Aria di Vetro, o Uno Snob

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view post Posted on 18/2/2017, 22:18     +13   +1   -1
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Sia ben chiaro: io amo studiare.
Nel senso più ampio del termine.
Imparare.
Amo leggere, ma non solo. Amo imparare tutto. Voglio imparare a fare tutto.
Sin da piccolissimo osservavo ogni cosa.
Aprivo, smontavo, cercavo di capire il meccanismo di ciò che attirava la mia attenzione.
Tuttora osservo quando qualcuno fa qualcosa che non conosco, che non so fare.
Cerco di imparare il più possibile, osservandone i gesti.
I gesti.
Adoro i gesti.
Ci sono mestieri che hanno gesti bellissimi. Le mani eseguono antichi e sapienti movimenti, sembrano una danza, sembrano una musica, sequenze precise come filastrocche, come formule segrete. C’è ritmo e armonia.
Non sopporto di non sapere fare qualcosa o di non riuscire.
Trovo veramente difficile chiedere aiuto in qualcosa.
Devo farlo da solo. Nel mio modo.
Ma quando chiedo e qualcuno mi insegna, ricevo come sacro ogni segreto, ogni formula, con umiltà e rispetto.
In libri all’apparenza inutili mi sono imbattuto centinaia di volte nella mia carriera scolastica, ma anche da ciò che sembra più monotono c’è sempre stato da imparare.
Come studente mi sento a mio agio come un savoiardo nel tiramisù.
La faccenda mi rilassa e mi diverte. Ma non amo lavorare con gli altri. Svolgere un compito da solo, isolato ed in autonomia ha i suoi svantaggi, ma non solo quelli.
E’ rilassante lavorare senza persone tediose, presenzialiste, invidiose, ciarliere.
Trovo spesso la gente noiosa. Ripetitiva. Io amo imparare, capire, ma mi accorgo che nei rapporti umani, il più delle volte, questa è utopia.
Amo isolarmi nel silenzio.
… Mi sta bene così.

D7g4Hgy


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Non mi appartiene in alcun modo.



Edited by Dørian - 18/2/2017, 22:53
 
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view post Posted on 24/2/2017, 18:47     +6   +1   -1
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Mi sembra di passare, non lo so, una vita intera al freddo.
Spero che tutto d'un tratto qualcuno chiuda le finestre, o accenda un fuoco: so che il calore è lontano, so che ci vorranno mesi, anni forse, prima che la stanza si intiepidisca o il fuoco prenda.
Però so anche che, insomma, può succedere.
Che c'è altro.
Ritmi ed equilibri che si riassesteranno in maniera diversa, nuovi aspetti del mio mondo dopo i vari terremoti – il disfarsi di giardini di Babilonia tra le mie costole - l'armageddon nella mia testa.
Non mi preoccupo mai del domani, tanto prima o poi arriverà.
 
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view post Posted on 4/3/2017, 20:05     +6   +1   -1
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ROncuyi

«Il pleure dans mon coeur
Comme il pleut sur la ville;
Quelle est cette langueur
Qui pénètre mon coeur?»

P. Verlaine

La Letteratura esige il sangue.
Ormai è da settimane che sono chiuso in Biblioteca con Encolpio, Circe e tutti gli altri. Arrivo alle otto che non so neanche più chi sono, da dove vengo e che faccio. Rientro a casa e guardo come un alienato la mia stanza.
Mi cambio e vado in palestra sperando di sfinirmi fisicamente, quel tanto da provare a dormire.
Poi suona il telefono.
"Oh Pit, come va? Esci stasera? Molla i libri, dài."
Ho l’età esatta in cui non puoi più dire che le cose vanno discretamente bene, ma tu non stai bene.
Puoi solo dire che tutto va, uscire e metabolizzare il malessere.
E’ bello quando capisci che hai abbastanza genio per soffrirne, ma non a sufficienza perché qualcuno ce ne cavi fuori qualcosa, men che mai te stesso.
Quando la scorsa settimana il caro professor Z. mi ha definito la versione vivente di Andrea Sperelli facendo ridere i miei amici, mi sono sentito lusingato. Perversamente.
La verità è che quando crolla il castello di brossura con un rumore da apocalissi nucleare, dietro non c’è molto altro.
Anzi, c’è Dorian. E questo ha una sua incredibile ironia.

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Edited by Dørian - 13/4/2017, 17:40
 
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view post Posted on 17/3/2017, 15:49     +9   +1   -1
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Per motivi più o meno razionali, ho sempre avuto un’agghiacciante idolatria per la grammatica.
Probabilmente ho passato troppo tempo incollato ai libri da bambino, che ne so.
Mentre le mie amiche e i miei amici imparavano a limonare io ero chiuso in cameretta con Geronimo Stilton, povero me.

Il parlato, cielo. Il parlato è la mia fissazione.

E’ vero che esagerare in certi contesti è sinonimo di un’insopportabile affettazione, una pedanteria pletorica, una mancanza di sprezzatura: quell’atteggiamento bacchettone che in inglese suona più o meno trying too hard.

Ma i verbi. La sintassi.

Oggi, sul treno, non sono riuscito ad esimermi dal suggerire la forma corretta, e per poco non mi buttavano di sotto.

“Spero che mi vuole…”

“…voglia?”

Non ho avuto tatto in una situazione delicata - si confidava tutto scoraggiato con l’amichetto -, lo riconosco.
Ma non sono riuscito a frenare il mio lato Sheldon Cooper.

“Puoi farti i cazzi tuoi?”, mi ha sputato in faccia il cafoncello, che italianizzato sarebbe più o meno un invito a curarsi dei propri affari.

“…Potresti?”

Avrei voluto rispondere, incoraggiante. Ma quale tribale così aguzzo sul bicipitino mi ha spaventato.
 
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view post Posted on 26/3/2017, 15:33     +7   +1   -1
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Oggi in libreria – mi volevo comprare “Sette minuti dopo la mezzanotte”, sulla scia di quello che si diceva in off – ho iniziato a chiedermi: da quand'è che i libri sono diventati così materialmente sgradevoli?

Da quand'è che abbiamo perso il gusto per un’edizione esteticamente bella? Non è la solita tirata da studente di lettere un po’ gni gni – lungi da me voler fare del filisteismo borghese – ma, diamine, è un dato di fatto!

C'è tutta una nutrita fascia di lettori middlebrow che snobba l'ebook perché ah! l'odore della carta! quando il 90% dei libri delle grandi case editrici venduti nelle librerie sa soltanto di collaccia industriale e inchiostro dozzinale. Perché gli unici che hanno il privilegio di una brossatura, di una copertina cartonata - non parliamo della cucitura, scomparsa tipo con Gutenberg - sono le edizioni dei volumi spazzatura che vanno a ruba, i Fabio Volo, i Cinquanta Sfumature, e sottolineo, i Manfredi?

Perché per tanti libri non esistono più edizioni diverse dalle tascabili? Quand'è che il paperback è diventato la regola?
Per carità, non è che io navighi nell’oro, ma mi farebbe piacere avere tra le mani più spesso qualcosa di diverso dalla carta di giornale che il fioraio usa per incartarmi le rose.

 
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view post Posted on 6/4/2017, 18:26     +5   +1   -1
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«P. come sei diventato zen
Sto agli antipodi del minimalismo e dello zen.
Per natura sarei un essere confuso, sarcastico, teatrale, decadente, inquieto, impacciato, propenso fumare e bere alcool, amante delle cose belle e dello spreco e dei soldi: insomma, nulla a che vedere con lo stile di vita che ostento, sigarette – Nicotina amore mio – e alcool – un bicchierino di prammatica non si nega a nessuno – a parte.
Negli ultimi tempi della mia elfica giovinezza (di fatto a quindici anni ero ancora sul seggiolone) ero piuttosto stuzzicato da armi arie da cattivo delle fiabe pungente e consumista, mi piaceva essere quello che ero, nonostante il mio modus vivendi mi scombussolasse il cervello.
Perché non è solo un ragionamento del tipo "non prenderti una giacca nera se se ce l’hai già", no. Quando si va a togliere, ti trovi ad eliminare sì le cose, ma anche i sentimenti ostili, i vizi e tutto quello che ti rendeva - amavo essere - maledetto.
Sono in pace - sto cercando di darmi pace - soltanto perché mi sto risolvendo, come un’operazione matematica o un problema o robe del genere. Non lo ero per virtù infusa, ci ho lavorato.
 
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view post Posted on 13/4/2017, 17:03     +4   +1   -1
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YwwR7dd

Vi ricordate il manicheismo dei 15 anni? Tutto era bianco. O nero.
Covavo invidie segrete, odi golosi, gelosie terribili, archetipiche: no, non covavo ma ero odio, ero gelosia, ero invidia.
Non è normale che ci siamo assuefatti a questo stato di confusione e di ansia e di paralisi e di belligeranza che segue le persone grandi. Non è normale che io mi ci sia abituato, che non me ne renda neanche più conto.
Mi era stato detto: vivi la vita come se fosse una guerra.
E forse è vero.

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Non mi appartiene in alcun modo.
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view post Posted on 25/4/2017, 13:53     +5   +1   -1
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Ritrovando il mio album da disegno che usavo quando ero un coccolo - povero me, gna potevo fare - ho avuto un insight.
Mi è sempre piaciuto colorare un po' a casaccio, dentro e fuori i margini senza rispettare l'ordine, senza precisione.
In modo scontornato e smarginato.
Eppure sono capriccioso, perché voglio fare le cose per bene.
- E quindi?
- E quindi colorare fuori dai bordi è sempre stato il mio unico momento di dis-ordine.
Con la mia fissazione per il controllo cerco solo di imprigionare il tempo. Ma poi, a dire il vero, vivo come se vedessi un film in ritardo rispetto a tutti.
 
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view post Posted on 8/5/2017, 17:53     +8   +1   -1
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HHBGjGm

Ci sono giornate che sono strane fin dalle loro prime ore.
Ci son giornate in cui, solo dopo tre ore di studio, chiudi i libri perché qualcosa dice dai andiamo.
E allora, con ancora i titoli dei paragrafi negli occhi, io vado e mi fido.
Ci sono giornate in cui esci di casa per un dove che non sai.
Ci sono giornate che sono sorprese.
Ci sono giornate che un momento prima sei lì e quello dopo vedi Verona che si apre davanti a te.
C’è un sacco di cielo, a Verona.
E allora ti ricordi di quella volta che avevi detto quanto sarebbe stato bello andare là, e portarci qualcuno che conta.
Sono un po' gastro-fighetto e mi sono preso anche un cremino in gelateria.
Ci sono giornate che sembrano non finire mai. Ti trovi in una città che ami e che odi, ma che ora che inizi pian piano a salutarla per sempre riesce (quasi) a conquistarti.
Ci sono giornate che ti sorprendono già dalle loro prime ore.
Ci sono giornate che ti sorprendono fino alla fine delle loro ore.
Ci sono giornate in cui scriverei intere righe di che.
 
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view post Posted on 3/6/2017, 12:41     +6   +1   -1
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Fin da bambini ci crescono con l’idea che bere sia un disvalore, con moralismi bacchettoni e benpensanti.
Ecco, appunto. Io Adoro Adoro Adoro bere.
Dopo il terzo shot non provo più niente: fingo di sbottare o di far casino, ma non c'è nulla. Ira odio gelosia disprezzo sono soltanto fastidi epidermici, tipo una dermatite, qualcosa che a tratti mi prude ma che per lunghe spanne di tempo non mi sovviene, a cui posso tranquillamente non pensare.
Il corpo si rilassa, si distende, respira in una maniera nuova, prima impossibile. Trattiene il respiro senza fatica per un numero infinito di secondi, espira con una tranquillità eterna.
Insomma, se non possiamo scendere dal treno, almeno possiamo viaggiare in prima classe.
Un bicchiere e risuoni alle cose belle della vita.
Prosit.
 
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view post Posted on 26/6/2017, 17:02     +6   +1   -1
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Ed io, non troppo lontano dal quarto di secolo, mi sento un po’ così, velleitario e abulico, capace di impulsi roventi e inarrestabili; amabili e terribili; altissimi e bassissimi; ma mai di qualcosa che duri, mai di un’emozione abbastanza forte da saper penetrare nella sostanza dell’anima. Vivo di controsensi: sono impaziente nei confronti di me stesso, come verso un poppante fastidioso; provo un costante e crescente senso di fastidio.
Tutti mi interessano e nessuno mi prende.
Studio il carattere delle persone con cui parlo, le contrazioni del loro viso, l’intonazione millimetrica del loro modo di esprimersi; ma difficilmente ascolto, penso ad altro. Faccio di tutto – genuinamente – per essere d’aiuto, ma poi tra le mani mi resta un pugno d’aria.
Anche se non sento veramente, non mi è difficile ricordare il sembiante delle persone con cui ho avuto a che fare in un momento qualsiasi della vita.
Mi sento come se fossi due persone, ed entrambe lontane – fratelli siamesi non congiunti.
I bilanci delle vigilie di compleanno.
 
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kapitän
view post Posted on 26/6/2017, 23:06     +5   +1   -1





















Il cielo è azzurro a Erlangen, come sono azzurri i miei auguri che tanto viaggiano per arrivare a te. Ti auguro un anno di novità, di emozioni, di gioie segrete e trionfi luminosi.
Sei una persona rara e meriteresti più di un messaggio – il tappeto rosso, la fanfara, e i coriandoli – ma siamo distanti: era inevitabile che la vita ci separasse, ma le sarò sempre riconoscente per averci fatto incontrare.
Fa’ le valige, che il mondo è piccolo, e noi siamo grandi. L’importante è andare.
Il cielo è azzurro a Padova e a Pavia, in Germania e in Inghilterra. Basta alzare lo sguardo.


Non per te, ma per chi non avesse dimestichezza con la lingua tedesca, riporto un estratto del testo della canzone (la seconda, ché la prima dice solo: “E i cori cantano per te!”).

“Un brindisi a te, amico mio!
Ad ogni giorno del nostro tempo
a ciò che se ne va e a ciò che rimane.

Un brindisi a te, amico mio,
alzo questo calice per te
a quello che è stato e quello che verrà.

Anche se a volte le strade si dividono
e camminiamo in direzioni diverse
è bello che sia così.

Anche se non si può recuperare il tempo
e qualche volta ci si perde
è bello che sia così.

Un brindisi a te, amico mio!
Ad ogni giorno del nostro tempo
a ciò che se ne va e a ciò che rimane.”




§


 
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view post Posted on 14/7/2017, 21:36     +4   +1   -1
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Affondare nel letto e cercare un’altra via.
Possibilmente senza tristezze, nelle notti come questa in cui anche le stelle perdono l’equilibrio. I fili ci insegnano che tutto finisce ad un certo punto, che i nodi si sciolgono e i tratti si rompono, che scivoli via spinto dal caos della città.
Continuo a perdere il tempo nel tempo.
La forza della rabbia che va e viene.
E il mio elastico si sta rompendo. Guai, eh!
La discesa è sempre più ripida e io rotolo vortici, vortici di me sulla strada.
Bisogna anestetizzare sempre prima di avere qualcosa da curare, restare in superficie a galleggiare nell’acido.
Che sfigato che sono. dddio.
 
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view post Posted on 9/8/2017, 18:19     +7   +1   -1
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Mi è stato chiesto di insegnare ad un bocchia di dieci anni, roseo, paffuto e un poco duro di comprendonio, ad utilizzare la punteggiatura.
Punti, virgole, due punti, punti interrogativi, virgolette: per molti studenti non sono che tranelli, piccole botole in cui è facilissimo scivolare.
Se devo pensare ai segni di interpunzione penso agli svincoli e ai semafori del testo: fin da piccolo mi sono immaginato le parole come macchinine che, senza la loro segnaletica, formerebbero un unico, gigantesco ingorgo.

La mia lezioncina in soldoni.

Quattro capisaldi: il punto è il pedone della punteggiatura. La guarnigione esclamativa è potente, gli equites interrogativi sono veloci, la trincea dei due punti ben solida.
Tre corollari: il punto e virgola è sempre affaccendato; rallenta come una tartarughina, ma non si ferma mai. Le parentesi sono come la cipolla, h&m e i parenti: ci vogliono, ma con moderazione. Il trattino, che io amo alla super-super-follia, nonostante sia tipo l'orto-fighetto di ogni testo, è anche il cenerentolo della favola, ma al momento giusto – d’improvviso, quando uno non se l’aspetta – aiuta a cavarsi d’impiccio.

Un esempio abbastanza malizioso per tenerlo concentrato, perché sì, sono pur sempre io, eh:

Il vanitosetto Dorian, dongiovannetto noto per sue certe passioni, guardò la studentessa con voluttà.

Il vanitosetto Dorian (dongiovannetto noto per sue certe passioni) guardò la studentessa con voluttà.

Il vanitosetto Dorian - dongiovannetto noto per sue certe passioni - guardò la studentessa con voluttà.

Caso uno: Dorian è un maialino. Caso due: Dorian è un maialino? C’è chi lo dice. Caso tre: Dorian è un maialino; ma questa storia la lascio per quando ci vediamo la settimana prossima, senza la nonna ad ascoltarci.

Cinque minuti dopo ha intitolato il suo temino “lettera – ad un amico.”

Morale della favola: non omnia possumus omnes.
E ho detto tutto.


Edited by Dørian - 11/8/2017, 14:06
 
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view post Posted on 31/8/2017, 20:41     +4   +1   -1
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Vorrei tantissimo alzare lo sguardo, anche di poco - mi accontento, sul serio - e sorridere per davvero.
Un sorriso nuovo, che possa fermare il tempo. Una perla bianca che cada lungo l’esile vita di una clessidra.
Ma qualcosa va sempre, irrimediabilmente, per il verso storto.

Hihi.
 
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26 replies since 18/2/2017, 22:18   1272 views
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