all'ombra di un tasso

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view post Posted on 11/5/2017, 21:46
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LA MANGIAMORTE

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La vista dalla collina della stamberga era qualcosa da mozzare il fiato e il fatto che il posto fosse considerato maledetto, aveva reso quel luogo uno tra i più silenziosi di tutto il villaggio. Era per questo che piaceva cosi tanto a Rowena che sin da giovane aveva cercato rifugio in quelle pendici, all’ombra di un tasso, dando retta allo scorrere dei pensieri e perdendosi nello scenario spettacolare che si stagliava davanti: in lontananza si vedeva il castello di Hogwarts, il riverbero del sole sulla superficie del lago, per poi, man mano che ci si avvicinava al villaggio, intravedere il tetto della stazione ferroviaria e gli alberi che la circondavano. Il villaggio rimaneva alle spalle, solo il fabbricato bianco dei tre manici di scopa restava nel campo visivo ma non guastava, da li osservava i suoi avventori che come laboriose formichine entravano a riempire le tasche di una già fin troppo corpulenta Madame Rosmerta.

Il tramonto si avvicinava e quel giorno indossava una tunica color sabbia, lunga fino alle ginocchia e un po’ spiegazzata, colpa del fatto che non era certamente fatta per chi assumeva posizioni tali: le gambe nude erano lunghe distese, le mani gettate dietro le spalle posavano su di un soffice manto fatto d’erba e di muschio e il capo era reclinato leggermente all’indietro, ad osservare le fronde degli alberi agitarsi al primo alito di vento. Era li per pensare a cose serie, eppure l’apatia che aveva avviluppato le forze del male, sembrava aver colto anche lei, forse era per questo che invece di pensare alla sua missione, pensava alla sua casetta di Spinner end che aveva bisogno di una riverniciata, alla partita dei Montrose giocata di recente e al fatto che un goccio d’incendiario, l’avrebbe riscaldata con l’avvicinarsi del crepuscolo. Diede quindi una botta di reni per aiutarsi a sollevare il busto e il capo, sbattendo poi le mani tra loro per pulirle alla meno peggio e infilarle infine nella sua borsa dalla quale prese fuori una fiaschetta che apri con maestria e portò alle labbra. Vista da lontano, poteva forse sembrare una povera ubriacona bisognosa di qualche spicciolo.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 12/5/2017, 11:10




Appena finito il turno al San Mungo, Tristan non ci aveva pensato due volte e si era fiondato alla Testa di Porco. Era da un po' di tempo che non si prendeva qualche svago; l'amaro e graffiante sapore del Whiskey, quello speziato del Rhum...ah, tutte cose che gli mancavano troppo ormai. In effetti anche troppo.
Era stato chiuso in quel postaccio puzzolente e degradato per quasi due ore a fare una delle cose che gli veniva meglio: bere. Esattamente aveva perso il conto di quanto aveva ordinato e di cosa, era arrivato solo al punto -e questo lo ricordava bene- di uscire dalla locanda barcollando, con la camicia sbottonata e la giacca mantenuta con una mano che a tratti strusciava per terra. Perdere i sensi a quell'ora del giorno non era proprio consono in generale, ma Tristan non ci aveva pensato troppo e uscì dal locale solo perché qualcuno con non troppa gentilezza gli aveva ricordato che in quel luogo c'erano anche dei minorenni.
Maledetti ficcanaso.
Camminò, camminò tanto senza una meta esatta, il terreno in quel momento girava in un moto che non seppe dire se orario o antiorario: era solo qualcosa di continuo ed infinito che andava per fatti suoi, come le gambe del Medimago. Doveva trovare un posto tranquillo dove smaltire la sbornia e quale poteva essere considerato migliore in quel momento della Stamberga Strillante? Era sicuro che quei maledetti fantasmi non gli avrebbero rotto le scatole, non guardando la chioma verde -seppur totalmente scompigliata- del von Kraus.
Un passo più lungo ed uno più corto, uno a destra ed uno a sinistra, incredibilmente Tristan riuscì ad arrivare a destinazione senza cadere o vomitarsi addosso l'intera giornata di paga.
La vista annebbiata, la fretta di sedersi e riprendere fiato, lo portarono ai piedi di un tasso, con un tronco veramente importante e la chioma che faceva da riparo dal cielo, non facendo filtrare neanche uno spiraglio di luce. Se non fosse stato per il riflesso sul lago ed il tramonto ben visibile da un lato, probabilmente si sarebbe trovato avvolto da un mantello nero opprimente.
Poggiò la mano sul tronco e fece qualche respiro, per strada aveva perso anche la cravatta. Poco male, ne avrebbe comprate altre dieci in sua memoria.
Nel più totale silenzio e tranquillità del posto, alzò gli occhi e si trovò davanti una donna.
Una donna, che beveva da una fiaschetta. Con una tunica color della sabbia, spiegazzata e non esattamente di una nobildonna. Beh, evidentemente non era l'unico ad andarci così forte con gli alcolici e cercare poi un posto dove meditare con tranquillità. O dove bere, con tranquillità.
Tuttavia, certamente annebbiato dall'alcol e dalla confusione generale del momento, idee malsana cominciarono a colorare i fumi della sua testa dal grigio al nero; era da troppo tempo che non sfogava i suoi istinti, intingendo la testa nel sangue di una donna, lasciandosi sopraffare dal caldo pulsante delle arterie che gli esplodevano in faccia zampilli caldi.
Poi avrebbe pensato al corpo.
Gli occhi semi chiusi, rimasero tali nel momento in cui sulla bocca rossa e sottile di Tristan, si materializzò con un sorriso sempre più largo e divertito, felice. Molto felice.
Con un veloce movimento delle mani, si raddrizzò i capelli, rimettendoli ordinati. Non voleva certo spaventarla.
E poi esordì con un semplicissimo:
-Ciao.-
Con il tono di un adulto che si rivolge ad un bambino.
Continuò a sorridere, al limite totale di una risata. Un sorriso naturale, proiettatogli sulla faccia direttamente dal cervello, senza passare per la sua volontà. Era sicuro che nessuno avrebbe pianto un'ubriacona malvestita.
Indossava come al solito i suoi abiti formali, solo che quel giorno aveva evitato il gessato, per vestirsi di un più semplice completo blu scuro di cotone; la camicia color bianco "scuro" a fantasia etnica, con tanti araldi disegnati sopra in blu scuro. Molto appariscente sicuramente.
 
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view post Posted on 15/5/2017, 22:10
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LA MANGIAMORTE

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Le pareti grigie di casa avevano bisogno di un tocco di qualcosa più vivo, non che a Rowena dispiacesse il color nebbia, le ricordava tanto le higlands in una mattina d’inverno, ma l’arrivo della primavera sembrava imporle una rinfrescata, per questo avevo dismesso gli abiti di cupe tonalità e dalle lunghe gonne per qualcosa di più adatto e per questo aveva messo un vaso di fiori sul tavolo della cucina, che poi quei fiori i campo appassivano per sua poca cura è un’altra storia. Presa nei suoi pensieri, non si accorse dell’arrivo dell’uomo all’altro lato del tronco massiccio del tasso.
La strega che Tristan aveva davanti non era una donna qualsiasi, si trattava di una mangiamorte che nel corso della sua vita aveva conosciuto sia l’amore che l’odio, la morte e la vita, vissuto episodi bizzarri e conosciuto persone considerate tali, eppure, un uomo come quello che si era parato davanti in quel momento non l’aveva mai visto. Quando lui le rivolse la parola le venne da tossire, mentre un sorso d’incendiario le andava di traverso, obbligandola ad allontanare la fiaschetta dalle labbra e osservare l’uomo in tutto il suo spaventevole fascino, rimanendo particolarmente colpita sia dai capelli verdi, leccati all’indietro e tenuti in un certo ordine, sia dal fatto che sapesse usare il rossetto meglio di lei. La camicia le fece particolarmente schifo ma non diede modo di farlo capire.
Le gambe distese vennero portate di un poco vicino al petto, incurante se con quel gesto mostrasse un po’ troppo le gambe, nel contempo, I gomiti vennero poggiati alle ginocchia, con le dita della sinistra che andavano ad assicurare il tappo, mettendo via il liquido ambrato nella borsa, asciugandosi poi le labbra ancora umide con il dorso della mano. Rowena non era per nulla alticcia, il fatto che apprezzasse l’alcol non faceva di lei un ubriacona, anche se bisognava dirlo che ogni tanto appariva tale.
Si era presa dunque del tempo prima di rispondere al suo saluto, cercando di trovare qualcosa di sensato da dire per liberarsi in fretta dell’estraneo

-pensavo che le presenze della stamberga fossero sufficienti per tenere lontano gli estranei…-

il tono di voce pacato, invitava il tipo a non importunarla oltre. Le mani ora erano congiunte sul grembo, gli occhi nocciola piantati sul volto, su di un volto che sembrava conoscere, che le ricordava qualcuno. Che avesse già incontrato quell'uomo da un'altra parte?
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 17/5/2017, 11:02




Calma e naturalezza. Ecco cosa caratterizzò la donna subito dopo che Tristan in quelle condizioni l'ebbe salutata.
Molto strano, probabilmente non era la donna che aveva dato a vedere con quella fiaschetta che poi, con molta nonchalance, aveva riposto immediatamente; sicura? O così abituata a subire dolore che, ormai, aveva fatto della paura qualcosa di ricorrente e quindi abituata totalmente ad essa?
Non era importante dopotutto, perché anche se quelle domande gli fioccarono in mente lievi ed in modo da non farlo comunque ragionare, Tristan von Kraus aveva una sola bramosia in quel momento.
Sangue.
Rimase fermo a guardare la sua naturalezza e la sua scioltezza, finché non cominciò a sentire una certa fatica addosso e fu costretto a premere una mano contro il possente tronco del tasso, piegandosi verso il basso per riprendere fiato, continuando a sorridere come un'emerito idiota ubriaco. Perso a tal punto non soffermarsi neanche un attimo su quei lineamenti per capire con chi stesse avendo a che fare.
Erano soli, soltanto la luce riflessa del tramonto sul lago gli faceva compagnia e -tuttavia- la compagnia era ulteriormente ovattata dalla maestosità di quell'albero.
Le fissò gli occhi o almeno cercò di guardarla.
-Oh...-
Cominciò sospirando e passandosi nuovamente una mano nei capelli, girando leggermente il viso lateralmente per pochi secondi, prima di tornare a guardare la donna in viso.
-...Ci sono diversi tipi di estranei.-
Si prese una leggera pausa, ragionando su quello che doveva risponderle ed alzando gli occhi al cielo con fare pensieroso. Poi di nuovo su di lei.
-Ci sono quelli che incontri tutti i giorni. E poi ci sono quelli che incontri nei pressi della Stamberga.-
Non aveva molto senso quello che stava dicendo, sentiva ancora la testa girare e la voglia di stendersi da qualche parte da solo per far fermare quel casino. Eppure non andò via, no. Non aveva ancora finito lì.
-Vieni qui.-
Disse improvvisamente inginocchiandosi e tentando di afferrare la nuca della donna per portarle il viso pericolosamente vicino al suo. Voleva guardarla più da vicino, e....magari morderla a sangue per farla spaventare. Se avesse avuto una bacchetta l'avrebbe disarmata e magari l'avrebbe incatenata a quel tasso, divertendosi con il suo corpo finché non avesse esaurito anche l'ultima energia.
Mille e più modi per farle del male si unirono al vortice di confusione della sua testa, spingendo così forte contro le meningi che cominciò a sussurrare tra se e se qualcosa simile a:
-Uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta...-
 
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view post Posted on 18/5/2017, 16:33
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LA MANGIAMORTE

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Osservava ogni sua movenza, pareva alticcio ma dopotutto aveva ancora l'odore dell’incendiario nelle narici e il gusto bruciante in gola, che venisse da lei quel tanfo d’alcol? Dubitava, sia di se stessa che dello strano mago dai capelli verdi e le labbra rosse che si era appoggiato al tronco dell’albero per prendere fiato prima di risponderle.
Un respiro profondo, poi due, mentre ascoltava il di lui dire, scuotendo il capo e pensando malamente al fatto che ci sono anche estranei che muoiono e che lui poteva essere uno di quelli.
le gambe erano incrociate, le mani appoggiate alle cosce con lui che azzardò, una volta gettate le ginocchia per terra di avvicinarsi malamente, allungando le mani verso la sua nuca e lasciandosi andare in un lascivo “vieni qui” che era quanto bastava a Rowena Abyss per scattare: la destra venne portato oltre l’avambraccio sinistro, in un gesto rapido verso la fondina che teneva al fianco, cercando di stringere in una presa salda l’elsa della bacchetta per poterla estrarre e puntarla contro l’uomo, ma tutto questo, non prima di avergli dato un pugno, un movimento di bacino, visibile e palese, gli addominali si contraevano in uno spasmo istantaneo, accompagnando cosí tutto il busto nel movimento, cercando abbastanza forza da quella posizione seduta, con il braccio sinistro che venne portato verso l’alto, in un montante che cercava il mento del mago, con l’intenzione di farlo capitolare a terra e poi puntargli la bacchetta contro, sempre se fosse riuscita nelle sue intenzioni, dettate tra l’altro, da un astio che si leggeva bene in faccia. Le labbra erano strette, gli occhi ridotti a fessura, le narici leggermente allargate come a poter incamerare più aria ma dopotutto che altra reazione si poteva aspettare da lei? Qualcuno stava cercando di sottometterla, di darle degli ordini e solo una persona su tutta la faccia del pianeta poteva fare qualcosa di simile, inoltre la cacciatrice era sempre stata lei e diventare preda era una parte che non aveva mai contemplato.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 19/5/2017, 18:14




Quello che successe fu semplicemente una diretta conseguenza, qualcosa che sarebbe capitato comunque per desiderio del fato.
Nemmeno il tempo di provare ad afferrarla, che un pugno sotto il mento, lo spinse all'indietro stendendolo direttamente; Tristan si trovò con ad atterrare con la schiena sul manto d'erba e di terriccio che si trovava sotto l'enorme albero, probabilmente trovandosi anche una radice piantata dietro la schiena che lo manteneva con la zona lombare più inarcata rispetto al resto del corpo.
Nonostante le molteplici botte subite, lo stato mentale alterato dall'alcol -ed alterato di suo- non si modificò in alcun modo; forse proprio perché era stordito dalla gradazione alcolica presente nel corpo, sentì meno dolore di quanto in realtà non fosse.
Si ritrovò a guardare l'enorme chioma dell'albero dal basso, mentre cercava di muovere le braccia in direzione del mento che cominciava a pulsare; tuttavia, l'unica cosa che gli riuscì, fu portare le braccia quasi vicino alla testa, completamente distese ed a mo di resa:
-Ahi ahi ahi...-
Brontolò con voce rauca. Aveva avvertito il colpo, ma sopratutto adesso, riusciva a vedere la figura per intero della donna che lo sovrastava, in piedi davanti a lui e con la bacchetta puntata sul suo corpo inerme.
Aprì gli occhi e li puntò prima su quel bastoncino di legno che da un momento all'altro avrebbe potuto fargli come minimo male, poi portò gli occhi azzurri verso quelli della donna.
-Ti avrei consigliato di fare lo stesso....-
Un sorriso gli si disegno sulle labbra cremisi, trattenute da un filo invisibile che reclamavano una risata spastica che non ci fu.
-Non farmi male...sarò tuo amico!-
Il tono divenne quello di un bimbo innocente, spaventato dalla situazione in cui si era trovato, senza riuscire a gestirla...il tono di un giullare. Tuttavia, l'ennesimo sorriso divertito gli si disegnò la faccia. Era forse quello un modo di esprimere paura e nervosismo? Le risate? Forse.
-Scommetto che sai usare quel legnetto molto bene....-
Il tono si abbassò lentamente, fino alla fine della frase, assumendo connotazioni quasi sensuali. Le mani, ferme e immobili di fianco alla testa,le uniche cosa a muoversi erano le sue labbra, il diaframma e le dita che in qualche modo volevano incitarla ad agire.
-...Avanti...fallo...-
Le parole divennero un sussurro, una preghiera molto eccitata, nessun sorriso a dipingergli il volto, solo quell'insana voglia di...vederla agire.
-..Fallo....fallo, fallo, fallo, fallo...-
Non voleva che perdesse la concentrazione, voleva tenerla ferma su di lui; per aiutarsi, spalancò gli occhi e tentò di incatenarla a se. Nulla doveva fare da muro tra quella donna ed il suo corpo per terra.
 
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view post Posted on 23/5/2017, 17:00
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LA MANGIAMORTE

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Quando vide il montate fare il suo dovere non pensò ad altro da fare che sollevarsi: posò la sinistra tra i soffici fili d’erba, rannicchiando le gambe al grembo e piantando i piedi sul terreno, dandosi una spinta, la bacchetta sempre puntata davanti a se in direzione dell’uomo e pronta all’uso, drizzandosi in piedi.

-ti avevo consigliato di andartene ma a quanto pare sei molto testardo amico mio...-

fece con tono acido a denti stretti, il braccio destro che reggeva la bacchetta era morbido, pronto a muoversi, gli occhi nocciola puntati sul viso di lui, un viso conosciuto, noto, ma che non riusciva a collegare a nulla, anche se sicura di aver già incrociato quel malevolo sorriso più di una volta ma il tentare di ricordare qualcosa di lui, venne cancellato al suo dire. Le chiedeva di agire ma perchè? Perché voleva vedere come Rowena muoveva la bacchetta? Perché le chiedeva di agire, di fargli male? Scosse il capo, i masochisti non l’erano mai piaciuti e non riusciva a concepire l’eccitazione dietro al dolore.
Per un istante però, si guardò attorno: le ombre iniziavano ad allungarsi, con la sera che avanzava lenta ma inesorabile, divorando i raggi di un tiepido sole, a quell’ora probabilmente gli abitanti di Hogsmede iniziavano a ritirarsi per cenare in compagnia, Rowena e il mago forse erano soli e nessuno avrebbe potuto sentirlo urlare se avesse agito, eppure la strega era cauta, l’esperienza le aveva insegnato che i colpi di testa e l’istinto più sordido spesso non dovevano essere ascoltati, dopotutto la strada non era cosí distante come poteva sembrare e forse una giovane coppietta di amanti o qualche altro avventuriero avrebbero potuto da un momento all’altra percorrere il sentiero che portava alla stamberga e vederli. Solo se fosse stata completamente sicura di non poter essere scoperta, di non essere udita avrebbe agito, lo avrebbe portato in un territorio fatto di paura e avrebbe soddisfatto la sua strana richiesta, ma non quel giorno.
Decise comunque di puntare la bacchetta verso di lui, evocando la soluzione più semplice per poterlo legare come un salame
“Incarceramus!”
un pensiero, lettere che diventavano catene pesanti che dovevano avvolgerlo, legarlo stretto.
Solo se fosse riuscita nel suo intento, osservando le mani e le braccia di lui bloccate si sarebbe avvicinata, posata la pianta del piede sul ginocchio chiedere con fare gentile

-che vuoi?-
 
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view post Posted on 1/6/2017, 09:09
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Il Fato

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A volte, il Fato, sapeva essere davvero strano e infame. Aveva portato due perfetti sconosciuti ad incontrarsi in un luogo lugubre come la Stamberga Strillante. Ma poi, in realtà, di lugubre non aveva nemmeno un granché.
Girava voce che fosse il posto più infestato di spiriti dell'Inghilterra, ma quanto poteva essere vero?
Quei due sconosciuti, non erano comunque delle persone qualsiasi. Una era una Strega che aveva intrapreso già da tempo la strada della Magia Oscura, singolare e potente, abituata più a cacciare che ad essere una preda, e le riusciva anche bene. L'altro, invece, era un uomo altrettanto singolare, più affascinato dalla scienza, e probabilmente molto più inquietante della Stamberga Strillante. Si diceva che, solitamente, un Medico spendeva la propria vita a far del bene, che amava curare la gente e che cercava in tutti i modi di rendere il mondo migliore e senza sofferenze. Ma quanto poteva essere lo stesso per Tristan von Kraus? Anche lui bramava il bene dei suoi pazienti, o voleva solo vederli soffrire? Il Fato avrebbe osservato, l'avrebbe appurato col tempo e, probabilmente, avrebbe agito di conseguenza.
I due si ritrovarono improvvisamente in un faccia a faccia in cui Rowena Abyss sembrava essere in vantaggio. Avevano trascorso i pochi minuti precedenti ad affrontare un brevissimo dialogo pacifico, finché uno dei due non osò fare un passo falso. Probabilmente accompagnato dalla mancanza di lucidità data dall'alcol di cui aveva usufruito al Testa di Porco, Tristan von Kraus si era ritrovato di fronte ad una Mangiamorte, non sapendo cosa sarebbe potuto accadere di lì a breve. Certo era che egli non sembrava affatto una persona che aveva paura, anzi.
Dal locale in cui aveva trascorso la giornata fino a quel punto, non vi era molta strada da fare, ma lui, spettinato, barcollante, e con la camicia sbottonata, che faceva vedere quei tatuaggi sul suo corpo, era riuscito ad arrivare lì, anche se con un po' di fatica dovuta all'ubriachezza. I suoi capelli verdi portati all'indietro e quel trucco perfettamente inciso sul suo viso, facevano di lui un qualcosa di veramente inquietante. Ma Rowena no, lei non si faceva prendere dalla soggezione così facilmente. Il Fato conosceva bene quella Strega, sapeva che l'ambizione era una delle caratteristiche che prevalevano nel suo carattere, sapeva anche che, nella sua vita, era riuscita a raggiungere i propri obiettivi in modo impeccabile, anche se, durante il tragitto, aveva incontrato diversi ostacoli.
Il sole ormai era in procinto di dar spazio alla luna, i raggi solari, nel pieno del tramonto, illuminavano il paesaggio di Hogsmeade, ma quel punto, all'ombra di quel tasso, tutto era cupo.

Un pugno che il Fato non avrebbe potuto intercettare, colpì in pieno viso il Medimago, in quel momento disteso per terra ed in attesa di un'ulteriore punizione da parte della Abyss. Che fosse un masochista? Probabilmente sì. Mentre la pregava ad utilizzare quel pezzo di legno in quell'istante puntato contro di lui, la Mangiamorte non ci pensò due volte e, con una semplice parola pensata tra sé e sé fece scaturire dalla bacchetta delle catene che andarono ad avvolgere un polso e le due gambe del malcapitato. Il polso destro era libero, e la forza con cui esse stringevano i restanti arti, era pari al sessanta percento rispetto alla forza che un Incarceramus perfetto avrebbe potuto raggiungere.
E ora? Cosa sarebbe potuto succedere? A che punto sarebbe arrivato, quel masochista, e a quale sarebbe arrivata Rowena Abyss?


Rowena Abyss:

» Punti Salute: 280
» Punti Corpo: 268
» Punti Mana: 250
» Punti Exp: 44,5

Tristan von Kraus:

» Punti Salute: 160 - 25 = 135
» Punti Corpo: 110
» Punti Mana: 111
» Punti Exp: 24

// Se ci sono domande, resto a disposizione per MP.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 1/6/2017, 12:18




Concentrato, fermo e con il mento che gli doleva, Tristan rimase fermo a osservare la donna che lo puntava con la bacchetta. Aveva proprio il visino irritato e le movenze della molla tesa che scatta violenta.
Gli occhi iniettati di sangue proiettavano rabbia, voglia di fargli del male. Molto bene.
Ascoltò il sibilo della donna e non poté fare a meno di ghignare, stringendo gli occhi e riducendoli a due fessure; il cuore cominciò a battere più forte nel petto e le dita delle mani del medimago si tesero, ricevendo impulsi che le facevano muovere a piccoli scatti come se fossero in preda ad un tremore; l'alcol? La paura? O l'eccitazione?
Il sibilo fu ricambiato con lo stesso spruzzo d'acido e provocazione, dopo però aver sputato ad indirizzo dei piedi della donna, saliva misto a sangue. Colpa della botta ricevuta.
-Molto più di quello che pensi, amica mia...-
Poi rimase li ferma a guardarsi intorno, forse indecisa sul reale da farsi; guardò il cielo ed il sole che pian piano li cominciava ad abbandonare, lasciando che una luce più fioca ed intima li rinchiudesse in una sorta di scatola tutta per loro.
Finalmente gli riportò gli occhi addosso e con eleganza mosse il polso, pronunciando una formula semplice che Tristan aveva utilizzato abbastanza spesso; improvvisamente, delle catene andarono a stringergli le gambe ed il polso sinistro, con un'intensità che francamente lasciò sorpreso il von Kraus.
Si aspettava di meglio.
Chiuse gli occhi mentre le catene lo avvolgevano, per poi riaprirli velocemente quando l'incantesimo ebbe avuto effetto; dopo aver dato un'occhiata veloce agli arti bloccati, cominciò a ridere di gusto, senza un'apparente motivo; quella posizione per quanto scomoda che fosse, lo eccitava tremendamente: sentirsi al contempo vittima e carnefice, vita e morse, paura e desiderio. Tutte sensazioni che solo provate, potevano essere sentite dentro. E la cosa meravigliosa, fu il modo in cui si scatenarono nell'uomo -che di emozioni debilitanti, ne faceva volentieri a meno-.
La donna andava letta in chiave più profonda: anche Tristan quando si adoperava con i suoi pazienti, preferiva tenerli fermi ed immobili, per evitare che potessero mandare al diavolo incisioni o quant'altro. Infatti, una volta fermo, lei si era avvicinata al suo ginocchio, poggiandoci sopra la pianta del piede e domandandogli con fare gentile cosa volesse.
Gli occhi di Tristan, spalancati dalle risate, andarono a quel piede sul suo ginocchio, guardandolo con fare ossessivo ed alternandosi in un secondo momento tra quello e l'espressione -gentile- della di lei signora.
Che cosa voleva Tristan? La verità era una sola, semplice e che non poteva essere nascosta, nemmeno con una menzogna.
-Uuuuhhh come cosa voglio? Perché non è chiaro?-
La fissò, con espressione adesso sbalordita e incredula, per poi modificare nuovamente la sua espressione facciale e portarla a qualcosa di più oscuro, serioso e incontrovertibile; non le avrebbe mentito, doveva sapere quale era la sua voglia in quel momento, la sua smania, il suo desiderio.
-Voglio bagnarmi la faccia nel tuo sangue.-
La voce bassa, nuovamente attenta e concentrata su di lei, padrona in quel momento di quello che accadeva al suo corpo; ma furono le parole stesse di Tristan ed il pensare di poterlo fare a provargli una più che leggera eccitazione, ben visibile data la posizione in cui si trovava ed i pantaloni stretti. Non era un desiderio carnale, aiutato dalle gambe di lei sapientemente messe in risalto.
Era solo follia. Era solo un'io che solleticato a dovere, aveva deciso di uscire fuori e mostrare la sua faccia senza una delle molteplici maschere indossate di sovente.
Vedeva ancora il mondo ruotare, una sensazione di pessima confusione che non accennava a passare.
 
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view post Posted on 14/6/2017, 22:07
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LA MANGIAMORTE

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Tutto in quel giovane uomo era perverso, il ghigno che aveva stampato sul volto, gli occhi spalancati, il fatto che non temesse nulla di quanto stava accadendo, era sbagliato. Persino Rowena che nella sua malevola follia, aveva anni prima decapitato un cadavere e smembrato il corpo di una giovane studente se ne stava accorgendo. Gli occhi nocciola si soffermarono più a lungo su quel volto semiconosciuto e per un attimo rimase interdetta quando lui pronunciò verbo, non riuscendo a credere alle sue parole: come pensava di poter osare tanto? A Rowena sembrava solo un pazzo, un mago mediocre e pazzo che era stanco di vivere, ma la mangiamorte aveva altri piani per lui e la morte quella sera non avrebbe fatto visita.
Scosse il capo con un cenno di diniego, un sorriso scettico a quel dire cosi cupo, mentre la pressione sul ginocchio da parte del piede aumentava leggera.

-ah che carino che sei…proprio del mio?-

disse, portando la mano sinistra al petto, toccando lo sterno con le dita

-potevi scegliere una vittima più facile ma a quanto pare ti piace il gioco duro…-

sfarfallo gli occhi un paio di volte, con fare civettuolo, prendendosi gioco di lui con quel dire, cambiando poi rapidamente espressione, gli occhi stretti, la bocca corrucciata, diventando improvvisamente severa, come se fosse tornata ad insegnare ad hogwarts e lui fosse l’ennesimo compito a cui affidare un “desolante".

“accio bacchetta”

la destra che stringeva la diletta venne puntata contro il di lui corpo, non vedeva io stecco di legno dell’uomo ma nessuno era cosi pazzo da girare disarmato, non con quelle intenzioni almeno. Era in attesa di poter stringere a se la sua arma, la mano sinistra che prima era sullo sterno era tesa ora in direzione di Tristan, il palmo aperto in attesa di ricevere quello che aveva richiesto.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 15/6/2017, 11:09




Nel turbinio di confusione generale, sentì la pressione sul ginocchio aumentare leggermente. Sicuramente quella donna sapeva i punti giusti da tastare per tenere alla sua mercé un essere umano. Probabilmente se si fosse trovato nei suoi panni in quel momento avrebbe scelto altro da tenere sotto torchio, ma il fato aveva voluto in quel modo.
Provò a muovere leggermente il busto, per cercare di sistemare la zona lombare che cominciava a dolergli a causa della radice che premeva sulle sue vertebre: per quanto gradisse quel genere di situazione -e di compagnia- doveva assolutamente liberarsi da quelle maledette catene.
Doveva perché stava scomodo. Trovata la giusta posizione, probabilmente se le sarebbe rimesse da solo.
D'altronde non era che questo, Tristan von Kraus? Un animale troppo nocivo da tenere legato e a cui gettare gli scarti della cena, dritti in faccia, godendo nel vederlo ringhiare rabbioso nel volersi liberare.
Eppure a volte, le bestie riescono a liberarsi e sbranare i loro carnefici.
Ghignò ancora una volta alla donna:
-Dicono che il dolore che si prova quando sovviene qualche trauma al ginocchio, sia il peggiore di tutti.-
Sibilò stringendo i denti e cercando proprio con il ginocchio tenuto sotto torchio di dare una spinta verso l'altro, per togliersi il piede della donna dalla rotula. Non l'avrebbe lasciata divertire così facilmente con il suo corpo, doveva meritarselo il suo dolore.
-Devo tuttavia ammettere di averla sottovalutata, Miss....-
Continuava a girargli la testa. Cominciava ad odiare quella sensazione di smarrimento totale; si sarebbe gettato in acqua se avesse potuto. O su un comodo letto.
Non contenta, la donna castò un veloce accio, che le permise di impossessarsi della bacchetta di Tristan, tenuta distrattamente in una delle tasche laterali del pantalone. Perché lo aveva fatto? Aveva paura che in qualche modo il buon dottore provasse a liberarsi dalla morsa? Aveva forse paura di lui?
Eppure non sembrava affatto spaventata. Eppure in un barlume di lucidità che probabilmente gli fu donato dall'adrenalina che cominciò a scorrergli in corpo -e che andò a reprimere in parte gli effetti dell'alcol- Tristan von Kraus, notò non solo uno sguardo maledettamente indagatore della di lei donna su di se...ma anche dei lineamenti che aveva già visto da qualche parte.
Come se non bastasse, il solo cercare di ricordare, gli provocò ulteriore confusione e ulteriore giramento di testa; un lamento, un gemito si alzò nell'aria, proveniente dalla bocca dell'uomo.
Strinse i denti e raccogliendo tutte le forze che poteva raccogliere e, con uno scatto di tutti i muscoli, tentò di proiettarsi in avanti ottenendo soltanto l'unico risultato di allentare leggermente le catene che lo stringevano -già non estremamente salde- e quello di cascare nuovamente come un peso morto dopo essersi sollevato di circa due centimetri dal terreno.
Con quella maledetta radice che continuò a premere nuovamente dietro la schiena. Si stizzì e non poco.
Quella non era un'ubriacona, non una donnaccia di facili costumi e non una qualunque strega che cercava tranquillità all'ombra di un tasso; i modi di fare, quell'atteggiamento superbo di finta ingenuità. No, quella donna gli somigliava in qualche modo.
Nuovamente a Tristan venne da ridere, chiudendo gli occhi, passando da un nuovo lamento a una risata:
-Non mi piacciono le cose facili.-
Disse con fare altamente malizioso alla donna.
-Ed ora ditemi chi potrà raccontare ancora per pochi giorni della sua vita, che si è preso la briga di tenere Tristan von Kraus incatenato come una bestia.-
 
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view post Posted on 19/6/2017, 22:18
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LA MANGIAMORTE

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Il piede con il quale premeva assiduamente sul ginocchio, al suo combattere venne leggermente sollevato, la pressione diminuita per un istante soltanto per poi aumentare, rendere quel dolore più feroce, mentre un sorriso beffardo, si stampava sul volto quando vide la bacchetta proiettare verso di lei. Allungò la mano verso l’alto, la fece scivolare tra le dita in modo da averla stretta nel palmo e di poter schiacciare con il pollice la giusta metà, iniziando a premere con gusto quando capí cosa stringeva tra le mani. Non era un esperta di bacchette, per questo non capiva ne che tipo di legno aveva tra le dita ne l’anima che essa conteneva, ma aveva capito oramai quanto potevano essere morbidi quei catalizzatori

-oh una semi rigida…-

la pressione del pollice sullo stecchetto di legno era visibile, questo vibrava ad ogni singolo movimento della mano, dimostrando dita propria flessibilità.

-vogliamo vedere quanto tempo ci metto a spezzarla?-

non lo ascoltava più, non le piaceva sentirsi dire cose ovvie e non era di certo il male fisico quello che lei cercava, infatti smise persino di premere sul ginocchio, arretrando di un passo. Voleva vederlo soffrire e per un mago, sapere che la propria bacchetta era inutilizzabile, spezzata, era un dolore che in pochi potevano sopportare e si chiese se l’uomo dai capelli verdi era uno di questi.
Il braccio venne disteso in direzione dell’albero, la punta della bacchetta dell’uomo a premere contro il tronco, aumentando leggermente la pressione in attesa di sentire il primo crack, gli occhi nocciola fermi su di lui in catene, in attesa di una reazione.
Il guizzo che fece andò a interrompere il malevolo gioco, obbligando Rowena ad arretrare di un passo, un espressione perplessa sul volto, le sopracciglia corrucciate, per poi avvicinarsi nuovamente quando lo vide piombare ancora a terra, la grossa radice sempre li, conficcata nella schiena e quando lui rise, rise anche lei, tornando a fare quello che faceva poco prima, ponendo una pressione più feroce sul catalizzatore piantato nell’albero.
Doveva ammettere che era un bel gioco quello che stava facendo, che si stava persino divertendo eppure era un gioco che dovette smettere in onore di vecchie memorie, di un dormitorio comune, di un divanetto condiviso e sotterranei che ne sapevano troppo.
Gli getto la bacchetta verso la testa, incurante di dovrebbe l'avrebbe colpito o se gli avrebbe tolto un occhio, un movimento per nulla violento, per poi lasciare ciondolare ambo le braccia lungo la propria figura, scuotendo il capo con fare scocciato.

-non sei una bestia, sei solo il solito idiota come quando eri a scuola Von Kraus-

la bacchetta venne rinfoderata e le mani finirono sui fianchi, avanzando ancora un passo e caricando un lieve calcio in direzione del polpaccio destro.

-mi sa che ti ho rovinato il cervello…-

non disse ancora il proprio nome, era in attesa che ci arrivasse da solo.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 20/6/2017, 14:46




Un vero e proprio ringhiare rabbioso fu quello di Tristan von Kraus, al veder la sua bacchetta premuta con violenza contro l'enorme alber, pronta a cedere da un momento all'altro. Quello era un affronto non da poco e non lo avrebbe dimenticato.
Prima la donna parve studiarla, tastandola in vari punti con le dita, prima di dare inizio a quell'agonia.
L'uomo strinse i denti e cominciò a muovere con fare compulsivo la mano intrappolata e le gambe, cercando di lasciare andare quel freno alla sua volontà di sfogare ardentemente i fiumi di whiskey che gli scorrevano nell'apparato circolatorio. Poi successe qualcosa di anomalo.
Una volta sentito il suo nome, la donna gli gettò con fare scocciato la bacchetta sulla faccia, con questa che gli sbattette sulla fronte e poi rovinò sul manto erboso, poco lontano dal legittimo proprietario; le braccia della donna caddero pesanti e dopo essersi avvicinata, lo toccò con una sorta di piccolo calcio al polpaccio destro che quasi Tristan non sentì a causa dell'intorpidimento provato al ginocchio tenuto sotto pressione fino a quel momento.
"Il solito idiota come quando eri a scuola, von Kraus"
Ripetè mentalmente Tristan, spalancando gli occhi e cercando di mettere a fuoco il più possibile la donna che aveva provato ad aggredire; si dimenticò totalmente del fatto che fosse ancora legato, poiché il cervello ora cominciava a vagare nei ricordi della sua adolescenza al castello. Benché non avesse molti amici al castello -ed anzi, lo ripudiava con tutto se stesso- aveva tuttavia trovato ai tempi lo specchio della sua anima per certi versi; di poche parole, maledettamente cattiva e a tratti inavvicinabile.
Tristan von Kraus non era mai stato il ragazzino legato alle sue pulsioni carnali; l'ex Serpeverde era deviato dal principio della sua amigdala, fino alla più alta punta del suo encefalo. L'attrazione sentimentale e sessuale, non gli era mai stata un taboo, ma aveva sempre preferito associare quelle sensazioni alla violenza, principalmente.
Era cresciuto con l'idea che desiderare qualcuno -uomo o donna che fosse- non avesse barriere morali, se non quelle stabilite da stupidi principi sociali che servivano da freno alle pulsioni più intime, di cui -secondo Tristan- tutto il genere umano era infetto; d'altronde, che cos'è l'espressione dell'amore se non uno sfogo di massa composto da ormoni, adrenalina e puro desiderio di esplorare e far proprio ciò che di più intimo un altra persona nasconde quotidianamente?
Certo, non era sicuramente il tipo da fare pensieri in grande; non calcolava sicuramente il futuro, per lui vivere -e non esistere- era proprio quello. Agire, scoprire, non lasciare nulla di inesplorato per il domani.
Eppure all'epoca, Miss Abyss era stata l'unica ragazza che aveva legato una corda al collo di Tristan von Kraus e l'aveva tenuta tesa, dritta, per fare distanza tra un giovane Serpeverde attratto dalle immoralità e la sua controparte sicuramente più matura e razionale, per tanti versi. Ed in quel momento, se la ritrovava ancora lì, a fare la stessa cosa però con delle catene al posto della fune.
Certe cose non si dimenticano facilmente, anche se annebbiati dall'alcol; dunque i ricordi riaffiorarono nel cervello del Mediamago come un sole improvviso in un cielo scuro e cumulonembo. Sicuramente non gli aveva rovinato il cervello come affermava, ma aveva contribuito alla malsana abitudine di distruggere gli ostacoli, piuttosto che scavalcarli.
Tristan si era improvvisamente come paralizzato, quella posizione di svantaggio -steso per terra- era quasi diventato un conforto in quel momento; un limbo, dove lasciarsi trasportare dai ricordi di un passato vicino ma estremamente lontano...Riconobbe la chioma e i lineamenti del viso che aveva da sempre desiderato mordere fino a poter masticare i lembi di pelle e sangue; riconobbe l'atteggiamento spavaldo ma tuttavia pressoché amichevole verso i compagni di casata, riconobbe le gambe che spesso e volentieri la curiosità stessa della gioventù gli aveva ordinato di guardare quanto i tempi al castello divenivano più caldi.
-Miss Abyss. Non avrà pensato davvero che volessi farle del male, vero...?-
Disse dunque con voce bassa e gli occhi spalancati, come colui che si è risvegliato da un incubo improvvisamente....
"...maledetta puttana..."
...sebbene continuasse a viverlo anche da sveglio.
 
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view post Posted on 4/9/2017, 20:35
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LA MANGIAMORTE

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Hogwarts per Rowena era sempre stato un luogo claustrofobico, il fatto di non poter esprimere completamente la sua natura, di non poter fare tutto quello che le passava per la mente la riempiva di rabbia, cosi trovava nel Quidditch, nei duelli e in giochi perversi con alcuni concasti le sue valvole di sfogo e Tristan Von Kraus, era uno dei suoi passatempi preferiti ma decisamente il più pericoloso.
Le mani dimoravano ancora sui fianchi, ascoltando le di lui parole ritrovandosi ad agitare lentamente il capo in un cenno di diniego appena percettibile.

-mhmm…-

si morse il labbro inferiore, uno sguardo languido che riportava a lontane memorie per poi enunciare un

-ho la terribile sensazione che potesse andare proprio cosi…-

fece qualche passo in avanti, allargando leggermente le gambe per poter passare sopra di lui senza schiacciarlo, per poi fermarsi ad altezza dell’addome, incurante del fatto che una folata di vento potesse sollevarle la gonna mostrando le sue mutande bianche con unicorni disegnati, accomodandosi senza troppi complimenti sul suo addome, un sorriso sardonico sul viso nel tentativo di poggiare le mani sullo sterno cercando cosí di fermare un qualche movimento inconsulto dell’uomo.

-allora Tristanuccio che mi racconti? A parte il fatto che cerchi sempre di fare il maiale violento sei cambiato in qualche cosa? Ma più che altro che fine hai fatto? Mhm-

La sera divorava gli ultimi bagliori del sole e una sterile luna iniziava a sorgere ad est del villaggio, rendendo il diafano volto di Tristan ancora più pallido.
Le dita di Rowena salirono su per il suo collo, cercando di toccare le di lui labbra quando iniziò a parlare, finendo, se lui non avesse compiuto nessun gesto avventato, a scompigliarli i capelli verdi.
 
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Tristan von Kraus
view post Posted on 6/10/2017, 08:57




Non appena la vide avvicinarsi con quello sguardo malizioso e la gonna che a più a tratti aveva lasciato volutamente che gli occhi di Tristan potessero insinuarsi tra le sue cosce, riuscendo a scorgere solamente l'ennesima 'barriera' fisica delle sue mutande, il Medimago si ringraziò mentalmente per essere rimasto lì per terra.
L'espressione di lui fu il frutto di quel polline tanto dolce che si era disegnato sulla corvina Miss Abyss. E pensare che per una piccolezza del genere, avrebbe potuto già amarla; sorrise divertito alla sua risposta, era una diventata una donna libera e senza nessun atteggiamento da dama di corte: in sostanza, Rowena Abyss era rimasta totalmente la stessa sebbene Tristan avesse imparato negli anni che tutti cambiano.
E probabilmente, nel suo caso, era diventata più pazza e temibile di quanto non lo fosse ad Hogwarts. Meraviglioso.
Sentì le sue mani posarsi sul suo sterno e sentì il suo caldo frutto riscaldargli l'addome, essendosi seduta su di lui con estrema tranquillità; forse, muovendosi avrebbe potuto sentire l'erezione di Tristan, notevolmente accentuata da quegli impulsi sessuali così evidenti.
Le dita di lei gli salirono lungo il collo e gli sfiorarono le labbra. Tristan non si mosse, la lasciò fare conscio di due fattori fondamentali: il primo era la capiva, capiva quella necessità inconsulta dei suoi muscoli e dei suoi arti di dover scrutare attentamente la sua preda per capire se fosse commestibile o semplicemente un trofeo da tenere a bada prima di esporne la testa su una cuspide. Lui la capiva, si sentiva come lei d'altronde, quando aveva davanti a lui distesi e legati, i corpi di chi aveva incontrato un fato più infame di quello che probabilmente avevano desiderato.
La seconda motivazione era che appunto, per quanto un dolce ricordo permettesse a Rowena di usarlo come appoggio per le sue natiche e permettesse al contempo a Tristan di muovere le mani lentamente sui suoi polpacci, fermandosi ad allargare totalmente le mani sulle sue cosce, Miss Abyss era da considerare sempre in una posizione di vantaggio. Da quella posizione, avrebbe potuto cavargli gli occhi con la bacchetta o fargli molto male in parecchi altri modi; sebbene non temesse la morte, Tristan von Kraus desiderava ancora vivere. O morire, dopo aver dato a Miss Abyss quello che le spettava.
D'un tratto, si ritrovò i capelli scompigliati dal movimento rapido di lei. Chiuse semplicemente gli occhi, infastidito dalle ciocche che gli strusciavano sugli occhi.
Parlò, stringendo leggermente le dita sulle gambe di lei:
-Sono steso per terra sotto la sua adorabile figura, Miss Abyss. Non lo vede, che fine ho fatto?-
Rispose sorridendo ma con una punta di sarcasmo nella voce, quella di chi non sopportava quel genere di svantaggio.
Il sole era calato ormai e tutto ciò che rimaneva della luce, veniva assorbito dalla chioma scura di Rowena; quando Tristan riaprì gli occhi, si ritrovò il suo volto ancora lì, fermo ed evidentemente divertito da qualcosa che il Dottore non riusciva a spiegare.
Lei era come lui.
-E d'ora in avanti, io sono il Dottor von Kraus per lei, Miss Abyss. Non se lo scordi.-
Le sorrise nuovamente, inclinando leggermente la testa di lato.In quella presa di posizione c'era però il duplice intento di rispondere ad un'altra delle sue domande, facendole comunque capire che fine aveva fatto: Medimago al San Mungo, il migliore, naturalmente.
Ma la domanda più intrigante era lei che fine aveva fatto, per finire a bere con una fiaschetta da sola, nei pressi di un posto fatiscente come la Stamberga Strillante.
-Naturalmente, ho vissuto la mia vita desiderando un momento come questo con lei. Devo ritenermi fortunato?-
Si fermò, guardandola negli occhi ed allentando la stretta delle dita sulle sue gambe morbide e sode.
 
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