| Il quadro in cui Tristan e la ragazza cominciarono a far parte, si era "colorato" con sfumature grige; probabilmente soltanto la chioma del tedesco e le sue labbra erano colorate in quella cornice, per causa di forza maggiore, non per altro. Lei lo scrutava ormai da quando lui si era avvicinato: una potere magnetico più che una volontà, li teneva vicini, a condividersi l'ombrello aperto sopra le loro teste. Lo colpì particolarmente il modo in cui gli rispose, deciso e sicuro, non propriamente adatto ad una ragazza così giovane che -ancora dovette notare Tristan- si era fermata nel bel mezzo del brusìo di Nocturn Alley, non di un giardino fiorito, popolato da dame e cavalieri. E poi quegli occhi su posarono sul palmo della sua mano, dove era tatuato quell'occhio sotto sforzo, al punto di esplodere. Tristan non si mosse e lasciò che le dita della giovane percorressero il tatuaggio, lasciando che ne sentisse i contorni leggermente in risalto ed osservasse bene i colori vivi. Nessuno aveva mai osato toccarlo dopo solo pochi minuti che vi era stato un contatto; quella ragazza lo scosse all'interno, come se il von Kraus avesse appena fatto una delle scoperte mediche più sensazionale degli ultimi anni. Ma quanto effettivamente fosse audace, bisognava capirlo. -Dottor Tristan von Kraus, Miss.- Evidenziò bene il suo titolo, cosa di cui andava estremamente fiero; non lo banalizzava e sopratutto si sentiva messo maggiormente in risalto a fronte di quello, non che non gli bastasse già essere un von Kraus -che già di per se, poteva essere considerato a tutti gli effetti un titolo nobiliare, per come la vedeva- ma essere un Dottore, lo rendeva ancora più evidente in mezzo agli altri. Lasciò passare qualche secondo, fissandole la mano e passando alternativamente tra il di lei arto e la sua espressione atona e attenta su quello che faceva. Non le rispose subito, ma portò l'altra mano ai primi bottoni della camicia nera, stirata e priva di pieghe, come fosse appena uscita dalle sapienti mani di una sarta. Il terzo ed il quarto saltarono fuori dal buco in cui erano incastrati molto velocemente a causa del tocco veloce di Tristan che andò nello specifico a scoprirsi il pettorale destro, quello dove aveva disegnato la il teschio con il cappello da giullare. Pochi avevano visto i suoi tatuaggi e potevano raccontarlo in giro, ma la ragazza si era posta bene. Nel mentre che manteneva il lembo della camicia, Tristan le rispose: -E che cos'è uno sguardo che dura più di due secondi, se non una goccia di interesse? Sono invero estremamente felice che gli altri mi notino...- ..."così da capire in autonomia che devo stare alla larga" pensò di continuo von Kraus. Era fermo, manteneva l'ombrello con una e la camicia con l'altra mano; il corpo si era in parte irrigidito e le sopracciglia inarcate leggermente verso il basso, corrucciandogli leggermente la fronte, mentre sulle labbra che di scarlatto ormai avevano solo la sua morte, si disegnò un ghigno. Nulla che volesse risultare inquietante o divertito, ma gli venne maledettamente spontaneo. -Degli uomini e delle donne, ho sempre amato soltanto una cosa che hanno in comune in situazioni maledettamente difficili: la voglia di vivere.- Molto semplicemente le aveva spiegato che non gliene importava nulla. Lui era un egocentrico bastardo, il mondo doveva ruotare attorno a se, sopratutto senza dover fare sforzi perché ciò accadesse. Non che i piaceri carnali non lo colpissero, ma ne amava tutte le sfumature più tetre e oscene; che fosse un uomo o che fosse una donna. -Ed invece chi mi sta regalando questo brivido?- Domandò adesso con voce divertita, scherzosa forse. Si mantenne a guardarla, cercando con attenzione a non cadere in quella trappola umana, poiché a sua volta ne aveva posta una; sentì la pelle rabbrividire lungo la schiena e sul braccio sinistro, quello sfiorato delicatamente dalle dita della giovane.
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