| Scheda ◊ Thalia J. Moran ◊ Prefetto Tassorosso Le pagine consunte ed incartapecorite del vecchio almanacco di Erbologia, grande quanto un atlante geografico babbano e usato da chissà quanti studenti prima di lei, scorrevano veloci sotto le sue dita affusolate. Inutile dire che la ricerca di una risposta per completare il compito di Erbologia assegnato loro dalla Professoressa Moore sarebbe terminata con un sospiro di disappunto. Intorno a lei il silenzio, rotto solamente dal grattare delle piume e dal ticchettio del pesante orologio a pendolo, avrebbe dovuto aiutarla a concentrarsi; attirò a sé il pesante volume, la cui copertina di cuoio mostrava gli evidenti segni di usura provocati dal tempo. Da quanto fosse lì era un mistero: il pollo al curry, protagonista della parca cena, era ormai svanito dal suo stomaco - o forse era solo un'impressione - e l'idea di tornare nei Sotterranei, passando per le Cucine, divenne improvvisamente allettante. Possibile che in quella dannata borsa non avesse conservato una caramella? Una stupida bacchetta di Liquirizia? Iniziò a frugare all'interno della tracolla nera, speranzosa di trovare qualcosa che smorzasse il suo appetito fuori orario, ma tutto ciò che trovò furono libri, appunti e una boccetta di inchiostro di riserva.*Dannazione.* Se proprio doveva rimanere in quella stanza fino all'inizio dell'ora del coprifuoco, tanto valeva mettersi a lavorare decentemente, onde evitare levatacce mattutine e notti insonni nei giorni successivi. Erbologia, in fondo, non era poi così difficile. Iniziò a sfogliare i propri appunti, soffermandosi qui e lì, cercando di trovare un nesso tra le domande, poste dall'insegnante per completare il saggio, ed il groviglio di appunti redatti con la sua grafia ordinata e tondeggiante. Presto o tardi, quelle stesse pergamene avrebbero fatto il giro del Dormitorio aiutando i compagni in difficoltà. Non c'era da stupirsi, dunque, che l'ordine e la perfezione di tali pergamene fossero il suo vanto e - in fondo - la sua spina nel fianco. La pergamena nuova, intonsa e perfettamente liscia, aspettava solamente di essere utilizzata: non ci mise molto a cominciare il suo lavoro certosino, apponendo dapprima nome e cognome ed, in seguito, le altre indicazioni del caso. Già da qualche minuto aveva notato un via vai di studenti, indicato più dallo scricchiolio delle assi del pavimento e dal grattare delle sedie, che dai passi smorzati dei compagni. Erano pochi i coraggiosi a sfidare il coprifuoco e - mentre la sua piuma viaggiava sulla pergamena, spedita ed incontrollata - il suo sguardo alla ricerca di un'ispirazione che non sarebbe certo arrivata sondando la figura della bibliotecaria, individuò una chioma bionda, più chiara di quanto ci si aspettasse. Una pergamena caduta, la stizzita resa della giovane ed un profilo noto solamente di vista, le fecero riconoscere la Grifondoro. Intorno alla ragazzina non sedeva più quasi nessuno, ma - del resto - anche lei era rimasta sola. Si concesse una pausa, in fondo la metà della pergamena scelta era stata compilata quasi per tre quarti nel giro di mezz'ora, così si lasciò andare ad una smorfia annoiata, allungando le braccia verso il soffitto - nell'inutile tentativo di sfiorarne la superficie - la schiena lievemente inarcata e i pugni chiusi. A quella posa seguì automaticamente uno sbadiglio, classica avvisaglia che - ormai - per quanti tentativi potessero esser compiuti la stanchezza avrebbe vinto sulla forza di volontà. Non avrebbe terminato il compito quella sera e, consapevole di aver sprecato tempo a lamentarsi dell'inutilità dell'almanacco, sospirò ancora una volta. Chiuse la boccetta di inchiostro, pulì la punta della piuma su piccolo pezzo di stoffa recuperato chissà dove e riposto nella borsa ai suoi piedi, preparandosi a riporre il pesante tomo consunto. La partita era finita con un risultato penoso: Erbologia 1 - Thalia 0.*E brava Moran, così sì che arriviamo agli esami preparate.* Gli esami. Il solo pensiero le fece venire i brividi, ma a distrarla - per caso o per fortuna - il divertente siparietto offerto dalla collega Grifondoro. Sorrise all'ultima battuta della giovane, certa di non essere ascoltata da anima viva, così - nel tragitto che l'avrebbe condotta alla libreria alle spalle della ragazza - si permise di intervenire.«Parlare da soli non è un buon segno, lo sai?» - un commento sussurrato che, probabilmente, il Prefetto Grifondoro non avrebbe colto, volutamente o meno, mentre il braccio sinistro si allungava a distanziare due pesanti tomi sulle piante acquatiche magiche, seguito dal destro nel tentativo di riporre l'Almanacco nella sua precedente collocazione.
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