| 16 Marzo Avrebbe voluto essere lì verso mezzanotte in punto. Magari aspettarla sulla Torre di Astronomia, quando il cielo stellato d'inverno si sarebbe aperto sotto i loro occhi sorpresi ed estasiati. Sarebbe stato un giorno come un altro, in fin dei conti, una notte come tante altre notti, ma per lui sarebbe stata diversa. Le avrebbe dato il pacchetto e sarebbero rimasti lì, in silenzio, ad ascoltare i suoni del vento e degli animali notturni, lo stormire flebile delle foglie degli alberi nella Foresta Proibita la cui folta chioma nera avrebbero osservato oltre i merli della torre. Ma non sarebbe andata così, in primis perché quella notte avrebbe diluviato, così come diluviava da giorni, ormai. I tuoni e i lampi squassavano le finestre fragili del Castello, illuminando di una luce abbacinante e fredda i corridoi e le stanze buie. Niente tranquillizzante cielo stellato; come se non bastasse, persino allo scoccar della mezzanotte lui sarebbe stato ancora lontano, occupato nell'ennesima ronda che gli sarebbe toccata. Aveva pensato di fare cambio con Daddy, ma l'idea di spiegare il motivo di quello scambio di turni lo aveva imbarazzato al punto da spingerlo ad evitare in toto la richiesta. Così aveva deciso che, come ogni anno, si sarebbe affidato ad un biglietto e ad un pacchetto che, come sempre, le avrebbe fatto trovare sulla scrivania dell'Ufficio dei Caposcuola. Aveva consultato l'orario dei turni e sapeva che Emily sarebbe rientrata nell'ufficio verso mezzanotte. Era facile: come aveva fatto tante altre volte, aveva scritto il breve biglietto mentre fuori infuriava il temporale ed ora, poco prima che scoccasse l'inizio della sua ronda, alle undici in punto, era lì, davanti la scrivania Serpeverde, tenendo fra le mani la busta ed il piccolo pacchetto da lasciarle in bella vista, sopra le carte ordinatamente impilate. Aveva sorriso al pensiero di vederla arrivare e trovarsi regalo e biglietto lì, quasi fosse ormai una tradizione, una piccola routine cui spesso entrambi si appellavano per non soccombere agli impegni. Così aveva poggiato l'incarto e la busta e aveva dato loro le spalle, lasciando ad un misero pezzo di carta l'arduo compito di comunicare ad Emily i suoi auguri. L'indomani, s'era detto, sarebbe andato da lei e l'avrebbe abbracciata, ripetendo a voce ciò che nella lettera c'era scritto, chiedendole di pranzare insieme alla prima occasione. S'era richiuso la porta alle spalle con quel pensiero rassicurante, mentre l'ennesimo lampo illuminava la sua figura e abbagliava i suoi occhi chiari durante il suo cammino, diretto verso le Torri per il consueto giro.
Eppure, mentre calpestava quei corridoi vuoti e tristi, mentre il dolce fragore della pioggia riempiva le sue orecchie, Horus si disse che quel pensiero non era più così rassicurante come aveva creduto, che non gli piaceva più, quell'immagine. Si disse che era ormai finito il tempo dei messaggi e d'improvviso, dando una veloce occhiata al proprio orologio, s'accorse che aveva solo dieci minuti per fare una corsa, scendere dalle scale della Torre di Divinazione senza giocarsi una caviglia o un polmone, raggiungere il Quarto Piano e fare la sua plateale entrata nell'Ufficio dei Caposcuola, per dire: "So per te è un giorno come un altro e che ormai ne hai i cassetti pieni dei miei biglietti, quindi tadan? Eccomi qui ad importunarti già alla prima ora del tuo compleanno".
Quindi, in barba alla ronda, fece dietrofront e a passi veloci percorse il proprio tragitto all'inverso; il suo cammino, scandito dal temporale, aveva un ché di surreale, come se Horus corresse su una banchina umida e scivolosa e stesse cercando di raggiungere un treno in partenza. E fu questo pensiero a fermarlo improvvisamente sul pianerottolo del quarto piano. Guardando in direzione dell'ufficio, si chiese se Emily fosse già rientrata e la consapevolezza che sarebbe stata lì, che sarebbero stati lì, che nessuno sarebbe fuggito via se lui non fosse arrivato a mezzanotte in punto —come in quella fiaba Babbana— gli scivolò addosso come l'acqua, rassicurante e tiepida come la pioggia che ti accoglie e ti risana, una volta superato il timore iniziale. Scese dunque le scale, lasciando dietro di sé il Quarto Piano ed Emily nell'ufficio, diretto altrove.
Una quindicina di minuti dopo avrebbe bussato a quella stessa porta, sentendo la voce di Lei rispondere e sarebbe entrato. « Ti ho portato del tè caldo. » Le avrebbe detto, scoccando una veloce occhiata al pacchetto scartato e alla busta aperta, sorridendole; avrebbe cercato, nel suo viso, una risposta alla silente (e un po' infantile) domanda: "Ti piace il regalo?". Si sarebbe avvicinato, le avrebbe poggiato la tazza calda sulla scrivania e le avrebbe dato un bacio. « Ho finito la mia ronda, ti aspetto così torniamo ai sotterranei insieme, va bene? » Avrebbe quindi raggiunto la finestra, dove sarebbe rimasto ad osservare la pioggia, sentendo, magari, la piuma di Emily che grattava sulla carta, per poi voltarsi, di tanto in tanto, per guardare il viso concentrato di lei, udirla commentare qualcosa e risponderle, per poi avviarsi, a fine lavoro, insieme verso i propri dormitori, con il temporale che avrebbe cullato i loro passi e i loro pensieri.
Nel biglietto: Nel pacchetto: Bracciale Aspide notturna:Questo bracciale, ricoperto da squame di aspide notturna, dona al mago la capacità di percepire se nell'ambito di gioco sia presente un oggetto sotto incantesimo, e incrementa la resistenza contro la magia nera. +3 mana, +3 corpo Edited by Horus Sekhmeth - 17/3/2017, 08:52
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