quindici secondi, role per concorso di Marzo

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view post Posted on 15/3/2017, 20:14
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LA MANGIAMORTE

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ROWENA


mangiamorte

Correva, correva senza sosta, il mantello svolazzava lungo la via, mentre una cappa di plasma azzurro, di incantesimi che si ammassano tra loro, copriva il suo cielo in modo repentino. Sapeva che non c’è l’avrebbe fatta, che non sarebbe mai riuscito a superare quella barriera, cosí si arrestò, si concentrò intensamente ad un luogo sicuro e vorticò su se stesso. Lo fece uno, due, tre, quattro volte, fino a che la testa incominciò a girare e dovette appoggiarsi al muro più vicino per non cadere a terra. Attaccato a quel muro sollevò il viso verso l’alto e oramai capí che era finita, che il Trasferitio Revocando e sicuramente altri incantesimi lo avevano fatto prigioniero di quella piccola zona di nocturn alley. Picchiò un pugno al muro, gocce di freddo sudore imperlavano la fronte mentre le voci degli auror, si facevano più forti e pesanti, con i loro passi che si rincorrevano nella via, il rumore della fine sempre più vicino. Era la fine. L’indomani si sarebbe svegliato al quartiere generale auror e la sua giovane carriera da mangiamorte, sarebbe finita ancora prima di decollare come si deve. In quel momento, il cuore batteva nel petto come un dannato, era un rumore assordante, che sollevava e abbassava lo sterno in modo irregolare, si sentiva strozzare, soffocare dalla maschera che prese e gettò a terra, che scivolò lontano dai suoi piedi. La sua vita come la conosceva era finita, non avrebbe più rivisto i fiori spuntare tra l’erba, non avrebbe più sentito l’odore delle torte di Floarian, assaporato il gusto fresco di una burrobirra o sprecato il suo tempo tra le mille cose di Zonko, non avrebbe più passato i pranzi della domenica a casa di sua madre, mangiando un polpettone forse fin troppo asciutto, ma che per lui era la cosa più buona del mondo, non avrebbe più passeggiato con lei vicino al lago, accarezzato il pelo fulvo del suo cane, amato una ragazza sotto un cielo estivo e stendere sul suo corpo coperte di baci. Aveva gettato all’aria la sua giovinezza per il solo gusto del potere e ora, se ne stava pentendo amaramente.

-Tutto per questo misero oggettino….-

la voce era flebile, un sussurro appena velato che spazzava l’aria torbida della via. Aprí la mano destra e in essa ritrovò un piccolo totem, raffigurante un sole rovesciato, un manufatto trafugato dal British Museum, un banale monile per i babbani, ma un artefatto potente per il Signore Oscuro. Se fosse riuscito a portare al termina la missione lui l’avrebbe perdonato per le stoltezze passate, solo che non tutto era andato come previsto, cosi nel luogo dove era fissato l’appuntamento con la sua mentore, si era trovato degli auror al posto della donna dai capelli corvini. Richiuse la mano sull’oggetto, lo strinse forte, tanto era la voglia di distruggerlo, per poi, rassegnato al fatto che nulla sarebbe accaduto, infilarlo nella tasca dei pantaloni.

-Sono uno stupido…-

Gli occhi grigi si fecero lucidi, la voce era rotta da singhiozzi sommessi, non avrebbe pianto solo perché era troppo orgoglioso per farlo, ma la mente era confusa, non riusciva a pensare a cosa fare, a come agire contro quelle voci, quell’agglomerato di parole si facevano sempre più vicino e che cessarono all'improvviso. Nel giro di un battito di ciglia, non vi furono più rumori attorno, tutto si mise a tacere e lui, in quel frangente, trattenne il respiro, standosene in ascolto, in cerca di un rumore che potesse essere lo scricchiolio degli stivali sul selciato o fruscii di mantelli, ma nulla venne udito. Poi tutto iniziò.

-Stupeficium!-

L’incantesimo intacco i mattoni del muro, li sentí vibrare, fu forse per questo che con un balzo, cercò riparo in un muretto li vicino. Il respiro era affannoso, le mani tremavano visibilmente e faceva fatica a tenere la bacchetta tra le dita, eppure lo sapeva che doveva combattere se sperava di poter vivere, ma non c’è la faceva, la rassegnazione si era infilata nel suo animo e da li non sarebbe andata via. Altri incantesimi si infransero in quel muretto, lui si rannicchiò, le mani tenute stretta una l’altra sopra la testa in un vano tentativo di protezione. Sembrava un bambino timoroso e le parole di un burbero padre non erano altro che l’arcobaleno di malevoli incantesimi che cercavano di stanarlo.

-Basta! BASTA! BASTAAA!!!-

la sua voce fu più alta di ogni singolo rumore li attorno e gli incantesimi cessarono.
Poi un uomo parlò, la sua voce era grossa e conturbante, era alto e ben piazzato, spalle larghe e il lucido distintivo del ministero appuntato sul petto. Gli occhi di ghiaccio erano fissati sul punto dove il giovane si era nascosto.

-Gettaci la bacchetta ora! Poi vieni fuori lentamente, con le mani in alto…-

Un respiro profondo, un ultimo sguardo alla sua diletta, quella che lui considerava un appendice del proprio corpo come qualsiasi altro mago, per poi gettarla alle spalle, oltre al muretto, vicino agli auror. Uno di loro, un uomo tozzo e con baffetti che apparivano posticci si fece avanti per raccoglierla dal terreno, nel mentre, l’uomo alto si fece avanti verso il muretto e allungata una mano verso di esso, afferrò per il bavero della mantella il giovane e lo portò allo scoperto, spingendolo verso i colleghi. Il giovane incespico, cadde a terra, i palmi e le ginocchia dolevano, ma il cuore e l’animo, sembrava trafitto da mille e più aghi. In quel frangente un incarcerarmus lo avvolse, pesanti catene imprigionarono i polsi e le caviglie e lui si mise in ginocchio, osservando il mago con i baffetti, che sghignazzava, sfilare al suo fianco.

-Abbiamo fatto in fretta era solo un ragazzino…-

si affiancò al mago dall’aspetto possente ed entrambi levarono alte la bacchette per liberare l’area dagli incantesimi protettivi.

-Che ti aspettavi, colui che non deve essere nominato si fa ogni giorno più debole e deboli sono anche quelli che si schierano nelle loro file, senno come pensi che avremmo scoperto della rapina?-

entrambi sghignazzarono. Risero e derisero la sorte che era toccata al giovane che in quel frangente, notò un altro auror: aveva l’aspetto malaticcio, il viso scavato e le vesti sembravano fin troppo larghe per lui e avanzava verso di lui, con passi lenti e cadenzati. Gli ricordava un felino che si avvicinava alla preda e quando vide che gli occhi nocciola dell’uomo non erano destinati a lui ma agli altri auror, che al momento davano loro le spalle, trasalí.
Non venne detta parola, solo la bacchetta venne levata in loro direzione, verso i loro piedi. L’esplosione fu potente, li prese in pieno e vennero scagliati contro il muro che cedette sui loro corpi privi di sensi. Lo sguardo dell’uomo cadde poi sui giovane che sollevati i polsi e il viso in sua direzione disse

-Iiberami! Ti prego liberami!-
-Il manufatto.-


l’auror allungo la mano libera in sua direzione e il giovane, iniziò a cercare nervosamente nelle tasche per poi estrarlo e porlo verso di lui

-Ecco! Ecco! Ora librami!-

la voce era ansiosa, vedeva la libertà e non gli importava se poi avesse dovuto cambiare identità, fuggire lontano per non incorrere nell’ira dell’oscuro, lui voleva essere libero, poter vivere la sua vita. Il manufatto era ora nelle mani dell’uomo magro, che infilò nella tasca del gilet che indossava, poi lui si chinò in sua direzione, la mano che poco prima aveva nascosto l’oggetto alla vista, ora accarezzava il giovane viso.

-Sei sempre stato cosi bello Murdock, ho sempre avuto un debole per te, per il tuo giovane corpo. Sei stato una mia debolezza, ma hai preferito quella sciacquetta a me…mi hai deluso sai? Pensavo avessi un po’ di cervello e non solo un bel faccino, dopotutto quello che chiedevo io era solo una notte…-

La mano sali verso i suoi capelli castano chiaro, passò le dita ossute nel suo crine, per stringerlo poi in esse, torcendoli fino a fargli male. La donna che si celava dietro le fattezze di quell’uomo era la sua mentore, lo aveva accolto, lo aveva messo sulla strada per l’oscurità e lui, l’aveva rifiutata. Eppure dietro a quello che ora stava accadendo non vi era un banale omicidio passionale, lui veramente l’aveva delusa, aveva fallito troppe volte e troppe volte l’oscuro signore aveva levato la sua mano contro di lei, eppure, con quella voce gretta e da uomo che ora possedeva, non avrebbe mai detto il reale motivo del suo gesto. Era più divertente sapere che stava rischiando la sua vita perché non l’aveva scelta come amante.

-Ro…Rowena?!?-
-Sono spiacente che l’ultima cosa che vedrai sarà questo viso e non il mio…-
-Cosa…-


La bacchetta venne levata verso la sua gola, il capo reclinato all’indietro e un sectusempra terminò la sua vita. Cadde a terra, gorgogliava parole, chiedeva aiuto, chiedeva il perché di quella fine, ma l’unica cosa che era capace di fare era sputare sangue. Sollevo lo sguardo verso il cielo, verso la calotta di incantesimi che si stava diradando, mostrando il cielo limpido e stelle brillanti. Avverti un fruscio di ali e in quegli ultimi quindici secondi di vita, l’unica cosa che vide furono le ali nere di un corvo sorvolare sopra il suo corpo.



Oliver harrypotter.it


Edited by Rowena Abyss - 15/3/2017, 21:05
 
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