| Il sorriso che si era dipinto sul volto di Amber era quanto di più spontaneo e genuino fosse riuscita a cogliere in quei recenti mesi di separazione e distanza. Eloise fu scaldata e rincuorata dalla sua comparsa, vedendo un vero punto d’incontro dopo tanto agitarsi, e pensò, divertita, che per quel giorno c’erano state manifestazioni d’affetto a sufficienza. Al commento della compagna riguardo agli errori, la rossa colse una totale assenza di tristezza o rassegnazione, e comprese che anche per lei doveva valere una regola fondamentale: all’errore non andava attribuita necessariamente un’accezione negativa, anzi, era uno stimolo per fare meglio in futuro. Quello stesso dialogo ne era la prova. Per quanto la riguardava, oltretutto, quella visione andava a braccetto con l’ottimismo che lei riponeva nel mondo; visione che, se c’era un momento in cui era stata scalfita, quello era proprio la partita di Quidditch giocata quel pomeriggio. «No, decisamente no!» Commentò in ultima battuta alla faccenda della noia. Prendendo il respiro, lasciando gli istanti successivi nella completa tirannia del silenzio, Eloise considerò che non le andava di lasciar scemare il discorso così presto: non aveva intenzione di indagare oltre sulla faccenda del cavaliere misterioso, questo era ormai appurato, ma sapeva, percepiva, che Amber aveva ancora un punto di vista interessante e da scoprire. Lo stesso fatto che si fosse definita strana prima, e che dicesse di essere spesso in errore ora, ne era una dimostrazione. La rossa vedeva una ragazza precisa, un tipo decisamente poco approssimativo o frettoloso, dotata di un sufficiente distacco dal mondo circostante da consentirle di avere una coscienza lucida sugli eventi. «Ma tu sei in gamba, Amber Hydra! Più di quel che credi, secondo me… Guarda la tua carriera scolastica, o il tuo successo come Prefetto...» Anni luce di distanza dal suo, per intendersi. «Non m’inganni!» Forse lei vedeva solo la punta di un iceberg, ma non difficoltava a credere che una tale precisione a scuola non fosse analoga nel resto della vita. Chinandosi, Eloise arrotolò il fondo dei pantaloni della divisa, che erano morbidi e flessibili, per poi sedersi e mettere a mollo la parte inferiore delle gambe. Benché la maggior parte delle bolle fosse ormai esplosa, la vasca era ancora piena d’acqua e fu inevitabile bagnare la divisa. Poco importava: per quel campionato aveva fatto il suo dovere. Era pronta a continuare, ma le parole di Amber la contraddissero: diceva di voler andare, benché la sua presenza non stesse arrecando disturbo alcuno, ma anzi, era ciò di cui la rossa aveva bisogno per non pensare al Quidditch, alle sconfitte e alla delusione. «Oh, no, non ho un granché da fare, se non piangermi addosso per la sconfitta...» Puntuale come sempre, la sua autoironia aveva fatto la sua comparsa. E anche se non aveva ancora fatto pace con la mancata vittoria, il volto di Eloise riusciva a essere sereno e rilassato, come se il dolore che provava fosse stato chiuso in un cassetto a parte. Nonostante le sue parole, Amber non diede cenno di andarsene, ma sollevò nuovi spunti preziosi per alimentare quello scambio. In particolare, si stava riferendo a un episodio avvenuto nella Sala Comune un paio di sere prima, dopo l’allenamento di Quidditch. Vari Tassrosso delle tifoserie erano alle prese con la realizzazione di stendardi e striscioni, e uno di questi, Bradley, stava cercando di dare del suo meglio con un tasso di cartone in formato 3:1. Bradley era un ragazzino del secondo anno, un tipo piuttosto strambo, ma non era certo uno creativo: nonostante il suo impegno il Tasso era venuto fuori piuttosto storpio, e le pennellate di colore che gli stava dando sembravano solo peggiorare il tutto. Tra suggerimenti e risatine, Bradley si stava innervosendo, ma ciò che l'aveva fatto esplodere era stato l’intervento del ritratto di Tosca, che gli aveva suggerito di farsi aiutare dalla magia. Alla fine della storia Bradley era esploso, aveva preso a insultare tutti e aveva ripagato Tosca con una bella pennellata in faccia. Imbestialito, con una coda di epiteti e parolacce, si stava allontanando, ma era stato prontamente bloccato dalla furia del Frate Grasso. «È stato assurdo, in genere è sempre gentile con chiunque, Pix incluso… E ce ne vuole di pazienza!» Se non fosse stato un fantasma probabilmente le sue guance si sarebbero accese di un rosso intenso. «Ma quando gli si tocca Tosca smette di ragionare!» Era stata una sfuriata coi fiocchi, di quelle tipiche dei professori e delle madri, e il Frate sembrava fuori di sé. Una volta conclusa, Bradley si era allontanato dalla Sala Comune, ed Eloise ricordava chiaramente cos’era successo in quel frangente: lei, in preda a una risata sguaiata, aveva incrociato lo sguardo di Amber per pura casualità. Non avrebbe saputo dire se la bionda era divertita dalla scena o se l’aveva presa seriamente, ma il modo repentino con cui aveva interrotto in contatto visivo l’aveva fatta sentire in colpa per aver sottovalutato l’evolversi della situazione, soprattutto visto il suo ruolo di Prefetto. La compagna si era alzata ed era intervenuta, ed Eloise aveva deciso di prestare il suo contributo uscendo, recuperando Brad e aiutandolo a darsi una calmata. «Ho visto che siete riusciti a pulire il quadro, ma come avete fatto a far calmare il Frate Grasso?» Non aveva idea di cosa fosse passato nella testa di Amber in quei momenti, ma forse era quella l’occasione per scoprirlo. The light is turning gray; the day is done ~
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