Love, Concorso di scrittura: La Grande Guerra

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Aryadne Cavendish
view post Posted on 13/5/2017, 16:29






Scheda Ruolo ♦ Stato


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-Aryadne- Gli occhi di lui erano marcati, profondi, la voce cupa, il respiro affannoso.
-Aryadne, ascoltami. Te ne devi andare, subito. La prossima volta potrei non riuscire a proteggerti.- Lui si guardò intorno agitato, come se avesse paura di essere seguito, i profondi occhi a mandorla più lontani che mai. Lontani da lei, lontani da tutti. Sapeva qualcosa che altri non sapevano e non aveva intenzione di vederla soffrire. Di vederla morire. Tornò a posare il suo sguardo su di lei. Eccolo, il Raven che conosceva. Eccolo, intangibile ma ineluttabile l'amore per lei. Qualcosa si stava rompendo, là dentro.
-Ti prego, ti prego, vattene.-
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Perchè non l'aveva ascoltato? Quel consiglio ora non era altro che un ricordo di un uomo che non aveva più visto da molto tempo. Giorni sempre più bui erano trascorsi e il silenzio della sua solitaria stanza era stato rimpiazzato dal rumore assordante dei macigni che si staccavano dai muri e dagli incantesimi che si schiantavano su di essi. Colui-che-non-deve-essere-nominato era tornato e da allora il terrore e la lotta avevano preso il posto del succo di zucca la mattina. Suo padre, morto da tempo, non aveva fatto in tempo a vederlo risorgere e suo fratello era stato facilmente ammaliato dal suo malefico fascino. Anche Villa Cavendish, tra le altre dei purosangue alleati, era diventata suo covo-fortezza. La casa in cui era cresciuta ora non era altro che una prigione. Così, lei non ne aveva fatto ritorno. Non sapeva ancora cosa fare della sua vita, ma sapeva che non voleva finire schiava.
E con le sue decisioni eccola, ad Hogwarts, attaccata da Mangiamorte, acromantule giganti e troll pronti ad uccidere a vista chiunque si opponesse loro. Ottima scelta, complimenti.
Il castello tanto solido un tempo stava crollando sotto i suoi occhi mentre studenti, auror e professori combattevano strenuamente per la sopravvivenza del mondo libero.
E lei che faceva? Stava lì, impietrita dal terrore, in un qualche stretto corridoio mezzo crollato del primo piano del maniero, seduta per terra, sporca e tremante, la bacchetta stretta in pugno, le braccia intorno alle gambe per proteggersi. Tuffò la faccia tra le braccia sperando che in qualche modo tutto ciò si trasformasse in un brutto, brutto sogno. Sollevò lo sguardo solo quando un lampo di luce verde e un urlo agghiacciante di ragazza attirarono la sua attenzione su una sagoma appena crollata accanto a lei. La guardò, riconoscendo nella figura priva di vita una ragazza di Tassorosso poco più grande di lei con cui si era scontrata a Quidditch l'anno precedente. Una purosangue, una famiglia antica, se ben ricordava. Ormai era una guerra senza quartiere. Sebbene fosse iniziata come una "depurazione" della razza magica, ormai non si faceva più caso a chi perdeva la vita. O con me, o contro di me. O ti inginocchi, o muori.
Il cuore accellerò la sua corsa nel petto e lo stomaco si strinse, la nausea saliva e le lacrime ormai sgorgavano libere. La mente, ormai, non era più in grado di fare niente. Cosa fare? Cosa pensare?
Ormai era tutto vano, inutile...
.
-Cavendish!- Una mano la prese per il braccio e la tirò a sè, strattonandola. Una mano femminile, ma forte. -Signorina Cavendish, per la barba di Merlino, si alzi e segua gli altri verso l'uscita. O se ne va o combatte. E si ricomponga!- La professoressa McGrannitt la rimbrottò e con un ampio gesto della bacchetta protesse entrambe da degli incantesimi diretti a loro. Aryadne socchiuse le labbra, cercando qualcosa da dire o anche la forza di rimanere sbalordita da tanta audacia in una donna così austera. La calma che emanava era a dir poco contagiosa e la naturalezza con cui creava barriere impenetrabili e respingeva incanti e maledizioni mostravano la maestria che la contraddistingueva. Un esempio per i deboli, per gli impauriti, un esempio per tutti.
-Signorina Cavendish, non abbiamo tutto il giorno.- concluse la donna spostandosi per darle copertura. Dei ragazzi di Grifondoro la aiutarono a superare delle macerie mentre anche loro lanciavano incantesimi che Aryadne, nel baccano del corridoio, non riusciva a comprendere.
Mani la tiravano a destra e sinistra, conducendola nei corridoi come una marionetta
. -Entra qui, sarai al sicuro con loro!- Le urlò un ragazzo spingendola in quella che un tempo era stanza l'aula di trasfigurazione. La stanza era mezza distrutta, parte del soffitto era crollato e i pesanti banchi erano un po' ribaltati, un po' distrutti. Un enorme buco nella parete che affacciava sul cortile rendeva visibile la battaglia che infuriava sotto: un grosso, enorme troll o gigante (non ne aveva veramente mai visto uno primo, non era in grado di distinguerli) impugnava una sorta di falce arrugginita e pesante e fendeva l'aria cercando di spazzare via il maggior numero di persone possibile. Intanto mangiamorte e auror si affrontavano in aria in mezzo a scure nubi di magia e incantesimi venivano urlati. Gente moriva. Il caos, il dolore.
-Spostati!- uno scudo azzurrognolo di magia si materializzò di fronte a lei e una magia diretta a lei venne deviata. Un uomo sulla trentina, folti capelli castani e il viso molto lungo, ferino, la strinse a sè proteggendola.
-Remus attento!- urlò una voce di donna accanto a lei che scagliò silenziosamente vari incantesimi verso la piazza sottostante. La donna pareva più giovane di lui, ma non di molto, aveva luminosi capelli rosa e occhi molto profondi e attenti. Entrambi avevano vestiti logori e pesanti, sporchi dalle numerose battaglie. I loro volti erano segnati ma pareva che fra loro ci fosse un'intesa difficilmente replicabile. L'intesa che solo gli amanti hanno.
Combatterono contro dei mangiamorte che si trovavano nel piazzale e in breve tempo riuscirono a farli cadere in terra, svenuti o forse morti, ormai non aveva importanza. L'uomo la spinse in fondo alla stanza, guardandola in viso con attenzione. Doveva sembrare un uccello spaurito, perchè lui le accarezzò il viso come per ripulirla dalla sozzura del mondo. Aryadne vide che le sue mani erano luride di sangue. Ora che lo notava sentiva dolore al viso, come se avesse dei tagli e toccandosi confermò quanto pensato. Era ferita.
-Stai tranquilla è solo un graffio. Come ti chiami?-
La ragazza fece saettare lo sguardo sugli occhi di lui: verdi, profondi, pieni di storia, di dolore, di vita.
-Aryadne Cavendish.- Lui realizzò l'origine del suo cognome e le sue espressioni si fecero cupe, tristi.
La donna intanto stava continuando a combattere
.
-Remus dobbiamo andarcene da qui, Harry ha bisogno di noi!- disse lei tra un incanto e l'altro. Remus la ignorò per un istante, senza distogliere lo sguardo dalla rossa ragazza.
-Mi dispiace per tuo padre Aryadne...Sappi che lui, alla fine, aveva deciso di seguire la nostra causa....non la loro. E' per questo che ora non c'è più. Era molto coraggioso. E lo sei anche tu.-
Un urlo agghiacciante, un gran trambusto e lui si voltò visibilmente agitato.
Due mangiamorte avevano fatto irruzione in una nube densa e nera, iniziando a scagliare maledizioni sui due maghi. La donna cadde a terra, un accecante lampo di luce verde e Remus, l'uomo che l'aveva aiutata, proruppe in un grido roco di agonia, qualcosa che sembrava più animale che umano. Saltò visicamente addosso a uno dei due, quello che aveva lanciato l'anatema che uccide e il suo volto le parve, forse per un istante di follia, più simile a quello di una bestia. Remus strappò la carne del collo del mangiamorte, un orrido grido denso di sangue. Altra luce verde e Remus era a terra, privo di vita.

-Expelliarmus!- La bacchetta del mangiamorte illeso volò via, nella mano destra tesa di Aryadne. Non sapeva perchè, nè da dove avesse preso quel coraggio, ma se ne pentì nel momento stesso in cui lo fece. Le parole di Remus....Allora suo padre si era riscattato alla fine? Era possibile farlo?
Ma quanto coraggio ci voleva?
Un ghigno si disegnò sul volto sporco e viscido del mangiamorte e quello si fece avanti, la mania omicida in quello sguardo orrido.
Per un attimo sentì solo il battito del proprio cuore nelle orecchie, d'un tratto sorda ad ogni altro suono. Era quello che si provava quando si ha la precisa convinzione di essere prossimi alla morte?
Non poteva più guardare quell'orribile volto lurido, se doveva morire voleva guardare qualcosa di bello. Distolse lo sguardo per posarlo sulle sagome di Remus e della sua compagna, morti così giovani, così coraggiosi. Erano caduti vicini e le loro mani si sfioravano, i volti morbidi, lisci, tranquilli, in pace. Ora avrebbero potuto passare l'eternità senza dolore, senza soffrire ma con l'unica cosa che contava per loro: l'amore.
Come al rallentatore, la porta chiusa esplose, legno e pietre ovunque nell'aria come neve il giorno di natale e il mangiamorte venne sbalzato in aria e poi fuori dallo squarcio nel muro, privo di coscienza.
Perchè quel ritardo nel morire? Tanto valeva finirla subito, no?
Ella guardò verso la fu porta e incrociò un paio di occhi a mandorla, il volto orientale che meno si sarebbe aspettata di vedere nella sua lunga veste nera.

-Amore...andiamocene.-
Buio.
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I'm gonna fire the world

Oliver harrypotter.it
 
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