Born naked & the rest is drag

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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 6/7/2017, 07:19     +4   +1   -1




Certi momenti di impasse sembrano davvero destinati a non terminare mai. Se il risultato finale corrisponde alla somma algebrica delle nostre azioni, definirei l’impasse come un’addizione che finisce sempre per dare zero: per quanto si provi a giocare con gli addendi, manipolandoli invano, dopo l’uguale sembra sempre esserci solo quella cifra tanto temuta, che sbeffeggia ogni tentativo frustrato, protetta da una veste di ineluttabilità.
Ho tradotto ieri una versione di greco con la ragazzina di quinta ginnasio che seguo ormai da novembre: era una simpatica storiella che narrava di come gli uomini, afflitti da mali inaspettati, per potersi tutelare – pensavano -, mandarono degli ambasciatori presso gli dei dell’Olimpo; costoro chiesero agli dei di consentire agli uomini di prevedere il futuro, e le divinità, benevoli, ordinarono agli ambasciatori di guardare in uno specchio che avrebbe permesso loro di ottenere la conoscenza che desideravano. Inutile dire che videro, tutte insieme, carestie, pestilenze, guerre, morti e ogni sorta di sventura che possa affliggere il genere umano; allora decisero di lasciare le cose così come stavano, si persuasero che gli dei alla fin fine sapevano il fatto loro, e se ne tornarono sulla terra. Insomma: se prevedessimo i mali che ci perseguiteranno, nell’impossibilità di prevenirli finiremmo per arrenderci alla sorte lasciandoci morire nell’inerzia.
Lo zero è ciò che vedo nello specchio, ma, a differenza dei saggi ambasciatori, non sono in grado di ignorarlo e provare comunque a manipolare gli addendi: quello zero è sempre lì, sento che mi attende al varco. Ed è uno zero che non riesco a cancellare, nonostante sia consapevole del fatto che sia irrazionale pensare di poter prevedere il risultato di un’operazione prima ancora di conoscerne gli addendi, non essendo io una novella Cassandra. La conseguenza è l’inerzia e, per quel poco che mi intendo di matematica, zero più zero uguale… zero.
In un modo o nell’altro, almeno posso dire di avere ragione.


Casandra - Evelyn De Morgan, 1898

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 8/7/2017, 20:30     +5   +1   -1




Il protagonista del mio romanzo è felicemente fidanzato: ama la persona che un giorno vorrà sposare più di qualsiasi altra cosa al mondo. Eppure non riesce a non essere attratto, fino ai limiti del mettere a rischio la cosa a cui tiene di più al mondo, da una persona che incarna tutto ciò che ha soppresso dentro di sé. Che sia perché in fin dei conti siamo così narcisisti da non riuscire davvero a reprimere i nostri tratti negativi, crogiolandoci nell’idea fatalistica che non possiamo cambiare i nostri lati più oscuri? Perché in fin dei conti amiamo profondamente persino quei difetti – e perché difetti? chi lo dice? – che sappiamo di dover disprezzare e reprimere per arrivare a incarnare… cosa? Un ideale amorfo nella sua gelida perfezione, così vicino ad una divinità: in una parola, irreprensibile.
 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 30/7/2017, 20:12     +3   +1   -1




My rose garden dreams, set on fire by fiends
And all my black beaches are ruined
My celluloid scenes are torn at the seams
And I fall to pieces
I fall to pieces when I'm with you
(Why?)

'Cause I love you so much, I fall to pieces
My cherries and wine, rosemary and thyme
And all of my peaches are ruined
Are ruined, are ruined. Fuck.

Lana Del Rey - Cherry


Perché Lust for Life mi sta distruggendo ahah *fangirl mode*

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 15/8/2017, 09:48     +2   +1   -1




Relapse.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 8/9/2017, 17:54     +6   +1   -1




Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio.
A quel punto, basta cercare un'altra ossessione cui dedicarsi, in un circolo infinito fatto di passioni distruttive.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 8/10/2017, 12:54     +4   +1   -1




Sono arrivata alla conclusione che da certe ferite non si possa guarire. Il massimo a cui si possa ambire è l’etichetta “_ funzionale”: se la guarigione è impossibile, la cosa ad essa più vicina è un’apparente normalità.
Dall’esterno, la mia vita procede alla grande: sono riuscita a laurearmi in tempo con discreti risultati, ho una vita sociale stimolante, amici fidati, una relazione che va a gonfie vele, molti interessi extra-accademici, e per di più riesco a mantenermi abbastanza in forma, dettaglio non così irrilevante, visti i trascorsi. Insomma, nonostante le difficoltà che tutti incontriamo quotidianamente, sembra andare tutto bene. Sono funzionale.
Ma ad un prezzo, e non parlo dei 3,50 euro a scatola o dei 30 a seduta (che riesco addirittura a pagarmi da sola con i soldi delle ripetizioni! Un tripudio di funzionalità: non sono un parassita). Molte operazioni semplici richiedono un po’ più di fatica di quanto ci si aspetterebbe, per cui devo sempre stare attenta a distribuire bene le energie secondo una rigida politica che non ammette sprechi.
In secondo luogo, è inevitabile sviluppare meccanismi di compensazione, o valvole di sfogo, più o meno socialmente accettabili. Per fortuna queste attività rimangono un piccolo sporco segreto nell’armadio del _ funzionale.
Nella speranza che il gioco continui a valere la candela.
 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 21/10/2017, 21:49     +3   +1   -1




It's not easy for me to talk about
A half-life in lost dreams
And not simple, it's trigonometry
It's hard to express
I can't explain

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 25/10/2017, 11:12     +3   +1   -1




Per essere una persona che ha sempre vantato uno spiccato individualismo, sono terribilmente prona a sopprimere il giudizio critico in cambio di un po' di leggerezza nei rapporti interpersonali. Che si tratti di paura di abbandono, di rifiuto della conflittualità, di timore di una pesantezza insostenibile, o di un misto delle tre, finisco per adattarmi con sorprendente facilità al milieu.

E così dicendo, un passo indietro.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 27/10/2017, 10:03     +1   +1   -1




Ho appena tagliato quindici centimetri di capelli, in un raptus d'ira e follia. Non mi sentivo così nuda ed esposta da quella volta che ingrassai dieci chili in due mesi.
E' come se con quei centimetri fosse volata via una parte della mia identità - "Oh, che bei capelli lunghi che hai!" - con il fascino e il bonus di carisma che ne derivavano.
Ho ancora i capelli lunghi, ma non sono più così lunghi da attirare l'attenzione e da costituire un tratto identificativo.
Ora sono solo una ragazza mediamente carina con i capelli castani, non più lunghissimi.

E la mano che ha impugnato le forbici è la mia.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 13/11/2017, 11:03     +1   +1   -1




*I'm not OK by MCR playing in the background*
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 20/11/2017, 10:52     +4   +1   -1




Spingi, stipa, cela.
Nascosto alla vista, lontano dai pensieri, non pertinente al reale. La memoria inizia a cancellarne i tratti dal quadro dipinto del concreto; il corpo riprende ad agire secondo automatismi diversi; le giornate scorrono, riempiendo i vuoti lasciati dalla sua presenza ingombrante.
È come un enorme pupazzo gonfiabile, costituito da decine di camere d'aria, ciascuna con la propria valvola; l'obiettivo è riporlo in uno sgabuzzino con un ingresso troppo stretto. Per riuscirci occorre rilasciare abbastanza aria dalle valvole, così da poterlo di nuovo spingere, stipare, celare: nascosto alla vista, lontano dai pensieri, non pertinente al reale.
Si procede a tentativi: prima si sgonfia una camera d'aria, poi un'altra, e si riprova a spingere; è un gioco che richiede pazienza e prontezza, perché le camere tornano presto a riempirsi d'aria, se le valvole vengono lasciate aperte troppo a lungo.
«Non è così ingombrante, dopotutto» dico, asciugandomi la fronte dalla fatica; lo guardo e tutto sommato penso che non sia poi così male. Gli volto le spalle, risoluta a lasciarlo lì per un po', ignorando lo scricchiolio di gomma in espansione. Ma la sua presenza ingombrante mi impedisce di fare troppi passi: dopo un po' me lo ritrovo davanti, con un'espressione beffarda dipinta in corrispondenza del volto: sembra più grande di prima. Sospiro, me lo carico in spalla e torno verso lo sgabuzzino.
Sgonfia, sgonfia, spingi, sgonfia di nuovo e rispingi.
Niente da fare. Mi siedo per terra e guardo la camera pneumatica appena svuotata riempirsi d'aria lentamente; fisso lo sguardo in quelle pozze di petrolio che immagino essere gli occhi del pupazzo. Mi guarda interrogativo, forse sardonico, in attesa della mia mossa successiva.
Ma sono troppo stanca e vorrei dormire; quando dormo lui aspetta, la maggior parte delle volte.
Domani è un altro giorno per spingere, stipare, celare.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 27/11/2017, 14:03     +4   +1   -1




La prima volta che mi è morto un gatto ero alle elementari. Non era nemmeno il nostro gatto, ma un randagio anziano che da un po’ di tempo aveva preso l’abitudine di entrare in casa e dormire sul tappeto, con grande disappunto della nostra gatta di allora, Meo. Quella notte ero stata svegliata da pianti e miagolii strazianti. Ricordo di aver provato a tapparmi le orecchie, nel tentativo di ignorare quel lamento di morte che mi faceva stare male.
Ho sperimentato poche cose strazianti come il pianto angosciante di un animale vicino alla fine.
Ho avuto tantissimi gatti nella mia vita, così tanti che temo di non ricordarli tutti, e non a tutti ero ugualmente legata. Ho assistito gatti malati: alcuni si sono salvati, altri no. Ma solo di recente, un paio d’anni fa, ho visto e toccato un corpo inanimato. È un’esperienza strana: c’è una sorta di curiosità malsana nei confronti della morte, che mette da parte per un istante i sentimenti e le emozioni, e spinge per essere soddisfatta.
Non è toccare un cadavere l’esperienza più destabilizzante, almeno per quel che mi riguarda, bensì l’immobilità totale. Non si muove più una vibrisse, un pelo, un muscolo, ma in una maniera tale da non essere assolutamente confondibile con il sonno, per quanto profondo. È un’immobilità agghiacciante.
Ieri ho perso, dopo settimane di alti e bassi, di speranze e di paure, un altro gatto. Un micio a cui ero estremamente affezionata, nonché il preferito del mio ragazzo: stava cercando, da anni, di convincere i suoi genitori a lasciarglielo portare a casa. Forse, se l’avesse fatto, Nino non sarebbe morto.
Mia madre ieri aveva da fare: un suo amico è venuto a mettere le maniglie ai nuovi mobili in cucina, e a fare alcuni lavoretti. Quando ha visto che il gatto si stava agitando, mi ha chiesto di rimanere con lui. Nino ha iniziato a piangere – quel pianto – ed era irrequieto: voleva uscire. “I gatti vanno sempre via, lontani da casa, quando sentono la morte vicina”, mi ha detto l’amico di mia madre. Ed è vero: molti dei nostri gatti se ne sono andati e non sono più tornati, senza nemmeno darci la possibilità di dir loro addio. Dunque, Nino stava piangendo, stava faticando a respirare. Mi sono messa a piangere e mi sono tappata le orecchie, senza riuscire a guardare. Cosa avevo paura di vedere? Non volevo vederlo smettere di muoversi. Temevo che da un momento all’altro l’addome macilento avrebbe smesso di sollevarsi con ogni respiro. Ormai era inevitabile che succedesse: non potevo restare a guardare. Me ne sono andata continuando a piangere.
E così, ho perso anche lui.

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 28/11/2017, 20:08     +2   +1   -1




Rubrica:

«La vita con Negative Nancy™»
EP. 1

Quando ti chiedono come stia procedendo l'università, e a te non rimane che ridere, perché stai attraversando un periodo di ricaduta e non tocchi libri da mesi.

giphy

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 30/11/2017, 20:13     +4   +1   -1





«La vita con Negative Nancy™»
EP. 2

Il mio cervello quando si convince che una persona ce l'ha con me, solo perché magari mi ha risposto in maniera più fredda del solito aka come mandare a puttane le relazioni perché mi invento problemi che non ho le energie di affrontare di petto (eg: contattare la persona in questione per sincerarsi che vada tutto bene).

giphy

 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 4/12/2017, 18:31     +3   +1   -1




3665d81c215e0ff926c301f03e392688

Is this the end of Us?

 
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47 replies since 6/7/2017, 07:19   1146 views
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