Home ~, Colloquio di assunzione

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view post Posted on 1/12/2017, 21:18
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Uno stormo di corvi si levò in volo sopra le torri del Castello, ali scure contro il pallore di un cielo ovattato. L’autunno era ormai al suo imbrunire, l’odore caldo di foglie secche e di terra umida si mescolava al sapore più pungente dell’inverno, portando con sé il ricordo dei fili d’erba gelati nel mattino e il preavviso di candide nevicate.
Erano passati molti anni da quando Atena aveva percorso l’ultima volta la scalinata che portava all’ingresso di Hogwarts. Ogni particolare sembrava essere rimasto immutato, preservato dallo scorrere del tempo, come un’immagine racchiusa in un’enorme palla di vetro: i colori dorati delle foglie, le crepe scure tra i mattoni, il legno liscio dell’ingresso in rovere – più consumato nel punto in cui migliaia di mani lo avevano aperto nel corso dei secoli; persino il cigolio dei cardini, quando poggiò le dita sull’uscio e lo spinse verso l’interno, era rimasto lo stesso. Eppure, il luogo che aveva chiamato casa, per un certo verso, le era diventato quasi estraneo, come se l’aria che lo riempiva avesse assunto una colorazione diversa: la vita che aveva continuato a scorrere tre le mura del Castello era la vita di qualcun altro e lei, tra mille vicissitudini, era diventata adulta altrove.
Entrò piano nell’atrio, godendo del tepore che l’accolse e del profumo di frittelle calde e sciroppo d’acero che aleggiava nell’aria, probabilmente ciò che restava della colazione in Sala Grande. Quando la porta si richiuse alle sue spalle – un
click sordo che riecheggiò sulle pareti silenziose – si avviò verso il corridoio che portava al primo piano: era lì, infatti, che avrebbe dovuto recarsi per sostenere il colloquio di assunzione.
Aveva compilato la domanda per diventare Docente solo qualche giorno prima; le parole erano fluite dalla sua penna quasi in automatico, come se fosse un gesto naturale, al pari di una firma al termine di un rapporto o di una data tracciata sull’angolo di un diario. Era poi rimasta molto tempo a fissare quel foglio, accarezzando i bordi lisci della carta e rileggendo i segni lasciati dall’inchiostro, fino ad impararli a memoria. Si era chiesta se qualcuno potesse davvero prendere in considerazione la sua candidatura o se la sua proposta sarebbe stata rigettata ancora prima di concluderne la lettura. Aveva poi ripiegato la lettera, l'aveva riposta in una busta ed aveva sigillato i bordi, gesti compiuti con la cura e l'attenzione di chi ripone in essi le sue speranze. La risposta non aveva tardato ad arrivare e con sua sorpresa era stata convocata nientemeno che dal Vice Preside in persona.
Fu così che il Destino l'aveva condotta nuovamente a percorrere i larghi corridoi di quella che era stata la sua Scuola. Su di essi procedeva ora con passo sicuro, incrociando di tanto in tanto lo sguardo di uno studente – la presenza di un estraneo, ad Hogwarts, non passava certo inosservata; a quelle espressioni, talvolta sorprese, altre interrogative, rispondeva con un cenno del capo, sollevando appena gli angoli delle labbra nell’accenno di un sorriso o avvicinando l'indice al bordo dell'ampio cappello che indossava. Da qualche parte, pensò tra sé, dovevano trovarsi anche Christopher e Dorian, forse occupati in una lezione o a trastullarsi correggere compiti nei loro Uffici. Provava una grande stima e un profondo affetto nei loro confronti; si rese conto che si era affezionata a quei ragazzi come a poche altre persone negli ultimi anni e la possibilità che potessero diventare doppiamente colleghi non le dispiaceva affatto.
Con questi pensieri, che senza un ordine preciso si susseguivano nella mente, giunse davanti all’Ufficio del Professor Ignotus Albus Edward Peverell. Sorrise leggendo il suo nome fuori dalla porta: anche lui era rimasto immutato nel tempo, come se fosse egli stesso parte integrante del Castello, al pari delle spesse mura delle Torri o delle statue sui bastioni. E in fondo, probabilmente, lo era davvero – parte integrante del Castello, si intende, non certo una statua sui bastioni.
Sostò per un istante nel corridoio, sistemandosi il colletto del cappotto e lisciandosi la camicia lungo i fianchi; concesse al suo cuore di palpitare più forte per alcuni attimi, poi raddrizzò la schiena, alzò una mano e, con un paio di colpi decisi ma non insolenti, bussò alla porta. Era l’ora perfetta per un thè.


☆ Atena Mclinder ☆ Scheda



Se ho fatto bene i conti degli anni ongdr, Atena dovrebbe aver conosciuto Peverell durante la sua carriera scolastica, se non come Vice Preside almeno come Professore. Dato che non escludo che possa essermi sfuggito qualcosa, anzi è molto probabile che sia così, mi sono comunque tenuta sul vago per non creare intoppi ancora prima di iniziare.
 
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view post Posted on 3/12/2017, 12:41
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Un'altra giornata si avviava ormai a conclusione, le lezioni erano terminate, e non doveva certo mancare molto alla cena, Giusto il tempo di un colloquio, un The, e via. Le giornate dei primi giorni d'autunno ormai s'andavano accorciando, con precisione e minuzia fiamminga, al pari di un grande Maestro di quel piccolo Paese, avevano iniziato la loro lunga marcia verso quell'inesorabile epilogo, già da qualche pomeriggio, e la cosa non era stata che evidente. Le giornate si accorciavano, l'Astro cedeva il passo a Selene e alle Ombre prima del tempo, o proprio nel momento in cui si sarebbe aspettato l'avesse fatto, così com'era stato da qualche migliaio di anni a quella parte, secondo cicli imperscrutabili, e misteriosi, aldilà dell'umana comprensione. Indispettita, imbruttita, vessata quasi anche fisicamente dal cambio di passo dei tempi, la nobile fenice aveva un'aria tutt'altro che nobile già da qualche giorno, e con ogni probabilità quella sera si sarebbero lasciati. Per quanto nulla fosse irreversibile, erano sempre momenti di grande tristezza. Il giorno del falò era tornato, instancabile anch'esso, e come meglio poteva, apatica, ed intrattabile, come Turandot, si preparava all'inesorabile, sul suo trespolo. Avrebbero avuto da fare, di lì a qualche giorno, e non c'era tempo per una vacanza. Lo sapevano bene. Misteriosi ingranaggi che non dormivano mai erano in moto, si erano rimossi in moto. Vaticinare un esito sarebbe stato un azzardo, ma qualcosa sarebbe successo, anno nuovo, vita nuova? Avevano quell'escursione in India da tempo rimandata, un processo da istruire nel Sud del Paese, un libro da terminare. Sempre instancabilmente in viaggio, ma quanto era poi onesta quella facciata? Gli anni passavano, sfumavano, si perdevano nelle nebbie del tempo, quanto era passato? Quanto aveva perso? Quanto guadagnato? Eppure era vecchio, sempre più vecchio. Inutile nascondersi dietro un dito, o un capello.
Ma sorrise compiaciuto, tracciando tre brevi segmenti paralleli nell'angolo in alto a destra della pergamena, prima di impilarla capovolta accanto, in cima a una pila di diverse altre. Ogni tanto qualche soddisfazione, poteva anche starci. Non era chiedere troppo, per la barba di Merlino! Spinto da un improvviso guizzo, rigirò il precedente foglio, aggiunse una croce greca accanto alle precedenti tre linee, e compiaciuto tornò a leggere le prime righe della nuova intestazione. Certo, mente aperta, e animo imparziale, ma data l'intestazione, non si doveva aspettare nulla di buono. Non tutti erano portati, e non tutti volevano nemmeno esserlo. Non una tragedia in fondo. Non doveva evangelizzare a tutti i costi, ogni Studente. Per quanto inconsapevoli, pesavano anche le scelte che ognuno era libero di prendere nel plasmare il proprio destino. L'aveva sempre creduto e applicato, e i suoi lunghi anni di permanenza nel Castello non l'avevano spinto a ravvedersene. Procedeva spedito, nella lunga veste blu lapislazzulo, il ricamo argenteo si sposava bene con il blu cupo, quasi prussiano, e il damasco del corto mantello, un urlo, alla stagione che se ne andava, ma accettabile per l'ospite che attendeva. Una cosa relativamente semplice, ed era piuttosto certo che l'avrebbe vinta.
Aveva avuto fortuna ancora una volta. Era davvero fortuna, quella che era andato costruendo nei giorni con pazienza nei giorni? Con delle ottime conoscenze dell'ambiente, che era bene conservare, nulla alla lunga era poi così tanto sorprendente, e le conoscenze dovevano essere affidabili, di primaria affidabilità, gli avanzi di galera era bene che vi tornassero. L'aveva cercata, e l'aveva trovata quell'informazione. Il quadro era quasi completo, decine di forme erano andate popolando lentamente lo sfondo, e i margini, tra luci e ombre, chiari e scuri, il Maestro fiammingo era tornato in azione. Eppure mancava ancora il tassello più importante: era una tela priva di soggetto. Nulla accadeva per caso. Era destino che accadesse? Per certi versi poteva anche essere. Quando sarebbe arrivata? Inutile aver fretta? E c'erano un sacco di compiti da correggere. Una linea sinuosa tracciata con sdegno, e l'espressione spazientita congedarono il nuovo foglio, senza ripensamenti, e senza Santi che tenessero. Il primo bene, il secondo male, il terzo ancora bene? Non l'avrebbe scoperto? Il quieto bussare alla porta, attirò la sua attenzione, mentre stralunato leggeva il nuovo nome, della nuova pergamena. Un'altra tragedia, che attendesse.
Uno Studente in cerca della solita tardiva illuminazione?
Era quella la via della redenzione?
O l'ospite attesa?
Che ora era?


Avanti.



Considerando che Poverell è tornato da otto anni dal Giappone, e considerando l'età della giovincella, è probabile che vi siate incrociati almeno nella seconda parte del ciclo dei sette anni. Diciamo dal quarto o quinto anno... Ma non vi baderei troppo.
 
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view post Posted on 4/12/2017, 20:55
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Talvolta la mente si diverte a giocare strani scherzi, alterando a suo piacimento la percezione dello scorrere del tempo. E così esso pare dilatarsi, allungarsi, ripiegarsi su se stesso in tante spirali concentriche o spargersi tutto intorno come centinaia di coriandoli. Nei brevi istanti che seguirono il momento in cui le nocche bussarono contro il legno della porta, il tempo sembrò inciampare su se stesso, frammenti di secondi sospesi nell’aria, e nei pensieri di Atena si affollarono gli interrogativi più improbabili, come palline da biliardo colpite da una mano non molto aggraziata. Sorrise tra sé per l’irrazionalità di quei pensieri, una conseguenza della scrupolosità che da sempre contraddistingueva il suo carattere, o forse solo uno dei tanti sghiribizzi della mente con cui ormai aveva imparato a convivere.
Avanti la risposta non tardò ad arrivare, riportandola con i piedi per terra, ancorata alla concretezza della realtà e alla solidità delle leggi che governavano il naturale scorrere dell’Universo. Il legno che la separava dal Vicepreside aveva conferito alla voce una nota ferma e profonda, ma Atena non ebbe alcuna difficoltà a visualizzare il ricordo dell’uomo a cui apparteneva. Posò quindi una mano sulla maniglia e, abbassandola, aprì la porta. La luce che avvolgeva l’Ufficio le sembrò più calda rispetto a quella del corridoio e man mano che lo spiraglio dell’ingresso si allargava sulla stanza, lo sguardo della ragazza poté a poco a poco abbracciare l’intero locale: dapprima i libri disposti sugli scaffali lungo le pareti, ordinati, dalle copertine spesse e le lettere dorate; osservandoli si poteva avere quasi la sensazione di percepire l’odore della carta intrisa d’inchiostro e di sentire il respiro vibrante delle conoscenze che in essi erano custodite. Poi fu la volta degli arazzi, preziosi ornamenti tra gli spazi altrimenti lasciati vuoti fra una libreria e l‘altra; in un lontano passato, dita esperte avevano tessuto tra le loro trame complesse scene di caccia, probabilmente uno spaccato della vita quotidiana dell’originario committente o una semplice tendenza in voga all’epoca. Il pavimento in marmo era ricoperto da tappeti dai motivi orientali e al centro della stanza si ergeva la grande scrivania, sulla quale erano disposte pile di carte e vari tomi di diversa fattezza e dimensione. Dietro lo scrittoio, sedeva la figura di un Mago. La prima caratteristica che notò nell’uomo furono gli occhi verdi, che per un gioco di luci e ombre spiccavano particolarmente su quel volto segnato da alcune rughe – la mappa di una vita che la penna del tempo aveva disegnato tra le pieghe della pelle. Eppure, quel viso non sembrava affatto stanco o spento, i fili argentati dei capelli non smorzavano la sua immagine, bensì ne esaltavano i contorni, conferendo alla sua persona un’aura di sapienza e austerità, tipica degli uomini temprati da un passato dedito all’impegno e alla conoscenza. Indossava una lunga tunica dalle profonde sfumature blu e un corto mantello, un abito classico ma elegante, che trovò curiosamente azzeccato per l’occasione che l’aveva condotta nel suo Studio. «Professor Peverell, buongiorno» esordì in tono affabile, non appena fu entrata. «Sono Atena McLinder, mi aspettava per un colloquio» richiuse piano la porta alle sue spalle e fece alcuni passi verso la scrivania. Solo allora notò la Fenice appollaiata sul trespolo accanto lo scrittoio. Le occasioni che aveva avuto per ammirare da vicino una simile Creatura, animale raro in quella regione, si potevano contare sulle dita di una mano, tuttavia l’esemplare che aveva davanti non sembrava avere il migliore degli aspetti: pareva invero piuttosto avvilita, somigliando a quegli alberi stanchi e quasi del tutto spogli che il vento autunnale aveva a lungo provato in quella stagione. Si chiese se fosse malata o se fosse soltanto giunta al termine della sua esistenza, ma non seppe dire quale delle due ipotesi potesse essere la migliore. Non volendo sembrare indiscreta, lasciò che il suo sguardo si posasse su di essa soltanto il tempo necessario per notarla, portando presto la sua piena attenzione verso il Vicepreside e i fogli che aveva davanti. «Spero di non aver interrotto qualche compito importante».

☆ Atena Mclinder ☆ Scheda

 
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view post Posted on 7/12/2017, 22:20
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L'inizio dei giochi?
Il momento della verità?
La porta scivolò lesta sui cardini come d'abitudine, sollevando gli occhi dal foglio, mentre riponeva risoluto la piuma, scorse un'ombra occupare la soglia. Era lei? Quanto poteva confondersi per una Studentessa, forse non più in erba, e quanto per una giovane direttamente giunta da Londra? La differenza non era poi molta, non fosse stata di vestiario. Entrò. Era lei. Sollevò infine lo sguardo, i compiti avrebbero atteso. Avevano ingannato sapientemente l'attesa, ed era finita. Ci sarebbe stata occasione, tempo, e modo. Non c'era fretta. Perché guastarsi l'umore, quando si poteva fare altro? Era così semplice, immediato, a portata. Si illuminò, era lei. Non c'era dubbio. Theodore ci aveva messo una buona parola, ed era sufficiente, almeno per iniziare. Un abito sobriopoteva già di per sè rivelarsi un'ottima scelta. Aveva un che di classico, del già sentito, e gustato, una composizione sicuramente non rinascimentale per scelta di colori, più prossima alle tonalità tipiche dell'isola. Giovane, quanti anni poteva avere? Un miracolo che fosse già uscita dal Castello, lo sguardo parlava per lei, non era nuova, era già stata lì, forse una Grifondoro? Un Auror, ci poteva stare. O forse, per ironia, una Serpeverde? Non una Tassorosso, no, non ne aveva l'aria, e non si sarebbe certo sbagliato su quello. O magari, una Corvonero? Per quanto singolare, non era una possibilità da escludersi. Il blu avrebbe anche potuto donarle, più del rosso. Ma quanto poteva aver peso? O rilevanza? In fondo sembrava la norma, per chiunque volesse mettere piede nel Castello, essere giovane, che li assumessero per quello? Aveva fatto domanda al Ministero, e l'aveva spuntata. Era ora arrivata alla fase successiva.
Giovane, di fretta come tutte le altre?
Ecco, la conferma ufficiale, era lei.
McLinder.
Una rinfrescata era sempre utile, del resto. Gli sarebbe anche potuto sfuggire qualcosa, in fondo. Ma non era il caso, se lo ricordava, avevano ripassato il programma non molto tempo prima, prima di congedare Atlante. Certo, non che corresse rischi, l'eventualità di abbandonare prima del tempo l'Ufficio per andare a zonzo per il Castello era talmente remota, che perdersi l'ospite anche se non l'avesse atteso, sarebbe stato impossibile, ma sicuramente si sarebbe fatto trovare in una tenuta meno formale, e decisamente più comoda, forse anche in attività più fraintendibili, come sovente capitava. In fondo, non gli importava. Ad una certa età era anche tempo di fregarsene. Non senza qualche difficoltà si alzò a sua volta, mentre la porta si richiudeva, e la giovane procedeva spedita, a passo di carica. Libri. Sì. Era prevedibile, no? Nulla di troppo strano. Era uno Storico, un Professore, vecchio per giunta, come avrebbero potuto mancare? Darsi alla macchia? Rinunciarvi? Che condividesse? Non si era preso la briga di condurre delle ricerche su quello, in fondo, era stata sufficiente una buona parola, il resto sarebbe venuto da sé. Se era destino.
Aveva già guadagnato la scrivania, quando infine si issò, tra il tappeto, la veste, il mantello, il trono, non proprio il massimo della velocità o della comodità. Certo, lamentarsi no, se le andava cercando, pur sapendolo, ma tant'era. Sorrise alla giovane, allegro. Ormai non mancava molto. Il braccio teso, la scrivania come divisorio, non ancora una parola. Una mano sotto la sua tesa, una sorta di antiquato inchino, l'altra dietro la schiena, quasi a volerne mantenere l'equilibrio, mentre il busto si sporgeva avanti, il volto in giù, ad inseguire la mano protesa nel vuoto, in quella che nel compiersi del movimento sembrava diventare una complessa disciplina olimpica, che dovesse tener conto del vento, dell'ambiente, e degli ostacoli frapposti. In quel caso, la scrivania complicava sufficientemente il tutto. Ma non si perse troppo d'animo. Una vita d'esperienza. Non arrivò mai sino in fondo, giunto a quello che gli parve un buon punto ritornò sui suoi passi, mentre il tintinnare festoso del reggimantello sembrava voler annunciare l'arrivo imminente della fanfara, tornò ad osservare la Giovane. L'altezza degli occhi era circa quella giusta, in fondo.


Enchantè, mademoiselle McLinder.
Sir Ignotus Albus Edward Peverell al suo servizio! Molto piacere, effettivamente la aspettavamo. Spero proprio anch'io non fosse un compito troppo importante, nulla che non possa almeno attendere il tempo di una conversazione.


Sorrise lieto, affabile, mentre tra vocalismi, e rotacismi proseguiva in quella che aveva l'aria di essere una presentazione, ormai divenuta parte della normale amministrazione, ma non per questo meno sentita, o più noiosa, ed entusiasta di quanto non si convenisse ad ogni buona circostanza. Il passato aveva ancora qualcosa da insegnare, ed avrebbe continuato a farlo. Parlava un pulito anglosassone, imbastardito di tanto in tanto da prestiti forzosi di normanno, come se in fondo, vi fosse ancora un legittimo dubbio su chi infine sarebbe prevalso, e non si volesse recar offesa a nessuno dei possibili vincitori. Non si sopravviveva ai secoli facendosi inutilmente nemici, era una lezione importante. Pause inaspettate, ed accenti strambi, condivano la vulgata non troppo volgare, in fondo, era anche bene adattarsi a chi si era destinati ad essere.

Ma prego, si accomodi.
Posso offrirle qualcosa? Magari un The?
L'ora sembra promettere bene, in fondo.

 
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view post Posted on 10/12/2017, 23:24
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Nel momento in cui entrò nella stanza il volto dell’uomo parve illuminarsi, come se una fugace cometa si fosse accesa sul fondale del suo sguardo. Evidentemente doveva ricordarsi del loro appuntamento e si, la stava sicuramente aspettando. Era un ottimo inizio, pensò Atena tra sé, lasciando che un sorriso naturale e rilassato le si adagiasse sulle labbra.
Con movimenti ponderati, il Mago l’accolse alzandosi dalla sua poltrona; per farlo impiegò più tempo del previsto, ma non parve farci eccessivamente caso, del resto cosa potevano rappresentare pochi secondi in più per un vegliardo del suo calibro? Il fruscio delle vesti accompagnò la sua impresa e il tintinnio allegro del reggimantello parve sostenerlo e incoraggiarlo. La ragazza attese con discrezione che l’uomo giungesse in posizione eretta, osservandolo poi allungare un braccio davanti a sé e piegarsi in avanti, prodigandosi in un elegante ed altrettanto lento inchino, come se stesse eseguendo un passo di danza al rallentatore, provato e riprovato fino a conseguire la perfetta padronanza di ogni movenza e in cui ogni equilibrio era dosato con estrema minuzia. Un momento, si era forse incriccato? Sporse appena il capo in avanti con aria preoccupata, una ruga a inarcarle le sopracciglia. No, l’uomo riprese la risalita e lei sorrise nuovamente, di sollievo, stavolta.
Portò una mano al petto e inclinò lievemente il capo, ricambiando la riverenza, sebbene in modo ben più modesto.
«Il piacere è tutto mio, Professore. La trovo in splendida forma» sorrise ancora una volta – stava diventando ripetitiva? – e una venatura di tenerezza nei confronti dell’uomo le colorì gli angoli degli occhi.
Si sedette con compostezza di fronte a lui, accomodandosi su una delle poltrone vermiglie davanti alla scrivania. Anche lei aveva inconsapevolmente rallentato il ritmo dei movimenti, come se in quella stanza i granelli di tempo scorressero in modo diverso e il suo corpo ne avesse irrimediabilmente assorbito la morbida cadenza.
Si tolse il cappello e lo posò sulle ginocchia, lasciando a sua insaputa che un ciuffo di capelli disordinato prendesse posto sulla sua testa, sfuggendo al tentativo delle dita di sistemare ciò che il berretto aveva spettinato. Rischio calcolato, naturale conseguenza, ne era consapevole, ma del resto come poteva fare a meno di uno dei suoi cappelli? Era fuori discussione. Quel giorno aveva già rinunciato al suo consueto mantello blu notte. Il suo preferito, l’inseparabile compagno – o meglio, uno dei suoi inseparabili compagni, dal momento che ne aveva fatti confezionare abbastanza da poterli intercambiare tra loro con regolarità, non senza una certa perplessità da parte del sarto. Eppure…quel colloquio rappresentava un’occasione speciale. Poteva davvero rivelarsi un punto di svolta; un passo in avanti; un nuovo capitolo che le sue dita stavano scrivendo, un segno dopo l’altro, con quella sorta di timore misto a riverenza che si prova di fronte ad una pagina bianca. Parole nuove, significati inattesi. Un pezzo di creta modellato dalle mani degli eventi che l’avevano forgiata e delle persone con cui si era fermata, e del quale stava ancora cercando di comprenderne la forma. Ma la vita era così. Un continuo progredire, un continuo mutare. Un continuo prendere e un continuo lasciare. Indossava quel cappotto l’ultima volta che erano stati insieme ad Hogwarts, lei e William, molti anni prima. Da allora di rado lo aveva indossato nelle occasioni quotidiane, dopo che la morte aveva spento la luce sulla sua giovane vita. Non tanto perché quell'abito riaprisse in lei ferite mai dimenticate; piuttosto, aveva come l’impressione che i ricordi depositati come polvere leggera tra le trame del suo tessuto potessero in qualche modo svanire al contatto con l’aria, al pari di molecole di profumo sparse nel vento. E i ricordi erano l’unica cosa che le restava. Quella mattina, quando la sua mano si era già allungata verso il consueto mantello, lo sguardo si era posato quasi per caso sul cappotto rosso, da tempo addormentato in un angolo dell’armadio. La decisione era venuta da sé. Forse per chiudere un cerchio, forse per celebrare un legame indissolubile con il passato. Probabilmente entrambe le cose: la vita è troppo complessa per essere stipata entro i confini stretti di una sterile spiegazione. Desiderava sentirlo ancora accanto, mentre percorreva nuovamente i corridoi della Scuola che li aveva visti crescere, al pari della mano sulla spalla che –
lo sentiva – lui le stava tenendo in quel momento.
Lasciò per un attimo vagare lo sguardo sulla libreria oltre le spalle del Mago, l’espressione rilassata sul volto. Non riusciva a pensare ad Hogwarts senza pensare con affetto anche ai libri: mai troppe le ore passate in Biblioteca, quand’era studentessa.
L’uomo parlò nuovamente, conservava nella voce una musicalità del tutto particolare, in grado di trasmettere un senso di eleganza e, al contempo, di ingenua allegria.

«Un thé va benissimo, la ringrazio» rispose gentilmente, e le sue iridi azzurre tornarono a posarsi, limpide, sulla figura del Vicepreside.

☆ Atena Mclinder ☆ Scheda

 
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view post Posted on 12/12/2017, 14:05
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Ecco, che tutto ricominciava.
Eppure, c'era qualcosa di inedito, strambo, in tutto quello.
A tratti inaspettato. Non l'avrebbe detto? Non lo era? Lo era?
La giovane ospite era tanto giovane, da poter sembrare una lontana nipote, forse non molto per somiglianza, ma all'anagrafe sicuramente ci avrebbero creduto. Non erano noti per essere particolarmente perspicaci, e forse non volevano nemmeno capire, si limitavano ai numeri, e quelli erano incredibilmente plausibili. Certo, di un lontano parente estremamente giovane a sua volta, ma più la parentela si faceva lontana, più tutto acquisiva in credibilità. Non che ce ne fosse poi bisogno. Se si fosse presentato, certo della sua pretesa, chi avrebbe osato metterla in dubbio, dopo che già una gli era stata biecamente, ingiustamente, ignominiosamente strappata via? Ma non era sicuramente il caso. Eppure, un'Auror. Per giunta raccomandata. Non c'era limite? Già aveva dell'incredibile che potesse essere un'Auror, senza prima pensare ai Tempora ed ai Mores, pensar anche alla raccomandazione aveva del ridicolo. Eppure, era quella la persona che faceva al caso suo? Se Theodore aveva voluto sbilanciarsi, evidentemente doveva aver avuto le sue buone ragioni. Fortunatamente quello che doveva essere convinto, almeno in linea teorica, era lui. E non lei. Che poi come era solito accadere si scambiassero più e più volte tali ruoli era un'altra storia. Ma avesse iniziato con il mettere in dubbio quanto aveva scoperto non ne sarebbero usciti più, e tanto sarebbe valso, ricominciare da capo l'intero processo. A che pro? Avrebbe avuto un pur minimo senso? In fondo aveva ottenuto, quanto andava cercando, almeno in linea puramente teorica. Tanto valeva sincerarsene, prima di bandire una Crociata. Aveva il suo senso. Il suo Quia.
Sorrise, accomodandosi a sua volta.


Lei è troppo gentile, gli anni passano per tutti, non sono più giovane come una volta. Ma non voglio annoiarla. Ottimo, non potevamo chiedere di meglio che un buon The. Ma mi accomando, non lasci adito a fraintendimenti, se non vuole imbattersi in rappresaglie... immediate. Un The, ed uno di zucchero.

Quasi in attesa di quelle semplici parole, la calma irreale che era andata lentamente addensandosi esplose improvvisamente, frantumandosi, sottoposta ad eccessiva pressione, e giunta irrimediabilmente al suo punto di rottura. Uno schianto secco. Già sbuffante la teiera in movimento si predeva cura di una tazzina, pronta a guadagnare la sua postazione, con il piattino d'ordinanza, mentre ancora la miscela si versava, sollevando volute di vapore acqueo. La zuccheriera, colta alla sprovvista, in un raro momento di apparente abbiocco, ansimava all'inseguimento, risoluta come sempre a portare a compimento il suo alto incarico. Quasi offesa per non essere stata informata per tempo. Mentre il The faceva il suo corso, una domanda, silente e taciuta pendeva nell'aria. Fu posta, infine. Perchè era lì?
I gomiti sui braccioli della comoda seduta, le dita intrecciate, pensieroso, e divertito allo stesso tempo. In fondo, ce ne aveva messo del bello e del buono. Non c'era che dire. Non era uno scherzo. Il risultato non doveva essere stato degli auspicati, ma non si poteva pretendere che perdesse il vizio, passata ormai la pensione.


Ciò detto, ha tutta la mia attenzione.
Sappiamo entrambi perchè è qui, ma penso che partire dal principio non possa mai guastare. E soprattutto, non abbiamo fretta.


llegro, iniziò ad osservare con un certo interesse le volute di vapore che si sprigionavano dalla tazza, ormai quieta e serena, di fronte a lui, lì, in attesa.
In fondo, cos'era?
L'ora del The.

 
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view post Posted on 15/12/2017, 00:14
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Un colpo secco, un concitato avvicendarsi, un lieve sobbalzo per la sorpresa – da parte di Atena, questa volta – e la teiera iniziò a prodigarsi nel suo compito, mettendo in riga tazza e piattino e versando sollecita la bevanda bollente.
«Un thè e mezzo di zucchero» disse a sua volta, mentre anche la zuccheriera si affannava, con la pomposità del più devoto dei servitori, nel portare a termine la sua mansione. Aveva sentito diverse volte parlare dei celeberrimi thè del Professor Peverell, ed assistere in prima persona a quella singolare pièce la fece sentire come una sorta di novella Semola al cospetto di Mago Merlino, o un’Alice in visita al Cappellaio Matto – favole che, come ogni bambina cresciuta nel mondo Babbano, tante volte nella sua infanzia aveva letto e ascoltato.
Non appena il clamore si fu pacato, un delizioso aroma di thè si diffuse quieto nella stanza, come un cielo terso che distende l'azzurro al termine del fragore di una tempesta. Il Professore riprese comodamente posto sulla sua poltrona, incrociò le dita davanti a sé e la guardò sereno. Era il momento: il tempo dei convenevoli stava giungendo al termine e lentamente ci si avvicinava alla ragione del loro incontro.

«Ha perfettamente ragione. La fretta, si sa, è cattiva consigliera. E del resto il tempo stesso è un concetto relativo, se ben ci pensiamo» no, forse non era il caso di iniziare con una disquisizione sul Tempo. Meglio fare un passo indietro. La fretta. Atena non amava la fretta. Era sempre stata una persona ponderata, attenta, razionale; di rado lasciava alla casualità dell’impellenza, o all’impulsività di un abbaglio, una scelta importante. Ogni cosa necessitava dei propri ritmi per giungere a maturazione: dalla rotondità dei pianeti, al bocciolo di una rosa, fino ai passi incerti lungo un cammino. Eppure, quasi paradossalmente, nel momento stesso in cui una decisione concludeva il proprio processo di formazione, era in grado di seguirla senza esitazione, con la sicurezza salda e la ferma determinazione di chi conosce bene cosa è necessario fare.
«Desidero innanzitutto ringraziarla per la possibilità che mi ha dato concedendomi questo incontro» una formula di cortesia, ma non per questo meno sincera, necessaria per introdurre con delicatezza l’argomento che avrebbero dovuto affrontare. Si chiese se il Vicepreside pensasse davvero che potesse essere la persona giusta per il ruolo, o se a spingerlo a incontrarla fosse stata soltanto una divertita curiosità nei suoi confronti. Non lo avrebbe biasimato, del resto anche lei – probabilmente – sarebbe stata cauta se i ruoli fossero stati invertiti. «Si, sono qui per la Cattedra di Astronomia» si schiarì appena la voce, da dove iniziare? Era sempre così complicato trovare un punto d’inizio. Da dove aveva avuto origine la sua decisione? Più tentava di rifletterci, percorrendo a ritroso le trame della sua vita, e più il filo iniziale di quella matassa sembrava perdersi nei meandri del passato. Accavallò le gambe, concedendosi qualche secondo di tempo per raccogliere i pensieri. Decise infine di fermare quella pallina – che nella sua mente aveva preso a oscillare freneticamente avanti e indietro sulla linea del tempo – in un punto casuale, e da lì iniziare. «Studio Astronomia da molti anni. Sin da piccola sono stata appassionata di stelle ed astri». Ricordava le ore passate sdraiata sul prato davanti casa, la sera, con il profumo dell’erba nelle narici e il rumore del mare in lontananza. Aveva imparato molto presto a individuare le principali costellazioni e a conoscere le leggende che si celavano dietro ciascuna figura; talvolta si divertiva a inventare nuove costellazioni dai nomi bizzarri e immaginare le storie e le avventure che le vedevano come protagoniste: il Cielo, da narratore silenzioso di miti passati, diveniva allora una sorta di immenso libro, custode di storie segrete, di cui solo lei possedeva le chiavi. «Qui, ad Hogwarts, mi sono avvicinata per la prima volta all’Astronomia come scienza, imparando a conoscerne le leggi, le teorie, i misteri e iniziando a comprenderne i complessi legami con il mondo della Magia» aveva sempre ottenuto ottime valutazioni – come in tutte le altre materie, del resto – ed aveva conseguito un MAGO impeccabile; tuttavia non volle ostentare i suoi risultati, non in quella sede, né in quel momento: con ogni probabilità il Vicepreside era già a conoscenza del suo curriculum e non era nella sua indole essere una persona tronfia o presuntuosa. Vi sono qualità che si rivelano da sé, senza il bisogno di essere additate. «Ho continuato ad approfondire gli studi in autonomia, una volta terminata la Scuola. In Astronomia, certo, ma anche in altre discipline, non lo nego. Ho passato alcuni anni all’Estero, dove ho avuto modo di leggere e studiare testi nuovi e antichi e di incontrare personalità alquanto stimolanti. Sto conducendo tutt’ora ricerche sulle forze che muovono l’Universo e la loro influenza sulla Magia» le parole stavano uscendo più fluide, con naturalezza, tra una miriade di pensieri ed eventi che cercavano di trovare un ordine logico, uno in fila all’altro, tra lo spazio di un punto e quello di una virgola. «Penso sia una grande opportunità poter insegnare una delle discipline che più amo, e di cui ho potuto maggiormente approfondire la conoscenza, alle giovane generazioni; e allo stesso tempo ritengo che possa rivelarsi uno stimolo per me a continuare con rinnovata motivazione i miei studi. Ma non vorrei riversare su di lei troppe parole» meglio rallentare, prima di prendere troppa velocità. Del resto, non c’era fretta. Gli angoli della bocca si piegarono lievemente, a fare da cornice a quello scintillio che si era acceso là in fondo, tra i lineamenti rilassati e uno sguardo profondo. «Immagino che anche lei abbia alcune domande da rivolgermi o voglia sottopormi i suoi dubbi» in fin dei conti, sincerarsi di trovare la persona adatta, era il suo compito.

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view post Posted on 17/12/2017, 19:07
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Ormai c'erano.
Era troppo tardi per tirarsi indietro.
Ma sembrava quasi troppo presto per iniziare.
Che la soluzione fosse tergiversare per qualche altro minuto, e prendere tempo? Aspettare conferiva solennità alla conversazione, eppure, troppa solennità la maggior parte delle volte non era la migliore delle possibili vie da percorrere. Sapeva tutto e non sapeva niente della Giovane, fatta eccezione per le informazioni che aveva raccolto, e quelle che lei aveva deciso di condividere. Ma quanto potevano essere significative le informazioni di un curriculum? Il suo scopo l'aveva assolto, le aveva permesso di accedere al colloquio, l'aveva traghettata incolume sin lì, diversamente da tanti altri, era ora il momento di cedere il passo ad altro. Che tipo era? Per quanto possibile risultava impossibile avere dei rapporti che si spingessero un minimo oltre con tutti gli Studenti che erano passati per quelle Aule, il fatto che non fosse stata intercettata prima, diceva tutto e nulla. Da un lato poteva averci preso, non ne valeva la pena, dall'altro poteva essersi sbagliato, era possibile, e poi la terza via, la più spinosa: poteva essere cambiata. Certo, non ricordandosela veramente era del tutto plausibile che fosse andata così.E se non lo era? Cos'era diventata quindi? Un Auror, il che non implicava nulla che già non sapesse. C'erano Auror di ogni ordine e grado, dalle canaglie a quelli dediti a sventare onorevoli traffici di The. Egoisticamente parlando quanto sarebbe stato saggio portarsene un altro in casa? Se da un lato ipotecavano il boss, dall'altro il numero era in costante ascesa. Praticamente erano già quasi in maggioranza. Era indicativo di cosa? Che non esistesse un vero sistema economico solido e stabile all'esterno del sogno incantato del Castello? Che l'economia arrancasse? Che qualcuno li stesse volontariamente mandando tutti lì? Quanto era salutare che Docenti e Auror fossero sempre più coincidenti? A ben vedere dovevano essere due vocazioni distinte, e ben diverse, che gli uni cambiassero cappello in tutta tranquillità in continuazione, come un'ondata di piena, era indicativo di qualcosa. Doveva esserlo. In più si conoscevano già tutti, evidentemente. Il che era un aiuto, e un ostacolo.
Quanto meno inseguiva Astronomia. Quanto sarebbe stato spiacevole dar già via altro? Quanto necessario? Quanto era pronto? La questione non era ancora stata archiviata, che già venivano a reclamarne il cadavere e le spoglie? Non ancora, era incoraggiante. Astronomia, non proprio nella cerchia dei grandi. Che ci potesse poi fare un Auror, era un'altra questione. Era un hobby? Lo faceva in servizio al posto di girarsi i pollici? Dovevano essere delle pattuglie animate per essere divenuti appassionati di stelle. Certo, lo era sempre stata. Perchè non avrebbe dovuto crederle? In fondo, quanto era ben investito quel tempo? Quanto ne capivano di stelle gli umani, rispetto ai Centauri? Quanto sarebbe stato praticabile quindi assumere direttamente un Centauro? E come farlo arrivare in cima a una torre, e trattenere in un Castello? Erano quelli gli unici ostacoli? Fisici, strutturali, architettonici? Certo, sarebbe potuto essere uno stimolo per tutti. E in fondo, a volte cambiare aria poteva rivelarsi la migliore delle decisioni possibili. Annuì alla giovane, osservando pensieroso la sostanza liquida ambrata. Quella non era ancora la temperatura giusta.


Nessun ringraziamento, prego. Se lei è la candidata giusta, mi risolverebbe un problema, il che vale certamente un'ora del mio tempo. In effetti ha ragione, per quanto non voglia certamente mettere in dubbio i suoi studi, la prima obiezione che mi verrebbe da sollevare è l'almeno apparente inconciliabilità tra i due uffici: quello che ricopre ora, di Auror, e quello a cui ambisce, di Docente. Per quanto, mi passi il termine, sembri ormai una moda, sono due ambiti molto diversi. Perchè ha scelto di diventare Auror, cosa è cambiato? Mi perdonerà l'osservazione, ma è ancora molto giovane.

Forse troppo?
Quanti anni era stata al Ministero, prima di tentare il salto della siepe?
La siepe si sarebbe sentita in dovere di accomodare l'impresa, o si sarebbe mostrata inaspettatamente restia? Cos'era cambiato, per farla destistere dal suo primo proposito? Era volubile come il vento, o in effetti era stato un errore, e ora erano lì per tentare di correggerlo? Qual era la probabilità che durasse N anni, prima di una nuova crisi di volubilità? Esistevano tecniche affidabili e accettabilmente certe di previsione? Era sufficiente una regressione, o avrebbero dovuto scomodare qualcosa di più complesso?
E poi certo, il piatto forte.
Come resistere?


Ottimo, ma mi dica. Non mi definisco certo un Astronomo, anzi. Ma ne ho conosciuti diversi, e non nego mai a nessuno una sincera curiosità. Cos'ha scoperto in queste ricerche che ha condotto, immagino più a livello di hobby, che non professionalmene? Esistono relazioni particolarmente significative di cui non eravamo al corrente? Immagino che il nostro rapporto con gli Astri sia abbastanza... dubbio, incerto?

Accennò candidamente.
Per quanto non fosse ancora Divinazione.
Da quel punto di vista anche Astronomia aveva i suoi margini d'errore.
Un po' come quello che stavano cercando di determinare.
C'erano dei margini di errore. Si trattava di ridurli.
Ridurli al minimo sindacabile.

 
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view post Posted on 19/12/2017, 18:32
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Il vapore saliva lento dalla tazza disegnando arabeschi trasparenti nell’aria, lunghi e stretti; duravano il tempo di un secondo e poi si arrotolavano su se stessi o con uno slancio si spingevano verso l’alto, cambiando forma, fino a disperdersi e dissolversi completamente.
Atena ascoltò in silenzio le parole del Vicepreside, con l’attenzione e la partecipazione che si riservano ad un momento che si sente essere importante. Sorrise tra sé quando l’uomo espresse la sua perplessità in merito al crescente numero di Auror che sembrava essere interessato all’Insegnamento: Dorian aveva aperto la strada, poi era stato il turno di Kappa e infine era arrivata lei. C’era abbastanza materiale per suscitare una certa curiosità in chiunque!

«Il suo è un dubbio più che ragionevole» iniziò, piegando appena il busto in avanti e sistemandosi sulla sedia; posò il gomito sul bracciolo e la mano sul mento, in un atteggiamento pensieroso e nel medesimo tempo interessato alla conversazione. «Se mi chiede cosa possano avere in comune l’ufficio da Auror e la professione di Docente le dico: più o meno…nulla. Ma penso che per comprenderlo sia necessario cambiare l’angolazione del proprio sguardo. Fortunatamente le persone non funzionano a comparti stagni e il legame tra due cose apparentemente incompatibili tra loro è da ricercarsi proprio in questo: nella singola persona. Esistono professionisti meritevoli che dedicano la vita ad una e una sola causa; hanno trovato il loro campo di interesse e si prodigano in esso con ogni loro energia. E sono da stimare: solitamente compiono grandi passi in avanti nella conoscenza generale di una materia o raggiungono obiettivi non comuni. Ma vi sono anche persone che per natura o semplice indole personale possiedono un’inclinazione per più di una mansione e sono dotate di discrete abilità in più di una disciplina» non sapeva dire, e non voleva farlo, quale delle due ideali tipologie di professionisti potesse essere la migliore. Riteneva semplicemente che fossero diverse, entrambe ugualmente necessarie in una comunità o un'istituzione. «Non penso che questo sia sintomo di incostanza, di superficialità o di incapacità di dedicarsi a pieno alla propria mansione; quanto piuttosto una modalità per portare al proprio operato un valore aggiunto e una profondità di conoscenze, diverse tra loro, in grado di ampliare le proprie vedute ed arricchire in modo unico il proprio lavoro».
Finora aveva parlato in termini generali, tentando di spiegare come due ambiti a prima vista incompatibili potessero trovare parimenti spazio in una persona. Ma sapeva anche che non si vive di soli discorsi astratti, di belle parole e ragionamenti lineari: era necessario offrire al Vicepreside solide certezze e calare il discorso nella concretezza della sua particolare, e delicata, situazione. Decise quindi di continuare, parlando di sé con sincerità. «Essere Auror è una parte molto importante della mia vita, essenziale, e non rinuncerei mai ad essa» di questo ne era sicura, sarebbe stato come rinunciare ad un braccio o ad una gamba. «Tuttavia, sto iniziando a sentire il desiderio di ampliare i miei orizzonti, di crescere e maturare ulteriormente. Di ricevere nuovi stimoli. Questo non significa che io voglia rinnegare quanto è stato, ma semplicemente completare la mia persona. Vede, sono arrivata ad un punto in cui sento di poter dare di più e di poter pretendere un passo in avanti da me stessa» non vi era alcuna presunzione nelle sue parole, soltanto una conoscenza limpida dei propri limiti, delle proprie capacità e dei propri margini di miglioramento.
Allungando il braccio, mescolò con delicatezza il thè, finché lo zucchero non si fu sciolto nella bevanda calda. Poi, prima di passare al secondo quesito sollevato dal Professore, portò alle labbra la tazzina e ne assaporò un sorso bollente.

«Sono curiosità per nulla banali, le sue» annuì con il capo, come a voler esprimere la propria approvazione per quel pensiero. «E’ bene chiarire innanzitutto che l’Astronomia è una Scienza e in quanto tale va distinta da tutta la schiera di ciarlatani che hanno la presunzione di vendere pseudo verità posticce, senza alcun fondamento reale, facendo leva sull’ignoranza che la maggior parte delle persone ha su tali, complessi, argomenti. Come ha detto giustamente lei, il nostro rapporto con gli Astri è molto incerto: pensare che in essi sia scritto in modo ineluttabile il destino dell’umanità sarebbe sciocco e riduttivo. Tuttavia, è ormai un dato di fatto che gli Astri esercitino una qualche influenza sul nostro pianeta e sulle nostre vite: basti pensare all’effetto della Luna sui Licantropi, o sulla crescita di alcune piante magiche, o ancora sui tempi di preparazione di talune pozioni o di un talismano runico. E stiamo parlando soltanto di un piccolo Satellite! Mi piace pensare alla Magia come alla superficie piatta di un lago su cui gli Astri, come dei sassi, creano di volta in volta delle increspature: alcune piccole e insignificanti, altre più importanti. Tutto sta nel comprendere quali avvenimenti astronomici, nella fattispecie, creino un’increspatura e in che misura: e questo è un campo per lo più ancora poco conosciuto. Ma è proprio qui che si collocano le mie ricerche. Sto compiendo uno studio che tenta di stabilire un legame, di trovare una costante, tra la comparsa di grandi personalità magiche – sia oscure che chiare, perché, lo sappiamo, vi sono periodi in cui è possibile assistere a dei picchi di magia chiara e dei picchi di magia oscura – e determinati eventi celesti. Sia chiaro, sono tutte ipotesi e studi pionieristici, ma vi sono studiosi che ritengono che determinate configurazioni astrali possano di volta in volta coincidere con i picchi di magia di cui parlavo poco fa. E pare che non abbiano tutti i torti» fece una pausa, inumidendo le labbra con la lingua e cercando le parole più corrette per continuare. «La magia è una delle tante forze di cui è pervaso l’Universo, e in quanto tale risente dell’influenza delle altre forze: cambiamenti in questi equilibri possono portare, in individui predisposti, a sviluppare particolari abilità rispetto ad altre. Ma sottolineo nuovamente» e su queste parole pose particolare enfasi, era un punto molto importante per Atena: la razionalità la portava sempre a tenere i piedi ben saldi a terra e ad attenersi ai dati oggettivi. «L’argomento è molto vasto e molto complesso, è facile "perdere la tramontana", come si suol dire; gli Astri possono suggerire una determinata increspatura, ma non sapremo mai con precisione assoluta con quali effetti essa si manifesterà: l’essere umano, al contrario di una pianta, è un organismo complesso e dotato di libero arbitrio. Ritengo quindi che sia fondamentale procedere in punta di piedi: osservare, studiare, rilevare, senza farsi prendere da facile abbagli» Stava parlando troppo? Meglio fermarsi, ancora una volta. Per quanto il suo interlocutore fosse una persona distinta e dotata di un certo spessore intellettuale, aveva pur sempre una certa età ed era consigliabile non sovraccaricare la sua memoria o rischiare che si appisolasse per un eccesso di tedio. «Spero di aver risposto alla sua curiosità» concluse infine, affabile.

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view post Posted on 20/12/2017, 22:59
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Il The, era l'ora del The.
Il che era di gran lunga già qualcosa, nient'affatto scontato.
Una certezza, qualcosa intorno a cui edificare e progettare con minuzia la propria giornata? Anche quella era una tradizione, destinata a durare, quanto le circostanze l'avrebbero permesso. I miracoli non erano nelle possibilità di nessuno, certo, si sarebbe fatto sempre il massimo per andare avanti, ed oltre, ma non poteva esservi certezza di quanto sarebbe capitato. Erano ormai secoli che si eran dati al commercio del The, lo stesso aveva mantenuto vivo, e temibile l'Impero, ne era stato l'indiscusso simbolo. Non sarebbe potuto venir meno. Era più semplice che fossero i casati, e le loro tradizioni a venir meno, a gettare infine la spugna, dopo infinite generazioni di onorato servizio, a quello che ormai era il derelitto di ciò che era stato un tempo. Era sempre e solo una questione di Tempo? Di fatalità dello stesso? C'era rimedio? Ci sarebbe mai stato?
Il liquido fumante ambrato lo tentava, una tentazione peccaminosa, destinata a farcela, presto o tardi, questione di tempo. La ceramica si era subito riscaldata, il calore trasudava all'esterno, dando segni di palese insofferenza, per quella temperatura mite, temperata. L'acqua portata ad ebollizione danneggiava l'infuso, ma anche quello sembrava essere un cruccio di una ristretta schiatta di cultori, per tutti gli altri, l'acqua del The doveva prima raggiungere l'ebollizione, per solo successivamente intentare una scadente infusione. Le miscele da pochi penny, o pochi zellini, erano già talmente cattive, che del resto non c'era pericolo di rovinare nulla, che non lo fosse già stato. Ma rimaneva con evidenza un delitto, violentare un The, infrangendone il canone, qualunque The fosse.
C'era poi la questione degli Auror, effettivamente. La prima ammissione gli strappò un sorriso. In fondo, come poteva essere altrimenti? Almeno in linea teorica di pericolosi maghi oscuri dentro le mura di quel Castello non ve n'erano, o comunque non ve ne sarebbero dovuti essere. Avevano già due Auror, e un Auror che si decidesse di convertirsi improvvisamente all'insegnamento implicava di fatto un cambio più che repentino della sua stessa vita. Aveva senso? O si era sbagliata sino a quel momento, o era stato uno scherzo? Era pur vero che non a tutti doveva essere richiesta la stessa perserveranza e dedizione di una monaca di clausura, ma allo stesso tempo due impieghi tanto distanti in così pochi anni qualcosa dovevano pur significare. Cosa avrebbe dovuto fare? Biasimarla per essersi ricreduta? Quanto era percorribile? Incrinare subito il cammino tracciato, nonostante tutto? Era tutta una questione di disciplina? Disciplina che tornava ancora una volta. Costanza o incostanza, era quello il problema? Avrebbero potuto risolverlo? Quanto era conciliabile tutto quello con la nuova aspirazione della Giovane? Quanto erano conciliabili entrambi i ruoli? Sarebbe stato possibile o infine si sarebbe dovuta piegare, e scegliere? Si era mai sentito parlare di part time tra quelle mura? Era un'idea pienamente percorribile? E se non lo era? Era quello il passo in avanti? Doveva essere risoluto, e fermo?
O più conciliante, e flessibile?
Le doveva una risposta.
Almeno una sorta.


Per molti versi penso di poter capire il suo punto di vista, il che sicuramente aiuta. Magari non lo condivido, ma lo capisco, in fondo anch'io non sono sempre stato un professore. Eppure, ciò mi pone già innanzi a una scelta. Come ho già detto ai suoi precedenti colleghi, sono chiamato a fare gli interessi degli Studenti, prima ancora che del Castello, e la figura che stiamo cercando dovrebbe essere quanto più stabile e duratura nel tempo. Naturalmente, se del caso, lei non sta firmando un patto con Mefistofele, non ho tale ambizione, eppure il garantire continuità didattica rientra tra i miei obblighi. Oltre al fatto che potrebbe trovare inconciliabili entrambe le attività, proprio come i suoi colleghi, che a quanto mi risulta hanno cessato tali attività. Come crede si comporterebbe innanzi alla scelta? E quali crede che siano le attività di un Docente? Immagino si sarà pur fatta un'idea di come e quanto potrebbe cambiare la sua vita, se il tutto dovesse andare in porto. Così come di quali debbano essere i requisiti di un buon docente, in fondo è stata qui in passato.

Una prima questione era lì, posta sotto gli occhi di tutti e alla luce del sole. Il resto sarebbe venuto? Quanto era accettabile? Ancor prima d'iniziare, erano già scesi a un compromesso? E nell'interesse di chi, soprattutto? L'interesse da perseguire era uno, e uno soltanto. Poi effettivamente se ne sarebbero potuti trovare anche altri, ma erano ben altro genere di pensieri, e preoccupazioni. Era nel loro interesse, era pur pur vero, che soddisfando il primo interesse, nei confronti degli studenti, allo stesso tempo anche il secondo venisse preso in considerazione, quello del candidato. Come avrebbe determinato se la Giovane fosse o meno adatta? E se non lo era, sarebbe stato chiaro e indiscutibile? Esistevano i grigi, o il mondo si divideva effettivamente tra bianco e nero? Cosa avrebbe dovuto fare, in piena coscienza? un astronomo era davvero meglio di un vero divinatore? Di un vero Profeta? Se così non era, come determinarlo? Il problema si poneva, era lì, in attesa di possibili ed eventuali soluzioni. E riprese, giunti a quel punto, sembrava necessaria una nuova replica.

Certo, è vero, il mondo pullula di ciarlatani e cialtroni. Ma temo che questo sia uno di tanti problemi irrisolvibili. È pur vero, che tra tanti inetti, a volte si celino anche veri e propri talenti. Tra tanti falsi profeti, uno su un milione lo è, no? E nonostante alcune discipline si prestino più di altre, in virtù dei loro margini d'incertezza, è pur vero che tutte ne siano comunque afflitte. Un ottimo campo di ricerca, che da altre prospettive mi ha visto attivo in passato. Ma se è vero che gli Astri influenzano la terra, e allo stesso tempo gli uomini, come si inserisce il libero arbitrio nell'equazione? È già complicato ammansire destino e arbitrio, come si sposano a tutto questo gli Astri? Eppure, ha attirato la mia attenzione un altro punto, che è spesso oggetto di dibattito con i miei stessi studenti. Cosa crede che sia la Magia? E una volta individuata la più conveniente delle definizioni, qual è la differenza sostanziale tra Magia chiara, e oscura? Per quanto suoni ovvio, a volte è proprio ciò che è ovvio a non dimostrarsi tale.

Precisione assoluta.
Cosa era assolutamente preciso?
E perchè quel culto per gli assoluti perdurava e resisteva nel tempo? Con quanta leggerezza venivano scomodati, e nella speranza di cosa? Era tutto un gioco? Quanto li avrebbero mai compresi? Erano alla loro portata? Semplicemente non appartenevano a quella dimensione, o solo idealmente? Quanto erano costosi in termini di indotto? Erano economicamente sostenibili? E se non lo erano?

 
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view post Posted on 23/12/2017, 16:39
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Scelte. In un ogni istante lungo il cammino della propria esistenza la vita pone davanti a delle scelte. Impercettibili deviazioni, svolte improvvise, cammini a ritroso o balzi in avanti. Come comprendere dove ogni singola scelta potrà portare? Quali cambiamenti innescherà, quali eventi saranno determinati da ogni passo in una direzione, anziché nell’altra? Nel momento in cui il pensiero tenta di sondare le profondità di un tale mistero, si ritrova ben presto ad arrampicarsi su appigli d’aria, fino a ritrovarsi con il nulla sotto i piedi. Stupore e tremore, davanti all’infinità di possibilità.
Era quella la scelta giusta per lei? Cosa stava lasciando e cosa invece avrebbe guadagnato dalla sua decisione? Se lo era chiesto molte volte, prima di compiere il passo iniziale. Non avere rimpianti era l’ago della bussola? Era giusto continuare a seguire la propria Stella Polare, anche quando conduceva a percorsi inaspettati? Tentare di essere coerenti con sé stessi, con la persona che si era diventati, in un continuo mutare e un continuo rimanere uguali? E poi, la domanda cruciale,
ne sarebbe davvero stata all'altezza?
Eppure, in fondo, sapeva bene cosa doveva fare, la sua scelta aveva già preso forma dentro di lei.

«Penso che un buon Professore debba rappresentare una guida per lo Studente. Dal punto di vista didattico, innanzitutto: è bene che sia in possesso di una profonda conoscenza della sua disciplina, ma anche guidato da una sincera passione e spinto ad approfondire continuamente la materia. Questa è una condizione necessaria ed essenziale per un Insegnante. Ma allo stesso tempo, un buon Insegnante è anche una persona capace di accompagnare il giovane nel suo percorso di crescita, uno sprono a far emergere il meglio di lui e in grado – pur nel suo piccolo – di contribuire affinché ciascuno trovi spazio per le proprie peculiarità e le proprie inclinazioni personali. Mi piace pensare che gli studenti non siano bicchieri da riempire, ma scintille da accendere. Forse la riterrà una definizione dal sapore classico o idealista, ma a me è sempre stata molto cara» si lasciò sfuggire un sorriso. In effetti era una sfida che andava ben oltre il semplice dovere, prevedeva il lasciarsi sfiorare dalla singolarità di ciascuno studente e, allo stesso tempo, tentare di seminare nel suo animo qualcosa che superasse un semplice concetto o una formula imparata a memoria. «Va da sé, come ha detto a ragione lei stesso, che affinché un Insegnante possa raggiungere tali obiettivi sia necessaria una continuità didattica. Solo una continuità nel tempo può permettere lo stabilirsi di un rapporto di fiducia e una reciproca conoscenza, oltre che la trasmissione di una conoscenza teorica secondo la particolare metodologia adottata dal Professore. Per questo comprendo e condivido la sua esigenza; se mai dovessi trovarmi di fronte ad una scelta, non verrei meno alla responsabilità che il ruolo mi impone e soprattutto alla responsabilità che avrei nei confronti dei miei Studenti. Per quanto il futuro resti un mistero, auspico quanto lei di poter garantire una durata nel tempo e dal canto mio farò il possibile per assicurarla. Sono consapevole dei cambiamenti che questa decisione mi chiede, ci ho riflettuto molto e sono pronta ad assumermene la piena responsabilità». La scelta di diventare Auror era stata un passo fondamentale, il punto di partenza per ritrovare un equilibrio, per prendere la sua vita in mano e incollarne i pezzi uno sull’altro, finché non era riuscita a costruire qualcosa che sembrava reggersi in piedi. Per un po’, se non altro. Forse poteva addirittura affermare di aver ritrovato una certa serenità – o almeno, uno scopo – e probabilmente era quel nuovo stato ad averle dato l’impulso per un cambiamento. Quanto potevano essere credibili le sue parole? Come riuscire a far comprendere che non nascevano da superficialità ma che si erano generate nel profondo del suo animo, nella terra in cui avevano già iniziato ad allungare le loro radici? Poteva solo offrire la sua sincerità e lasciare nella mani di un uomo che stimava la valutazione della sua adeguatezza.
«Destino, Astri, Libero Arbitrio. Siamo di fronte a misteri che forse non riusciremmo mai a comprendere nella loro totalità. Personalmente non credo che a determinare la vita di un uomo sia un destino ineluttabile, quanto invece le scelte che egli compie. Homo faber fortunae suae come dicevano gli Antichi. Tuttavia, tra le infine possibilità che una persona può percorrere, talvolta capita che qualunque via intraprenda, finisca inesorabilmente per sfiorare un determinato evento, o che questi sia talmente grande e pesante da non dipendere dalle scelte di un singolo individuo: in tal caso si può parlare di Destino. Gli Astri, a mio parere, sono in grado di suggerire determinati risultati – coincidenze o eventi le cui probabilità di verifica sono estremamente alte – e talvolta anche di influenzarli.
Determinare che cosa sia la Magia non è un’impresa facile! La definizione più comune è che essa sia una forza, molto potente aggiungerei, in grado di agire sulle consuete leggi della natura, e penso che – pur nella sua semplicità – possa essere ritenuta una definizione valida. Sappiamo anche come la Magia sia strettamente legata al mondo delle emozioni, alle intenzioni e al pensiero. A mio parere la diversificazione tra magia chiara e magia oscura risiede proprio in questo: nelle emozioni e nelle intenzioni con cui ciascuno decide di colorare questa forza che si ritrova ad avere tra le mani. A seconda dell’altezza o della bassezza dei sentimenti, la Magia può assumere di volta in volta sfumature straordinarie o, al contrario, terrificanti».

Terminato di parlare prese la tazzina tra le mani, godendo del calore emanato dalla ceramica, lasciando che le parole aleggiassero sulla superficie dei suoi pensieri; poi bevve un altro sorso della bevanda, assaporando la ricercatezza del gusto.
«E’ un’ottima miscela».

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view post Posted on 26/12/2017, 17:41
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Lo scopo era preciso.
L'obiettivo ultimo si stagliava nitido all'orizzonte.
Sarebbero stati in grado di raggiungerlo? Era davvero alla loro portata? O si sarebbe semplicemente esaurito l'intero discorso in un nulla di fatto? Il calcolo delle probabilità cosa avrebbe dimostrato al termine del primo round? Quanto era risoluta la giovane Auror a ottenere quello che per cui si era fatta avanti? In fondo, era già un successo essere arrivata alle eliminatorie, quanto si sarebbe dimostrata d'accordo lei con quella conclusione logica cui era giunto il Vecchio? Eppure, il solo fatto di aver fatto quella domanda, implicava che un minimo ci credesse. Aveva già interamente assimilato tutte le conseguenze che una decisione in un senso o nell'altro avrebbe prodotto? Quanto era verosimile? Neanche il più saggio avrebbe potuto, come poteva lui pretenderlo da una giovane Strega, ancora fresca di studi? Era quello il punto? Non c'era proporzionalità tra quanto veniva offerto lecitamente, e quanto domandato? Era un moderno agente del fisco ante litteram, dell'ufficio imposte dirette? Era null'altro che un nuovo sopruso, perpetrato ai danni di un'innocente? Qual era la più importante di quelle caratteristiche? C'era una prima inter pares? Una conditio sine qua non? Quanto erano centrali le competenze? Esisteva l'eventualità di un ottimo insegnante, sfortunatamente totalmente ignorante in ogni ambito della sua materia? E allo stesso tempo, esisteva l'eventualità di un insegnante preparato in ogni ambito della Magia, ma che in fin dei conti fosse anche il peggiore degli insegnanti che mai la Storia avrebbe ricordato?
Era quello il punto.
E vi tornò.


Ottimo, un buon inizio direi.
E se le chiedessi di individuare un'unica qualità indispensabile per un insegnante, cosa sceglierebbe? Lei ne ha individuate molte, e immagino che se ne potrebbero individuare anche altre, ma se le dovessi chiedere di sceglierne una su tutte? Allo stesso tempo, immagino comprenderà questa mia perplessità circa la continuità. Se dovesse rendersi conto che effettivamente questa 'attività' non facesse per lei da un lato sarei il primo a doverle consigliare di lasciare nel suo interesse, dall'altro sarei combattuto proprio dal dover fare gli interessi della nostra Scuola, il che mi metterebbe in una situazione sicuramente... scomoda. Ma se ci ha riflettuto, ed è sufficientemente sicura...


Veniva ora la torta.
Non aveva mai apprezzato veramente i dolci.
Probabilmente non era mai arrivato nemmeno con la giusta predisposizione d'animo ad affrontarli. La si poteva definire quieta indifferenza? Non si consideravano reciprocamente, e non investivano alcun tipo di risorse in quello che sapevano sarebbe stato uno scontro inutile. Nessuno aveva alcuna speranza di vincere, di imporsi sull'altro. Dunque, perchè combattere? Si tolleravano reciprocamente, mantenendo rapporti di buon vicinato per evitare il sorgere di problemi di contenuto. Uno stato di belligeranza non era poi il benvenuto, troppo dispendioso da mantenere, e dalle ritorsioni facili. Quel compromesso era la migliore delle soluzioni possibili, e lo sapevano. Il Vecchio ascoltava attento la giovane Auror proseguire in quel discorso, sorseggiando un momento dopo la'trlo il liquido ambrato di sempre. Astri, destino, e libero arbitrio. In che ginepraio l'aveva infilata? Ne sarebbe uscita sulle sue gambe? Non era stato certamente molto cavalleresco, ma sicuramente indispensabile allo scopo. E su tutto quello si innestava Magia. Quanto era controllabile quel discorso? Quanto lo sarebbe stato? Quale ne era la conseguenza più ovvia? Dove sarebbero andati a parare? C'era uno scopo? Dissertavano per il piacere di farlo, del più e del meno, in attesa che il tempo si esaurisse?


Sì, credo di avere capito. Dunque, la domanda successiva potrebbe essere: ma allora il Destino può essere controllato? Piegato alle nostre necessità, e usato come un'arma a danno di altri? Capisco che in parte tale eventualità vada a sfociare in una disciplina differente, ma immagino sia comunque un'eventualità sulla quale dovremmo interrogarci, non trova? Allo stesso tempo, se come dice la Magia è strettamente legata a emozioni e pensiero, piegata dalla volontà, che la colorano di queste sfumature, di per sè la Magia è neutra allo stato di natura, il che ci suggerirebbe che parlare di Magia nera o chiara sia una baggianata più prossima ai Babbani, che non ai Maghi. Non trova? Soprattutto nel suo caso, che è ancora un Auror in fondo, si sentirebbe di affermare che in maniera assoluta uccidere un uomo sia identificabile come un atto di magia nera? Le tre maledizioni sono magia nera, mentre l'evanesco è magia chiara?

Sorrise, mentre il tono interrogativo andava spegnendosi.
Qual era la discrimante? Esisteva? E ancora una volta gli assoluti.
Quanto potevano dimostrarsi scomodi, quanto inaggirabili? Eppure erano lì, dovevano farci i conti, considerarli. Quanto erano ineludibili in assoluto, e quanto in quel singolo specifico caso? Dove stava la differenza? E c'era un ultimo pedice. Il The. Quanto era un pedice, quanto l'argomento principale di un'esistenza vissuta all'insegna dello studio? E l'ammissione. Non c'era spazio per la falsa modestia. Era un traffico che lo impegnava non poco, perchè farne mistero?


Ha ragione, l'ho sempre considerata ottima anch'io.
Sono ormai decenni che me la faccio spedire da Hong Kong, nonostante tutti i problemi doganali d'importazione che questo mi abbia dato. Per certi versi non ho mai avuto un rapporto troppo disteso con i funzionari troppo zelanti, anzi, li ho sempre trovati eccessivamente... solerti? Nel perdere tempo, invece che preoccuparsi di cose più importanti per la comunità.


Un'affermazione neutra.
Onesta quanto meno.

 
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view post Posted on 27/12/2017, 20:48
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Quando Atena era bambina aveva un’insegnante che era solita paragonare ogni anno scolastico alla scalata di un monte, via via sempre più alto: si iniziava da cime di modesta altezza, il primo anno, fino a giungere alle vette più aspre e dure, l’ultimo anno. Forse era tutto quel parlare di insegnanti che le fece tornare in mente quel bizzarro ricordo, o forse il fatto che in quel momento, ad ogni nuova domanda del Vicepreside, si sentiva proprio così, posta continuamente di fronte ad una cima sempre più elevata da affrontare.
«Un’unica qualità indispensabile» ripeté, soppesando le parole, come se pronunciandole di nuovo ne potesse estrapolare un significato nascosto. «Non è facile racchiudere una professione così complessa in un’unica parola. Però…» riconsiderò tra sé le affermazioni che aveva elencato poco prima, finché il pensiero non si soffermò su una di esse in particolare. «Dovendo sceglierne una soltanto, direi la passione. La passione rappresenta, come dire, l’ingranaggio principale in grado di far funzionare l’intera macchina. Anche la persona più dotta, se non possiede la passione, difficilmente sarà in grado di trasmettere davvero qualcosa ad uno Studente – può un fuoco spento accendere una scintilla? – così come è sempre la passione a fornire la volontà e la determinazione necessaria per superare ogni piccolo o grande ostacolo a cui la professione, inevitabilmente, pone davanti, mettendosi continuamente in gioco, come un fuoco che alimenta sempre la sua fiamma». Fissò lo sguardo sul Professore, cercando nei suoi lineamenti un indizio di approvazione o di semplice comprensione, chiedendosi dove esattamente volesse condurla con quella discussione e se le sue risposte potessero in qualche modo essere ritenute all’altezza delle sue aspettative e delle considerazioni che i lunghi anni di esperienza avevano fatto maturare in lui.
Insieme alla prima domanda, l’uomo rimarcò ulteriormente anche le proprie apprensioni. Era un punto di fondamentale importanza e non passò inosservato ad Atena; qualunque fosse stata la decisione del Vicepreside al termine del Colloquio, riteneva necessario che il loro rapporto fosse sin da subito sincero e fondato sulla fiducia. Si ritenne quindi in dovere di spendere qualche ulteriore parola a tal proposito.
«Capisco che una simile eventualità la metterebbe in una posizione molto scomoda. Non sono una persona che prende decisioni alla leggera, non sarei qui se non desiderassi questo ruolo e se non fossi persuasa a portarlo avanti fino in fondo. Sul mio impegno e la mia volontà le posso dare la mia parola».
L’uomo proseguì poi nel discorso, ponendole ben presto nuovi, e non indifferenti, quesiti. Mentre lo ascoltava, Atena bevve un altro sorso della bevanda; per un istante si domandò con divertimento se, considerata la piega che quella conversazione stava prendendo, non sarebbe stato più adeguato un bicchierino di rum, possibilmente del più forte, anziché una candida tazza di thè. Ma, veloce come era arrivato, quel pensiero si dileguò; non vi era argomento che una buona tazza di thè non fosse in grado di accompagnare.
Accolse quella sorta di nuova sfida con un sorriso, quasi l'accenno di una tenera risata, non certo di scherno, quanto piuttosto sintomo di una timida complicità intellettuale.

«Assolutamente, sono questioni che chiunque tratti di Astronomia, prima o poi, si trova a dover affrontare ed è giusto che ciascuno abbia una propria opinione a riguardo.
Mi chiede se sia possibile controllare, piegare, il Destino a proprio favore. Desidero rispondere sollevando a mia volta un’ulteriore questione: consideriamo l’eventualità che io – o chiunque altro – riesca a compiere un’azione che sia in grado di “cambiare il Destino”; ma allora, mi chiedo, sarà davvero il Destino ad essere cambiato oppure era Destino che io compissi quell’azione, con la convinzione di cambiare gli eventi, quando invece erano proprio quegli eventi ad essere scritti, a mia insaputa, nel Destino? Mi segue?».
Era una domanda provocatoria, certamente, acrobazie del pensiero intorno a questioni la cui verità era pressoché impossibile da afferrare. Un po’ come l’eterno dilemma del viaggiatore nel tempo, di cui aveva letto in un libro scritto sotto pseudonimo da un anziano Indicibile: tornare nel passato e compiere un’azione per cambiare il presente lo avrebbe davvero mutato o avrebbe semplicemente contribuito a costruire la realtà che tutti consociamo? In fondo, che differenza c’era tra passato, presente e futuro? Non cambiava forse soltanto il punto da cui lo si guardava? Acrobazie del pensiero. «Probabilmente è sciocco pensare di poter controllare qualcosa di tanto grande e così poco conosciuto. Più concretamente, penso che intravedere una forma che si staglia all’orizzonte, tra le nebbie del futuro, possa esserci d’aiuto per affrontare gli eventi in modo più consapevole e preparato.
Parlare di assoluti è un terreno insidioso. Generalmente diffido da chi vede solo bianco o nero, quando nel mezzo ci sono un’infinità di sfumature. Certo, le concettualizzazioni sono assolutamente necessarie, ma non sono in grado di inglobare ogni singola sfumatura della realtà. Più che considerare la Magia come qualcosa di neutro, direi che contiene in sé ogni possibilità. Non penso che la distinzione tra magia chiara e magia oscura sia una definizione più vicina al mondo Babbano che a quello dei Maghi; se ci fermiamo a riflettere, anche qui ad Hogwarts abbiamo una materia come Difesa contro le Arti Oscure: sarebbe inutile se tale distinzione non esistesse. E si, mi sento anche di dire che vi sono Magie che possono essere classificate a prescindere come maledizioni oscure: hanno origine da impulsi malvagi della natura umana e sono atti a ledere volontariamente l’altro, lasciando un solco indelebile nell’anima stessa del Mago che la compie. Nello stesso tempo, uccidere un uomo non è detto che sia sempre e solo riconducibile a magia nera, vi sono un'infinità di circostanze da considerare»
incidente, autodifesa, semplice casualità «e solo alcune di esse portano alle arti oscure. Man mano che ci si allontana dagli estremi, classificare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, quanto una magia si possa definire buona o cattiva, può diventare complicato, come è complesso e complicato l’universo stesso che si muove all’interno e intorno all’essere umano. Ma in questo caso, forse, ci spostiamo in un altro campo» rivolse al Vicepreside un caldo sorriso, rilassandosi sulla sedia.
Si portò nuovamente la bevanda alle labbra, mentre il Professore le raccontava l’origine rocambolesca della miscela; solo quando fece per assaporare un altro sorso di thè si accorse che la tazzina era ormai vuota e, dopo un attimo di esitazione, la ripose sul piattino, tornando a posare le mani in grembo e a giocherellare con i bordi del cappello.

«In fondo, per certi piaceri, vale assolutamente la pena sopportare qualche piccolo impiccio!» concluse affabile e divertita.

☆ Atena Mclinder ☆ Scheda

 
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view post Posted on 4/1/2018, 11:14
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Quanto infelice era stata la domanda?
Lo era stata? Quanto era possibile riuscire a condensare l'intera conversazione in una parola? Era un'idea realmente percorribile? Si sarebbero schiantati contro le scogliere innanzi a tale difficoltà? Al pari di un aereo in stallo, era una posizione oggettivamente impossibile, o con il giusto addestramento sarebbe stato possibile emergere vittoriosi anche da tali avversità? Era una questione di volontà, di onestà, o d'intelligenza? Andavano di pari passo, o era indispensabile che qualcosa infine prevalesse? Cosa stava davvero cercando in quella giovane avventuriera? Aveva già preso una decisione, o era ancora veramente alla ricerca di un segnale che la indirizzasse? Insomma, quanto tutta quella Storia era una farsa, e quanto non lo era realmente? Ne sarebbero arrivati ad una? E in che tempi? Per quanto i toni fossero dei migliori, e i modi dei più galanti, un rifiuto era pur sempre un'eventualità percorribile in qualunque momento, o era ormai un qualcosa lasciato alle spalle, su un binario morto, e affidato alle vestigia del tempo? La passione era davvero l'alleata di vita di un insegnante? Solo di un insegnante? Se un professore senza passione non era nulla, il discorso quanto sarebbe stato applicabile a chiunque altro? Cos'era un Auror senza passione, o un padre senza passione? Era una condizione necessaria e sufficiente specifica di quel campo, o più totalmente dell'essere umano nella sua complessità? Dunque, la Passione non era quella che stavano cercando? Lo era comunque? Poteva esserlo? C'era una risposta giusta, e una sbagliata? O forse più semplicemente una meno giusta, e una più giusta? Era allo stesso tempo il 'giusto' il più adatto degli attributi? Chi era lui per giudicare? Cos'era un giudice per giudicare il più efferato dei delitti? Eppure, a qualcuno doveva spettare l'ingrato compito...
Il tempo scorreva, il silenzio si dilatava. Che emozioni trasparivano?
Quale dei tanti pensieri emergeva?
Passione...


La passione, sicuramente una scelta... particolare? In parte sono d'accordo con lei, evidentemente la passione potrebbe ricoprire un ruolo di peso, ed essere un'alleata di vita preziosa. Eppure, provocatoriamente, potremmo anche concordare che la Passione non sia e non dovrebbe essere una prerogativa del solo Docente. Cos'è destinato a essere un Auror senza passione? Cos'è destinata a essere una madre priva della minima passione? O ancora più in generale, cos'è un Uomo senza passione? Comunque non posso dire sia sbagliato, e se ho la sua parola immagino possiamo proseguire. Del resto, ha anche ragione sul Destino, sono domande cui mi vedo spesso confrontato, forse anche più spesso di quanto non vorrei. E tutto sommato, le confesserò, che nonostante la Divinazione sia una disciplina ancora più vaga e fumosa a volte le risposte possono provenire dai luoghi più impensati. Detto da uno storico può far sorridere, ma può succedere che Passato e Presente, se non addirittura Futuro, a volte si trovino a coincidere, ed esiste la possibilità di imbrigliarli. Dopo tutto, cosa sono le profezie?

Un ulteriore passo era compiuto, verso dove?
Quella era già un'altra Storia. Eppure, era pur sempre un'eventualità, gradita o meno che fosse. Un sorso di The, prima di proseguire alla volta di... Magia. Quanto erano permeate le loro vite di quella strana cosa? Quanto il loro stesso mondo viveva e prosperava della vitalità della Magia? Cosa sarebbe diventato, e cosa stava diventando cedendo al cancro del modernismo? Lancia in resta la giovane Auror marciava spedita dritta incontro a un nuovo ostacolo? Le Arti Oscure erano un nemico? Esistevano davvero? La Magia poteva davvero assumere forme mostruose, a seconda di non meglio identificati cambiamenti? Potevano le pulsioni dell'animo umano modificare alla radice qualcosa di tanto più nobile, ed etereo, quale Magia? Il fine cambiava radicalmente la natura stessa di Magia? Era ancora una volta questione di giudizio, o effettivamente c'era dell'altro? Era quella la sede deputata a tali giudizi, o semplicemente si stava scavando ancora una volta la tomba? Giunti a una certa età sembrava che la più opportuna e meglio riuscita delle attività fosse proprio quella di scavarsi la tomba. Per quanto essa fosse certamente spendibile nel più breve termine, la spendibilità in altre occasioni poteva essere quasi nulla. Etica e ontologia della Magia, poteva essere un altro corso? Rottamare le cose vecchie e inutili, per promuoverne di nuove? Si stava senza mezzi termini e possibilità di richiami pensionando?


Certo, è vero, abbiamo una cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, e abbiamo anche un valido ex Auror a ricoprirla che immagino conosca, ma allo stesso tempo sa meglio di me quanto contino le apparenze, e quanto in determinati contesti pesi anche il Ministero della Magia. Per la quasi totalità della sua Storia non abbiamo avuto tale esigenza, e altre scuole prestigiose non l'avvertono tuttora. Eppure ha ragione, la Magia potenzialmente è tutto, e niente, sta a noi plasmarla secondo abilità e volontà, ed anche a patto che esistano delle Arti più oscure di altre il categorizzarle non è impresa semplice. Ciò però non deve costringerci a un'esistenza d'ignavia. Personalmente sono molte le cose che farei, tra cui abolire la sopra citata cattedra, ma più passano gli anni, più è necessario nonchè opportuno selezionare le battaglie da combattere, anche a seconda della loro probabilità di vittoria, oltre che di opportunità. Cosa cambia tra l'una e Incantesimi? Molti potrebbero dire siano sotto molti punti di vista simili, non trova? Ma allo stesso tempo, se l'abolissimo, che segnale daremmo in un momento come l'attuale al resto del Paese? Ma soprattutto, si sentirebbe di sbilanciarsi su cosa abbiano in serbo i prossimi mesi? Almeno sulla base di quanto il cielo ci suggerisca...

Perchè quei lunghi monologhi?
Dopo tanti anni non si era stufato ancora del suono della sua voce?
Era una condizione necessaria e sufficiente dei Vecchi, essere anche vanagloriosi e drammatici? Da cosa derivava tale problematica? Era la risposta psicologica involontaria ma del subconscio alla lunga e irreversibile decadenza dell'Impero? Il glorioso impero britannico cos'era diventato nell'arco di poche generazioni? In tre sole generazioni quello che era stato uno dei maggiori Imperi della Storia era di fatto crollato, cedendo il passo a un mondo governato da coloni, villici, e burini, privi di arte e storia, che in meno di una generazione avevano già consegnato il testimone a... chi? Al caos? E in tutto quello che certezze rimanevano? Pietre, malta, e legno? Sarebbero mai stati sufficienti? Eppure... cosa potevano fare? Sperare. Era infine una decisione?


Le dirò questo, mademoiselle McLinder. In tutta onestà le mie opinioni personali, e quelle del Ministero, su molte cose divergono e anche di molto. Per quanto i nostri programmi scolastici vengano e debbano essere autorizzati dal Ministero, Hogwarts dovrebbe avere ben altre ambizioni. I nostri studenti prima ancora di essere studenti sono persone, e in quanto tali hanno esigenze che vanno molto oltre l'accademia, e sette anni qui possono essere lunghissimi. Troverei molto più utile che al termine di tale lunghissimo percorso un candidato sappia elaborare un ragionamento complesso, cavarsi dagli impicci che molto probabilmente troverà, e saper prendere decisioni consapevoli, piuttosto che non conoscere ogni incanto mai enunciato in queste mura, e ricordare le spesso noiose pagine della Bath. Il nostro compito è fornire gli strumenti perchè le prossime generazioni di Maghi sappiano decidere liberamente e disporre delle proprie vite, il resto sarà sempre benvenuto, ma non indispensabile. Quindi, si ricordi di essere umile, a volte il più dotto degli insegnanti ha comunque da imparare dal più ignorante degli studenti. Ciò detto, se lo ritiene un compromesso accettabile il Castello le richiede la sua lealtà, e sono a sua disposizione per eventuali domande. Tra l'una e l'altra potremmo anche avviarci verso il dipartimento di Astronomia, così da toglierci l'impiccio.

E infine era fatta?
Erano arrivati ad una?
Ce l'aveva fatta, in barba a risposte che non sembravano essere mai state così convicenti? Che in fondo lo fossero state? Sulla base di cosa era stata presa di punto in bianco la decisone? Quanto inaspettatamente era giunta? Quanto era destino? Quanto il caso? Quanto era contato il resto? Ma era poi un sì?

 
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view post Posted on 5/1/2018, 15:21
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Sorrise, quasi timidamente, mordendosi un labbro. Certo, che le sue risposte venissero trovate particolari non era una novità per lei. Più di una volta aveva avuto l’impressione di trovarsi come di fronte ad un dipinto e mentre tutti notavano in esso l’armonia dei colori o esaltavano l’eleganza delle figure, lei era solita soffermarsi invece sull’unico puntino rosso presente in un mare di blu, di verdi o di gialli. Non che non apprezzasse la rappresentazione nell’insieme, ma non poteva fare a meno di pensare che mettendo il quadro a testa in giù, quell’unico puntino avrebbe acquistato un senso, mentre tutto il resto avrebbe perso il suo significato. E se tutto nel quadro crollava, ad eccezione di quell’unico puntino, non era forse in quella sola pennellata che l’Artista aveva voluto racchiudere l’anima stessa della sua opera o forse addirittura l’essenza di se stesso? Che la sua fosse una singolare stranezza, una bizzarra fantasticheria o una sorta di segno incomprensibile su un pezzo di carta, aveva ormai rinunciato a capirlo.
«Sicuramente, la passione è una prerogativa auspicabile in qualunque professione e qualunque attività. L’uomo non è nulla senza passione, seppure spesso essa venga facilmente sottostimata» accolse con garbo la provocazione, prima di continuare. «Dice bene, Professore, dalle profezie - Astronomiche o Divinatorie che siano - si possono ottenere indicazioni e suggerimenti talvolta sorprendenti, molto più di quanto il senso comune sia portato a credere» dal canto suo riteneva l’Astronomia una scienza più sicura ed esatta rispetto alla Divinazione, fondata su calcoli precisi e verità empiriche, ma del resto era questione di punti di vista e di inclinazioni personali. «I movimenti degli Astri e dei Pianeti hanno sempre una ripercussione sulla Terra, così come determinati eventi astronomici sono collegati ad eventi nel nostro mondo. Non è mai da sottovalutare un Cielo stellato» sorrise al Vicepreside, soppesando poi con cura la sua richiesta. Cosa dicevano gli Astri sul momento presente e sull’immediato futuro? Generalmente non era solita parlare a chiunque di quanto il Cielo comunicasse, consapevole di quanto l’ingenuità potesse distorcere facilmente la realtà: aveva visto persone perdere la ragione in nome di credenze e profezie mal interpretate. La mente dell’uomo è una macchina complessa: le paure, le speranze più intime, possono divenire trappole nelle quali rimanere impigliati. Si passò la lingua sulle labbra prima di continuare, assumendo un tono più serio, cauto e quasi accademico. «Non molto tempo fa abbiamo assistito ad una congiunzione tra Mercurio e Nettuno; questa particolare configurazione è solita indicare un cambiamento, una metamorfosi, un periodo di mutamenti significativi. Possiamo inoltre notare Marte vicino alla linea dell’orizzonte alcune ore prima dell’alba, più luminoso e rosso del solito. A questo pianeta vengono spesso associati eventi funesti, o la comparsa di grandi personalità, particolarmente carismatiche o ambiziose. E’ bene ricordare anche che tra non molto si verificherà un’eclissi di Luna, che sarà totale nella porzione di Terra in cui si trova l’Inghilterra. Questo fa pensare che alcuni degli eventi suggeriti dai pianeti avranno effetti proprio sul nostro Paese. Forse una minaccia sta lentamente maturando all’orizzonte, probabilmente legata ad una personalità emergente; sicuramente avverranno cambiamenti» rimase assorta per alcuni istanti nei suoi pensieri, richiamando alla mente ulteriori calcoli e particolari, ma non andò oltre nella spiegazione, il tutto sarebbe risultato eccessivamente tecnico e probabilmente tedioso. «Insomma» riprese subito dopo, con un tono più leggero «forse non è proprio il momento più indicato per abolire la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure» concluse con una scintilla di complicità nello sguardo, a sottolineare la sfumatura volutamente scherzosa e affatto polemica delle sue parole. Per un attimo sorrise dentro di sé al pensiero di cosa avrebbe pensato il Collega e Amico se avesse assistito alla loro conversazione.
Annuì alle parole del Vicepreside: fortunatamente quella era una particolarità di Hogwarts che non era cambiata.
«Condivido pienamente il suo pensiero e non le nascondo che è per me una gioia sentire che la pensa in questo modo: un Docente è responsabile della crescita dei suoi Studenti nella loro interezza, non solo della quantità di nozioni da loro apprese. Terrò a mente le sue parole».
Fu quasi inaspettatamente che, a conclusione del lungo discorso, giunse infine l’invito a seguirlo. Il suo cuore ebbe un sobbalzo. Le era stata accordata la fiducia? Fino a poco prima non era certa di esser riuscita del tutto a far breccia nei dubbi del Vicepreside, il suo volto imperscrutabile non sembrava lasciar trasparire nulla di quanto lui pensasse realmente sul suo conto. Quali concetti avrebbe potuto esprimere meglio? Quali risposte sarebbero state più consone? Quanto la sincerità dosata con il buon senso, al fine di incontrare il beneplacito del suo interlocutore? Quanto la sua approvazione realmente sentita?
Ma in fondo, quanto contavano quegli interrogativi? Ormai si stavano avviando verso un epilogo: se sul passato non era più dato interferire, restava soltanto il futuro sul quale poter influire, ed ora - di corsa! - era il presente a chiederle di intervenire.
«Considero un onore poter servire il Castello. La ringrazio» poche parole, pronunciate con compostezza, ma realmente sentite. Posò i palmi delle mani sul cappello, che ancora teneva posato sulle ginocchia, come a volerlo stringere a sé. «Faccia strada, la seguo» concluse infine, senza riuscire a celare la calda trepidazione che le si era accesa nello sguardo, mentre una nuova consapevolezza le scaldava l’animo. Avrebbe quindi seguito il Vicepreside lungo i corridoi della Scuola, verso il dipartimento di Astronomia; anche se, a dirla tutta, il percorso lo conosceva molto bene: non avrebbe mai potuto dimenticato le strade di quella che era stata, e sarebbe stata ancora, di nuovo, la sua Casa.

☆ Atena Mclinder ☆ Scheda

 
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