Drawing Me In., Per Elijah

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view post Posted on 4/12/2017, 21:59
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Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | Sad | ♪VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Quegli occhi lucidi l’avevano completamente sconfitta. Aveva visto la sofferenza sul suo volto, aveva visto la sincerità e allo stesso tempo la delusione e la rabbia. Per tutto il tempo trascorso a dirgli quelle ultime parole, lui non l’aveva degnata di uno sguardo. Prendere il suo viso tra le mani e non ritrovarsi gli occhi di Elijah nei suoi fu come un ennesimo colpo al cuore, come se una parte di lei mancava. Quelle iridi chiare piene d’amore ormai facevano parte di lei, erano come una droga, e se non le aveva davanti si sentiva impazzire. Continuava a cercarle disperatamente, ma tutto ciò che ricevette in cambio fu la freddezza e la delusione. Le sue mani, forzate da quelle del Concasato, scivolarono giù, lungo i suoi fianchi. Quel gesto le fece male, tanto male, ma le parole che lo susseguirono furono ancora peggio.
– Sei una vigliacca. – Fu in quel momento che ogni pensiero nella mente di Sophie svanì nel nulla. Rimasero soltanto quelle tre parole a martellarle il cervello. La sua bocca rimase aperta, l’espressione del suo viso era allibita, e lei ne rimase sconvolta. Elijah sapeva essere la persona più dolce del mondo con lei, ma anche la più diretta. Sapeva benissimo che quelle parole erano vere, sapeva di essere una vigliacca, sapeva di essere un’egoista. Per lei esistevano solo se stessa e le sue convinzioni, i suoi piani, le sue vendette… E non appena aveva avuto l’occasione di poter condividere le emozioni della sua vita con qualcuno, ecco che lei lo aveva allontanato con il suo orgoglio e con le sue paure. Fece forza nelle gambe e si ritrovò in posizione eretta, infilò le mani nelle tasche e rimase a guardare il terreno per un periodo di tempo indefinito.

Era passato poco più di un mese da quell’incontro, e di Elijah non c’era traccia. Nei suoi momenti liberi, Sophie lo cercava in ogni angolo del Castello, sentiva il bisogno di parlargli, di guardarlo negli occhi, e soprattutto voleva fargli capire i motivi di quella sua decisione. Aveva trascorso intere giornate a cercarlo, a passare le notti in Sala Comune con la speranza di vederlo passare da lì per caso, ma nulla. Era passato poco più di un mese, e non ce la faceva più. Le mancava, le mancava troppo. La notte che seguì quell’incontro ai Giardini di Hogwarts fu probabilmente la più brutta che avesse mai passato. Si girava e rigirava nel letto, il cuscino era ormai inzuppato dalle lacrime, e sperava soltanto che Emily o Arya non avessero sentito un qualche suo verso nell’intento di piangere. Ma perché, esattamente, piangeva? Aveva preso la sua decisione, una decisione difficile ma giusta, quindi perché tutto ciò? Più passavano i giorni e più sentiva la mancanza di quegli occhi e di quelle mani, e, anche se lei non fece altro che pensare a lui, non era da escludere l’idea che, probabilmente, lui avesse già trovato un escamotage per dimenticarla.
Quella mattina aprì gli occhi dopo l’ennesima nottata difficile, e la prima cosa che fece fu quella di aprire il cassetto del comodino posto accanto al suo letto. I due disegni di Elijah erano ancora lì, perfettamente arrotolati, insieme alla lettera che egli aveva allegato ad uno di quei ritratti. Ne prese uno qualsiasi, lo srotolò delicatamente tra le mani ed era esattamente quello che fece durante il loro primo incontro alla Stamberga Strillante. Sospirò e lo rimise al suo posto, poi si alzò. D’inverno, solitamente, erano decisamente poche le richieste dei primini che volevano essere accompagnati ad Hogsmeade, ma lei aveva comunque il dovere di recarsi nei pressi della bacheca posta all’ingresso del Castello ogni tre mattine per assicurarsi che qualcuno non la stesse aspettando. Quella mattina era proprio il suo turno, ma per esperienza sapeva che il periodo pieno sarebbe arrivato a fine Dicembre, quando tutti volevano visitare il Villaggio innevato e con l’occasione comprare dei regali per le proprie famiglie. Come di prassi, dunque, si recò lì e non vi era traccia di anima viva. Neppure Elijah, tanto per cambiare, nonostante fosse grande abbastanza per andarci da solo, ormai.
Dear-John-dear-john-movie-24096461-500-230 L’assenza di lui, comunque, la portò a ricordare quel giorno, e, d’istinto, sistemò il cappuccio del mantello sul capo e cominciò a camminare in direzione di Hogsmeade. Era come se avesse perso il controllo del suo corpo, come se lui, da solo, avesse deciso di andare lì, senza fare i conti col cervello. Il tempo era esattamente come quel giorno, nuvoloso, ventoso, e qualche goccia cominciò a scendere giù dal cielo. Più andava avanti e più velocemente cominciava a piovere, ma non le importava. Sarebbe bastato lanciare un Impervius su se stessa per evitare di bagnarsi, ma non lo fece, perché era quello che voleva. La pioggia, probabilmente, avrebbe spazzato via ogni cosa ed ogni ricordo, tanto valeva provarci. Giunta di fronte alla Stamberga Strillante, Sophie rimase fuori a guardarla, poi avanzò, ma si fermò sul primo gradino che portava all’ingresso. Non sapeva se si fosse fermata per paura, o semplicemente perché non ne aveva il coraggio, fatto stava che si era fermata. La pioggia aveva ormai fatto il suo lavoro, i suoi indumenti erano fradici, ma quella sensazione non le dispiaceva affatto. Si sedette dunque sul terzo gradino in legno bagnato, alzò la testa al cielo e lasciò che il suo viso diventasse un tutt’uno con l’acqua che scendeva violentemente. Si era ormai arresa alla ricerca di Elijah, sapeva che ormai se lo sarebbe ritrovato davanti agli occhi quando meno se lo sarebbe aspettato, prima o poi. Ma sapeva che non sarebbe successo, non quel giorno.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 5/12/2017, 01:52





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E
ra passato circa un mese da quel giorno, il giorno più brutto che Elijah avesse mai vissuto. Avrebbe dovuto e voluto dimenticare ogni dettaglio di quel pomeriggio, ma non ci era mai riuscito, nemmeno per un attimo. Come faceva a dimenticare? Era veramente impossibile togliersi dalla mente una persona che ne occupava ogni angolo. Elijah aveva fatto di tutto per non incontrare Sophie e ci era riuscito benissimo, dato che conosceva tutte le sue abitudini alla perfezione. Sapeva a che ora scendeva a colazione, così lui era sceso sempre dopo. Sapeva cosa era solita fare, sapeva quando era di ronda come Prefetto e sapeva anche come e dove era solita studiare. Era banale non incontrarla, bastava fare tutto il contrario. Non gli aveva fatto piacere evitarla, ma sapeva che vederla gli faceva ancora più male. Solo pensarla gli faceva esplodere dentro mille sensazioni, così forti e contrastanti che aveva l’impressione di impazzire. Era cosciente che, se avesse incrociato il suo sguardo nei corridoi o nella Sala Comune, gli occhi di lei gli avrebbero straziato il cuore.
Se voleva evitare di soffrire doveva smettere di pensare a lei e vederla non lo avrebbe certo aiutato. Quando non era costretto ad uscire si rintanava nella sua stanza ai Dormitori Maschili, e. per fortuna. era Mike quello che generalmente li ispezionava. Per tutto quel mese, Colin era stato un compagno di stanza perfetto, molto più del solito. Non gli aveva mai fatto domande, nemmeno quando lo aveva trovato sul letto con le braccia penzoloni nel vuoto, a fissare il soffitto senza espressione, con una scarpa si e una no. Gliene era grato, immensamente.
Elijah aveva però trovato la sua isola felice, lontano dal castello, lontano dal pericolo di incrociarla.
Era la Stamberga Strillante, anche se era proprio lì che era cominciato tutto, dove aveva capito quanto erano uguali, dove lei gli aveva dato un ceffone così forte che aveva ancora l’impressione di sentirselo sulla guancia. Non era nulla, niente di niente. Quello schiaffo era stato semplicissimo da sopportare per uno come lui che ne incassava dalla mattina alla sera quando era a casa.
Ci tornava regolarmente perché, nonostante dovesse, non era mai riuscito a dimenticare gli occhi di Sophie nei suoi, le dita affusolate di lei che gli si insinuavano nei capelli e le loro labbra che si erano accarezzate, anche se per pochissimo tempo.

Mentre scendeva per andare al villaggio, iniziò a piovere, sempre più forte proprio come quel giorno. Elijah non si fermò e non cercò un riparo. Come dice il detto? Gli uomini duri amano sentire la natura sulla pelle e lui sicuramente lo era se era riuscito ad allontanarsi da lei quel giorno al Lago, come se fosse la cosa più normale del mondo, come se fosse facile. Mentre camminava le scarpe navigavano nelle pozzanghere che si erano formate sul sentiero sterrato. Non gliene importava proprio nulla, non ci pensava proprio ad asciugarsi. Imboccò il sentiero che portava alla Stamberga Strillante, ma senza passare per il paese, proprio come aveva fatto lei quel giorno. Gli piaceva molto quella scorciatoia perché arrivava molto prima e più vicino alla Stamberga.
Continuò a camminare, senza guardarsi intorno, non era interessato al panorama. Voleva solo arrivare il prima possibile e sedersi sul portico dell’ingresso o su gradini. Era spesso rimasto fuori però, non se l’era sempre sentita di entrare e tornare in quella stanza.
Non aveva bisogno di contare i passi che lo separavano dalla sua destinazione, perché sapeva esattamente quanti ne mancavano, oramai viaggiava con il pilota automatico e i suoi piedi rispondevano da soli. Arrivò alla radura davanti alla Stamberga Strillante e l’attraversò tranquillamente godendosi al pioggia che veniva giù incessante.
Fu appena arrivò quasi ai gradini dell’ingresso che notò che c’era qualcosa di diverso dal solito, un particolare che non faceva parte della casa.
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I suoi occhi si alzarono con calma e si ritrovarono davanti Sophie. Era seduta su gradini dell’ingresso completamente fradicia. Elijah scosse istintivamente la testa, facendo un ghigno leggero. Lei era proprio l’ultima persona che avrebbe pensato di incontrare lì. Tornò immediatamente serio… maledizione, quanto era bella così bagnata dalla testa ai piedi. Il Serpeverde si rese conto che il suo cuore era ancora lì, perché lo sentì martellare come un pazzo, nel disperato tentativo di farsi notare.
Le ciocche bionde erano più scure del solito a causa della pioggia, ma tutto quello che incorniciavano era molto meglio. Lei era semplicemente la perfezione, esattamente come Elijah la ricordava, in quello non era cambiata di una virgola. Socchiuse le labbra, forse per lo stupore o forse per la delizia della visione. Non riusciva a smettere di guardarla. Come aveva potuto solo pensare di essere in grado di dimenticarla? L'amava follemente, non aveva mai smesso.



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La pioggia continuava a cadere incessantemente, sempre più forte, ed una forte folata di vento fece calare giù il cappuccio che Sophie aveva sulla propria testa. Non le importava, non lo rimise al suo posto, ormai il suo corpo ed i suoi indumenti erano un tutt’uno con l’acqua che scendeva dal cielo. Abbassò il capo e si ritrovò a guardare i suoi stessi piedi, ma, purtroppo, notò a malincuore che quella pioggia non lavò via alcun tipo di pensiero negativo come aveva pensato. Erano sempre lì, pronti a riempirle il cervello nel momento meno opportuno. Che ci faceva lì? Perché era arrivata al punto di fregarsene della pioggia, del vento, del freddo, tanto da restare in quell’esatto punto per minuti? Era qualcosa che aveva fatto molto spesso, vagare per i Giardini di Hogwarts di notte o tra le stradine che portavano al Villaggio di Hogsmeade, ma non lo aveva mai fatto sotto la pioggia, o quanto meno non senza proteggersi con l’incanto apposito. Era come un vegetale in quel giorno uggioso, senza alcun pensiero sensato nella mente. Cominciò ad alzare lentamente il capo, e, man mano che gli occhi si dirigevano verso il panorama di fronte, non videro più soltanto l’erba secca e i cerchi concentrici che si creavano nelle pozzanghere presenti sul terreno, ma dei piedi. Si fermò ad osservarli per diversi secondi, probabilmente a causa della sua solita mancanza di coraggio nell’alzare completamente lo sguardo. Ma non doveva essere una vigliacca come le aveva detto qualcuno, doveva prendere in mano le proprie responsabilità ed agire di conseguenza. Le sue palpebre si aprirono del tutto, ed i suoi occhi andarono a schiantarsi contro il viso bagnato e perfetto di Elijah Sullivan. Percepì i battiti del suo cuore aumentare improvvisamente, talmente tanto che sembrava voler scoppiare da un momento all’altro. Le sue labbra si schiusero, ed il suo viso assunse un’espressione completamente sconvolta e nello stesso tempo incantata. Non sorrise, non parlò, non fece nulla. Lui era lì, proprio di fronte a lei, nello stesso posto in cui si erano conosciuti la prima volta. Era apparso come un maremoto improvviso, come un tornado che in un attimo avrebbe spazzato via ogni forma di vita, come la lava di un vulcano in piena eruzione. Tutto ciò sembrava completamente assurdo. Lo aveva cercato in ogni angolo interno ed esterno del Castello tutti i giorni per un mese, e non lo aveva mai trovato. Il destino infame volle che si incontrassero proprio lì, sotto lo stesso cielo, sotto la stessa pioggia. Tutto sembrava come quel giorno, ma la realtà dei fatti era che tutto era cambiato. Elijah, con lei, non era più quel ragazzino insolente e sicuro di sé di anni addietro, non era più quel ragazzino dalla vocina da bambino, e soprattutto, molto probabilmente, lo aveva deluso talmente tanto che non era più quel Serpeverde devoto al suo Prefetto. Elijah aveva incassato quel colpo nello stomaco con coraggio, esattamente quello che mancava a Sophie nel fare qualsiasi cosa. Aveva avuto la forza di alzarsi ed andare via da lei, era riuscito a non cercarla più, ed invidiava molto quei suoi pregi.
Non avrebbe spostato lo sguardo dal suo viso nemmeno per un millesimo di secondo, mentre lentamente si alzava. Fece scivolare le braccia lungo i fianchi, scese a passi alternati quei due gradini e cominciò a camminare in sua direzione in modo deciso ma molto, molto lento. Non aveva idea di quello che sarebbe successo di lì a breve, non poteva saperlo. Lui le avrebbe potuto voltare le spalle ed andar via, oppure si sarebbe avvicinato a lei al suo stesso passo, o, addirittura, era tutto soltanto un’allucinazione. Forse lui non era reale, lei non era reale, forse stava solo sognando tutto. Qualsiasi cosa fosse, Sophie avrebbe continuato a camminare verso di lui, ed anche in quel momento sentì di aver perso il controllo degli arti inferiori. Più si avvicinava, più gli occhi di Elijah sembravano brillare a causa della pioggia che gli aveva bagnato il viso, e, una volta giunta a pochi centimetri da lui, avrebbe ritrovato quelle iridi che tanto le erano mancate.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 5/12/2017, 20:29





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E
ra un momento che valeva mille ore, perché mille ore senza vedere il suo viso non valevano gli istanti che poteva contemplarlo.
Elijah l’osservò attentamente mentre si alzava dalla scala. Probabilmente sarebbe andata via, portando con sé quei capelli zuppi e quella pelle luminosa come non mai.
Lei fece tutto e il contrario di tutto. Camminava verso di lui. Elijah all’inizio rimase immobile, fissando quegli occhi che, nonostante il temporale, ardevano come il caminetto caldo della Sala Comune. Non riusciva a smettere di fissarli e gli occhi di Sophie lo stavano ripagando con la stessa moneta. Il suo piede destro si mosse ed il sinistro lo seguì dopo un brevissimo istante, quasi senza che lui se ne rendesse conto. Lei lo stava attirando come una calamita e lui era solo un minuscolo pezzo di ferro, che non riusciva ad opporre la minima resistenza. I loro occhi erano inchiodati mentre andavano l’uno verso l’altra e più si muovevano e più quella distanza sembrava infinita. Elijah socchiuse le labbra, il cuore viaggiava troppo veloce e la respirazione cominciava ad avere qualche problema, che peggiorò quando si trovarono a pochi centimetri di distanza.
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Lui si era auto convinto che quello che provava per Sophie si fosse un minimo assopito, ma in quel momento prese coscienza che si era sbagliato. Quei sentimenti erano lì più che mai, anzi sembravano essere cresciuti a livello esponenziale. Ora poteva vedere i suoi occhi da vicino, esattamente come gli piaceva guardarli, senza distanze e senza censure. Lei aveva qualcosa di diverso. Non erano solo i suoi occhi ad avere una luce diversa, ma c’era dell’altro. Elijah rimase lì ad ammirarla come la prima volta e come la prima volta la pioggia era lì a fare da colonna sonora ai suoi tormenti interiori. Anche in quel momento avrebbe voluto slacciarsi il mantello con lo stemma della Casata e farlo volteggiare nell’aria fino alle sue spalle. In fondo, quando la guardava, era sempre lo stesso ragazzino di allora, anche se ora aveva una consapevolezza diversa. Inclinò leggermente la testa verso destra, come se la stesse studiando. Moriva dalla voglia di allungare la mano sulla sua guancia e toccare quella ciocca che si era appiccicata proprio sul suo zigomo perfetto. Gli occhi chiari di Elijah scivolarono sulla sua pelle fino ad arrivare alla perfezione delle sue labbra rosse. Per un breve, brevissimo, istante erano state sue. Le aveva sfiorate con la sua bocca, accarezzate, coccolate, amate...esattamente come meritavano due labbra come quelle, come meritavano le labbra della ragazza di cui si era innamorato quasi senza rendersene conto. Da quel momento era finito in un girone dell’Inferno dal quale non sarebbe mai venuto fuori nemmeno se si fosse strappato il cuore a mani nude.
La sua parte razionale sapeva che sarebbe dovuto andare via, avrebbe dovuto semplicemente abbassare gli occhi e smettere di guardarla. Dall’altro lato però c’era quella fetta di sentimento che gli imponeva di non muoversi da lì per nessun motivo. Lui non l’avrebbe fatto, non si sarebbe mosso da lì per nulla al mondo.
Andarsene quel giorno al Lago era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma non sarebbe rimasto lì davanti a supplicarla come un povero sfigato. L’amava, l’amava con ogni cellula del suo corpo, ma aveva anche una dignità e non si sarebbe mai fatto spezzare dai sentimenti feroci che provava per Sophie.
- Stai bene? - si ritrovò a chiedere come se tra loro non fosse mai successo nulla di intimo, e tutte quei ricordi meravigliosi fossero solo il frutto della sua immaginazione.



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Quella guerra di sentimenti nel cervello e nel cuore della Serpeverde aveva preso nuovamente il sopravvento, e tutto accadde nell’esatto istante in cui le sue pupille captarono l’immagine di Elijah in lontananza. Si era sempre sbagliata. Lui non poteva essere ciò che Sophie credeva fosse per lei, non poteva essere un semplice amico o il suo compagno di Casata preferito che avrebbe sempre messo al primo posto rispetto agli altri. Non poteva paragonare il rapporto che aveva con lui ad un rapporto fraterno, o quella tremenda voglia perenne di avere un contatto fisico con lui, anche solo per accarezzarlo, non sarebbe mai esistita. Durante il loro ultimo incontro in Giardino, Sophie si era resa conto di quanto fosse stata stupida a prendere sotto gamba tutto ciò che egli le aveva detto in Sala Comune. Aveva minimizzato ogni cosa, dalle parole ai gesti, ma fu proprio quando vide quelle lacrime scorrere lungo il suo viso che la sua mente fece un excursus di tutto ciò che era accaduto tra di loro e capì di conseguenza quanto fosse stato importante anche il più piccolo gesto di Elijah nei suoi confronti. Non era ancora riuscita a credere ai suoi occhi, pensava ancora che tutta quella situazione fosse soltanto frutto della sua immaginazione, e non ci avrebbe creduto, finché non avrebbe toccato la sua pelle. Mentre si alzava per dirigersi verso di lui, immaginava il suo corpo voltarsi per darle le spalle ed andare via, o sparire nel nulla improvvisamente, come un Séocculto lanciato in modo impeccabile. Al contrario, quel sogno sembrava volesse continuare a durare a lungo, e, notando che anche lui aveva cominciato a camminare verso di lei, capì immediatamente che non avrebbe dovuto fare molta strada, perché egli avrebbe aiutato ad accorciare i tempi e le distanze col suo passo deciso. Più si avvicinavano e più il cuore di Sophie sembrava impazzire, e fu quel dettaglio a farle capire che, in realtà, teneva ad Elijah più di quanto pensasse. Tutto il resto era svanito nel nulla, in quel momento. Ogni tipo di pensiero nella sua mente, la Stamberga Strillante alle sue spalle, la pioggia, i tuoni, il fruscio del vento, non esistevano più. Si sentiva estraniata, come in un mondo a parte, come in un altro universo, insieme a lui. Si erano fermati insieme, come se il corpo di uno fosse riflesso nel corpo dell’altra, ed i loro occhi si incrociarono nuovamente come due calamite. Notò il suo sguardo spostarsi verso le sue labbra, e lei non si mosse di un centimetro.
– Non mi guardare così. – Ricordava nitidamente quelle parole nella sua testa come se le stesse pronunciando in quel momento, ma no, le stava soltando ricordando. Lei voleva, aveva bisogno che egli la guardasse in quel modo, lo voleva con tutta la sua anima. L’espressione sul viso di lei continuò a mantenersi seria, rimembrando poi il modo in cui la guardava in Sala Comune, e non vi era molta differenza: nel suo inconscio, era estremamente contenta di vedere che quello sguardo non era cambiato, che tutto quello che esprimevano quegli occhi sembrava essere sempre lì presente, ma il suo viso non si smosse.
Continuava a fissare quelle labbra in silenzio, ignorando la domanda che lui le aveva appena posto. E… Non ce la faceva proprio più. Istintivamente, e come fosse mossa da una forza esterna che la spingeva da dietro, il suo volto si avvicinava sempre di più verso il suo, molto lentamente. Era stanca di stare ad ascoltare quel suo cervello malato, stanca di dover trattenere ogni minimo impulso, stanca di tutto. Socchiuse le labbra poco prima di andare a sfiorare quelle di Elijah e cominciò a sentire il suo respiro caldo sulla pelle bagnata, ma l’istinto di Sophie non permise a quel momento di durare a lungo. Quei due respiri si unirono in uno soltanto, e la bocca di lei andò a chiudersi su quella di Elijah. Non era un bacio fugace, veloce, o indeciso, lei avrebbe aderito quelle labbra alle sue in modo perfetto. Non gli avrebbe permesso di andare via, non in quel momento. Era quello il suo posto, lì, di fronte a lei, insieme ai loro cuori che non potevano fare a meno l’uno dell’altro.



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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 6/12/2017, 21:21





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Elijah Sullivan
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S
i guardavano, si guardavano, si guardavano sempre più da vicino, si guardavano come avevano sempre fatto. Elijah sentiva il suo cuore tremare di emozione. Era come se fosse passata un’eternità, lei gli era mancata così tanto. Erano così vicini ed i loro respiri erano ansiosi e caldi, contrapposti alla pioggia che li circondava.
La vide avvicinarsi lentamente, ma non fece in tempo a rendersi conto di quello che stava per succedere. Avvertì alla perfezione i loro respiri confusi che si sfioravano e subito dopo Elijah sentì le labbra di Sophie che stavano sfiorando le sue. Spalancò gli occhi incredulo, davanti al gesto più inaspettato che potesse riservargli il destino. Le sue iridi chiare scesero a controllare se fosse tutto vero e...sì, lo era, lo era davvero. La stava guardando, sospirando piano, quando la bocca di lei gli rubò tutto il respiro che aveva nei polmoni, incatenandolo in un bacio senza più paure o rimorso. Era un bacio che gli urlava “Non ti azzardare a muoverti dalla mia bocca, Sullivan!”
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Lui non aveva alcuna intenzione di muoversi, era esattamente dove sarebbe voluto essere da un sacco di tempo.
Elijah ebbe l’impressione che gli stessero martoriando lo stomaco, mentre l’avvolgeva tra le sue braccia e la stringeva contro il suo corpo fradicio. Si staccò solo un attimo con decisione per guardala negli occhi, poi tornò verso di lei chiudendoli piano. Le loro bocche di incontrarono di nuovo e questa volta erano mosse dalla voglia di entrambi. Aderirono alla perfezione mentre lottavano nel tepore dei loro respiri. Senza rendersene conto, la sua lingua andò alla ricerca disperata di quella di Sophie. L’avrebbe toccata appena e poi l’avrebbe avvolta, mentre la sua testa, inclinandosi, avrebbe incollato di più le loro labbra. Era troppo bello, troppo bello per essere vero. La ragazza di cui era innamorato l’aveva appena baciato, nel modo più sorprendente e meraviglioso possibile. Un tuono fragoroso squarciò l’aria attorno a loro, ma Elijah non se ne curò affatto. In quel momento esisteva solo lei, e la voglia che aveva di renderla felice...a cominciare da quel bacio. Si, Elijah aveva trovato il coraggio di dare a lei il suo primo bacio, anche se quello che si erano dati al Lago non poteva definirsi un bacio nel vero senso della parola. Quello che si stavano scambiando in quel momento, invece, era un bacio in piena regola, un bacio con la B maiuscola.
La pioggia scendeva con una tale rabbia che quasi non riusciva a respirare, nonostante tutto la strinse più forte. Le sua mani le accarezzavano la schiena, finché una delle due si ricordò di quanto fossero belli i capelli. Ora erano così bagnati che sembravano più lunghi del solito. Elijah si staccò dalle labbra di Sophie e un fiume d’acqua gli inondò il viso. La guardò come in trance, ma nonostante tutto riuscì a sorriderle anche se l’acqua cercava di entrargli in bocca. Le prese il viso tra le mani, avvicinandosi di nuovo a lei – Ti ho mai detto quanto sei bella? - Era bagnata come un pulcino eppure, per lui, Sophie non era mai stata così meravigliosa. Le passò le mani aperte sulle guance tante di quelle volte che perse il conto, le accarezzò i capelli bagnati e, mentre lo faceva, e sue dita si intrufolarono tra le ciocche fino alla nuca. Elijah schiuse le labbra e si lasciò sfuggire un gemito strano che somigliava ai versi di Stefan quando gli accarezzava la testa. Il sangue gli pompava nelle vene come se stesse correndo a perdifiato, sarebbe morto da un momento all’altro. Si chinò di nuovo su di lei, il suo respiro era profumato e sapeva di tutte le cose buone che piacevano a lui. Glielo catturò con la bocca, proprio come aveva fatto lei prima, ma questa volta non aveva intenzione di smettere.



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view post Posted on 7/12/2017, 11:37
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Tutto quello che stava accadendo in quel momento era bellissimo. Sophie si sentiva strana, ma maledettamente bene, e non avrebbe mai creduto che potessero esistere delle emozioni così forti. Era sempre stata quella ragazza poco seria che amava porsi in un determinato modo con gli uomini e, nonostante amasse provocarli, mai e poi mai aveva permesso a qualcuno di toccare le sue labbra. Quella era la prima volta in assoluto, la prima volta in cui la sua bocca toccava del tutto quella di qualcun altro, ed era stata proprio lei a far sì che ciò accadesse. Sentiva ogni organo del suo corpo impazzire, come se volesse esplodere, mentre si avvicinava sempre di più al viso di Elijah. Quando invece quelle labbra si toccarono si sentì completa, come se tutto ciò che le era mancato fino a quel momento ora lo aveva. Elijah era stato capace di stravolgere ogni cosa in lei, fin dal primo momento che lo aveva incontrato. In quell’istante si sentiva felice, e per una persona come lei, era un fattore estremamente importante. Tutto quello che stava provando in quel momento le sembrava talmente strano, proprio perché erano sensazioni che non aveva mai provato prima. Dunque, cos’era l’amore? Era così che ci si sentiva quando si amava qualcuno? Era stato l’amore a spingerla a cercarlo disperatamente ovunque? Era l’amore ad avere il potere di svuotarle la mente ed a renderla completamente un’altra persona? Probabilmente sì. Non vi era altra spiegazione, doveva essere necessariamente una forza molto più grande di lei a causarle tutto ciò, qualcosa che non avrebbe mai potuto gestire. E se era veramente l’amore a farla sentire in quel modo, doveva ammettere che era una cosa bellissima. Non era debolezza, come lei aveva sempre pensato, non era una resa nei confronti di se stessi, era semplicemente qualcosa da dover condividere con la persona più importante della propria vita. Sophie ed Elijah si completavano a vicenda, e non ci sarebbe stato nulla che avrebbe potuto fermarli. Una ragazza perennemente solitaria, che non aveva nemmeno mai avuto l’onore di vedere con i suoi occhi cosa significasse fidarsi di un’altra persona, nemmeno in termini di parentela o di amicizia, una ragazza che aveva sempre odiato il mondo esterno, che vedeva tutto in modo negativo, aveva trovato qualcosa di talmente importante da dover mettere al primo posto. Lo sapeva, sapeva perfettamente che Elijah non si sarebbe mai aspettato di essere travolto da un bacio del genere dal suo Prefetto, dalla persona che più aveva desiderato negli ultimi anni, ma era ciò che accadde. Se Sophie era arrivata fino a quel punto mai raggiunto prima, voleva dire che, veramente, non ce la faceva più.
Ricambiò lo sguardo fugace di lui nell’attimo in cui si era staccato, e, senza perdere neppure un attimo di quel momento, il viso di Elijah si avvicinò nuovamente al suo, in una maniera molto più dolce e passionale nello stesso tempo. In quel momento, il braccio di Sophie andò a posarsi sulla spalla del compagno, e la sua mano andò ad intrufolarsi tra i suoi capelli bagnati, toccandoli con delicatezza. Senza esagerare, spingeva il suo capo verso di lei, ed in un moto automatico, lei immediatamente rispose al suo bacio. Le loro lingue si sfiorarono fino poi ad intrecciarsi tra di loro, molto lentamente e dolcemente. Sentiva il suo stomaco andare totalmente in subbuglio, non aveva idea di cosa stesse succedendo all’interno del suo corpo, sapeva soltanto che mai avrebbe voluto staccarsi da quelle labbra. Fino a qualche attimo addietro, poteva sentire i suoi vestiti fradici che si attaccavano fastidiosamente sulla sua pelle, i capelli che, allo stesso modo, sembravano essere ormai un tutt’uno col collo e le guance, ma in quel momento ogni fastidio era svanito. A malincuore, Sophie seguì il movimento di lui nell’intento di staccarsi, ma mantenne la presa attorno al suo corpo: una mano si trovava ancora tra i suoi ciuffi ribelli, e l’altro braccio andò a posarsi attorno alla sua schiena, che delicatamente lo spingeva a sé.
ezgif-2-27cf40baae – Ti ho mai detto quanto sei bella? – Un improvviso sorriso si dipinse sul suo viso, ma non era un sorriso qualsiasi. I suoi denti bianchi si scoprirono del tutto, e probabilmente mai era riuscita a sorridere così tanto e così sinceramente a qualcuno. Esprimeva tutta la sua felicità, era come una bambina a cui avevano appena comprato un giocattolino nuovo, e non poteva essere più eccitata di così. Quel sorriso si trasformò in un altro bacio, intenso, sincero, che sarebbe dovuto durare all’infinito. Fu proprio quella foga e quella gioia che stava provando in quel momento a spingerla a mordere delicatamente il labbro inferiore di Elijah, senza alcuna malizia, e subito dopo, lentamente, avrebbe nuovamente staccato la bocca dalla sua per tornare a guardarlo negli occhi. Il suo viso si sarebbe avvicinato di lato a quello di lui, ed il suo orecchio poté percepire il fiato di Sophie. La bocca, dunque, si ritrovò a sfiorare il lobo sinistro, mentre lo stringeva a sé. Non era un semplice sospiro, non era nulla di tutto ciò. Erano soltanto due parole.

– Ti amo. – Sussurrò.

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Elijah Matthew Sullivan
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Q
uando Sophie gli regalò quel sorriso splendente, Elijah ebbe l’impressione che il temporale fosse svanito nel nulla. Lei non aveva mai sorriso in quel modo, ed era un’immagine che non avrebbe mai dimenticato. Si abbandonò, a sua volta, ad un sorriso sincero, completamente rilassato, lasciando che il candore del suo si riflettesse in quello della Serpeverde. Il bacio che seguì fu ancora più bello e inteso dell’altro e lui si lasciò andare senza più riserve. Il morso sul labbro lo fece sorridere ancora. Era tutto nuovo per lui...i baci, i morsi, tutto.
Lasciò che Sophie lo stringesse, e lui fece altrettanto. Affondò il viso tra i suoi capelli bagnati, finché la bocca non le arrivò vicino all’orecchio, proprio come era successo in Sala Comune.
- Ti amo
Quelle due parole, sussurrate tra vento e pioggia, furono la cosa più bella che potesse ascoltare. Nemmeno nei suoi sogni su di lei era stato così bello….era meraviglioso ed era vero.
Sgranò gli occhi e socchiuse la bocca, ma lei non poteva vederlo.
Era come se gli avessero fatto ingoiare una bomba e quella fosse esplosa dentro di lui senza vergogna. Nelle sue viscere c’era il caos più totale, tutto uno scintillio di piccoli fuochi che esplodevano risucchiandogli lo stomaco. Ora aveva anche lui il suo temporale personale, fatto di coriandoli e stelle filanti. La strinse forte, aveva il terrore che il cuore gli potesse saltare fuori dal petto , i battiti erano completamente fuori controllo. Le sue dite le arpionarono la schiena, aveva bisogno di aggrapparsi a lei per non cadere. Erano lì, dove tutto era cominciato, dove Elijah aveva capito chi fosse davvero Sophie. Erano dove avevano cominciato a conoscersi e a capirsi con rabbia e dolcezza. Erano in un limbo meraviglioso dove tutti i loro desideri più nascosti erano diventati realtà quando quel bacio aveva parlato al posto loro.
Sentiva nelle narici l’odore del temporale e il profumo di Sophie che gli accarezzavano uno dei sensi. Erano uguali, la stessa limpidezza e la stessa rabbia. Erano un qualcosa che pensi di non riuscire a controllare, ma che , all’improvviso, diventa dolce e delicato sulla pelle.
Elijah sciolse l’abbraccio e si allontanò leggermente da lei e fece tutto velocemente. Infilò il braccio destro sotto al sinistro di Sophie, stringendola sulla schiena. Si chinò leggermente in avanti mentre il braccio sinistro le passava dietro le cosce. La sollevò con facilità estrema. Era leggerissima, almeno per lui. Si voltò a guardarla mentre la teneva tra le braccia come una principessa...la sua Principessa.
Sembrava che tutto il dolore che aveva provato nell’ultimo mese fosse svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito. No, era meglio, molto meglio!
Cominciò a camminare lentamente verso la Stamberga Strillante, un passo dopo l’altro e non smise un attimo di guardarla. La pioggia gli grondava sul viso ed il ciuffo era sceso sulla fronte, proprio come la prima volta. Salì le scale con attenzione e, arrivato davanti alla porta, la spinse con la punta del piede. Quella si aprì cigolando, con quel rumore sinistro che faceva sempre.
Elijah si diresse verso la stanza dove si erano riparati la prima volta, quella dove era sempre stato quel periodo. La poggiò delicatamente a terra, estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò verso la Serpeverde – Arefacio. L’acqua scomparve e i capelli di Sophie divennero di nuovo biondissimi e vaporosi, lui fece un leggero sospiro. Puntò la bacchetta anche verso se stesso, lasciando che i suoi vestiti tornassero asciutti e il ciuffo dritto e perfetto come prima di scendere al Villaggio.
Prima di tornare verso di lei, si fermò un attimo ad osservare la punta della bacchetta. Era strano, davvero strano. Era sempre stato convinto che quell’incantesimo fosse stupido e, soprattutto, che lui non lo avrebbe fatto nemmeno davanti ad un plotone di esecuzione. E invece lo fece. - Orchideus – lo disse piano, un sussurro appena udibile. Prese con l’altra mano quello che uscì dalla bacchetta e la rimise in tasca. Non l’aveva mai corteggiata davvero ed era così che funzionava, no? Tutto questo non era il suo elemento naturale, ma se voleva nuotare in quel mare doveva prima di tutto imparare a stare a galla. La guardava adorante, al mondo esisteva solo lei.
Era incredibile come un ragazzo come lui...strano, intrattabile, violento, rabbioso, ingestibile, diventasse un cucciolo davanti alla ragazza di cui era innamorato.
Prese il mento di Sophie tra pollice e indice. Avvicinò a lei quello che teneva in mano e il suo viso scese verso il basso per darle un altro bacio.
- Ti amo anch'io...




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Sophie Armstrong
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Tutto avvenne così velocemente, e sembrava così bello che a Sophie sembrava ancora di essere in un sogno. Era lo stesso sogno che aveva cominciato a fare nel momento in cui i suoi occhi andarono a scoprire la presenza di Elijah Sullivan di fronte a lei, seppur in lontananza. Era da lì che era partito tutto, era da quel momento che lei aveva cominciato a non capire assolutamente nulla. Aveva dimenticato come fosse arrivata lì, cosa ci facesse lì, non riusciva a ricordare nulla. Aveva passato fin troppo tempo senza di lui, e questo difficilmente sarebbe riuscita a perdonarselo. Non avrebbe potuto capire che era innamorata di lui fino a quel momento. La prima volta che lo aveva incontrato era soltanto un ragazzino, ma in quel momento sentiva come la sensazione di aver aspettato troppo a lungo. Avrebbe dovuto capirlo già da quella notte in Sala Comune, eppure aveva perso tempo ad accarezzarlo e ad apprezzare innocentemente la sua bellezza. Avrebbe dovuto dargli quel bacio in Giardino, esattamente dopo aver udito quel “Ti amo, Sophie”. Invece no, aveva dimostrato di essere la solita canaglia senza il coraggio di accettare i fatti. Aveva dato conferma di essere la malfidata ed arcigna Sophie Armstrong, che mai avrebbe messo al primo posto qualcuno, se non lei. Elijah, al contrario, aveva dimostrato di amare Sophie più di qualsiasi altra cosa al mondo. Quale altra persona avrebbe continuato a sognarla, dopo quello che aveva fatto? Quale altra persona si sarebbe fatta “schiacciare” dall’inaccettabile orgoglio che quella ragazza aveva sempre avuto? Era convinta che, se si fosse trattato di un qualsiasi altro essere umano, avrebbe immediatamente dimenticato tutto ciò che tra i due era successo, nonostante si fossero soltanto sfiorati. Ma così non fu per Elijah. E neppure per Sophie. Non erano dei semplici sguardi, non erano semplici carezze, erano tutto ciò che di bello esisteva in quel mondo. Più passava il tempo senza di lui, più si era resa conto che Sullivan non era soltanto qualcosa di prezioso, ma era tutto ciò che di importante esisteva. Non poteva credere che tutto ciò fosse successo proprio a lei, non poteva credere che lei meritasse tanta gioia, tante attenzioni, ma soprattutto tanto amore.
Veramente Sophie Armstrong aveva pronunciato quelle due parole? Veramente si era innamorata di qualcuno? Probabilmente sì. Nonostante tutto, lei era sempre stata una persona razionale, e mai si sarebbe permessa di dire qualcosa senza averci pensato prima mille volte. Erano passati anni da quando aveva conosciuto quel ragazzo, e durante quegli anni, si rese conto ogni giorno di più che per lui provasse qualcosa di molto, molto intenso.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Sophie lo strinse forte a sé, chiuse gli occhi e si lasciò abbandonare completamente da quel caldo ed ampio abbraccio. Era tutto così bello, così perfetto, che la pioggia non era nient’altro che un contorno alla loro immagine. Posando l’orecchio poco più giù della sua spalla, avrebbe potuto sentire i battiti del suo cuore, che provenivano dal suo petto. Anche quei battiti le erano mancati, tantissimo. Più li percepiva, più lo spingeva verso il suo corpo, come per sentirli meglio. Per un attimo, per un solo attimo, si era sentita persa, esattamente quando lui si era sciolto da quell’abbraccio. Quella brutta sensazione durò pochi millesimi di secondi, e terminò nell’esatto momento in cui le sue braccia accolsero tutto il suo esile corpo. Si fece prendere in braccio senza troppe pretese, ed istintivamente cinse il suo collo con entrambe le braccia, e la mano sinistra si incontrò col polso destro. Si aggrappò attorno a quel corpo ormai adulto, e, mentre si faceva trasportare, lo guardava negli occhi. Si fidava di lui, avrebbe potuto portarla nell’angolo più remoto del mondo, lei lo avrebbe seguito ad occhi chiusi. Notò quel suo solito ciuffo ribelle ripresentarsi di fronte al suo viso, e, proprio come la prima volta, le dita della mano destra andarono ad acciuffarlo per riportarlo all’indietro. Quel ciuffo lo rendeva ancora più bello di quanto potesse apparire, ma il suo viso non aveva bisogno di alcun tipo di ombra: era bellissimo anche senza. Spostò lo sguardo verso la direzione in cui si stava dirigendo, ed osservò la porta della Stambera Strillante aprirsi in modo sinistro. Assurdo quanto aveva titubato ad aprirla, prima dell’arrivo di lui. Assurdo quanto, al contrario, in quel momento si sentisse protetta e forte tra le sue braccia. Si guardò per un momento intorno, dopo essere stata posata sul pavimento delicatamente come fosse una piuma e, quando il suo incantesimo raggiunse il suo corpo, un brivido le si presentò in maniera violenta, costringendola a muovere nervosamente le spalle per pochissimi secondi. Il suo sguardo andò poi a cercare quello di lui, ma non lo aveva ancora trovato. Non sentiva più quegli odiosi ciuffi attaccarsi sul viso e sul collo, erano finalmente asciutti, tornati alla normalità, ed il suo incantesimo aveva fatto un ottimo lavoro. Sapeva che Elijah era un grande mago, era a conoscenza di quello che sapeva fare a lezione, ed era estremamente orgogliosa di lui. Lo vide ritornare verso di lei, ed i suoi occhi non fecero altro che illuminarsi. Osservò dal basso ogni suo minimo movimento, e, non appena dalla sua bacchetta spuntarono quei fiori perfetti, sul suo viso si presentò un sorriso altrettanto bello. Non riusciva a credere ai suoi occhi, non riusciva ad accettare il fatto che nel mondo esistesse qualcuno di così perfetto, e non aveva più alcuna idea di quello a cui doveva credere. Sentì nuovamente il suo tocco delicato sotto al suo mento, ed i suoi occhi si persero per un attimo dentro quelli di lui. Con la mano sinistra, prese quei meravigliosi fiori frutto della sua fantasia, e la destra andò a posarsi di nuovo sulla sua nuca. Lo spinse verso il suo viso e le loro labbra si incontrarono un’altra volta, per un attimo, fino a quando non sentì la sua voce giungere nuovamente alle sue orecchie.
Qual era il potere di quel ragazzo? Cos’aveva fatto per rendere tutto così bello e perfetto? Sophie era convinta soltanto di una cosa: era enormemente felice e mai avrebbe permesso a qualcuno di portarla via da lui. La mano sinistra mollò la presa dai fiori, posandoli poi sulle sue cosce piegate leggermente, poi, quello stesso braccio si posò attorno alle sue spalle larghe. Spinse ulteriormente il suo corpo con l’intento di invitarlo a sedersi del tutto di fronte o di fianco a lei, purché lo avesse vicino. Era soltanto quello che voleva, in quel momento.

– Che cos’ho fatto per meritare tutto questo, Elijah? –

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Elijah Matthew Sullivan
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E
ra tutto scomparso, tutto. Le lacrime che aveva ricacciato in gola per anni e anni, i graffi sul viso che si rimarginavano veloci, ma che restavano indelebili nell’anima. Quel suo disagio che cresceva, alimentato dalla sua anima nera, giorno dopo giorno. Quando era con Sophie tutti i tormenti del suo cuore venivano nascosti dal sorriso di lei, dai suoi capelli color dell’oro, dalle sue movenze da regina, dai suoi occhi che gli coloravano le giornate d’azzurro e di tempesta. Quando era con lei era felice, proprio lui che non sapeva nemmeno cosa fosse la felicità. Con Sophie era un ragazzo diverso, lei era riuscita ad aprire delle porte che Elijah non sapeva nemmeno che esistessero. Era riuscita a scoprire dentro di lui degli universi sconosciuti ed era l’unica in grado di navigarci dentro senza venire risucchiata. Era stata capace di arrotolare i malesseri di lui tra le sue dita affusolate, come se fossero una ciocca di capelli. Elijah le sorrise mentre si sedeva a fianco a lei, sembrava di essere tornati indietro a quella notte nella Sala Comune. Quel giorno stava riproponendo dei ricordi che avevano vissuto insieme, e gli dava la possibilità di riviverli in modo diverso.
– Che cos’ho fatto per meritare tutto questo, Elijah?
Il Serpeverde sollevò il sopracciglio sinistro, come faceva sempre quando era perplesso. Per lui non aveva senso quella domanda, probabilmente era vero il contrario. Le prese la mano con delicatezza, mentre il suo viso si avvicinava a quello di lei.
Era qualcosa di talmente grande che non se ne rendeva nemmeno conto, per questo non rispose quella domanda. Era un discorso complicato che non avrebbe avuto mai ne vinti, ne vincitori. Lasciò che la punta del naso sfiorasse con delicatezza quello di lei.
- Devo confessarti una cosa … - non era sicuro se fosse una cosa saggia da dire. In effetti non ci faceva proprio la figura del grande amatore, ma non voleva tenerle nascosto nulla. Elijah voleva che il loro rapporto fosse lineare e chiaro.
-Sei la prima ragazza a cui ho dato un bacio – ecco, l’aveva detto. Però era vero e lui aveva il brutto vizio di essere sempre sincero e diretto – ed ora non riesco a smettere.
Raggiunse le labbra di Sophie con le sue e non le diede modo si replicare, almeno per il momento.
Voleva solo baciarla, baciarla e basta. Era affamato dei suoi baci e voleva saziarsi almeno un minimo. Le sue labbra si mossero piano, scivolando su quelle della Serpeverde. Passò prima sul labbro superiore e poi si dedicò con cura a quello inferiore ricoprendoli di baci teneri.
Si allontanò leggermente dalle sue labbra – Come quella notte in Sala Comune – le disse con il tono della voce sempre più basso – solo che ora posso fare questo …
Le labbra di Elijah catturarono quelle di Sophie con decisione. La sua mano destra si impadronì della nuca scivolando tra i suoi capelli. La mano sinistra si insinuò dietro la schiena appena sotto le costole. La strinse a sé ed il suo bacio divenne così passionale che la mano tra i capelli non riusciva proprio a stare ferma. La sua respirazione stava diventando qualcosa di incontrollabile, ma era lei l’unica che aveva il potere di calmarlo. Sì, di calmarlo e di farlo impazzire allo stesso tempo.
Accidenti! Era tutto nuovo per lui, ma non erano solo i baci...no, erano le emozioni. Doveva assolutamente controllarsi. Doveva essere più calmo, più cauto, non poteva farsi trascinare in quel modo, non era da lui. Lasciò che le labbra di Sophie, che accarezzavano le sue, domassero la sua furia. Si lasciò cullare da quel tocco meraviglioso, ed ora le sue palpebre erano completamente rilassate, le ciglia non tremavano più. Ora era l’amore che muoveva tutto e Elijah si staccò piano da quelle labbra. Voleva solo guardarle, essere davvero sicuro che fossero lì per lui.


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view post Posted on 9/12/2017, 19:55
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Sophie Armstrong
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Non riusciva a credere ai suoi occhi. Quel giorno stavano accadendo cose che Sophie non avrebbe mai creduto potessero accadere. Aveva passato un periodo della sua vita in cui nuove emozioni e nuove sensazioni si erano impossessate di lei in modo improvviso. Aveva capito che di se stessa, in realtà, non aveva mai capito niente. In quel momento sembrava un’altra persona, eppure era sempre lei: era sempre quella ragazzina all’apparenza viziata che odiava interloquire con qualcuno, chiunque egli fosse. Era sempre quella ragazzina dall’anima scura che amava far del male a qualsiasi essere vivente. Eppure Elijah Sullivan non rientrava in quella categoria. Sentiva di dipendere da lui in maniera assurda, sentiva che se solo qualcuno si fosse permesso di fargli del male, lei lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Forse avrebbe dovuto aspettare, forse sarebbe dovuta crescere ancora di più, ma prima di morire lo avrebbe fatto. Non avrebbe mai pensato di poter amare qualcuno, ma era successo. Sophie Armstrong si era follemente innamorata di lui, ed era arrivata al punto di dirglielo, ma sentiva che non bastava. Avrebbe dovuto dimostrarglielo col tempo, e lo avrebbe fatto alla prima occasione. Era riuscita a dividere il suo minuto cuore in due parti, e di una – la più grande – se ne era impadronito proprio lui, forse anche contro la sua volontà. Tutto quello che provava era davvero assurdo, sentiva lo stomaco completamente in subbuglio, sentiva come se qualcosa di estraneo al suo corpo le camminasse dentro, ma sapeva che era solo una sensazione che provava in sua compagnia. Aveva sentito la sua mancanza in modo smisurato, e fu proprio per questo che ella riuscì a capire che Elijah non era soltanto il ragazzino che aveva accompagnato ad Hogsmeade, era molto di più. Ogni singola emozione che le stava regalando meritava di essere ricambiata il doppio, e Sophie si sentiva così piccola di fronte a lui che non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare. Non era abituata a tutto ciò, non era abituata a sentirsi amata, ma soprattutto ad amare. Lo osservò mentre si curvava per sedersi accanto a lei, con un lieve sorriso stampato sulle labbra. Amava quelle sue movenze, amava quel suo sorriso che sembrava più un ghigno per il novanta percento delle volte, quello stesso ghigno che molto spesso l’aveva invitata a saltargli addosso ogni volta che si ripresentava, anche se non l'aveva mai fatto. Molte volte aveva provato difficoltà nel trattenersi, ma, da quel momento in poi, non lo avrebbe più fatto. Ormai c’era dentro e dentro sarebbe rimasta. Elijah aveva ignorato la sua domanda, che effettivamente non pretendeva risposta. Era sicura che sarebbe stato meglio così, o quel discorso non avrebbe mai avuto fine. La sua calda mano andò ad afferrare quella fredda di lei, e la differenza di temperatura la fece rabbrividire piacevolmente. Si stava di nuovo avvicinando al suo viso, ed in quei momenti sentiva di impazzire. Ma non la baciò. Non ancora. La punta del suo naso sfiorò quella di Sophie, ed ella poté sentire sulle sue labbra umide quel delicato fiato che proveniva dalla sua bocca mentre parlava. Nonostante l’avesse conosciuto poco dopo il suo Smistamento, la Serpina aveva sempre avuto paura del fatto che, in realtà, con quella primina che si presentò in Sala Comune l’anno prima, qualcosa c’era stato. L’immagine di Elijah che guardava un’altra, che prendeva la mano di un’altra o che addirittura la baciava, la faceva completamente impazzire. Si rese conto, proprio grazie a lui, di essere quasi sicuramente la persona più gelosa e possessiva del mondo, e lui probabilmente non lo avrebbe sopportato. Fu di conseguenza un sollievo sentirgli pronunciare quelle parole, ed una sola risposta le si presentò nella testa, ma lui immediatamente chiuse le labbra sulle sue, e lei rispose di rimando, con una leggera insicurezza, a causa di quei pensieri. Immaginava se stessa impazzire a causa della gelosia, ed aveva paura di fare qualcosa di esagerato nel tempo. Quelle immagini svanirono del tutto nel momento in cui le labbra di Elijah raggiunsero del tutto le sue, racchiudendole in alcuni piccoli e brevi baci.
– …E sarò l’ultima. – Pronunciò quelle parole tra un bacio e l’altro, nell’attimo in cui avrebbe avuto un solo secondo utile a respirare. Ascoltò le sue successive parole ed un altro brivido indescrivibile le percorse la schiena. Si fece trasportare da quel bacio meraviglioso ed intenso: sentiva il suo buonissimo sapore all’interno della sua bocca, e le papille gustative godevano nell’assaporarlo. Lei rispose a quel bacio con la stessa foga quasi incontrollabile, mentre una mano andava ad intrufolarsi dietro la sua nuca e l’altra andava a stringere i suoi indumenti in una presa decisa dietro la sua schiena, nello stesso modo che aveva usato lui quella notte di fronte al fuoco, ma leggermente più forte. Era quello un altro momento in cui Sophie si stava trattenendo, e tutta quella difficoltà si sarebbe potuta sentire nel modo in cui lo stava baciando. Quando le loro labbra si staccarono, si sentì letteralmente morire. Non era possibile, non era affatto possibile che aveva trascorso diciassette anni della sua vita senza di lui, ed ora non riusciva a stargli lontano neppure per pochi secondi. Il braccio dietro la sua nuca allentò la presa, ma la mano rimase posata su quello stesso punto, mentre il suo sguardo era fisso sulla bocca socchiusa di lui. Aveva sentito l’attimo prima quel suo respiro difficoltoso, e lei, senza accorgersene, aveva fatto lo stesso. Dopo pochi secondi, avvicinò la fronte a quella di Elijah, fino a quando non si ritrovarono attaccate l’una all’altra. Sophie abbassò le palpebre ed il suo sguardo si ritrovò a fissare il petto del ragazzo, poi rialzò lo sguardo poco dopo per cercare i suoi occhi.
– Non so che cosa mi hai fatto, e non so se riuscirò mai ad accettarlo. Non so quanto durerà e non so se saremo in grado di superare tutti gli ostacoli che, insieme, troveremo. Tutto ciò mi fa paura, lo ammetto, ma… io non ho intenzione di lasciarti andare. –


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 10/12/2017, 17:58





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L
ui e Sophie avevano sempre parlato pochissimo, i loro discorsi erano sempre stati fatti con gli occhi e con l’anima. Era vero pure che, quando parlavano, le lo parole avevano un peso imponente.
– …E sarò l’ultima
Quelle poche parole lo fecero sentire più alto di almeno venti centimetri, come probabilmente sarebbe diventato, considerando le misure dei maschi di casa Sullivan.
Quella frase aveva innumerevoli significati, ma qualsiasi significato avesse gli scaldava l'anima, e quello gli bastava.
- Non chiedo di meglio – gli rispose sorridendo, quindi le sue mani cercarono il viso della Serpeverde. Le dita di Elijah le esplorarono le guance, i suoi occhi si chiusero leggermente prima di tornare a guardarla.
Lasciò che le loro labbra si unissero di nuovo. Lasciò che i loro abbracci diventassero soffici e decisi. Lasciò, semplicemente, che il cuore si facesse trasportare. Era tutto così meraviglioso che non sembrava vero. Nonostante il legno vecchio che li circondava, il silenzio, la polvere, i mobili senza età, nonostante questo, dentro di loro era tutto bellissimo, tutto davvero speciale.
Elijah la tirò con forza verso di sé e la mise a sedere sulle sue ginocchia. Gli piaceva da morire sentire il peso di Sophie sulle sue cosce. Le strinse il fianco con il braccio. Averla così vicino lo faceva sentire importante, era come se la stesse proteggendo da tutto e da tutti. Seduta sulle sue ginocchia nessuno avrebbe mai potuto farle del male.
– Non so che cosa mi hai fatto, e non so se riuscirò mai ad accettarlo. Non so quanto durerà e non so se saremo in grado di superare tutti gli ostacoli che, insieme, troveremo. Tutto ciò mi fa paura, lo ammetto, ma… io non ho intenzione di lasciarti andare.
Erano le parole più belle che avesse mai sentito. Di tutte però, una sola gli arrivò dritta al cuore, una freccia che si incagliò lì, brillando come l’oro: insieme.
Adesso era vero, adesso era ufficiale...lui e Sophie stavano insieme e tutto il mondo sembrava diverso e per lui lo sarebbe stato sicuramente, nonostante il nero che lo circondava. Elijah era suo e Sophie era sua ed il cuore gli batteva così forte che quasi non riusciva a respirare.
-Com’è possibile che tu abbia appena detto le parole che avrei voluto dirti io? E’ così che le ho pensate, è così che le avrei dette senza cambiare una virgola.
La strinse contro il suo corpo e lo fece come se fosse sua...sorrise...lo era davvero, ora lei lo era davvero.
- Ora tu sei la mia ragazza, Armstrong – la sua voce era bassa e roca, il suo sguardo fisso negli occhi di lei – se qualcuno si azzarda a fari del male o solo si permette di guardarti...io lo ucciderò con le mie mani – fece una piccola pausa in cui la sua mano strinse più forte quella della Serpeverde – e, sappilo, sono geloso, geloso come un pazzo….


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Sophie Armstrong
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Pronunciò quelle parole sussurrandole in un fil di voce, mentre i loro occhi erano perfettamente in contatto. Stava passando quel periodo di cambiamenti improvvisi, e Sophie stava conoscendo una parte di lei che non aveva mai conosciuto. E non la stava scoprendo da sola, ma insieme a lui. Era sempre più convinta che mai si sarebbe immaginata in quella situazione, ad esternare tutto ciò che provava, a desiderare disperatamente tutto quello che aveva Elijah, dai gesti al suo amore. Aveva bisogno di lui, in quel momento più che mai, e mai lo avrebbe lasciato andare.
Ascoltò le sue parole e la sua felicità, ed in quell’istante Sophie sorrise dolcemente alla sua reazione e rispose al suo ennesimo bacio, lasciandosi completamente trasportare. Aveva perso il conto delle volte che aveva incontrato le sue labbra in quel breve tempo, eppure ogni volta che si riavvicinavano sentiva un’emozione assurda. Poco dopo si ritrovò sulle sue gambe accoglienti, e le sue braccia che le stringevano la vita la fecero sentire protetta da ogni minimo male che si sarebbe presentato. Lo aveva conosciuto anni addietro, quando ancora era un bambino che doveva essere difeso da lei, e ritrovarselo lì a fare il processo inverso, con quelle braccia che la sovrastavano le parve assolutamente assurdo. Strano quanto la vita potesse cambiare, strano quanto il destino mettesse alla prova gli esseri umani, che non erano altro che delle pedine mosse proprio dal fato. Sophie ed Elijah si erano lasciati andare a quel gioco, e potevano affermare che non avevano fatto per nulla la scelta sbagliata. Anche se, in realtà, loro non avevano scelto proprio niente. Tutto era successo così, improvvisamente, e loro non erano altro che i protagonisti di quel film.

- Ora tu sei la mia ragazza, Armstrong – Sophie sorrise nuovamente nell’udire quelle parole, sorriso che poi si trasformò in breve tempo in un ghigno. Sentiva la mano di Elijah stringere la sua, e l’indice dell’altra andò ad accarezzargli la guancia destra.
Non aveva idea di come sarebbe finita tra loro due, non sapeva se avrebbero passato il resto della loro vita insieme o se il giorno dopo si sarebbero più rivisti, ma sì, lei era sua e lui era suo. Sapeva soltanto di sentirsi bene, completamente bene, e tutto il suo passato era rimasto alle spalle, arrivando nel dimenticatoio come fosse un pezzo di pergamena appallottolato. Elijah aveva preso in mano il destino di Sophie, lo tenne tutto per sé, e non aveva intenzione di ridarglielo. Voleva godersi ogni istante insieme a lui, e di certo non avrebbe perso quel tempo prezioso. Di lì a breve sarebbero dovuti tornare ad Hogwarts, una lunga notte sul limitare della Foresta Proibita l'attendeva, ed il solo pensiero di doversi staccare da lui la faceva sentire male.
– Credo di essere la persona più gelosa di questo mondo. – Sussurrò, dopo aver ripreso a scrutargli il viso. Non riusciva a smettere di guardarlo, si sentiva completamente attratta da lui, come se fosse una droga, come se non potesse più farne a meno, come se fosse questione di vita o di morte. E, in quel caso, la sua vicinanza la faceva restare in vita. Sorrise, mentre osservava le sue labbra muoversi ancora, e ancora, senza un minimo accenno a fermarsi.
– Sono sempre stata tua. – Erano parole sincere, quelle che Sophie aveva appena pronunciato. Erano vere, e lei pensava davvero che si erano sempre appartenuti, fin dalla prima volta che si erano incontrati. Quel giorno aveva potuto conoscere la vera natura di Elijah Sullivan che, se ad un primo impatto era apparso come uno dei tanti ragazzini in cerca di guai, dimostrò subito dopo tutto il contrario. Fin da quel giorno Sophie aveva capito che, nonostante la sua tenera età, Elijah sarebbe potuto essere perfetto al suo fianco. Sentiva la pioggia battere ancora violentemente sul tetto vecchio della Stamberga Strillante, ma non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Aveva perso ogni contatto con la realtà, ma era sicura che era ormai sera inoltrata, ed i suoi compiti da Prefetto erano lì ad attenderla. Era ormai consapevole di quanto veloce potesse passare il tempo nei momenti belli, come se il destino si volesse vendicare di qualcosa. A malincuore, Sophie staccò gli occhi dal viso di Elijah e, dopo aver fatto scivolare le braccia verso il basso, si alzò.
– Dobbiamo tornare al Castello... – Il tono di voce era basso ed avrebbe potuto far intravedere un velo di tristezza.
– Ho il turno di ronda fuori, stanotte. – Sentenziò, poi allungò il braccio e tese la mano in sua direzione.
– Resta con me… fino al coprifuoco. – Quelle parole avrebbero fatto vedere tutta la difficoltà che Sophie stava provando in quel momento all’idea di doversi allontanare da lui. Solo dopo che lui avesse afferrato la sua mano, insieme, avrebbero abbandonato la Stamberga Strillante per dirigersi a Hogwarts. Per quel momento.

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