| La vecchia cabina telefonica era in un anfratto di una qualche via londinese, di un rosso vermiglio che faceva a pugni con l'aria fatiscente e tetra di quella vietta piena di sporcizia e carrelli dell'immondizia dei locali antistanti. Si era sempre chiesto cosa ci trovavano gli stranieri di tanto affascinante in quei vecchi cabinati telefonici. Che nei loro paesi forse non ci fossero telefoni pubblici? Oppure che non esistesse il colore rosso?* Chissà*. In ogni caso, Rowan non si aggirava nei pressi della Londra babbana per ammirare i turisti che scattavano foto a qualunque cosa destasse la loro curiosità, ma aveva un obiettivo preciso. Il messaggio che aveva ricevuto parlava chiaro: "La sua domanda d'assunzione è stata accettata. Si presenti Mercoledì alle 10.30 provvisto di bacchetta magica e documento di riconoscimento per procedere ad un colloquio con il Ministro Pompadour". Si era vestito da borghesotto inglese per l'occasione: rendigote scura con cravatta a strisce, pantaloni attillati e mocassini ai piedi. Il colletto cominciava a prudergli e aveva già cominciato ad assumere un'espressione infastidita per tutta la formalità che, non appena avrebbe messo piedo nell'atrium, gli si fosse riversata addosso. Non per niente aveva fatto richiesta per un lavoro modesto, come quello di controllare le scope, per evitare di incappare in stupide barriere sociali e norme lavorative. Così, con un sbuffo prima di avviarsi e con le mani in tasca, attraversò il vicolo maleodorante e semi-illuminato da un sole prettamente londinese. Si avvicinò al cabinato rosso ed entrò spingendo contro la porta scricchiolante. Lo stambugio in cui era cacciato era strettissimo, il telefono incollato alla parete era ricoperto da uno strato ruggine e polvere, i vetri un tempo trasparenti erano ormai diventati dei pannelli di ossidiana. «Poetico che il Ministero abbia scelto i telefoni pubblici come entrata segreta, ma dovrebbe occuparsi magari di spolverare ogni tanto» borbottò sottovoce e riluttante prese la cornetta incrostata dal suo alloggiamento. Una voce roca gli fece le solite domande di routine: "Chi è? Ha bisogno? Perchè è qui? Fa parte dello schieramento dei Mangiamorte? Perchè se è così non può entrare." Avrebbe tanto voluto rispondere «Si, perchè te lo vengo proprio a dire a te», ma si limitò a rispondere come un robot alle domande che gli venivano poste. Al termine del "terzo grado", la macchinetta del telefono emise un breve rumore, sputando dallo sportellino dei soldi un cartellino con scritto il suo nome e il motivo della sua visita. Seguì una leggera vibrazione e l'ascensore cominciò a muoversi verso il basso. In pochi secondi Rowan si ritrovò faccia a faccia con il gigantesco atrium che si apriva tutt'intorno, al centro una statua d'oro torreggiava autoritaria sulle persone che si trovavano sotto ad ammirarla. Era proprio come se lo aveva immaginato: flotte di uomini, in giacca e cravatta, si muovevano lesti e rapidi: la gigantesca sala era sonorizzata dallo scalpiccio delle scarpe degli uomini. Considerato che il Ministero si estendeva nel sottosuolo, Rowan non potè fare a meno di pensare ad un formicaio: tutte le formiche eseguivano il proprio lavoro, orbitando intorno alla regina: il Ministro Camille Pompadour con cui ora Rowan avrebbe dovuto incontrarsi. Il pensiero gli provocò una smorfia in faccia, mentre si recava alla reception per farsi indicare la direzione giusta. Sfilò la sua bacchetta e la registrò nell'ufficio apposito, prima di farsi condurre da una segretaria con la chioma raccolta a chignon in una saletta d'attesa. Si sedette su una poltroncina verde e appoggiò il gomito sul bracciolo, con la mano aperta a reggere la testa. La stanzetta aveva una duplice entrata da cui si scorgeva il movimento esterno ed era piena di sedie, tavoli e poltroncine per sedersi. Uomini e donne uscivano dalle porte spalancate, mentre sul lato opposto c'era un'altra porta, che probabilmente, conduceva all'ufficio del Ministro. Aspettò giusto qualche minuto prima di divertirsi a lanciare qualche incantesimo di trasfigurazione o di occultamento sugli oggetti della sala: prima un signore dall'aspetto autoritario si ritrovò improvvisamente seduto su un pallone da calcio, il che inevitabilmente lo portò ad una rovinosa caduta; poi una donna in piedi sui tacchi finì vittima di una crescita iperbolica del cuoio capelluto. Si limitava a leggeri movimenti della bacchetta, nascosto dal bracciolo della poltrona, e a pronunciare sottovoce gli incantesimi, in modo da non farsi scoprire: la sua postura scomposta e quasi addormentata lo scagionavano da ogni possibile dubbio. E a breve avrebbe incontrato il Ministro. Chissà cosa avrebbe detto o fatto. E sopratutto se avrebbe ottenuto il lavoro.
Edited by Nickness - 4/4/2017, 20:01
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