What’s wrong or right?, Quest - parte II: La pentola

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view post Posted on 15/5/2017, 22:15
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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[Primi giorni di Luglio. Diagon Alley, Londra]
Il primo anno ad Hogwarts si era concluso, ma la ragazzina aveva ancora quella questione in sospeso.
Aveva chiesto a suo padre di venirla a prendere all’arrivo in King’s Cross per poi trascorrere del tempo a Londra, prima di tornare a casa.
L’idea di riabbracciarlo l’aveva sin da subito colmata di gioia ed era bastato a spingere in un angolino di coscienza le proprie remore.
In effetti avevano passato la sera prima a gironzolare, ridere, raccontarsi i dettagli dei mesi precedenti. Poi quella mattina avevano esplorato insieme Diagon Alley, dove Memory era stata felice di condividere con lui quello che lei effettivamente era.

Ci ripensò un attimo. Davvero aveva condiviso? Eppure non era passata nemmeno un’intera ora da quando con una scusa lo aveva lasciato a preparare le loro cose per il rientro a Irvine.
Aveva promesso di non metterci molto, pur sapendo che non aveva la minima idea di dove stesse andando.
A passo sicuro era passata dalla Gringott's, per poi acquistare qualcosa che da tempo desiderava e che quella mattina pensò di vedere in una delle vetrine che aveva osservato insieme a Connor.
Eppure si era morsa la lingua, e aveva rimandato a quando sarebbe stata da sola, piuttosto che spiegare che comprava un costoso mantello col quale poteva celarsi alla vista altrui. Non voleva dover rispondere alla domanda che sicuramente Connor avrebbe fatto: a lei serviva un mantello che la rendesse invisibile? E perché?
Quindi era entrata da sola in Ars Arcana. Un’aggiunta dell’ultimo minuto al programma che da tempo si era preparata e che non aveva voluto condividere con suo padre.

Tornata in strada, cercò freneticamente con lo sguardo. Individuato un punto della strada meno appariscente di molti altri, vi si diresse, stringendo al petto il fagotto e col capo chino.
Il momento era sempre più vicino. Più vicino e più reale.
Ora sembrava quasi che una vocina dentro volesse indurla a tornare indietro. Forse poteva spiegare a Connor e lui avrebbe capito…
Eppure no, quella vocina doveva tacere.
Era certa che suo padre non avrebbe avuto da ridire sulle sue intenzioni, ma nel profondo sapeva che se gli avesse raccontato tutto, proprio tutto, non l’avrebbe lasciata andar da sola. Si, non poteva esserne del tutto sicura, ma allo stesso tempo non poteva del tutto metterlo in dubbio visto il modo in cui aveva incontrato l’uomo nei sotterranei della scuola.
Raggiunse il suo angolino e senza perdere altro tempo lacerò l’involto e dispiegò rapidamente la stoffa nera e lucida. Con fare sicuro e rapido si gettò il prezioso mantello sulle spalle e ne alzò il cappuccio sulla testa.
Guardò di sottecchi il via vai che poco distante da lei non si era per nulla arrestato, incurante di una ragazzina che di nascosto compiva i gesti ritenuti necessari per andare in cerca di ciò che desiderava ottenere.
Respirò con una punta di affanno.
Timore? Senso di colpa?
Ci avrebbe pensato quando sarebbe stato necessario.

*Sempre "se" lo sarà...*-pensò, cercando ancora di crederci.
Ormai mancava solo l’ultima cosa.
Un ultimo passo prima di trovarsi al punto di non ritorno.
Un respiro profondo sugellò la fermezza della volontà.
Quindi la mano affondò nella tasca e le dita raggiunsero la piccola forma ovoidale per trascinarla finalmente fuori.
La ragazzina la guardò per l’ultima volta. E ora erano occhi nuovi che guardavano quel guscio. Era passato il tempo in cui la rigirava tra le mani ammirando e riflettendo e ripercorrendo un ricordo. Era passato il tempo di pianificare. Ora nella sua mente solo uno era il pensiero: trovare Perkin e chiedere della pentola. Voleva la pentola. Ne era più che certa. Desiderava anche lei avere le conoscenze di cui l’uomo dei sotterranei le aveva accennato.
Ecco, era certa che il tempo fosse giunto.
Quella specie di pallina che le stava nel palmo della mano l’avrebbe portata dove lei desiderava. Con il pensiero fisso sul perché voleva trovare Perkin, unì entrambi i palmi e strinse forte; strinse più forte che poté e il guscio sembrò non aspettare altro.



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Quest - parte I: Cosa bolle in pentola -> svolta




Edit: modificato a seguito di chiarimenti

Edited by MemoryMacWood - 21/5/2017, 01:43
 
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Erano trascorsi molti mesi dal loro primissimo incontro, tanti quanto sufficienti a far pensare a Ama che Memory se ne fosse dimenticata. Che ne era stato di lui ? Del dono che le aveva fatto? Non l’aveva più vista, le lezioni erano trascorse nella solita routine del castello, alcuna novità, alcun indizio era giunto a lasciar supporre il ritorno ai progetti concepiti in quella strana notte. Dopotutto non erano frequenti i maghi in grado di accettare le numerose potenzialità dell’arte di far pozioni. Il biofilm era in effetti una novità che poteva appariva tale a pochi eletti, forse a Memory non interessava. Sembrava che tutto fosse finito nel dimenticatoio. Strano, stranissimo secondo alcuni punti vista, ragionevole oltre che lecito secondo altri ma probabilmente si stava arrovellando il cervello per niente. Che cosa gliene importava quando a ben ponderare l’aver ceduto la propria conoscenza del biofilm era vana senza la pentola del caro Perkin? Fintanto che avesse conservato il privilegio di poter preparazione infusi e distillati la sua vita sarebbe trascorsa tranquilla e senza rammarichi. Quanto all’incontro di quella notte in lui restava solo la tristezza di una conoscenza sprecata, un talento non tramandato alla futura generazioni di maghi. Ma se da un lato il loro incontro era rimasto per Ama l’imprevisto di una serata, dall’altro aveva in realtà suscitato nella mente della piccola tassorosso il più vivo degli interessi. Ella aveva progettato il piano più accurato, atteso con pazienza che i primi giorni di luglio di luglio giungessero maturi nel proposito di risolvere una questione in sospeso. Din sù la torre di un castello che poteva credersi abbandonato, l’infrangersi di un guscio giunse a orecchie note rinfrancando l’animo sopito del pozionista di Hogwarts.
No. Memory non si era affatto dimenticata di lui.
Con il mantello cinese a occultare la proprietaria in quell’angolino appartato della via principale, la magia del biofilm s’attivava ancora una volta. Rapida, efficace. Il più grande desiderio di Memory stava nel trovare la pentola. Il confetto di pozione l’avrebbe accontentata.
Sarebbe stato allora come un istinto a spingere la studentessa a spogliarsi del mantello e a tornare lungo la via principale. Qualcuno o qualcosa le suggeriva non fosse il momento adatto. Per trovare ciò che voleva trovare doveva esplorare, chiedere. Quel giovanotto che indugiava dinanzi alla vetrina di Ars Arcana poteva forse aiutarla?



Inizia qui la tua avventura. Come sempre, per qualunque dubbio o richiesta di chiarimento resto a disposizione.
Buon divertimento! ;)

 
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Un croc deciso e la sensazione del liquido che le si allargava nei palmi senza tuttavia dar senso di umido.
Un istante. Un attimo soltanto.
Immediatamente portò le mani alla stoffa e la ragazzina, stretta, aggrappata al proprio mantello, serrò gli occhi in quel fulmineo secondo in cui il cuore saltò il battito.
E non successe nulla? Possibile?
Lentamente, non sapendo cosa doversi aspettare, allentò piano piano, la tensione delle palpebre. Piano piano si rese conto che le sue membra irrigidite dalle difese suggerite dall’incertezza di quanto le sarebbe successo, stavano cedendo, perché non sembrava sentire alcuna minaccia dall’esterno. A dir la verità non sentiva niente, che non fosse il suono, a tratti cacofonico, udito fino a qualche attimo prima. Dunque le orecchie non avvertivano alcunché di anomalo. E poi gli occhi finalmente si aprirono. E la scena non sembrava di molto mutata.
Corrugò la fronte e strinse le labbra. Raddizzandosi. Chiedendosi cosa fosse successo. O non fosse successo.
Una vampa la investì. Un calore che partì dallo stomaco e risalì a infuocarle le guance.

*Io… non me lo merito*
Il primo, sconfortante pensiero fu proprio quello. Guardarsi intorno e scoprire che si trovava nello stesso angolo di strada, la fece sentire indegna dello strumento di cui era andata in cerca.
Con estrema fiducia, non dubitò nemmeno per un secondo che l’uomo le avesse dato indicazioni corrette tanto quanto il piccolo oggetto. Ma ricordava anche ciò che le aveva detto. Se avesse davvero desiderato… forse non la desiderava abbastanza. Forse quel sentirsi pronta dopo aver accarezzato quel pensiero in ogni secondo della lunga attesa, forse, forse non era abbastanza. Forse il suo desiderio era più debole di quanto lei credesse.
Oh, la piccola Memory era una ragazzina che di rado si lasciava sopraffare dal pianto, ma in quel momento ne ebbe davvero una gran voglia. Aveva mentito a suo padre e si era allontanata da lui con l’inganno. E adesso era lì che non sapeva più muovere un muscolo.
Però non pianse. Ingoiò il groppone e cercò di respirare. Doveva capire che cosa le era mancato. Era sicura che fosse lei in difetto, ma aveva bisogno di trovare il modo di capirlo. Qualcosa dentro la spingeva a pensare che non era semplicemente finita lì. L'istinto le suggeriva di muoversi e questo doveva fare.
I pensieri restavano aggrovigliati; le orecchie persistevano nell’accogliere passivamente ogni rumore che caratterizzava la strada ben popolata; gli occhi erano leggermente offuscati dal prepotente scoramento.
Le mani però obbedirono alla pancia che ribadiva la necessità di muoversi. Dapprima scostarono il cappuccio fino a che ricadde sulle spalle, di colpo di nuovo un pochino incurvate, ma non più per la rigidità dell’inaspettato, bensì molli in balìa di una delusione che non vedeva l’ora di prendere il sopravvento. Del resto, ricordò la Tassorosso, tutto era proprio cominciato così: sentendosi incapace e non all’altezza di quel magnifico mondo che si offriva nuovo e generoso a lei, si era rifugiata tra calderoni e intrugli. Adesso si sentiva in difetto, di nuovo, ma stavolta calderone è intrugli sembravano voler tenere le distanze.
Di nuovo una stretta allo stomaco la scosse, proprio mentre gli occhi fissavano il vuoto che si riempì dell'immagine dell’uomo che le offriva qualcosa che non era per tutti. Quindi riprese a togliersi di dosso il mantello che ancora l’avvolgeva. Lo accavallò su un braccio ripiegato sulla parte anteriore del corpo, mentre con l’altra mano allargò i lunghi capelli, come a liberarsi. E riuscì a respirare. E sentì un senso di approvazione sgorgare dal profondo.
Con cura afferrò il mantello per quelle che corrispondevano alle spalle, lo scosse lievemente e lo ripiegò per bene, così da riporlo nella borsa.
Si guardò nuovamente intorno, ancora restìa ad arrendersi alla direzione che l’avrebbe riportata da suo padre. Eppure non ne conosceva altre, non conosceva quelle che potessero condurla dove aveva pensato di poter arrivare.
Mosse i primi passi, sapendo già cosa avrebbe incontrato. Il primo negozio sarebbe stato proprio quello che poco prima era stata la sua tappa fuori programma. Perciò con gli occhi lo cercò.
Rallentò fino ad arrestare il passo. Cosa le stonava?
Diagon Alley le si era mostrata ogni volta un brulicare di gente. Erano poche le volte in cui aveva avuto l’impressione che qualcuno fosse fermo e di solito quel qualcuno se ne stava col naso quasi appiccicato a questa o a quella vetrina.
Invece in quel momento due figure erano ferme si, ma non erano affatto rivolte ad alcuna vetrina. Una di queste era lei. Attratta dall’altra, era rimasta diritta proprio in mezzo. E anche se più di qualcuno si frappose, passando e interrompendo l’immagine, lei passò dal semplice guardare al vero e proprio fissare il giovane.
La cosa strana era proprio quella, secondo lei appariva stranamente poco interessato alle splendide merci del negozio davanti al quale si trovava, allora perchè stava lì?

*E perché dovrebbe esser affar tuo?*
Deglutì. Non aveva la risposta.
Tuttavia non riusciva proprio a staccarsi.


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Quest Cosa bolle in pentola svolta



EDIT: chiedo scusa, ho dovuto modificare un'espressione che rendeva il mio pensiero del tutto lontano dalle mie intenzioni.

Edited by MemoryMacWood - 21/5/2017, 22:13
 
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view post Posted on 25/5/2017, 21:06
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Non appena il guscio della capsula si infranse spandendone il contenuto nell’epidermide, la delusione di Memory, l’insicurezza e la sfiducia la assalirono. Che cosa mai era andato storto? Perché si trovava ancora a Diagon Alley e non in presenza del famoso Perkin nella via più malfamata della Londra Magica? Era forse stata ingannata da Ama che, furbo, s’era preso allegramente gioco di lei?
La delusione e lo sconcerto erano ragionevoli in un primo momento ma la verità era una sola: Memory correva un po’ troppo. In effetti Ama non le aveva chiarito l’effetto della sua pozioncina, in alcun momento lei aveva prospettato la possibilità di uno spostamento tanto repentino da condurla a Nocturn Alley senza sforzo alcuno. Raggiungere il contrabbandiere non era mai stata una questione di meriti ma di semplice desiderio. Spesso il primo passo per riuscire in una impresa era crederci. Non lo aveva forse appreso da Ama in quella insolita serata passata tra calderoni e intrugli magici?
Nessun mezzo di fortuna, alcuna magia o pozione miracolosa, l’avrebbe condotta alla sua meta se non avesse prima accettato le sue capacità e i propri meriti. Essere scelta da Senks Ama era un privilegio destinato a divenire vano se la studentessa non avesse iniziato a lavorare sodo su se stessa ma avrebbe avuto modo di capirlo a tempo debito giacché anche se parzialmente la pozione di Ama aveva iniziato a lavorare per lei.
Era l’istinto o forse un principio di pazzia a spingere la giovane a disfarsi del mantello cinese che l’aveva poc’anzi occultata? La sconfitta o la perdita di interesse a spingerla a preoccuparsi di un ragazzo invece che della tanto desiderata pentola di Perkin?
L’estate, si sa, era sempre stata la stagione degli amori, l’avvenenza del ragazzo dinanzi alla vetrina era evidente, ma ne valeva davvero la pena?
Lo fissava, si fissarono vicendevolmente attraverso la vetrina, l’immagine interrotta solo dal via vai generale lungo la via. Qualcosa stava accadendo ma capire donde e perché avvenisse non era affatto facile da capire. Dal canto suo in effetti Memory sapeva solo di non poter staccarsi da lui. Importunarlo, studiarlo, sembrava essere divenuta l’unica ragione di quella sua fuga.
<< Cosa hai da guardare? Non ti hanno insegnato che è scortese stare a fissare la gente? >>
Bello e s*****. Un classico.
Neanche il mondo magico sembrava immune ad alcuni stereotipi. Apparentemente poteva sembrare strano a capire ma in quella domanda stava tutto il senso di un destino che aveva appena iniziato a dipanarsi.
Quali erano davvero i più reconditi desideri di Memory? Che cosa voleva? A cosa avrebbe rinunciato per raggiungere i suoi propositi?
L’avventura era ai suoi inizi. Non restava altro che iniziare a dipanare ogni suo dubbio.

 
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Che le era preso? Che cosa l’aveva bloccata lì? Non trovava una spiegazione. E per la verità, non era nemmeno sicura del fatto che la stesse cercando: in quel momento c’era parecchio affollamento nella sua testa, una ressa di domande, dubbi, curiosità, rimorsi, ipotesi, desideri… Lei era là per uno scopo ben preciso. Fino ad attimo prima aveva avuto un piano. Ora doveva ricominciare da capo. Doveva cercare di ricordare quei nomi che l’uomo aveva detto. Doveva scovare quel posto e poi avrebbe dovuto trovare nuovamente una scusa per tornare a Londra… Aveva un mucchio di cose da capire, da fare, da...
Sì, stava fissando quel giovane, ma non era esattamente ciò che sembrava. Troppo semplice.
Ad un tratto sussultò.
La voce del ragazzo sembrò rompere la realtà. Per un istante credette veramente di aver udito uno scricchiolio. Quasi come le volte in cui aveva calpestato un esile rametto secco e fragile…
Sì sentì arrossire al pensiero di essere stata scoperta. E non riuscì ancora a pronunciare una singola parola. Per esempio un
Mi dispiace, non volevo… in realtà io stavo…
Be’, insomma, un qualcosa del genere forse in quel momento era d’obbligo, no?!
E invece niente, riuscì soltanto a continuare a guardare. Stavolta dritto in faccia. Adesso con occhi sgranati e colpevoli, per di più. Fu in quel momento che notò le linee che ne disegnavano i tratti e la figura. Non poteva certo non vedere il suo fascino. Elevato poi dal tono, un po’ rude e canzonatorio insieme, col quale le si era rivolto.
Ma davvero era quello che le aveva inchiodato i piedi al suolo proprio in quel preciso punto?

E tu, allora?
Si sorprese lei per prima quando realizzò che era stata lei a pronunciare quelle parole. E con che tono di sfida, anche!
Si rese conto di aver abbandonato l’espressione colpevole e di aver corrugato la fronte in un battito di ciglia: non se l’era sognato, per un momento anche lui l’aveva fissata, prima di parlarle come se ne avesse più diritto di lei.


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Quest Cosa bolle in pentola svolta


 
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view post Posted on 4/6/2017, 17:48
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Per quelli che sembrarono interminabili seppur brevissimi attimi lo sguardo dei due giovani indugiò l’uno sull’altro come nel tentativo di studiarsi. Era strano definire il come e il perché di un atteggiamento che stando ai canoni comportamenti di Memory poteva apparire come aberrante ma una singolare sensazione, una sorte di voce interiore le sembrava sussurrarle di farlo. I segreti che si celavano dietro i miracoli di Ama non erano poi così tanto facili da svelare.
<< Io? >>
Era assurdo per quel giovane sentirsi rigirare la propria domanda a quel modo. Sfrontato quale era, non era affatto abituato ai confronti alla pari. La maggior parte delle persone con le quali aveva a che fare semplicemente chinavano il capo e incassavano il colpo senza reagire. Probabilmente le sue speranza risiedevano nel fatto che un rossore spontaneo accompagnato da naturale imbarazzo avrebbe spinto la giovane a tornare su i propri propositi. Era una ragazza dopotutto no?
<< In verità sei stata tu ad iniziare. Io me ne stavo qui per i fatti miei a studiare la vetrina di questo negozio quando mi sono accorto di essere fissato. Ti sembro forse bello? >>
Iniziava come un gioco ma la reazione di Memory aveva suscitato in lui un interesse ben più vivo di quello di una anonima vetrina. Se anche ci fosse stato qualche precedente interesse oltre il vetro di ars arcana dinanzi alla prospettiva di una fanciulla interessante qualunque oggetto magico avrebbe potuto solo accompagnare.
<< Mi fai quasi sentire in diritto di invitarti a passeggiare in mia compagnia. Sai, conosco queste strade come le mie tasche. Che ne dici? >>
La proposta cadeva stranamente a fagiolo. Quali singolarità sapeva talora generare le trame del fato!
Sembrava come una promessa, un offerta di pace, probabilmente una occasione che non si sarebbe ripresentata. C’era forse qualche possibilità che quel giovane conoscesse la via dove si celava la bancarella di Perkin? Che la risposta fosse negativa o affermativa non era dato sapersi ma in entrambi i casi sarebbero stato sufficiente chiedere.

 
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C- come? alla domanda del giovane, che lei lo fissasse perché era bello, reagì con una certa sorpresa. Ma solo perché quelle parole, chissà perché la fecero ridere. Una risata che non riuscì a trattenere affatto. Forse era stato il tono del ragazzo… ma davvero voleva una risposta?
*Ma no, sciocca. La sua era solo una sfida…* - si disse mentre si ricomponeva.
Nel frattempo non aveva comunque smesso di fronteggiare il ragazzo, anzi gli si avvicinò di un passo

Scusa. Scusami, certo…
E ancora sorridendo, domandò a sua volta:
Però non hai pensato che forse anch’io stessi cercando di arrivare alla vetrina?
Forse sei solo ...capitato in mezzo?

In parte era vero anche quello.
Ma con la sua solita, onesta, impulsiva sincerità, non riuscì a non aggiungere:

La bellezza magari è solo una piacevole coincidenza?
Ed ecco che le parole pronunciate da lui, questa volta, la spiazzarano del tutto.
Distolse velocemente lo sguardo.Lei stava solo scherzando. Aveva appena finito di spiegare il tutto come una coincidenza e la credeva tale. Eppure si bloccò al sentirgli dire che lui conosceva quelle strade.
Come era possibile che ciò che un attimo prima era un gioco, adesso le si svelava come un’imperdibile opportunità?
Quasi non riusciva a crederci.
Anzi, lo stupore iniziale, ogni secondo di più, si trasformò via via in timore. Come poteva fidarsi? E se fosse stata solo una sua illusione? E se il desiderio di trovare quel Perkin la stesse portando su una strada sbagliata?

*Il desiderio.
La pentola, potrei… forse potrei chiedergli di quella strada… forse potrei trovare la pentola.*

Si morse il labbro.
Non riusciva a decidere se fidarsi.
Eppure nella mente oramai risuonava solo il ricordo dell’uomo dei sotterranei che le spiegava il valore dei propri desideri.
Ancora una volta il suo istinto prese il sopravvento.
Tornò a fissare e il giovane e, ancor prima di sapere lei stessa che cosa stesse facendo:

Forse hai ragione. Una passeggiata che male può fare?
Era un po’ tardi per accorgersene, ma appena finito di parlare realizzò che s’era appena buttata!

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il gioco di sguardi tra i due giovani continuò imperterrito nei secondi che seguirono. Non si conoscevano eppure si punzecchiavano come amici di vecchia data, quasi rivelando un lato del carattere, quello di Memory, che nemmeno lei aveva ancora capito di possedere. C’era del magico, certo, in tutte quelle coincidenze ma attribuirle agli effetti della pozione di Ama era un tantino azzardato. Memory desiderava davvero trovare la pentola e per essa sembrava pronta a gettarsi anche nelle più insolite delle avventure.
<< Sono Richard, a proposito...>>
In circostanze diverse la reazione divertita della fanciulla lo avrebbe offeso ma sentirsi piccato in qualche modo aveva contribuito ad attizzare il suo interesse per lei. Non era forse dal caso che nascevano le migliori esperienze della vita?
<< e sarò la tua guida per oggi. Non te ne pentirai. Anzi se hai qualche desiderio da appagare non hai che da chiedere. Desiderare ardentemente qualcosa è solo il primo passo per ottenerla ma bando alla ciance, meglio se andiamo. Ho tanto da farti vedere! >>
e facendole segno di seguirlo si sarebbe staccato dalla vetrina iniziando a muovere i primi passi lungo la via principale di Diagon Alley.
Se Memory gli fosse andato dietro avrebbero percorso parte della strada principale costeggiando le maggiori attività della Londra magica. Richard gliene indicava ora questa ora quella perdendosi in brevi racconti su alcune deviando invece l’interesse da altre. Dopotutto finanche il mago più ottuso era a conoscenza di quelle attività che fornivano materiale scolastico a tutti i primini dell’hinterland.
<< E questa è la banca dei maghi…la Gringott. Poco più avanti si trova la gelateria più famosa di tutta Londra. Che ne dici se ti offre un gelato? >>
L’invito le sarebbe apparso assai succulento sopratutto considerata la stagione calda in cui si trovavano ma guardandosi intorno la giovane Mempry avrebbe potuto individuare un vicoletto piuttosto stretto, proprio di fronte alla banca, tra le due file di negozi adiacenti.
<< Quella è Nocturn Alley. A parte Sinister e le bancherelle di qualche contrabbandiere non c’è altro che possa interessante una giovane nonchè bella ragazza quale sei tu. >>
Ma rivolgendo nuovamente l’attenzione lungo la via Richard sarebbe tornato sull’argomento gelato.
<< Dunque cosa stavo dicendo? Ecco. Florian e i suoi gelati. Che facciamo? Ci andiamo? >>

 
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La tassina pensò che forse il ragazzo non aveva idea di quanto allettante fosse la sua proposta per lei. Tuttavia in un primo momento riuscì solo a rispondere:
Io sono Memory…
Una reazione cortese, ma molto più contenuta rispetto alla disponibilità del giovane.
Lo seguì, e in ogni caso volentieri, ma qualcosa la trattenne dal fare una possibile richiesta. Non le sembrava sensato spiattellare al primo sconosciuto di turno la sua necessità di trovare un posto dove, per tanto tempo aveva riflettuto, sarebbe stato meglio arrivare da sola.
Il ragazzo era spigliato, simpatico e anche divertente. Le sembrava essere capace di scegliere tra le spiegazioni più piacevoli e quelle che lo erano meno. Anche se conosceva Diagon Alley, e in quel momento non era pienamente un’attrattiva per lei, date le circostanze, anche se alcune delle cose non le sentiva per la prima volta, non le dispiacque la compagnia.
Giunti nei pressi della gelateria di Florian, la voglia di un bel gelato non si poteva dire non fosse altrettanto allettante di quella di passeggiare. Ma Memory ripensò ai propri doveri. Aveva già abbastanza da spiegare a suo padre.
Sospirò, volgendo lo sguardo verso la Gringott, che si ergeva candida e imponente, e lo lasciò vagare sull’edificio e sull’area che lo circondava. Era pronta a declinare il nuovo invito.
Poi però lo sguardo indugiò su qualcosa che, nonostante tutto, fino a quel giorno, fino a quel momento, non aveva ancora notato.
Richard, per favore, avrei una curiosità prima. Vedi lì, proprio di fronte alla Gringott? Ecco, mi stavo chiedendo cosa sia.
Cosa c’è là, oltre quello spazio che lasciano quelle fila di negozi?

<i> Sentì un tuffo al cuore quando il ragazzo le rispose.

*Eccolo! È lui, è di nuovo quel nome. Sinister.
Nocturn Alley. E Sinister è proprio l’indicazione che mi aveva dato l’uomo dei sotterranei.*

Si bloccò un momento sul posto. Ancora una volta quel giorno. Lo sguardo fisso verso la piccola stradina che improvvisamente divenne un richiamo irresistibile.
Non si curò più del ragazzo, di cosa stesse ancora dicendo, di sapere se era ancora vicino o no.
Le emozioni le stavano saltellando nello stomaco. La testa cercava di riflettere alla svelta. Il ragazzo...

Richard..?
Lo cercò, sperando fosse ancora lì. Per un attimo si era isolata, ma ora sperò ancora nella sua disponibilità. In quel momento non ripensò più alla propria reticenza. Forse durante la passeggiata i timori verso il giovane si erano un pochino allentati.

Se non ti spiace, è proprio lì che vorrei andare.

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Il giovanotto si muoveva tra i vicoli di Diagon Alley con la sicurezza di Teseo nel labirinto del Minotauro, forte del filo di Arianna. Aveva il passo veloce, pur non correndo, e Memory avrebbe dovuto prestare attenzione onde non perderlo nella calca di gente che riempiva la via, ciascuna presa dai suoi impegni. Alcuni avevano le braccia già cariche di acquisti, altri dovevano ancora spendere i propri soldi.

Giunti davanti al Fortebraccio Richard quasi si spiaccicò contro il vetro, le mani che lasciarono due segni sudaticci contro la superficie.
“Lampone!” esclamò, indicando una torta in bella vista, bianca e rossa. “è il mio frutto preferito” aggiunse rivolto a Memory a mo’ di spiegazione.
Comprensibile allora la sua espressione delusa quando la ragazza parve esitare nell’entrare nella gelateria. Al contrario rimase ferma sulla soglia. Non sembrava nemmeno prestargli attenzione.

“Ehi, terra chiama Memory”
disse Richard in tono scherzoso. Più che ai gelati Memory sembrava interessata alla via semi nascosta che rappresentava il passaggio a Nocturn Alley.
“D’accordo!”
disse in tono sicuro – ormai conosceva la viuzza come le sue tasche – “ma in cambio mi dovrai comprare una fetta di torta!” esclamò, come se l’idea del premio gli fosse venuta lì sul momento.

 
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view post Posted on 23/7/2017, 16:26
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Non aveva più prestato molta, vera attenzione alle esortazioni del ragazzo. E anzi, si era persa la sua buffa espressione, perfino. D’un tratto Richard aveva messo da parte la sua aria da giovane uomo vissuto, e anche bonariamente spavaldo a dire il vero, lasciando spazio al fanciullo per cui il proprio dolce preferito viene prima di tutto. Prima anche della ferma intenzione di colpire qualcun altro con il fascino del proprio atteggiamento.
Se solo Memory l’avesse saputo, ovvero se solo le fosse stato possibile scoprire di esserselo persa, anche in un secondo momento, si sarebbe un po’ pentita. Perché in fondo era una ragazzina, una di quelle a cui piaceva osservare e ascoltare gli altri. E ascoltare quel ragazzo era stato piacevole e anche divertente. E se avesse colto quel suo naturale momento di spontaneità, ne avrebbe avuto altrettanto piacere, sicuramente.
Be’, peccato! In quel momento qualcosa per lei più importante le frullò per la testa. E chissà se, potendo davvero mettere le due cose a confronto, alla fine si sarebbe poi tanto pentita.
Guarda caso, stava proprio nel ragazzo la possibile risposta. Era solo affidandosi a lui che avrebbe potuto scoprire cosa c’era nel vicolo per lei e quanto valore avesse. Certo, il senso più profondo di tutta quella vicenda, magari, trovava spazio solo nel subconscio della ragazzina. Gran parte di ciò che stava accadendo non le era affatto manifesto. La sola conclusione alla quale la sua coscienza era giunta era proprio quella necessità di doversi in qualche modo affidare a Richard.
Ecco dunque che la stessa consapevolezza rischiò di farle saltare i nervi.
Adesso che era tornata alla realtà e che si era rivolta al ragazzo, lui le stava davvero chiedendo di temporeggiare per un dolce?
Respirò e alzò gli occhi al cielo. Ma giusto una frazione di secondo prima di pronunciare una sillaba, ritirò il fiato.

*Un momento!
Non ha detto quando.
Perciò, forse, per una volta, si potrebbe evitare di essere la solita ragazzina precipitosa?*

Sorrise, finalmente, alla volta di Richard:
Certo. Perché no?
Hai ragione, una fetta di torta è proprio quello che ci vuole. Anch’io ne vorrei, infatti.
Però, vedi Richard, al nostro incontro mi avevi lasciato intendere che saresti stato la mia guida, che mi sarebbe bastato chiedere e avresti esaudito un qualche mio desiderio… Dunque avrai la tua torta, ma ti chiedo di aspettare fino a dopo essere stati in quel vicolo, che ne dici?

Lo fissò. Un secondo. Una pausa voluta. La speranza di essere compresa. Un battito delle ciglia. Dopotutto, era pur sempre una ragazza.
Per favore.

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view post Posted on 29/7/2017, 22:16
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“Rilassati!”
Così il ragazzo rassicurò Memory, che non pareva ancora convinta della sua buona fede e la cosa lo offendeva particolarmente, sissignore.
“Ho detto che ti ci avrei portato. E ti ci porterò, ora, subito, subitissimo. Più veloce che con la Smaterializzazione!” andò avanti con la sua parlantina entusiasta. Poi senza preavviso afferrò il polso della ragazza, senza farle male però, e si mise a camminare di buona lena, tirandosela dietro.
Zigzagarono tra i vari passanti carichi dei loro acquisti e impegnati ciascuno nei propri affari. Ma mano che si allontanavano da Fortebraccio la strada si faceva più stretta e meno affollata. Anche la temperatura parve calare, così come mutarono gli odori. Nonostante non fossero ancora proprio a Nocturn Alley, già i familiari profumi dei dolci di Florian o dei libri del Ghirigoro venivano confusi e coperti da altri, meno piacevoli e più misteriosi. Odore di pericolo. Di cose segrete, cattive, morte. Fango e capelli unti e pelle incartapecorita da secoli.

"Stammi vicino, non perdere il passo” il ragazzo si voltò ad avvisare Memory. Ma per il momento non aveva ancora lasciato andare la sua mano.

 
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view post Posted on 7/8/2017, 14:21
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Non c’era proprio che dire: quel ragazzo sapeva davvero sorprenderla. Le sembrò quasi che l’interesse mostrato un attimo prima per la vetrina zeppa di dolcetti non avesse avuto una reale importanza, tanto il ragazzo le assicurò la propria immediata disponibilità. E ancora una volta lo fece con grande entusiasmo e sprizzando sicurezza da tutti i pori. La ragazzina ne fu sollevata e un sincero sorriso accolse le parole del ragazzo, mentre pensava che le sarebbe seccato dover insistere.
Ohooooo…
L’entusiasmo di Richard di colpo s’impennò ulteriormente e Memory si ritrovò a corrergli dietro, legata a lui attraverso la ferma presa con cui le cinse il polso. Si afferrò alla tracolla con l’altra mano, la ragazzina, come se questo potesse darle maggiore stabilità nell’impresa di scansare gli altri passanti, nel mega slalom nel quale i due giovani si tuffarono.
Pur dovendo mantenere l’attenzione sulle gomitate da evitare e i piedi da non pestare, riuscì a trovare un piccolo spazio della mente nel quale dovette ammettere che quel ragazzo sembrava sapere davvero cosa stesse facendo, oltre ad ostentarlo. Infatti non la trascinò alla cieca, ma si intrufolò tra i varchi lasciati dalla folla con grande maestria.
La ragazzina era concentrata sullo spazio antistante il suo naso. Non più di un palmo da esso! Perciò il tragitto, forse, le sembrò più lungo di quanto fosse realmente. Quindi l’ambiente mutò innanzi a loro, alla velocità del loro passo, lasciando via via che l’allegria di Diagon Alley fosse sostituita dalla freddezza. I suoni sembrarono farsi sempre più radi e distanti, come se avvicinandosi al luogo dove erano diretti l’umore della gente cambiasse, fosse meno rilassato, più vigile e meno libero. Loro avanzavano e il chiacchiericcio restava sempre più indietro. Si stupì anche di come l’aria sembrava diversa. Dovette perfino alzare un po' il naso verso l’alto, sembrava un gatto alla ricerca di qualcosa. Annusava ma non percepiva più il dolciastro di pochissimi istanti prima, né gli altri profumi invitanti con i quali, tanto sapientemente, i negozianti sapevano attrarre la clientela. Anzi fu investita da un’odore stantio che le fece pizzicare il naso, tanto che, d’istinto staccò la mano dalla borsa, riabbassò il volto e si diede un’energica strofinata.

*Accidenti, no!
Perché doveva beccarmi proprio mentre facevo le facce strane lottando col mio naso?*

Non si era accorta infatti che anche l’andatura di Richard era cambiata, forse per adeguarsi a quella sensazione di allerta che sembrava rimbombare in quella nuova cacofonia che la ragazzina doveva ancora studiare e decifrare.
Si chiese ancora se aveva notato le sue smorfie e non rispose a parole alla sua esortazione. In realtà, che lui l’avesse avvertita o meno, non era minimamente nelle sue intenzioni allontanarsi da lui, non in quel momento. E gli fu grata per la cura con la quale ancora la teneva a sé, lasciando che lei si adattasse meglio alla sua rassicurante presa, mentre intorno, ad ogni passo i colori sembravano perdere vita.


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view post Posted on 9/8/2017, 21:53
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Il Fato

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Per sfortuna di Memory, Richard la colse in fallo, ma per suo beneficio non parve prendersela a male. Le labbra si curvarono in un ghigno, magari con una scintilla di cattiveria in eccesso. Dopotutto Nocturn Alley non era il posto più indicato in cui mettersi a fare le boccacce. Non fosse mai che qualcun altro la vedesse e prendesse il gesto come un’offesa personale. Per sua esperienza Richard sapeva bene quanto le persone in quella via potessero essere permalose e veloci a saltare alle conclusioni. Per lo più conclusioni sbagliate.

"Sei proprio buffa, sai!” disse comunque a Memory, gli angoli della bocca ancora sollevati. Memory gli stava simpatica, gli sembrava una ragazza abbastanza sveglia da stargli dietro, ma allo stesso tempo il fatto che non conoscesse quei luoghi gli dava qualche margine di manovra. Non che avesse intenzione di venire meno alla parola data. Cielo! Era un uomo d’onore lui. Tuttavia c’erano un paio di commissioni che doveva portare a termine – quel talismano presso la bancarella della strega guercia aspettava solo di essere sgraffignato.

Stava ancora riflettendo su cosa avrebbe fatto col talismano una volta nelle sue mani, anzi cosa avrebbe fatto con i soldi della vendita del talismano al doppio del prezzo originale, quando un uomo con un brutto sfregio in faccia gli si piazzò davanti. Richard inchiodò sul posto.


“Cos’hai da fare smorfie, eh, ragazzina?”



Maledizione!
 
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view post Posted on 19/8/2017, 13:22
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Ebbene si, l’aveva beccata.
E la trovava buffa, anche.

*E allora?*
si disse la ragazzina, cercando di dissimulare.
E per dar maggior forza, rincarò:

*Ha parlato lui, con quel sorrisetto tanto simile ad un ghigno che sembra una smorfia anche quello…*
E nonostante le fosse difficile credere, lei per prima, che il fascino di Richard fosse diminuito dallo sguardo che le aveva appena lanciato, più di quanto fosse aumentata la sua ingenua espressione ridicola, finì comunque per distrarsi. A coronare il momento di imbarazzo, finì letteralmente contro il ragazzo. Sembrò quasi che il suo piede volesse a tutti i costi calpestare lo stesso pezzetto di suolo sul quale di colpo Richard s’era bloccato.
ma che… - esalò lievemente, dato che non ebbe il tempo nemmeno di iniziare ad avercela con lui per essersi fermato in quel modo. Guardando in avanti, vide da sola il motivo. E anche lei per un attimo sentì i piedi pesanti come macigni.
Poi la brutta maschera si animò.
Il senso delle parole arrivò per primo e la ragazzina corrugò la fronte e drizzò le spalle, strinse il pugno con la mano libera e fu sul punto di rispondere seccata che le sue smorfie non erano affar suo.
Invece, per un pelo probabilmente, l’istinto la fermò. Tutto quello che le uscì di bocca, quasi in un sussurro, fu un piccolissimo: niente.
D’un tratto, fu come se le sensazioni di buio, che aveva colto fino a pochi istanti prima, pretendessero una sua maggiore attenzione. All’improvviso un tamburo cominciò a martellare nella sua pancia, scatenando un coro di cornamuse dalle ance troppo consumate per beccare un tono, col quale a sua volta si trovava cacofonicamente in disaccordo.
Un brivido la percorse mentre realizzò che la gracchiante voce dell’uomo aveva rotto il freddo e pesante silenzio in cui aveva chiesto di essere portata e che adesso sembrava ancora più gelido.
O forse a zittirla, con tanto di brividi e voltastomaco, era stata la zaffata di marciume che era sopraggiunta alla domanda?
Tuttavia l’intimo trambusto la riportò alla realtà e insinuò un forte senso di cautela nella sua mente.
E magari anche nella sua precipitosa lingua lunga.

Ecco...
O forse no?
...signore, vede…
E...e...e - eetcciù!

Per quanto ella stessa non era stata tanto sicura di quella bizzarra idea di fingere che le smorfie fossero dovute ad un raffreddore, si impegnò così tanto a simulare lo starnuto che, alla fine, almeno era servito ad alleviare davvero il pizzicorio al naso.

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