Knowledge and Responsibility, Apprendimenti - Atena McLinder

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view post Posted on 4/4/2017, 11:37
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SPECIALIS REVELIO – Incantesimo di Sesta Classe
Tipologia: Incantesimo Generico Avanzato
Effetto: Esso è applicabile solo ed esclusivamente sugli oggetti inanimati, e consente di rivelare la loro natura o qualche loro segreto. Con lo Specialis Revelio si è in grado di individuare la presenza di eventuali incantesimi castati su un certo oggetto: col tempo e l’esperienza è possibile anche riconoscere il tipo di incantesimo presente su di esso. Sarà anche possibile riconoscere la vera natura dell’oggetto stesso, nel caso in cui in seguito a trasfigurazione è stato trasformato in qualcosa di diverso.
Viene anche usato per saggiare l’autenticità di un oggetto di antiquariato, scoprire segreti celati negli oggetti stessi, come la presenza di un passaggio segreto, e riconoscere gli ingredienti di una pozione.
Esecuzione: Nonostante il livello elevato dell'incanto, il movimento e la pronuncia non necessitano di particolari accortezze: il movimento consiste in un cerchietto in senso orario davanti all'oggetto da incantare, seguito da un colpetto leggero sullo stesso.
Le due parole della formula, “Speciàlis” “Revèlio” -badate bene agli accenti sulla "a" di Speciàlis e sulla seconda "e" di Revèlio- andranno a coincidere ognuna con un movimento.Non sottovalutare la concentrazione, è un aspetto molto importante per la riuscita dell’incantesimo.

«And let thy feet,
millenniums hence,
be set In midst of Knowledge»

Mettersi in gioco era una prerogativa di Atena. La curiosità la spingeva sempre ad andare oltre. Ma negli ultimi tempi qualcosa stava iniziando a cambiare in lei. Era entrata a far parte del Dipartimento Auror e questo nuovo incarico stava iniziando a farle percepire in modo più profondo, del tutto nuovo, le sue responsabilità. Se prima il desiderio di conoscere era alimentato principalmente dal semplice piacere che ne derivava dall’attività, ora iniziava a comprendere che dalle sue capacità poteva dipendere la vita di tante altre persone. Sentiva la necessità di apprendere nuove abilità. Aveva passato giorni a leggere e sfogliare vecchi libri di Incantesimi, con l’intento di trovare qualche nuova formula che le potesse essere utile nel suo lavoro. O, chissà, forse in un lavoro futuro, i suoi sogni erano sempre lì, davanti a lei. Fu così che si era imbattuta in un Incantesimo che poteva fare a caso suo. Specialis Revelio. Lo aveva sentito nominare molte volte, ma trattandosi di una magia avanzata, non aveva mai avuto occasione di apprenderlo. Era arrivato il momento di fare quel passo.

Quella mattina si era alzata presto, sperava di raggiungere la Biblioteca quando ancora non era affollata di persone. Per apprendere aveva bisogno di tranquillità. L’aria della mattina era frizzante e piacevole e nei verdi parchi di Londra aleggiava un fresco odore di erba bagnata. Probabilmente quella notte aveva piovuto, anche se ora il cielo era limpido. Arrivò presto davanti al British Museum. L’intera struttura sembrava un’immensa cattedrale eretta in onore della conoscenza. Più volte, in passato, vi si era recata per ammirare lo opere in essa custodite: dipinti, sculture e antichi manufatti Babbani. Ma quel giorno, era lì per un altro motivo. Varcò l’ingresso del Museo e percorse il salone, procedendo senza fretta. Il personale era già attivo nelle sue postazioni dietro ai banconi, ma solo qualche turista solitario percorreva le sale del museo. Superato il punto informazioni, si diresse verso la Sala della Lettura. La Sala accoglieva migliaia di volumi, la cui sola visione faceva rimanere senza fiato. Ma la sua destinazione non era nemmeno quella. Salì fino al terzo livello della libreria, cercando tra i libri un volume preciso. Le parole dorate che risaltavano sulla copertina color porpora rese facile la sua individuazione. “DI QUI”, suggeriva la scritta. Un passaggio segreto si aprì rivelando una scala a chiocciola. Atena salì la scala e si trovò finalmente nel Salone della Biblioteca Magica. Un Goblin l’accolse con le sue severe raccomandazioni di rito. Conosceva già le regole, ma ascoltò fino in fondo quanto aveva da dire, congedandosi da lui con un cenno della testa. Si diresse quindi nella saletta destinata allo studio. Era quella, finalmente, la sua destinazione. Prese posto in uno dei tavoli posti in un angolo, la sala era ancora semideserta, ma voleva ritagliarsi il suo angolo di tranquillità. Quell’apprendimento non era facile e probabilmente l’avrebbe tenuta occupata per alcune ore. Si sedette e depose sul tavolo un foglio di pergamena sul quale aveva appuntato l’incantesimo che voleva imparare.

«Bene, a noi due!» la schiena ritta sulla sedia, i gomiti appoggiati al tavolo. Iniziò a leggere. “Specialis Revelio. Esecuzione. Il movimento consiste in un cerchietto in senso orario davanti all'oggetto da incantare, seguito da un colpetto leggero sullo stesso. Le due parole della formula, “Speciàlis” “Revèlio” - badate bene agli accenti sulla "a" di Speciàlis e sulla seconda "e" di Revèlio - andranno a coincidere ognuna con un movimento. Non sottovalutare la concentrazione, è un aspetto molto importante per la riuscita dell’incantesimo”. Prese la bacchetta, pronta per il primo tentativo.
«Un cerchio e un colpo. Fino a qui non sembra difficile». Le ultime parole famose.

I TENTATIVO
Si posizionò davanti al tavolo. Strinse saldamente l’impugnatura della bacchetta, fece un respiro. Davanti a lei aveva solo la pergamena con gli appunti, decise che quella sarebbe diventata l’obiettivo del suo incantesimo. Del resto, non aveva molte altre alternative. Non si aspettava di riuscire al primo colpo. Per iniziare doveva cercare di memorizzare il movimento e farlo diventare naturale, sarebbe stato impossibile altrimenti ottenere la giusta concentrazione per eseguire l’Incanto. Puntò la bacchetta nella direzione del foglio, concentrando la sua attenzione sulla mano e sulla formula da pronunciare. «Specialis» fece un cerchio in senso orario «Revelio» batté la bacchetta sul foglo. Non successe nulla, naturalmente. Sentiva che il movimento non era stato armonico, troppo affrettato e impreciso nella parte finale, probabilmente. E non aveva marcato gli accenti che erano richiesti. Nessuna paura, avrebbe ritentato.

II TENTATIVO
Fece alcuni cerchi a vuoto per sciogliere la muscolatura e trovare la giusta velocità di esecuzione e la giusta ampiezza del cerchio. Avvicinò a sé la pergamena per rileggere le indicazioni sull’esecuzione. “Badate bene agli accenti sulla A di Speciàlis e sulla seconda E di Revèlio”. Doveva porre attenzione sin da subito alla pronuncia, per evitare di memorizzare la formula con gli accenti sbagliati. Non c’è nulla di più difficile che correggere una pronuncia errata una volta che la si è memorizzata in un certo modo. Cercò di restare focalizzata sul movimento da compiere e sul foglio che aveva davanti. Quando si senti abbastanza sicura puntò di nuovo la bacchetta verso il foglio. «Speciààlis» un piccolo cerchio, stavolta sembrava meno sgraziato rispetto al primo tentativo. «Revèlio» un colpo con la punta della bacchetta. Storse il naso. Andava già meglio, ma era ancora molto lontana da un’esecuzione perfetta. Il movimento le era venuto più naturale, ma non lo sentiva ancora suo. E la pronuncia lasciava parecchio a desiderare.

III TENTATIVO
Ritentò subito dopo. «La A e la seconda E, coraggio. E non dimenticare la concentrazione» disse a se stessa, impugnando la bacchetta. Si focalizzò sul foglio che aveva davanti, cercando di sgombrare la mente da ogni pensiero. Visualizzò i movimenti da fare e le parole da pronunciare. «SpeciÁlis» un cerchio «RevÈlio!» un colpo secco sui fogli. Uno scoppio uscì dalla bacchetta, facendola sobbalzare, evidentemente aveva messo troppa foga nel marcare gli accenti e nel colpire il foglio. Non era l’atteggiamento giusto. *Però il cerchio è venuto perfetto* cercò di consolarsi. Ma non andava bene, doveva fare un salto di qualità se voleva iniziare a fare sul serio. Inoltre doveva lavorare di più, molto di più, sulla concentrazione. Si sentiva ancora troppo “lontana” dall’oggetto che aveva davanti.

IV TENTATIVO
Cercò di rilassarsi sulla sedia, poggiando la schiena allo schienale. Chiuse gli occhi, cercando di isolare ogni rumore che proveniva dall’ambiente circostante. Si accorse di quanto i pensieri le stessero affollando la mente: ne ricacciava uno e subito altri prendevano rapidi il suo posto, come in una folle corsa ad ostacoli in cui solo chi arriva primo rimane in vita. Li lasciò vagare per qualche momento, poi – uno ad uno – li soppesò e li mise da parte, finché non rimase che l’immagine del foglio di pergamena nella sua mente. Inspirò ed espirò. *Speciàlis Revèlio* ripeté tra sé per testare la pronuncia. Disegnò più volte il cerchio nell’aria, finché non sentì il movimento scorrerle naturale – dal pensiero, alla mano, fino alla bacchetta - come un prolungamento del suo essere.
Riaprì gli occhi. Puntò la bacchetta davanti a sé mantenendo il pensiero concentrato sulla pergamena, con tranquillità, senza permettere alla sua mente di divagare.
«Speciàlis» un cerchio. «Revèlio» un colpo con la punta. Era molto soddisfatta del movimento e della pronuncia. Ma molto meno della sua concentrazione. La mente era più sgombra, ma non si sentiva ancora in sintonia con l’oggetto che aveva davanti.

V TENTATIVO

I primi segni di stanchezza iniziarono a farsi sentire. Li sentiva come un groviglio scuro all’altezza dell’imboccatura dello stomaco. Concentrazione. Finora gran parte della sua concentrazione era stata assorbita dall’esecuzione del movimento e dalla corretta pronuncia. Dopo l’ultimo tentativo pensava ormai di essere riuscita a padroneggiare sia il movimento che l’accento. Tuttavia, non era riuscita a raggiungere la giusta connessione con l’oggetto che l’Incantesimo richiedeva. Si rese conto che il pensiero di eseguire al meglio l’Incantesimo era esso stesso un ostacolo ad una mente libera da preoccupazioni, sicura e concentrata sull’obiettivo. Fece alcuni passi intorno al tavolo, per permettere a quel groviglio di sciogliersi e iniziò a ripetere dentro di sé una sequenza di numeri, come era solita fare quando doveva liberare la mente da ogni pensiero e focalizzarsi su un obiettivo. Tornò al suo posto, si pose davanti al foglio, prese la bacchetta. Doveva desiderare di rivelare i segreti di quella pergamena. Immaginò di essere lei stessa a tuffarsi nelle maglie di cui essa era fatta, di riuscire a scrutare al suo interno con uno sguardo limpido. Immaginò l’oggetto che aveva davanti come un essere senziente, che doveva convincere - con delicatezza e fermezza - a schiudersi. «Speciàlis Revèlio». Un cerchio, un colpo. Ma non successe nient’altro.

VI TENTATIVO
Sentiva di avere la mente più libera da ogni pensiero e preoccupazione. Sentiva anche che stava iniziando ad entrare in sintonia con l’oggetto che aveva davanti. Ma mancava ancora qualcosa. Doveva insistere ulteriormente. Dopo l’ultimo tentativo, mantenne fissa la concentrazione sulla pergamena e sull’Incantesimo, cercando di non interrompere quella sottile connessione che pensava di essere riuscita a raggiungere. Sapeva che per la corretta riuscita di un Incantesimo era essenziale imprimere in esso la propria volontà, il desiderio di raggiungere lo scopo. La bacchetta doveva essere un prolungamento dei suoi pensieri e l’incanto doveva espandere la sua volontà. Immaginò l’incantesimo come un’onda che si infrange su una spiaggia e che al suo passaggio cancella i segni impressi sulla sabbia, lasciando la superficie liscia e pulita. *Rivelami i tuoi segreti*. «Speciàlis Revèlio» ancora un cerchio e un colpo. Ancora nulla.

VII TENTATIVO
Non si scoraggiò. Non si deconcentrò. Fece crescere in lei quel desiderio di scoprire cosa ci fosse oltre l’apparenza. Si appellò alla sua curiosità, alla sua voglia di svelare ogni mistero, sensazioni che le erano familiari. Sentì un guizzo dentro di lei, come se una fontanella d’acqua avesse iniziato a sgorgare dal terreno del suo petto. Era quella la sensazione – piacevole e rassicurante - che provava sempre quando si immergeva nello studio o nella risoluzione di uno dei suoi problemi. La pergamena non era più un anonimo oggetto da ispezionare, ma la sentì come un’amica, una compagna. Un’alleata da prendere per mano e poter guardare negli occhi, per scorgere ogni verità oltre l’apparenza. Mantenne il pensiero focalizzato sull’Incantesimo e sul foglio che aveva davanti. La mente era sgombra da ogni distrazione, concentrata, ma anche calma. La sua volontà era rivolta alla pergamena. *Rivelami i tuoi segreti. Voglio che tu mi mostri ciò che nascondi*. Il suo pensiero, il suo desiderio, la sua volontà, dovevano scorrere attraverso il braccio fino alla bacchetta, suo prolungamento. Con determinazione, ma anche tranquillità, ripeté un’altra volta la formula «Speciàlis Revèlio» eseguendo i movimenti – un piccolo cerchio in senso orario davanti alla pergamena e un leggero colpo con la punta della bacchetta su di essa -. Mentre lo faceva immaginò l’incantesimo come un fascio di luce che avrebbe rischiarato le tenebre, immaginò questa luce come un liquido che veniva assorbito dalla pergamena stessa, sciogliendo e lavando via ogni traccia di finzione, per lasciare solo l’oggetto in se stesso. Sarebbe stata la volta buona?


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view post Posted on 6/4/2017, 08:20
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Il Fato

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Concentrazione, Intenzione e Perfetta esecuzione. Quelle erano solo alcune delle forze chiamate in causa quando un mago o una strega eseguivano un incantesimo ed a maggior ragione quando dovevano apprenderne uno nuovo. Atena McLinder, votata al desiderio di svelare i misteri che si celavano nei due mondi in cui aveva vissuto, aveva scelto proprio quel giorno per apprendere uno degli incantesimi rivelatori per eccellenza! Non si trattava di nulla di semplice, ma l'esperienza ed il desiderio l'avrebbero aiutata a raggiungere il suo obiettivo. I primi tentativi, come sospettato, non andarono propriamente nel migliore dei modi. Andavano aggiustati pronuncia e gesto, ma anche una volta resi quasi perfetti, nulla accadde. Fu quindi il momento di richiamare in campo la concentrazione, svuotando la mente tanto da permettere all'incantesimo di prenderne possesso ed invadere ogni spazio possibile. Ma anche in quel caso, nulla accadde. Il foglio designato come bersaglio non ebbe nemmeno un tremito. Per quanto Atena provasse con ogni fibra ad interagirvi, quello non sembrava ascoltare le sue preghiere. I requisiti per eseguire quell'incantesimo però, erano stati rispettati, dunque qual era il problema? Perché il foglio non voleva rivelarsi? Non aveva proprio nulla da dirle?
Forse il problema era proprio quello, il foglio non aveva niente da dire. Altro non era che uno sterile pezzo di pergamena in cui da poco era stata trascritta una formula, nulla più. Non apparteneva ad uno schema più ampio. Intorno alla giovane donna, anche in quell'angolino più intimo di Biblioteca, c'erano tomi dall'aria ben più misteriosa di quel foglio inerte. Ecco cosa non aveva considerato, non aveva considerato di poter sbagliare obiettivo, era su quel punto che avrebbe dovuto concentrarsi ora. Non tutto era perduto, il gesto e la pronuncia erano stati ben interiorizzati, e la mente era ancora libera abbastanza da accogliere le sue richieste, serviva però un oggetto con un maggior potenziale nascosto.

razdelitel5


Sono richiesti due ulteriori tentativi ben eseguiti.

Sei sulla buona strada! ^^ Ma il foglio di carta che stai utilizzando non ha in sé nulla di magico o nascosto, si tratta solo di un foglio con gli appunti di Atena.
Ti chiedo quindi di trovare un nuovo oggetto per questi due tentativi richiesti.
Puoi prendere spunto dall'ambiente stesso in cui ti trovi, magari da un tomo con pagine stranamente bianche o quant'altro, purché sia coerente con il contesto in cui ti trovi.



 
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view post Posted on 6/4/2017, 21:37
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Anche in quel caso, nulla accadde. Eppure il movimento e la pronuncia non le creavano problemi, ed era riuscita ad ottenere una discreta concentrazione. *Perché non mi riveli nulla?* domandò tra sé rivolgendosi alla pergamena. Un’illuminazione la colpì all’improvviso. Forse aveva ingenuamente tralasciato un elemento molto importante: quel foglio, semplicemente, non aveva nulla da dirle! Si batté una mano sulla fronte *Per tutti i gargoyle, come ho potuto non pensarci?*. Doveva cercare un altro obiettivo. Si guardò intorno, la Biblioteca pullulava di libri e antichi tomi. Forse tra tutti quei volumi poteva esserci qualcosa di adatto al suo esperimento. Si mise a gironzolare tra gli scaffali, sfogliando i libri dall’aspetto più strano, nella speranza di trovare quello che poteva fare al caso suo. Volumi grandi, volumi piccoli, trattati di Storia della Magia, enciclopedie sulle Creature Magiche e volumi sulle Pozioni più strane e bizzarre. Ma nulla che potesse essere utile per il suo scopo. Una punta di scoraggiamento le pizzicò lo stomaco, ma non voleva arrendersi. Continuò la ricerca. Fu allora che, su uno degli scaffali più in alto, notò un volume che attirò la sua attenzione, il suo colore spiccava in mezzo ai grandi tomi dalle sfumature marroni. Arabeschi e ghirigori dorati solcavano la copertina blu scuro. Sembrava molto ricercato e prezioso. Lo prese, non era particolarmente grande né pesante, di media misura. Sulla copertina, un riquadro rettangolare blu nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il titolo, ma senza alcuna scritta. Due lacci scuri chiudevano le pagine. Atena li sciolse e lo aprì, per scoprirne il contenuto. Le pagine erano sottili e ingiallite. Con sua sorpresa, vide che erano completamente bianche. Ad uno sguardo più attento, però, notò che presentavano dei solchi, come se la mano pesante di uno sconosciuto Autore avesse scritto su ciascuna di esse con un inchiostro invisibile. *Questo sì che è interessante!*. Forse aveva trovato ciò che stava cercando.
Tornò al tavolo, decisa a provare.


VIII TENTATIVO
Con la speranza di aver trovato l’oggetto di cui aveva bisogno, si posizionò davanti al libro. Sentì subito che qualcosa era cambiato nel suo atteggiamento. Quell’oggetto la affascinava. Le pagine solcate da segni invisibili erano un invito a scoprire cosa nascondessero. Prese quindi la bacchetta e la puntò davanti a sé.
Cercò di mantenere la concentrazione fissa sull’incantesimo e sul volume che aveva davanti, fece un respiro. Dovera fare leva su quella nuova sensazione che l'oggetto le stava suscitando. Constatò che ora le era più facile provare il desiderio di rivelare ciò che era nascosto: non doveva più preoccuparsi di evocare quella sensazione, le veniva spontanea.
Fece alcuni tentativi a vuoto per assicurarsi che il movimento le fosse ancora naturale e ripeté la formula a mente per testarne gli accenti.

«Speciàlis Revèlio» il consueto cerchio in senso orario e un leggero colpo sulla copertina. Anche stavolta non accadde nulla.

IX TENTATIVO
Quell’incantesimo le stava chiedendo qualcosa di più. L’interruzione l’aveva deconcentrata, la mente aveva divagato troppo e lei forse era stata eccessivamente frettolosa nell’eseguire la formula prima di aver recuperato il giusto atteggiamento. Appoggiò la testa sul tavolo. Chiuse gli occhi. Respirò. Cercò di calmare i pensieri come aveva fatto nei tentativi precedenti, recuperando la concentrazione. Focalizzò la mente sul desiderio di svelare i segreti che contenevano le pagine di quel libro, lasciando che quel desiderio si espandesse. La sua volontà doveva essere più forte della magia che teneva nascoste quelle parole.
Alzò la testa e portò lo sguardo sul libro. Sfiorò la copertina con le punte della dita.
*Forza, amico, che cosa nascondi?*. Rievocò nella mente l’immagine di un’onda che avrebbe cancellato ogni traccia di magia. Tenendo la concentrazione focalizzata, con tranquillità e fermezza prese la bacchetta, puntandola verso il libro. *Non deludermi stavolta*.
«Speciàlis» un piccolo cerchio in senso orario «Revèlio» un leggero colpo sul libro.



Grazie per la dritta!

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view post Posted on 7/4/2017, 08:10
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Senza lasciare che il precedente fallimento abbattesse la sua concentrazione, Atena McLinder comprese il suo errore. Il foglio con gli appunti non avrebbe mai potuto rivelarle più di quanto lei non sapesse, ma la Biblioteca magica aveva in sé volumi pronti a fare al caso suo. Il fiuto per tutto ciò che era da considerarsi "misterioso", la condusse presto ad un tomo particolare. Differentemente dai suoi compagni di scaffale, quel libro sembrava ricco, prezioso. Una volta estratto dalla pila, la mancanza di un titolo e la strana assenza di parole all'interno delle candide pagine, ne fecero l'oggetto perfetto. Non servì altro per convincere la ragazza a riprovare ma con un differente obiettivo. Poggiato sulla scrivania, chiuso nel suo silenzio, il tomo attese, mentre l'occhio vigile del goblin di turno si posava su Atena. Più passava il tempo e più la biblioteca si riempiva di studenti e curiosi, la tranquillità non sarebbe durata ancora molto. Il primo tentativo, fallì. L'esecuzione non era stata precisa, ma serviva anche più desiderio, più intenzione ancora perché l'incantesimo funzionasse. Stava cercando di convincere un libro di chissà quanti anni a rivelare qualcosa che chissà per quanto era rimasto celato a chiunque. Servivano tempo e dolcezza, ma anche fermezza e decisione, poteva farcela, doveva solo concentrarsi sul serio e volerlo davvero! L'ultimo tentativo, fu quello giusto. Senza incorrere in errori frettolosi, Atena eseguì l'incantesimo con sicurezza e volontà, riuscendo nel suo intento. Una nebbiolina chiara avvolse il tomo, nascondendolo per un paio di secondi alla sua vista, prima di svanire in un "pop" e lasciare all'Auror la possibilità di leggere il titolo celato nel tempo da un incantesimo di occultamento. "I Tesori di Rita la Grande" . Le lettere dorate apparvero in rilievo, con un carattere arricciato tanto quanto i disegni che ricoprivano la copertina del tomo. Aprendo il libro, la ragazza avrebbe visto le pagine riempirsi di parole, la calligrafia non era propriamente ben leggibile, ma divise in dieci capitoli c'erano delle ricette. Studiando attentamente il libro, Atena avrebbe imparato a fare alcune tra le migliori zuppe del mondo magico ed avrebbe scoperto l'ubicazione degli ingredienti più strani per crearle secondo i dettami di Rita.

razdelitel5


Incanto appreso. Puoi inserirlo in scheda ^^

 
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view post Posted on 3/3/2018, 18:04
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«I AM THE LUNGS THAT BREATHE THE WND»

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Camminava spedita, in quel tardo pomeriggio di marzo, le labbra serrate in una linea sottile, un libro spesso e dai bordi consunti tra le mani. Ombre lunghe e strette percorrevano le pareti, ogni qual volta incontrava una delle torce che illuminavano il corridoio: sembravano sogni che sorgevano dal buio, scrutavano avidi il mondo dei viventi prima di venire fagocitati nell’oblio, per poi risorgere nuovamente, subito dopo, e morire ancora, nel tempo di un respiro, al ritmo incalzante dei passi contro la pietra.
Erano passate diverse settimane da quando era stata assunta come Docente ad Hogwarts. Erano passati diversi mesi da quando, quella lontana mattina di maggio, aveva scoperto di essere un’Elementalista. Non di rado, da allora, quando gli impegni accademici e ministeriali glielo consentivano, passava il tempo china sulle pagine di un libro. Conoscere la natura della sua Abilità era una prerogativa essenziale, un dovere e una necessità a cui non poteva – e non riusciva – a sottrarsi. Le iridi azzurre danzavano allora sui tratti d’inchiostro, sinuosi e seducenti, che formavano le parole, sulle parole che formavano le righe, sulle righe che riempivano le pagine. Un luccichio illuminava il suo sguardo: il riflesso tenue della fiamma di una candela, tremolante nella semioscurità, o forse il bagliore trepido della Conoscenza, vibrante sulle corde del suo cuore. Il tempo passava senza fare rumore e l’alba sorgeva senza nemmeno che se ne accorgesse.
L’Elementalismo non era un’Abilità comune, e ancora meno comuni erano i Maghi o le Streghe che erano riusciti a padroneggiarla. Sapeva di avere tra le mani un potere che sfuggiva dal suo controllo, una forza ancora informe che trasbordava da ogni tentativo di essere contenuta; selvaggia come il Vento impetuoso che ulula tra gli scogli appuntiti di un mare in tempesta; inafferrabile come la brezza leggera che fa trasalire le gocce di rugiada sui petali vergini di un fiore, le mattine di primavera.
Il cammino che le si prospettava davanti era ancora molto lungo, e per lo più sconosciuto.
Tuttavia, la consapevolezza di possedere un dono precluso alla maggioranza dei Maghi, aveva fatto nascere in lei il desiderio di apprendere nuovi Incantesimi: sentiva forte il legame con la Natura – come un sussurro incessante che la chiamava a sé – e sperava che un giorno, con il tempo e l’esercizio, potessero aiutarla a raggiungere una sintonia più profonda con Essa.
La posizione che ricopriva ad Hogwarts le concedeva il privilegio di accedere senza restrizioni al Reparto Proibito e la conseguente possibilità di fruire dei tomi custoditi in quel luogo. Una rara fortuna, a pensarci bene, una strizzata d’occhio da parte del Destino, una volta ogni tanto. Era uno di quei tomi che, quella sera, reggeva tra le mani.

△ △ △


Varcato il portone d’ingresso – o d’uscita, che dir si voglia – si diresse verso le rive del Lago Nero. Il sole era tramontato oltre l’orizzonte, non vi erano Studenti a bighellonare sulla spiaggia, tutti troppo occupati a studiare per le imminenti esercitazioni del Professor Channing, o almeno così avrebbe dovuto essere. Posò il libro ai piedi di un albero poco distante e fece scorrere le pagine tra le dita – l’odore di polvere e di tempo sbiadito le giunse alle narici, solleticandole il naso – fino al punto indicato da un segnalibro. Infine, lesse:

NAPTERIA - 4 CLASSE

- Tipologia: Incantesimo Offensivo Medio
- Effetto: Il Napteria è un incantesimo di media difficoltà che consente al mago di generare forti folate di vento. A differenza dell'Anemos e degli altri incantesimi FATA però, l'esecutore non sarà in grado di manipolare l'elemento Aria, ma solo di controllarne l'intensità, in base alla propria potenza magica.
- Esecuzione: L'esecuzione necessita di buona concentrazione, bisogna impugnare saldamente la bacchetta ed eseguire un semicerchio a seconda della direzione che si vuole imprimere al vento e, infine, pronunciare la formula mantenendo sempre presa salda sulla bacchetta.


Sapeva che l'Elemento a lei affine era l’Aria ed era per questo motivo che, tra tutti gli incantesimi elementali che desiderava apprendere, aveva scelto di iniziare proprio dal Napteria.
Nelle ore antecedenti si era preoccupata affinché al suo arrivo potesse trovare sulla spiaggia un fantoccio, di quelli che sovente gli Studenti utilizzavano durante le esercitazione nelle Aule del Castello, e fu con sollievo che constatò che la sua richiesta era stata esaudita.


I TENTATIVO
Si portò ad alcuni metri di distanza dall’obiettivo, puntò i piedi uno davanti all’altro e, con alcuni movimenti preparatori, sciolse i muscoli delle spalle e del collo, come un atleta che si prepara per una prova particolarmente importante. Tese poi il braccio davanti a sé, in linea con la spalla e la testa. Decise che la direzione che avrebbe impresso al vento sarebbe stata una semplice linea orizzontale, che iniziava dal suo fianco sinistro e terminava nel punto analogo alla sua destra, ovvero di fronte al manichino. Calibrò l’ampiezza del semicerchio e memorizzò la sequenza corretta dei gesti da compiere: non erano particolarmente complessi, anzi, probabilmente si trattava della parte più semplice dell'Incantesimo, tuttavia non era un aspetto da sottovalutare. “Napteria” sussurrò più volte tra sé, anche stavolta soltanto per saggiare il suono della formula. Quando le parve di aver memorizzato il movimento corretto e la giusta pronuncia, impugnò saldamente la bacchetta, puntandola verso il fantoccio. Trasse alcuni respiri profondi, concentrandosi sul suo obiettivo, finché non le sembrò che la mente fosse abbastanza libera da ogni distrazione e il corpo pronto a sferrare l'attacco. Portò quindi l'attenzione sull’Aria – la sua Aria, alleata indomita e capricciosa – visualizzando nel pensiero l’immagine di un forte vento. Infine, con un colpo deciso, disegnò un semicerchio che dalla sua sinistra puntava verso l’obiettivo. «Napteria!» disse infine.

II TENTATIVO
Non accadde nulla, ma del resto non si aspettava un risultato al primo tentativo. Senza demordere, tornò a puntare la bacchetta verso il fantoccio. “L'esecuzione necessita di buona concentrazione” recitava il libro. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul proprio respiro. Tentò di isolare ogni distrazione superflua, accantonando con delicatezza – senza violenza alcuna, ma con la dovuta fermezza – ogni pensiero che sorgeva nella sua mente; per aiutarsi, si focalizzò sui rumori che l’Aria provocava soffiando tra i rami più alti degli alberi, sulla sensazione che le dava sulla pelle, sul ritmo con cui entrava e usciva dai suoi polmoni. Quando la mente tentava di vagare, accantonava solerte il pensiero ribelle, con la dovizia e la premura di un monaco che toglie la polvere dal suo altare. Infine, visualizzò l’immagine di vento impetuoso, che dalla sua posizione investiva il bersaglio, spazzandolo via. Ne evocò alla memoria il rumore e ne immaginò la potenza; riuscì a sentirne quasi l’odore. Il suo braccio doveva essere la verga che avrebbe dato origine al turbine. Strinse forte la bacchetta, disegnò un semicerchio partendo da sinistra e che puntava contro il fantoccio. «Napteria!».

III TENTATIVO

Ancora nulla.
Non bastava il desiderio di provocare un effetto, era necessario
sentirlo scorrere sulla propria pelle, prendere vita dai propri pensieri. Era necessario volerlo, con ogni fibra del proprio essere.
Senza permettere al suo insuccesso di scalfire la concentrazione ottenuta, tornò a volgere l’attenzione, e lo sguardo, verso l’obiettivo. Socchiuse gli occhi, stringendo la bacchetta. Ancora l’Aria intorno a lei, unico legame diretto tra la sua persona e quella del nemico, ancora l’immagine di un vento nella mente. Forte e deciso, come doveva essere il suo movimento. Nessuna distrazione a turbare i pensieri. Con fermezza disegnò un semicerchio nell’aria.
«Napteria!».

IV TENTATIVO

Nulla si mosse. In lontananza si levò il canto di una civetta, cupo e sinistro, come una beffa o una risata di scherno al suo insuccesso.
Atena iniziava a percepire la stanchezza e la frustrazione dovuta all’incapacità di eseguire l’incantesimo. Dove stava sbagliando? Sciolse la posizione, sgranchendo le gambe e le spalle, allentando la tensione che sentiva accumularsi nei muscoli e che stava irrigidendo i suoi stessi pensieri. Il movimento doveva essere naturale: deciso, si, ma non rigido.
Dopo alcuni secondi, fece un respiro profondo e tornò in posizione: i piedi uno davanti all’altro, il braccio disteso, la presa salda sulla bacchetta. Concentrazione, impegno, volontà. La mente focalizzata sull’obiettivo: provocare una folata di vento abbastanza intensa da investire l’avversario. La determinazione era ferma. Senza permettersi distrazioni, portò l’attenzione sull’Aria che la circondava, sostanza invisibile agli occhi ma vibrante e malleabile –
pesante; immaginò di muovere e radunare ogni particella dell’Elemento, come se i suoi pensieri mettessero in moto una sorta di forza centrifuga, e di sospingerle con violenza verso il bersaglio. Immaginò, e desiderò, che il vento riuscisse a divellere il fantoccio, strappandolo dal suo ancoraggio al terreno. Con fermezza fletté quindi il braccio, disegnando un semicerchio, come aveva fatto in precedenza, mantenendo la presa salda. «Napteria!».

V TENTATIVO

Rabbia. Irritazione. Fu quello che provò quando anche il quarto tentativo non andò a buon fine. Con fermezza, quasi con stizza, tornò a puntare la bacchetta contro il manichino. Non permise alla sua mente di perdere la concentrazione, nemmeno per un istante. Autocontrollo, risolutezza, erano doti essenziali. Portò i pensieri a focalizzarsi maggiormente sull’obiettivo. L’immagine di una corrente d’Aria inarrestabile si fece ancora più nitida, le sensazioni più intense: sentiva le proprie emozioni in perfetta sintonia con il vorticare del vento; quel vento nasceva ora da dentro, e il suo braccio era il canale attraverso il quale prendeva una forma tangibile nel mondo reale. Prima di eseguire il movimento, nei suoi pensieri si stagliò vivida l’immagine del manichino che schizzava via alla potenza della raffica. Il suo avversario fermato. Il nemico battuto. La vittoria conquistata. Con decisione disegnò ancora una volta un semicerchio: un movimento preciso, una sferzata studiata che partiva dal fianco sinistro e si chiudeva nel punto esatto della traiettoria verso il bersaglio. «NAPTERIA!» gridò, mantenendo la presa salda sulla bacchetta. Se l’incanto fosse andato a buon fine e il vento fosse scaturito come potente alleato, avrebbe tenuto il braccio teso e la concentrazione fissa, atta a mantenere il più a lungo possibile l’intensità del vento contro l’avversario.


☆ IN ATTESA DEL MASTER ☆

 
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view post Posted on 5/3/2018, 20:40
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Il Fato

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“È nell’aria che si sente la gloria di essere un uomo e di conquistare gli elementi.
C’è una squisita fluidità dei movimenti e la gioia di planare nello spazio.”

Gabriele D'Annunzio



Le fronde degli alberi fecero da sfondo all'impresa della giovane Atena McLinder. Col favore della sera e della quiete, si lasciarono cullare dai sospiri del vento. Scricchiolavano a volte e si tenevano stretti i primi timidi germogli di una primavera in avvicinamento. Curiosità e aspettativa si muovevano sinuose nella pianta incostante del giardino, là dove il suolo accidentato cedeva il passo alla mobile sabbia e, infine, alle misteriose acque del Lago Nero. Armato della pazienza di uno stoico amante, il manichino si era lasciato trasportare in quel luogo e lì l'aveva attesa, osservata e studiata senza muovere un muscolo, lasciando alla donna il tempo di decretare quando fosse giunto il momento di darsi all'azione. Non intendeva fargli del male, lo sentiva, quanto più mettersi alla prova. E lui, del resto, era lì per quello.

L'arte dell'apprendimento rimane per antonomasia la più complessa da padroneggiare, specie per chi ha fatto del suo opposto - l'insegnamento - uno stile di vita. Bisogna svestire i panni del magister e indossare la toga dello scolaro semplice, imbevuta dell'essenza dell'umiltà. Atena McLinder si era insediata nel castello da relativamente poco tempo con l'apparente benestare dell'intero apparato scolastico, docenti e alunni. Possedeva la caparbietà necessaria a prefissarsi un obiettivo col fine di raggiungerlo; la flessibilità per mettersi in discussione e, dunque, crescere; la furbizia emotiva (appannaggio di pochi) per comprendere che la trasmissione del sapere passasse attraverso l'incoraggiamento. Tornare nei panni del discente richiedeva, però, uno sforzo di natura diversa e una complessità che forse le avrebbe consentito di immedesimarsi di più negli studenti, una volta che avesse fatto ritorno nell'aula a lei assegnata.

La teoria era dalla sua parte e l'esperienza la seguiva a ruota, ambedue pronte a garantirle il successo. E la sua Abilità non avrebbe potuto che fare il resto, colmando lo spazio vuoto - ammesso che ce ne fosse uno - che le impediva di afferrare la conoscenza. Il manichino la osservava pazientemente e la bacchetta si lasciava guidare dalle sollecitazioni del polso. Ma la magia? Dov'era finita la scintilla di sempre, quella che l'aveva distinta negli anni babbani della sua vita? Pareva si fosse assopita. L'aria non rispondeva più ai suoi desideri e il nucleo della bacchetta rimaneva intatto nell'abbraccio del legno. Per quanto s'impegnasse a ridimensionare l'effetto delle distrazioni che la circondavano, per quanta decisione e precisione imprimesse in ciascun movimento, solo la Natura pareva in grado di determinare la direzione dei suoi agenti, e di uno in particolare, in quel pomeriggio che si apprestava a farsi sera.

L'eco della voce di Atena si perse nelle profondità del lago che le faceva da spettatore.



E' RICHIESTO UN ALTRO TENTATIVO.

Inizio col dire che la base di partenza dell'apprendimento è corretta, specie per quanto riguarda l'affinità che senti con l'elemento. Tuttavia, i tentativi risultano un po' fiacchi a tratti (vedi il terzo). Mi rendo conto che la descrizione dell'incantesimo si presta a questo genere di equivoco, ma sono sicuro che non ti sarà difficile compensare con maggior mordente. In particolare, ti inviterei a soffermare l'attenzione non tanto sulla direzione quanto sull'intento di calibrare la potenza dell'incantesimo, che la descrizione individua come l'unica variabile su cui il mago può incidere davvero, tenendo ovviamente conto del fatto che maggiore sarà la forza magica impiegata nell'esecuzione più sarà difficile avere un effettivo controllo su di essa.
Se dovessi avere delle domande, rimango disponibile via MP. :)
 
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view post Posted on 14/6/2018, 17:11
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«I AM THE LUNGS THAT BREATHE THE WND»

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I piedi sulla scogliera, la roccia a tratti appuntita graffiava sulla pelle nuda, ma non ci diede bado. Davanti a lei infuriava la tempesta. Il mare era in subbuglio, onde alte come barche si alzavano dalla superficie, schiantandosi con forza l’una contro l’altra, disordinatamente, lottando contro la forza delle acque e quella imponente del Vento. L’aria era pungente, sapeva di sale e di alghe, di sabbia e di freddo. Sferzava sulla pelle, annodava i capelli. Il rumore sovrastava ogni cosa, perfino i pensieri si libravano in un spazio vuoto, come le ali di un gabbiano che fendono il cielo. Con rabbia il Vento modellava il mare; con rabbia il mare colpiva gli scogli; infinitesime gocce le piovevano sulle braccia, come vapore, lasciandole sulle labbra il sapore delle cose selvagge. Era uno spettacolo che le toglieva il fiato dai polmoni.
Nel frastuono non sentì il rumore dei passi dietro di lei, né la voce del padre che la chiamava per rientrava a casa. Accovacciata sulla roccia, si voltò soltanto quando lo vide apparire accanto a sé, con lo sguardo accigliato e il respiro mozzato. Ma la mente era lontana dal timore di un rimprovero. Era lontana da molte cose.
«E’ così bello stare qui, papà.»

△ △ △


Atena alzò nuovamente il braccio verso la sua sinistra, il gomito piegato. Lo tenne sollevato così, senza fare nulla, soltanto respirando a fondo. Aveva le mascelle serrate e gli occhi quasi socchiusi, mantenendo fissa la concentrazione sul proprio obiettivo. Lo sguardo interiore era focalizzato su se stessa e sul proprio centro, come una linea retta che lei stessa disegnava dalla propria spina dorsale fino all’esterno. Richiamò alla memoria ricordi lontani, quando il Vento sembrava modellare il mondo, proprio intorno a lei, e lei stava ad osservarlo, senza paura, con il cuore che le batteva forte e il sangue che le scorreva nelle vene, brillante, infondendole la linfa di una nuova vita.
Le dita si strinsero forte intorno alla bacchetta. La Magia le obbediva, il Vento la ascoltava. Proprio in quel momento le minuscole particelle d’aria si mossero, un alito leggero nella quiete della sera, capace appena di farle ondeggiare una ciocca di capelli. Immaginò di catturare l’essenza di quel flebile movimento, come un filo attorcigliato intorno alla bacchetta; e lì, intorno a lei, quello cresceva – borbottando raucamente, echeggiando sottovoce – fino a diventare un frastuono silenzioso in grado di abbattere anche la pietra. Il braccio disegnò un semicerchio verso la direzione del fantoccio.
*Napteria*. Una semplice parola, che stavolta non gridò; un ordine tacito, fermo e deciso.
Era Vento, era potenza, era il cento di una tempesta. Era su quella scogliera, senza paura, avvolta da una forza impetuosa, che con le sue dita modellava il mondo.


Ringrazio nuovamente per la pazienza
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view post Posted on 17/6/2018, 15:53
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“È nell’aria che si sente la gloria di essere un uomo e di conquistare gli elementi.
C’è una squisita fluidità dei movimenti e la gioia di planare nello spazio.”

Gabriele D'Annunzio



Bastò un ricordo per consentire alla giovane strega di ritrovare l'affinità con l'Aria. Ben prima che le sue capacità venissero imbrigliate nei confini ristretti di una definizione, Atena aveva conosciuto il Vento e aveva aspirato a capirlo. L'aveva osservato adirarsi, maestoso, e sconvolgere il mondo intorno a lei. Ne aveva conosciuto la delicatezza, tocco dopo tocco, e ne aveva accolto i doni sulla pelle nuda, volutamente inerme. Per finire, in tempi recenti, si era disposta a farselo amico finché non le aveva concesso di plasmarlo, usarlo, controllarlo.

Quando Atena si decise finalmente a evocarlo, usando un linguaggio di silenzi che era loro soltanto, il Vento infine rispose. Dal cuore della Foresta Proibita, si mosse per farsi soffio, dunque strisciò sul suolo e si levò per sfiorarla in segno di saluto. Come in passato, agitò la ciocca di sempre e le diede il via libera. Dall'io della strega, attraverso braccio e bacchetta, la magia si piegò all'ordine impartito, quindi lambì l'Aria e si caricò di potenza. Gli alberi sul limitare del giardino frusciarono per incoraggiarla, mentre una folata di vento prendeva vita nello spazio davanti all'ex Corvonero e, muovendosi in scomposte spirali, sollevava la sabbia e increspava la superficie del Lago Nero. Nacque gentile e parlò ad Atena della stessa segretezza di un tempo. Infine, crebbe in vigore e sibilò, grandioso. In un'unica raffica, come una parete invisibile, avanzò per investire il manichino e lo costrinse a indietreggiare. Il fantoccio si lasciò colpire come da accordi e vibrò per alcuni secondi ancora dopo che l'incantesimo si fu dissolto.

Con un ultimo fruscio, il Vento sfiorò la fronte della donna. A quel punto, si congedò.



Incantesimo appreso. Puoi inserirlo in scheda.
 
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7 replies since 4/4/2017, 11:37   359 views
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