L'Altro Museo, Quest per Nieve ed Emma

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view post Posted on 3/5/2017, 20:48
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Il Fato

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British_Museum_entrance

Quell'estate si stava rivelando più gentile di quanto i londinesi potessero sperare: intere settimane di sole - intervallate dalla tempestiva scrosciata d'acqua che ripuliva la città dal sudore e lasciava nell'aria quel caldo torrido, umido, che ciascuno conviene esser molto peggiore del caldo secco - avevano spinto anche i più pessimisti ad abbandonare le tane e le grotte, darsi alla luce (e ad abbondanti dosi di unticcia crema solare), alle passeggiate, al far niente, alla... conoscenza?
Ebbene sì, tra tutte quelle etnie, tutti quei colori che sì mischiavano nella capitale europea (ma ancora per poco) dell'intercultura, apparivano anche sparuti gruppi di una strana razza la cui strana dieta consisteva principalmente in libri e giornali, e gli ancor più strani costumi trovavano gioia nello studio del passato e nel sapere. Una razza da secoli dichiarata in estinzione e mai davvero estinta, che in quella metropoli aveva un chiaro e lampante punto di ritrovo: il British Museum. Fondato nel 1753 da qualche dotto signore - sicuramente appartenente a quella strana genie - quel nucleo di curiosità e ricerca aveva ammassato nei secoli una quantità impressionante di quello stesso sapere, che ora le due piccole esponenti della già tanto citata razza andavano cercando.

In parole povere: era una gran bella giornata di sole, appena troppo calda, e due intellettuali compagne di casata avevano da qualche mese anticipato il piano di visitare il British Museum. Chi aveva osato dire che una mente aperta era riservata ai soli Corvonero? Dopotutto, per addentrarsi in certe conoscenze ci vuole coraggio, e per addentrarsi in una delle strutture più visitate dell'intera città con quel caldo ci voleva ancora più coraggio. Ma era qualcosa al quale non potevano scappare: nei giorni di pioggia era anche peggio. Insomma le due si erano mosse, si erano preparate, ed eccole di fronte a quella splendida struttura, dal frontone somigliante a un qualche tempio greco-romano, banca di così tante conoscenze e così tanti segreti. Era lì quello che cercavano? Forse sì.

Ma certamente lì era quello che non sapevano di voler trovare - i coraggiosi cuori avrebbero urlato di gioia al solo immaginarlo! - e che invece, come dimostrano i fatti, avrebbero poi certamente trovato.



Benvenute, benvenute! Mi sono veramente divertito a progettare la quest, spero che voi vi divertiate allo stesso modo nel vivere l'avvincente avventura nella quale vi state per imbarcare.
Per il momento, tuttavia, niente di "speciale": descrivete liberamente il vostro arrivo e ingresso al museo, così come la vostra visita alle aree che più vi premono. Vi chiedo di concludere la vostra autonarrazione là dove volete che "la magia cominci". Prenderò da lì le redini che vi condurranno in loco.
Vi chiedo inoltre di postare immediatamente tutto il vostro inventario (niente armature o cinture ninja a meno che non abbiate una spiegazione assolutamente logica del perché le avete portate nell'affollata subway londinese) e le vostre statistiche: renderanno estremamente più facile ritrovare ogni cosa quando servirà.

Buon game, e buon divertimento!
 
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view post Posted on 4/5/2017, 16:25
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entropia.

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«Emma, datti una mossa!»

Quando avevano concordato - e ottenuto il permesso - che Emma passasse a Londra una parte delle vacanze estive, Nieve non aveva considerato i risvolti negativi di una convivenza. Per carità, l'amica era l'anima gioviale e frizzante di sempre e averla intorno dava un tocco di brio alla sua routine, ma il suo rapporto col vestiario sapeva trasformarsi in qualcosa di profondamente disturbante. Se avesse contato le volte in cui aveva dovuto richiamarla perché prendesse una decisione immantinente, evitandole un'attesa lunga oltre il limite di normale tollerabilità, avrebbe fatto la fine di uno dei tanti carcerati che appuntavano, a suon di stanghette, il trascorrere del tempo sul muro. Vestita di un abitino che Grimilde le aveva fatto trovare sul letto, dopo averla sorpresa a fissarlo con un'atipica insistenza oltre la vetrina di un negozio qualche giorno prima, e coi capelli sapientemente intrecciati per affrontare la calura, Nieve tamburellò nervosamente col piede sul pavimento, lo zainetto che sballottava sulla schiena al ritmo della sua impazienza.

«Se non scendi entro due minuti, vado da sola. E sai che lo faccio!»

* * *


Con un sospiro di sollievo, Nieve si arrestò nel bel mezzo di un corridoio all'interno del British Museum. Nonostante la calura estiva, lei ed Emma avevano deciso di optare per una passeggiata, piuttosto che stiparsi nei mezzi di trasporto gremiti di gente sudaticcia. La temperatura esterna, tuttavia, coordinata al movimento, aveva causato loro uno spossamento a dir poco notevole, sicché Nieve aveva a malapena raggiunto la biglietteria sulle proprie gambe. Abituata com'era alle temperature frizzanti d'Islanda, confrontarsi con quel caldo era per lei motivo di enorme difficoltà. Accomodandosi in un angolino, mentre Emma dava un'occhiata alla mappa a qualche metro di distanza, la Grifondoro rovistò nello zainetto in cerca di una bottiglia d'acqua, dalla quale bevve una lunga sorsata nella speranza che le fornisse il ristoro necessario a portare a termine la loro gitarella. I suoi occhi, per un attimo, caddero sul mantello della disillusione che aveva portato con sé, nel quale aveva avvolto due piccole fiale, una delle quali contenente il Filtro d'Amore Tumistreghi, e sorrise: poiché non aveva mai fatto uso dei premi che la Casata le aveva fatto avere per i suoi sforzi scolastici, con Emma si erano ripromesse di metterne alla prova le proprietà, una volta che la visita al museo fosse finita. Del resto, entrambe sapevano quanto improbabile fosse la prospettiva di vedere Nieve servirsi d'un filtro che induceva all'amore, lei che non aveva ancora compreso come sentire le ragioni del cuore oltre la voce squillante della mente. L'altra fiala, invece, contenente il Decotto Dittamo, era oramai come un'estensione del suo corpo, poiché non se n'era più separata da che la docente di pozioni gliene aveva fatto dono. Che fosse per ragioni di fierezza o di preoccupazione per la sua incolumità non era dato sapere! Mentre riponeva la bottiglietta nello zaino, Nieve non poté fare a meno di sospirare. Quando - per chissà quale ragione - la sera prima erano finite a discorrere circa le lezioni di storia della magia, prestando particolare attenzione alle nozioni loro fornite dall'insegnante sugli Egizi, la proposta di Julian di fare una capatina al museo babbano aveva entusiasmato entrambe le Grifondoro. Adesso, pur avendo recuperato parte del brio perduto a causa del tragitto, Nieve non era più tanto sicura della decisione presa.

«Non ho ancora capito come faccia Peverell ad attentare alla vita altrui anche quando è lontano chilometri,» disse con l'intenzione di fare riferimento alle particolari avventure di cui le aveva parlato Oliver. Non che dipendesse dal docente la loro scelta di avventurarsi nei meandri della bella Londra con quell'afa, ma la connessione indiretta era innegabile. «Che dici, iniziamo il nostro giro?»

Nieve lasciò che fosse Emma a guidarla. Fosse stato per lei, avrebbero proceduto allo sbaraglio, finché non fossero giunte a destinazione, ma sapeva che l'amica avrebbe preferito incedere con cognizione di causa e, in fondo, purché fossero rimaste laddove il caldo non avrebbe potuto raggiungerle, per Nieve non faceva alcuna differenza. Nella confusione che gremiva il museo, la giovane apprezzò la beata ignoranza dei babbani tutto intorno a lei, domandandosi quanti maghi, un po' come loro, si stessero mimetizzando alla bell'e meglio per non contravvenire allo Statuto di Segretezza. Seguendo le indicazioni di Emma, la sezione che più premeva a entrambe di visitare fu ben presto a portata di mano. Sarebbe stato interessante, rifletté, integrare le scoperte babbane con le conoscenze magiche di cui questi erano del tutto sprovvisti.


›Punti Salute: 113
›Punti Corpo: 68
›Punti Mana: 66
›Punti Esperienza: 5.5

›Bacchetta
›Mantello della Disillusione
›Fiala di Decotto Dittamo
›Fiala di Filtro d'Amore Tumistreghi
›Bottiglietta d'acqua, spiccioli babbani, un paio di galeoni, ventaglio della mamma di Grimilde


Edited by ~ Nieve Rigos - 5/5/2017, 14:53
 
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Emma Woodhouse
view post Posted on 4/5/2017, 18:45




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Quando una civetta dal piumaggio bruno, pochi giorni prima, aveva recapitato sulla finestra della camera da letto una busta, con tanto di sigillo londinese, Emma era corsa a leggerla, certa che essa provenisse dalla sua cara amica Nieve. A causa delle vacanze estive, le due ragazze avevano a disposizione soltanto quel mezzo di comunicazione per aggiornarsi sulle ultime novità, anche a distanza. Non che lei ne avesse poi così tante da raccontare, a dire il vero. Da quando si era trasferita in pianta stabile a Hogwarts, tornare dalla famiglia, a Dublino, si era rivelato più difficile del previsto. Nonostante ciò, sarebbe stata sempre restia ad ammetterlo ad alta voce, impaurita dalla sensazione di tradimento che la invadeva nel momento in cui la sua mente partoriva quei pensieri impuri.
Una volta letta la pergamena della Rigos, si era precipitata come una trottola verso lo studio della madre, interrompendo le faccende di lavoro della donna, solo per mostrarle il prezioso invito ed esclamare, con un sorriso entusiasta:
“MAMMA, MAMMA! Nieve mi ha chiesto se voglio raggiungerla a Londra per passare un paio di giorni insieme! Posso andare? Ti prego, ti prego, ti prego!”

***


Spaventata dalle minacce di Nieve, l’irlandese si era affrettata a raggiungerla al piano di sotto, cercando di arruffianare la compagna con gli occhi dolci. Non bisticciavano mai, eccetto quando Emma la faceva inevitabilmente tardare agli appuntamenti. Broncio a parte, però, veniva subito perdonata e Nieve – seppur conscia che Woodhouse e puntualità non sarebbero mai stati due termini affini – continuava a pazientare di fronte alla sua lentezza e indecisione, proprio come un’ottima amica.
Insieme avevano affrontato le strade affollate della capitale inglese, cercando di resistere all’inaspettata calura che aveva investito la città quel weekend. E mentre lei saltellava tutta contenta, facendo svolazzare il grazioso vestitino floreale multicolor per cui alla fine aveva optato, Nieve continuava a trascinarsi al suo fianco, lamentandosi di quanto caldo facesse quel giorno.

“Siamo quasi arrivate, brontolona. E appena usciamo di qui andiamo a prenderci un enorme gelato per rinfrescarci, promesso.”
Sorrise furba, stringendo la mano della Prefetta e facendosi spazio tra la folla di babbani, in attesa di ammirare il monumentale ingresso del British Museum e di raggiungere la biglietteria. Sapeva benissimo che il gelato non era una prerogativa di Nieve, ma sua. Quella giornata si prospettava fantastica, perché non migliorarla ancora di più con una certa dose di zucchero?
Una volta raggiunto l’interno, corse a prendere visione della mappa del museo, posta al centro dell’enorme (e decisamente più fresca) stanza, in modo da organizzare con accortezza il tour che le Grifondoro si apprestavano ad intraprendere con entusiasmo. Insomma, avevano sgorgato litri di sudore e avevano dovuto combattere contro la presunzione dei babbani in coda all'ingresso per arrivare fin lì, il minimo adesso era vedere con i propri occhi i frammenti della barba della Grande Sfinge di Giza, o ancora la testa colossale di Amenofi III.
Aggiustandosi lo zainetto dietro le spalle, Emma raggiunse l’amica, ancora in preda allo sconforto. Le fece segno di seguirla, prima di accingersi a svoltare verso destra, alla ricerca del dipartimento egizio. Dopo una breve riflessione, aveva deciso che fosse più interessante per loro iniziare il viaggio alla scoperta della storia esattamente da quel punto.

"Beh, magari potremmo raccontare a Peverell della nostra gita, al ritorno dalle vacanze... In questo modo, al prossimo compito, potrebbe perfino metterci una O."
Storse il naso, pensando alle lezioni di Storia della Magia. Non erano il suo campo e qualche volta aveva anche rischiato di addormentarsi sul banco, grazie alla voce accondiscendente dell’anziano professore. Però, doveva ammetterlo, durante l’anno scolastico quell’uomo era riuscito – per assurdo – a farla interessare all’ambito storico, altro motivo per cui aveva acconsentito alla proposta di Julian.
"Nieve, Nieve! Guarda lì, è la Stele di Rosetta!"
La strattonò, indicando un punto poco lontano da loro due. Sorrise, felice, cercando nel volto di Nieve la stessa curiosità che sentiva crescere dentro di lei, sicura di trovarla. Una coppia di babbani poco gentile, però, si girò per zittirla, infastidita dall’eccessivo entusiasmo della ragazzina bionda. Stizzita incrociò le braccia all’altezza del seno, girandosi verso l’islandese, ormai abituata al suo fare chiassoso, e alzò le spalle, per nulla mortificata, prima di sussurrare all’orecchio dell’amica, con tono divertito, “stupidi babbani”.





Punti Salute: 106
Punti Corpo: 51
Punti Mana: 51

Punti Esperienza: 2

Zainetto contenente:
- Bacchetta (Legno di Faggio, Corda di Cuore di Drago, 12 Pollici e mezzo, rigida)
- Amuleto Dorato - Emma solitamente lo porta sempre al collo, a prescindere dall'occasione.
- Comuni Oggetti (Bottiglietta d'acqua, fazzoletti, specchietto, monete, cerotti, ecc.)
 
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view post Posted on 5/5/2017, 14:54
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Il Fato

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Sarebbe stata una giornata ricca di sorprese per le due giovani avventuriere; la prima di esse, per Emma, giunse proprio all'ingresso del museo: non c'era alcuna biglietteria! Ebbene sì, per quanto potesse sembrare assurdo e impensabile, quel luogo così prezioso era completamente gratuito al pubblico visitante, trecentosessantacinque giorni l'anno (escluse le festività natalizie e il capodanno, quando l'intero museo è chiuso). Ben conosceva, il popolo britannico, l'importanza della memoria storica, e d'altra parte bastava buttare lo sguardo dall'altra parte dell'oceano per osservare come se la passassero le genti che mai avevano avuto una Storia a sorreggerle. Ora, se quella visita fosse avvenuta una quindicina d'anni prima, la giovane strega avrebbe avuto una seconda sorpresa: nessuna fila! Ma i tempi erano cambiati, e l'avvento di certi babbani squinternati che adoravano farsi saltare in aria nelle maggiori capitali europee aveva costretto persino quel pacifico ed eterno tempio del sapere a prendere provvedimenti; le due dovettero infatti passare sotto a degli strambi aggeggi quadrati (un babbano li avrebbe chiamati "metal detector"), e perdere dieci buoni minuti del loro tempo, prima di poter finalmente varcare l'ingresso.
Da lì, la festa iniziava: la Great Court si apriva dinanzi ai loro occhi col suo splendido soffitto in vetro, che lasciava libero allo sguardo il sereno cielo sovrastante, e incastonava la circolare Sala della Lettura; ai suoi lati, i corridoi che ospitavano le mostre più interessanti (quella che a loro più premeva era immediatamente a sinistra). Poco prima, l'ampia scalinata che portava al piano superiore, ospite di altre curiosità e bellezze. C'era tanto, tanto da vedere, tanto di cui riempirsi gli occhi, e la memoria.

Le giovani ebbero il loro tempo per svagarsi, osservare, imparare ad apprezzare l'arte antica e disprezzare le folle moderne, visitare le sale che più le interessavano, magari assaggiare uno dei deliziosi muffin al cioccolato che la caffetteria del museo offriva (questa volta,
aihmé, non gratis). Insomma, avevano già fatto a sufficienza i propri comodi quando si ritrovarono, all'improvviso, dinanzi a quell'insolita porta arancione.






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Che porta! E che arancione!
Era sì una gran bella porta, una di quelle che normalmente (se la loro curiosità verso il mondo fosse stata tale da permettere di notarla) avrebbero osservato per un istante, apprezzato, poi rapidamente dimenticato. Ma il caso impediva alla memoria di cancellare tanto rapidamente una simile porta, e non per via della splendida tonalità. Bensì, perché per prima cosa era comparsa dal nulla, senza che la notassero arrivare, silenziosa e improvvisa, generata all'angolo della loro vista; e, per seconda cosa, perché era una porta che dava sul nulla. Letteralmente: sostava in mezzo alla sala, spiccante in mezzo alle ridenti famiglie che la sorpassavano senza degnarla di uno sguardo, o ancora la fissavano senza vederla.
Oh, ma la stessa cosa non valeva per le due Grifondoro.
Sembrava difatti che fosse lì proprio per loro.
Brillante, imprevista, catalizzava la vista.
E chissà cosa nascondeva, suddetta porta! Ma non l'avrebbero scoperto, no, non senza aprirla. Perché ogni porta è un'opport(a)unità, ma quella era anche un voto, un baratto col Destino, e non c'era chi l'aprisse senza dover poi fare i conti con ciò che c'era dietro. E chissà quanti prima d'allora avevano provato la curiosità, il desiderio di visitare l'Altro museo.
Ma ora, ora era lì per loro, e loro soltanto. E loro era la scelta.


Molto bene, molto bene! Il British Museum è una splendida esperienza che spero abbiate modo di fare, di persona, almeno una volta nella vita. Ma se dovessi masterare la vostra visita, avrei ben poco da fare, se non illustrarvi le stesse cose che i saggi cartellini indicativi dicono delle tante bellezze in mostra, quindi la vostra Quest vera e propria parte in un ideale "dopo": i vostri pg hanno già avuto un'oretta e qualcosa di più per visitare il museo in lungo e largo, hanno fatto amicizia con gli Egizi e gli Assiri, e con chissà chi altro, e ora sostano per un qualche motivo nella sala centrale (la Great Court), magari perché cercavano il bagno o perché passavano per caso, dirette ad un'altra sala. Ma la loro tranquilla giornata è interrotta dall'apparizione della porta, che entrambe hanno modo di notare.

Parlando di cose più pratiche: anche se per ora non ce l'abbiamo, useremo come mappa la splendida vista che Google Maps ci dà del museo (l'aggiornerò di volta in volta con le vostre posizioni, dal prossimo post). E, nel caso vi interessasse vivere ancora più interattivamente la quest (e farmi meno domande), lo Street View dello stesso Google Maps vi permette di vedere in prima persona ogni ambiente del piano terra! State solo attente a guardarvi bene attorno quando lo usate, a volte si confonde tra quello e il primo piano, con risultati in grado di disorientare anche la più orientata delle menti.

Per ultima cosa, specifico che ho dato io a Nieve il permesso di editare il suo post, al fine di modificare le statistiche (che aveva dimenticato di aggiornare col passaggio di anno) e aggiungere qualche banalità al suo inventario.

Ma bando alle ciance, vi auguro per l'ennesima volta buon divertimento, e sia dato inizio alle danze.
 
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view post Posted on 7/5/2017, 20:57
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entropia.

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L'entusiasmo di Emma era ancora per Nieve un'esperienza tutta da scoprire. Il modo in cui si lasciava trasportare dalle emozioni, senza timori, indugi o remore, la meravigliava come poche altre cose. Spesso, osservandola, poteva cogliere il rapido corso dei suoi pensieri: spontanei, s'ingrandivano nei suoi occhi chiari e, prima ancora che avessero il tempo di acclimatarsi, erano già fuori sottoforma di parole. Era un aspetto che l'islandese ammirava dell'amica, a tratti perfino invidiava. Non perché non fosse, a sua volta, capace di provare emozioni forti, quanto per la sua tendenza a filtrarle per smorzarne i tratti; solo in rare, estreme condizioni in cui perdeva assolutamente il controllo di sé le accadeva di sperimentare qualcosa di simile e non era mai davvero piacevole. Come facesse Emma a rendere tutto brioso e allettante, perfino qualcosa che terrorizzava la più posata amica, Nieve non riusciva ancora a spiegarselo! Dunque, la osservava con una certa curiosità e si stupiva delle sue reazioni. Quando una coppia di babbani tentò di zittirla, infastidita dall'ennesimo scoppio di infantile prorompenza, Nieve rise di un suono basso e scosse il capo, le onde argentate che oscillavano al ritmo dei suoi movimenti.
La loro gita proseguì sui toni dell'euforia e della sorpresa. C'era tanto da vedere, forse troppo per essere opportunamente assimilato nel tempo che le due avevano a disposizione, ma rifoccilò gli animi di Nieve ed Emma col brivido che solo la cultura può dare. Nel momento in cui il vagabondare le condusse alla Great Court, le gambe vagamente indolenzite e la mente piena di nozioni che non erano sicure sarebbero sopravvissute con altrettanta vividezza nel tempo, accadde qualcosa di bizzarro... Beh, ad onor del vero la bizzarria non stava nell'elemeno in sé, quanto nel carattere improvviso della sua apparizione e, soprattutto, del luogo! Dopo aver frequentato Hogwarts, lasciarsi stupire da una porta arancione apparsa dal nulla sarebbe stato fuori discussione, se non si fossero trovati in un tempio babbano del sapere ove la vita scorreva come se nulla fosse.


«Non la vedo solo io quella, vero?»

Da schiuse che erano - in una modulazione che esprimeva perplessità e sgomento insieme -, le sue labbra si aprirono in un sorriso e, benché non tradotta a parole (mai a parole), una luce euforica le infiammò lo sguardo di un verde smeraldino. Prima ancora che l'eco delle sue parole si fosse estinta, Nieve si protese in avanti e si abbandonò al movimento, consapevole che Emma l'avrebbe seguita a ruota. Nella sua mente, l'unica spiegazione plausibile era che, accanto all'esperienza eminentemente babbana, esistesse una sezione del museo accessibile soltanto ai nati maghi. E, se l'aveva entusiasmata il percorso fatto fino a quel momento, non dubitava delle sorprese che avrebbero potuto riservarle gli aspetti della storia preclusi ai babbani.

«E' questo il momento adatto per dirmi che non la vedi anche tu, Emma. Se sto impazzendo, è il caso che qualcuno me lo faccia sapere.»

Con la mano avvolse il pomello, roteò il polso finché non sentì la serratura scattare e spinse in avanti la porta per introdursi dove non sapeva cosa l'aspettasse.


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›Mantello della Disillusione
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Emma Woodhouse
view post Posted on 9/5/2017, 20:12




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Quanto tempo era passato? Emma non ne aveva tenuto il conto, troppo impegnata ad osservare con occhi curiosi l'ambiente che la circondava. Mamma e papà solevano portarla con loro durante i viaggi di lavoro, motivo per cui era stata abituata, fin da quando era uno scricciolo, a frequentare determinati ambienti. Le piaceva viaggiare: esplorare nuove città, immergersi nella cultura autoctona, per lei aveva un certo fascino. Inoltre, condividere quei momenti speciali con un'amica come Nieve rendeva il tutto ancora più frizzante e divertente.
Finito il tour all'insegna della cultura, le due ragazzine si erano ritrovate in mezzo alla Great Court. Emma aveva interrotto la conversazione con la compagna di stanza soltanto per un attimo, scrutando pensierosa il maestoso soffitto in vetro che le sovrastava, chiedendosi come sarebbe stato osservare il cielo da lì, in piena notte. Esperienza irrealizzabile, si disse.
Quando riportò l'attenzione su Nieve, la vide osservare un punto poco lontano da loro, con espressione basita. Seguì la traiettoria del suo sguardo, perplessa, prima di scontrarsi con un enorme porta arancione. Grande, vistosa, fuori posto. Oh, non andava decisamente bene! L'ultima volta che Emma aveva avuto a che fare con una porta sbucata fuori dal nulla, in Sala Comune, si era ritrovata dispersa in un bosco incantato, da sola, a dover placare l'ira vanitosa di tre fate insolenti. E aveva sfiorato da vicino la possibilità di restare bloccata in una dimensione paranormale. Per Morgana, una volta le era bastato!

"Non sei pazza, la vedo anch'io. Impossibile non farlo, tra l'altro, considerando quanto quell'arancione sia accecante."
Mormorò, inclinando il viso e facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. Che fosse lei ad evocare bizzarrie? Eppure, sentiva una curiosità morbosa attanagliarle lo stomaco. Rievocare l'esperienza natalizia, ormai lontana, le ricordò quanto addentrarsi in posti sconosciuti potesse rivelarsi pericoloso, specie per due ragazzine piccole come loro. Dall'altro lato però, da vera adepta di Godric, non aveva paura di sfidare la sorte, pur di constatare di persona cosa si nascondesse oltre quell'entrata, che apparentemente dava sul nulla.
Ciò che fece scattare in lei un campanello d'allarme fu il fatto che, apparentemente, a vedere la porta fossero solo lei e Nieve. Senza dubbio, si trattava di una magia e non di uno scherzo babbano. Quando vide l'amica avanzare verso l'oggetto in questione, con l'intenzione di oltrepassarla, scattò in avanti, senza perdersi in inutili congetture, seguendola a ruota. Qualunque cosa si nascondesse a pochi metri da loro, l'avrebbero affrontata insieme. Ma, giusto per spirito di sopravvivenza, mentre avanzava dietro Nieve, la mano destra corse a cercare la bacchetta, custodita con minuzia all'interno dello zainetto colorato. Beh, la prudenza non era mai troppa. Hogwarts glielo aveva insegnato.





Punti Salute: 106
Punti Corpo: 51
Punti Mana: 51

Punti Esperienza: 2

Zainetto contenente:
- Bacchetta (Legno di Faggio, Corda di Cuore di Drago, 12 Pollici e mezzo, rigida)
- Amuleto Dorato - Emma solitamente lo porta sempre al collo, a prescindere dall'occasione.
- Comuni Oggetti (Bottiglietta d'acqua, fazzoletti, specchietto, monete, cerotti, ecc.)

OFF// In realtà, sono stata relativamente poco tempo fa al British. Tuttavia, sono una piccola Dory: soffro di perdita di memoria a breve termine. Pardon! :fru:
 
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view post Posted on 10/5/2017, 19:25
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Erano ragazze giovani, ma intelligenti, di quell'intelligenza che spesso battibecca con la sfrontatezza, il desiderio di avventura, il bisogno di credere che il mondo non si limitasse a quell'infinito ma freddo universo. Fu forse il cuore di leone ereditato dal fondatore della loro casata a spingerle verso la Porta, non senza qualche dubbio: ogni fiaba magica e non metteva sempre in guardia dall'abbandonare il sentiero battuto, nel bosco come nella vita; Emma in particolare, che già aveva esperienza con quel genere di magia (ancora un poco e avrebbe potuto vantare una vera e propria laurea in portologia magica applicata), mostrava le adeguate resistenze, e tuttavia non poteva lasciare la sua amica da sola...
Fu proprio Nieve tra le du -, la Prefetta, la ragazza responsabile, colei che invidiava l'entusiasmo e l'intraprendenza della compagna! - ad avvicinarsi alla porta, ad afferrare il pomello (che si rivelò lievemente tiepido al tatto), a girarlo. E bastò questo perché accettasse l'implicita offerta del fato, bastò questo per annuire a quel "...e se?" che il destino proponeva. Voleva sapere, voleva immaginare quella possibilità, quel frammento di (in)esistenza. La porta resistette fermamente alla sua spinta una, due volte. Quindi reagì: si spalancò di botto verso di lei, allontanandola con la sola spinta di qualche passo e rivelando la luce accecante che nascondeva. La Grifondoro aveva interpretato male il messaggio, non era quella una porta che si aprisse verso l'interno, accogliendo l'ospite nel suo mondo; era una porta che si dischiudeva, che riversava il suo contenuto su chi osava aprirla, che vomitava il suo fiume di esistenza come una stanza troppo stipata. Così la fortissima luce fuoriusciva, accecando lo sguardo, cancellando con la sua intensità ogni colore e cosa circostante, inghiottendo le ragazzine in un mare di luminosissimo nulla.

Per qualche secondo vagarono in questo mare, senza sentire i loro stessi corpi, poi finalmente poterono cominciare a sentire rumori distanti, un mondo in avvicinamento, una voce. "...perfettamente ... l'egemonia del ... deve essere fermata. Ma chi mai ... un così pericoloso viaggio? Non certo voi, vi vedo tutti un po' fissati." E a mano a mano che il suono si faceva vicino, ecco che il mondo si rischiarava, ecco che la luce cominciava a diradarsi, come una tenda che lentamente apriva il sipario su quella nuova visione. Si trovavano in un luogo conosciuto - l'avevano probabilmente visitato nell'ora precedente - ma che appariva ora terribilmente trasfigurato dall'assoluta mancanza di persone. La sala dedicata al Partenone rimaneva inconfondibile, eppure c'era un che di spettrale in tutto ciò che le circondava, qualcosa di diverso e profondamente sbagliato: gli altorilievi alle pareti sembravano muoversi nelle loro cornici di pietra, fittissime, come se i personaggi si fossero moltiplicati; ma era esattamente davanti a loro che si trovava il vero orrore: le statue che componevano il conosciutissimo frontone Est dell'antico tempio erano state ammassate in un'informe orgia di corpi marmorei, intricati gli uni sugli altri a formare un'orrenda pila. In cima ad essa, unica ad essersi salvata, la statua di Dioniso (la meglio conservata dell'intero complesso) sedeva come su un trono, il fisico scolpito - letteralmente - e il bel viso rimasti apparentemente immutati nei secoli, a scapito degli arti. Ci fu qualche lunghissimo istante di silenzio, poi la statua abbassò l'antico sguardo su di loro, e la sua bocca si spalancò in un grido di palese terrore:
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!"

Come seguendo un comando, l'intera stanza esplose in una cacofonia di grida e clamori: voci, scalpitii di zoccoli e nitriti di cavalli, clangore d'armi, urla di donne. Gli altorilievi si muovevano ora d'evidente vita propria, centauri e umani parimenti agitati nell'additare le due straniere, agitando le inutili armi (che rimanendo inchiodate nella loro prospettiva bidimensionale rischiavano piuttosto di cavar occhi tra i loro compagni). Quando la scena non sembrava potersi fare più inquietante, fu il turno del trono di corpi di animarsi: le membra marmoree si agitarono convulse come un nido di serpenti, e dopo qualche istante l'intera struttura cominciò ad arretrare lentamente verso il fondo della sala, trasportando il nudo e scalpitante Dioniso che, nel frattempo, non la finiva di berciare ordini insensati. [color=#DD0093"Catturatele! Portatele via! Massacratele! Giustiziatele!"[/color] Non che alcuno sembrasse pronto a rispondere: i combattivi ed animati altorilievi non sembravano minimamente in grado di lasciare la propria parete, e a parte l'orrendo trono e il suo cavaliere, nella sala non v'era nessun altro. Dopo una decina di secondi di urla (né i centauri né gli umani avevano smesso di gridare e far rumore in quel frattempo) anche Dioniso dovette rendersi conto che nessuno avrebbe eseguito i suoi ordini, perché improvvisamente agitò un moncherino verso le due studentesse, sentenziando in un misto di paura e orgoglio: "Vi ordino- vi ordino di non muovervi! Non muovetevi di lì! Giustiziatevi! Non vi avvicinate!"

Se al posto delle due ragazzine ci fosse stato un qualunque babbano, per le animate statue non ci sarebbe stato alcun problema: questi sarebbe stato al quarto o quinto infarto nel giro di un minuto, e di lì a breve sarebbe stato solo un corpo freddo tra corpi freddi. Ma erano due streghe quelle che erano apparse all'improvviso nel mezzo di quella curiosa riunione, streghe che vivevano abitualmente per svariati mesi l'anno in un castello pieno di quadri parlanti e armature semoventi. Passato lo spavento iniziale, si sarebbero probabilmente rese conto che nessuno in quella stanza sembrava davvero intenzionato - o capace - di ferirle. Come agire allora, stava al loro giudizio.



Bene! Come avrete probabilmente inteso, vi trovate ancora nel museo, ma in una versione estremamente particolare dello stesso. Dal soffitto vetrato potete notare che è apparentemente notte (non vedete però stelle né luna), ma l'efficiente sistema d'illuminazione del museo vi dà la possibilità di guardarvi intorno senza problemi, quasi fosse giorno, e di squadrare in faccia tutti i vostri spaventati ospiti: sulle pareti potete ammirare i personaggi della centauromachia, la celebre guerra tra Centauri e Umani, mentre un Pantheon molto insolito vi sputacchia ordini da davanti. Riguardo quest'ultimo, ci tengo a precisare che la pila di corpi è abbastanza alta, diciamo un tre metri, e che a ciascuno di essi sembrano mancare diverse parti (e a tutti la testa); nondimeno si muovono come un unico individuo, portando a cavallo il prode Dioniso, che anche qui manca di mani e piedi (il complesso si sta allontanando a ritroso verso l'ultima parte della sua stanza, il più possibile lontano da voi).

Cercate di non inquietarvi troppo, e chiamate a raccolta il vostro coraggio: i veri pericoli sono ancora ben lontani, e un nuovo mondo con le sue regole e le sue leggi si para dinanzi a voi. Nello spoiler sottostante trovate una rudimentale mappa () che vi mostra la vostra approssimata locazione. E non dimenticatevi di usare il Google Street View per una maggiore immersione!



 
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view post Posted on 13/5/2017, 20:18
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entropia.

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Sin dagli albori, la curiosità aveva servito a dovere le trame dell'evoluzione umana. Condita con le giuste dosi di senno e sconsideratezza, poteva addirittura considerarsi madrina di una progenie dai tratti geneticamente predisposti all'impiccio. Non fosse stato per l'elemento di pericolosità con cui spesso Essa di accompagnava, avrebbe potuto dirsi perfetta alleata avverso i toni monotematici di una quotidianità ripetitiva. Come il suo più antico progenitore, Nieve si era mossa sulle note di un'importunità innocente, partecipando attivamente alla determinazione del ritmo che avrebbe seguito l'orchestra che era la sua vita quel giorno d'estate. Nel momento stesso in cui le sue dita di un candore virginale si erano posate sulle rotondità del pomello per scoprirne il tepore, infatti, ella aveva determinato per se stessa e per l'amica un cambiamento lungi dall'essere prevedibile. Venendole incontro con la sua superficie color arancia - non senza le prime, consuete rimostranze tutte femminili -, dunque, aveva invertito il corso delle sue azioni e aspettative, costringendola ad arretrare. Col fulgore che appartiene alla sorpresa e al modo di annunciarsi dei più prodi, il nuovo mondo si annunciò alle due giovani nei medesimi tratti di confusione con cui il cambiamento ebbe a palesarsi alle figure scultoree. Coprendosi il volto per mezzo del braccio sinistro, accecata da quell'inaspettata esplosione di luminosità, Nieve portò la mano destra alla coscia per tastare la rigida consistenza della bacchetta ivi debitamente appuntata. Il padre di Grimilde era stato il primo ad approvare quella scelta e aveva bonariamente riso di lei e con lei della scelta, rammentandole i primi i tempi in cui, della bacchetta, Nieve non aveva saputo che farsene, ora che non riusciva quasi a separarsene. Non sentì nell'immediato il bisogno di estrarla, lontana dall'avvertire l'odore del pericolo nonostante le voci indistinte che si espandevano nell'aria tutt'intorno a lei.

«Emma, stai bene?»

La richiesta giunse per accavallarsi con l'eloquio la cui fonte era ancora sconosciuta ai loro occhi, mentre la luce prendeva a diradarsi e i contorni del luogo in cui erano cominciavano ad acquistare consistenza. Con le palpebre che battevano forsennatamente sotto a protezione del braccio, la piccola Nieve scorse pian piano il lindore del pavimento, la fredda consistenza delle transenne e, infine, la dura immutabilità della storia greca incisa su marmo. Ricordava quella stanza, perfino con un pizzico d'imbarazzo. Nell'accostarsi alla figura possente di un Dioniso che aveva certamente visto tempi migliori, ma che conservava ancora i tratti di una virilità possente, Nieve aveva avuto il suo primo approccio alla nudità. Le sue guance si erano colorate di un rosso porpora difficile da dissimulare per un incarnato albino come il suo, sicché, quando Emma le aveva domandato la ragione dell'arrossamento, ella aveva scrollato le spalle millantando un rimprovero che non le era mai stato rivolto. Quanto la diceva lunga su di lei il fatto che il primo brivido di donna l'avesse provato nei confronti d'una statua?

«Per tutti i fiordi!»

L'esclamazione le uscì di bocca in un sussurro impercettibile. Ora che gli occhi si erano abituati al cambio d'illuminazione e la stanza si stagliava perfettamente riconoscibile dinanzi ai loro occhi, Nieve seppe di aver peccato d'ingenuità nel dirigersi verso la porta con animo sì leggero. Tanto nello scorgere il trono di sculture malmesse su cui sedeva il bel Dioniso quanto nell'udirne l'irragionevolezza dei comandi, emerse in lei una sensazione d'incredulità che mai si sarebbe aspettata di provare. Davvero quella statua le stava chiedendo di giustiziarsi da sé? Con l'irresponsabilità dei suoi anni, si concesse il lusso di un sorriso, le dita che ancora accarezzavano la bacchetta di tiglio argentato sotto il tessuto svolazzante della gonna. Nessuno, del resto, pareva veramente in grado di far loro del male: non Dioniso che urlava come una donnetta isterica privata dei suoi sali, non l'ammasso di membra sul quale egli sedeva, non le figure semoventi dei fregi alle pareti. Com'è che avrebbero chiamato i babbani un'esperienza simile? Ah, sì! Percorso interattivo. D'istinto, cercò Emma per strizzarle un occhio, ancora del tutto ignara - inesperta com'era - dei rischi che avrebbe potuto correre.

«Salve,» fece, muovendo un passo in avanti con incedere sicuro, le spalle ritte e il mento alto come di chi non teme nulla, nemmeno di contravvenire all'ordine di una statua seduta a tre metri di altezza dal pavimento. «Non avete nulla da temere: non siamo qui per fare del male a nessuno di voi...» Un breve momento di sospensione servì a farle trovare quel pizzico d'audacia che le capitava sempre di sfoggiare nelle situazioni meno appropriate. Per un istante, la mente le restituì l'immagine di Amber che le consigliava di mostrarsi più assennata, ma non fu sufficientemente nitida da spingerla a tacere. «A meno che non ce ne diate motivo, è chiaro.» Un altro passo in avanti, altrettanto deciso, altrettanto sconsiderato. «Ora, chi vi ha ridotto in questo stato di divinità che temono delle bambine?»


›Punti Salute: 113
›Punti Corpo: 68
›Punti Mana: 66
›Punti Esperienza: 5.5

›Bacchetta
›Mantello della Disillusione
›Fiala di Decotto Dittamo
›Fiala di Filtro d'Amore Tumistreghi
›Bottiglietta d'acqua, spiccioli babbani, un paio di galeoni, ventaglio della mamma di Grimilde
 
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Emma Woodhouse
view post Posted on 15/5/2017, 20:11




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La porta emersa dal nulla si dischiuse sotto il tocco di Nieve, facendo prima indietreggiare le due ragazze di un paio di passi e inghiottendole poi in un tunnel di luce che sembrava infinito. Emma chiuse d’istinto gli occhi, strizzandoli con l’intento di proteggersi da quell’eccessiva luminosità, decisamente innaturale, mentre schiudeva le labbra rosee per la sorpresa. Cosa stava succedendo? In che mondo si trovavano adesso? Il coraggio – o l’incoscienza – che qualche attimo prima le aveva spinto ad intraprendere quell’avventura, senza porsi troppe domande, cominciò a vacillare e la sua mente contemplò vari scenari, tutti poco rassicuranti. Strinse la bacchetta tra le dita, vagliando la lista d’incantesimi di cui era a conoscenza. Non che servisse davvero: era una primina, possedeva a stento qualche nozione di quella che era la magia vera e propria. Qualunque pericolo attendesse le due Grifondoro, oltre la soglia del portone, poteva farle fuori pronunciando giusto un paio di incanti.
Solo quando le arrivò all’orecchio la riconoscibile voce di Nieve, che le chiedeva se stesse bene, Emma si decise ad aprire gli occhi, guardandosi intorno con la stessa confusione che l’assaliva quando la mattina non sentiva la sveglia ed erano le sue compagne di stanza a svegliarla e a trascinarla giù dal letto con la forza. Non ebbe il tempo di pronunciare una frase di senso compiuto che attestasse all’amica che in effetti era ancora tutta intera, che un chiacchiericcio sempre più rumoroso e molesto le investì entrambe, costringendola a guardarsi intorno, per prendere coscienza di dove effettivamente fosse stata catapultata. Con piacere, riconobbe subito il luogo che le circondava: era una delle ampie sale che avevano visitato un paio d’ore prima, nelle vesti di turiste, sgombra però dei babbani, ma al tempo stesso affollata. Il problema era capire chi vi fosse lì dentro, oltre a loro due, s’intende.
Con orrore Emma constatò che le urla stridule che le stavano facendo storcere il naso per il fastidio non provenivano da umani, ma da statue. Statue che razionalmente non potevano, non dovevano, parlare o muoversi. Altrimenti non sarebbero state statue. Spalancò la bocca sorpresa, voltandosi verso Nieve e indicandole le pareti, in cui i motivi della centauromachia stavano prendendo forma, diventando reali, sotto i suoi stessi occhi. L’affinato udito le permise di distinguere quello che era il rumore di armi, di zoccoli che galoppavano, di donne impaurite. Soltanto l’effettiva lontananza, il fatto che non potessero intaccarla realmente, provocando danni a lei come alla sua amica, le impedì di scappare a gambe levate, nuovamente alla ricerca della porta che le aveva condotte in quel mondo parallelo.

“Per tutte le api frizzole del mondo!”
L’invocazione infantile le sfuggì in contemporanea a quella della compagna, evidentemente sbigottita quanto lei. Avanzando con lo sguardo, Emma notò addirittura un ammasso marmoreo - alto all’incirca tre volte lei - agitarsi, emulando i movimenti di un serpente, cercando di stabilire un’ipotetica distanza di sicurezza tra loro stessi e gli umani. Come se dovessero essere davvero le statue ad essere impaurite dalle bambine, poi. Dioniso, la cui etera bellezza era stata stroncata a causa della mancanza degli arti, le osservava dall’alto del suo trono, terrorizzato, mentre tutti i rilievi intorno a lui continuavano a far baccano.
"EHI, VOI, SILENZIO!" La Woodhouse alzò di qualche ottava il tono di voce, facendo leva su un improvviso attacco di autorità, cercando di attirare l’attenzione di quello che le stava intorno, con l'intenzione di placare e attutire la loro irruenza. "Ecco, sì, intendevo dire che... forse è meglio abbassare la voce e mantenere la calma." Sentì le guance imporporarsi, in linea con il suo carattere pacato e gentile, anche verso le bizzarrie come quelle in questione. Ascoltò con attenzione le parole di Nieve, prima di annuire con convinzione. Non volevano fare del male a nessuno, se non fossero state costrette.
Un brivido attraversò la schiena della ragazzina quando sentì Dionisio utilizzare vocaboli d’effetto. Giustiziare, catturare, massacrare. Termini che spinsero Emma a ipotizzare una vita nel passato, nella stessa epoca in cui le icone erano state scolpite e oggi esposte agli occhi di milioni di turisti internazionali. In quel momento ricordò di stringere ancora tra le mani la sua fedelissima bacchetta che, si disse, poteva spaventare ancora di più il complesso. Per questo la portò alla schiena, con un gesto silenzioso, cercando di non farsi notare dai monchi.

"F-forse noi due possiamo aiutarvi in qualche modo."





Punti Salute: 106
Punti Corpo: 51
Punti Mana: 51

Punti Esperienza: 2

Zainetto contenente:
- Bacchetta (Legno di Faggio, Corda di Cuore di Drago, 12 Pollici e mezzo, rigida)
- Amuleto Dorato - Emma solitamente lo porta sempre al collo, a prescindere dall'occasione.
- Comuni Oggetti (Bottiglietta d'acqua, fazzoletti, specchietto, monete, cerotti, ecc.)
 
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view post Posted on 16/5/2017, 01:22
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Il Fato

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Era quello, decisamente, uno degli incontri più sensazionali ed esilaranti che quella sala avesse avuto l'onore di ospitare, da tempo immemore. Tra i colorati epiteti delle ragazzine e le scuse della Prefetta, che pure non sembrava essere ascoltata (o in grado di farsi ascoltare: a malapena la sua voce si udiva al di sopra delle urla), quella comica scenetta minacciava di andare avanti per chissà quanto ancora. Dioniso che strillava, il trono di membra che si muoveva, la Centauromachia a far da rumorosa ma inattiva spettatrice, impossibilitata a partecipare. Oh sì, ne avrebbero avuto abbastanza per tramutare anche loro in statue (dalla noia), non fosse stato per il risolutivo e determinante grido della meno candida primina, che alle buone maniere sembrava anteporre il potente suono della sua voce, con ottimi risultati: il suo acuto si riverberò sopra ogni suono e voce e clamore nella sala, echeggiò da parete a parete e dal pavimento al soffitto, e di colpo ogni arma e piede si fermò, ogni gola si chiuse, il silenzio cadde pesante. E per qualche secondo così rimase, pronto ad esplodere in un nuovo clamore se le gentili rassicurazioni delle due bambine non fossero giunte, appena in tempo, a raffreddare definitivamente gli animi. L'una con una domanda, l'altra con una proposta, l'una curiosa e l'altra prudente, i caratteri delle piccine sembravano così diametralmente opposti come opportunamente accoppiati, l'uno a colmare le mancanze dell'altro; erano pronte a far fronte ad ogni situazione, finché fossero rimaste insieme.
Dionisio ora le guardava, quelle affarette di molto più basse di lui, gli occhi spalancati e il corpo ritratto sul suo trono, come per decidere il da farsi; gli altorilievi, nel frattempo avevano preso a sussurrare rumorosamente tra di loro. "Chi sono?" "Sembrano umane!" "Sì, come lui." "Non può essere successo di nuovo..." Preziosi indizi si nascondevano tra quelle parole, e di certo ne sarebbero giunti altri, se la tuonante voce del Divino non fosse giunta a squarciare ogni mormorio.
"SILEEEEEEENZIO!"
E sì tutti si azzittirono. Che avesse preso ispirazione proprio dalla piccola Grifondoro? Dioniso sembrava trasfigurato, venuto a nuovo vigore: le osservava ora altezzoso, dall'alto al basso, imperioso nell'atteggiamento, maestoso nella posa (non fosse stato, aihmé, per quelle parti mancanti). "Dioniso, IMPERATORE delle statue del Partenone, non ha paura di NESSUNO! E non ha BISOGNO di nessuno!" Il labbro marmoreo tremò solo per un istante al termine della frase, quasi incredulo per la gioia di essere riuscito a imporsi nonostante la situazione imprevista. Sì, lui solo era al comando in quel luogo, lui solo aveva il potere! "E ora, come prevede il Sacro Regolamento del Museo, condanno le due umane a morte per giustiziazio-" "Oh, dacci un taglio." Cento e più teste si voltarono tutte d'un colpo verso l'ingresso della sala, dal quale era provenuta la sfrontata voce che aveva osato interrompere l'imperatore. Una voce sgarbata, annoiata, così in contrasto con quella dai toni solenni e presuntuosi della statua divina. Il contestatore fece presto a rivelarsi: da dietro lo stipite della porta, chissà da quanto tempo in ascolto, si girò quello che sembrava un piccolo fanciullino di pietra, il corpo innaturale per la giovane età alto appena la metà di quello delle bambine, un paio di alucce decisamente inutili attaccate alla schiena. L'avrebbero forse riconosciuto per il Cupido della Sala dell'Illuminismo, i riccioli ribelli scolpiti in ben altri tempi rispetto ai suoi marmorei progenitori, ma da simile ispirazione partoriti. Sembrava perfettamente a suo agio in quell'ambiente a lui così estraneo (artisticamente parlando), ma un paio di bassorilievi gli inveirono contro, e il volto dell'Imperatore stesso si deformò in una smorfia alla sua vista. Ma il piccoletto insisteva, le braccia incrociate, il passo sicuro apparentemente incurante della presenza delle due estranee. "Avanti, diglielo!" sentenziò in direzione di Dioniso passando tranquillo tra le Grifondoro, puntando dritto al trono di membra. "Dì loro del Leone! Della profezia!" Se già era deformata, l'espressione della magna statua si distorse ancor di più nell'udire quelle parole, e uno sbuffo di disprezzo uscì intrattenuto dalla divina bocca. "Tu! Tuuuu! Ti avevo detto di non farti più vedere! Non appartieni QUI!" Alla sua altre voci seguirono, provenienti dai muri della sala, altri insulti nei confronti del piccolo putto, altri inviti (poco gentili) ad andarsene. Ma lui faceva viso di pietra alla cattiva accoglienza, lo sguardo fisso sul suo solo avversario, una chiara sfida a parlare.
Ma del resto, già molte cose erano state dette, molte informazioni avevano avuto modo di giungere da quelle bocche secolari alle giovani orecchie. Era tempo che i loro cervelli si mettessero in moto, che le loro abilità diplomatiche si facessero strada ancora una volta tra quei cuori di gelido marmo, se volevano sapere di più. E se no, il problema non si poneva: la porta era a una decina di metri alle loro spalle, sulla destra, la stessa dalla quale era giunto il piccolo Cupido; nessuno sembrava in grado di portare effettivamente a termine l'esecuzione che il tiranno del Partenone aveva più volte comandato, se le cose si fossero messe male potevano semplicemente imboccarla e andarsene per la loro strada, a cercare un'uscita da quel posto. Perché nonostante lo stupore, non potevano dimenticare: non potevano restare lì a lungo; dovevano tornare a casa, e così come una porta le aveva condotte lì, una porta le avrebbe condotte indietro. Si trattava solo di trovarla, o stare al gioco: chissà quale delle innumerevoli strade che il Destino poneva davanti ai loro piedi le avrebbe condotte a destinazione. A loro, non restava che scegliere...




Introduciamo un nuovo, non secondario personaggio, e cominciamo a dare qualche informazione che può farvi meglio intendere in che strambo mondo vi trovate (sperando sia di vostro gradimento). Una semidiscussione è già in atto, e andrà avanti se non la toccate, ma potete comunque buttare legna sul fuoco con le vostre domande o aggiunte, oppure esigere risposte, oppure darvela a gambe, come più preferite. Per una visione in primo piano del nostro amato putto di marmo, dirigetevi con lo Street View nella sala dell'Illuminismo: lo troverete alla vostra sinistra puntando a Nord.


 
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view post Posted on 21/5/2017, 15:01
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entropia.

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*Lui... Di nuovo...*

Col fare pettegolo di chi non ha spesso modo di intrattenersi in attività interessanti e perde il controllo nel trovarsi alla presenza della più grande forma di svago mai vista, gli altorilievi fornirono inconsapevolmente alle due giovani un tassello importante in grado di aiutarle nella ricostruzione della vicenda della quale erano protagoniste. Le sopracciglia di Nieve si inarcarono sulla fronte delicata, mentre gli occhi correvano in direzione delle figure scolpite nel marmo che parevano saperla lunga su quanto a lei ed Emma era così assurdamente estraneo. Non erano le prime, dunque, a capitare da quelle parti per portare scompiglio nelle stanze dell'isterico Dioniso. Ad onor del vero, la giovane Grifondoro non l'avrebbe mai detto, considerata la reazione fuori controllo che aveva colpito gli occupanti della sala non appena la luce si era diradata per rivelare le loro sagome. Che fosse anche quello un indizio? Che l'ultima esperienza si fosse mostrata sì spiacevole, per il bizzarro comitato d'accoglienza dinanzi al quale si trovavano, da far percepire la loro presenza come una minaccia? La voce di Emma la sorprese, tonante e impetuosa com'era nel suo carattere di focosa irlandese, e Nieve si trovò a chiudere gli occhi sotto la spinta di un'unica emozione dai colori fantasiosi: per un verso, avrebbe voluto ridere dell'immagine che vedeva l'amica scagliarsi contro una divinità dalle membra lacere e in preda a una crisi isterica; per un altro, avrebbe voluto tapparle la bocca per suggerirle un minimo di cautela. Non erano ancora in pericolo, d'accordo, e probabilmente quell'exploit avrebbe dato agli sconosciuti un assaggio della loro tempra, ma non era sicura che assecondare e addirittura rifocillare le tendenze gnaulanti del deludente Dioniso fosse l'approccio più saggio alla questione. Ovvero il più utile.

A mano a mano che i secondi passavano e la conversazione proseguiva sulla scia dell'incomprensione, si fece strada nella piccola la consapevolezza di aver fatto male i conti ab ovo. Non era possibile che quello fosse il percorso interattivo studiato per la comunità magica, come aveva ingenuamente pensato nel vedere la porta arancione. Era tutto troppo approssimativo, tutto troppo imperfetto, tutto troppo bizzarro perfino per chi alle stranezze era abituato. Ma, allora, dove diavolo erano finite? Mentre si guardava intorno nella speranza di cogliere un ulteriore indizio e il suo sguardo incrociava ancora una volta le sagome bidimensionali nei fregi alle pareti, il penoso ciarlare di Dioniso venne bruscamente interrotto e, come gli altri occupanti della sala, Nieve direzionò la propria attenzione per focalizzarla sulla sagoma mingherlina del piccolo Cupido, trovando in lui un inaspettato, ardito alleato. Prima che potesse fermarlo, un sorriso le salì alle labbra nel ricordare le disquisizioni romantiche alle quali l'amica si era lasciata andare in sua presenza, quando erano giunte nella Sala dell'Illuminismo dopo un lungo peregrinare: "ci pensi che questo piccoletto dispensava amore tra uomini e divinità con le sue frecce? Un'arma usata per scopi nobili, non è meraviglioso?". Nieve non era riuscita a trattenersi dal ridere di Emma e della sua spiccata propensione ai sentimentalismi, ma era stata brava abbastanza da tenere le sue personali considerazioni per sé ed evitare di rovinarle il momento. Se avesse dovuto essere veramente sincera, avrebbe dovuto rispondere all'amica che, ai suoi occhi, non c'era nulla di poetico in un bambino mezzo nudo, troppo occupato a mettere il naso - e le frecce - negli affari degli altri per occuparsi dei propri. Se si fosse sentita addirittura polemica, avrebbe sicuramente aggiunto che i genitori dovevano essere degli screanzati e degli scostumati per lasciare che il figlio andasse in giro a quel modo, libero di assecondare i più bizzarri capricci. Ma cosa voleva saperne lei, in fondo, di letteratura, poesia e amore?


Con espressione intenta e il sorriso ancora sulle labbra, dunque Nieve guardò Cupido tenere testa all'autoproclamatosi imperatore delle statue, sicché si sentì obbligata a chiedergli mentalmente scusa per averlo sottovalutato. Aveva una certa verve, non poteva negarlo! Seguendone le mosse, intercettò brevemente lo sguardo di Emma, prima di muoversi lentamente verso di lei per ridurre le distanze. Proprio nel momento in cui l'amorevole Cupido intimava a Dioniso di renderle partecipi delle vicende riguardanti un leone e una profezia, Nieve accostò la propria spalla a quella dell'amica finché non si toccarono, le labbra schiuse quel tanto che bastava a dare sfoggio alle sue abilità nel ventriloquio.

«Tu occupati di Cupido e scopri quello che sa. Io penso a distrarre Dioniso, prima che lo possegga l'ennesima crisi di nervi e megalomania.»

Non avevano altre alternative. Poiché il tentativo di approcciarsi con eccessiva schiettezza alla divinità marmorea era andato a rotoli, non restava loro che servirsi di un pizzico d'astuzia e sperare di aggirarne il controllo. Con espressione angelica e i grandi occhi che battevano con innocenza simulata all'indirizzo della statua, Nieve compì un passo in avanti e, poi, altri ancora per lasciarsi alle spalle sia Emma che Cupido. Sperava di distrarre Dioniso e di coprire con la propria sagoma l'amica quel tanto che bastava perché interrogasse l'audace putto.

«Sire!» La sua giovane voce echeggiò nella stanza, ponendo fine all'acceso diverbio cui l'apparizione dell'infante alato aveva dato inizio. «Vostra Grazia,» proseguì, il tono quasi stucchevole nelle sfumature d'ossequio di cui era impregnato, «Vostra Magnificenza, è chiaro che siete voi ad avere potere e conoscenza in questo luogo e riesco solo a immaginare quanto possa essere difficile avere le spalle gravate da una simile responsabilità, dimostrando per giunta di possedere una tale grazia..»

Per assicurarsi la riuscita del piano, Nieve si era da subito persuasa ad utilizzare l'aspetto di Dioniso che, fra tutti, più aveva spiccato ai loro occhi sin dal momento in cui erano riusciti a scorgersi reciprocamente: non solo era un codardo coi controfiocchi, ma riusciva a combinare a quella qualità un ego a dir poco mostruoso. Se era la megalomania il suo tallone d'Achille, sui complimenti Nieve avrebbe insistito per arpionarne l'attenzione e distoglierla dall'amorino oramai alle sue spalle. Non era semplice, certo, per una persona come lei profondersi in una simile opera di adulazione, ma c'era un non so che di soddisfacente nella prospettiva di ritorcere contro l'avversario un difetto che gli apparteneva.

«Spero vogliate credermi, quando vi dico che siamo capitate nel vostro regno per un malaugurato scherzo del destino e che siamo profondamente dispiaciute di avervi arrecato fastidio.» Mentre lo osservava con le mani giunte dietro la schiena ad assumere una postura umile da penitente, Nieve ammise a se stessa che l'unico suo desiderio era scalare quel trono truculento di esseri smembrati per dare a Dioniso una bella lezione. «La verità è che...» Tacque di un silenzio studiato, chinando gli occhi con simulata timidezza per rialzarli sull'uomo solo quando le gote si furono tinte di un rossore virginale. «La verità è che temo di aver desiderato troppo intensamente di andare indietro nel tempo per potervi conoscere, Sire, mentre vi osservavo dal percorso babbano, che qualcuno deve avermi sentita e accontentata. Sono davvero mortificata!»

Stavolta chinò interamente il capo, non per fingere pudicizia, ma per nascondere i tratti di ilarità da cui era stata improvvisamente colta. Mentre pronunciava quell'ultima frase ed osservava con intensità l'uomo scultoreo che stava a diversi metri di distanza da lei, un'associazione semplice e immediata aveva preso pieno possesso della sua mente, trovandola impreparata. Come aveva fatto a non notare prima la spiccata somiglianza tra i modi di Dioniso e quelli del professore di Difesa Contro le Arti Oscure?


›Punti Salute: 113
›Punti Corpo: 68
›Punti Mana: 66
›Punti Esperienza: 5.5

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Emma Woodhouse
view post Posted on 30/5/2017, 10:30




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Aver strillato in quel modo, beffandosi dei sani principi che i genitori le avevano impartito nell'età della fanciullezza, aveva avuto i suoi risvolti positivi. Il silenzio cadde improvvisamente, gravando sulle spalle delle due amiche il tempo necessario, prima che esplodesse nuovamente il caos all'interno della sala.
Udendo le parole del Dio greco, Emma boccheggiò un attimo, sbigottita. Dioniso adesso sembrava aver perso l'insicurezza che lo aveva caratterizzato agli esordi dell'avventura, ergendosi davanti agli occhi delle Grifondoro in tutta la sua altezzosità e ignorando apertamente sia le loro benevole offerte d'aiuto, sia il chiacchiericcio degli altorilievi scolpiti sulle mura intorno.
Probabilmente l'atteggiamento impulsivo che l'aveva spinta a rivolgersi senza alcun filtro alla statua non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Che fosse più saggio procedere con cautela e affabilità, proprio nel modo in cui, in effetti, si era comportata Nieve? Non che fosse una sorpresa che, tra le due, l'argentea si rivelasse la fanciulla più saggia e razionale del duo. Emma, che spesso non riusciva a collegare testa, cuore e bocca nel modo più conveniente, solitamente o riusciva a risolvere i problemi che le intralciavano il percorso in quattro e quattr'otto, o finiva per affogarci dentro.
"Sì, come lui." "Non può essere successo di nuovo..."
Le parole laceranti di Dioniso furono messe a tacere da un nuovo protagonista, la cui voce proveniva dal fondo della stanza. La testa bionda si voltò come un automa in quella direzione, scorgendo un'altra statua, decisamente più minuta di quelle incontrate incontrate fino ad adesso, la stessa che aveva incontrato nelle ore precedenti all'interno della sala illuministica. Cupido, come non riconoscerlo? L'arco che si trascinava dietro era perfettamente esplicativo del ruolo che esso interpretava all'interno della mitologia. Lo stesso Cupido che, incoscientemente, animava il tratto d'animo sentimentalista della Woodhouse, nella vita di tutti i giorni sempre così incline alle manifestazioni d'affetto.
La conversazione confusa, a tratti incomprensibile per le ragazzine, che stava avvenendo tra i due rappresentanti di correnti artistiche tanto diverse quanti affini, non fece altro che fomentare la curiosità dell'irlandese. Cosa era successo in quella stessa sede, nel passato? Perché l'imperatore e i rilievi inveivano alla presenza di Eros? Di che leone e di quale profezia stavano parlando?
Fu il contatto con Nieve a riportarla con i piedi per terra. Bisognava sondare il terreno, smuovere le acque. Non potevano certo dimostrarsi spettatrici passive di uno spettacolo che non le apparteneva, o addirittura interessava. Annuì impercettibilmente ai sussurri dell'amica, dimostrandosi favorevole all'astuto piano d'azione. Intercettò Cupido, ancorato nella posizione in cui l'avevo lasciato e si mosse in contemporanea all'esile figure di Nieve, cercando di non farsi scorgere dal megalomane Dioniso. Per una volta, l'essere fisicamente così giunonica, poteva rivelarsi assai utile. Lasciando perdere Nieve e i suoi sproloqui - in un altro momento si sarebbe piegata in due dalle risate a vedere l'amica intrappolata in quella situazione così ilare - si avvicinò al simbolo dell'amore divino, con un dolce sorriso stampato sul volto. Si abbassò leggermente, giusto per raggiungerlo in altezza, scostandosi uno dei ciuffi dorati che le solleticava il viso.

"Ciao Cupido, io sono Emma!" Esordì con gentilezza ed allegria. D'altronde, era sostenitrice di quel filone del bon ton che affermava che il primo passo per instaurare un buon rapporto con l'altro fosse abbandonare l'impersonalità. "Probabilmente l'unico che può aiutare me e la mia amica sei tu..." Tentò di smorzare l'imbarazzo che le faceva tremare la voce spostando lo sguardo dagli occhi marmorei della piccola statua, ai suoi ricci scolpiti da regola. "Puoi spiegarmi come mai Dioniso è così isterico? È forse successo qualcosa tra di voi in passato?" Ponderò bene le parole da utilizzare. Sì, Cupido si era mostrato accondiscendente nei confronti delle studentesse, ma Emma cercò comunque non di far sfociare la curiosità morbosa che l'attanagliava in un modo di fare pettegolo che, forse o forse no, avrebbe infastidito la scultura. "E perché mai un leone e una profezia dovrebbero aver intaccato tutti voi?" Attese le risposte, controllando la situazione alle sue spalle. Se tutto fosse andato come doveva, Dioniso neppure si sarebbe accorto della graziosa interazione tra Emma e il suo rivale. E intanto Nieve si stava proprio dando da fare con lui, cercando di arruffianarselo quanto più possibile. A lei, invece, era toccato Cupido. Chi l'avrebbe mai detto? Un giorno avrebbe perfino potuto raccontare ai suoi amici di aver incontrato la statua che, nella storia dell'arte, più la rappresentava. Ma, per il momento, constatò semplicemente l'eccentricità del contesto in cui si trovava.





Punti Salute: 106
Punti Corpo: 51
Punti Mana: 51

Punti Esperienza: 2

Zainetto contenente:
- Bacchetta (Legno di Faggio, Corda di Cuore di Drago, 12 Pollici e mezzo, rigida)
- Amuleto Dorato - Emma solitamente lo porta sempre al collo, a prescindere dall'occasione.
- Comuni Oggetti (Bottiglietta d'acqua, fazzoletti, specchietto, monete, cerotti, ecc.)

OFF// Avevo già avvisato per MP, ma mi scuso ancora per il ritardo, dettato da situazioni improrogabili. Certamente da adesso procederemo in modo più scandito :fru:
 
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view post Posted on 31/5/2017, 21:13
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Il Fato

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Coraggio, prontezza, spirito d’iniziativa: Godric sarebbe stato fiero di loro.
Non per un secondo si erano scoraggiate o spaurite, non per un istante si erano lasciate trascinare dalla corrente del fato; loro - e solo loro! – erano le briglie del loro Destino. E da brave streghe quali erano sapevano che come erano giunte in quel luogo, dovevano poter tornare indietro, o sarebbe stata quella porta arancione così malvagia da lasciarle naufraghe in quella distorta isola dello spaziotempo? No, doveva esserci una ragione. Già i loro cervelli lavoravano febbrili, già facevano caso ai sussurri e ragionavano su cosa potessero voler dire, e si preparavano a sfruttare il momento. Qualcuno era già stato lì prima d’ora, sembrava, qualcuno che già aveva incontrato quelle bizzarre statue parlanti; che ci fosse modo di incontrarlo, di avere sue indicazioni su quello strambo luogo? Per il momento l’occasione non si prospettava, e come si suole dire: carpe diem.

L’una, capelli d’argento, si faceva avanti spavalda lanciando un sonoro richiamo che come prospettato echeggiò nell’intera sala catturando l’attenzione dei più e, soprattutto, del divino sovrano di quella bizzarra congrega. L’ammasso di marmi si ritrasse spaurito all’avvicinarsi della ragazzina, le braccia inerti della statua si imprimevano sui bracciali dell’insolito trono mentre un “Non ti avvicinare!” risuonava dalla sua bella, distorta bocca. Ma infine la ragazzina si fermò, la seduta dell’imperatore smise di scricchiolare allontanandosi, e questi si decise ad ascoltare le dolci parole della giovane. E questa fu brava nevvero, nella sua gioventù, capace di distorcere le impressioni con la sola modulazione della voce, e placare e indicare gli animi. Il volto di Dioniso fu prima sorpreso, poi apparentemente tranquillizzato, infine ilare, e una risata sonora fuoriuscì dalla sua cautamente scolpita gola; in giro per la sala, i bassorilievi fecero eco con risatine sparse, ma la metà di loro non aveva nemmeno idea del perché ridessero. ”Sei divertente, giovane Pellemorbida. Qual è quella parola buffa che hai appena pronunciato? Babbano?” E di nuovo rideva, portandosi davanti alla bocca un’inesistente mano, e di nuovo i bassorilievi facevano eco. Per quanto sarebbe andata avanti quella scenetta? Ma una cosa era certa: per quanto quel Sovrano era ridicolo, quella Sala e quel Trono (grande abbastanza da seppellirle entrambe di frammenti di marmo, se necessario) gli obbedivano, e le loro volontà erano con la sua. Era buffo, sì, e ridicolo negli atteggiamenti, ma una simile devozione non poteva e non doveva essere sottovalutata. “Divertente, divertente davvero. Ma dunque no, non è destino che noi ci incontrassimo. Quelli come voi sono… innaturali, nel mio regno.” Fece una pausa per squadrare prima lei, e poi la compagna, che avvicinatasi nel frattempo al Cupido ci stava parlando fitta fitta, e per lunghi secondi rimase a fissarle con quegli occhi marmorei, come indeciso sul da farsi; fortunatamente la compagna e la statuetta erano stati svelti a interrompersi, così da non farsi beccare dal lunatico sovrano, e questi rivolse nuovamente le sue attenzioni all’ambasciatrice. “Come vi stavo dicendo, siete qui… per la Profezia!” E con un gesto teatrale del braccio richiamò l’attenzione di chiunque fosse abbastanza distratto da non stargli già prestando attenzione. Che avesse infine deciso di fidarsi?

Nel frattempo, la collega dai capelli d’oro non era stata da meno. Cupido era un bersaglio ben più facile e collaborativo, e una volta avvicinato non aveva tardato a sbottonarsi, comprendendo il piano delle due giovani. “Tu… conosci il mio nome?” Aveva borbottato inizialmente, confuso da quella straordinaria manifestazione di amichevolezza; ma era pur vero che la circostanza era straordinaria, e non c’era tempo da perdere. “Lui… è sempre così. Io sono d’origine greca, appartengo a questa sala! Ma insistono a non volermi far entrare, dicono che sono troppo “giovane”. Come se un millennio scarso potesse fare la differen-“ Ma improvvisamente si zittì, poiché era in quel momento che Dioniso aveva volto loro lo sguardo. Il puttino rispose con uno sguardo di sfida alle squadrate della magna statua, e non appena questa ebbe distolto l’attenzione riprese a parlare, rapidissimo. “Ad ogni modo, sapevamo che sarebbero arrivati altri Pellemorbida, ce lo ha detto Rosetta. Vi porterò da lei, appena...” E di nuovo si zittì, il bel Cupido, perché tutto si sarebbe aspettato meno che la menzione della Profezia da parte del Sovrano. Quel Sovrano che per così lungo tempo l'aveva rinnegata, ignorata! Era mai possibile? Che fosse stato il tanto preannunciato arrivo delle due a convincerlo? Il putto restava immobile, la bocca leggermente discosta, gli occhi fissi sul regnante. Cosa stava succedendo?

Questi, d'altra parte, sembrava aver finalmente trovato il proprio elemento. L'intera Sala era ammutolita di fronte a quella parola, "Profezia", era evidente che fosse un'elemento ben noto a tutti gli abitanti di quelle mura. "E sia!" continuò il dio ebbro, "Vi dono il diritto di continuare a vivere - per il momento - e di andare a compiere quanto dovete. E nella mia grande magnanimità vi faccio un SECONDO dono:" Dioniso allargò le braccia mentre il trono sul quale sedeva si contorceva, innalzandosi di qualche centimetro. Per qualche secondo vi fu solo un gran brulicare d'arti marmorei, poi, alla base del trono, ecco aprirsi un foro, una sorta di piccolo tunnel, e da esso fuoriuscire un singolo braccio di statua, gattonante sull'unico gomito del quale era dotato come una sorta di bizzarro serpente, una qualche sorta di materiale cartaceo vivamente colorato, ma sgualcito dal tempo. Il braccio continuò a coprire faticosamente la distanza che lo separava da Nieve, e una volta giunto, depositò ai suoi piedi la sua staffetta: una cartina del museo, un modello vecchio di qualche anno, piena di buchi e mangiata dall'umidità; ma ancora leggibile. Più svelto di prima, l'arto ritornò rumorosamente al trono, dentro al quale sarebbe stato 'riassorbito'. "la mappa del Pellemorbida!" tuonò dopo una pausa di lunghezza decisamente imbarazzante il Divino, e tutti i bassorilievi della sala insorsero in un coro di voci stupite, sussurri, acclami. Che si trattasse di un artefatto particolarmente prezioso? Eppure volantini come quello potevano essere trovati ovunque nel 'vero' museo, magari pure le due Grifondoro ne avevano fatto uso prima di lasciarlo invariabilmente su qualche panchina. Ma era un classico. "E ora andate, veloci. E tu! Tu! Ti ordino di seguirle, e di non tornare prima che la Profezia sia compiuta." concluse puntando il moncherino contro Cupido, sempre più stupito da quell'insolito comportamento, ma certamente grato che le cose stessero (inaspettatamente) andando nel migliore dei modi. Detto questo il trono del Sovrano si sarebbe rapidamente voltato - per quanto l'esser composto di centinaia di pezzi gli permettesse - portando il suo conducente dietro alla piattaforma di marmo sulla quale normalmente sarebbe stato l'intera schiera di divinità. Ma dunque, un'ordine era stato dato - e i bassorilievi continuavano a mormorare indicandole, chi in ammirazione, chi in sospetto, chi in sorpresa - non era il caso di trasgredirlo tanto in fretta, specie data l'occasione. Alla destra delle due giovani, un'apertura conduceva alle altre aree del museo. Alla loro sinistra, a distanza di una decina di metri l'una dall'altra, due porte di legno (che tuttavia nel museo normale erano sempre bloccate, conducendo all'esterno). Era opportuno approfittare della sospetta gentilezza di Dioniso? O dovevano forse opporsi a quel repentino sviluppo degli eventi?



Nieve può aggiungere all'inventario della quest (non quello della scheda) la "Mappa del Pellemorbida". Malgrado tutto, si tratta appunto di una semplice cartina del museo, piuttosto rovinata. Vi verrà detto di più su di essa nel prossimo post, per ora decidete se seguire gli ordini di Dioniso. Se decidete di descrivere l'ingresso nella corridoietto o nella sala a destra di quella nella quale vi trovate al momento, li trovate identici al "normale", ma completamente spogli di pezzi espositivi.





 
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view post Posted on 3/6/2017, 16:22
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entropia.

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Il loro piano era andato in porto, seguendo una traccia che le due non avrebbero mai pensato di poter fare propria con cotanta facilità. Quando Nieve aveva azzardato il tentativo di lusingare la divinità che, sin dall'inizio, si era rivelata una spina nel fianco, non aveva avuto l'ardire di sperare nel risvolto cui adesso stava assistendo. Mentre osservava l'arto avanzare verso di lei con fare inquietante, la piccola non poté fare a meno di provare pena per la posizione di sudditanza cui erano costretti gli altri abitanti del museo. Era tipico della storia umana che la società - perfino nelle più minute forme d'aggregazione - vivesse gli schemi di un'organizzazione gerarchica e, tuttavia, alcuni erano più fortunati di altri rispetto alla personalità che ricopriva la posizione al vertice. Era chiaro che, tra le mura di quella dimensione di reperti e storia, i Pelledura non si fossero trovati ad avere la migliore delle guide. Nieve si chinò per appropriarsi del dono che, infine, Dioniso aveva deciso di concedere loro, sul viso ancora un'espressione di costernazione impossibile da dissimulare. Non fu difficile tacere e concedere al sovrano il tempo di cui aveva bisogno per riappropriarsi della scena. La tensione era stata smorzata grazie alle sue lusinghe e ora, come trasportati dal flusso emotivo che coglieva il dio senza arti, anche i personaggi negli altorilievi parevano più rilassati e propensi ad accettare la loro presenza senza troppi drammi. Con la mappa stretta tra le dita affusolate, Nieve indietreggiò finché non poté affiancare Emma e quello che, stando alle parole del dio sull'alto scranno, sarebbe divenuto il loro compagno di viaggio. Poco male, rifletté prima di rivolgersi all'amica, era già un sollievo che non avesse deciso di proclamare se stesso accompagnatore.

«Va bene. Muoviamoci, prima che quello lì ci ripensi.» Il tono di voce che usò fu basso a sufficienza per assicurarsi che i suoi sussurri giungessero ad Emma e non, invece, a Dioniso. Di scatto, si chinò sulle ginocchia per raggiungere la medesima altezza di Cupido e porgergli la mappa che aveva conquistato. «Non so cosa vi siete detti, ma avremo tempo di aggiornarci quando saremo lontani da lui

D'istinto, il suo sguardo corse per l'ennesima volta lungo la stanza per cogliere, dapprima, le movenze inquietanti del trono di arti sul quale sedeva la divinità e, poi, la vie di fuga a disposizione. Non aveva idea di quale fosse la direzione più appropriata, né cosa potesse aspettarli una volta intrapresa l'una piuttosto che l'altra. L'unica speranza che avessero era rappresentata dall'omino dalle fattezze delicate che si era subito schierato dalla loro parte oltre le urla prive di buonsenso del sire del museo. Fu proprio su colui nella cui guida sperava che Nieve riportò la propria attenzione, le iridi verdi dilatate sotto l'influenza dell'adrenalina che le correva in corpo.

«Guidaci! Anche se non dovessi sapere con certezza dove andare, indicaci una via qualsiasi e ti seguiremo. Ma decidi in fretta!»

Intendeva ciascuna delle parole che ebbe a pronunciare. Nieve, che di norma diffidava perfino di chi conosceva da tempo, prese la decisione di affidarsi a Cupido per quel primo passo verso l'ignoto. Non sarebbero andati d'accordo lungo tutto il viaggio probabilmente: Nieve aveva un temperamento molto particolare a riguardo, ma non avrebbe avuto la presunzione di dare per scontato l'aiuto di qualcuno che, quel mondo, lo conosceva dall'interno. Con gli occhi, cercò Emma nella speranza di trovarvi lo stesso sentimento e, forse, qualche risposta in più. Scattò in piedi, pronta a muoversi quando il piccolo putto si fosse espresso circa la mossa successiva che avrebbe incanalato il loro cammino.


›Punti Salute: 113
›Punti Corpo: 68
›Punti Mana: 66
›Punti Esperienza: 5.5

›Bacchetta
›Mantello della Disillusione
›Fiala di Decotto Dittamo
›Fiala di Filtro d'Amore Tumistreghi
›Bottiglietta d'acqua, spiccioli babbani, un paio di galeoni, ventaglio della mamma di Grimilde
›Mappa del Pellemorbida
 
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Emma Woodhouse
view post Posted on 4/6/2017, 14:57




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Chinata verso Cupido, Emma aveva ascoltato con attenzione le parole del putto dalle sembianze amorevoli, cercando di captare quante più informazioni possibili sulla strana situazione in cui lei e Nieve erano state catapultate, soltanto oltrepassando una misteriosa porta sgargiante. La ragazzina percepì la frustrazione e un velato risentimento nelle prime frasi pronunciate dall'alato, sicché, udendole, provò addirittura una sensazione di pena nei suoi confronti. In un mondo parallelo, ipotizzò, anche lei avrebbe nutrito un certo avvilimento verso Dioniso e il resto dei marmi, se questi avessero ostentato con lei lo stesso astio che sembrava animare i rapporti tra loro e il Cupido illuministico. Ben presto la conversazione tra la Grifondoro e la graziosa scultura marmorea assunse il tono dell'informalità, mentre la mente della fanciulla assimilava attivamente tutti quei concetti a lei estranei. Pellemorbida? Rosetta? E perché mai nessuno si decideva a svelare il contenuto di quell'arcana profezia che, a prima impressione, sembrava vedere protagoniste proprio le due ragazze, capitate lì per puro caso?
Quando Cupido si zittì, Emma avvertì che qualcosa di strano stesse avvenendo alle sue spalle, dove poco prima aveva lasciato Nieve intrattenersi con il simpatico imperatore, quindi si voltò apprensiva e spostò la sua attenzione nella direzione del trono, da cui stava uscendo, tramite un oscuro meccanismo, un dono per l'amica. Grazie alla gentile concessione di Dioniso, Emma e Nieve adesso avrebbero potuto davvero dare il via a quella missione da agenti segreti - di cui però non sapevano assolutamente nulla, pensiero che le fece arricciare le labbra per il disappunto.
Fitta fitta, l'amica le si avvicinò, mostrandole la stessa intrepidezza che stava sollecitando anche lei in quel momento. Indietreggiando, l'irlandese era tornata ad affiancare il nuovo amico, che le avrebbe accompagnate nel viaggio che, forse, avrebbe svelato loro i segreti che si celavano all'interno del British Museum.

"Sì, è proprio ora di andare." Mormorò alle figure che le erano vicine, continuando a perlustrare con sguardo sospettoso il complesso che aveva di fronte. Da quando erano finite lì dentro, Dioniso le aveva trattate in malo modo, sentenziando persino la loro condanna a morte. Questo la rendeva inevitabilmente diffidente rispetto alla mappa che adesso stava stringendo tra le dita la Rigos. Che fosse solo lunatico? O che il fine della profezia fosse più importante del suo orgoglio da vecchia gloria presuntuosa? "Ha ragione Nieve, devi guidarci tu, cosicché possiamo raggiungere Rosetta. Devi portarci da lei per scoprire qualcosa in più sulla profezia, giusto?" A voce bassa, si rivolse con gentilezza a Cupido. Non voleva farsi sentire da nessun altro, eccetto il gruppo d'avventurieri di cui era entrata a far parte. Le tornarono in mente le parole pronunciate da lui poco prima. Rosetta, che fosse lei il fulcro della situazione? D'altronde, quel nome non le era nuovo, ricordava di averlo già sentito prima di allora, eppure in quel momento non riusciva a collegarlo a nulla. Emma voltò la testa prima a destra e poi a sinistra, osservando le possibili direzioni da intraprendere. Indubbiamente, affidarsi a colui che ne sapeva di più su quel luogo era stata una scelta saggia da parte di Emma e Nieve. Anche in quel frangente le due amiche avevano concordato silenziosamente, servendosi solo di un paio di sguardi, da vere intenditrici. "Potrebbe tornarci utile questa mappa, Cupido?" Con un cenno della mano indicò l'oggetto del misfatto, custodito da Nieve e su cui immaginò ci fosse segnata un qualche tipo di percorso utile per la causa. E dentro di lei sperò che il putto avesse un senso dell'orientamento migliore del suo, altrimenti erano spacciati.





Punti Salute: 106
Punti Corpo: 51
Punti Mana: 51

Punti Esperienza: 2

Zainetto contenente:
- Bacchetta (Legno di Faggio, Corda di Cuore di Drago, 12 Pollici e mezzo, rigida)
- Amuleto Dorato - Emma solitamente lo porta sempre al collo, a prescindere dall'occasione.
- Comuni Oggetti (Bottiglietta d'acqua, fazzoletti, specchietto, monete, cerotti, ecc.)
 
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