Due terzi di rabbia ed un terzo di rum, Per Astaroth

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 16/11/2017, 13:29
Avatar

Group:
Negoziante
Posts:
441

Status:


bottletears

Aveva raggiunto le prime case di Hogsmeade, ma non era affatto più serena di quando si era avviata. In compenso, ormai era buio e cominciavano a farle male i piedi. Avrebbe potuto smaterializzarsi direttamente dal cimitero, ma poi? Andare a rintanarsi in una stanza di qualche locanda, da sola, a rimuginare?
Jules era andata a stare da sua sorella, in Galles. Rigel era tornato dalla famiglia che si era costruito a Lipsia. Shedir in Norvegia dai suoi draghi. Marcail era ripartita verso Genova prima ancora che il funerale fosse finito, per un lavoro irrimandabile. Hermes si era congedato per ultimo, ma anche lui era dovuto rientrare in Cile per riprendere gli scavi.
Ciascuno le aveva offerto compagnia e ospitalità, ma Elizabeth aveva declinato: era un momento terribile per tutti, meglio risparmiare loro la propria confusa, abbattuta e furiosa compagnia. Li aveva rassicurati – "Con tutte le locande che ci sono, certo che troverò dove dormire. Ma no, starò bene, sono talmente stanca che dormirò per due giorni. D'accordo, se ne sentirò il bisogno vi raggiungerò. Sì, promesso." -, ma la verità era che non sapeva dove sbattere la testa. Tornare a piedi verso il villaggio, aveva pensato, forse l'avrebbe stancata abbastanza da permetterle di addormentarsi appena raggiunto un qualsiasi letto. Era chiaro che non fosse un granché, come piano, ma era l'unico che aveva saputo elaborare. E si stava rivelando un completo fallimento.
Le si formò una lacrima all'angolo dell'occhio sinistro e lei non se ne curò, lasciò che scivolasse lungo lo zigomo, che superasse la mandibola e seguisse la linea del collo fino a perdersi tra le pieghe della sciarpa. La seconda, invece, l'asciugò in un gesto rabbioso con il dorso della mano destra. Tirò su col naso e batté più volte le palpebre.
Era arrivata sulla strada principale di Hogsmeade, ma ancora non se la sentiva di fermarsi.
Svoltò a sinistra, poi due volte a destra, due a sinistra, di nuovo a destra e si trovò davanti un muro di mattoni. Strinse i pugni. Ecco, fine della fuga.
Abbassò lo sguardo: ai suoi piedi una bottiglia abbandonata spiccava sul grigio polveroso della strada.
Elizabeth corrugò la fronte, strinse le labbra. Le sue narici si dilatarono visibilmente.
Caricò all'indietro il piede destro e colpì di punta la bottiglia, che disegnò un arco nell'aria e andò a frantumarsi sul muro.
Fissò i cocci per qualche istante, il respiro accelerato e le braccia rigide lungo il corpo. Poi estrasse la bacchetta: «Reparo. Accio.»
La bottiglia, di nuovo integra, raggiunse docilmente la mano libera di Elizabeth.
Era in vetro verde scuro, senza nessuna etichetta. Elizabeth se la rigirò tra le mani, afferrandola per il collo. Strinse la presa, piegò il braccio sopra la testa e scagliò l'oggetto davanti a sé, riducendolo una seconda volta in pezzi sparsi in fondo al vicolo.
«Reparo. Accio.»
Non esitò: lasciò la presa e prima che la bottiglia toccasse terra la colpì con il piede sinistro, mandandola a infrangersi per la terza volta sul muro.

 
Top
Astaroth Morgenstern
view post Posted on 26/11/2017, 11:30




6J8zvmS


Era una piovosa giornata novembrina, di quelle che Astaroth avrebbe volentieri passato a casa, con un boccale di vin brûlé e un romanzetto rosa da quattro zellini, di fronte al fuoco scoppiettante del caminetto. Invece eccola lì, al lavoro. Il pub era stranamente vuoto: di solito le giornate come quella attiravano all'interno del locale Maghi e Streghe desiderosi di bere qualcosa di caldo e stare all'asciutto, tra una compera e l’altra. Erano trascorsi pochi giorni da Halloween – il ricordo della festa illuminò per un istante il volto di Astaroth – e il clima natalizio si era prepotentemente stabilito nel villaggio. Alla comunità magica piaceva prendersi d’anticipo con i regali, e Hogsmeade ospitava un assortimento di negozi in grado di soddisfare qualsiasi desiderio: le decorazioni spettrali di Halloween erano state prontamente sostituite da alberi addobbati, casette di pan di zenzero, bastoncini di zucchero e pupazzi di neve magici che non si scioglievano e cantavano jingles festivi.
Inoltre, essendo una giornata feriale, non aveva nemmeno l’impiccio degli studentelli di Hogwarts, delle loro Burrobirre stucchevoli e della loro incapacità di parlare con un tono di voce normale.
Sbadigliò. La testa appoggiata sul palmo della mano sinistra, i gomiti sul bancone, la Strega guardava pigramente verso i tavoli, nella speranza che qualche cliente richiedesse la sua attenzione distogliendola dalla noia che la stava divorando. Tamburellava con le dita sulla superficie lucida del bancone, al ritmo di una canzone che da un po’ di tempo si era ritrovata a canticchiare, senza però riuscire a identificare. Aggrottò la fronte e sbuffò; avrebbe volentieri appoggiato la testa sul bancone, e con tutta probabilità si sarebbe addormentata dopo qualche istante. Sbadigliò ancora, attraversando con lo sguardo la testa di un cliente senza vederlo davvero.
«Astaroth?» La donna trasalì e raddrizzò la schiena; si voltò con un sorriso verso il collega che le aveva rivolto la parola. «Rosmerta ci ha dato il resto del pomeriggio libero» le disse. L’uomo indossava già sciarpa e mantello, e stava guardando l’orologio al polso con una certa insistenza.
«Hai un appuntamento?» gli chiese maliziosa. Appoggiata con un gomito al bancone e con l’altra mano sul fianco, Astaroth cercava lo sguardo del collega; l’uomo si schiarì la gola e allentò appena la sciarpa che portava al collo. «Vuoi farmi ingelosire?» gli chiese, chinando la testa di lato e facendo sporgere il labbro inferiore in un broncio poco credibile. Si stava decisamente annoiando.
L’uomo ignorò la provocazione ed evitò il suo sguardo, limitandosi a dire: «Porta via la spazzatura prima di andare via», poi si Smaterializzò fuori dal pub. Astaroth guardò il punto dove fino a pochi istanti prima si trovava il suo collega con un sorriso. Sospirò e si diresse verso la cucina.
Pochi minuti dopo, la Strega, dopo essersi assicurata protezione dalla pioggia con un Impervius, si stava dirigendo verso il retro del pub, con i sacchi dei rifiuti che levitavano alle sue spalle. Era così assorta nei propri pensieri – la prospettiva di un bagno caldo e di un Wishkey Incendiario liscio – che ci mise un po’ ad accorgersi del rumore di vetro infranto che proveniva dal vicolo dove di solito ammassavano la spazzatura. Svoltò l’angolo e rimase interdetta.
Vide una Strega vestita di nero – ad eccezione degli anfibi marroni: l’accostamento discutibile le fece sollevare le sopracciglia – ricomporre una bottiglia di vetro con la bacchetta e ricalciarla con la punta del piede. Si chiese da quanto tempo andasse avanti quel giochino e, se non avesse visto l’espressione sul volto della donna, avrebbe creduto che si trattasse di un’ubriacona in cerca di guai. Ma no, quell'espressione le era fin troppo famigliare; con la bacchetta Astaroth ordinò ai sacchi di spazzatura di sistemarsi accanto agli altri, poco distanti dalla sconosciuta.
Avrebbe potuto andarsene, lasciarla lì da sola, ed effettivamente era quello che stava per fare prima che un ricordo riaffiorasse: una giovane donna dai tratti singolarmente interessanti, vestita di rosso. Possibile che si trattasse della stessa persona? Astaroth non era brava con nomi e facce, ma ricordava che la propria attenzione era stata, seppur brevemente, catturata da una sensazione famigliare trasmessale dalla misteriosa sconosciuta: il desiderio di annegare in un bicchiere e di lasciare che il mondo attorno a sé sfumi in un incendio alcolico.
«Ho un’idea migliore» le disse, muovendo qualche passo nella sua direzione. Cercò di stamparsi sulle labbra un sorriso rassicurante, ma qualcosa la turbava profondamente nel quadro che si stava svolgendo sotto al suo sguardo. Il suo istinto e la sua stessa indole le dicevano di scappare, di andare a casa; eppure continuò a parlare. «Potresti svuotare una bottiglia invece di spaccarla. Per mia esperienza, può essere molto più catartico».

 
Top
view post Posted on 8/1/2018, 14:35
Avatar

Group:
Negoziante
Posts:
441

Status:


bottletears

«Ho un'idea migliore»
Elizabeth trasalì. Che stupida, era tanto assorta in quell'inutile sfogo da non accorgersi di non essere più sola.
Stupida e incosciente.
Elizabeth si voltò, la bacchetta puntata contro quella voce femminile prima ancora che lo sguardo ne avesse inquadrato la proprietaria.
Fu un attimo, solo un istante con la bacchetta spianata davanti a sé e la mandibola contratta, un Expelliarmus già sulla punta della lingua, poi Elizabeth riconobbe la strega che le stava di fronte. L'aveva incontrata una volta sola, in un contesto diverso, come diversi erano l'abito, il trucco, l'acconciatura, ma la bellezza di quella donna era inconfondibile. A ben pensarci, a mente lucida avrebbe probabilmente riconosciuto anche il timbro caldo della voce.
Prima che la barista del Tre Manici Di Scopa avesse completato il primo passo, Elizabeth aveva già lasciato ricadere il braccio armato lungo il corpo e aveva abbandonato la posa di guardia. Ritta in piedi, le gambe leggermente divaricate, osservò la donna che le si avvicinava sorridente.
Era un sorriso diverso da quello che aveva ammirato la notte di Halloween: quello era stato un sorriso trasudante sicurezza, caldo, accogliente, pieno della vanità di chi sa di potersela concedere.
Questo, invece, era un sorriso reticente, animato senza dubbio dalle migliori intenzioni ma inasprito da una nota di... Elizabeth agrottò le sopracciglia. Cos'era, paura? L'aveva forse spaventata quando aveva sollevato la bacchetta contro di lei? Magari credeva che fosse ubriaca fradicia o mentalmente instabile o entrambe le cose e pronta ad attaccarla da un momento all'altro.
Prima che potesse pensare a cosa dire o fare per rassicurare la strega, questa proseguì: «Potresti svuotare una bottiglia invece di spaccarla. Per mia esperienza, può essere molto più catartico»
No, chiaramente non era Elizabeth a spaventarla e tanto meno la prospettiva di un'Elizabeth alcolizzata.
«Ne ho svuotata ben più di una ultimamente.» replicò senza cambiare espressione. Si rendeva conto che sarebbe stato opportuno sorridere a propria volta, ma tale consapevolezza non sembrava capace di evolversi in un'intenzione concreta. «Per un po' ha funzionato come anestesia, ma niente catarsi.» Mosse a propria volta un paio di passi verso la propria interlocutrice. «Così ho provato a cambiare metodo, ma temo che anche questo non sia troppo efficace.» Finalmente riuscì a spremere dal proprio volto sfatto un accenno di sorriso: «Scusa per i vetri, non intendevo creare problemi.» Con una mezza rotazione del busto, puntò la bacchetta contro i cocci in fondo al vicolo e riparò un'ultima volta la bottiglia, per poi spostarla dolcemente sul mucchio di spazzatura poco distante.

 
Top
Astaroth Morgenstern
view post Posted on 10/3/2018, 14:23




6J8zvmS


L’espressione di Astaroth si addolcì quando udì la candida ammissione della donna: «Ne ho svuotata ben più di una ultimamente.» Poi, un po’ alla volta, comprese. I vestiti neri, il viso smunto, sciupato, il sorriso tirato, dettato unicamente dalle circostanze.
I contorni del viso della sconosciuta iniziarono a sfuocarsi sotto lo sguardo di Astaroth, che, dal canto suo, si fece vitreo. La pioggia, le bottiglie di vetro, il fango, gli anfibi marroni scomparvero, dileguandosi per lasciare spazio a quattro pareti completamente bianche. La figura nerovestita, in cambio, riprese concretezza e tornò ad assumere un aspetto solido e reale, ma qualcosa, rispetto a prima, era cambiato. I capelli castani ora erano mogano; il viso squadrato si era smussato in un ovale perfetto, mantenendo però il colorito cereo; gli occhi marroni divennero verdi.
La Strega batté le palpebre un paio di volte. Era di nuovo nel vicolo dietro ai Tre Manici. La sconosciuta, però, aveva mosso qualche passo nella sua direzione. Astaroth ricambiò il sorriso della donna, un gesto automatico, una risposta meccanica: una parte della sua mente pareva essere rimasta bloccata nei ricordi.
«Oh, figurati» la rassicurò; la sua stessa voce le arrivò estranea. «Nella peggiore delle ipotesi, potresti aver disturbato solo le bisce che ci sono da queste parti» commentò sovrappensiero, poi, dopo aver riascoltato mentalmente le parole pronunciate, aggrottò la fronte. «Forse, non proprio da queste parti» aggiunse. Cercò di mettere a fuoco un ricordo recente.
Nieve era venuta a trovarla, un pomeriggio, dopo il lavoro, per chiederle un consiglio. Astaroth le stava impartendo una lectio magistralis di seduzione, quando, ad un certo punto, la ragazza si era fiondata fuori dal pub di corsa, senza darle una spiegazione; dieci minuti dopo, aveva fatto ritorno con un flauto in mano: la sua protetta aveva trasfigurato una biscia nello strumento musicale, e aveva iniziato a suonarlo, sotto lo sguardo incredulo della donna.
Nieve tendeva a prendere un po’ troppo alla lettera certe allusioni della maestra, ma Astaroth, in ogni caso, apprezzava l’impegno e la creatività. In quel momento, si pentì, in ogni caso, di non averle chiesto dove diavolo avesse trovato una biscia. Sarebbe stato un argomento di conversazione interessante.
Alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo e, istintivamente, si strinse di più nel mantello, sfregandosi le braccia per scaldarsi. La pioggerella era costante e, per quanto leggera, penetrava nelle ossa, umida e ghiacciata. La prospettiva di un bagno caldo allettava più di ogni altra cosa la barista. Astaroth si morsicò appena il labbro inferiore, titubante. Riportò lo sguardo sul volto della donna e, prima che potesse ripensarci, le disse:
«Bisce o non bisce, sommare il raffreddore alla tristezza non è la migliore delle strategie.» Si guardò la punta degli stivaletti e storse il naso alla vista del fango che era schizzato sulla pelle nera. «Propongo di entrare» disse. E, senza aspettare risposta, si voltò verso l’uscita del vicolo, da dove era arrivata. Proseguì: «Rosmerta ha ordinato, su mio suggerimento,» ci tenne a precisare «un nuovo rum.» Sollevò il mantello per non rischiare di sporcarne l’orlo. «Scende giù che è una meraviglia e, con questo tempo, riesce persino a farti dimenticare il freddo.»
Di fronte all’ingresso del pub, la pesante porta di legno bagnata dalla pioggia, la donna fece un respiro profondo; dentro avrebbero trovato caldo, nessuna compagnia indesiderata e il migliore rum che si potesse reperire in Gran Bretagna. Spinse la porta con la punta delle dita ed entrò nel locale. Si voltò, finalmente, verso le proprie spalle, continuando a tenere la porta aperta. Sorrise.

 
Top
view post Posted on 16/3/2018, 02:03
Avatar

Group:
Negoziante
Posts:
441

Status:


bottletears

La confusa uscita sulle bisce strappò ad Elizabeth un sorriso più sincero dei precedenti e più spontaneo di quanto avrebbe creduto di poter produrre quella sera.
«Non si può proprio dire che siano fauna locale, effettivamente.» confermò. «Eppure» proseguì, astraendosi nelle proprie riflessioni come già poco prima aveva fatto la sua interlocutrice, «quando vivevo qui mi è capitato di trovarne qualcuna.»
Una lacrima inaspettata le sfuggì dall'occhio sinistro, sospinta dai ricordi che le affollavano la mente. Ricordi sulle bisce, un argomento per il quale mai avrebbe pensato di poter piangere. Innocui serpentelli che più di una volta erano stati protagonisti di splendidi scherzi e in qualche occasione complici di furti più o meno riusciti. Testimoni, nel loro strisciante piccolo, di un passato ormai irrecuperabile.
Asciugò quella stilla indesiderata fingendo di grattarsi la guancia e fu lieta che l'affascinante barista avesse deciso di cambiare argomento, richiamando l'attenzione di Elizabeth su di sé e impedendole, almeno per il momento, di scoppiare in lacrime. Riuscì persino a strapparle un secondo, piccolo sorriso con la smorfia riservata alle poche gocce di fango che avevano osato toccarle le scarpe. Elizabeth abbassò lo sguardo sui propri anfibi, imbrattati da ben più di qualche schizzo, e distratta da quel piccolo confronto si incamminò, quasi sovrappensiero, accettando implicitamente l'invito.
«Sembra invitante.» rispose dopo qualche passo. «Rum e un posto asciutto dove berlo, non potrei chiedere di meglio.»
Entrò nel pub, con un cenno di ringraziamento alla donna che le teneva aperta la pesante porta di legno. Prima di addentrarsi nel locale, estrasse la bacchetta e la puntò verso i propri piedi, per poi disegnare nell'aria un'approssimativa spirale: «Arefacio». Ripeté l'operazione un paio di volte, per asciugare un minimo anche i vestiti ed evitare di sgocciolare in giro, e finalmente tornò a voltarsi verso la barista, incrociandone lo sguardo: «Ci siamo già incontrate, comunque: ero qui l'altra sera, alla festa. Non sono rimasta molto, ma ho avuto modo di apprezzare i tuoi cocktail.»

 
Top
Astaroth Morgenstern
view post Posted on 22/4/2018, 09:07




6J8zvmS


Astaroth imitò la sconosciuta: asciugò con un movimento della bacchetta i propri vestiti inumiditi dalla pioggia e, soprattutto, le scarpe. Poi si tolse il mantello e, con un altro gesto del polso destro, lo spedì verso l’appendiabiti, prima di voltarsi nuovamente verso la donna. Accolse con un sorriso la sua rivelazione e il complimento che ne seguì.
«Ora che me lo fai notare, mi sembrava che tu avessi un’aria famigliare» disse, socchiudendo gli occhi; poggiò l’indice della mano destra sulle labbra. Astaroth non era brava a ricordarsi volti e nomi: era troppo assorbita da se stessa per prestare attenzione a quanto – e a chi – la circondasse. Però, la donna che ora le stava di fronte aveva un bel volto – leggermente emaciato, al punto che la pelle sembrava tesa sugli zigomi alti e sulla mascella quadrata – e un modo di fare a cui non era abituata: schietta e non affettata, la donna dava l’impressione di non avere alcun desiderio di compiacere il prossimo. Aprì gli occhi e un sorriso soddisfatto le si dipinse sul volto; puntò l’indice verso la sconosciuta. «Vestito rosso e desiderio di diventare invisibile» disse, scandendo ogni parola con un movimento del polso, come un direttore d’orchestra. Infine, abbassò la mano e gliela tese: «Io sono Astaroth, comunque.»
Si diresse verso il bancone; il rumore dei suoi tacchi sul pavimento di pietra riecheggiò, ritmico, nel locale vuoto. Una volta lì, si piegò sulle ginocchia e iniziò ad aprire, uno ad uno, gli sportelli delle dispense dove erano riposte le scorte, finché non trovò quello che cercava: la bottiglia di rum che il nuovo fornitore aveva regalato a Rosmerta. Astaroth aveva adocchiato, nei giorni precedenti, il ricco bottino: sapeva che la proprietaria dei Tre Manici non ne avrebbe sentito la mancanza, perciò attendeva la giusta occasione per intascarsi quanto riteneva che le spettasse. La paga non era delle migliori, ed era fin troppo qualificata per quel lavoro: era giusto che si prendesse qualche piccolo extra, dal momento che non le veniva dato spontaneamente. Finalmente le sue dita si strinsero attorno ad una bottiglia di vetro trasparente, dall’aspetto anonimo; la Strega sorrise.
«Et voilà» disse trionfante. Con la bottiglia in mano, Astaroth diede le spalle alla Strega per prendere i bicchieri e, senza guardarla, le disse: «Siediti pure dove preferisci: come vedi, non c’è nessuno.» Appoggiò il rum su un vassoio; in risposta ad un movimento della bacchetta di Astaroth, due tumbler classici si staccarono dalla cima della piramide dove erano risposti e affiancarono la bottiglia. La Strega, poi, fece sì che il vassoio la seguisse, levitando a qualche passo di distanza, mentre lei si dirigeva verso il posto che la sconosciuta aveva scelto.
Quando raggiunse la donna, Astaroth ordinò al vassoio di appoggiarsi lentamente sulla superficie piana più vicina. La Strega, allora, afferrò la bottiglia e tolse il tappo di sughero con cui era stata sigillata, svitandolo lentamente. Infine, senza proferire parola, riempì i due bicchieri fino all'orlo. Solo quando si ritenne soddisfatta, sorrise. Pregustava già il gusto del liquore che aveva a malapena assaggiato, quando aveva accompagnato Rosmerta in distilleria. Ma era bastato un solo sorso perché le due donne si scambiassero uno sguardo d’intesa e perché la proprietaria accettasse l’accordo: sul palato risultava dolce e aromatico – non a caso, era diventato l’ingrediente principe dei cupcakes al rum, cioccolato e pere dei Tre Manici; quando scendeva lungo la gola, però, scaldava come il miglior Whiskey Incendiario.
Astaroth sollevò il proprio bicchiere e, guardando la donna negli occhi, pronunciò un brindisi: «Al buon alcool e alle bisce di Hogsmeade.»

 
Top
view post Posted on 14/6/2018, 12:05
Avatar

Group:
Negoziante
Posts:
441

Status:


bottletears

I movimenti con cui la barista eseguiva anche gli incantesimi più comuni denotavano una grazia che non poteva essere casuale, come se fosse decisa a non far apparire mai alcun gesto distratto o, Merlino non volesse, sciatto. Tale constatazione, non priva di ironia, che Elizabeth si concesse nel privato della propria mente le piegò appena le labbra in un breve sorriso inaspettato, come inaspettata era quella situazione. La donna, intenta a studiarla, sembrava il genere di persona con cui mai avrebbe pensato di intrattenersi. Gli occhi socchiusi, con le ciglia lunghe e folte a gettare ombre di mistero sulle iridi parzialmente celate, l'indice affusolato a toccare le labbra piene in un gesto che riusciva ad apparire sensuale senza denunciarne l'intenzione: c'era in ogni suo gesto, in ogni sua parola qualcosa di studiato, che non aveva la pesantezza dell'artefatto ma nemmeno l'imperfezione della spontaneità. Era come se avesse un'idea ben chiara di se stessa e vi si attenesse con una fedeltà maniacale e allo stesso tempo con assoluta naturalezza.
«Cerchi forse di suggerirmi che il rosso scarlatto non è il miglior colore da scegliere se non si desidera essere notati?» domandò divertita.
Accettò la mano curata che Astaroth le porgeva e la strinse nella propria presa decisa, apprezzando il contatto con la pelle fresca e morbida. «Elizabeth.»
Scrutò il volto dell'altra, in cerca di una reazione che non ci fu, per poi osservarla mentre cercava quel famoso rum. Astaroth poteva avere forse un anno o due più di lei, ma Elizabeth era certa che se avesse avuto a che fare con lei ai tempi della scuola l'avrebbe ricordata. Era gentile, ospitale, aveva – questo era chiaro già dalla festa – la capacità di attrarre le persone come una lanterna con le falene. Eppure, Elizabeth era sospettosa: l'abbigliamento, il nome inusuale, i modi ricercati, tutto in quella donna gridava a gran voce "antica famiglia purosangue". Poteva sentire chiaramente nella propria testa quelle tre parole scandite nel tono forzatamente pomposo che Dewie usava per farla ridere dopo qualche incontro spiacevole con i suoi compagni di scuola. Sentì l'ormai familiare nodo di lacrime risalirle la gola e lo ricacciò giù, riportando i propri pensieri al presente. Astaroth non sembrava avere l'arroganza spocchiosa di molti suoi pari, meritava quantomeno il beneficio del dubbio.
E a dirla tutta, in quel momento valeva la pena sospendere il giudizio in nome di un buon rum.
Accolse a modo suo l'invito ad accomodarsi: senza degnare di uno sguardo i molti tavoli vuoti, si appollaiò su uno sgabello all'estremità del bancone. Astaroth la raggiunse quasi subito, seguita da un vassoio che, guidato dalla sua bacchetta, si adagiò delicatamente sul bancone. Riempì due bicchieri fino all'orlo e, dopo aver riposto sul vassoio la bottiglia, ne sollevò uno per brindare.
Elizabeth afferrò quello rimasto e lo alzò a propria volta, lo sguardo come da tradizione fisso negli occhi dell'altra strega: «Sperando che ci aspettino ancora molti incontri con entrambi.» concluse, prima di far cozzare i due bicchieri. Riportò il proprio in basso, a toccare in un colpo leggero la superficie del bancone, e finalmente lo portò alle labbra. Lasciò che il liquore le invadesse la bocca, gustandone la dolcezza aromatica sulla lingua, e solo dopo averlo assaporato deglutì, lasciandosi pervadere dal calore che si propagò dalla gola in tutto il corpo.
Appoggiò il bicchiere sul bancone, senza tuttavia lasciarlo. «È davvero ottimo.» riconobbe. «E dimmi, Astaroth» le sorrise, invitandola ad accettare il gioco. «È un'abitudine regalare il tuo miglior rum o sto godendo di un trattamento speciale?»

 
Top
6 replies since 16/11/2017, 13:29   160 views
  Share