Invisible Monsters., Privata.

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Maarla
view post Posted on 29/4/2017, 19:04




Maarla Hellström. ( ) « I'm an invisible monster and I'm incapable of loving anybody. » La pioggia scendeva decisa, col suo rumore copriva ogni cosa, persino i suoni dell’esistenza quotidiana, le voci, le parole. Le gocce cadevano fitte e picchiavano sull'asfalto, come tanti spilli che, con irruenza, penetrano il manto stradale.
Era incessante. Col suo scroscio regolare e costante sembrava quasi voler scandire il tempo ed esso, come un signore riverente, si inchinava e si adeguava al ritmo dispotico di quest’amica insolente.
Il cielo era plumbeo, cupo, in alcuni punti quasi corvino; lì, nel punto dove era più nero, le nuvole si accalcavano con una rapidità sorprendente, si gonfiavano e si allargavano a dismisura.
Avanzavano con fare minaccioso, proiettando una luce grigiastra sulle strade, sui muri e sulle persone; tutto era come una vecchia foto in bianco e nero.
Maarla era stata svegliata all'alba dal fragore improvviso di un tuono e ora, alle dieci e mezza, camminava per le vie di Diagon Alley senza un ombrello e senza una meta precisa. La pioggia cadeva con forza crescente, le scorreva sulle mani, sui polsi e colava nelle maniche del suo mantello; formava pozzanghere e scivolava creando dei piccoli ruscelli.
Tutti intorno a lei camminavano in fretta rasenti ai muri, in cerca di riparo sotto alle tettoie, con le teste chine, stretti nei loro mantelli.
Il solo edificio in tutta Diagon Alley che, anche in una giornata grigia come quella, non perdeva il suo fascino e la sua magnificenza era la Gringott.
Bianco come la neve, svettava sopra le piccole botteghe.
Stava già percorrendo una squallida strada laterale che si riallacciava all'altezza della Banca dei Maghi quando la giovane strega capì quale sarebbe stata la sua destinazione.
Una vecchia insegna stradale di legno, appesa sopra a un negozio di candele velenose, riportava a grandi lettere due sole parole: Nocturn Alley.
La pioggia ampliava l’odore di stantio e ammuffito, che perfora le narici e le tormenta col suo olezzo.
Il suono dei suoi anfibi che calpestavano le pozzanghere rimbombò in quel sordido vicolo tortuoso, dove sembravano esserci esclusivamente negozi dedicati alle Arti Oscure. Magie Sinister era sicuramente il più grande.
Due maghi in malarnese la osservavano da dietro un portale bisbigliando tra loro. Una vecchia strega la guardò con occhi avidi, mostrando una fila di denti verdastri.
Maarla non prestò loro attenzione e proseguì a grandi passi, fino a quando non si trovò di fronte ad un grande negozio per maghi, debolmente illuminato.
In vetrina era esposta una mano avvizzita appoggiata su un cuscino; poco distante un occhio di vetro la guardava fisso. Le pareti erano tappezzate di maschere dall'espressione maligna e dal soffitto pendevano strumenti arrugginiti e acuminati.
Osservò a lungo quel vetro unto; più lo guardava e più gli oggetti esposti si facevano privi del giusto rilievo e della dovuta evidenza. Lì, immobile davanti alla bottega del Signor Sinister, tutto ciò che in quel momento riusciva a vedere era il suo pallido riflesso.
Intanto la pioggia non accennava a smettere e Maarla iniziò a sentire l'umidità penetrarle le ossa.


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Edited by Maarla - 4/6/2017, 16:54
 
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Laughing Mantis
view post Posted on 30/4/2017, 20:56




In quella fotografia priva di colori, però, spiccarono due colori. Il verde ed il rosso.
Il primo, veniva caratterizzato da una chioma liscia e curata, tirata all'ìndietro dall'acqua e dal gesto ordinato del suo portatore; il rosso erano le labbra serrate sempre in quello che poteva o meno essere un sorriso.
La pioggia non aveva sorpreso Tristan, che si era premunito di un elegante ombrello color moka, in tinta con il gessato a righe nere che aveva indossato quel giorno; un colore dai toni invernali, nonostante la primavera fosse arrivata da un bel po' ormai. Odiava l'Inghilterra: quella maledetta terra era umida e bagnata, a differenza sostanziale della sua Germania, dove era freddo e ben ventilato.
Si ritrovava camminare per Nocturn Alley, dopo aver cercato in vano oggetti che potessero arredare in maniera dignitosa il suo ufficio, ma non aveva trovato altro che articoli da quattro soldi o di dubbio gusto. Manteneva una posizione perfettamente eretta del busto e con una mano manteneva saldamente il manico in legno dell'ombrello, mentre teneva quella sinistra nella testa dei pantaloni.
Le facce che giravano a Nocturn Alley erano sempre più o meno le stesse: non solo, ma si potevano benissimo riconoscere dall'incredibile incuria e dal deprecabile gusto nel vestire.
Occhi sfuggenti e ombre ad ogni vicolo di quel maledetto posto che posavano la loro attenzione su chiunque non fosse quanto meno comune lì. Ma a differenza di ciò che accadeva per gli altri, quando quelli si posavano sulla chioma verde, indietreggiavano o si soffermavano qualche secondo più del dovuto per accertarsi che quella chioma non avesse da chiedere qualcosa, dunque si spostavano. Non era andato alla ricerca di fama in certi ambienti, ma quella in qualche modo -forse anche per colpa- del suo congome, l'aveva raggiunta.
Giornata umida e curiosa, abbastanza da rapire quella chioma verso una donzella del gentil sesso, su cui gi occhi di Nocturn Alley sembravano essere puntati. Anche lei era stata raggiunta da una fama non voluta? Una delle migliaia di domande che potevano vestire quella presenza -assolutamente al di fuori di quel contesto-. Era senza ombrello e si stava bagnando.
Con un atto di non troppa galanteria, Tristan Von Kraus si avvicinò a sua volta alla vetrina di magie Sinister e tenne saldo l'ombrello sulla sua testa e su quella della giovane donna, fissando con fare disinteressato la vetrina.
-Lei è troppo fuoriluogo, qui. La stanno osservando in tanti. E non sono sicuro che sia una buona cosa, in questo postaccio.-
Esordì con fare più professionale che naturale.
Non era interessato a qualcosa in particolare, ma la sua era una natura che spiccava in curiosità. E fu quella curiosità a spingerlo a chiedersi che cosa ci facesse una ragazza di aspetto più che curato, a Nocturn Alley. Probabile che si fosse ritrovato una bacchetta puntata in faccia o peggio ancora una lama.
O direttamente schiantato.
Ma la sua lingua....oh, quella non riusciva a fermarla nemmeno la sua volontà.
 
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Maarla
view post Posted on 23/5/2017, 22:51




Maarla Hellström. ( ) « I'm an invisible monster and I'm incapable of loving anybody. »
I suoi occhi assorti e lontani stavano ancora fissando il suo riflesso in quel sudicio vetro quando la strega si rese conto che le gocce di pioggia avevano smesso di picchiettare sulla sua esile persona.
Era stata avvicinata da un uomo, ne sentiva la presenza alla sua destra. Non si voltò, non si scompose; poteva distinguerne l'incarnato pallido, le labbra rosse serrate in un sorriso -o era un ghigno?- e l'insolita, ma affascinante, chioma verde dal riflesso nella vetrina di Magie Sinister. Si limitò a guardare per un po' la proiezione delle loro figure, come se fossero un programma televisivo di blando interesse.
Maarla portò meccanicamente le mani al cappuccio del mantello e lo abbassò: una cascata di ricci, in quel momento tutt'altro che definiti, s'ammassò scompigliata intorno al suo volto. La freschezza della pioggia, intanto, scendeva lungo il suo corpo.

La voce dello sconosciuto era ferma e sovrastava il chiacchiericcio degli zotici intorno a loro.
Esibendo un sorriso del tutto schernitore la giovane strega si voltò lentamente verso l'uomo accanto a lei. I suoi occhi verdi alla ricerca di quelli di lui: due freddi pezzi di ghiaccio.

- A quanto pare, invece, lei riesce perfettamente ad integrarsi in un postaccio come questo. -
La sua eleganza non passava di certo inosservata e aveva un ombrello; probabilmente gli abitanti di Nocturn Alley non sapevano nemmeno che cosa fosse un ombrello.
- Non deve preoccuparsi. Uno sguardo o una parola sbagliata e sono pronta ad alzare la bacchetta contro questi rifiuti umani. Ho schiantato per molto meno. -
Ora anche il suo sorriso sembrava un ghigno.
Maarla non accennava a togliere di occhi di dosso dallo sconosciuto e non sembrava avesse bisogno di sbattere le palpebre.

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Edited by Maarla - 4/6/2017, 17:06
 
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Laughing Mantis
view post Posted on 26/5/2017, 10:37




Successe tutto con una lentezza disarmante; un concatenarsi di azioni lente e ben studiate che, per poco, la presa di Tristan sull'ombrello non divenne debole e "burrosa".
In realtà sapeva di aver varcato quell'invisibile limite dei "fatti suoi", in realtà senza un'apparente motivo, semplicemente forse per una malsana forma di egoismo che lo stava portando ad evitarsi qualche seccatura futura al San Mungo, dovuta a un mago o una strega, schiantati senza causa alcuna in quel di Nocturn Alley. E normalmente, chi arrivava da Nocturn Alley, puzzava.
Non lei però. Aveva uno strano modo di fare ed una sicurezza che stranì il von Kraus non poco; sfacciata, selvaggia e a tratti addirittura provocatrice.
"Bella stronza..."
Venne da pensare in automatico a Tristan, che però cercò di rimanere composto nella sua posizione, non riuscendo nemmeno a girare la testa in altra direzione per distogliersi da quello sguardo così magnetico.
Quei ricci scomposti, diedero un'altro contorno a quella sagoma bagnata ed umida. Una ragazza molto giovane; i lineamenti duri -forse non più dei suoi- scolpiti dal freddo europeo. Normandia, probabilmente.
Dalla chioma rossastra emergevano gli occhi: due pietre di smeraldo, attenti ed ammalianti; non v'erano dubbi che fossero più un'arma che una parte del suo corpo.
Tristan le mantenne lo sguardo, ma non con malizia, non con paura, ma come il felino che dinanzi al pericolo arriccia il busto e piega la coda, sibilando e pronto o ad un attacco alla fuga.
Si schiarì la voce, ma non perché ne avesse realmente bisogno; era pura circostanza.
-In realtà, Miss, ci sono molteplici posti dove potrei integrarmi perfettamente.-
Lasciò qualche secondo di paura e parlò a voce non troppo bassa, ma con tono comunque non alto. Non c'era motivo di interrompere la pioggia che picchiettava sul suo ombrello o lo scorrere dell'acqua sulla pietra ormai consumata della strada.
La ragazza aveva ora un sorrisetto in volto, Tristan se lo era completamente tolto arricciando semplicemente le labbra. Continuava a fissarlo, non lo aveva perso un minuto e si era pure presa la briga di scrutarlo.
-Oh ma non sono preoccupato per Lei.-
Ci tenne subito a precisare il Medimago. Aveva dato quell'impressione? Strano. L'ultima volta che aveva avuto preoccupazioni, era stato quando ad Hogwarts lo avevano minacciato di fargli fare più ore di Volo. Quello si che sarebbe stato frustante ed umiliante.
-Mi chiedevo solo...-
Si interruppe, soppesando bene le parole per evitare di risultare effettivamente preoccupato per lei.
-...perché questo maledetto brusio fosse tutto per Lei e non per me.-
In effetti non era proprio una frase sparata lì e basta. Tristan von Kraus difficilmente veniva giudicato per il suo aspetto decisamente eccentrico ed egocentrico, sopratutto perché tra i maghi, c'erano persone e cose ancora più bizzarre.
Nocturn Alley faceva l'eccezione alla regola. Lì non solo ogni volta che ci aveva messo piede c'era brusio, ma sentiva il peso di quei maledetti occhi addosso. Era una sensazione difficile da spiegare, ma tuttavia diversa che difficilmente aveva provato al di fuori di Hogwarts.
Ed in quel momento, si chiedeva perché una ragazzina avesse più potere di lui nell'attirare l'attenzione. E dubitava che la motivazione fosse perché oggettivamente "bella".
 
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Maarla
view post Posted on 2/6/2017, 20:14




Maarla Hellström. ( ) « I'm an invisible monster and I'm incapable of loving anybody. » Maarla lo ascoltava immobile, straordinariamente eretta sul busto, intenta a cogliere ogni singola minuzia del suo viso. Per guardarlo doveva alzare appena la testa; era alto circa dieci centimetri più di lei, approssimativamente un metro e ottanta.
Il suo interlocutore era incredibilmente pallido, come chi sta al chiuso con passione.
Le labbra, rosse come il sangue, facevano spicco sul suo cereo pallore.
E gli occhi -quegli occhi- nelle orbite profonde e scarne erano di un azzurro gelido, sovrannaturale.
Sulle palpebre, le tempie e la sommità degli zigomi c'era una impercettibile sfumatura color pervinca, come se quel colore fosse troppo intenso per rimanersene confinato nel cerchio delle iridi.
Ricambiava lo sguardo della giovane, uno sguardo paragonabile a quello che una fiera potrebbe posare su una preda succulenta.
Maarla non ne era intimorita, ne era attratta; qualcosa in lui aveva stuzzicato il suo interesse.
Parlava con voce profonda, quasi baritonale, e dal timbro freddo. Accarezzava, quasi da sentirla fisicamente.
La considerava intrigante e seducente, al punto da farne un tratto discriminante tra gli uomini.
Quando fu il suo turno di parlare lo fece in modo risoluto.
- Non v'è dubbio che lei possa del tutto integrarsi in più d'un posto. Ma certo è anche il fatto che la sua presenza non passa inosservata, di questo ne sono sicura.
Anche se immagino lei sia abituato a sentire il peso degli sguardi sulla sua persona. Deve suscitare una certa invidia negli uomini e godere di un notevole successo con le donne.
-
Adesso gli occhi di Maarla passavano in rassegna l'intera figura di fronte a sé, dalla chioma verde fino ai piedi.
Non le piaceva particolarmente quel gessato, ma doveva ammettere che si adattava perfettamente al suo fisico prestante.
Stava per aggiungere qualcos'altro, quando la sua attenzione fu catturata dalla mano sinistra con cui l'uomo impugnava il manico dell'ombrello. Sul dorso risaltava in maniera accentuata e riconoscibile il tatuaggio di un occhio sottoposto a sforzo, la pupilla dilatata e quella che sembrava un'emorragia congiuntivale.
La giovane alzò lentamente il braccio destro in direzione di quella macchia d'inchiostro.
Le sue dita pallide e affusolate sfiorarono appena la pelle dello sconosciuto, così fredda al tatto da provocarle un piacevole brivido lungo tutto l'arto.
- Ne ha altri di questi, Signor...? -
Non allontanò la mano, cominciò invece a percorrere con i polpastrelli il contorno di quella figura.
Questa volta la sua voce era chitonata, riservata, non lasciava trapelare la sua curiosità.


code©psìche


Edited by Maarla - 4/6/2017, 17:11
 
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Laughing Mantis
view post Posted on 5/6/2017, 17:42




Il quadro in cui Tristan e la ragazza cominciarono a far parte, si era "colorato" con sfumature grige; probabilmente soltanto la chioma del tedesco e le sue labbra erano colorate in quella cornice, per causa di forza maggiore, non per altro.
Lei lo scrutava ormai da quando lui si era avvicinato: una potere magnetico più che una volontà, li teneva vicini, a condividersi l'ombrello aperto sopra le loro teste. Lo colpì particolarmente il modo in cui gli rispose, deciso e sicuro, non propriamente adatto ad una ragazza così giovane che -ancora dovette notare Tristan- si era fermata nel bel mezzo del brusìo di Nocturn Alley, non di un giardino fiorito, popolato da dame e cavalieri.
E poi quegli occhi su posarono sul palmo della sua mano, dove era tatuato quell'occhio sotto sforzo, al punto di esplodere. Tristan non si mosse e lasciò che le dita della giovane percorressero il tatuaggio, lasciando che ne sentisse i contorni leggermente in risalto ed osservasse bene i colori vivi. Nessuno aveva mai osato toccarlo dopo solo pochi minuti che vi era stato un contatto; quella ragazza lo scosse all'interno, come se il von Kraus avesse appena fatto una delle scoperte mediche più sensazionale degli ultimi anni.
Ma quanto effettivamente fosse audace, bisognava capirlo.
-Dottor Tristan von Kraus, Miss.-
Evidenziò bene il suo titolo, cosa di cui andava estremamente fiero; non lo banalizzava e sopratutto si sentiva messo maggiormente in risalto a fronte di quello, non che non gli bastasse già essere un von Kraus -che già di per se, poteva essere considerato a tutti gli effetti un titolo nobiliare, per come la vedeva- ma essere un Dottore, lo rendeva ancora più evidente in mezzo agli altri.
Lasciò passare qualche secondo, fissandole la mano e passando alternativamente tra il di lei arto e la sua espressione atona e attenta su quello che faceva. Non le rispose subito, ma portò l'altra mano ai primi bottoni della camicia nera, stirata e priva di pieghe, come fosse appena uscita dalle sapienti mani di una sarta.
Il terzo ed il quarto saltarono fuori dal buco in cui erano incastrati molto velocemente a causa del tocco veloce di Tristan che andò nello specifico a scoprirsi il pettorale destro, quello dove aveva disegnato la il teschio con il cappello da giullare. Pochi avevano visto i suoi tatuaggi e potevano raccontarlo in giro, ma la ragazza si era posta bene.
Nel mentre che manteneva il lembo della camicia, Tristan le rispose:
-E che cos'è uno sguardo che dura più di due secondi, se non una goccia di interesse? Sono invero estremamente felice che gli altri mi notino...-
..."così da capire in autonomia che devo stare alla larga" pensò di continuo von Kraus.
Era fermo, manteneva l'ombrello con una e la camicia con l'altra mano; il corpo si era in parte irrigidito e le sopracciglia inarcate leggermente verso il basso, corrucciandogli leggermente la fronte, mentre sulle labbra che di scarlatto ormai avevano solo la sua morte, si disegnò un ghigno. Nulla che volesse risultare inquietante o divertito, ma gli venne maledettamente spontaneo.
-Degli uomini e delle donne, ho sempre amato soltanto una cosa che hanno in comune in situazioni maledettamente difficili: la voglia di vivere.-
Molto semplicemente le aveva spiegato che non gliene importava nulla. Lui era un egocentrico bastardo, il mondo doveva ruotare attorno a se, sopratutto senza dover fare sforzi perché ciò accadesse. Non che i piaceri carnali non lo colpissero, ma ne amava tutte le sfumature più tetre e oscene; che fosse un uomo o che fosse una donna.
-Ed invece chi mi sta regalando questo brivido?-
Domandò adesso con voce divertita, scherzosa forse. Si mantenne a guardarla, cercando con attenzione a non cadere in quella trappola umana, poiché a sua volta ne aveva posta una; sentì la pelle rabbrividire lungo la schiena e sul braccio sinistro, quello sfiorato delicatamente dalle dita della giovane.
 
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5 replies since 29/4/2017, 19:04   193 views
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