire di averlo con sé.
OFF-GDR invece dovrete prenotarlo nell'apposito Topic ( qui ) solo DOPO aver fatto almeno 1 post al ballo.

- Se ordinate dal Banchetto del Florian, dovete considerarvi serviti dai garzoni, che saranno dei PNG. Dunque non aspettate che Elhena o Amber vi servano, perché partecipano al ballo come voi.

- Florian Fortebraccio è un PNG gestito per l'occasione, dunque ai fini della festa va considerato solo nei momenti in cui io descriverò una sua azione.

- ON-GDR. Amber ed Elhena hanno dato manforte all'organizzazione.

^ BUON DIVERTIMENTO ^


 
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view post Posted on 27/12/2016, 21:38
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Auuuu

Il Gran Ballo. Solo sentendolo nominare ad alcuni sarebbero potuti venire i brividi e forse non avrebbero avuto nemmeno tutti i torti a temerlo. Si trattava di un evento mondano di grande importanza per gli abitanti del Castello, che si ritrovavano ogni volta ad attuare i migliori stratagemmi per accaparrarsi ciò che più desideravano. Era un’occasione d’oro per mettersi in mostra ed acquisire popolarità, per una conquista amorosa, per gongolare dei traguardi scolastici della propria casata e, in meno ampia proporzione, anche solo per divertirsi, ballare - appunto perché questa era la richiesta, o cimentarsi in scorpacciate leggendarie. Bisognava anche dire addio a chi lasciava Hogwarts con un bel certificato in mano e preparasi ad accogliere i nuovi arrivi. Insomma, non era cosa da poco e richiedeva uno sforzo collettivo.
Camillo era in alto mare. Anche se per la serata si era mosso con largo anticipo, andando presto a caccia di vestiti adatti al tema, quando questa divenne imminente si rese conto di non essere pronto. Il suo disagio ancora una volta si era spostato sul piano emotivo: lui odiava socializzare, odiava immergersi in luoghi oltremodo affollati ed ancora di più odiava dover dare una bella impressione. Accadeva ogni anno, ma le altre volte era stato sempre troppo distratto dagli eventi della sua vita per rendersene conto. L’unica sua consolazione era Florian, il suo supereroe preferito, che sarebbe stato presente alla festa; la partecipazione del suo negozio implicava tavolate di leccornie ed al solo pensiero il palato del tassorosso veniva inondato dalla saliva.
Il dilemma che affliggeva l’olandese, quindi, non era tanto il fatto di presentarsi, perché aveva giurato a sé stesso che si sarebbe lanciato di testa contro il diabete quella sera, ma quanto tempo sarebbe rimasto. Essere tra i primi aveva lo avrebbe obbligato rimanere a contatto con gli altri presenti per diverse ore, ma i dolci non sarebbero certo mancati; arrivare in ritardo gli avrebbe permesso di trascorrere meno tempo a nuotare in mezzo ai partecipanti, rischiando però di vedere la fornitura di questa o quella pietanza terminata.
- Puoi sempre andare via prima se ti annoi! -
*Come ho fatto a non pensarci?*
- A questo punto io farei un lungo ragionamento… -
Con un’adeguata soluzione a portata di mano, lo studente si fece finalmente coraggio e, per aiutarsi ulteriormente, incanalò tutta la negatività che si portava addosso nel ruolo che aveva intenzione di interpretare. Con il tema scelto dagli organizzatori, costruire un bel personaggio da inserire nell’ambientazione gli era sembrato doveroso. La scelta fu dettata dagli indumenti che aveva comprato, opportunamente selezionati per diventare la sua seconda pelle per tutta la durata dell’evento. Vestito con una divisa militare da ufficiale di marina, sbarazzatosi di fasce e medaglie per recare affronto ai sovrani opulenti e schierarsi dalla parte del popolo, negli ultimi atti di un inizio ‘900 che finalmente tornava a vivere.
Il repertorio di battute era ampio, per giorni il tassorosso le aveva raccolte su un suo personale blocchetto per gli appunti e, pochi minuti prima dell’apertura della sala da ballo, si era cimentato in un ripasso generale di tutto ciò che aveva trascritto. Su quei fogli di carta c’erano alcune massime sovietiche che non vedeva l’ora di pronunciare.
Riavvolti tutti i lunghi ragionamenti che aveva fatto per prendere una decisione definitiva, l’ufficiale finalmente si decise a muoversi. Marciando rigidamente aveva raggiunto la sala da ballo, potendo constatare con piacere che ancora c’erano poche anime, una volta giunto sul luogo. Le sue labbra vennero squarciate da un sorriso sinistro.
Per la breve storia di fondo che aveva immaginato, la sua presenza lì doveva essere un affronto. Il soldato che impersonava era un convinto antizarista, ma allo stesso tempo un gentiluomo, amante del cibo e della buona compagnia. Calandosi quanto bastava nella parte avrebbe creato i giusti spunti per dare colore a quella che temeva potesse diventare una noia mortale. Riflettendoci sopra era anche emerso che si sarebbe divertito di più se con lui avesse portato una dama, ma per invitarne una avrebbe certamente dovuto prendere prima l’iniziativa. Quello era il suo unico rimpianto, ma ciò non escludeva la possibilità di trovare qualcuno disposto ad assecondare i suoi deliri quando le danze erano già avviate. Principalmente perché odiava mangiare da solo ed in quel momento era solo come un cane.
Senza mostrare timore varcò la soglia d’ingresso, ma non procedette oltre dieci passi dalla linea d’entrata. Con l’occhio avido di informazioni aveva iniziato a sondare il luogo, raccogliendone quante più poteva, ma con una certa discrezione. In particolare si concentrò sulla posizione delle tavolate con il cibo e studiò attentamente una via di fuga, che per ogni evenienza era meglio tenere presente, prima di lasciarsi schiacciare dalla meraviglia e dallo stupore per l'ottimo lavoro svolto da chi aveva preparato la sala. Avrebbe atteso in quel punto solo per poco, poi si sarebbe mosso.


 
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view post Posted on 28/12/2016, 01:00
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Era stato un anno difficile, pieno di ronde notturne e compiti da fare.
Era stato un anno di quelli indimenticabili, dove aveva ricevuto la carica da Caposcuola ed era nuovamente tornato colonna portante della sua casata.
Ma ora… Ora si era raggiunto veramente il limite.
Gran Ballo di Fine anno, tema “Alla Corte dello Zar”.
La prima domanda che si pose Toobl alla lettura di quel volantino fu: “Come diavolo si veste uno Zar?”.
In fin dei conti, la domanda per un’ignorante in materia come a lui era più che plausibile. Ne sapeva veramente poco degli Zar e anche se avesse saputo qualcosa se lo sarebbe dimenticato per sostituire quel pensiero con qualche altra nuova diavoleria da proporre a Zonko.
Dopo essersi accertato del modo in cui si vestivano gli Zar in passato, la domanda successiva che si pose fu: “Cosa mi metto?”.
C’era da dire che non era un amante dei merletti e delle mille cuciture, visto che era un tamarro di basso borgo e al massimo utilizzava una giacca da sera, ma aveva trovato qualcosa a lui interessante.


* Oh finalmente la barba*

Disse soddisfatto, effettuando uno dei più classici incantesimi presenti nel suo repertorio direttamente al volto.
Se c’era una cosa che aveva notato in tutti gli Zar era che questi avevano una bellissima barba da sfoggiare con grande orgoglio.
Non appena l’incanto riuscì, felice come non mai, iniziò a toccarsi la peluria per poi rendere le estremità di questa leggermente più appuntite.
Soddisfatto del risultato, anche se per molti poteva sembrare un nuovo professore, si iniziò a mettere il vestiario.
Cumuli e cumuli di vesti vennero sovrapposte con cura dal ragazzo, il quale si domandava se presto sarebbe morto soffocato tra tutti quei tessuti.
Soddisfatto del risultato, anche se per mettere la pseudo sciarpa kilometrica ci aveva messo una vita e rischiato più e più volte il soffocamento, si avviò fuori dal dormitorio per dirigersi in Sala Grande.
Passo dopo passo, gradino dopo gradino, aveva iniziato a capire perché le persone non si vestissero più in quel modo.
Seppur aveva notato con gioia una certa “freschezza” indossando una pseudo gonna e una certa "leggerezza" nel camminare con la bubuccia arzigogolata, aveva altresì notato che il rischio di inciampare e morire era aumentato in maniera più che proporzionale.
Evitando di fare brutte figure e di sporcare il vestito (perché, diciamocelo, una volta che si era vestito degnamente a tema tanto valeva stare attenti a tutto) arrivò in Sala Grande per trovarla semideserta.


*Dannazione*

Pensò tra se e se, mentre si rigirava tra le mani il biglietto che aveva preso pochi giorni prima tra i corridoi della scuola per partecipare alla lotteria.
Quell’anno si presentava al Ballo letteralmente da solo e il rischio di annoiarsi era elevato. Alice purtroppo gli aveva dato buca e Niko, beh, lui era partito per qualche viaggio mentale per non so dove.
Guardandosi intorno, cercando qualcosa da fare, rimase al centro della sala ad osservare meravigliato gli immensi lucernai.
Quello era proprio il caso in cui la magia faceva i miracoli…Come diavolo erano stati portati in quel luogo?


 
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view post Posted on 28/12/2016, 04:01
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Ma che potevano saperne loro della Russia?
Ma vestivano davvero a quel modo?
Per carità, gli abiti erano bellissimi e sfarzosi e, insomma, potevano permetterselo ma con tutti i rubli d’oro che giravano a corte, nessuno aveva mai pensato di pagare qualcuno per escogitare un metodo veloce e, soprattutto,
indolore per indossare quei suntuosi vestiti?
Al terzo tirare dei nastri che formavano il corsetto, Emily soffocò un colpo di tosse ed imprecò contro se stessa. Poteva anche optare per un outfit maschile, non sarebbe stata la prima volta dopotutto, no?

“Scambio di ruoli per il ballo di stasera. Questo vestito lo metti te, buona fortuna. Ci vediamo in Sala Grande”. Era certa che, se solo avesse provato a tirargli un tale scherzo, Horus l’avrebbe presa alla gola con uno dei lacci del bustino che, in quel momento, tentava di far aderire al corpo.
Soffocando uno sbuffo (un misto tra l’ennesimo sforzo nel respirare ed una risata spontanea), Emily si voltò verso l’ampio specchio per valutare il successo ottenuto dopo i cinquanta minuti di sguardi rivolti al cielo e maledizioni. Il bianco perlaceo della sottoveste sembrava un prolungamento della sua pelle nivea, appena arrossata per via delle torture a cui si era sottoposta. Eppure, anche se era solo a metà dell’opera – e delle imprecazioni – quasi sorrise apprezzando un pochino di più il tessuto ricamato d’oro che bramava di essere indossato.
Non le era mai capitato di vestire un abito d’epoca e per questo, tralasciando informazioni tanto basilari quanto errate, aveva creduto che potesse rivelarsi semplice. Ma la bellezza (e la sontuosità) aveva un alto prezzo e spostando sull’esile spalla sinistra la lunga cascata di boccoli vermigli, Emily si stese sull’angolino libero del suo letto, fissando il soffitto nemmeno fosse di ritorno da una lunga ed estenuante ronda notturna.

Ecco a cosa servivano veramente le dame di corte, rifletté. A tal proposito, dove era finita Arya? Non doveva prepararsi, a sua volta, per il Ballo?
*Se usa di nuovo la scusa della Luna Piena, la imbavaglio con l’Aconito* e fissando il letto vuoto della compagna si ritenne fortunata a non averla lì a ridere di lei; lei che era così orgogliosa da non riuscire ad ammettere che aveva torto e che indossare anche solo la sottoveste del suo abito era stato un affare di Stato. Tuttavia, l’idea di affiancare Horus e di poterlo fare con l’abito blu che la fissava divertita ingombrando tutto il letto, le diede la forza di continuare i preparativi.
Quando Emily alzò nuovamente le iridi argentee sullo specchio incastonato in lucenti smeraldi, fece fatica a riconoscere la solita ragazza minuta che tutte le mattine le rivolgeva un cupo riflesso. Il suo volto, ammorbidito dalla soffice cornice di perfetti riccioli rossi, sembrava aver acquistato colore. Lo sguardo, forse grazie all’oro dell’abito che vi rifletteva, sembrava più luminoso e nonostante il collo e le clavicole restassero in evidenza, l’abito avvolgeva il resto del corpo minuto, accentuando una vita molto sottile per poi allargarsi fino al pavimento coprendo buona parte di esso con lo strascico blu notte.
Il sole era ormai calato da un pezzo, poteva notarlo dalle sfumature assenti nel fondo del lago che carezzava il vetro delle finestre. Doveva sbrigarsi, quindi, se voleva sorprendere Horus prima che raggiungesse l’atrio principale per attenderla.
Pensandoci mentre attraversava l’arco del suo dormitorio, era la prima volta che anticipava il Tassino.
*Ma se non stai attenta, non arrivi nemmeno alla fine della scalinata*
Camminare in quelle vesti richiedeva un’accortezza sicuramente maggiore rispetto agli standard e pur tenendo la gonna dell’abito con ambo le mani – per evitare d’inciampare finendo a fare da tappetto agli altri che si avviavano al ballo - era estremamente difficile muoversi tra le strette mura che l’avrebbe condotta al centro della Sala Comune.
Quando finalmente giunse nei corridoi dei Sotterranei, poté tirare un profondo sospiro di sollievo. L’umidità, per la prima volta in tutti quegli anni, non fece altro che giovarle: il suo dormitorio aveva iniziato ad infliggerle un forte senso di claustrofobia e dopo ore passate a sistemare ogni dettaglio, poter uscire e respirare nuova aria era divenuto, letteralmente, di vitale importanza.
Lasciando cadere gli orli ultimi dell’abito sul pavimento freddo e giungendo le mani al ventre, costudendo gelosamente il regalo che da lì a poco avrebbe consegnato, Emily si rese conto che camminare così agghindata non era poi così macchinoso, bisognava solo abituarsi.
*Ma infatti; che saranno mai le costole rotte e gli ematomi grandi quanto gli stemmi delle Casate che ti sei procurata per indossarlo*; zittendo la vocina nella testa pronta a rimbeccarla, la Serpina si fermò un momento prima di svoltare l’angolo che l’avrebbe condotta alle cucine e, quindi, fin davanti la Tana di Tosca.
Il battito iniziò improvvisamente ad accelerare e la pressione del cruore aumentò così tanto che, se non avesse trovato il modo di calmarsi , avrebbe potuto causarle tranquillamente un piccolo attacco di panico.

Prima o poi finirai per ammazzarmi, Ra.
Mormorò con un filo di voce, indispettita, come a volersi dare, paradossalmente, coraggio dinanzi la consapevolezza che ormai non poteva più nulla contro la tempesta di cui era divenuta docile vittima.
Stringendo più forte le dita intorno alla morbida carta regalo, si incamminò nuovamente e con la speranza di mantenere un certo contegno.
Quanto male poteva andare?

Al massimo sembrerò un enorme pacco regalo natalizio, pensò.
O un’enorme tenda.
Poggiando la schiena contro il muro, proprio dinanzi l’entrata giallonera, sospirò per l’ennesima volta chinando il capo. Lunghe ciocche ordinate le adombrarono il viso illuminato a stento dalle torce che s’ergevano contro le pareti umide. Era arrivata in tempo? Horus era sempre in anticipo e quindi, con la speranza di coglierlo mentre usciva dalla sua tana, aveva dovuto calcolare un largo lasso di tempo che forse l’avrebbe vista lì, immobile ed immersa nelle paranoie, a lungo.
Al massimo, poteva stamparsi contro al muro e fingere di essere un arazzo apparso per caso con lo scopo di contribuire al tema della serata e stava seriamente valutando tale idea quando dei rumori sospetti ridestarono l’ansia assopita per qualche istante.
Poteva essere Horus così come qualsiasi altro Tassorosso e non li avrebbe biasimati se, a vederla lì, si fossero avvicinati per chiederle se fosse tutto okay.
“Ciao, ignorami, sono una tovaglia pacchiana che pedina la gente e la coglie di sorpresa nell’ombra. Divertiti al ballo eh, mi raccomando!”
No, non era stata una buona idea. Decisamente no.
Con le guance arrossate dall’imbarazzo ma con la cocciutaggine che le confaceva e la spingeva a restare, Emily chinò ancora di più il capo, giungendo le mani dietro la schiena e, con esse, il pacchetto causa di tutte quelle fisime autodistruttive.
Chiunque fosse uscito dalla Sala Comune dei Tassi, sperò che la ignorasse e proseguisse oltre.
*Oh, Salazar... Sono lo stupido lampadario della Sala Comune Corvonero*
E mentre giungeva, finalmente, al paragone perfetto, arricciò grevemente le labbra rendendo ancora più puerile la sua espressione corrucciata.

 
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• Jane Doe
view post Posted on 28/12/2016, 13:05




ALISON AMELIA WOOD ⌠ Scheda ⌡ - 11 ANNI - SERPEVERDE - I ANNO

Sin da quando la notizia di un gran ballo era trapelata tra le mura del castello, la giovane Serpeverde non aveva fatto altro che immaginare come sarebbe stato parteciparvi… Era una primina, ed aveva il suo bel da fare nello stare al passo con tutte le lezioni ed i corsi scolastici, ma non si sarebbe persa quell'evento per nessuna ragione al mondo. Anche a costo di recuperare le ore perse di studio in piena notte. Ma in fondo se per un giorno avesse messo da parte la sua smania di imparare e studiare, avrebbe anche potuto conoscere gente nuova e stringere delle “vere” amicizie. Sin da quando l'anno scolastico era iniziato infatti, aveva più che altro fatto conoscenza con i suoi compagni di casata, instaurando più delle conversazioni occasionali che intime. In quella serata ispirata alla corte degli Zar, avrebbe tentato di mettere da parte ogni lato negativo del suo carattere, e semplicemente divertirsi come una normale ragazzina. Il tutto era iniziato dai preparativi. Non appena aveva inviato una lettera a sua madre nella quale le richiedeva espressamente e minuziosamente che tipo di abito ed accessori desiderava, un gufo si era palesato qualche giorno dopo con tutto ciò che aveva chiesto. Quella sera, finalmente arrivata dopo giorni d'attesa, si era preparata con gran cura ed era di un buon'umore entusiasmante… Stato d'animo che aumentò a dismisura non appena si ritrovò a percorrere i corridoi di Hogwarts che portavano alla Sala da Ballo. Normalmente l'atmosfera fra quelle mura era magica di per sé, ma in quella serata c'era qualcosa di diverso che probabilmente aveva a che fare soprattutto con tutti quegli studenti che gironzolavano per la scuola nei loro abiti ispirati. Abituata com'era infatti ad indossare per lo più la divisa, era stranita nell'osservare tutti i suoi compagni vestiti elegantemente, soprattutto le ragazze più grandi che nei loro abiti svolazzanti e femminili sembravano decisamente più donne e formose di lei. Aveva pressappoco undici anni e mezzo, nel suo vestito e con quel trucco leggero poteva dimostrarne al massimo dodici, ma niente di minimamente paragonabile alle altre ragazze che intravide durante il percorso che la portò alla Sala. Lei aveva optato per un vestito lungo, dai dettagli floreali e rosati, non esageratamente pomposo ma aggraziato per i suoi gusti.
Quando finalmente arrivò nei pressi dell'ingresso della Sala, restò a dir poco sbalordita nell'ammirare ciò che le si presentò dinanzi ad i suoi occhi cristallini. Era tutto perfettamente addobbato in tema, dai pavimenti che sembravano lastricati d'oro, alle pesanti tende cremisi che rendevano il tutto ancora più regale. Per non parlare dei cosacchi che vestiti di tutto punto accoglievano gli invitati alla festa. Addentrandosi, sbattendo le palpebre rapita da quella frenesia che aleggiava nell'intera Sala, notò che perfino il soffitto aveva subito un netto cambiamento: alzando il nasino all'insù, ebbe infatti piena visione dello specchio che rifletteva ogni minima movenza di tutti gli ospiti. Sorridendo ondeggiò leggermente nel suo vestito, passando a rassegna ogni più piccolo dettaglio con i suoi occhi curiosi. Decise che avrebbe ballato, mangiato – visti i profumini deliziosi che le fecero brontolare un minimo lo stomaco – ed ammirato quella Sala per il resto della serata…


 
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view post Posted on 28/12/2016, 14:40
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Amber Serenity Hydra

Prefetto Tassorosso ♦ Dress

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Il sontuoso vestito rosso e oro occupava tutto il letto, e lo strascico arrivava a scendere fino a toccare il pavimento. Contrariamente al solito non era stata la zia ad accompagnarla a sceglierlo, Mayline in realtà non si vedeva in giro da un po'. Era tutto merito di Nonna Cordelia, che aveva acconsentito ad accompagnare la ragazza da alcuni sarti seguendo le precise indicazioni di Amber. Certamente il tema non era dei più semplici, la moda Russa del XIX secolo variava poco e tutto si riduceva spesso in ambiti con lunghissimi strascichi e ricami dorati. Però alla biondina piacevano, anzi: l'affascinavano. Un ora le ci era voluta per scegliere il colore, e quando gli occhi cristallini si erano posati sulla stoffa rossa.. non c'era stato più verso di farle cambiare idea. Con il corpetto allacciato, miracolosamente, ed il fiato un po' corto, la tassina accarezzava la stoffa bordeaux, pronta ad indossarla. Non sarebbe stato semplice e questo lo sapeva ma era convinta che ne valesse proprio la pena. Lo spazio necessario per indossare con "comodo" quell'abito era tanto, e lei aveva atteso proprio l'ultimo momento utile per farlo, quando le sue compagne erano già scese. Si calò letteralmente dentro la gonna, per poi far uso di tutta la sua flessibilità nel chiudere tutti gli allacci e le cerniere. E quando finalmente ebbe finito, un sorriso soddisfatto solcò il suo volto, seguito da uno dei rarissimi sguardi di approvazione che riservava a se stessa. Davanti allo specchio il vestito stava compiendo la sua magia, nonostante a molti non sarebbe sembrato altro che un tappeto o un arazzo ben rifinito. Lei si sentiva a suo agio. Come la nonna aveva già anticipato, il colore dava risalto ai suoi occhi e riusciva a non farla sembrare ancora più pallida.
Le dita affusolate sfiorarono i gioielli color rubino, che avrebbero aggiunto quel tocco esagerato che ben avrebbe combaciato con gli addobbi della Sala da Ballo. Andava fiera di quell'allestimento, quello di cui molti dei suoi colleghi sicuramente stavano già godendo. Aveva tentato il più possibile di rimanere fedele alle sale da ballo delle corti russe, e quel che ne era uscito l'aveva soddisfatta. Oro e dolci andavano a braccetto, e i lampadari.. oh, di quelli era particolarmente fiera. Avrebbe voluto che Cordelia potesse vederli, se ne sarebbe innamorata. Il tempo di infilare le scarpe adatte, che nessuno avrebbe visto sotto tutta quella stoffa, e poté considerarsi pronta. Per l'occasione aveva scelto un trucco leggero, non aveva senso appesantirsi ulteriormente, e perfino i capelli non erano stati acconciati ma cadevano liberi lungo la sua schiena, ondulati appena sulle punte. Per la prima volta in vita sua era in ritardo.


Le ci vollero alcuni minuti per abituarsi a muoversi con quella campana di stoffa addosso, trovare il punto in cui sollevare il tessuto non fu facile. Non voleva rovinarlo prima di arrivare in Sala, e dunque fece tutto con la calma necessaria. Si sentì quasi una dama d'altri tempi, mentre lo strascico l'accompagnava lungo i sotterranei. Dovette spostarsi per lasciar passare un paio di giovani con abiti più leggeri, per poi riprendere e non fermarsi fino all'ingresso della sala. Solo lì, davanti ai due cosacchi, si fermò. Il portone aperto era un invito sufficiente, ma lei si prese un istante per osservare l'insieme della sala e di coloro che già la stavano popolando. Le scene che tanto aveva letto nei suoi libri, stavano prendendo vita davanti a lei e per una frazione di secondo i suoi occhi brillarono. Subito dopo si decise ad entrare.
Camminò a lato, lungo il banchetto del Florian, salutando con un cenno i garzoni che si erano messi gentilmente a disposizione. Quella sera non avrebbe servito nessuno, avrebbe solo provato a godersi la festa. Il sorriso che l'aveva accompagnata all'ingresso, svanì dolcemente, sostituito da una semplice espressione serena. Aveva fatto una scelta precisa, aveva scelto di lasciare i suoi pensieri ed i suoi problemi fuori dal pesante portone d'ingresso. L'unico ad andare contro tutta quella razionalità era il suo cuore, antagonista per eccellenza, sempre pronto a suggerire scenari fantasiosi e privi di troppe fondamenta. Il clima che si respirava in quella sala era praticamente perfetto, così come l'aveva immaginato, e non era che l'inizio. Il suo sguardo salì lentamente verso il soffitto di specchi, dove la sua piccola perfetta riproduzione la stava fissando. Quella era forse la parte che più preferiva di tutta la sala.
Amber era convinta di aver pensato a tutto, ma presto si sarebbe resa conto di quanto quella convinzione si basasse su fondamenta traballanti.

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view post Posted on 28/12/2016, 19:31
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Alla corte dello Zar - Oggi per la prima volta -

19.20

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Per Violet scegliere un vestito era stato un disagio tale da mandare in tilt non solo il suo sistema nervoso ma anche quello di Lucy. Proprio al suo alter ego, che sembrava menefreghista davanti a qualsiasi genere di cosa, per una volta pareva aver ridestato la propria curiosità.

"I premi, ci sono i premi! E poi, almeno per una volta, ti sei scelta un cavaliere usando un minimo di gusto, anche se Tassofesso, ma che cosa ci possiamo fare? Complimenti!"


In effetti non si poteva dire che il giovane Lucas non avesse destato il gusto estetico di Lucy, al contrario, e in questo caso non le importava fosse intelligente o meno anche perché lei era molto selettiva, solo i Serpeverde o i Corvonero potevano avere un minimo di intelligenza, gli altri no.

”Mitch era Corvonero….”


"Ma lui era vomitevole, diventava rosso ogni cinque secondi….mi sembrava la tua copia al maschile. Disgustosi, davvero."


Molto dura nei suoi commenti ma alla fine Violet ormai ci era abituata.
Finito di vestirsi si guardò per un attimo allo specchio, in quel dormitorio fin troppo affollato e pieno di ragazze urlanti che non vedevano loro di scendere per trovare i propri cavalieri oppure lasciandosi andare a sogni lascivi sul fatto di trovarne uno durante i balli. Lei per fortuna non aveva mai avuto grandi problemi a riguardo anche se in verità trovarsi un cavaliere non era mai stata la sua priorità.
Si lasciò però andare ad un grosso sospiro prima di guardare il proprio abito riflesso e sorprendendosi a non riconoscersi, era qualcosa di meraviglioso ma decisamente diverso dal suo solito stile. Ma in fondo andava bene così.

”Bene, andiamo.”


Stringendo i pugni girò sui tacchi per prepararsi a scendere alla sala da ballo.


Il cuore sembrava essere leggero però, lei era felice di andare al ballo perché era uno di quei pochi momenti in cui poteva essere contenta e, soprattutto, presto sarebbe tornata a casa, di nuovo rinchiusa in quella villa degli incubi e impossibilitata a vedere facce amiche fino al suo ritorno al castello.
Era felice, anche se agitata e voleva cantare.

«♫La luce che irrompe fin quassù
credevo che non accadesse più,
non ho mai visto tanti piatti qua!
Ormai da tempo immemore
qui non si vede un ospite
oggi quel cancello si aprirà...♫»


Iniziò uscendo dal dormitorio e saltando sul corrimano per poi atterrare e fare una capriola su sé stessa.

«♫Quanta gente incontreremo,
in quell'enorme via vai,
mi sento emozionata più che mai!♫»


Con lo sguardo cercò l’uscita dalla sala comune per poi percorrere saltellando fino all’uscita ignorando tutti gli sguardi dei suoi concasati che, probabilmente, la stavano prendendo per pazza ma ormai si era calata troppo bene nella parte di Anna, tenendo soprattutto conto del fatto che sua nonna l’aveva davvero rinchiusa per una vita intera e tutto in quella scuola sembrava magico e meraviglioso, soprattutto quando il ritorno a casa era così terribilmente vicino.

«♫Questa è la vita che volevo!
Niente mura da guardare...
Avrò quello che sognavo,
oggi io potrò ballare!

Non posso sopportare l'attesa,
Penso che forse impazzirò!
Però stasera di sicuro
mi divertirò!♫»


Prese a correre velocemente giù per le scale che, per un po’ sembravano sentire il suo nervosismo e la sua fretta e la voglia di cambiare gli era proprio passata: che avessero paura di una reazione magica della giovane fanciulla?
Eppure, dopo essere arrivata al secondo piano, le cose sembrarono cambiare e le scale, come impazzite, presero a cambiare obbligando la giovane Violet ad aspettare trasognante il momento in cui finalmente sarebbe giunta a destinazione.

«♫Avrò uno splendido abito
semplice ma bellissimo
ammireranno tutti quanti me!
E poi d'improvviso lui è lì
nessuno è più bello di così
E' meglio se mi butto sul buffet...

Staremo insieme fino all'alba
lui s'innamorerà,
Solo che ancora non lo sa!♫»


Eccole, finalmente le scale avevano deciso di disegnarle il percorso giusto e così, per paura che a queste prendesse nuovamente la voglia di cambiare, la giovane saltò di nuovo sul corrimano per scendere giù velocemente e saltellare giusto lo spazio che serviva per passare da una rampa all’altra.

«♫Oggi per la prima volta
proprio come per magia
ho la vita che sognavo
per una notte in mano mia...

E' un'idea del tutto pazzesca
mi sembra folle ma...
Credo di avere per davvero
un'opportunità!♫
»


Finalmente arrivò al pianoterra dove la sala da ballo l’attendeva insieme a Lucas, certo non era esattamente un principe dal momento che avrebbe indossato i panni di un venditore di ghiaccio ma in fondo cosa importava?
Si mise a correre fino ad arrivare davanti alle grandi porte d’ingresso. Il loro appuntamento era proprio lì ma lui non sembrava essere ancora arrivato. Poco male, avrebbe aspettato. Rimase quindi in piedi, calma e tranquilla, con un sorriso a trentadue denti. Si, prospettava davvero una bella serata.


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view post Posted on 28/12/2016, 22:44
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Horus R. SekhmethOutfit


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Horus fissava con una certa perplessità il soffitto del proprio baldacchino. Aveva le sopracciglia corrugate ed una smorfia dipinta sul volto che esprimevano chiaramente il suo più profondo disappunto.
Che pessima idea, si stava ripetendo sdraiato sul letto e ostinandosi a trovare un colpevole a quell’avvenimento. Era lì da ben cinque minuti, incapace di capire bene come fosse successo e come avesse potuto essere tanto stupido nel ritrovarsi in quelle condizioni.
Eppure, era sempre stato così accorto, così attento: che la Magia si fosse insita anche negli oggetti e questi avessero cospirato contro di lui tentando di ammazzarlo? Ma no, pensò, che sciocchezza.
La verità era che aveva la piccola tendenza e mania di voler sempre aggiungere quel dettaglio ad ogni suo abito. Qualsiasi fosse il tipo di ballo, ci doveva sempre essere nei suoi piani un bel mantello lungo e monospalla. Del resto, nessuno lo aveva mai fatto desistere: sua madre era amante quanto lui degli abiti ricercati, raffinati e dal sapore antico ed il sarto a cui affidavano il confezionamento di quei lavori era un maestro. Così, prima di ogni festa, Horus abbozzava rapidamente qualcosa su una pergamena, sua madre lo consigliava e poi lasciavano il tutto a quel benedetto sarto che, pace all’anima sua, aveva novantacinque anni ma cuciva ancora perfettamente. A pensarci bene, giudicò Horus, gli occhi ancora posati sulla stoffa del letto, forse era proprio perché il sarto era un vecchio bacucco che i suoi abiti avevano quel sapore ottocentesco che a lui piaceva tanto. Comunque, era tardi. Incredibilmente tardi. Sospirò, agitandosi come un’anguilla in mezzo alle alghe, cercando di liberare un braccio dal mantello.

« Gnnnn ma che diamine… gnnnnn»
Agitò le gambe, miseramente avvolte anche loro nella stoffa, poi le abbandonò, esausto. Syr, che dal comodino osservava il suo padrone con curiosità, scosse la testa e sgusciò via. « Noooo, Syr, non andare viaa, chiama aiuto! No aspetta… No macché non chiamarlo ma torna qui, supportami. » Implorò il Tassino stupidamente, rotolando su un fianco e finendo prono sul letto. La lucertolina, di tutta risposta, se la filò, per niente decisa ad assistere a quello stupidissimo suicidio. Horus abbandonò la faccia in mezzo alle lenzuola, smoccolando improperi di natura non ben specificata e lieto, in fin dei conti, che nessuno avesse assistito a quella scena patetica.
Com’era possibile finire così? Un momento prima era lì che si guardava allo specchio, finendo di allacciare la fascia di velluto carminio che gli attraversava la spalla e gli cingeva la vita e poi, il finimondo: si era girato con uno scatto, calpestando il lungo mantello e inciampando rovinosamente in avanti. Aveva agitato le braccia, avvolgendosi nella stoffa e saltellando come un povero gnomo zoppo nel tentativo di non schiantarsi a terra e dopo qualche mezza ridicolissima piroetta, s’era spiaccicato sul letto, avvolto nel mantello come un filetto di maiale nel bacon. La stoffa era così stretta che le braccia erano schiacciate sui fianchi, a mo’ di salame e, confuso dall’accaduto, era rimasto così, immobile, indagando su come fosse possibile ritrovarsi in condizioni tanto stupide.

« L’Arte di essere imbecilli, un best seller autobiografico scritto e redatto da Horus Ra Sekhmeth. » Borbottò, strattonando il mantello e chiudendo gli occhi per la paura di udire il rumore di uno strappo.
Alla fine, ci riuscì: liberò prima il braccio destro, poi il sinistro e rotolando ancora nel verso opposto a quello del mantello avvoltolato, riuscì a sciogliere la matassa.

« BASTA MANTELLI. » Esclamò, buttando di lato la stoffa con una certa enfasi e guardandosi intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno.
Ebbene.
Qualcuno c’era.
Un ragazzino dall’aria piuttosto rimbambita era fermo sulla soglia della porta appena accostata e lo fissava con fare piuttosto inquietante. Quando lo sguardo di Horus si posò su di lui, squittì e provò a scappare, ma Horus, con un tic evidente all’occhio, lo rincorse, fiondandosi verso i corridoi del dormitorio e rischiando di inciampare nuovamente in quel maledetto manto.

« O ti fermi o t’assicuro che ti ritroverai a pulire la Guferia con uno spazzolino per i denti. Che poi riuserai. » Ringhiò, completamente consapevole di star esagerando, ma di non avere altra scelta. Il marmocchio sembrò non cedere, ma d’un tratto s’arresto di botto e si voltò mestamente verso Horus che lo squadrò.
« Se ti ribecco ancora una volta a spiare nelle stanze di altri tuoi compagni, ti porto dal Vice Preside. » Lo minacciò, puntandogli un dito contro. Il ragazzino annuì vigorosamente, poi, torcendosi le mani, prese parola. Aveva un vocione così profondo che per poco ad Horus non prese un colpo. Ma la pubertà era così devastante? Era alto poco più di un metro e una gelatina e aveva la voce di un trombone, pensò lui sconvolto.
« M-mi scusi signor Caposcuola, ma, volevo avvisarla. L’ho chiamata, ma ehm… non mi ha sentito.» *Fidati, brutto bugiardo, è impossibile non sentirti.* « Che c’è? » Disse invece.
« Ehm… volevo andare al ballo, ma fuori la porta della Sala Comune… c’è una tenda… cioè è una ragazza, non so, però… è lì che fissa la nostra entrata ed… ehm, fa un po’ paura perché non si muove e non so se è finta o…»
Horus non riuscì ad impedirsi dal guardarlo stralunato: una tenda vestita da ragazza? Uno scherzo di Pix? Davanti la Sala Comune? *Oh Amon, ma che ho fatto di male stasera?*
« Va bene, ci penso io. Ora va’. E ricorda quanto detto. »
Lo ammonì, benedicendo in cuor suo l’essere perennemente in anticipo che lo salvava da eventuali imprevisti. Lasciò che il ragazzino si defilasse e poi tornò velocemente in stanza. Stava dimenticando un ultimo dettaglio: aprì il cassetto del comodino, dove estrasse il regalo per Emily. Si assicurò che la carta blu prussia fosse intatta, prese la bacchetta e castò un Reducio: non avendo grosse tasche ed essendo, l’oggetto dentro il pacchetto, piuttosto delicato, aveva pensato a lungo su come risolvere la cosa. Poi si era ricordato che era un Mago e che la Trasfigurazione era una cosa meravigliosa. Così il regalo divenne non più grande di una gomma da cancellare e, soddisfatto, il Tassino se lo infilò nella tasca, nascondendo la bacchetta all’interno di una taschina cucita nel mantello. Infine, svicolando amabilmente lo specchio, uscì, preparandosi mentalmente alla famosa tenda che lo avrebbe atteso al di fuori delle botti.
Quando raggiunse l’uscita della Sala Comune, però, tutto si sarebbe aspettato, men che meno quello che gli si parò davanti quando i barili si spostarono per lasciarlo passare.
La prima cosa che vide non fu l’abito, riccamente decorato di fili d’oro e ricamato ad arte; né la cascata di riccioli rossi che spiccava come una criniera di fuoco sul blu oltremare del tessuto. Ma fu il suo viso.
Non il trucco che dipingeva sulle sue labbra una maturità diversa da quella a cui era abituata, ma la sua luminosità, il brillio degli occhi, il dolce rossore sulle guance che risaltava le decine di efelidi che le punteggiavano il viso come stelle della notte. La bellezza di quel volto di bambola che, per un istante lasciarono Horus di stucco ed immobile a fissarla.
Sapeva che Emily era bellissima e le aveva visto indossare tanti altri abiti da sera, tutti deliziosamente eleganti. Ma quella sera, forse per la prima volta, Horus si rese conto di quanto fosse splendida.

« Ah. » Disse piuttosto ottusamente, sentendo il cuore partire verso il pomo d’Adamo e rimanere incastrato lì per qualche istante.
Sì senti immensamente, incredibilmente fortunato; sarebbe voluto tornare indietro a parlare con quel trombone vestito da ragazzino e pigliarlo per la collottola e fargli chiedere scusa per averle dato della tenda. Ma, oddio, forse della tappezzeria qualcosa la decorazione dell’abito lo aveva, ma come biasimare lei, se lui aveva un lenzuolo appeso alla spalla? Tappezzeria con stile, giudicò.
Si riscosse, avanzando verso di lei, sorridendole imbarazzato. Era anche la prima volta che frequentavano il ballo dopo quello che si erano detti, al loro primo appuntamento; il solo ricordo, gli riscaldava il petto.

« Buonasera » *Zarina Emilyska Tendeskova.* « Vostra Grazia. Posso saltare i convenevoli e darle un saluto più confacente al mio rango? » La punzecchiò, senza tuttavia riuscire a resisterle. Fregandosene bellamente del fatto che erano in mezzo al corridoio, le cinse la vita con delicatezza, attirandola a sé e la baciò. Avrebbe voluto saltare il ballo e filarsela via, magari fuori da Hogwarts, lontano dalle persone e dai doveri, ma si accontentò: in fondo, sarebbero potuti uscire quando volevano.
Si separò da lei a malincuore, come sempre, sentendo le orecchie imporporarsi e ringraziando che i capelli le censurassero.
« Prima di andare, devo dirti che mi hai spaventato i Tassini. Non sapevano se fossi una bambola o una ragazza vera. Ma ti perdono. » Scherzò, per smorzare l’imbarazzo che, infingardo, ogni tanto continuava a tormentarlo poiché affatto abituato a quella confidenza. Eppure, non riusciva a farne a meno e se ne crogiolava. Avrebbe voluto dirle cose molto più appropriate, ma tacque. C’era tempo.


 
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view post Posted on 29/12/2016, 18:24
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Il valzer dello zar
Non le apparteneva del tutto la scelta di prendere parte a quel ballo, ma di certo ne aveva la responsabilità. Aveva ingenuamente commesso l'errore di rendere partecipe dell'evento l'unica persona che avrebbe mai potuto lasciarsi entusiasmare dalla cosa senza stare a sentire le sue ragioni e il danno era stato fatto. Dopo avervi accennato con assoluta noncuranza in una lettera indirizzata a Grimilde, si era vista recapitare pochi giorni dopo un pacco di dimensioni poderose che avrebbe faticato a portare in stanza, se non fosse stato per l'aiuto delle ragazze con cui condivideva gli alloggi. Le emozioni l'avevano investita con la furia che solo un bolide maledetto avrebbe potuto avere e nessun battitore era stato a sua disposizione per consentirle di schivare il colpo: incredulità dapprima, seguita da una sequenza di orrore, frustrazione, rifiuto e, infine, esasperazione. Non c'erano speranze di farla franca, a meno che non fosse caduta vittima di un malanno o di una fattura piccola piccola, quel tanto che bastava a tenerla a letto per una settimana o due. Ma Nieve sapeva che, con ottime probabilità, Grimilde non le avrebbe concesso nemmeno allora di svignarsela tanto facilmente.
A quel primo pacco, ne erano succeduti molti altri, di dimensioni varie, al punto che Nieve non se l'era sentita di comunicare a Grimilde le sue rimostranze. Doveva aver speso una fortuna per esaudire quello che aveva frainteso essere un suo desiderio e la giovane sentiva che sarebbe stato di una crudeltà ingiustificata rifiutarle perfino quell'unica gioia. In fondo, finì per dirsi, sarebbe bastato recarsi presso la sala da ballo e rimanervi non più di qualche ora. Era sopravvissuta a molto peggio per farsi annichilire dalla prospettiva di un salone imbandito a festa ed una gonnella più o meno pomposa.
Il suo umore, tuttavia, era mutato con l'approssimarsi dell'evento. A mano a mano che i preparativi prendevano le mosse, lo stomaco di Nieve aveva cominciato a chiudersi in una morsa sì ferrea che, inusualmente, era venuto a mancarle perfino l'appetito. Così, quando il fatidico giorno fu arrivato ed ella finì per ritrovarsi in stanza con l'abito e tutti gli accessori che facevano bella mostra sul letto, poco mancò che i suoi desideri venissero esauriti e finisse in infermeria con un'ulcera intestinale.

*Che il Cielo e Chiunque lo occupi mi siano testimoni: se non esco entro venti minuti dalla Sala Comune, Dippet banchetterà sulle mie carni!*

E Nieve ebbe a mantenere la sua parola, pur con qualche rischio di troppo: allo scopo di affrettare i tempi, svolse le azioni in maniera sì celere e meccanica che quasi dimenticò di respirare. Quando si trovò sull'uscio della sala da ballo, poco mancò che svenisse per carenza d'ossigeno. Dio, quanto detestava trovarsi invischiata in situazioni simili! Come se non bastasse, quasi a volersi burlare di lei, i suoi capelli non solo avevano assunto un colorito perlaceo brillante che scintillava più del dovuto alla luce delle torce, ma si erano allungati di qualche spanna provocandole un dolore latente alla testa di cui non riusciva a liberarsi. Fu con quello stordimento che la giovane Grifondoro fece il suo ingresso nella sala da ballo per trovarsi del tutto impreparata: la sua bocca non resse il colpo e finì per spalancarsi al cospetto di un'ambientazione come non ne aveva mai viste. Non era rimasto nulla del luogo che la piccola si era immaginata e, non appena si varcava la soglia, si aveva come l'impressione di venire trascinati in un viaggio spazio-temporale che andava indietro, indietro e indietro ancora nel tempo e lontano nello spazio. Tacitamente, quasi segretamente, Nieve ringraziò Grimilde per averla forzata a parteciparvi.

Gli occhi giallo-verde della ragazza percorsero il salone, mentre vi si aggirava con passi calibrati. Era talmente immersa nell'alone di smarrita meraviglia che l'avea colta da non rendersi conto neppure delle sue stesse movenze. Se non fosse stato per gli altri, che prontamente si scostavano al suo passare nel notarne lo stato di simil-incoscienza, avrebbe di certo urtato più di una persona. La Sala pullulava di gente vestita degli abiti più sfarzosi e stravaganti, ora danzando, ora accostandosi al buffet, e la musica suonava un valzer di note imperiture che riecheggiavano tra le pareti del luogo, incantando perfino chi, come Nieve, si era approcciato all'evento con un certo scetticismo. Non riconobbe nessuno dei presenti, se non i docenti, e non le spiacque. Non aveva preso parte al ballo per alcun motivo in particolare, programmando di rimanervi quel tanto che bastava a soddisfare le domande curiose che la matrigna le avrebbe rivolto, dunque non aveva mai nutrito pretese di sorta. E ancora non ne aveva, ad onor del vero. Stretta nell'abito blu notte che Grimilde le aveva donato, con i capelli che scendevano morbidamente su un lato del viso, si aggirò per la stanza con l'animo acceso di un incanto fanciullesco come di chi si lascia stregare dal suo stesso scetticismo, ondeggiando al ritmo di un valzer che non avrebbe saputo ballare o addirittura riconoscere. Adesso, non era più sicura che sarebbe fuggita tanto presto dalla Sala Grande.

٭ Outfit Nieve ٭

©harrypotter.it


Edited by ~ Nieve Rigos - 29/12/2016, 21:13
 
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view post Posted on 29/12/2016, 20:21
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Lunghi strascichi, tessuti damascati e stretti corsetti. Erano queste le caratteristiche degli abiti del diciannovesimo secolo; ed era ciò che Madam Malkin's le aveva proposto quando era andata nella sua boutique per scegliere un abito per il ballo.
Ma lei era stata categorica:
*quella roba non me la metto!!!*
Era il suo ultimo ballo da studentessa, voleva essere elegante non apparire come un lampadario sfarzoso con il rischio di inciampare un passo si è l'altro pure.
La sua scelta ricadde su un abito dal taglio molto più moderno, ma che a parer suo si ispirava agli abiti dell'epoca degli Zar di Russia. Ricordava di aver visto qualcosa di simile nella raffigurazione di una certa Anastasia, una delle ultime Zarine.

Il suo abito color ghiaccio stava ordinatamente disposto sul letto, pronto per essere indossato. La magia le venne incontro, facilitandole la chiusura della cerniera lampo ed annodando con cura il grande fiocco che adornava la scollatura sulla schiena. Infilò le scarpe col tacco, in tinta con il vestito, e si guardò allo specchio. Aveva intrecciato i capelli creando uno chignon basso, ma le mancava ancora qualcosa. Lo sguardo le cadde sul diadema di veela adagiato sul comodino. Era indecisa se metterlo o meno; glielo aveva regalato James diversi anni prima, era uno degli oggetti ai quali teneva di più. Sarebbe stato bene sul suo vestito, avrebbe dato quel tocco in più che mancava...
Decise di metterlo, anche per tenere ferma quella ciocca di capelli che continuava a ricaderle sulla guancia destra.
Era pronta e, nonostante fosse ancora presto, si affrettó ad uscire dalla stanza. Aveva sentito vociferare per i corridoi del dormitorio di una tenda fuori dalla Sala Comune. C'era un po' di confusione sull'argomento, la tenda era diventata una bambola, poi una decorazione per il ballo dimenticata fuori dalle cucine, infine una ragazza. Era curiosa di vedere cosa fosse in realtà.
Appena uscita dalla botte si ritrovò davanti la coppia. I capelli rossicci del Caposcuola erano inconfondibili, mentre quelli della ragazza (mistero svelato, non era una decorazione!) non le dicevano niente.
Svelato il mistero si affrettó a raggiungere le scale che portavano al piano terra, sperando di passare inosservata, non era sua intenzione disturbare i due, né impicciarsi dei fatti loro.

Pochi minuti dopo sostava davanti la porta della sala da ballo. Due cosacchi impettiti se ne stavano ai lati dell'ingresso. Varcata la soglia si fermó ad ammirare il luogo, indecisa se proseguire o rimanere lì...


 
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view post Posted on 29/12/2016, 23:43
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Lucas A. Moray






Erano già le 19.10 e dovevo ancora tornare in stanza per cambiarmi e poter andare al ballo di fine anno. Una corsa continua la mia vita! Era incredibile con quanta maestria si combinavano gli eventi durante le mie giornate. Quel giorno infatti avevo appena terminato due pergamene di incantesimi e come al solito ero in ritardo per qualcos'altro, la festa in questo caso. Ero appena uscito dalla biblioteca al quinto piano dove a volte mi recavo per studiare, soprattutto quando dovevo fare delle ricerche, come nel caso odierno. Dovevo fare una ricerca sugli utilizzi alternativi dell'incantesimo Tergeo. Come potevo conoscerli? Non ero pratico di incantesimi casalinghi anche perché prima del mio ingresso ad Hogwarts non avevo mai usato la magia. La biblioteca era quindi l'unico luogo che poteva in qualche modo aiutarmi con i suoi infiniti libri. Ma quando si studia il tempo sembra scorrere velocemente e non bastare mai. Non mi ero accorto dell'orario e per fortuna avevo terminato la pergamena altrimenti probabilmente sarei rimasto lì a studiare facendo anche una pessima figura con Violet che mi aspettava sicuramente in sala da ballo.
Quella sera infatti l'avrei trascorsa proprio con lei, Violet, una ragazza conosciuta qualche tempo prima, sulle rive del lago nero. Dall'ora era nata in noi una bella amicizia, probabilmente anche per le passioni in comune come la musica; tutti e due infatti suoniamo uno strumento, lei violino e viola e io il pianoforte.
Era tardi, dovevo far presto, così presi le scale che dal 5 piano portavano già fino al piano terra. Scesi più o meno un centinaio di scalini e finalmente arrivai nel salone d'ingresso. La corsa non era però terminata, dovevo andare nella sala comune dei Tassorosso per cambiarmi e darmi una ripulita. Aprii quindi la porta per i sotterranei e corsi dritto verso la sala comune. Al mio arrivo pronuncia la parola d'ordine e mi piombai nella mia stanza. Quella sera avrei indossato, su proposta di Violet, le vesti di Kristoff, un personaggio simpatico di un cartone animato. Lei si sarebbe vestita invece da Anna, la fidanzata di Kristoff nello stesso cartone.
Il baule si trovava sotto il mio letto, lo presi e cominciai a cercare il vestito comprato qualche giorno addietro. Per fortuna si trovava abbastanza sopra e non sepolto da mille indumenti come temevo. Andai in bagno a sciacquarmi prima di indossare il vestito e mi diedi una rapida pettinata ai capelli; si vedeva che era una festa a cui dovevo andare, di solito non mi guardavo nemmeno allo specchio.
Ero finalmente pronto per raggiungere la sala da ballo e così feci, uscito dalla sala comune mi incamminai tranquillamente verso il piano terra e poi per la sala da ballo. Non dovevo correre se non volevo farmi un altro bagno di sudore.
Le maestose porte della sala da ballo riempirono i miei occhi, ero finalmente lì. Mi accorsi subito di Violet perché si trovava sull'uscio della sala, probabilmente mi stava aspettando.
Che figura, farsi attendere al primo appuntamento da una ragazza. Purtroppo era andata così, dovevo per lo meno scusarmi con lei. La guardai e la salutai sorridendo: Ehi Violet, scusa per l'attesa! Mi ero fatto prendere dallo studio che quasi non mi accorgevo dell'orario.
Non sembrava turbata dall'accaduto, per fortuna. Così le porsi il mio braccio e le chiesi di entrare in sala:
Che ne dici entriamo?
Era la prima festa ad Hogwarts a cui prendevo parte e per giunta in compagnia di una ragazza. Quella sera sarebbe stata sicuramente una serata diversa dalla solita routine e di questo non potevo che essere contento.

 
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view post Posted on 30/12/2016, 11:57
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La Sala da Ballo mi appariva molto più grandiosa di quanto ricordassi. Nonostante avessi partecipato a quasi tutti i Balli tenutisi ad Hogwarts durante i miei anni da studentessa, in quell'occasione mi sembrava di vedere quel luogo per la prima volta. Erano trascorsi ben tre anni e, se da un lato mi sembrava di aver ultimato i M.A.G.O. appena qualche giorno prima, dall'altro - complice la neo assunzione al Quartier Generale Auror - mi pareva che fossero passati dei secoli. Ero una persona completamente diversa eppure mi sentivo in parte la stessa; era una strana sensazione, che probabilmente mi avrebbe accompagnato tutta la vita, ma che in quel momento veniva accentuata dalla mia presenza in quel luogo.
Non avevo mai davvero amato i Balli. Non ero un tipo estremamente femminile - o meglio, lo ero secondo i miei canoni, per cui femminilità significava eleganza e composta bellezza. Di certo, non amavo particolarmente l'abbigliamento vistoso, i grandi gioielli e le serate in cui, volente o nolente, si finisce per essere fin troppo appariscenti. Perché ero lì? Sbattei le ciglia, interrogandomi ancora una volta. Mi ero ingannata , raccontandomi che la mia presenza era stata sollecitata dal mio ruolo - visto un particolare accordo stretto con la Preside e il Capo Auror. Mi ero anche detta che la nostalgia aveva avuto il sopravvento, che l'idea di rimettere piede in quel posto aveva vinto ogni remora perfino sul tema pomposo che avevano scelto quell'anno. Ma, in realtà, la risposta era molto più semplice ed istintiva. Un parte di me sperava di rivederlo. Che schifezza romantica. Ero indispettita, quasi arrabbiata con me stessa, per aver solo pensato una cosa del genere. Avevo a forza relegato l'idea nella parte più remota del mio cervello, dicendomi che doveva essere solo una stupida suggestione. Ma non potevo negare l'evidenza dei miei pensieri, che più volte tornavano su di lui. Horus. Essere invaghita di qualcuno non mi era mai davvero piaciuto; anche se in minima parte, significava avere una sorta di debolezza, un inciampo su una strada già di per sé irta di pericoli. Ma, la cosa che temevo di più - e solo a pensarlo mi si seccava la gola - era che ciò che provavo per quel ragazzo non fosse una semplice infatuazione. Era ridicolo, perché in effetti avevo trascorso con lui davvero poco tempo - iniziato nel peggiore dei modi, tra l'altro - eppure sentivo che provavo qualcosa che non avevo mai provato prima di quel momento. Che sciocchezza.
Presi un sorso dal mio flûte, macchiando il bordo del bicchiere di rossetto scuro.
« Rue? »
Voltai appena il capo nella direzione della voce che mi aveva chiamato. Al mio fianco, impeccabilmente elegante come lo ricordavo, c'era Achal Patel, mio coetaneo e studente brillante che non vedevo dall'ultimo giorno di scuola. La sua pelle scura e gli occhi neri e affusolati stavano ora impressi su un volto più maturo; scoprì una fila di denti bianchissimi quando mi sorrise.
« Achal » sorrisi cortese di rimando, voltandomi completamente. Non apprezzavo il contatto fisico e, anche se in passato eravamo stati amanti, non mi mossi di un millimetro. Avevo tenuto sempre separate le due cose; c'era stata una forte intesa intellettuale tra i banchi e una forte intesa sessuale a letto - la seconda si era esaurita nel giro del sesto anno. Eravamo rimasti in ottimi rapporti al tempo, ma dopo Hogwarts non avevo mantenuto alcun contatto.
« Sei sempre più bella » mi disse in un sussurro, avvicinandosi appena. Abbassai appena il capo, lievemente imbarazzata, poi sollevai nuovamente i miei occhi nei suoi.
« Ti sei fidanzato con una studentessa? » domandai con una punta d'indisponenza, celata da un sorriso - sapendo bene che, al di fuori degli studenti, del personale scolastico e degli Auror, qualsiasi persona lì presente doveva esserci su invito. E Achal non aveva mai avuto il desiderio di lavorare nel Castello né di intraprendere la carriera di Auror. In vero, la mia domanda nasceva principalmente dal bisogno di cambiare discorso.
« Perspicace come al solito » inclinò appena il mento, « e tu...? »
« Sono un Auror. Da pochissimo » aggiunsi, prima che lui potesse chiedermelo.
« Ci avrei scommesso! Lo dicevi negli ultimi tempi ed io ti ci ho sempre visto bene. Sicuramente hai fatto la scelta giusta. »
Chiacchierammo del più e del meno per i successivi minuti, anche se dopo le prime domande già ero lì a chiedermi dove fosse la sua accompagnatrice e perché non andasse da lei. La sua gestualità mi faceva chiaramente intendere che dovevo suscitare ancora una forte attrattiva su di lui - ed in effetti ero stata io a chiudere bruscamente la relazione ai tempi, perché non avevo mai avuto intenzioni serie nei suoi confronti. I miei occhi, intanto, si spostavano spesso oltre di lui, mossi dal pensiero sottile e doloroso che avrei potuto rivedere quel giovane uomo dai capelli rossi.


Edited by .Urania - 30/12/2016, 13:20
 
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view post Posted on 30/12/2016, 17:22
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«Ser Brior di Nottingham»
Nottingham? Come la foresta di Robin Hood? No, forse quella era Sherwood. Eppure riguardava anche uno sceriffo con strani richiami al luogo britannico citato da Brian. Il Caposcuola alzò gli occhi al cielo in una tacita richiesta di silenzio, facendoli vorticare come un ossesso nell'esatto momento in cui comprese che la sua domanda non fosse stata neanche lontanamente presa in considerazione. Il compagno di stanza inarcò un sopracciglio, poi l'altro, formando una rondine scura al centro della fronte. Osservò a lungo il suo Caposcuola, forse alla ricerca di qualche dettaglio del suo elegante abbigliamento che potesse essere punto di partenza per una bella presa in giro. Non che fosse difficile, a pensarci bene; in quel momento Oliver somigliava in tutto e per tutto ad una statua, per giunta era anche immobile perché aveva avuto la brillante idea di indossare prima la giacca e poi gli stivali ad altezza di entrambe le ginocchia con la conseguenza di avere il fiato mozzato mentre si piegava per allacciare le scarpe per bene. Sospirò profondamente, quando concluse anche quell'ultima fase di preparazione; si ritenne ormai pronto per uscire dal dormitorio numero due della sua stessa Sala Comune, ma non prima di aver dato un'occhiata alle sue creature. Cicciotello sembrava essere sparito per chissà quale giro di ricognizione, forse era alla ricerca di qualche ghiotta preda negli abissi del Lago Nero, sfruttando il collegamento magico fra la sua bolla d'acqua incantata e l'origine della sua abitazione, incastonata nel Giardino ora innevato di Hogwarts. Mos, la Puffola Pigmea, aveva fatto storie per il desiderio per niente tacito di infilarsi nella tasca del soprabito di Oliver, come accadeva di continuo negli ultimi tempi, però il Grifondoro era stato sufficientemente severo e deciso nel chiedere al batuffolo rosso di non seguirlo. Stare al caldo sotto la federa del cuscino del letto a baldacchino dell'Irlandese parve essere un buon compromesso per la Puffola e così anche quel piccolo grattacapo fu troncato prima che fosse troppo tardi. Oliver riusciva facilmente a cedere alle pretese dei suoi animali, la scorsa festa di Natale aveva accettato la compagnia di Mos, che era diventato presto il pon-pon del suo cappellino a tema per quell'occasione speciale. Sperava ardentemente che quella sera potesse essere altrettanto interessante, i presupposti per renderla tale erano tutti evidenti e il pensiero di andare al Ballo d'Inverno con Helen, che avrebbe atteso esattamente all'ingresso della Sala di Festa, rendeva Oliver piuttosto emozionato. Frizzante, ecco l'aggettivo che scelse di utilizzare per la sua personale descrizione, ma preferì tacerlo per evitare altre stupide battutine da parte del compagno seduto sul suo letto. «Al massimo Ser Brior di Russia, ma neanche mi piace.» Zar Brior suonava meglio? Non seppe rispondere, eppure la definizione lo fece sorridere. «Brian, i miei ossequi, allora! Ci vediamo dopo.» Una risatina da parte dello studente, un verso stridulo da parte di Mos, e i saluti furono portati a termine. «A dopo, Ser Brior di Nottingham!» rispose Brian. Aveva sbagliato di nuovo, ossessionato com'era dalle storie del ciclo arturiano. Come dargli torto, pensò Oliver, finalmente diretto al pianoterra.

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Mentre scendeva le scale in maniera frettolosa, saltando qualche gradino e facendo attenzione a quelli scricchiolanti o pericolanti che ormai ricordava da tempo, Oliver si ritrovò stranamente a pensare al breve scambio di battute tra lui e la Signora Grassa. Niente di straordinario, la donna del dipinto a guardia della Sala Comune Grifondoro ormai aveva preso a cuore la figura del suo Caposcuola e simile discorso poteva essere fatto nel caso contrario. Oliver stimava quella donna creata dalle abili pennellate di un Mago Pittore di tempi lontani, di sicuro antichi, e la passione comune legata alla musica rendeva la relazione ancor più divertente, oltre che fuori dall'ordinario. I complimenti da parte della Signora Grassa in merito allo stile impeccabile che da sempre caratterizzava il galante Brior furono davvero apprezzati e con un cenno del capo, un inchino parziale e un paio di complimenti rivolti questa volta alla figura nella cornice, Oliver si era liberato senza altri problemi. Imboccando un corridoio laterale, superando dunque la statua di un Goblin con un'espressione accigliata - che quasi parve seguire Oliver durante il suo percorso - e sgusciando lontano da un gruppetto di studenti Corvonero a loro volta probabilmente diretti alla Sala da Ballo in basso, il Grifondoro giunse finalmente alla meta di suo interesse. Lasciò vagare lo sguardo da destra a sinistra e viceversa, sorridendo ad alcuni volti conosciuti e ammirando le scintillanti decorazioni della Sala che già intravedeva dall'ingresso. Non vi mise ancora piede, attendeva la persona che aveva conquistato il suo cuore già da molto. Nella tasca interna della giacca bianca e dorata erano riposti il bigliettino della Lotteria dello Zar che aveva preso pochi giorni prima in un anonimo corridoio del quinto piano, e la bacchetta magica, dalla quale mai si sarebbe separato; tutto il corpo era ricoperto da un regale mantello di un tessuto caldo e pregiato, impreziosito da una pelliccia bianca e a punti neri attorno il collo, oltre che da una fibbia d'oro, che chiudeva l'abito all'altezza del petto. I pantaloni scuri con gli stivali della stessa tinta, ancora, erano molto lucidi e con un leggero tacco e slanciavano la figura di Oliver in modo niente affatto male. Tra le mani il giovane Mago non aveva accessori, niente di ingombrante perlomeno, ad eccezione di un anello sull'indice destro - a mostrare lo stemma imperiale dei Romanov, lo stesso che mesi e mesi prima la Vista gli aveva già permesso di conoscere - ed una rosa rossa dai petali voluminosi e profumati stretta tra le dita. Quel fiore spettava ad un'altra persona, sarebbe presto arrivata. Contento, Oliver Brior attese. Per Helen l'avrebbe sempre fatto con estremo piacere.
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view post Posted on 30/12/2016, 18:56
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Non una mosca volava, quella sera, all'interno della stanza del dormitorio numero quattro. Il silenzio le sembrava il compagno migliore in quel momento, data l'ansia crescente e la quantità spropositata di cose da fare.
L'abito di seta dorata giaceva sulle coperte del suo letto a baldacchino, mostrandosi in tutta la propria semplicità; ai piedi del letto, un paio di scarpette di velluto - con un leggerissimo ricamo a richiamare l'abito - giaceva solitario, in attesa di essere indossato. Sul comodino, una scatolina bianca conteneva un paio di orecchini d'ambra, un gentile regalo di sua madre totalmente inaspettato.
Nel consegnarle il pacchetto in Sala Grande durante la colazione, qualche settimana prima, Clio aveva investito un barbagianni appartenente ad un'irascibile Corvonero. Nessun caso di stato, o meglio nessun litigio, ebbe luogo... dato che la Tassorosso era sgusciata via tra la folla di studenti prima ancora che l'adepto di Priscilla potesse individuarla. Sua madre non era famosa per essere un genitore presente: i ricordi che aveva di lei erano piuttosto vaghi, sempre legati a viaggi per conto del Ministero o visite di cortesia a quella strega o a quel mago famosi. Leanne aveva sempre cercato di essere più presente, ma non seguiva certo la massima secondo cui "volere è potere". Dunque, la sorpresa nel ricevere quel pacchetto era stata quasi un barlume di speranza per lei, segno che forse Leanne Lynch aveva deciso di cominciare dalle piccole cose pur di essere presente nella vita della figlia maggiore.
Qualche sospiro e qualche imprecazione dopo, dovuti alla costrizione del corsetto e alle pieghe della sottoveste bianca, si ritrovò ad osservare sconsolata una delle maniche dell'abito. La sinistra, forse per capriccio o fatale segno del destino, non accennava a voler restare al proprio posto, scivolando immancabilmente verso il basso e mostrando la voglia a forma di mezzaluna sulla medesima spalla.

*Odio. Detesto queste cose.*
La perfezione non era la sua prima qualità e, se da un lato le era sempre stato insegnato di dover essere quanto meno presentabile - se non impeccabile -, quel lieve fastidio non faceva che incrementare la già poco latente ansia per quella serata. Cercò in ogni modo di sistemare al meglio il tessuto, provando ad aggiustare l'abito sulle spalle o lisciandolo fino all'esaurimento.
*Hai provato non so quanti abiti e adesso ti crea problemi un vestito del genere?*
Non indossava un abito così semplice dalla cena di Natale a casa Brior, dalla quale era trascorso solamente qualche anno, eppure sembrava che il Destino non avesse finito di tormentarla, quella sera.
*Solo stasera, certo.*
Miracolosamente, una volta inseriti i piccoli bottoni nelle rispettive asole sul retro dell'abito, per incanto - o forse solamente per un caso fortunato - anche la manica sinistra decise che fosse proprio ora di tornare al proprio posto.
Impiegò un'eternità persino ad acconciare i morbidi capelli rossi, inserendo - con una pazienza che non le apparteneva - i piccoli fermagli tra una ciocca e l'altra, ma quando si prese un minuto per assaporare la soddisfazione del proprio operato, non poté che sorridere. Le scarpe le calzavano a pennello, l'abito la fasciava senza impedirle i movimenti e le spalle non erano eccessivamente scoperte; i gioielli d'ambra, dono di sua madre, rilucevano alla luce delle torce, restituendo un riflesso a dir poco meraviglioso, simile a piccole fiammelle arancioni. Le perle tra i capelli, poi, donavano piccoli punti di luce in quella chioma rossa e, spesso, lasciata sciolta sulle spalle.
Gli ultimi ritocchi al trucco e si sarebbe potuta dirigere lentamente verso la Sala da Ballo. Non vi era mai entrata e, seppur l'avesse scorta nei pressi della Sala Grande, le sembrava di non meritarvi l'accesso. Erano solamente sciocchi pensieri, dettati dall'emozione di quella serata ancora agli inizi, e chissà, forse, sarebbe riuscita anche a muovere qualche passo di danza.
In merito serbava qualche dubbio, data la scarsa predisposizione di Mike, ma confidava che quello potesse essere il suo piccolo regalo di Natale.
I suoi passi risuonavano per l'intero corridoio dei sotterranei e ci mise qualche minuto ad uscire dall'imboccatura degli stessi, data la folla di studentesse emozionate e dei loro cavalieri, intenti ad accoglierle. Per quanto la riguardava, avrebbe trovato il suo accompagnatore ad attenderla nei pressi della Sala da Ballo, così com'era accaduto in precedenza.
Il suo abito era semplice, ma dei tanti abiti che aveva potuto scorgere, era senz'altro il più comodo: non possedeva un lungo strascico, né un mantello a coprirle le spalle e che le sarebbe sicuramente risultato ingombrante alla prima occasione. Nessun tacco vertiginoso, né accessori di alto pregio. La semplicità era sempre stata la sua parola d'ordine per certi eventi e quello, seppur il tema richiamasse lo sfarzo dei Romanov, non avrebbe fatto eccezione. Nei suoi quindici anni si sentiva ancora troppo impreparata ad indossare abiti sfarzosi e che, probabilmente, avrebbero stonato non poco con la sua personalità.
L'ingresso della Sala era aperto e di fronte alla grande stanza, decorata magnificamente, sostavano alcuni studenti in attesa di qualcuno. Mike le aveva promesso di presenziare all'evento, ma che probabilmente ci avrebbe impiegato un po' più di tempo per prepararsi.

*E poi si lamentano delle ragazze...* aveva pensato quel pomeriggio, proprio quando le aveva comunicato quel breve messaggio.
Fu con una certa rassegnazione, quindi, che si avviò all'interno del salone - certa di non incrociare nessun volto noto - con il solo obiettivo di sostare abbastanza a lungo in un angolo ad ammirare lo scenario.
Avevano decisamente dato il massimo nella preparazione dell'evento e quasi le sembrava di respirare l'aria della corte di Nicola II - un'epoca che aveva avuto modo di conoscere attraverso i libri di Connor -, anche se forse quella sensazione era dovuta ai profumi derivanti dal piccolo, ma ben fornito, angolo organizzato e offerto da Florian. Non osò avvicinarsi, la sua passione per il cibo era seconda solamente alla mania di perfezione, e se qualcuno l'avesse scorta nei pressi del tavolo adibito a buffet, di sicuro il collegamento sarebbe stato istantaneo. La fame non era poi molta, ma qualcosa le diceva che ad aspettare Mike il languorino si sarebbe fatto vivo ben prima di quanto prospettato.





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view post Posted on 30/12/2016, 20:28
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Rimettere piede ad Hogwarts dopo anni era una tempesta emotiva alla quale nemmeno i cuori più duri potevano restare indifferenti. Il primogenito dei Resween aveva saputo sin da quando era venuto a conoscenza del suo incarico in quella Festa di Fine Anno che sarebbe stata una dura prova per lui che aveva sempre visto quella scuola come la dicotomica conciliazione di una casa e di una prigione. Attraversare le possenti mura e avventurarsi nella Sala da Ballo, completamente trasformata per l'occasione, nelle vesti di un Auror pronto a proteggere il luogo e gli abitanti del castello, però, era un'immensa soddisfazione che Killian stentava a riconoscere come reale.
Il lusso che ogni angolo sprigionava, insieme ai suntuosissimi abiti dei partecipanti, non facevano che convincerlo della riuscita organizzazione del Tema alla quale lui però aveva deciso di non aderire. Non per pura voglia di divergenza, ma per una questione di comodità. Avvolto in quelle rigide uniformi si sarebbe sentito costretto come un vermicolo in salamoia, incapace di fare ampi movimenti o addirittura di estrarre la bacchetta semmai la sua presenza lì avesse raggiunto uno scopo concreto e non solo di precauzione. Nella "composizione artistica tessutale" che aveva inscenato su di sè, la bacchetta era a portata di mano dentro al fodero ancorato al lungo cinturone dei calzoni scuri, celata alla vista dallo spesso cappotto-pastrano dalle rifiniture estremamente elaborate. Almeno una cosa l'aveva azzeccata: con quel capo poteva benissimo affrontare le temperature più gelide degne della Russia. Infine, dato che per lui il ventidue Dicembre era già Natale inoltrato, una specie di panciotto rosso sangue con ghirigori scuri dava un poco di luce ai suoi abbinamenti quasi tetri, insieme ai gioielli per l'occasione non di metallo e pietre dure ma d'oro e rubini. Se Persephone l'avesse visto così in tiro (per i suoi standard, si intende) non l'avrebbe smessa più di ridere, ma fortunatamente per il mago la sorella sarebbe arrivata per trascorrere insieme le vacanze natalizie solo il giorno della Vigilia.
A grandi passi scanditi dagli stivaloni alti fino al ginocchio che indossava, percorse tutto il margine esterno della sala più e più volte. Il volto rasato di recente sempre rivolto verso l'alto: quello specchio enorme era una manna dal cielo per chi, come lui, doveva controllare la situazione permettendo di scrutare l'intero salone. Si rendeva conto che forse era una figura un po' inquietante così in disparte e "estraneo" ai festeggiamenti, soprattutto perchè la sua partecipazione a fini lavorativi non gli precludeva la possibilità di comportarsi come un ospite qualsiasi. Così, ogni tanto, i suoi occhi grigi scendevano dallo scintillante soffitto per bearsi dell'allegra atmosfera regale, fatta di macchie di colore intensi e chiacchiericcio festoso.
Le facce che potevano essergli note erano ben poche là dentro: sette anni erano passati e con quei ragazzi non aveva mai convissuto all'interno del castello.
Eppure era certo che un tale Grifondoro non si sarebbe mai perso un'occasione del genere e prima o poi aspettava di veder schizzare fuori Oliver e i suoi modi eleganti. Un'altra immagine gli occupò la mente, una figura femminile che sapeva sicuramente frequentare Hogwarts ma che con meno certezza poteva credere lì, quella sera. Si sorprese di quegli stessi pensieri che sempre più spesso lo colpivano quando l'attesa di una certa lettera si faceva più pungente. Ma non era decisamente quello il momento di riflettere su questioni personali (erano questioni personali si o no? Doveva decidersi al riguardo) e i suoi occhi contornati dall'immancabile carboncino nero tornarono a vagare sul mondo riflesso sopra le teste degli invitati. Lo sguardo si perse nell'immensità della sala, vagando consciamente in cerca di nulla o inconsciamente in cerca di qualcosa.

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Abito

 
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