Date with a Dragon Clouds, Privata.

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view post Posted on 23/8/2017, 22:41
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


I
l primo appuntamento non si scorda mai ma era anche indubbiamente il più sofferente.
Aiden aveva iniziato a prepararsi dalle 17.00 e aveva appuntamento per le 20.00 da Himiko’s Taste. Era partito con il sistemare la lunghezza della barba e poi una bella doccia per apparire belli e profumati, mentre sua sorella Lena sistemava i completi migliori sul letto del fratello.
Una volta uscito dalla doccia, si trasferì nella propria camera dove sua sorella lo attendeva con un sorriso divertito stampato in faccia. «Deve piacerti davvero tanto questa ragazza se addirittura ti sistemi la barba. Io mi depilerei anche quei quattro peli che hai sul petto, anche perché la moda del “il pelo fa macho" è passata. Ora c’è solo l’uomo glabro!» Lo disse in un modo che era palese che lo stesse prendendo in giro.
Lui si fissò lo stesso il petto, coperto da un sottile strato di peli rossicci. Rivolse a Lena una smorfia, infilando i boxer da sotto al telo. «Non una striscia di cera toccherà il mio petto!» grugnì, lanciandole il telo umido in faccia.
Indignata, lei glielo rilanciò addosso. «Pezzo di idiota! Provati quel completo grigio! Sbrigati! Deve arrivare Micheal!»
Solo al sentire il nome del fidanzato di Lena, Aiden represse il vomito e la voglia di menarlo a sangue. Era un tale idiota!
«Ah, Micheal l’Idiota inglese? Porta ancora i capelli leccati a lingua di vacca di lato? È assolutamente ridicolo!» sbottò scocciato mentre si vestiva.
In tutta risposta, Lena gli sistemò il bavera della camicia con uno scatto secco e fece quasi per appenderlo al muro. «Quando avrò visto questa fantomatica ragazza con cui esci, dirò sicuramente qualcosa anch'io, così magari la smetti di fare il protettivo geloso con me.» Poi diede un bacio sulla guancia al suo fratellone e sorrise sospirando. «Passa al blu, che è meglio...»
Sbuffando, Aiden dovette cambiare completo, indossando quello blu e trovando l’approvazione di Lena, andò a sistemarsi i capelli e a darsi il profumo Invictus. Poi, concludendo il tutto con scarpe in pelle e orologio al polso, Aiden era pronto. L’orologio segnò le 19.30 e in preda all’ansia da prestazione, il fulvo fissò la sua destinazione e con determinazione e concentrazione, si smaterializzò in una via sempre deserta poco distante da Himiko’s Taste, per poi farsi quel piccolo tratto fino al ristorante a piedi. Si fermò all’entrata, aspettando con ansia crescente l’arrivo di Daphne.

PS: 175 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5




Modificherò la foto di Aiden appena ho il pc, volendo restare in tema con il contesto.
Chiedo gentilmente a uno Staffer di sistemarmi il titolo, se è possibile appena legge, con questo colore #FFAAAA in corsivo. Thanks! :fru:



Edited by Aiden Wëiss» - 24/8/2017, 10:55
 
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«No, no, no! Non vado a questo appuntamento. Mi-- mi fingerò malata, un malore improvviso...» stava gridando in preda a una crisi isterica da almeno un'ora, Chacolat si era accucciato a terra con le zampe sul muso mentre la signora Griffiths fece capolino da dietro la porta con un'espressione confusa sul volto nel notare tutti i vestiti sparpagliati sul letto.
«Che succede, piccina? Cosa sono tutti questi abiti sparpagliati?»chiese prendendone uno per le spalline e analizzandolo piuttosto confusa.
«Ho un...un... appuntamento... ma nessuno dei miei abiti è adatto» spiegò in preda alla disperazione sedendosi sul letto con le mani fra i capelli. Notò la signora Griffiths uscire dalla stanza di fretta per poi tornare qualche minuto dopo con una scatola in mano. Gliela indicò con la testa facendole cenno di aprirla.
Nel vedere l'abito color malva rimase sconvolta, piacevolmente sconvolta, era bellissimo.
«Per la barba di Merlino! E' meraviglioso! Grazie, grazie, grazie!» saltellò entusiasta per poi abbracciare la vecchietta. Dieci minuti dopo era perfetta per un appuntamento, l'abito - che aveva scoperto essere della signora Griffiths da giovane - le stava d'incanto, i capelli erano sciolti sulle spalle e il trucco impeccabile.
*Ma all'appuntamento non ci voglio andare, Aiden non può farmi sentire così.*
Sospirò guardando il tatuaggio al polso per poi infilarsi i sandali. *Forza Phee, dopo stasera non lo rivedrai più.* Non voleva che fosse così ma non avrebbe permesso che qualcuno si facesse spazio nel suo cuore.
Si smaterializzò nel paraggi del ristorante, camminando giusto qualche minuto, e nel vederlo le si bloccò il respirò. *Cavoletti. Macché, cazzo!*
Si avvicinò sorridendogli e lo salutò dolcemente «Ciao, Aiden.»
*Buffo, no? La stessa frase con cui l'hai salutato l'altro giorno.*
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Aiden Weiss
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M
entre attendeva l’arrivo della dama, Aiden si sistemò spasmodicamente la cravatta e i capelli, temendo di essere in disordine e lui odiava mostrarsi in disordine. L’unico disordine tollerato era quello di prima mattina, dove si svegliava con i capelli schiacciati di lato o tutti sparati per aria.
Controllò spesso l’orario, tirando fuori la mano dalla tasca dei pantaloni ma ancora di Daphne nessuna traccia. Doveva forse tirare fuori il lato Auror e cercarla?
Non verrà! Ti ha giocato, non le interessi!, disse la sua coscienza. O era la bestiolina che in quel momento sembrava in procinto di avere una crisi isterica mista ad un attacco di rabbia per la frustrazione?
Si umettò le labbra e decise che l’avrebbe aspettata anche fino a mezzanotte se fosse servito, finché non vide arrivare una figura dai capelli rossi in un abito color malva. Non impiegò molto a capire che era Daphne, che era finalmente arrivata. Nemmeno si rese conto di avere il viso illuminato dalla gioia di vederla e di averle sorriso con una felicità tipica di chi non vedeva qualcuno da moltissimo tempo ma loro non si vedevano che da pochi giorni. Eppure, per Aiden sembrava essere passata un’eternità.
Si avvicinò a lei a passo timido. «Ciao, Daphne.» Levò le mani dalle tasche dei pantaloni e le prese una mano, sui cui notò un tatuaggio sul polso e fece il gesto del baciamano ma invece che baciarle la mano, avvicinò appena la fronte, per rendere equivalente il gesto, ma senza esagerare. Non sapeva se Daphne approvava quel genere di cavalleria o meno, perciò usò la versione alternativa per non rischiare. «Hai un tatuaggio delizioso. In un certo senso… ti dona! Ma del resto sei già stupenda di tuo!» le disse, osservando il disegno impresso sulla pelle candida e farle i complimenti in modo spontaneo.
Era una chiave quella che aveva sul polso. Si domandò se avesse un significato ma non glielo chiese, non ancora almeno. «Come stai? Hai passato una settimana piacevole?» domandò educatamente.

PS: 175 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5




Edited by Aiden Wëiss» - 24/8/2017, 10:55
 
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Man mano che si avvicinava ad Aiden si sentiva sempre più scomoda in quel vestito, non era abituata ad indossare certi abiti, e soprattutto non era abituata agli appuntamenti, era il primo ed aveva il cuore a mille. *Eri più tranquilla quando i tuoi genitori sono entrati in casa mostrando le zanne.*
Era bellissimo con quel completo blu, i capelli perfettamente ordinati e la barba sistemata, era impeccabile, si sentiva quasi fuori posto. La timidezza con cui si ero avvicinato le aveva quasi fatto tenerezza, e il baciamano l'aveva fatta arrossire.
«Hai un tatuaggio delizioso. In un certo senso… ti dona! Ma del resto sei già stupenda di tuo!» Gli sorrise guardandolo negli occhi, perdendosi completamente nel blu intenso leggermente più scuro del suo.
«Grazie, ti sta bene questo completo» disse gentilmente. *Devi essere fredda...*
«Come stai? Hai passato una settimana piacevole?» Ripensò a quello che aveva passato durante quella settimana, il suo unico pensiero era quell'incontro al parco, come si era sentita con quel ragazzo dai capelli rossi, il dolore allo stomaco, Chocolat che le ricordava come si era buttato in quel cespuglio per recuperarlo.
«Sto bene, settimana monotona. Tu come stai?» spiegò tranquillamente per poi ricambiare con la domanda.
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Aiden Weiss
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L
’aveva fatta arrossire con il suo gesto abbastanza contenuto, ma non osò immaginare come avrebbe reagito se le avesse baciato la mano.
Al complimento di Daphne, Aiden si lasciò sfuggire una risata divertita. «Allora dovresti dire a mia sorella che ha buon gusto. Lo ha scelto lei, con il grigio ero un cretino.» E le sorrise, fissandola negli occhi allo stesso modo, avvicinandosi a lei lentamente. Si fermò di fronte a lei, di appena un passo, per non dover abbassare il capo per guardarla.
Perché non mi hai cercato che magari te l’avrei resa interessante? avrebbe voluto dire ma che invece pensò.
Senza pensarci troppo, Aiden le prese la mano e gliela strinse piano. «Sono stato molto impegnato, ma nulla che mi abbia fatto male...» mormorò. A parte ricevere un pugno tra le costole da un ubriaco mentre ero al pub con i miei fratelli… e all’aver pensato a te tutto il tempo… Quello sì che mi ha fatto male, perché ora non so più chi sono...
Sospirò e si morse un labbro. Avrebbe voluto dirglielo che non aveva fatto altro che pensare a quel giorno al parco, oltre che ad immaginarsi l’appuntamento, a desiderarlo ardentemente. Ma non lo disse, piuttosto le offrì il braccio per scortarla dentro. «Cinese o giapponese? Scegli tu.»

PS: 175 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5


 
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Quel baciamano le aveva fatto capire ancora una volta quanto Aiden ci tenesse alla galanteria, sembrava un uomo d'altri tempi e per un attimo le passò per la mente che fosse tutto un gioco per arrivare a un secondo fine, ma era impossibile, non sarebbe stato da lui fare una cosa del genere. *Non lo conosci nemmeno, non puoi saperlo.*
E invece se lo sentiva dentro che non era quel tipo di persona, si era fidata di lui, e poi non aveva intenzione di continuare a farlo rimanere nella sua vita, non glielo avrebbe permesso.
«Allora dovresti dire a mia sorella che ha buon gusto. Lo ha scelto lei, con il grigio ero un cretino.» Disse avvicinandosi a lei in un modo che trovò decisamente pericoloso per la sua salute mentale, stava impazzendo.
«Lena o Ophelia?»Chiese semplicemente ridacchiando, sorprendendo perfino sé stessa, si ricordava tutto di quel giorno, anche il nome delle sorelle. *Sei fritta, tesoro.*
Sorrise alla sua risposta ma nel vederlo mordersi il labbro aggrottò leggermente le sopracciglia, ritornando alla solita espressione tranquilla in un attimo.
Accetto piuttosto impacciata il braccio per poi soffermarsi a guardarlo qualche attimo di troppo, e nell'accorgersene si dette della stupida mentalmente guardandosi il tatuaggio.
«Giapponese» rispose entusiasta come una bambina al Luna Park.
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Aiden Weiss
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A
cosa stava pensando Daphne? Cosa pensava di lui e dei suoi modi di fare? Lo riteneva un brav’uomo oppure il tipico Casanova?
Aiden aveva mille domande e mille dubbi in testa, era confuso e non sapeva come riprendersi. Lei lo stava mandando in tilt.
«Lena.» rispose, notando con estremo piacere che si ricordava i nomi delle sue sorelline.
Percepì il suo sguardo dopo averla sentita prendergli il braccio e lui le sorrise, sebbene notò che aveva appena abbassato lo sguardo dall'imbarazzo. «Te l’ho già detto che sei bellissima?» mormorò, mordicchiandosi un labbro.
Per un attimo aveva sperato nella zona cinese, ma il desiderio della dama era di tuffarsi nella zona adibita al giapponese, perciò annuì e non apostrofò nulla, nemmeno un grugnito sofferente all’idea di mangiare piatti a base di pesce. Dopo sette anni in cui non aveva fatto altro che mangiare per lo più pesce, Aiden piuttosto si sarebbe fatto strappare gli organi ben volentieri piuttosto che rischiare di vomitare sul piatto.
Entrarono e si diressero nella zona giapponese riservata ai Maghi. «Fa attenzione alla sedia. Diventerà una bellissima testa di drago.» le sussurrò all’orecchio con discrezione. Non voleva che i Babbani sentissero.
Gentilmente si offrì di tenerle la sedia che sarebbe diventata una testa rossa.

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Edited by Aiden Wëiss» - 25/8/2017, 10:47
 
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Era ansiosa, voleva che quella serata durasse più a lungo possibile, era l'ultima volta che lo avrebbe visto perciò non voleva perdersi nemmeno un attimo, voleva godersela e poi accettare di non poter continuare tutto quello.
Al nome della sorella di lui annuì leggermente, era quella con cui abitava perciò capì perfettamente perché l'aveva aiutato, anche se sicuramente a Daphne non importava il colore del suo completo, a lei bastava averlo lì, ma non lo avrebbe mai ammesso, né a sé stessa né a qualcun altro.
«Te l’ho già detto che sei bellissima?» La saliva le si bloccò in gola mentre abbassò lo sguardo, rossa come un peperone.
«Oh...» esclamò sorpresa, se non sconvolta, non sapeva cosa dire, sorrise timidamente senza aggiungere nulla.
Entrarono nel ristorante e si lasciò inebriare dal profumo dei fiori di loto nel fare ingresso nella zona giapponese, si avvicinarono al tavolo e sentire la voce di Aiden così vicina la fece rabbrividire. Accettò volentieri che le tenesse la sedia e appena ci si sedette notò che ciò che aveva detto era vero, le scappò una risatina.
«Questo posto è magnifico» mormorò guardandosi attorno. *E anche tu.*
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iden non poté fare a meno di sorridere, un misto tra soddisfazione, divertimento e tenerezza nel vederla arrossire al suo complimento. Si morse ancora il labbro. Era dannatamente bella anche quando arrossiva imbarazzata e avrebbe tanto voluto appoggiare il palmo della mano su una delle sue guance rosse per sentire se emanavano calore tanto quanto succedeva a lui quando arrossiva.
Su molte cose quei due si assomigliavano, sembravano la versione di sesso opposto l’uno dell’altra e la cosa non sapeva se spaventarsi o compiacersi.
«Chissà quanti uomini te l’hanno detto prima di me...» scherzò, con un ghignetto malizioso. Non che lo fosse di natura, ma voleva scherzarci su per allentare l’imbarazzo che le aveva scatenato.
Si rese conto - ma non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ben che mai a sé stesso - che si sentì un po’ geloso nel pensare che qualcun altro potesse averle detto una cosa simile.
L’ambiente era veramente magico, tanto quando quello strano duo dai capelli rossi. Ma era senza dubbio stupendo e Aiden fu soddisfatto nell’aver scelto bene il posto per il suo primo appuntamento.
Si tolse la giacca, restando in camicia e cravatta, per poi sedersi di fronte a lei. «Sei la prima donna che porto qui...» ammise. «Anzi, la prima in assoluto con cui sia uscito. Non che non abbia frequentato delle ragazze ai tempi della scuola, ma erano semplici uscite per una Burrobirra, niente di così importante da essere definito come vero e proprio appuntamento.» E nell’accorgersi di averle confessato una tale cosa, si mise una mano in faccia per la vergogna. «Oddio, scusami, cosa vado dicendo...» Emise una risatina colma d’imbarazzo.

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«Chissà quanti uomini te l’hanno detto prima di me...» Sebbene l'avesse detto con un tono scherzoso non riuscì a sorridere, nessuno le aveva mai detto di essere bella, non lo pensava nemmeno lei. *Bella, sì, come no.*
«In verità no, sei il primo, e ti ringrazio» disse dolcemente guardandolo negli occhi. Era a suo agio con lui anche in quel momento, com'era possibile?
«Sei la prima donna che porto qui... Anzi, la prima in assoluto con cui sia uscito. Non che non abbia frequentato delle ragazze ai tempi della scuola, ma erano semplici uscite per una Burrobirra, niente di così importante da essere definito come vero e proprio appuntamento.» Rimase piuttosto sconvolta nel sapere che era anche il suo primo appuntamento ma nel vederlo mettersi una mano in faccia per l'imbarazzo scoppiò a ridere.
Non era convinta che fosse vero ma si fidava abbastanza da convincersene dopo qualche attimo, gli prese la mano per tranquillizzarlo, aveva deciso che si sarebbe goduta quella serata come un appuntamento normale e poi l'avrebbe lasciato andare.
«In fatto di appuntamenti ho la tua stessa esperienza, niente appuntamenti fino ad oggi» disse sorridendogli leggermente.
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Aiden Weiss
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R
imase sbalordito nell’apprendere che era la prima persona che le faceva un complimento simile. Erano stati tutti così ciechi da non vedere quanto Daphne fosse così bella da essere paragonata ad una Dea?
Una Dea? Diamine, ma cosa vado a pensare? Sono così cotto di lei da vederla come una Dea? Devo essere impazzito! pensò mentre la bestiolina che aveva nel petto miagolò con orgoglio per quel primo posto sul podio.
La mano di Daphne si posò sulla sua, consapevole che lo stava facendo per alleviare l’imbarazzo che lo aveva pervaso. Quel contatto fu la sua condanna, sentiva il cuore battergli all’impazzata, come un tamburo, dettando una marcia di guerra di cui i soldati erano i suoi sentimenti che andavano crescendo di pari passo.
Quanto altro potere poteva esercitare Daphne sul povero Aiden?
Il giovane uomo posò una mano su quella di lei e le regalò un sorriso. L’aveva addirittura fatta ridere, come poteva fargli tutto ciò con una risata simile? Aiden la adorava! L’avrebbe ascoltata a ripetizione per l’eternità ma non poteva farla ridere in eterno o Daphne sarebbe morta.
«Quindi siamo entrambi due novellini, miss Daphne.» esordì con divertimento. «Per lo meno abbiamo rotto il ghiaccio senza problemi e senza nemmeno accorgercene.» Con un dito prese a sfiorarle la pelle, quasi sensualmente, senza un disegno ben definito. Si lasciò guidare dal caso. «Guardiamo il menù?» disse, fissando l’elenco del menù giapponese che aveva sotto al naso.
Si fece pensoso. Non voleva mangiare troppe cose con del pesce, dopo sette anni di alimentazione basata di pesce ne aveva abbastanza, avrebbe fatto lo sciopero della fame piuttosto o avrebbe sicuramente vomitato.

PS: 175 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5




Attendiamo chi di dovere per ordinare? :fru:
 
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«Zhè bùshì rènhé yītiān, nǐ zhīdào de hěn hǎo!»
Nan non si era mai sentita così indispettita in tutta la sua giovane vita da venticinquenne. L'espressione furiosa ad un tratto, l'indice della mano destra rivolto verso il suo stupido interlocutore di fronte, un vassoio di tempura di pollo sghignazzante nell'altro palmo libero, una ciocca di capelli color dell'inchiostro sfuggita al classico ordine cui l'acconciatura intera era quotidianamente sottoposta, tutto quello e tanto altro ancora andava a rifinire una descrizione non propriamente allegra di quel momento. Sbuffò per l'ennesima volta, utilizzando la sua lingua madre per rispondere per bene, senza giri di parole né difficoltà di chiarezza per via dell'ostico Inglese, all'altro cameriere la cui targhetta appuntata sulla divisa carbone ad altezza petto ne identificava il nome con "Jiqui". Come poteva essere così maledettamente superficiale? Per quale assurdo motivo non era ancora stato in grado di afferrare una stilla di coraggio e farsi avanti, una sola volta e per sempre? L'appuntamento previsto tra i due quella sera era sfumato. Di nuovo, tanto per cambiare. Quando Jiqui aveva cercato una scusa labile, una tra tante, per Nan era stata la conferma ultima ed irreversibile di quanto quella relazione potesse ormai essere definita come vana. Forse per Jiqui lei non era abbastanza, forse una cameriera non era abbastanza per un cameriere che sognava di tornare in terra natia, in Oriente, con un bel gruzzolo da parte, alla ricerca e la scoperta degli antichi misteri di Nanchino, l'antica Capitale del Sud della Cina. Non avrebbe saputo dirlo con certezza, con ogni probabilità - si disse - non avrebbe sprecato più di una manciata di minuti per rendere propria, ancora e ancora, quella rabbia repressa mista a risentimento allo stato puro. Mise a tacere la tempura destinata al tavolo contrassegnato con il numero cinque, scuotendo il piatto con tale vigore da far schizzare via qualche gocciolina di salsa agrodolce direttamente sul pavimento. *Pulirà Jiqui*, pensò con una punta di vendetta che apprezzò più del previsto. Girò sui tacchi, pensando all'epilogo già triste, anche sbagliato, di quel giorno. Era il suo venticinquesimo compleanno, festeggiava sul posto di lavoro; aveva una cena in programma per quella stessa sera, ma Jiqui aveva rimandato tutto. Peggio ancora, Jiqui si era dimenticato di farle addirittura gli auguri.

KMpmtDz
Nan non impiegò molto per riprendersi totalmente. Aveva ultimato la consegna della tempura, pentendosi di non essere stata cordiale con i clienti serviti, come suo solito; né lo era stata, ma poco importava, con la tempura stessa. Odiava quella risatina a stento trattenuta, quello sghignazzare divertito che soltanto la salsa agrodolce avrebbe potuto concedere al piatto vero e proprio. Come potevano gli acquirenti mangiare una tempura quasi parlante, almeno per finzione ma pur sempre all'apparenza, per Nan continuava ad essere un mistero. Il ristorante in cui aveva scelto di lavorare era molto in voga, Londra era una miniera d'oro per gli affari; per quanto fosse in buoni rapporti con il proprietario, il signor Himiko, la bella Nan sapeva di certo che nulla di quel locale potesse anche solo immaginare di reggere il confronto con i luoghi artistici, culinari, sorprendenti della sua nazione d'origine. Il suo paese, la Cina, trasudava magia senza freni di alcun genere; un'imitazione come quella del pub inglese in questione, seppur soddisfacente, restava sempre e soltanto un'imitazione. Si premurò di stamparsi un sorriso in volto, ben delineato, rinnegando per i successivi momenti ogni preoccupazione, risentimento e triste pensiero; non era il caso di essere poco cordiale nei confronti dei clienti, non meritavano un simile trattamento per colpa dei suoi turbamenti emotivi. E soprattutto, Nan necessitava quel lavoro per poter tornare in Cina e far partire l'attività culinaria cui da tempo aveva rivolto le sue più grandi speranze. Si avvicinò ad un tavolo nel reparto giapponese, occupato da una coppia molto affascinante, in apparente affinità l'uno verso l'altra. *Questi potremmo essere noi, Jiqui, se solo volessi*, si disse tra sé e sé, mentre con un sospiro che le parve eterno riusciva nuovamente a tornare con i piedi per terra. I menù erano già sul tavolo, aveva atteso per farli leggere senza fretta, ma prima di parlare ai due clienti, sollevò la mano destra ad altezza bocca e vi soffiò sopra. Improvvisamente, dal palmo vuoto fino ad un istante prima apparve una polvere rossa, color del fuoco, che Nan soffiò via in un turbine di scintille, al pari di un braciere con tizzoni ormai spenti. La polvere si riversò sulle sedie occupate dalla coppia e i Draghi già trasfigurati dalle postazioni si appisolarono con un verso basso e profondo, simile ad un ringhio: le ampie teste comode, imbottite da tessuto morbido e soffice, penzolarono sospese di poco da terra e ai due clienti parve ad un tratto di volteggiare attorno al tavolo, senza che le sedie incantate si spostassero chissà dove. Nan sorrise, finalmente.
«Jiù gòule, xiāofáng lóng!»
L'accento armonioso, tipico del Sud della Cina per l'ascoltatore attento ed esperto. Un comando semplice, un invito alle Teste di Drago di stare a bada, senza creare problemi. Parlò poi in Inglese alla coppia, limpida e scorrevole, i suoni della sua lingua melodiosa che si intrecciavano a quelli della Gran Bretagna in nuove parole e forme. «Così i Draghi non disturberanno.» Indicò i lunghi baffi delle creature animate, puramente decorative e non reali. «Benvenuti da Himiko's Taste! Cosa posso portarvi?»

东方的魔力是现在的魔力
 
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Sembrava piuttosto sorpreso di sapere di essere il primo a dirle che era bella, e un po' ci si sentiva bella se era lui a dirglielo.
Sentire la sua mano sulla sua e il suo pollice che disegnava disegnini irregolare sulla pelle la fece rabbrividire, e sorridere come se fosse cotta a puntino. *Phee, riprenditi*
«Guardiamo il menù?» Si risvegliò dal suo stato di trance alla frase di Aiden, scosse impercettibilmente la testa e annuì prendendo in mano il foglio per decidere cosa ordinare.
Era stata in Asia, visitando sia il Giappone che in Cina, aveva scoperta la bellezza di quelle culture e aveva assaggiato i cibi tipici, un po' gli mancava girare per il mondo, seppur fuggendo, ma in fondo aveva finalmente trovato il suo posto, la sua seconda casa.
Si avvicinò al loro tavolo una giovane cameriera che con una polverina fece appisolare i draghi su cui erano seduti aggiungendo una frase in cinese che però Daphne non riuscì a tradurre.
«Benvenuti da Himiko's Taste! Cosa posso portarvi?» chiese la giovane ragazza.
«Per me una porzione di Ramen in brodo di carne, grazie» disse gentilmente sorridendo alla cameriera.
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l menù giapponese era ricco di opportunità, doveva solo evitare quelli con il pesce o avrebbe affrontato il resto della serata al bagno a vomitare, poi non sarebbe stato più un appuntamento con una bella ragazza ma con la tavoletta del cesso.
Aiden non diede segno di voler lasciare la mano di Daphne, era tranquillo e rilassato nel accarezzargliela in quel modo, e benché non fosse abituato a simili effusioni, la cosa gli piaceva.
Si morse l’interno della guancia mentre pensava su cosa prendere, quando fece il suo ingresso la cameriera, che lui salutò prontamente con un inchino del capo. Eppure volse lo sguardo verso Daphne, incredulo, nel vederla ordinare solamente una cosa. Forse si vergognava? Forse aveva immaginato in anticipo che avrebbe offerto tutto lui e non voleva azzardarsi a prendere troppe cose?
Le labbra di Aiden si dipinsero in un sorriso furbo, per nulla toccato da quella titubanza e deciso a porvi rimedio lui stesso. Riportò la sua attenzione alla cameriera, tenendo sotto mano il menù. «Vediamo di riempirci bene lo stomaco. Facciamo… Due porzioni di Kamaboko, un Ramen anche per me, Quattro porzioni di Okonomiyaki di cui due a base di carne e le altre due di pesce, due porzioni di Tamagoyaki e, se è possibile, due porzioni del piatto della casa.» Fece un occhiolino d’intesa alla cameriera, sperando in qualcosa di veramente superbo, considerando che aveva anche ordinato cose di pesce per Daphne. Non voleva di certo farle mangiare un semplice Ramen. «E per finire quattro porzioni di Mochi. Tutto sul mio conto per favore.»
Gli occhi blu intenso di Aiden si posarono su Daphne e le sorrise con dolcezza. «Non fare complimenti nel mangiare quanto vuoi.»


PS: 176 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5





Ricapitolone finale (e totale):

2x Kamaboko
2 x Ramen
4 x Okonomiyaki di cui due a base di carne e le altre due di pesce
2 x Tamagoyaki
2x piatto della casa.
4 x Mochi

Tutto sul mio conto, grazie :fru:

 
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view post Posted on 29/8/2017, 09:15
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Non si era nemmeno accorta che Aiden le stava ancora accarezzando la mano con il pollice, le sembrava qualcosa di naturale, come se non fosse un ragazzo conosciuto solo qualche giorno prima bensì qualcuno che conosceva da sempre. Si sentiva completamente a suo agio.
Sembrò rimanerci di sasso quando Daphne ordinò solo una porzione di Ramen, ma avendo capito quanto ci tenesse alla galanteria aveva preventivamente capito che avrebbe voluto pagare lui tutta la cena, non voleva certo farlo pagare troppo.
Nel sentirlo ordinare così tante cose rimase stupita «Vediamo di riempirci bene lo stomaco. Facciamo… Due porzioni di Kamaboko, un Ramen anche per me, Quattro porzioni di Okonomiyaki di cui due a base di carne e le altre due di pesce, due porzioni di Tamagoyaki e, se è possibile, due porzioni del piatto della casa. E per finire quattro porzioni di Mochi. Tutto sul mio conto per favore.»
L'occhiolino che aveva fatto alla cameriera le aveva provocato una morsa allo stomaco, era molto carina, ma non aveva motivo di essere gelosa, perciò sorrise semplicemente. *Gelosa? Perché?*
«Non fare complimenti nel mangiare quanto vuoi.» Ridacchiò leggermente, era terribilmente gentile, l'aveva colpita fin da subito ma non poteva permettere che si inoltrasse nel suo cuore passo dopo passo, lei non era debole.
«Avevi molta fame, noto» esclamò ridendo per poi stamparsi un sorrisino furbo sul volto. Aveva capito perfettamente il suo gioco. *Ma almeno gli piaccio?*
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