Nidi di ronda, Privata.

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view post Posted on 24/4/2017, 11:59
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Un tempo, se le avessero chiesto quale fosse la materia che maggiormente suscitava la sua insopportazione, avrebbe risposto senza indugio alcuno "Storia della Magia". Mentre osservava pigramente il foglio di pergamena che aveva davanti, intrappolato nella stretta docile delle dita affusolate, Nieve realizzò con rammarico di non essere più altrettanto certa della risposta. Da quando il posto vacante di Difesa Contro le Arti Oscure era stato colmato dal nuovo insegnante, il suo approccio alla materia si era fatto più rabbioso e stizzito, al punto che ricatti e contenzione erano divenuti l'unico sprone che i compagni avessero ritenuto in grado di costringerla a presenziare alle lezioni. Sbuffò e, in un moto di incurante inverecondia, mosse il polso a descrivere un mezz'arco esplicativo del suo adiramento: quando i polpastrelli liberarono il foglio dallo stato di prigionia in cui l'avevano tenuto fino ad allora, la pergamena si arrotolò su se stessa e si librò in aria quel tanto che bastava a raggiungere l'estremità del tavolo che le stava di rimpetto; infine, con malagrazia, rovinò al suolo.
Fu come liberarsi di un pesante fardello ed inalare una grossa boccata d'aria dopo un lungo periodo di dispnea. Placide e paghe, le sue labbra si inarcarono in un sorriso e il malumore finì per abbandonarla del tutto. Non le importava che la consegna fosse prevista per l'indomani e che, in una manciata di minuti, sarebbe iniziato il turno di ronda per assicurarsi che gli studenti raggiungessero i rispettivi dormitori. Se la sua psiche turbolenta avesse giocato a Morfeo lo stesso tiro mancino di ogni sera, un incubo sarebbe giunto a svegliarla nel bel mezzo della notte e, a quel punto, compilare ciò che rimaneva della pergamena sarebbe stato quasi piacevole rispetto alla sensazione di raggelante terrore che i sogni le lasciavano addosso. Posò lo sguardo annoiato sulla pelle delle dita, insozzata dei colori foschi dell'inchiostro; poi, lo fece scorrere lungo la biblioteca. Il suo gesto non era certo di buon esempio per le matricole, ma poco importava. In cuor suo, aveva già riflettuto e liquidato la questione con uno sfoggio di spicciolo raziocinio: se avesse adempiuto perfettamente a tutti gli altri suoi compiti, avrebbe finito per compensare le piccole mancanze di cui era disseminata la sua condotta qui e lì. Era lo scotto da pagare, rifletté, quando si tentava di vessare un animo selvaggio con un'eccessiva dose di civilizzazione.


«E se non dovessi svegliarmi?» Per un attimo, la colse il dubbio che il piano elaborato potesse fallire, ma durò appena il tempo di un battito cardiaco. «Avrei un buon motivo per saltare la lezione!»

Mentre si allungava sul tavolo per raccogliere l'orologio da taschino e lanciarvi un'occhiata, la distensione d'animo che l'aveva colta inebriò i suoi sensi di un'eccitazione reietta. Fare il giro di ronda significava godersi uno dei pochi privilegi che la carica comportava e muoversi liberamente per il castello anche oltre l'orario fissato per il coprifuoco. Si alzò e aggirò il tavolo, chinandosi sulle gambe sottili per raccogliere il foglio di pergamena. Gli studenti avevano già cominciato a riporre l'occorrente nelle loro tracolle, alcuni si erano addirittura già spinti oltre la porta della biblioteca. Alzandosi per fare altrettanto, la sua attenzione venne catturata dalle sfumature cremisi di una giovane che sedeva ad un tavolo diverso dal suo. Era una Tassorosso di qualche anno più grande di lei, che aveva già avuto modo d'incontrare durante le ronde notturne senza, tuttavia, trovare l'occasione per rivolgerle la parola. Rise piano, biasimando se stessa: sapeva di non essere una persona particolarmente socievole, sicché non avrebbe potuto imputare ad altri la carenza di interazioni sociali attive. Raramente, trovava occasione - e ancora più raramente il coraggio - per instaurare di propria iniziativa una conversazione con qualcuno.

«Un gran bell'acquisto per i Grifondoro.»

Distolse lo sguardo, affrettandosi a riporre i suoi averi nella tracolla di sua proprietà.


Edited by ~ Nieve Rigos - 24/4/2017, 14:22
 
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view post Posted on 24/4/2017, 14:20
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Le pagine consunte ed incartapecorite del vecchio almanacco di Erbologia, grande quanto un atlante geografico babbano e usato da chissà quanti studenti prima di lei, scorrevano veloci sotto le sue dita affusolate. Inutile dire che la ricerca di una risposta per completare il compito di Erbologia assegnato loro dalla Professoressa Moore sarebbe terminata con un sospiro di disappunto. Intorno a lei il silenzio, rotto solamente dal grattare delle piume e dal ticchettio del pesante orologio a pendolo, avrebbe dovuto aiutarla a concentrarsi; attirò a sé il pesante volume, la cui copertina di cuoio mostrava gli evidenti segni di usura provocati dal tempo.
Da quanto fosse lì era un mistero: il pollo al curry, protagonista della parca cena, era ormai svanito dal suo stomaco - o forse era solo un'impressione - e l'idea di tornare nei Sotterranei, passando per le Cucine, divenne improvvisamente allettante.
Possibile che in quella dannata borsa non avesse conservato una caramella? Una stupida bacchetta di Liquirizia? Iniziò a frugare all'interno della tracolla nera, speranzosa di trovare qualcosa che smorzasse il suo appetito fuori orario, ma tutto ciò che trovò furono libri, appunti e una boccetta di inchiostro di riserva.

*Dannazione.*
Se proprio doveva rimanere in quella stanza fino all'inizio dell'ora del coprifuoco, tanto valeva mettersi a lavorare decentemente, onde evitare levatacce mattutine e notti insonni nei giorni successivi. Erbologia, in fondo, non era poi così difficile.
Iniziò a sfogliare i propri appunti, soffermandosi qui e lì, cercando di trovare un nesso tra le domande, poste dall'insegnante per completare il saggio, ed il groviglio di appunti redatti con la sua grafia ordinata e tondeggiante. Presto o tardi, quelle stesse pergamene avrebbero fatto il giro del Dormitorio aiutando i compagni in difficoltà. Non c'era da stupirsi, dunque, che l'ordine e la perfezione di tali pergamene fossero il suo vanto e - in fondo - la sua spina nel fianco. La pergamena nuova, intonsa e perfettamente liscia, aspettava solamente di essere utilizzata: non ci mise molto a cominciare il suo lavoro certosino, apponendo dapprima nome e cognome ed, in seguito, le altre indicazioni del caso.
Già da qualche minuto aveva notato un via vai di studenti, indicato più dallo scricchiolio delle assi del pavimento e dal grattare delle sedie, che dai passi smorzati dei compagni. Erano pochi i coraggiosi a sfidare il coprifuoco e - mentre la sua piuma viaggiava sulla pergamena, spedita ed incontrollata - il suo sguardo alla ricerca di un'ispirazione che non sarebbe certo arrivata sondando la figura della bibliotecaria, individuò una chioma bionda, più chiara di quanto ci si aspettasse. Una pergamena caduta, la stizzita resa della giovane ed un profilo noto solamente di vista, le fecero riconoscere la Grifondoro. Intorno alla ragazzina non sedeva più quasi nessuno, ma - del resto - anche lei era rimasta sola.
Si concesse una pausa, in fondo la metà della pergamena scelta era stata compilata quasi per tre quarti nel giro di mezz'ora, così si lasciò andare ad una smorfia annoiata, allungando le braccia verso il soffitto - nell'inutile tentativo di sfiorarne la superficie - la schiena lievemente inarcata e i pugni chiusi.
A quella posa seguì automaticamente uno sbadiglio, classica avvisaglia che - ormai - per quanti tentativi potessero esser compiuti la stanchezza avrebbe vinto sulla forza di volontà.
Non avrebbe terminato il compito quella sera e, consapevole di aver sprecato tempo a lamentarsi dell'inutilità dell'almanacco, sospirò ancora una volta. Chiuse la boccetta di inchiostro, pulì la punta della piuma su piccolo pezzo di stoffa recuperato chissà dove e riposto nella borsa ai suoi piedi, preparandosi a riporre il pesante tomo consunto.
La partita era finita con un risultato penoso: Erbologia 1 - Thalia 0.

*E brava Moran, così sì che arriviamo agli esami preparate.*
Gli esami. Il solo pensiero le fece venire i brividi, ma a distrarla - per caso o per fortuna - il divertente siparietto offerto dalla collega Grifondoro. Sorrise all'ultima battuta della giovane, certa di non essere ascoltata da anima viva, così - nel tragitto che l'avrebbe condotta alla libreria alle spalle della ragazza - si permise di intervenire.
«Parlare da soli non è un buon segno, lo sai?» - un commento sussurrato che, probabilmente, il Prefetto Grifondoro non avrebbe colto, volutamente o meno, mentre il braccio sinistro si allungava a distanziare due pesanti tomi sulle piante acquatiche magiche, seguito dal destro nel tentativo di riporre l'Almanacco nella sua precedente collocazione.
 
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view post Posted on 25/4/2017, 21:32
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La giovane Tassorosso aveva la sua buona dose di ragione, almeno quanta ne aveva Nieve nel perseverare in un'abitudine tanto atipica. Durante l'infanzia, infatti, i contatti umani della piccola islandese erano stati talmente sporadici - e, spesso, altrettanto spiacevoli - che il fatto di colloquiare con se stessa aveva finito per diventare una circostanza del tutto abitudinaria. Se un pensiero le passava per la mente e la coinvolgeva al punto da generare una conversazione articolata, il passaggio successivo era la trasfigurazione in verbo di ciò che fino a quel momento era rimasto nell'etere delle sue riflessioni. C'era un non so che di consolante, per lei, nell'udire il suono della sua voce, quasi le fornisse un conforto in grado di lenire il dolore generato dalla solitudine. Per tale ragione - il fatto, cioè, di essere perfettamente consapevole dell'attitudine a tratti biasimevole che la vedeva protagonista -, non si risentì della frase della ragazza dal viso rubizzo. Si stupì, piuttosto, di un contatto giunto così inaspettato. Le sue labbra s'inarcarono a generare un sorriso, mentre ancora trafficava con la tracolla, e il sopracciglio di sinistra si mosse a descrivere un arco a metà tra il drammatico e il divertito. Quella scena le ricordava un'esperienza che aveva vissuto in prima persona poco tempo prima tra gli scaffali di Bibliomagic: allora, era stata Nieve a lanciarsi in una considerazione a voce alta che nessuno le aveva richiesto, dando vita ad un alterco dal quale era uscita turbata. La sensazione di tumulto e scombussolamento provata allora tornò a pungolarla per un momento, rammentandole una versione della sua personalità che non era certa di voler fronteggiare tanto presto; poi, si dissolse senza lasciare traccia.

«Dici che do l'impressione di essere pazza?»

A quel punto, alzò lo sguardo per posarlo sulla ragazza. La osservò allungarsi verso uno degli scaffali con l'intenzione di riporvi un tomo di Erbologia, la folta chioma cremisi che si stagliava in netto contrasto con la squadrata banalità del dorso dei libri sullo sfondo. Nieve mosse le braccia, issandole quel tanto che bastava a superare l'ostacolo offerto dalla testolina argentata e sistemare la tracolla sulla spalla ossuta. I capelli chiari, che nei mesi avevano superato le scapole in lunghezza, seguirono l'ondeggiare del suo corpo con fare conciliante; infine, Nieve ebbe l'accortezza di liberarli dalla stretta della cinghia in cuoio che le attraversava diagonalmente il corpo, sostenendo il peso dei libri. Il sorriso le inarcava ancora le labbra, mentre attendeva - senza alcuna ragione apparente - che la Tassorosso si voltasse.

«Mi chiedo se questo possa dispensarmi dal frequentare alcuni corsi.»

Era quasi una riflessione personale, gemella eterozigote di quella partorita minuti addietro. Con una nota di disappunto, Nieve arricciò il naso. Da quando era diventata così indisciplinata?
 
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view post Posted on 26/4/2017, 12:35
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Riuscì a far scivolare il libro sulla ruvida superficie del ripiano, incastrando perfettamente tutti i volumi tra loro come le tessere di un puzzle. C'era una strana soddisfazione nell'osservare quella regolarità e precisione, qualcosa che ormai - per la Tassorosso - era divenuto più un vezzo che una reale necessità di ordine. Se ne stava ancora lì, in punta di piedi e con le braccia che, lentamente, tornavano ad affiancare il corpo snello, quando la bionda Grifondoro rispose alla sua provocazione.
C'era dunque uno spunto di conversazione e la ragazzina sembrava intenzionata a proseguire quella disquisizione più o meno argomentata nata un po' per Caso e un po' per la frustrazione del momento.
Sorrise maliziosamente nel voltarsi, imprigionando dietro l'orecchio un ciuffo di capelli ribelle, e fermandosi solamente per un istante ad esaminare la sua interlocutrice. L'aveva incontrata di rado durante le sue ronde serali e, l'unico dettaglio a lei noto, era stata la nomina di entrambe a Prefetto nel medesimo periodo. Il primo dettaglio ad averla colpita erano stati i capelli della giovane, un biondo particolarmente chiaro - difficile da trovare in Inghilterra e Irlanda, salvo eccezioni particolari -, seguiti a ruota dallo sguardo deciso e affatto intimorito. Era Grifondoro dalla testa ai piedi, non c'erano dubbi.

«Il concetto di pazzia è relativo...» - mormorò sottovoce, sfilandole accanto e regalandole un nuovo sorriso malizioso - «...strana, forse. Questo sì. Essere strani può anche essere vantaggioso, a volte.»
Non si trattava certo di argomenti facili: qualcuno avrebbe potuto risponderle a tono, con aria offesa e sguardo truce, ma aveva la vaga impressione che non avrebbe ricevuto risposte acide. C'era da aspettarsi, piuttosto, una rappresaglia sarcastica: esattamente il tipo di confronto che tanto piaceva all'Irlandese.
Non aggiunse altro, diretta a due tavoli di distanza al solo scopo di recuperare la borsa già pronta. La Bibliotecaria aveva abbandonato il suo scranno, rintanandosi chissà dove ad esaminare il suo piccolo regno fatto di scaffali polverosi e libri.
Da un lato, non ci sarebbe stato motivo di tornare sui propri passi, dopo aver issato sulla spalla destra la borsa; chiunque avrebbe considerato conclusa quella piccola conversazione, uno scambio di battute di poco conto e senza la necessità di un seguito. L'espressione innocente, d'altro canto, nascondeva già la battuta successiva.

«Quello che mi chiedo, piuttosto, è... Che cosa può spingerti a saltare alcuni corsi - la curiosità muoveva l'uomo fin dall'alba dei tempi e, oltre ad un motivo tanto nobile, la domanda di per sé nascondeva un minimo di ironia. Lei stessa si sarebbe risparmiata un corso o due, chi non l'avrebbe desiderato? Restava un'unica costante ad impedirle di prendere una simile decisione: la Spilla appuntata sul petto, promemoria di quanto - da lì in poi - avrebbe dovuto dare l'esempio.
Non vi era tono d'accusa nelle sue parole, né l'espressione di chi - vantando un briciolo d'esperienza in più - avrebbe potuto rimproverarla per una simile attitudine.


 
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view post Posted on 27/4/2017, 12:03
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«In effetti, dipende tutto dai parametri di valutazione che una persona utilizza.»

Quella era una certezza ineliminabile, la cui conquista aveva richiesto un esoso dispendio di energie per Nieve. Ciò che a Borgarbyggð l'aveva resa anormale ai limiti del disprezzo, a Hogwarts le assicurava un giudizio di assoluta monotonia. Era una tra tanti, niente di più. A fronte delle vessazioni subite per la sua decantata - ed evidente - stranezza, la giovane Grifondoro aveva faticato ad abbandonare la forma mentis che la portava a considerasi sbagliata, sicché aveva trascorso in sordina i suoi primi mesi a scuola, col solo desiderio di passare inosservata ed evitarsi, se possibile, lo scotto di altra deprecazione. Non c'era da stupirsi, dunque, che molti avessero accolto con un certo stupore la sua nomina a Prefetto: non fosse stato per il colore atipico della sua testolina, avrebbe giurato che nessuno si fosse accorto di lei finché Oliver non le aveva comunicato la notizia. Nonostante ne fosse passato di tempo da quando aveva lasciato il villaggio d'Islanda che l'aveva a stento tollerata, le provocava ancora una strana sensazione sentirsi definire strana, pur con la positività d'intenti con cui l'altra aveva inteso apostrofarla.
Il suo corpo si mosse, ruotando su se stesso per seguire le movenze dell'altra. La Tassorosso poteva anche non sapere chi lei fosse, ma Nieve - che aveva vissuto una vita d'ingorda osservazione - conosceva i tratti di quel volto in grado di destare ammirazione. Non era, tuttavia, per sua natura, una persona invadente, sicché, mentre osservava l'altra allontanarsi per recuperare la borsa, suppose che il breve scambio di battute fosse giunto al termine. Con la mano, rovistò nella tasca della giacca, estraendo il piccolo orologio per accertarsi dell'ora e realizzare che, di lì a breve, la bibliotecaria si sarebbe attivata per liberare la stanza degli ultimi occupanti rimasti. Placida, si incamminò verso il corridoio creato dall'allineamento dei tavoli, lo stesso che l'avrebbe condotta fuori dall'aula adibita allo studio, quando la voce dell'altra la costrinse a fermarsi. Le sue gote si colorarono in maniera impercettibile di un rosato infantile, quando si rese conto che la considerazione fatta da ultimo era giunta anche all'orecchie della Tassorosso.


«Intendi a parte la sgradevolezza del docente e la tediosità della materia?» Le labbra si schiusero a scoprire i denti in un sorriso che ravvivò il suo volto, provato dallo sforzo mentale delle ultime ore. «Le belle giornate. Ma immagino che una Tassorosso sia troppo ligia al dovere anche solo per pensare di dare il cattivo esempio.»

Nieve stava facendo evidente riferimento alla nomea della Casa d'appartenenza della giovane, una nomea, tra l'altro, largamente meritata. I Tassorosso erano degli stacanovisti, nonché degli studenti incredibilmente brillanti, sicché negli ultimi anni avevano aggiunto un po' di pepe ad una competizione che aveva rischiato di spegnersi. Con quella frase, Nieve volle bonariamente stuzzicare l'altra: tra le loro casate, i rapporti erano sempre stati più che buoni e le sue personali esperienze con i Tassorosso potevano annoverarsi tra le più piacevoli in assoluto.

«Io sono Nieve, comunque.»
 
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view post Posted on 27/4/2017, 17:52
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Non si dispiacque troppo per quell'ardito commento: non si conoscevano e, forse, questa mancata confidenza avrebbe dovuto tenerla lontana da improbabili commenti; nonostante tutto, però, la ragazzina aveva reagito bene. Escludendo il tono vagamente pacato che le parve di percepire, come se le avesse risparmiato una risposta amara e condita con qualche insulto inventato sul momento. Se lo sarebbe meritata, sapeva che la sua lingua lunga l'avrebbe tradita un giorno o l'altro, ma ebbe fortuna. Ancora.
«Puoi stare tranquilla, allora. Qui siamo tutti piuttosto generosi.» - commentò infine, iniziando a muovere i primi passi verso la porta. La bibliotecaria non era certo famosa per le buone maniere e la sua tendenza a spingere fuori gli intrusi dal suo regno di carta era nota in tutto il Castello.
Rimase alle spalle della Grifondoro, mentre questa rispondeva a tono alla sua impertinente domanda.

*Moran te lo sei meritato. Incassa e vai avanti.*
Aveva faticato ad accettare la sua natura, così come la scelta del Cappello Parlante di porla nell'unica Casa che - sognando Hogwarts - non aveva mai considerato. Ora, però, la situazione era cambiata e quel capitolo buio si era concluso piuttosto brevemente, se così poteva dirsi, e non le rimase che sorridere all'insinuazione piuttosto veritiera della compagna.
«Voi Grifondoro tendete a sopravvalutarci... abbiamo anche noi i nostri momenti bui - così dicendo mimò delle virgolette, così da enfatizzare l'ultima parte del pensiero. Grifondoro e Tassorosso raramente si trovavano in disaccordo, ma in fondo la conquista della Coppa delle Case era una competizione vera e propria, senza esclusione di colpi. Le dispute verbali, dunque, non erano certo nuove e le insinuazioni sui pregi e difetti di ciascuna Casa contribuivano all'accanimento della sfida tra le quattro rivali.
Riflettendoci meglio, erano proprio quelle frasi a spronare i più a distinguersi nei diversi corsi, balzando agli occhi degli insegnanti e facendo in modo che, nell'insieme di identità conservate nei registri, il loro nome brillasse più di un altro.
Riprese in fretta la propria risposta, certa che se avesse atteso troppo per concludere, la sua interlocutrice sarebbe intervenuta, riprendendo la parola.

«Quanto alla tediosità degli insegnanti... non so davvero di che cosa stai parlando.»
Questa volta sorrise, aggiungendo un occhiolino all'espressione divertita.
Aveva ben presente i probabili candidati al ruolo appena citato e, benché fosse amante dello studio, dovette ammettere che qualcuno - tra i professori - meritasse quel posto d'onore, nel bene e nel male.
Inaspettatamente, una nuova informazione giunse al suo orecchio, facendo sì che una falsa espressione di rammarico si mostrasse sul suo viso.
Non si era scordata delle buone maniere, non sarebbe stato possibile, ma spesso e volentieri mantenere una certa aura di mistero favoriva lo svolgimento di conversazioni particolarmente stimolanti.

«Nieve...» ripeté, cercando di ritrovare nella memoria qualcosa che le ricordasse l'origine di quel nome. «Buono a sapersi. Non potevo continuare a pensare di chiamarti la ragazzina strana della biblioteca
La breve pausa le avrebbe permesso di capire se - ed in quale modo - la sua battuta avesse urtato nuovamente la sensibilità di Nieve. Avrebbe poi colmato la distanza tra loro con un paio di passi, affiancandosi a lei e presentandosi.
«Lungi da me il voler essere ricordata come la Tassorosso maleducata... io sono Thalia.»
Così dicendo sfilò via, superandola ed avvicinandosi sempre di più alla porta d'ingresso. Giunta in prossimità del pesante uscio l'avrebbe aperto, rivolgendosi alla ragazzina un'ultima volta.
«Abbiamo una ronda serale da fare, per un pezzo di strada saremo insieme. Sbrigati o ti lascio qui.»
Non era una vera minaccia: Nieve le ricordava Fiona, la sorella. Non a caso le due erano entrambe Grifondoro e lo stesso cipiglio severo dell'una le ricordava l'altra. Certo, con la sorella avrebbe usato un tono decisamente più perentorio, ma quella era un'altra storia.

 
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view post Posted on 28/4/2017, 12:13
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Nieve aveva un pregio: a differenza di chi si lasciava influenzare dalle prime impressioni, ella mostrava un'inclinazione peculiare a che la sua opinione sulle persone si costruisse nel tempo, azione dopo azione, parola dopo parola. Aveva, insomma, la stessa predilezione degli amanti dei rompicapo, sicché faceva tesoro dei dettagli per apprezzare soltanto alla fine la visione d'insieme; e non aveva alcuna fretta di arrivare al risultato. C'era un non so che di allettante nella promessa dell'ignoto, qualcosa che stuzzicava la sua curiosità e l'erodeva intimamente a piccoli morsi. Era, del resto, una deformazione del tutto naturale per un soggetto con un trascorso come il suo. Per Nieve, le persone erano un'enigma la cui decifrazione l'interessava al di là di ogni ragionevole misura e, nel caso di specie, la bella Thalia non faceva alcuna eccezione. Mentre ne ascoltava le risposte con un sorriso sbilenco sulla bocca, aggiunse uno ad uno i tasselli che l'altra ebbe a fornirle inconsapevolmente, delineando i contorni di una sagoma che - ne era certa - avrebbe continuato ad evolversi sotto i suoi grandi occhi verdi.

«Oh-oh! Vorresti davvero farmi credere che i Tassorosso hanno un lato trasgressivo?» Con lo sguardo acceso d'una luce giocosa, cercò il viso femmineo dell'altra perché cogliesse la provocazione di cui si sarebbe fatta teatro la sua espressione. «Ti confesso che ho qualche riserva.»

La parte restante del loro scambio di battute ebbe luogo sul limitare della porta d'ingresso e, infine, oltre la stessa. Prima di oltrepassarla, Nieve si concesse di inarcare un sopracciglio in un chiaro sfoggio di scetticismo. Certo che la Tassorosso, per essere conosciuta come una persona tutta d'un pezzo, sapeva mostrare una certa audacia! Il confronto con Amber fu immediato e destabilizzante: laddove una l'aveva trattata con piglio distante, seppur di una gentilezza disarmante, l'altra si stava approcciando a lei con una colloquialità sì inedita e differente che, alla fine, ottenne comunque il medesimo risultato. Per una qualche ragione del tutto opposta, anche Thalia aveva conquistato la sua simpatia.

«Senti,» fece, quando i suoi passi la condussero nel corridoio oltre la porta della biblioteca, «siccome Thalia la Tassorosso maleducata è un po' poco pratico da usare, mi autorizzi a un più informare Thalia?»

Quando la Tassorosso si fosse voltata a guardarla, avrebbe trovato Nieve con le mani dietro la schiena e un'espressione divertita in volto sotto le sopracciglia argentate. La sua bocca si schiuse per accaparrarsi l'ennesima battuta di spirito, ma le parole che la sua mente svelta aveva partorito non vennero mai alla luce. Un rumore indistinto, nel corridoio deserto, squarciò il silenzio. Con uno scatto rapido, il capo di Nieve si mosse alternativamente ad osservare ambedue le estremità del luogo, mentre la mano raggiungeva d'istinto la tasca ove teneva solitamente la bacchetta. Finché non avessero avuto davvero motivo per allarmarsi, niente suggeriva che un pericolo imminente (per sé o per gli altri) fosse in agguato nelle vicinanze; ciò, tuttavia, non vietava loro di procedere con una certa prudenza.

«L'hai sentito anche tu?»

Con ottime probabilità, si disse, era stato uno studente ritardatario che, nella fretta di non farsi beccare oltre il coprifuoco, aveva urtato qualcosa.
 
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
"Non giudicare mai un libro dalla copertina" era una frase fatta. Era soltanto questo? Quante volte la prima impressione le aveva impedito di conoscere davvero qualcuno? Praticamente mai. Non era stata cresciuta fermandosi ad osservare l'abbigliamento o il modo di camminare di qualcuno, eppure i dettagli le saltavano all'occhio immediatamente, senza apparente ragione. Si era sempre detta che fossero proprio i dettagli a fare la differenza, a caratterizzare la persona. Si era anche chiesta, in tutti quegli anni di scuola, quale fosse l'opinione che il resto della scolaresca si fosse fatta di lei: aveva lasciato andare l'abito della "studentessa modello", appropriandosi di una veste meno vistosa e decisamente più informale, eppure percepiva ancora che, nello sguardo degli insegnanti, nei loro sorrisi e saluti, quell'immagine di Thalia Jane Moran non fosse del tutto svanita. C'era dell'altro? Perché se quella era la sua "copertina", il resto del libro era rimasto inesplorato. E per quanto fosse esigua la probabilità che qualcuno la conoscesse davvero, c'era chi - come Nieve - aveva potuto apprendere qualcosa di lei in pochi istanti.
D'altro canto, lei stessa aveva raccolto una manciata di informazioni sulla Grifondoro attraverso poche battute: un nome dal suono dolce e melodioso, Nieve, dietro al quale si celava una personalità certamente vivace, frizzante e dalla battuta sempre pronta.
Non poteva esserci solo questo, in cuor proprio la Tassorosso ne era consapevole.

«Ed io che pensavo che i Grifondoro nascondessero anche un lato tenero.» - scherzò, tenendo aperta la porta affinché la ragazzina potesse uscire. La sua espressione scettica la divertì, di certo c'era spontaneità nel suo modo di porsi.
«La verità è che non sapete che cosa pensare di noi.» - proseguì, lasciando che la porta si chiudesse alle loro spalle - «E vorrei rendere note le nostre molteplici virtù, dico sul serio, ma sei la concorrenza. Non sarebbe appropriato.»
Rimase immobile, lo sguardo rivolto a sinistra, indecisa se seguire quella direzione per giungere alla Sala Comune nei Sotterranei, oppure continuare quello scambio di opinioni nato all'improvviso e senza alcuna ragione.
«Direi che solo Thalia potrebbe andar bene. Anche perché l'alternativa sarebbe troppo lunga, non trovi?»
Il sorrisetto beffardo di Nieve fu ricambiato, sebbene la posa assunta suggerisse l'arrivo dell'ennesima frecciatina.
Sarebbe stato saggio intervenire a gamba tesa, impedendole di far sfoggio, ancora una volta, della propria sagacia. Doveva aver già capito di aver di fronte una degna avversaria, non c'era bisogno di ulteriori prove.
Il battibecco sarebbe continuato su quella scia se, d'un tratto, un rumore non avesse spezzato la breve pausa di silenzio tra loro. Annuì, l'espressione sul suo viso mutata in una maschera di serietà che - solitamente - indossava solamente in specifiche situazioni. Percepì la ricerca della bacchetta della ragazzina e non poté fare a meno di sorridere.

«Paura?» - una nuova frecciatina travestita da domanda retorica fu pronunciata in un mezzo sussurro, certa che la replica sarebbe stata tagliente quanto la sua insinuazione. Senza aggiungere altro, si mosse - finalmente - superando Nieve e dirigendosi verso destra. Avrebbero scoperto l'origine del rumore e, in cuor proprio, si augurò non si trattasse di un Tassorosso ritardatario.
*Allora sì che scopriresti il nostro lato trasgressivo.*

 
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Lo scroscio che aveva attirato l'attenzione del duo era stato seguito da un attimo di silenzio assoluto, prima che uno scalpiccio forsennato gli facesse seguito. Lo sguardo di Nieve ne assecondò la direzione, registrando a malapena la provocazione della Tassorosso mentre attendeva che la ragione del frastuono si palesasse. Nonostante l'alto livello di attenzione, non avrebbe potuto essere preparata a ciò che l'aspettava. Passarono pochi istanti prima che la sagoma scompigliata di un ragazzo dai colori indistinguibili facesse capolino, tutto trafelato, oltre l'angolo del corridoio. Nello scorgere i due Prefetti, il giovane frenò bruscamente, l'espressione impietrita di chi realizza di essere di fronte al suo peggiore incubo, e rimase sul posto con le braccia sospese a mezz'aria nell'atto della corsa. Nieve fece appena in tempo a notare l'inclinazione scomposta della cravatta allentata, prima che questo facesse il dietrofront più rapido della storia e cominciasse a correre in direzione inversa quasi avesse il diavolo alle calcagna. Non avrebbe dovuto ridere, lo sapeva, ma non seppe trattenersi. Gettando il capo all'indietro, il suo petto si aprì in una risata di tutto cuore, mentre le onde argentate della sua chioma oscillavano nel vuoto seguendone il movimento. L'ora del coprifuoco non era ancora propriamente scattata, benché sia Nieve che Talia fossero già pronte a cominciare il turno di ronda, e dunque non c'era motivo di fuggire alla vista di un Prefetto. La biblioteca stessa era ancora ben lontana dall'essere stata sgomberata e la sua custode sedeva ancora tranquilla al suo posto, probabilmente solo un po' annoiata. Se anche il giovane sconosciuto avesse proseguito per quel corridoio, perciò, non avrebbe rischiato di incorrere in alcuna punizione e forse, in condizioni normali, avrebbe avuto la lucidità per realizzarlo. Era un errore piuttosto comune, che Nieve aveva commesso a sua volta prima della nomina a Prefetto: onde evitare di cadere vittima della distrazione, si era sempre imposta di raggiungere la Sala Comune con un buon margine di anticipo sicché, quelle poche occasioni in cui si era trovata ancora per i corridoi troppo a ridosso all'ora del coprifuoco, aveva subito il medesimo turbamento emotivo.

«Stando alla reazione del ragazzo quando ti ha vista,» disse non appena fu in grado di darsi un contegno, il volto segnato da rigagnoli che le lacrime avevano lasciato lungo il viso, «dovrei averne di paura.»

La paura era un sentimento assai controverso per la giovane. Nieve viveva con essa un rapporto polivalente: l'apprezzava, per un verso, poiché le consentiva di ponderare le sue azioni senza peccare di troppa sicurezza; la repelleva, per un altro, nelle sue sfumature di incontrollabilità. Nieve, di ragioni per tremare di terrore, ne aveva avute e ne portava ancora distintamente i segni su anima e corpo. Una sensazione di fastidio, nel realizzarlo, le strinse lo stomaco, costringendo il suo cuore a sobbalzare in un singulto di disagio. Per spezzare il ritmo delle sue riflessioni e le conseguenze che queste erano in grado di provocare sul suo spirito, distolse lo sguardo e perlustrò l'altra metà del corridoio quasi a volersi accertare che tutto fosse in ordine. La realtà era che Nieve, il marasma, l'aveva dentro.

«Fai sempre questo effetto alle persone?»

La domanda giunse con la stessa maliziosa spensieratezza che le aveva usato prima, del bettolio emotivo che l'aveva colta poc'anzi solo una breve traccia nel verde oscurato delle iridi.
 
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view post Posted on 3/5/2017, 11:27
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
La comparsa del giovane all'angolo, con quell'espressione di terrore misto a vergogna dipinta sul volto la fece sorridere.
Da quando aveva indossato la Spilla da Prefetto, qualche settimana prima, aveva realizzato di aver sviluppato un meccanismo in grado di spaventare chiunque; non importava che gli studenti incriminati frequentassero il primo o il settimo anno: trovarsi di fronte un Prefetto poteva significare la fine di una serie di malefatte di varia natura. Non aveva la minima idea di quale fosse la colpa del giovanotto che - come una gazzella - era fuggito via alla vista della rossa, ma non appena egli sparì dietro l'angolo dal quale era giunto, la Tassorosso si limitò a sorridere. C'erano cose che non cambiavano mai nei ritmi di vita all'interno del Castello e, di certo, quel ragazzo ne sapeva qualcosa.
Il corridoio fu invaso dalla risata di Nieve, una risata sincera e spontanea, divertita da quel piccolo spettacolo messo in scena senza troppo dispendio di energie. Si voltò verso di lei, sollevando i palmi e le spalle, per poi lasciarli ricadere mollemente, quasi a giustificazione della scenetta verificatasi poco prima.

«So che la tua è una domanda retorica, ma direi che... no. Non dovresti. Insomma... Non ho mai ucciso nessuno. Non ancora, almeno.» - commentò successivamente, dopo una breve pausa di silenzio, restituendole un'espressione divertita che lasciava intravedere a malapena la nota sarcastica dell'intera risposta.
Parlare in quei termini poteva essere divertente, ma non conosceva davvero Nieve per sapere se ed in quale modo avrebbe colto la sua ironia. Avrebbe dato il giusto peso a quelle parole? Avrebbe saputo dare il giusto significato alla sua risposta? Stando agli eventi in corso nei trascorsi personali di ciascuno e, in generale, nel mondo magico, la Tassorosso non poteva sapere se la Grifondoro avrebbe retto.

«Di solito no, ma quando sono in giro con persone strane... beh. Mi capita spesso, devo dire.»
Le avrebbe restituito pan per focaccia, se necessario, non si poteva dubitare della sua battuta pronta né della presenza di spirito dell'irlandese. Aveva trascorso anni a cercare di rispondere a tono alle insinuazioni di Desmond e benché il cugino avesse anni di esperienza dalla sua, la Moran aveva imparato dal ragazzo a volgere a proprio favore le parole altrui. Era stato un esercizio lungo, portato avanti con pazienza e con un briciolo di acume che, solitamente, non guastava nemmeno in altri campi.
«Credo comunque che la ragione di tanta fretta fosse un'altra.» - i riferimenti impliciti bastavano ed avanzavano, ma in fondo aveva pur sempre un undicenne davanti. Sovrapporre quella figura mingherlina e dai capelli chiarissimi a quella di Fiona, più robusta e dai folti capelli rossicci non era stato difficile. Non si sarebbe mai espressa in quel modo davanti alla sorellina, tanto meno l'avrebbe fatto in presenza di una studentessa più giovane e sua collega per quella sera. - «Temo che non lo scopriremo mai. A meno che non ci avviamo ora, tentando di acciuffare i fuggiaschi.»
Questa volta ad incorniciare la proposta, rendendola appetibile alla Grifondoro, vi fu un'espressione maliziosa, ma affatto malevola. I Grifondoro adoravano il brivido della sfida, era una caratteristica insita nel loro DNA, qualcosa a cui non potevano rinunciare: cosa poteva essere migliore di una piccola "caccia" all'uomo?

 
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view post Posted on 4/5/2017, 10:39
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Nieve era una personcina niente male con cui iniziare un battibecco sui toni del sarcasmo. Nonostante i suoi trascorsi, c'erano in lei una sagacia e un apprezzamento per l'umorismo che la rendevano compagna d'eccellenza per chiunque avesse desiderato intraprendere una conversazione stimolante, spingendosi al di là della zona di comfort. Quasi a voler compensare i tratti oscuri e gravosi del suo animo che portavano i segni delle vessazioni subite, era piuttosto frequente cogliere in lei, come velo più esterno di una personalità parecchio stratificata, un'aria frizzante e giocosa che ben si sposava con la prospettiva di improntare una conoscenza un po' sopra le righe.

«Decisamente, ora capisco il perché della reazione del povero ragazzo,»
disse, mantenendo un tono volutamente vago. Le obiezioni della ragazza alle sue insinuazioni erano tali da fornire più di un solo spunto di conversazione, soprattutto se Nieve avesse deciso di ribattere. Cosa che, infine, fece. «Non solo hai una certa sete di sangue, che il colore dei tuoi capelli esplicita a tal punto da rendere superflua la mia domanda di poco prima, ma sei anche una bella serpe.» In un'altra circostanza, probabilmente la piccola Grifondoro avrebbe prestato maggiore attenzione alle parole utilizzate per apostrofare la sua interlocutrice, ma Thalia le parve sufficientemente ironica da assorbire il colpo senza mancare di coglierne i tratti più irriverenti. «Sarò anche strana, mia cara, ma nessuno è mai fuggito come avesse il diavolo alle calcagna al solo vedermi. Quindi, non provare a scaricare la colpa su di me. Sono quasi del tutto convinta che quel ragazzo, preoccupato per la mia incolumità e temendo che io sia tua prigioniera, si recherà di corsa presso un insegnante per salvarmi dalle tue grinfie.» D'un tratto, assunse una posa contemplativa, l'indice che carezzava con fare cogitabondo la curva del mento. Quando tornò ad osservare Thalia, i suoi occhi brillavano ancora dei colori del divertimento. «Che, a pensarci, se non fossi tanto assetata di sangue, una dote simile potrebbe essere anche un vantaggio in molte circostanze.»

Entrambe avrebbero potuto proseguire sulla scia di quella reciprocità di provocazioni ancora a lungo, questa era pressoché una certezza; e, tuttavia, la proposta della Tassorosso giunse a spezzare quel momentaneo, sarcastico equilibrio per introdurre un nuovo elemento di potenziale disturbo. Il verde degli occhi di Nieve si oscurò per un attimo, soppesando le implicazioni di un suo eventuale assenso: l'invito di Thalia andava a nozze con un carattere curioso e avventuroso come quello dell'islandese, non c'erano dubbi. Eppure, Nieve aveva subito troppi inganni - e conseguenti angherie - per non essere immediatamente colta dal sospetto circa le reali intenzioni della persona che aveva di fronte. Il fantasma dei bambini di Borgarbyggð e della loro cattiveria tornò a palesarsi, incupendo i tratti del suo volto. Non poteva dare per scontato che le intenzioni della sua interlocutrice fossero buone, non poteva soffocare i sussurri del sospetto che le intimavano di stare in guardia. Cionondimeno, la sua bocca mostrò a Thalia i contorni di un sorriso genuinamente curioso, mentre piegava leggermente in avanti il busto a simulare un inchino. Non era più la persona di un tempo, non era più tanto indifesa, sicché, se da una parte aveva intenzione di fare tesoro delle esperienze passate per trarne un insegnamento, dall'altro non voleva che fosse il passato a determinare il suo presente.

«Dopo di te.»
 
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view post Posted on 5/5/2017, 10:43
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
La presenza di spirito era una caratteristica ereditaria o così diceva suo padre, un uomo ormai prossimo alla quarantina con un carattere vivace e spigliato, ma all'occorrenza premuroso ed attento. Sua madre ripeteva spesso quanto lei gli somigliasse e benché ciò la inducesse a provare una sorta di piacevole soddisfazione, d'altro canto si rendeva conto che non tutti, in quel vasto mondo, avrebbero potuto comprendere la sua natura.
I litigi frequenti con le sorelle ne erano la palese prova vivente, specialmente nei confronti di Iris, ormai prossima all'ingresso ad Hogwarts. Restava da capire quanto Nieve fosse disposta a concederle il beneficio del dubbio, dandole la possibilità di dimostrarle davvero la propria indole.

«Il rosso in effetti induce in errore molti.» - ammise, mantenendo il sorriso intatto e giocherellando con la sua fedele ciocca ribelle. Nessuno le aveva mai dato della "sanguinaria", ma la vita era lunga - almeno in teoria - e ci sarebbe stato un tempo in cui la galanteria e le frasi di cortesia non sarebbero servite a molto.
Ciò che la fece scoppiare in una risata spontanea e cristallina, tuttavia, fu l'ennesimo appellativo che la Grifondoro non le risparmiò in ultima battuta.

«Brutta serpe? Ma dico... mi hai guardata bene?» - commentò incredula. La vena ironica non aveva abbandonato la sua voce, né l'espressione divertita sul suo volto. Era strano come la percezione degli esseri umani cambiasse a piacimento. Quand'anche fosse stata una vera "serpe in seno" si sarebbe sentita investita di un nuovo ruolo, l'ennesimo appioppatole un po' per caso e non di certo per sua scelta.
«Tu mia prigioniera? Di solito sono i tipetti come te che creano scalpore. I più insospettabili sono quelli dal viso candido e le intenzioni più sincere.» - se avesse o meno colpito nel segno non avrebbe saputo dirlo, ma di certo Nieve avrebbe accusato il colpo e rispedito la cortesia al mittente.
Più le parlava e più aveva l'impressione di fronteggiare Fiona o Desmond, due caratteri poco avvezzi alle carinerie di rito e abituati a risolvere tutto con una sarcastica frecciatina.
Accettò di buon grado di essere l'apri-fila di quell'anomala spedizione, mantenendo un occhio vigile sull'undicenne sebbene non potesse rivelarsi una minaccia per lei. Così come nei riguardi di Fiona, istintivamente aveva percepito una sorta di responsabilità nei confronti della Grifondoro. Era l'indole della sorella maggiore, un'abitudine che difficilmente sarebbe morta dopo anni trascorsi a prendersi cura delle sorelle minori. Nieve aveva tutte le carte in regola per cavarsela egregiamente per conto proprio, il suo carattere e la sua intelligenza, visibile attraverso quel vivace scambio di battute, avevano fatto sì che la Tassorosso riuscisse a vedere in lei una degna avversaria di dibattito.
Si avviarono, quindi, seguendo le invisibili orme del ragazzo fuggito - a dire della sua interlocutrice - per causa sua. Doveva essere ormai lontano, mentre il silenzio nei corridoi era turbato solamente dal loro incedere ritmico, un passo dopo l'altro; i soggetti nei quadri alle pareti - per la maggior parte ritratti - erano in procinto di ultimare le chiacchiere serali, gettando alle due studentesse sguardi di sottecchi e sorrisi decisamente sospetti.


 
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view post Posted on 6/5/2017, 18:20
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«Magari, hai ragione. Magari, un giorno, mi troverai in un gran bel pasticcio. Sarà allora che potrò scoprire se sei o non sei la serpe che sembri.»

L'ardire era una dote della quale né Thalia, né Nieve avrebbero potuto dirsi manchevoli. Mentre s'incamminava insieme alla giovane Tassorosso oltre l'angolo che aveva schermato il fuggiasco alla loro vista, la Grifondoro fece di quell'assunto una valida certezza e immaginò di incanalare le energiche trame della loro conoscenza in una categoria in grado di esserle, per il momento, congeniale. Spigliate e sarcastiche, procedevano lungo la via come due cacciatrici alla spasmodica ricerca di una preda. Il dubbio che l'aveva colta circa le reali intenzioni di Thalia indugiava ancora nel suo animo, palesandosi nel breve intervallo tra un battito cardiaco e l'altro e, con sua enorme sorpresa, svestendosi dei colori di sovrano tenuti fino a quel momento per una mise più morigerata. La sua accompagnatrice avrebbe potuto ingannarla com'era già accaduto in occasioni altre con persone altre, ma ciò non toglieva che lei, Nieve, fosse diversa dalla versione di sé che tanto aborriva. Non sarebbe stata preda, non sarebbe scappata come lo studentello spaurito colto nell'atto della fuga. Sorrise nel riscoprire una sicurezza in se stessa che non aveva sperimentato sovente, forse, si era detta a più riprese, nella deformazione tipica di chi un sostegno alle spalle non l'ha quasi mai avuto. Era ingiusto nei confronti di Ỳma? No, convenne, era semplicemente la verità.

«Cosa spereresti di trovare?»

La sua voce ruppe il silenzio che circondava le loro figure con la dolce irruenza che apparteneva all'animo dell'islandese. Nieve era pungente, sagace, a volte perfino brutale nei profili di schiettezza che la contraddistinguevano, ma si muoveva il più delle volte col garbo di una vita trascorsa in solitudine. Poiché i suoi amici avevano spesso assunto sembianze animalesche e conquistarne la fiducia aveva richiesto estrema cautela e pazienza, ella si rapportava agli esseri umani con eguale, ponderata enfasi. Era una danza - a volte travolgente, a volte timida - che la vedeva passicchiare tutt'intorno la persona che suscitava il suo interesse, qualunque fosse la ragione. Thalia, rifletté, aveva sin da principio reso quel passo a due estremamente incalzante.

«Se raggiungessimo il fuggiasco, intendo. Una povera, innocente pecorella o una sfida?»
 
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view post Posted on 7/5/2017, 13:13
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
I passi delle due animavano lievemente la vita in quel corridoio, mentre già qualcuno dei soggetti nei quadri appesi alle pareti bofonchiava e borbottava a causa del loro passaggio. Il loro incedere lento, ma attento, permetteva alle Prefette di scrutare nell'ombra e - benché non vi fosse davvero nulla di significativo da identificare come irregolare - ogni minimo spostamento d'aria o suono in lontananza metteva in allarme la sedicenne dai capelli vermigli.
«Se ti comportassi discretamente, questa sera, potrei anche salvarti da uno dei tuoi guai...» - concesse il beneficio del dubbio alla giovane, pur non comprendendo pienamente da che cosa, nel suo comportamento, fosse derivato quel paragone poco azzeccato. Che fosse divertita dalla similitudine non vi era dubbio, tuttavia il suo orgoglio e la consapevolezza di essere fin troppo altruista in determinate circostanze gridavano vendetta.
«Ti dirò che cosa spero di non trovare.» - una breve pausa avrebbe sancito la suspense necessaria ad infondere un minimo di curiosità nella sua interlocutrice, sebbene il tono ironico fosse palese - «Ai miei Tassorosso conviene essere già sulla via del ritorno nei Sotterranei. Non vorrei mai dover portare qualcuno al cospetto di Sekhmeth.»
Solitamente si sarebbe riferita al suo Caposcuola per nome, ma in quel preciso momento era necessario instillare una minima parvenza di terrore in chiunque fosse rimasto in ascolto. Nieve avrebbe potuto facilmente intuire il rispetto con il quale l'irlandese l'aveva nominato, intuendo persino le intenzioni di non voler essere "il poliziotto cattivo" della situazione.
Essere Prefetto era certamente un privilegio, ma tra i molti benefici della carica si annoveravano anche spiacevoli oneri da portare a termine. Punire un concasato per non aver rispettato il coprifuoco non era esattamente il suo passatempo preferito.

«Il mio approccio al fuggiasco potrebbe anche sorprenderti, lo sai?»
Una smorfia divertita sostituì quella più seria, mantenuta non con una certa difficoltà fino a quel momento.
Le piaceva pensare di essere tollerante, pur avendo una Spilla appuntata al petto; un fattore da non sottovalutare era di certo quello che l'aveva indotta, sino alle settimane precedenti alla sua nomina, a infrangere qualche regola di tanto in tanto, senza mai rischiare di essere scoperta. Non aveva dimenticato il brivido del rischio e, probabilmente, non vi avrebbe rinunciato mai.
E con un trascorso simile, la predica non sarebbe stata accettata volentieri dal malcapitato di turno.
Accademicamente la sua condotta poteva essere considerata ineccepibile dai più, ma qualche piccolo incidente di percorso - di cui l'Aula Abbandonata era stata testimone - e qualche altro piccolo viaggio fuori programma nella vicina Foresta avrebbero potuto senz'altro raccontare qualcosa della sua indole poco avvezza a rispettare i divieti.
Fiona si era chiesta come avessero potuto nominarla Prefetto della sua Casa, un commento che Desmond si era limitato a sostenere con un sorriso e un'espressione incredula. Sapeva che dietro a quelle smorfie e a quelle frecciatine si celava una profonda soddisfazione, eppure non poteva negare di essersi posta la medesima domanda.

«E per te? Pecorella o sfida?»
Se lei era la ribelle rinsavita, Nieve che cos'era?

 
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view post Posted on 10/5/2017, 11:55
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Nieve accolse con blando fervore le risposte della sua interlocutrice. Il loro era nient'altro che uno scambio di informazioni sulle note della piccantezza, come se, a fronte di un bivio che consentiva loro di scegliere tra la normalità e l'aticipicità, le due avessero optato per quest'ultima delle due vie per instaurare quel colloquio. La Grifondoro non avrebbe saputo dire se questo dipendesse dalla stanchezza di un'intera giornata trascorsa sui libri, ovvero dagli effetti scaturenti dall'incontro dei loro due caratteri. Sapeva soltanto che Thalia, col suo commento, aveva portato una nota di brio e distrazione in un animo (il suo) vessato dalla stanchezza di una routine che a volte l'annichiliva. Nieve aveva una personalità cangiante che, in quanto tale, abbisognava di stimoli continui, onde evitare di perire nei tratti rigorosi che la contraddistinguevano. Fu intimamente grata alla Tassorosso per averle dato un motivo, uno piccolo eppure estremamente di sollievo, per pungolare il suo io ed evitare che si crogiolasse nei toni cupi di un ritmo in grado di annoiarla.

«Credo che non mi dispiacerebbe trovarmi in qualche guaio,» disse, sulla scia di un pensiero che si apprestava a palesare. «A volte, la quotidianità è così noiosa che sento di impazzire.» Rise nel pronunciare quell'ultima frase,
rise di se stessa e dell'esagerazione di cui erano apparentemente intrise le sue parole.
«Non so se capita anche a te, ma ci sono giorni in cui vorrei che capitasse qualcosa in grado di spezzare la monotonia e ricordarmi che, in fondo, vivo in una delle più illustri scuole di magia e stregoneria del mondo, non in un collegio ove ogni cosa è precisamente scandita.»

Mentre pronunciava quelle parole, il suo sguardo si posò pigramente ora su uno, ora su un altro quadro senza prestarvi realmente attenzione. Tradurre a parole un pensiero che le orbitava in testa da parecchio fu per lei motivo di sollievo e di frustrazione insieme. Finché aveva mantenuto i tratti inconsistenti di un'idea, infatti, erano bastate una scrollata di spalle e una parola di reprimenda verso se stessa per farlo rimpicciolire. Nel momento stesso in cui ebbe a rilasciarlo dalla prigionia della sua ostinazione, Nieve lo vide ingrandirsi e assumere ben presto forma e sostanza. Non era più soltanto un pensiero latente, era una certezza.

«Ma, sì, capisco quello che intendi,» fece con fare conciliante per la prima volta da che la loro conversazione era iniziata. «E' proprio quello, il rischio di provocare le ire del corpo insegnanti o del mio Caposcuola e dunque arrecare danno alla Casa, a tenermi fuori dai guai. E, poi, c'è questa spilla!» Con un movimento secco della mano, quasi a mostrare la sua insopportazione, indicò ciò che era per lei motivo di orgoglio e di avvilimento a un tempo. «E' come avere addosso un costante promemoria di ciò che non puoi e non devi fare.»

Esprimendosi in toni tanto schietti, Nieve non temette neppure per un istante il giudizio di Thalia. Non sapeva se la Tassorosso possedesse un animo ardito o un animo più accondiscendente, né se avesse la fortuna di vivere quotidianamente l'entusiasmo di avventure a lei precluse, e non la impensieriva neppure la possibilità di non essere capita. Era già di per sé una liberazione concedersi il lusso di pronunciare a voce alta le parole che, a forza, si era costretta a mandare giù nei suoi momenti di più grande scoramento. Con un sorriso, portò lo sguardo su Thalia per rispondere al suo ultimo quesito, lo spirito adesso più leggero e gli occhi accesi d'una vitalità sorprendente per quell'ora della sera.

«Sulla base di quello che ti ho appena detto, una pecorella, è chiaro.»
 
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