Let every man be master of his time. ~, Privata - Torre dell'Orologio

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view post Posted on 30/11/2017, 19:47

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Le corde sono oggetti robusti, formate da fili spessi che si intrecciano tra loro fino ad arrivare al capolinea: i nodi. Certe corde si lasciano andare per scelta, dopo averle tirate al punto tale da farsi del male, altre corde hanno dei nodi così stretti che sarebbe impossibile slegarli ed altri ancora, sono quelli allentati, quelli che nel tempo si lasciano andare ed allentano i due lembi, finché non si separano definitivamente, raggiungendo il punto di non ritorno.
Il rintocco dell'orologio segnò la fine delle lezioni, animando gli animi più stanchi e quelli più iperattivi, facendoli smuovere dalle loro sedie, dai loro banchi, sui quali avevano poggiato il capo per ore intere.
Tra tutte quelle persone vi era Danielle, intenta a seguire un percorso diverso dal solito. Le nicchie del quarto piano contenevano statue intente a muoversi ogni qual volta un movimento strano facesse la sua comparsa; la luce fioca proveniente dalle finestre, stava ad indicare che la sera sarebbe calata ben presto. I muri in pietra creavano un gioco di luce con le torce, mentre il buio prendeva forma, allungando sempre più l'ombra della Corvonero sul pavimento. Un altro rintocco aleggiò nell'aria, forte e deciso; la scarpa scura toccò la pietra fredda con più vigore, la gamba destra si piegò più del dovuto e lei iniziò a correre, fino ad arrivare ad una porta che pochi erano soliti aprire. Si fermò, stando ben attenta a non essere seguita, aveva bisogno di solitudine, di calma. La porta in legno di rovere era decorata ai lati con del ferro battuto, lo stesso ferro gelido che costituiva la maniglia sulla quale la mano venerea della Gilbert, si posò. La pressione esercitata dal palmo, permise l'apertura della porta, che venne varcata. Alle sue spalle, il rumore della chiusura del massiccio legno le fece capire che poteva rilassarsi, che poteva smettere di scappare. Il corridoio del quarto piano l'aveva portata alla Torre dell'Orologio; era un luogo che non aveva mai visitato, gliene avevano parlato i genitori l'estate precedente e così, aveva deciso che quello sarebbe stato il suo rifugio: a destra e a sinistra, due scale in legno portavano a due piani, uno intermedio ed uno nel quale si potevano osservare gli ingranaggi dell'orologio girare e il pendolo oscillare. Nessuno sarebbe stato tanto stupido da voler trovare il silenzio lassù, dove gli ingranaggi giravano, incastrandosi tra loro, mentre le lancette dei secondi e dei minuti emettevano suoni grevi. Salì le scale, il fiato corto che le rendeva irregolare il respiro, i battiti del cuore accelerarti per una corsa contro il tempo, il suo tempo.
Una volta in cima, ci mise poco a percorrere le assi in legno, che collegavano lei e gli ingranaggi e li raggiunse, stando ben attenta ad osservare le cinque campane di diverse dimensioni. Avrebbe voluto suonarle tutte, nonostante il rame ossidato, ma sapeva che avrebbe solo attirato l'attenzione e non ne aveva bisogno. Poggiò lo zaino al suolo, osservando la polvere alzarsi, era bello essere lì senza nessuno, era bello aver trovato un luogo dove non avrebbe potuto incontrarlo. L'ultimo rintocco dell'orologio si elevò fragoroso, risuonando nella testa di Danielle. Sorrise amaramente, quanto poteva essere paradossale la sua presenza in quel luogo? Lei, lei che non si era data il tempo di andare avanti, lei che non aveva ancora accettato la decisione di Alexander; il tempo non era servito a lenire nessuna ferita, era servito solo ad abituarsi all'assenza di una persona che avrebbe voluto presente. Si sentiva presa in giro dallo scorrere delle lancette, si sentiva presa in giro dai granelli di sabbia che, inarrestabili, cadevano nel vuoto della clessidra di vetro. Quanto aveva dato di lei? Aveva passato quattro anni avvolta nella dolce idea di poter costruire un futuro con qualcuno, coccolata nella sicurezza che nessuno avrebbe spezzato quel legame e invece... lei aveva lasciato andare la corda, dopo che il palmo della mano si era bruciato per tener salda la presa di quei fili, che non avevano fatto altro che segarle la mano. La cicatrice che portava su quelle mani non era visibile, ma era tangibile. Poggiò la testa al muro, osservando le punte dei suoi capelli corti: una delle poche cose che aveva cambiato. Sospirò, poggiando le dita affusolate della mano sinistra sul muro, prima di lanciare uno sguardo al Cortile della Torre dell'Orologio; un tempo sarebbe scesa a passeggiare, aspettando con ansia la neve, aspettando il Natale per passarlo con il Serpeverde, ma quell'anno, il tempo era stato poco clemente, l'aveva stretta nella morsa del dolore e non l'aveva liberata più.


Edited by Danielle Gilbert - 30/11/2017, 23:41
 
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view post Posted on 22/12/2017, 02:04
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ravenclaw

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perdersi per ritrovarsi

Tic toc tic toc
Niko teneva il conto mentalmente, con l' aiuto della matita, mentre la lezione scivolava verso la sua fine.
Quel giorno il tempo sembrava divertirsi a sfidarlo , rendendo interminabili le situazioni che piu logoravano l' animo del giovane Corvonero.
Lì in un'aula che gli ricordava soltanto come si sentisse intrappolato tra quattro mura con davanti un calderone di cui non riusciva nemmeno a vedere il fondo, e nemmeno i bordi ad essere sinceri visto il fumo che l' avvolgeva.
Doveva aver sbagliato qualche dosaggio, l' unica cosa di cui fosse davvero sicuro in quel momento.
Si guardò intorno nervoso, cercando di non farsi notare troppo.
Come faceva a essere così negato con Pozioni ??
Non riusciva proprio a capacitarsene, e si che a casa ai fornelli se la cavava, infondo era sempre una questione di ingredienti, ma lui sembrava proprio non buttarla giu'.
Si era appuntato ogni singolo passaggio della pozione che avrebbero dovuto realizzare quel giorno, ma evidentemente avrebbe fatto prima a convincere Vagnar Von Kraus a sorridergli, senza esprimere l' intento dell omicidio.
- Psss...oh ma te quante code di salamandra hai messo ?-
chiese a un ragazzo lì vicino, che da prima lo guardò con stupore come se non credesse che parlasse a lui.
Niko lo guardò in una maniera abbastanza eloquente.
Questo pensò bene di rispondergli mimando il numero due con le dita, continuando a strabuzzare l' occhi..
- Ah....- lui ne aveva messe quattro, il doppio.
Quel calderone poteva solo esplodere a quel punto.
Sentì i passi della professoressa e iniziò a preparare le sue ultime parole di addio.
Non servirono.
La voce della professoressa assomigliò a quella del paradiso quando disse che per quel giorno poteva bastare. La lezione era terminata.
In poco tempo Niko raccolse il tutto e si dileguò dai sotterranei.
Quell' umido piano piano gli stava entrando nelle ossa.Aveva bisogno di andare parecchio più' in su, a prendere aria fresca.
Risalendo le scale incrociò delle ragazze Serpeverde, che lo guardarono iniziando a confabulare tra di loro alterando risatine e sguardi indagatori.La scena di qualche settimana prima, quando era piombato sugli spalti del Campo di Quidditch per dare un disegno a una serpeverde, trattasi di Eloise travestita, l' aveva catapultato sulla bocca di molti e d'altra parte come poteva dargli torto ? ma ormai la cosa era sfuggita di mano e tra i corridoi si spettegolava molto su quella scena. Su chi fosse la ragazza, se Niko era stato punito, se lui le si fosse dichiarato o no.
Un vero e proprio momento gossip.
In quel momento aveva solo bisogno di lasciare la sua mente a riposo.Lasciò che l' istinto subentrasse al ragionamento, e si lasciò guidare dalla sensazioni.
Non lo faceva spesso, quando succedeva, aveva sempre dei risultati piu' che positivi.
In breve tempo, manco avesse preso una passaporta, si ritrovò al quarto piano.
Un luogo un po controverso visto che vi confluivano molti luoghi di una certa importanza.
Tra cui la Torre dell' Orologio.
L' orologio della sua curiosità batté un rintocco.
Un segnale ??Decise di interpretarlo come tale e di avvicinarsi alla porta di legno con delle decorazioni di ferro battuto.
Evidentemente serviva a far capire che il posto celato dietro , fosse di un certo livello.
La porta scivolò silenziosissima, come se non volesse intaccare l' atmosfera della torre.
Appena varcata la soglia gli si presentare due scale, una a sinistra e una a destra che portavano ai piani alti.Ne prese una, tanto entrambe avrebbero portato allo stesso punto.
Salì gli scalini e in breve tempo il "tempio" della Torre si mostrò a lui.
Era un luogo surreale. Il rumore degli ingranaggi conferiva al luogo silenzio, il che era un palese ossimoro.
Avanzò di qualche passo, finché non si avvicinò a una delle vetrate che davano sul cortile sottostante.
Fu proprio in quella penombra che si rese conto di non essere l' unico giunto a quel punto della Torre.
Sulla sinistra, con una mano appoggiata al muro , si stagliava una figura femminile, di spalle, rivolta proprio verso il cortile.
* bingo ! Posto occupato...*
pensò, indeciso per qualche secondo sul che da farsi, ma poi si rese conto che la Torre era abbastanza grande per tutti e due.
Fece due passa avanti, affinché la sua figura fosse riconoscibile alla sua nuova "compagna" .
- Incredibile quanto silenzio si possa trovare in un posto del genere eh ?!-
esordì, con aria divertita e tranquilla, il tempo di permettere alla ragazza di uscire dal suo cono d'ombra, o di rimanerci.
Non era certo quello il suo obbiettivo.
Lui era giunto fin lì per staccare dal mondo per qualche minuto.
Una piccola richiesta al tempo.



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view post Posted on 1/3/2018, 12:51

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Era buffo sentirsi soli e volerci rimanere. Danielle era convinta che nessuno, in quel momento, avrebbe capito mai cosa stesse provando e non avrebbe mai dato adito a tutti i pettegolezzi di quella scuola. Per sua fortuna, lei ed Alexander erano due normalissimi studenti che passavano indifferenti agli occhi degli altri. Nessuno dei due era "famoso" nella scuola a differenza di altre persone.Immaginò per una frazione di secondo i suoi compagni assillarla con domande stupide sul perché si fossero lasciati e sul suo non dare spiegazioni. Tirò un sospiro di sollievo all'idea di essere lontana dalla "fama"; non avrebbe retto, probabilmente avrebbe dato di matto. Quello era uno dei motivi per i quali la Corvonero non avrebbe mai partecipato ad attività come il Quidditch né tanto meno si sarebbe mai impegnata al punto da ottenere una carica. Preferiva rimanere nella sua semplicità, nella sua piccola cerchia di persone affidabili. Come aveva fatto ad arrivare a quel punto? Aveva quasi abbandonato se stessa; dopo mesi ancora non riusciva a reagire a tutto quello. Un rumore attirò la sua attenzione. Scostò delicatamente la mano dal muro mentre lo sgomento si faceva strada nello stomaco. E se fosse stato Alex?
« Incredibile quanto silenzio si possa trovare in un posto del genere eh ?! »
Scosse lievemente il capo nel sentire la voce di Niko, dandosi della stupida. Si voltò verso di lui con un sorriso; in quelle settimane le voci sul Corvonero ed una Serpeverde misteriosa, non avevano fatto altro che aumentare e circolare velocemente, ogni volta con una versione diversa. Aveva visto spesso Niko in Sala Comune, ma aveva avuto sempre poche occasioni per parlargli sul serio. La sua presenza le trasmetteva serenità e da quel poco che aveva potuto notare, era un ragazzo così tenero che non avrebbe saputo dove inserirlo nella scala dei caratteri. Era sempre stata imbarazzata dalla sua presenza; le sembrava una persona così genuina e non sapeva come comportarsi in sua presenza.

- Sì, nonostante il rumore degli ingranaggi, credo sia uno dei luoghi più silenziosi del Castello. -
Portò le maniche del cardigan sulle mani fredde; era un gesto che la quindicenne effettuava spontaneamente quando si sentiva intimidita o a disagio. E se non avesse avuto nient'altro da dire? Non avrebbe tediato il sedicenne con le chiacchiere che circolavano sul suo conto.
- Serviva anche a te un rifugio sicuro lontano da tutti, vero?-
Era un modo carino per chiedergli come stesse dopo tutte quelle chiacchiere inutili, ma non avrebbe mai posto direttamente quella domanda. Sperava che prima o poi quella tensione che provava con Niko si sarebbe sciolta, portando anche lei ad essere spontanea tanto quanto lui.
 
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