Ammirando la verità del tempo

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 10/12/2017, 15:07





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Strong | Outfit | ♪ zh4cvCw "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
A
ndava tutto alla grande. Il sole era alto sull’orizzonte, era alto e la sua barca faceva rotta verso un Nuovo Mondo, il suo...il loro. Elijah non era più un naufrago, ma c'era qualcuno che ora l’avrebbe accompagnato nel suo viaggio. Non importava quanto sarebbe stato difficile, loro due ce l’avrebbero fatta, perché quel mondo nuovo era importante per entrambi e sarebbe stato fantastico entrarci insieme. Anche veleggiando sulle ali dell’amore, Elijah Sullivan non era cambiato di una virgola. Era sempre lo stesso ragazzo burbero, strafottente e violento. Era un Serpeverde fino al midollo e fiero di esserlo. Non avrebbe mai voluto essere diverso da quello che era. Per lui essere migliore non era contemplato nel senso assoluto del termine, lo era solo secondo i suoi canoni. Un discorso un po' particolare, ma filosoficamente vero per uno come lui. Essere migliore voleva dire primeggiare, ovvero essere Il Migliore,

Ci pensava da qualche giorno, un periodo che lui giudicava una giusta riflessione, ed ora era lì, davanti alla porta del Professor Peverell per parlargli. Durante la sua degna riflessione era entrata in gioco anche una variabile X, ovvero la nomina a Preside del professore di Storia della Magia. Eh, sì! Era proprio il caso di dirlo...che storia! Quella materia era stata una scoperta, doveva ammetterlo, gli piaceva essere sempre obiettivo. La prima lezione l’aveva trovata davvero difficile da mandare giù, ma alla fine era riuscito a digerirla meglio di quello che pensava, e quelle a seguire furono davvero entusiasmanti per lui, tanto che alla fine poteva affermare che Storia gli piaceva davvero tanto. Ok, non era a livello di Pozioni, ma si era messa al collo la medaglia d’argento del suo gradimento.
Mentre ancora stava meditando sull’idea di andare dal professore, pardon...dal Preside, per due motivi che si era ripromesso, aveva ascoltato degli studenti in Biblioteca parlare della Scuola di Atene, un circolo presieduto dallo stesso Peverell. Non aveva idea di cosa si trattasse veramente e non aveva nemmeno perso tempo ad informarsi in giro. Perchè farlo quando sarebbe stato molto più semplice chiedere al diretto interessato? Il Professor Peverell era una persona di classe, si accompagnava sempre ad un’estrema gentilezza, cosa che lo rendeva un uomo d’altri tempi. Elijah non avrebbe avuto problemi a chiedere e, probabilmente, il Professore non gli avrebbe negato una risposta cortese, esattamente come faceva sempre. Di tutta questa cosa aveva una sola certezza: qualsiasi cosa fosse capitanata da Peverell lo affascinava, anche se fosse stato il circolo dello spazzolino da denti.

Fissò il legno della solida porta davanti a lui con i suoi occhi chiari. Elijah era un ragazzo abbastanza istintivo anche se molto razionale. Decisione presa, quindi ad ogni decisione corrisponde un’azione. Bussò alla porta di Peverell con decisione, ma senza usare troppa forza.
- Sono Elijah Sullivan di Serpeverde, Professor Peverell. E’ permesso?
Ritirò la mano e attese un segno da parte del Professore di Storia della Magia. Probabilmente avrebbe dovuto chiamarlo Signor Preside, ma che Peverell fosse un professore era un dato di fatto.



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view post Posted on 12/12/2017, 14:04
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Un pomeriggio tranquillo, e sereno.
Una bella giornata di quello che assomigliava sempre più all'inverno. Un Astro autunnale, sonnolento e pronto al letargo, che inondava di luce, spandeva una piacevole temperatura sul Castello. Non ancora troppo freddo, ma una piacevole aria di neve, se solo fosse piovuto. Come per incanto se l'erano cavata anche per quell'anno, la mattanza estiva era passata, non senza morti e feriti, ma era sopravvissuto un'altra volta. E anche a un trasloco. Per quanto fosse stato più volte rassicurato che tutto fosse ancora e nuovamente nella medesima posizione che in precedenza, di fatto, si rivelava quotidianamente impossibile trovare alcunchè. Ma sarebbe passato anche quello. Certo, non c'era particolare premura, ne andava dato atto, l'inverno non era nemmeno del tutto iniziato, prima che le temperature si facessero anche solo sentire ne sarebbe ancora corsa d'acqua sotto i ponti, ma non per questo si sarebbero fatti cogliere impreparati. I pesanti mantelli invernali, dalle fosche tinte erano stati già mobilitati, mantenendo in servizio i toni caldi della stagione favorevole, ma non per questo meno temuta, di vesti e sottovesti. Del resto, era una relazione di cordiale odio, ed amore. In primo luogo, veniva l'odio, detestava ciò di cui era foriera la primavera, l'estate, il caldo soffocante, ed il mezzogiorno del Mondo, che aveva imparato a farsi piacere per lunghi anni. Il caldo secco del deserto libico, iraqeno, egiziano, ed il caldo umido del mediterraneo, dal libano alla grecia, alla spagna, alle isole, più o meno grandi che fossero. E poi l'amore, certo, i colori caldi, sgargianti, i tessuti leggeri, e Glamis. E se primavera implicava Estate, si poteva tranquillamente affermare che non mancasse poi molto al termine di un nuovo anno. E infatti era così. Da quando era tornato, tutto era tornato a susseguirsi con lenta regolarità, certezza che una Scuola, e poche altre, era in grado di fornire. Mese dopo mese, Natale, e Pasqua, ed ecco la fine dell'anno. Un quieto armonioso vivere, anno dopo anno. E tale era destinato a restare, e protrarsi. Era soddisfatto della pensione, ed ormai più che scribacchiare e ciarlare non sembrava trovar brio di fare. In fondo, cos'aveva poi fatto per un'intera esistenza? Volendola ridurre ai minimi termini non sarebbe poi cambiato molto, certo aveva scritto e parlato molto, per conto di altri, ma essenzialmente era un esperto di quello. E tale sarebbe rimasto. L'unica sostanziale differenza, era che ormai si fosse messo in proprio per buona parte del suo tempo, il che era qualcosa di decisamente incoraggiante. In fondo si poteva essere relativamente certi nell'affermare quanto si pensasse. Certo, era ormai proverbiale l'essere quotidianamente fraintesi, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, ma era comunque un passo in avanti. Non si rischiava nulla di più, che non una discussione, o una inequivocabile T, e per quanto potesse suonare presuntuosa ed irreverente, nei suoi semplici e lapalissiani tratti, non aveva il potere di innescare alcuna crisi valutaria, fiscale, politica, o armata. Era tutto terribilmente rassicurante. Che lo amasse proprio per quello?
Di scarlatto vestito, divagando in pensieri ed opere, l'anziano Mago voltò infine la pagina di un voluminoso dizionario, espirando rumorosamente, e lasciandosi cadere contro lo schienale della seduta, soddisfatto. Non il tempo di essere affondato completamente nella morbida pelle della poltrona, che già il non troppo fedele, e mansueto alleato, aveva ben pensato di filarsela. Lesto, quasi felino, a tratti machiavellico, aveva atteso a lungo il momento più adatto, e venendo meno l'attenzione del Mago, si era chiuso improvvisamente, sollevando un pulviscono di polvere, che si portò dietro un sonoro starnuto, prima di correre sul legno lucidato della scrivania, e balzare a terra, sul folto tappeto, scomparendo alla vista. Un dizionario altamente istruito, certo, che però sembrava in tutto e per tutto restio nel condividere il suo sapere, o facilitare le ricerche. Quanto meno aveva la buona creanza di non soffrire di istitinti suicidi, non gettandosi nel caminetto scoppientante, un classico, o giù dalle finestre socchiuse, nel parco. Erano passi avanti, comunque la si volesse girare. Il Volume ribelle, senza dar prova di eccessiva originalità, giunti ormai alla nona edizione di quella farsa, mostrando la costa di pelle rinforzata, ed incisa profondamente da uno stilo, correva, almeno nei limiti consentiti ad un libro pesante diverse libbre, verso la porta, sbarrata, confidando ancora una volta nel miracolo. Chissà poi dove volesse andare! Churchill aveva retto il gioco le prime volte, ma si era presto annoiato, l'eccesso di moto non sembrava essere il benvenuto in quei locali. Che il dizionario ribelle l'avesse scordato? O che fosse ribelle proprio per quello?
Provvidenziale, epifanico o fantasmatico, presto l'avrebbero determinato, nelle vesti di novello Beatrice dello sperduto Dizionario, qualcuno aveva deciso di farsi avanti, bussando in quel momento. Un Serpeverde. Non avrebbe mai pensato a Beatrice tra i Serpeverde, ma in fondo, tutto poteva essere. Perchè no? Quanto sarebbe stato inopportuno invitarlo a ripassare più tardi? E con che scusa? Guardi, non vorrei che il dizionario m'infartasse per la sorpresa, potrebbe ripassare? Stiamo braccando un ribelle? Sono in corso delicate operazioni di pulizia? Ammazzo il drago, ed arrivo? Quale potesse essere la scusa più credibile, ed opportuna era una sfida notevole, ed allo stesso tempo pressante. Nel momento in cui avesse aperto, il dizionario si sarebbe lanciato fuori dalla stanza, e forse anche giù dalle scale, se non l'avesse fatto, ne sarebbe risultato un villico villano il rispettivo proprietario. Poi la soluzione, in fondo Sullivan era dei primi Anni, un minimo di atleticità era richiesta, non avrebbe avuto problemi. A che serviva quel gioco infernale altrimenti? Sicuramente non a far attraversare la strada alle vecchiette. A recuperar loro dizionari e ricettari ribelli? Forse.


Avanti!

In una maniera, o nell'altra, il più delle volte nell'altra, se la cavava sempre.
Il che era comunque decisamente già qualcosa. E silenziosa la porta prese ad aprirsi.
Lesto il dizionario si infilò nello spiraglio, filandosela alla chetichella. Era andato?


Se fosse così gentile da acchiappare il fuggiasco, ci eviterebbe una noia.

In fondo, non era chiedere troppo. No?
Attaccati ad un campanello ad ogni ora del giorno e della notte. Recuperare un Volume non sarebbe stato eccessivamente scortese. Al peggio sarebbe comunque arrivato al gargoyle di pietra. A meno che... No, troppa fortuna tutta in una volta! Tornò alla tazza di The, dimentica poco lontano sulla scrivania. Sorseggiando il liquido ambrato, ormai freddo, lo sguardo ricadde sulla tavoletta di pietra nera, incisa, sulla quale stava ormai lavorando da diverse ore. Se non fosse stato per una lezione e l'altra, o per la pause doverose utili a recuperare il dizionario forse se la sarebbe cavata prima. O forse il problema era un altro. Era troppo vecchio, e non era il suo campo? Eppure era altrettanto certo che non l'avrebbe mai ammesso, benchè fosse altrettanto certo che il tutto facesse parte degli intenti del mittente. Così andavano le cose. Ma quindi, chi era questo Sullivan? Serpeverde, certo. E poi?



Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 12/12/2017, 15:14
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 14/12/2017, 12:14





Elijah Sullivan
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A veva avuto un pranzo difficile, era proprio il caso di dirlo. A quanto pareva, nelle cucine, avevano dato fondo alle riserve di zucche di tutta l’Inghilterra, cosa che non sarebbe stata nemmeno una tragedia per un comune mortale. Elijah però aveva un’avversione per le zucche in qualsiasi forma si presentassero al suo cospetto. Aveva ancora nel naso quell’odore dolciastro e ne era davvero nauseato. Ecco, era ancora perso nei suoi pensieri e nell’idea della distruzione di Halloween, quando udì la voce del Preside al di là della porta di quercia.

Avanti!

Appena aprì per passare all’interno dell’ufficio, qualcosa si insinuò nello spiraglio andando a sbattere contro il suo stinco destro. Era un gatto…eh, no! Era un ...libro? La versione in doppio petto de “Il Libro Mostro dei Mostri” aveva appena fatto un frontale con la sua gamba, ma almeno quello fortunatamente non mordeva.

Se fosse così gentile da acchiappare il fuggiasco, ci eviterebbe una noia.

Dopo aver cozzato contro di lui, il fuggiasco deviò bruscamente contro la parete laterale, emulando alla perfezione la pallina di un flipper babbano. Provò ad allungare la mano per acchiapparlo, ma quel coso era peggio di una gallina impazzita. Non trovando più ostacoli sul proprio cammino, imboccò la scala a chiocciola, dove si sarebbe sicuramente sfracellato. Elijah tirò fuori la bacchetta dalla tasca, dato che non aveva la minima idea di come acciuffarlo.
Appena arrivò sul primo gradino, il libro iniziò a ruzzolare giù dalla scala – Oh, meeer… -
Il fuggiasco stava assumendo le sembianze di una valanga e, se non lo avesse fermato in tempo, sarebbe arrivato in fondo sotto forma di tanti volumi tascabili.
Il Serpeverde era ancora in preda ai suoi nauseabondi pensieri, e non ebbe alcuna difficoltà a vedere in testa quello che stava per trasfigurare. Puntò la bacchetta contro il fuggiasco e, continuando a pensare fermamente all’idea di ciò che lo disgustava, pronunciò l’incantesimo – Cucurbita!
Se avesse continuato a ruzzolare sarebbe stato un disastro totale, ma il libro si trasformò nella zucca piatta e panciuta che lui aveva immaginato. Nonostante stesse sul lato più ampio del gradino, restava ancora pericolosamente in bilico. Elijah l’aveva seguito giù per la scala a chiocciola, e lo bloccò con il palmo della mano, prima che quel dondolare diventasse un suicidio senza ritorno. Raccolse il fuggiasco inzuccato e si guardò intorno, erano arrivati due giri sotto alla scala a chiocciola. In tutto ciò, il professor Peverell che lo attendeva poco più in alto. Elijah non ci pensava minimamente ad eseguire il contro incantesimo per le scale, non aveva la minima idea di come avrebbe reagito il volume nelle mani di qualcuno. Sicuramente andava maneggiato in un certo modo e avrebbe lasciato quel compito al legittimo proprietario. In fondo doveva fermalo , no? Il fatto che potesse tornare sotto mentite spoglie ...beh, non sarebbe stato un problema. Con il fuggiasco sotto il braccio sinistro e la bacchetta nella mano destra, risalì la scala a chiocciola e arrivò di nuovo davanti alla porta dell’ufficio del Preside. Questa volta riuscì ad entrare senza intoppi. Chiuse la porta alle sue spalle e si voltò a guardare l’occupante della stanza – Buon pomeriggio, Professore.
Sollevò lo sguardo verso il Preside e – Woooow… - esclamò senza nemmeno rendersene conto, appena i suoi occhi vennero catturati dalla magnificenza delle librerie dell’ufficio. Era una collezione fantastica, affascinante, sorprendente, un qualcosa per il quale uno come lui restava senza fiato. Elijah era talmente affascinato da quell’interminabile serie di scaffali, da non realizzare immediatamente che era ancora lì, meravigliosamente attonito con una zucca in mano. Uno che amava la lettura come lui, non poteva non restarne rapito. Si vedeva a colpo d’occhio che erano antichi e preziosi, libri su cui uno come lui, arso in corpo da un’irrefrenabile frenesia di sapere, avrebbe voluto volentieri mettere le mani. Quei libri erano oggetti preziosi, che si ammirano con deferenza e si sfogliano con devozione. Fu probabilmente la sua coscienza a mollargli un gagliardo calcio nel sedere, perché Elijah tornò bruscamente alla realtà. Si avvicinò alla scrivania del Preside e poggiò con cura il fuggiasco dritto davanti a lui.
- Al posto di Cenerentola, ho riportato indietro la zucca... - affermò stringendosi nelle spalle, l’importante per lui era sempre il risultato, e non come arrivavi ad esso. Una delle sue sei sorelle aveva sempre avuto un debole per le favole babbane, e quel riferimento calzava davvero a pennello. Puntò di nuovo la bacchetta verso l’oggetto in questione e pronunciò tranquillo in contro incantesimo – Finite Incantatem.
Il fuggiasco, quello vero, riapparve in tutta la sua vivacità, sputacchiando polvere e sul volto del Serpeverde si dipinse un ghigno di soddisfazione. Dopo aver rimesso a posto la bacchetta, scosse la mano per dissolvere quella polvere fastidiosa. Ovviamente rimase in piedi davanti alla scrivania del Preside. Mai e poi mai si sarebbe seduto prima che lui non lo avesse invitato a farlo. Sua madre gli aveva tatuato in testa a suon di ceffoni i principi della buona educazione e del galateo, non avrebbe potuto non seguirli, nemmeno se l’avesse voluto con tutte le forze.
Ne approfittò per guardarsi intorno, dato che si trovava nella stanza più intrigante del castello. Alla destra dell’imponente scrivania, una fenice, nel pieno della sua forma, non perdeva un dettaglio della scena che veniva proiettata davanti ai suoi occhi attenti. Elijah non amava molto i pennuti, ma quello non era certo come gli altri. La fenice era un qualcosa che andava oltre e lui non ne aveva mai vista nessuna in vita sua. Alla sinistra, invece, i suoi occhi chiarissimi vennero attratti da un pesce multicolore che volteggiava in una boccia, volutamente o forse no, seminascosta tra tutti gli altri impicci. Alla fine però, le sue iridi arrivarono sulla tavoletta che faceva bella mostra di sé sul tavolo, prima di andare ad incrociare di nuovo gli occhi del Professor Peverell.





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Un ribelle.
Qualcosa d'insopportabile.
Perchè poi un libro dovesse decidere ripetutamente di prendere la porta, aveva quel quid di misterioso, ma era anche relativamente certo che qualunque fosse stata la sistemazione rimediata, avrebbe comunque tentato una fuga, pur rocambolesca che fosse. Che avesse in fondo bisogno soltanto dei suoi cinque minuti? Che vi fosse altro sotto? Che quell'anelito di libertà celasse ben altro? Sintomo di un malessere più profondo, e diffuso? Che il suo collezionismo d'assalto, non fosse poi così ben visto dalla sua collezione stessa? Possibile? No. Si rifiutava di ritenerlo, possibile, o anche solo probabile. Come sarebbe mai potuto essere? Le implicazioni sarebbero state catastrofiche a dir poco, generazioni di lavoro gettate al vento, perchè i frutti avevano deciso di dissociarsi? Non si era mai sentito qualcosa del genere. E non sarebbe accaduto. Sarebbe stato il primo, e l'ultimo. Era stato messo in guardia, in fondo, che una qualche forma di spirito minore si annidasse in quelle pagine. L'intera questione poteva essere derubricata a fastidi pomeridiani? Forse la prima delle N volte era stato anche divertente, forse anche la seconda. Appoggiò la tazza sul suo piattino, prima che il Giovane riemergesse dai recessi delle scale. Non era poi troppo difficile acchiappare un dizionario, o lo era? Certo, non si sarebbe forse potuto parlare di economie d'esperienza, o apprendimento, quante volte poteva essergli già capitato? Ma non era poi un'esperienza così trascendentale. Che potesse addirittura tornargli utile? Di cosa si occupavano a Trasfigurazione? Corruzione dei Tempi, e dei Costumi, ormai aghi e spilli ricoprivano un interesse quasi mistico, possibile che un dizionario fosse così fuori moda? O non era ancora passato l'anno? Quanta rilevanza avrebbe avuto tutto quello? Quanto realistico sarebbe stato un rifiuto da parte del primo? Il fatto che avesse deciso di bussare alla sua porta, in fondo, implicava che avesse bisogno di qualcosa, l'avergli già appioppato un incarico, che piuttosto difficilmente avrebbe potuto rifiutare, per molti versi sarebbe potuto risultare quanto meno ingiusto. Ma del resto, era vecchio, ad un certo punto la voglia si perdeva, anche di inseguire un dizionario. Sembrava tutto così assurdo, tanto da essere vero.
Quanto avrebbe impiegato?
Abbastanza? Troppo? Un istante?
Il tempo di una scorsa alla tavoletta, ed eccolo infine entrare. La porta scivolare sui cardini ben oliati da poco, l'ufficio sfoggiare la sua accoglienza, e la rassegnata propensione ad accogliere ospiti, di ogni genere e sorta, ed il gioco era fatto. Il Serpeverde avanzava nell'Ufficio. Il dizionario-zucca nella stretta, badando bene a che non si liberasse nuovamente, per quanto ormai sembrasse essere stato sufficientemente domato. La porta chiusa sembrava essere una garanzia sufficiente a che non se ne sarebbe andato troppo lontano, almeno non alla prima occasione, e non subito. Il cosa lo spingesse da quelle parti, era decisamente un'altra Storia. Eppure, era relativamente certo che l'avrebbero scoperto. In fondo, era quello il senso di una visita, o no? E più erano giovani, più erano anche di fretta. Che fosse un baco dell'essenza? Un difetto di fabbricazione? Da inoltrare un reclamo ufficiale al fabbricante? Al cavolo? Alla cicogna? C'era altro? Ed ecco l'inatteso. Sotto lo sguardo di un Vecchio, ed un essere di fuoco, il Giovane guadagnò infine la posizione che desiderava, porgendo il frutto delle sue molteplici conquiste. In dono portava Cenerentola, e una zucca, che di lì a poco tornò a cedere il passo al voluminoso dizionario. Chi fosse poi Cenerentola sarebbe stato oggetto di discussione? Non aveva altro dono, almeno apparentemente, il che lasciava sperare in nessuna particolare filippica. Ma forse solo un discorso preparato con cura, che avesse un capo, e una coda. Anche quello non era poi troppo rivoluzionario, anzi, sarebbe parso strano al suo Maestro fiammingo di fiducia che i nuovi visitatori non avessero in serbo una serie di domande, che avrebbero a cascata portato delle richieste, qualche invito, una serie di ringraziamenti più o meno sentiti, convenevoli di maniera, ed affini necessari a che il tutto si svolgesse senza inghippi. Afferrò a braccia tese il libro, riportandolo nella sua sede originale.
Sorrise, accennando alle poltrone.


Ah sì, ecco, Mr. Sullivan, prego!
La ringrazio del dizionario, un'ottima idea direi.
Può accomodarsi, posso offrirle qualcosa?
Magari un The, o altro, prima di venire a quelle che immagino saranno domande?


Il rituale era quello, ed era iniziato.
Il resto sarebbe venuto da sè, inutile spingere.
Tra un rotacismo, ed un vocalismo, inframmezzato da una pausa stramba, ed una vocale più lunga di quanto non fosse comprensibilmente previsto, proseguiva spedito, ed affabile, in quello che aveva tutta l'aria di essere un discorso vissuto, e partecipato, da parecchio tempo. In fondo, Bibliofilia, e Teinomia non erano propriamente attributi tenuti sottochiave, o celati in una qualche oscura catacomba, nel Nord delle Highlands. Erano sfoggiate con piena padronanza nella quotidianità di ogni giorno, come un mantello da giorno, o una palandrana ancora di buona foggia. Giunti ad una certa età, certi formalismi perdevano di senso, ed altri ne acquisivano in eccesso. Così andavano le cose.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 17/12/2017, 17:41





Elijah Sullivan
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Q
uell’ufficio era fantastico ed Elijah, doveva ammetterlo, si sentiva come Alice nel Paese delle Meraviglie. Si, quella era un’altra cosa che doveva ammettere, aveva letto tutti i racconti babbani. Non c’era nulla di narrativa che non leggesse. Se un libro gli capitava a tiro, e lui non lo aveva letto, lo castigava immediatamente. Per lui i libri erano libri, e non importava se la penna fosse stata tenuta in mano da un babbano o da un mago. Sebbene i babbani lasciassero molto a desiderare quasi per tutto, doveva ammettere che alcuni di loro sapevano scrivere davvero bene. La cosa che lo faceva più sorridere era la loro capacità di inventarsi la magia, pur non conoscendola affatto. Nelle loro storie, la magia era sempre una componente importante con cui amavano dilettarsi, a modo loro erano piuttosto divertenti, seppur grotteschi. Detto questo, li disprezzava comunque, ma aveva imparato a prendere da loro quello che potesse arricchire il suo sapere.
Quando il Preside lo invitò a sedersi, accolse la cosa con piacere e si accomodò. Quelle poltrone non sembravano solo comode, lo erano davvero. La sua schiena trovò conforto, uno di quei piccoli piaceri che fanno bene al morale, soprattutto dopo tutte quelle zucche. Alla parola the, poi, si illuminò d’immenso, era l’unica cosa che beveva ad Hogwarts e per quello era inglese fino al midollo.
- Un the non si rifiuta mai, Professore, lo gradisco davvero tanto. Lo bevo assoluto con lo zucchero. Grazie.
Sollevò il lato sinistro delle labbra alla successiva affermazione del Preside. Era ovvio che fosse andato lì per chiedergli qualcosa e non per sperare che quel libro fuori controllo sgattaiolasse fuori dalla porta, tentando poi il suicidio sulla scala a chiocciola. Il fatto che Peverell non si perdesse in troppi convenevoli stupidi, ma che andasse dritto al punto, lo apprezzava davvero moltissimo. Perchè divagare in aria fritta quando puoi utilizzare lo stesso tempo per parlare di cose sensate?
- Immagina bene, Professore, anche se il motivo base per cui sono qui non è una vera e propria domanda, ma una richiesta. Con questa richiesta vorrei guadagnarmi la possibilità di fargliele un’altra – spinse leggermente la schiena contro la poltrona – e poi, sì, ho anche una domanda che presuppone una conoscenza, e Lei è l’unico che possa darmi la risposta esatta che cerco.
Elijah però sapeva aspettare e avrebbe rispettato il protocollo senza alcuna fretta. Il Preside aveva detto di prendere il the prima di passare ad altro, e per lui non era un problema, anzi un vero piacere. Lo diceva sempre che l’attesa aumenta in desiderio e per lui, in quel momento, quella conversazione rappresentava un desiderio mentale e culturale che aveva represso per troppo tempo. Probabilmente sarebbe dovuto andare dal Professore di Storia molto prima, ma finchè c’è il tempo di rimediare nulla può dirsi perduto.
La prima richiesta che avrebbe fatto era esclusivamente per se stesso ed era quella che lo aveva spinto ad andare nella Torre del Preside quel pomeriggio. La seconda era una conseguenza, ma era qualcosa che faceva anche per la ragazza di cui era innamorato. Era una sorta di proprietà transitiva, dove "A" andava per "B", acquisendo "B" avrebbe potuto passare a "C" e, se avesse avuto "C", allora "D" sarebbe stata la ciliegina sulla torta che avrebbe fatto felice la condizione "A". Ma si, dai, la cosa non era poi così contorta nella sua testa, ma piuttosto lineare e pulita nella sua progressione. Tutto dipendeva da "B", ovvio. Nel caso sfortunato che "B" avesse interrotto l’evoluzione del suo pensiero matematico, Elijah avrebbe cercato di arrivare a "C" in un altro modo. In fondo "B" era in mezzo e se avesse dato una risposta negativa ad "A", poteva darne una positiva a "C". Perchè no? Mai disperare nella vita se si vuole raggiungere un obiettivo, grande o piccolo che sia.
In fondo a tutto quest’enunciato meraviglioso c’era "E", che faceva un viaggio il linea retta per conto suo senza dipendere dalla risposta di niente o di nessuno. "E" era la domanda vera e propria, una domanda che non richiedeva un Sì o un No, ma una risposta esaustiva e Peverell era la fonte che poteva soddisfare la sua curiosità in ogni minima sfumatura. Sicuramente il Preside avrebbe avrebbe voluto sapere la ragione di certe richieste, e lui non avrebbe avuto alcun problema a soddisfare la sua curiosità. Il giovane Serpeverde era sempre stato dell’idea che la verità paga sempre e comunque. Gli obiettivi si raggiungono con le capacità. Certo, spesso l’inganno era contemplato, ma era molto più appagante per il suo Ego raggiugere un risultato oggettivo.





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Tutto aveva inizio.
Era già ora del The. Il che non era un male.
Quanto ancora a lungo sarebbero riuscite a trattenersi?
Per quanto il tutto avesse sì ancora quell'alone di tradizione, dovuta e quasi forzosa, per quanto non meno piacevole, e benvenuta, il tutto con il passare del tempo si era andato accompagnando all'impellenza di stringere sui tempi, nella paura che qualcosa sfuggisse troppo presto al controllo. Eppure, sbarazzarsi di un così valido elemento, ed alleato, sembrava un passo tanto radicale da seminare quel legittimo dubbio, tale da frenare qualunque decisione definitiva. Il passare inesorabile, ed instancabile dei mesi non aveva lenito quel senso di straniamento, e mancanza, come avrebbe potuto? Rinunciare a qualcosa diveniva man mano sempre più difficile. L'ancoraggio morale a quelle che erano state elevate, forse senza merito apparente, giorno dopo giorno, a Valute forti, aveva un che di rassicurante. Certo, ospiti illustri, ed altrettanto illustri figure barbine, erano possibili, quasi probabili. Se non era in grado di mantenere il controllo in tali circostanze, che razza di Mago era diventato? Era invecchiato? Un pezzo da Museo, un dinosauro, un residuato bellico, un artefatto di un passato ormai troppo orbato, e lontano per attirare una qualche ancor minima considerazione positiva? Poteva anche darsi. Eppure non vi avrebbe rinunciato.
La Zuccheriera sarebbe rimasta, e con essa tutto il resto del Servizio.
Sorrise al Giovane, quanto la sapeva lunga? Quanto già sapeva?
Era un altro esponente dell'impudenza tipica di Serpeverde?
Così come della giovinezza. Non che poi fosse un male.
E lui? Per quanto vecchio, era impudente?
Sì, forse lo era.


Ottimo direi, non negherò un certo piacere dunque.
Assoluto, una curiosa scelta di parole, in generale le consiglierei di guardarsi sempre dagli appunto assoluti, espongono a rischi che spesso tendiamo a sottovalutare. Allo stesso tempo, nella nostra contingenza, la invito a non lasciar adito a compromessi, o potrebbe incorrere in... terribili rappresaglie! Un The, e due di zucchero, grazie.


Il raffinato, ed insospettabile servizio blu e bianco cinese, poco distante, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del primo grazioso cliente, inseguita a ruota dalla delicata zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, ma obbediente agli ordini impartiti, almeno per quella volta. Compiaciuto, il Vecchio, sorvegliava l'operazione. Più d'un grattacapo, ne era già emerso! Insopportabile d'una zuccheriera. Era quasi giunta l'ora del The, il che non era mai un male. Era la volta del giovane, riformulare la richiesta o mantenerla tale, e con quale risultato?. Giovani e The, un rapporto difficile? Cos'avrebbe deciso? Il Servizio era lì, in attesa, pronto anche a fraintenderlo, come sempre, inseguendo il proprio contingente 'particulare', non badando alle conseguenze. In fondo, quando eri una Teiera di cosa dovevi preoccuparsi? Che l'acqua fosse sporca? E quando invece eri una zucchieriera? Che al posto dello zucchero, ti riempissero di sale, sì, era già successo anche quello. Non era il momento di rammentarsene. Era appena scappato un dizionario, erano a posto almeno per quel giorno!
Eppure, mentre il giovane proseguiva esponendo quello che era un piano anche più dettagliato di quanto non avesse sospettato, non potè non inarcare un sopracciglio. Una richiesta. Ed ecco che la biblioteca tornava a gran voce strombazzando a reclamare il posto d'onore alla loro mensa. Allora non era stata dimenticata, e la sorveglianza di quell'incompetente del Custode non era pari a quella di una balbettante bambocciona banda di babbuini. Era dunque quella la richiesta? Andare tranquillo, calma e gesso, mentre il Serpeverde proseguiva? Ma dopo di quello, cosa poteva seguire?
Perchè era l'unico ad avere la risposta?


Ah! Capisco, una richiesta.
Direi che ha la mia attenzione.
Quando vuole.


E il liquido ambrato era lì.
Fumante, invitante, a tentarlo.
Non sarebbero giunti a trenta giorni.
Forse nemmeno a trenta minuti...
Ma cosa voleva?

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 19/12/2017, 19:18





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Strong | Outfit | ♪ zh4cvCw "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
A
scoltò con attenzione le parole del Professor Peverell, come faceva sempre quando era a lezione. Le parole hanno un valore, sempre, in ogni situazione, spesso pesante e a volte insignificante. Nel caso del Preside avevano un peso non indifferente, ed Elijah si dilettava ad ascoltarlo. L’assoluto era un dogma, almeno per il suo modo di vedere, dato che non era particolarmente portato per le mezze misure.
- Sono portato a prediligere l’assoluto che porta all’estremo, sempre e comunque, anche se questo comporta dei rischi. E’ vero che è sempre consigliabile non arrivare agli estremi per raggiungere i propri obiettivi, ma spesso un obiettivo che vale la pena di raggiungere richiede sempre di mettersi in gioco. Io non amo molto i mezzi toni, credo di averLe esposto questa idea nel mio ultimo compito di Storia, quando mi riferivo ai toni del colore grigio. Sono del parere che chi sta nel mezzo non abbia trovato il coraggio di schierarsi. Forse sono piuttosto estremista in questo mio modo di vedere, ma sono più disposto a tollerare bianco o nero, piuttosto che il grigio. Entrambi comportano una scelta ben precisa.
Si voltò verso la teiera con un gran sorriso – Madame, per favore, un The, e due di zucchero, grazie.
Solo dopo che il piattino fosse arrivato, Se fosse arrivato, davanti a lui, avrebbe allungato leggermente la mano con il palmo all’insù per accoglierlo. Non lo avrebbe fatto prima, sarebbe stata una grossa scortesia, perché comportava un obbligo del servizio da parte della teiera. Così facendo, Elijah avrebbe lasciato la scelta al servizio da the, senza imporre la propria volontà.
Aveva davvero voglia di una bella tazza di the fumante e da quella del Preside arrivava un aroma inebriante.
Elijah avrebbe passato tutto il pomeriggio a sorseggiare the con il Professore, ma l’operazione sarebbe stata sicuramente più gradevole se accompagnata da un’adeguata conversazione. L’invito del Preside a parlare venne accolto come la manna dal cielo, era come sentirsi urlare “In scena, Sullivan!” . Lì però non esisteva finzione, ma la verità nuda e cruda, ed era esattamente quella che avrebbe servito al Preside al posto dei pasticcini. A proposito, ma i pasticcini c’erano oppure no? No, perché il suo stomaco senza fondo gli stava facendo notare, con poca grazia, che il the sarebbe atterrato meglio su qualcosa di dolce e resistente ai denti.
Non era quello il momento di pensare a mangiare, anche quell’aspetto della faccenda avrebbe potuto aspettare.
- Sono venuto qui a chiederLe se può darmi la possibilità di lavorare per Lei, Professore. Qualsiasi cosa mi andrà benissimo, se ho la possibilità di imparare qualcosa da Lei. Se questo non fosse possibile direttamente, allora sono disposto a spolverare con le dita tutti i suoi scaffali di libri, se questo significasse poterli toccare, e poterne aprire uno, almeno una volta. Se servisse, sarei disposto anche tenere la zampa della fenice nel giorno del falò. Se potesse venirmi incontro in qualche modo, gliene sarei davvero grato ed in cambio Le chiederei solo di esaudire la mia seconda richiesta, sempre se non le sembro troppo sfacciato. La seconda richiesta non voglio ottenerla, me la voglio guadagnare e, in quel caso, riuscirei a fare sia qualcosa per me direttamente, sia per la mia fidanzata. Tutto è legato ad una catena.

Sì, era tutto legato al sapere ed al potere. Era tutto legato ad un libro che avrebbe potuto comprare o semplicemente leggere. Era tutto legato ai soldi che avrebbe potuto risparmiare senza comprare, ma semplicemente leggendo. Era tutto legato alla voglia di fare qualcosa di speciale e alla capacità di investire e di pensare. Era tutto un casino. Peverell forse avrebbe capito il suo modo di approcciare la cosa, oppure no? L'avrebbe giudicato solo un ragazzo impertinente e sfacciato? Si, probabilmente lo era davvero, ma si sa che chi non risica non rosica e ....di cosa parlava il Professore, di stare attento ai rischi? Infatti...Aveva anche detto di non lasciare adito a compromessi. Era tutto ed il contrario di tutto, esattamente come lui. Lui in quel momento stava rischiando per fare qualcosa di perfettamente sensato.
Tornò ad ammirare quella libreria, una delizia che si snodava tutta intorno a lui. Era molto meglio dei pasticcini da the. Se avesse avuto modo di sfogliare uno di quei libri antichi, probabilmente avrebbe fatto anche il sacrificio di non mangiare.





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view post Posted on 20/12/2017, 22:54
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Qual era il punto della questione?
Ci sarebbero arrivati? Non sarebbe accaduto? Eppure il Serpeverde sembrava più che risoluto, nonostante fosse ancora in attesa che il The facesse il suo naturale corso. Nel tintinnare soffuso e brillante della della ceramica, parve prendere coraggio, e lanciarsi lancia in resta una posizione non nuova, che aveva appena letto. Il problema dunque era l'ignavia? L'esistenza di zone grigie, fuori dal diretto controllo del bianco e del nero? Era quello un modo curioso ma comodo di non affrontare i problemi? Era una posizione accettabile? Come sarebbe potuto esserlo? C'erano margini di manovra, o non poteva esserlo in nessun caso? E se sì, in quale misura? A pensarla così correva il rischio di essere considerato un estremista, vero, ma lo era anche? Era un'eccessiva semplificazione? Così come la correlazione chiara ed evidente dell'essere Serpeverde? O banalmente ne era un effetto? E in tutto quello come andava ad amalgamarsi l'incredibile tenera età? Anche di quello andava tenuto conto, non era una questione da nulla, anzi. C'era una logica in tutta quello? Una buona regola del pollice da seguire per la pace sociale? Pensieroso osservava il Serpeverde, chi gli ricordava? C'era un parallelismo in tutto quello. Una sensazione di déjà vu. Era già successo, ma con chi? Quanto tempo era passato? E quanto era rilevante ai fini di quel momento? Probabilmente per nulla, ma era comunque un punto.


Dunque il problema è l'ignavia, giusto? Nel Medioevo la pensavano come lei, non prendere posizione su qualcosa era del tutto inconcepibile, il che se a volte risolve dei problemi, altre li crea, come avrà imparato a sue spese. Se è questo che teme, non la considero un estremista, è giovane, il tempo per cambiare o affinare un'idea che di fondo potrebbe anche essere giusta non le manca. Eppure, con il passare del tempo inizierà ad apprezzare l'eventualità di non dover combattere tutte le battaglie, ma solo quelle più importanti. A volte non decidere è la scelta più facile, altre è proprio decidere di non far nulla ad essere la più difficile. Ci sono molti modi di schierarsi, in fondo. Non tutti prevedono di annunciarlo sulla pubblica piazza, ma prima ancora della fazione viene ciò che è giusto, e ciò che non lo è. Presto saremo tutti chiamati a scegliere tra ciò che è giusto, e ciò che è facile, e lì sì che la scelta sarà obbligata.

E poi il colpo di scena.
Sin lì tutto da copione, nulla di eccessivo, o che comunque si spingesse troppo oltre i canoni. Poi in effetti tra un rullo di tamburi, e una fanfara, la richiesta prendeva forma. E che richiesta era? Lavoro? In tutta la sua lunga esistenza, era sempre stato qualcosa di tanto astratto, quanto remoto. Avrebbe potuto in tutta coscienza affermare di aver mai lavorato? Certo, non poteva dire il contrario. Era un uomo industrioso, dai molteplici interessi, e dai modesti talenti, ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro non aveva mai considerato lavoro alcuna delle sue attività. Che in quel momento qualcuno gliene chiedesse suonava da un certo punto di vista comico, dall'altro tragico. Cosa si aspettava che gli affidasse? Quanto era credibile? Eppure, qualcosa poteva essere davvero fatto? Sorrise, divertito, da quella singolare richiesta. Quante volte era già accaduto? Una? Due? Almeno non c'era timore che gli altri assistenti se la prendessero a male, o finissero con l'ingelosirsi. Era davvero l'unico aspetto positivo? Ce n'erano altri? Cosa avrebbe dovuto fargli fare? Quanto era davvero percorribile l'ipotesi di spolverare manoscritti vecchi di qualche centinaio d'anni? Avrebbe avuto il fegato di proporlo, e il secondo di accettare? Era tutta una scommessa, in cui c'era troppo da perdere? Atlante aveva maturato ormai una più che discreta esperienza nello spolverare, abbandonare la vecchia via per la nuova? Un approccio più soft sarebbe forse stato meno d'impatto per tutti? E poi, soprattutto, perchè avrebbe dovuto accettare? Una proposta era e rimaneva per definizione proprio una proposta, qualcuno doveva accettarla. Se non fosse accaduto, tante grazie, amici come prima. All'atto pratico funzionava davvero così? Una pia illusione?
E poi la soluzione, c'era una nuova 'clausola' in quello strambo accordo. Se si fosse dimostrato soddisfatto, si sarebbe fatta avanti una nuova richiesta. Quindi la prima logicamente non era una richiesta, ma un favore? Un do ut des del tutto sui generis, e artificialmente indotto, per arrivare a quell'ultimo stadio, che avrebbe però coinvolto una terza persona. Ottimo, era sicuramente la prima volta. Su quello non ci pioveva. Era altrettanto certo che in fondo fosse poi una cosa brutta idea? Quanto meno dimostrava una certa intraprendenza, doveva averci riflettuto abbastanza, quanto? Tanto da risultare sufficientemente certo che avrebbe accettato. E perchè avrebbe dovuto farlo? Girò pensoso il cucchiaino nell'infuso sollevando un mare di bolle indispettate, e incrinando la quiete della superficie liquida, prima di tornare alla questione sul banco.
Si aspettava una qualche risposta.
Avrebbe dovuto dargliela?


Ho capito, quindi sempre a patto che io accetti quella che in realtà non è una richiesta ma un'offerta, cosa si aspetta che dovrei fare? Per giunta, non a suo vantaggio, ma a vantaggio anche di una terza persona che devo presumere non sia presente, almeno al momento. Ma che ruolo avrebbe in tutto questo? Immagino però che già il fatto che lei sia qui a espormi l'intero piano la renda sufficientemente sicuro che accetti, in caso contrario devo desumere non si sarebbe fatto avanti, sbaglio forse? E dunque, il piano cosa prevede che le dia da fare? Anche di questo ne avrà pur una qualche idea.

Quanti se, e quanti ma si annidavano in quelle poche parole?
Quanto era verosimile l'intera faccenda?
Come diamine l'aveva concepita?
E quel 'tertium non datur'?
Beh, era già un no?

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 23/12/2017, 00:52





Elijah Sullivan
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A scoltò con attenzione tutte le parole del Preside. Non solo lasciò che rimbalzassero avanti e indietro nella sua testa, ma fece in modo che si fissassero nella sua mente in modo definitivo. No, no, no...decisamente no. A quanto pareva tutto il suo erudito discorso era stato elegantemente frainteso, o, almeno, questo sembrava. Il suo desiderio di essere compreso, si era rivelato un clamoroso insuccesso. Non era affatto sicuro del successo della sua impresa, non lo era mai stato. Aveva imparato quanto le situazioni potessero essere imprevedibili, anche nella loro normalità. Altra cosa che aveva imparato era che se non ci provi, non saprai mai come va a finire.

- Non sono mai stato sicuro di una sua risposta affermativa, ma ogni domanda porta ad una risposta, positiva o negativa che sia. Per fare la domanda era necessario che mi presentassi a farla e se non l'avessi fatta non avrei avuto mai la certezza della sua risposta. Anche se avessi avuto solo lo 0,01% di possibilità mi sarei comunque fatto avanti. Probabilmente sarei venuto qui da Lei anche se avessi avuto la certezza del No. Mi duole quindi contraddirLa, ma...Sì...su questa cosa sbaglia. In fondo poteva al massimo dire No, non avevo nulla da perdere e un tentativo l’avrei comunque fatto. Non ho mai avuto alcuna certezza che potesse darmi una risposta affermativa, ma nemmeno la certezza di una negativa. L'unica via era quella di tentare.

Probabilmente la cosa che gli era mancata non era la sincerità, ma la chiarezza. Doveva semplicemente smetterla di girarci intorno per evitare di arrivare al punto focale della faccenda. Il punto che sapeva l’avrebbe messo tremendamente in difficoltà. Era lui però uno che si tirava indietro? Decisamente la cosa non era contemplata nel suo modo d’agire. Avrebbe dovuto imboccare quella strada e percorrerla tranquillamente, si fa per dire, e quello era l’unico modo che aveva per farsi capire da Peverell. Forse...

- L’unica certezza che ho, è che non sono stato affatto chiaro nella mia esposizione.
All’inizio volevo venire qui solo per farmi consigliare da Lei in merito a dei libri da leggere che potessero arricchire le mie conoscenze, qualcosa di particolare che fosse possibile trovare nella Biblioteca o acquistare. Poi ho letto un incantesimo della Terza Classe che mi piacerebbe apprendere, ma non si può fare in modo libero. Si tratta dell’Iracundia, un incantesimo perfetto per me, me lo sento addosso come la divisa di Serpeverde. Per impararlo, occorre acquistare un libro, ma lo stesso libro è presente anche qui a scuola nel Reparto Proibito. Per entrarci e leggerlo ho bisogno però di un permesso di uno dei Professori. Dato che volevo chiederLe che libri potevo leggere, ho pensato che potevo provare a chiederLe anche il permesso e, non sapendo come giustificare questo mio desiderio, ho pensato di chiederLe se potevo esserLe utile in qualcosa. Mi sembrava squallido chiedere e basta, se vuoi avere devi sempre essere disposto a dare qualcosa anche tu. Ho solo pensato che, se poteva servirLe qualcosa, ero disponibile.

Ed eccolo il punto focale, quello che stava incastrato nelle viscere e le tormentava.

E la terza persona? La terza persona è la mia fidanzata, il Prefetto Armstrong. - Appena pronunciò il nome della Serpeverde, avvertì chiaramente una vampa di calore che gli risaliva lungo la giugulare fino ad arrivargli al viso. Si sentì ardere sotto la pelle. Non stava succedendo, vero?? Non stava succedendo, non a lui!! Cercò invano di ritrovare un contegno, ma quello era scappato molto più velocemente del dizionario del Preside. Era diventato rosso come un pomodoro, per la prima volta in vita sua si era acceso come un lampione. Eppure quando aveva parlato con Wolfgang non era successo niente del genere. Magari tutto dipendeva dal fatto che il suo interlocutore fosse il Professor Peverell.Tutto questo in effetti era una scoperta, perché non credeva davvero di esserne capace. Del resto, però, non credeva nemmeno di essere in grado d’amare e invece… A quel punto decise di tirare fuori, dal cappello a cilindro, un intero allevamento di coniglietti bianchi dagli occhi rossi...beh, tanto del rosso di parlava, no? Che colore odioso! A parte in una ben precisa circostanza - E’ bellissima, professore, e intelligente, coraggiosa...Ho sempre cercato di essere il migliore, di raggiungere il massimo. Prima lo facevo solo per me stesso, ora lo faccio anche per essere in grado di offrirle qualcosa. Sophie è la mia Pozione Rigenerante, mi fa stare bene. Le voglio fare un regalo bellissimo per Natale e , se potessi evitare di comprare il libro per l’apprendimento, potrei farle un regalo molto più bello perché avrei più soldi. Io voglio solo farla felice, perché sono innamorato come un cretino, esattamente come tutti quelli che ho sempre preso in giro – e dal rosso al melanzana il passo è breve, è proprio il caso di dirlo. Dio, che vergogna !! Che vergogna !! Non poteva davvero accettare che la sua faccia si stesse trasfigurando in qualcosa che non era in grado di descrivere. Forse la fenice ne sapeva qualcosa, dato che Elijah ebbe l’impressione che la comoda poltrona stesse prendendo fuoco - ...anzi, è giusto dire, molto peggio, e questa cosa non aggiunge certo punti al mio livello d’intelletto in questo momento. Di fatto non esiste alcun piano, non è mai esistito, ma esiste solo un regalo di Natale, dove ho provato, con scarsi risultati a quanto pare, ad unire l’utile al dilettevole. Si, Preside, un regalo e un Romeo in fase di apprendimento – del resto sua madre di chiamava Montague, non serviva davvero aggiungere altro al menu. Domanda? Perchè l’aveva detto?? Perchè mai l’aveva detto?? Doveva esserci qualcosa nel the o, peggio, qualcosa di impalpabile aleggiava nella stanza...del resto anche il dizionario era impazzito - Le cose sono slegate tra loro, e possono restarlo in ogni caso. Non Le ho parlato subito del regalo a Sophie, perché ho pensato che non Le potesse affatto interessare la questione. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo all’idea di farlo...ma Le posso assicurare che l’imbarazzo che provo ora va ben oltre ogni mia immaginazione.- cominciò a sistemarsi nervosamente il ciuffo. Pessima tattica per ostentare sicurezza. Oddio, quella c’era, altrimenti non avrebbe cantato come un fringuello. La cosa che mancava era l’incapacità di gestire quel discorso tabù - Riguardo a quello che dovrei eventualmente fare per Lei, non ho previsto nulla, soprattutto perchè presumo che le Sue idee siano migliori della mie. Le decisioni spettano a Lei, non a me, Professore, non sono mai spettate a me e non ho mai avuto la pretesa di prendere decisioni che esulano da ciò che mi compete.
Fece una piccola pausa, quel tempo giusto per riprendere una attimo fiato – Io non voglio che dica di Sì, semplicemente mi piacerebbe che Lei mi desse una possibilità. Tutto qui

Non aveva mai smesso di guardare negli occhi il Professor Peverell, almeno in quello era rimasto fedele alla sua natura. Aveva davvero detto tutto? Eh, no....mancava giusto una cosina, l'ultimo coniglietto - Se poi niente di quello che Le ho chiesto fosse fattibile, le vorrei chiedere semplicemente informazioni sulla Scuola di Atene. Questa, di fatto, era la vera domanda che volevo farLe - scosse la testa sorridendo.


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view post Posted on 26/12/2017, 17:38
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E quindi?
Qual era il più prevedibile sviluppo di qualcosa di tanto inconvenzionale, quanto inusuale? In fondo non andava contro nessuna regola precisa, e nessun limite altrettanto scrutabile era stato varcato, semplicemente era possibile affermare fosse moralmente ed eticamente irreprensibile barattare un favore con un altro? Era un traffico d'influenze mascherato? Sarebbero venute grane anche da quel punto di vista? Eppure, se le intenzioni erano oneste, non avrebbe neanche potuto tirarsi indietro, non senza pagare il pedaggio. Ma era altrettanto certo che tutto quello andasse ad annodarsi a doppio filo a molto altro. Quali erano i confini autoimposti a quel tipo di visita? Quanto si sarebbe detto soddisfatto? Non erano nient'altro che una moderna forma di cahiers de doléances quelle visite? Erano obiezioni in cerca di attenzioni, che forse sarebbero arrivate? Erano in cerca di una qualche forma d'indulgenza non scontata, ma graziosamente apprezzata? Dove si fermava la cortesia, e dove il dovere? Era ancora una volta una chiamata, dall'esito incerto, ma inevitabile?
E poi quella che aveva tutta l'aria di assomigliare a una spiegazione.
Stava ritrattandoIl suo lungo esposto? Una nuova versione?
O era il suo commento, dal sapore di fraintendimento?
Era poi un così grave male fraintendersi?
Almeno significava qualcosa...


Capisco, un semplice fraintendimento mi sembra suggerisca. Il che nonostante i suoi toni melodrammatici, Mr. Sullivan, le posso garantire non essere una così insormontabile tragedia. Il fraintendimento è solo un passo intermedio lungo la via della comprensione, spesso dovremmo dimostrarci maggiormente riconoscenti anche nei suoi confronti, non trova?
Ad ogni modo, cosa le dà tale sicurezza sull'Iracundia? Potrebbe non essere poi così semplice da domare, e mi domando quanto lo conosca per esser giunto a una tale conclusione.


Quello era un primo punto.
Per quanto banale, e forse scontata, era la prima domanda che chiunque si sarebbe posto. Se ne sapeva già a sufficienza da essere quasi certo che fosse adatto a lui, perchè non l'aveva già imparato? Se non era stato nel reparto proibito, come aveva potuto saperne a sufficienza? Ma se c'era stato, perchè formalizzare la richiesta? Che il custode fosse un inetto ciarlatano lo sapevano tutti, anche le pareti. C'era poi la questione dei libri, letture. Direttamente interrelata con il resto del discorso, e in tutto quello il grosso interrogativo di fondo. Una terza persona cosa ci azzeccava in tutto quello? Sicuramente una seconda Serpeverde, di quello ne era certo, più difficile determinare chi fosse, aveva davvero rilevanza? Dipendeva dal coinvolgimento in tutto quello. Innamoramento, amore e affini, il piano si faceva più che inclinato, oliato, se non addirittura obliquo. Camminavano saltellando spensierati in una zona in apparenza brulla, e in pratica demilitarizzata? Era tutto così semplice? Non poteva essere compreso il piano alle spalle di tutto quello, per il semplice fatto che non c'era mai stato? Era un semplice regalo, a quella che in realtà era un Prefetto, dunque in una posizione negoziale leggermente migliore di quella del giovane Serpeverde. Aveva senso che la più logica delle spiegazioni fosse proprio la nullità delle sue condizioni di esistenza? Non c'erano condizioni o clausole, dunque l'equazione di fatto non esisteva, nonostante la presenza minacciosa di X di fatto non esisteva semplicemente. Tutto doveva quadrare in un nulla di fatto, era una soluzione? Non molto elegante, sicuramente, ma plausibile. Almeno in quel contesto. Era poco incline a pensare che anche quello facesse parte di un piano, sarebbe stato troppo diabolico anche per lui? Era quello il problema? Un'altra volta la vanità di un povero vecchio, che non poteva tollerare di essere battuto al suo gioco? Dunque c'era ben poco da fare...
Annuì pensieroso, più di quanto non avrebbe voluto, mentre un piatto di biscotti di pasta frolla appariva poco distante. Il primo passo rimaneva quindi fare ordine in quell'apparentemente casuale, poi dimostratosi tale, serie di fatti, richieste. Da dove cominciare?


Penso di aver capito, Mr Sullivan.
Ora lasci che le dia un consiglio, si calmi, e prenda un biscotto.
Nel dubbio, abbia sempre un piano da seguire. Sarebbe meglio anche averne un secondo, ma prima di agire è indispensabile avere un piano. Seguire un piano, per quanto stupido o irrazionale possa essere, aiuta a fare ordine, e combatte quello che altrimenti è caos, e panico. Il nostro mondo vive e sopravvive perchè almeno in apparenza segue un piano, che viene poi sconvolto più o meno frequentemente da imprevisti, ma la traccia di fondo rimane, ed è questa che dà stabilità. La nostra società vive e sopvavvive di, nella e grazie a tale stabilità. Immagino che la Armstrong non sia al corrente di questo suo... creativo tentativo, giusto? Ma la domanda è: vuole un permesso per chi?


Lui aveva scelto, e lei sarebbe andata?
O lui aveva scelto, e loro sarebbero andati?
Qual era il passaggio logico assente in quella richiesta?
Perchè avrebbe dovuto assecondarla? Che fosse un regalo di Natale lo autorizzava a essere un 'non piano'? Si stava creando un pericoloso precedente, che avrebbe sconvolto i piani futuri? Quanto poteva essere saggio autorizzare qualcuno che non era nemmeno presente? Lo era? Contava veramente? Quelle assurdità avrebbero trovato una fine naturale? A quanto pareva no, il giovane Serpeverde proseguiva non più tanto sereno, ma proseguiva, lungo quello che sembrava un sentiero erratico e anacronistico, diretto verso... Atene? Era disposto a fare qualcosa, non sapeva cosa, nè per quanto tempo, e non si capiva nemmeno se ora della fine chi ci avrebbe guadagnato sarebbe stato lui o il Vecchio, ma quanto a richieste l'immaginazione non mancava. L'intera ampia gamma delle possibili eventuali richieste era andata esaurita nell'arco di pochi minuti, in aggiunta ne erano state sparpagliate altre, che ora giacevano scomposte sul tavolo, in attesa di un cenno del capo. Afferrò la tazzina tra lo stizzito, e il sorpreso. Era una conversazione inconcepibile nella sua genuina illogicità. Ma quello era un difetto? O ne era il migliore dei pregi? Era meglio trovare uno sciocco onesto, o un furbo bugiardo? Rimpiangeva il secondo, dopo essersi trovato alle strette con il primo? Era davvero possibile?
Un goccio di The per indorare la pillola.


Mi sembra di capire che quello che si necessiti sia un compromesso.
Lei mi chiede molto, dopo tutto. E piani di gran lunga meglio ragionati del suo sono naufragati nel nulla. Eppure, non tutto è perduto. Quelle che vede sono opere che i miei Avi hanno collezionato in secoli di instancabile lavorio. Testimonianze di quanto possa l'ingegno umano, che ci vengono da ogni epoca, da prima che la biblioteca di Alessandria venisse colpita dal primo dei grandi incedi, alla Storia più moderna. Aveva pensato a qualcosa in particolare per iniziare? Lei è terribilmente giovane, e comprensibilmente ignorante in molti campi, qualora accettassi a cosa stava pensando? E sempre a patto di arrivarci, a questa vera domanda, dopo una slavina di annessi e connessi, cosa vorrebbe sapere di Atene? Se ha sentito il nome, si sarà anche fatto un'idea.


Era quello il compromesso?
Tutto e nulla.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 30/12/2017, 10:51





Elijah Sullivan
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C he cosa poteva dire di quell’incontro a parte che la situazione non faceva che migliorare? Si fa per dire. Era come girare dentro un labirinto con la convinzione di essere ad un passo dall’uscita, quando in realtà ci si trova a pochi centimetri dal centro. Sollevò leggermente il sopracciglio. Melodrammatico? Questa poi! Davvero lo era stato? Il suo orgoglio non la riteneva una cosa davvero possibile. Era una pillola troppo grossa da mandare giù. Decisamente non sarebbe scesa nemmeno con un litro d’acqua.

- Si, in effetti… - si lasciò sfuggire – il fraintendimento complica le cose, ma è proprio attraverso di esso che si arriva ad una spiegazione. Non ci si prenderebbe la briga di imbarcarsi in determinate dissertazioni se le circostanze non lo richiedono. Si tratta sempre di una sorta di azione-reazione, sebbene in questo caso la fisica c’entri davvero poco.

In fondo, anche nella storia sua con Sophie era stato così. La discesa di Alice in Sala Comune aveva generato una reazione al pari della bomba atomica, ma , probabilmente, se non fosse successo lui non sarebbe poi andato da lei a cantarsela. Ed eccola la domanda successiva, Elijah non si aspettava nulla di diverso. Del resto, se lui aveva avuto la faccia tosta di mettere le carte in tavola, era gioco forza che Peverell avrebbe tentato di andarci un minimo a fondo.

- Abbiamo un libro in Sala Comune. E’ una sorta di dizionario degli incantesimi. Lì vengono solo elencati e descritti un minimo. Dell’Iracundia mi ha colpito il nome, l’ho trovato decisamente intrigante. Viene descritto, come Lei stesso ha detto, come un incantesimo molto difficile da usare, che richiede condizioni disperate o uno stato d’animo adatto. Io ho spesso problemi a controllare la mia rabbia e se potessi imparare ad incanalarla quando ne ho bisogno? Lo so che non è facile da domare come incantesimo, questo mi è piuttosto chiaro, ma le cose facili non mi sono mai piaciute. Più sono difficili e più all’apparenza irraggiungibili, e più sono determinato a prenderle di petto – si fermò un attimo a guardare gli occhi di Peverell che sembravano dondolare placidi ma attenti dietro alla tazza del the – Su quel libro c’era solo la descrizione e non come imparare a farlo. Per quello ho bisogno di comprare il libro o accedere al Reparto Proibito.

Quando il piattino dei biscotti gli arrivò vicino, Elijah gratificò il Preside con un enorme sorriso. La quiete dopo la tempesta, o qualcosa che gli somigliava parecchio. Non se lo fece ripetere due volte e tuffò la mano destra tra le lingue di gatto e i biscotti con la marmellata di ciliegia, afferrando quest’ultimi. Non aspettava altro, la sua fame da coccodrillo aveva atteso con ansia l’apparizione di quel piattino – Grazie – A quel primo biscotto, ne seguirono un altro paio, che Elijah assaporò lentamente, mentre ascoltava le parole di Peverell.

- No, Professore. Sophie non è al corrente di nulla, altrimenti non sarebbe più una sorpresa l’eventuale regalo che vorrei farle.
Sollevò leggermente il sopracciglio all’ultima domanda - Il permesso è per me.
Non capiva quella domanda, era lui che voleva apprendere quell’incantesimo, per chi doveva essere? Ma gli aveva fatto quella domanda, la cosa doveva pur avere un senso, ma che senso aveva ? Peverell non era come molti professori che amavano riempirsi la bocca di mille parole inconcludenti, solo per dimostrare di saper padroneggiare la dialettica. Per come la vedeva lui, la dialettica fine a se stessa serviva a poco, se non era supportata da un significato di fondo. Questo era il caso. Il Professor Peverell non parlava mai a caso, ogni sua parola, anche quella dall’apparenza più banale, era supporta da un significato molto più ampio. Non era sicuro di aver capito, ma nel dubbio aggiunse – Solo per me, Professore.

Alla parola compromesso, il giovane Serpeverde annuì quel tanto che bastava perché il suo interlocutore se ne accorgesse. Certo, quella cosa del piano era contorta e nemmeno poco. Non doveva avere un piano nel caso ce l’avesse avuto, ma se non ce l’aveva non era una cosa corretta. In pratica tutto ed il contrario di tutto, ma in fondo che cos’era la vita senza un po' di confusione? Una noia mortale. La linearità delle cose era solo piattume e qui si tornava al discorso iniziale, un po' come il cane che si morde la coda? Il cerchio si chiude? No, assolutamente! Era troppo presto e, soprattutto, non era così semplice. Si, sapeva che stava chiedendo tanto, ma se si fosse presentato dal Preside tre volte, probabilmente si sarebbe sentito dire che sarebbe stato più opportuno esternare le sue richieste tutte in una volta. Non era poi così male il discorso del “chi ha tempo, non aspetti tempo”, in fondo il tempo è tutto. Il tempo aveva sempre ragione, un qualcosa che nessuno poteva permettersi di contraddire, era una verità da ammirare. Le parole “non tutto è perduto” furono l’ossigeno che alimentò di nuovo il fuoco della sua speranza, che, diciamolo, non sarebbe mai morta nemmeno davanti ad un No definitivo. La fiammella della speranza passò, però, in secondo piano, appena il Preside spostò la sua attenzione sulle opere della sua biblioteca personale. Elijah sentiva il sangue battergli nei polsi e nel collo, quando sentì nominare “i miei Avi” e ...davvero quei volumi erano precedenti all’incendio della Biblioteca di Alessandria? Il suo volto si illuminò in quello che era un sorriso deliziato, non poteva credere che un pezzo di Storia così importate fosse così vicino e così lontano allo stesso tempo.

Aveva pensato a qualcosa in particolare per iniziare?

Voleva davvero rispondere in modo irrazionale e dire che li avrebbe voluti leggere tutti, dal primo in basso a destra fino ad arrivare a quello in alto a sinistra? Era davvero un pelino sfacciata come cosa e in quel momento gli veniva richiesto un senso logico.

- L’ignoranza è alla base della lettura, fondamentalmente si legge perché si ignora. Sono felice di essere ignorante in molte cose, altrimenti perderei il piacere che provo nell’apprendere leggendo – fece una piccola pausa, mentre i suoi occhi chiarissimi scivolavano sul dorso dei libri antichi – da dove vorrei iniziare? Le confesso che non mi dispiacerebbe conoscere come erano organizzate e gestite le prime scuole di magia e non solo le egiziane. Sono molto affascinato dal mondo greco e romano, quindi mi piacerebbe iniziare da lì. Sì, ne abbiamo parlato a lezione lo scorso anno, sia delle Sibille che degli oracoli, ma mi piacerebbe leggere qualcosa di più specifico.

Non fece in tempo a rispondere alla prima domanda, che il Preside lo travolse con la seconda...a proposito di slavine...

Cosa vorrebbe sapere di Atene? Se ha sentito il nome, si sarà anche fatto un'idea.

- Ho sentito dei ragazzi che ne parlavano tra loro. So solo che è un circolo che si occupa di Storia, ragion per cui mi interessa, e che è presieduto da Lei, ragion per cui mi interessa il doppio. Avrei potuto chiedere a loro, ma dato che avevo intenzione di venire qui da Lei, ho ritenuto sciocco accontentarmi di notizie di seconda mano, quando potevo andare direttamente alla fonte. Vorrei sapere se è davvero così, come funziona e cosa dovrei fare per farne parte.



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Non fosse stato vero, sarebbe passata per una barzelletta.
Quanto faceva sul serio il giovane Serpeverde? Quanto stava osando, per ottenere cosa? Mai si era vista un tale sfacciato sprezzo per il pericolo. In fondo, anche quello era da considerarsi. Partire armati di banana, rivoltella, e costume da bagno per conquistare la Russia? Fatto. Checchè ne dicesse da qualcosa doveva pur essergli venuta la presunzione che in fondo in una qualche misura avrebbe pur accettato. Ma cos'era? Qual era l'episteme di un tale pensiero? Perchè avrebbe dovuto? Aveva rifiutato proposte di gran lunga meglio congegnate, a fronte di motivazioni che chiunque altro non si fosse trovato con le mani legate non avrebbe esitato nel bollare come 'inezie', se non addirittura 'ridicole'. Vai poi ad ammettere tali scomode verità in presenza di un Vecchio, e preparati al diluvio... non era mai successo: 'si figuri, professore, ha sicuramente ragione'. Non se ne usciva, in quanti potevano rivendicare di essere o poter essere completamente onesti in qualunque circostanza? Era una questione di opportunità, di ceto, di educazione, e perchè non anche di coraggio. La verità non era per tutti, e con buona fortuna in molti ne erano anche al corrente. Dunque, perchè avrebbe dovuto favorire il Serpeverde? Non aveva le carte più in regola di molti altri, era forse solo più spavaldo e sprezzante di pericoli che poteva anche non aver completamente valutato? Quanto avrebbe potuto avallare di quelle infinite richieste senza spezzare quell'armonia? Quale sarebbe stata la scusa più plausibile? Ce n'era davvero bisogno? Sarebbe stato un ottimo modo di cavarsi dall'impiccio, senza dare l'impressione di aver già deciso nel momento stesso in cui era entrato. Il Reparto Proibito, era pur vero che senza eccessivo sforzo avrebbe potuto introdursi e aggirare l'ostacolo, andava premiata l'onestà? Un primo gesto?
Poteva essere un buon inizio, dopo tutto, piuttosto che N 'no'.
Sicuramente più accomodante.


Ho capito Mr. Sullivan, immagino dunque che le intenzioni fossero delle migliori, nonostante questo nostro fraintendimento. Per il futuro si ricordi però di quanto le dicevo sull'utilità di avere un 'piano'. Sono quindi intenzionato nel concederle il permesso per il Reparto Proibito, un primo passo a fronte delle sue innumerevoli richieste. Prima di affrontare il resto sono altresì intenzionato ad affidarle un ufficio, in apparenza banale, ma della massima delicatezza. Venerdì pomeriggio sono atteso a Londra per una riunione, ho pensato che potrebbe portare a spasso per il parco Amalia e Winston. Come avrà forse saputo questa è una allegra e molto nutrita famigliola. Se riuscirà nell'impresa riprenderemo l'argomento, con le successive richieste.

Lo osservava sorridente, calcando qua e là qualche termine, perchè risultasse maggiormente incisivo. Era un buon compromesso in fondo, non si era offerto di fare qualcosa del genere? Probabilmente non si aspettava di girare per il parco dietro un cane e un gatto, ma era pur sempre un delicatissimo incarico. Quanto meno non gli stavano chiedendo di portare la boccia del pesciolino in visita per i corridoi della scuola. Qello sì che sarebbe apparso come una perdita di tempo. Non che vi fosse una sostanziale differenza, come doveva essere l'esistenza di un pesce in boccia? Costretto a godersi la più parte del tempo il medesimo spettacolo, e nel migliore a soffrire il mal di mare, sballottato in questo o quel trasloco. E nessuno faceva eccezione. Una vita ben misera, ma si poteva affermare che lo fosse anche per il pesce stesso? Era sempre stato nella boccia? Era la sua normalità, o sognava un futuro diverso o migliore? Aveva senso? Non lo aveva? C'era poi Atene. Era parte delle numerose richieste, ma sin tanto che erano informazioni, perchè avrebbe dovuto trincerarsi dietro una cortina di silenzio, invitandolo a ripresentarsi. Le informazioni gioco forza sarebbero continuate a essere le medesime. Non c'era santo che tenesse. Procrastinare per il gusto di farlo? Se anche avesse chiuso lì la pratica per quel giorno, quanto in fretta avrebbero fatto la volta successiva? Senza poi considerare che indubbiamente non avrebbe potuto sostenere con nessuno fosse un insieme di pratiche particolarmente educate. N domande, una richiesta e arrivederci, senza una sola risposta. No, non sembrava proprio alla sua portata.
Atene, non era un segreto, non era un documento classificato.
In un modo o nell'altro ci sarebbe comunque arrivato.
Tanto valeva...


In effetti ha ragione, La Scuola di Atene è un club riservato a pochi studenti, per semplici ragioni organizzative, che si occupa dello studio della Storia, in una maniera che non esiterei nel definire più pratica di quanto non facciamo a lezione. Più nello specifico si tratta di una serie di escursioni al cuore dei problemi. Quindi involontariamente ci sono dei rischi che si deve accettare di poter correre, per quanto esistano delle contromisure atte a mitigarli. Ma temo che il rischio zero sia una di quelle utopie appartenenti alla modernità. Ovviamente il presupposto a tutto questo sono solide basi teoriche, come si potrebbe sperare di comprendere qualcosa che non conosciamo affatto? Le ho risposto?

E sin lì.
Tutto normale.
Calma piatta, e tabula rasa?
Come andare avanti? C'era altro...
Era poi così indispensabile? Ma il punto era...
Chi doveva convincere chi a fare che cosa? Tutto e niente.
Eppure, il diavolo sta nei dettagli. E a cavilli era la persona giusta.
Concorrenza sleale e diretta al migliore degli azzeccagarbugli?
Quanto era legale, quanto onesto? Importava davvero?

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 6/1/2018, 16:44





Elijah Sullivan
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C ome si dice? Tutto comincia sempre dal molto piccolo. Elijah non era il tipo di persona che si accontentava, ma puntava sempre a conquistare la vetta. Era vero però anche un altro fatto. Se vuoi arrivare in alto devi sempre partire dal primo gradino. Nessuno era autorizzato al volo fino all’apice, nessuno. Se vuoi il meglio, se vuoi essere quello che vuoi essere, allora devi sudare, faticare, scalare, muovere le gambe per salire. Non è umiliate guardare verso l’alto, la cosa umiliante è abbassare la testa e guardare chi è sotto di te, arrendersi. La parola resa non era nel suo vocabolario e non lo sarebbe mai stata.
In fondo gli era andata di lusso. Il Preside si era convinto a concedergli il permesso per il Reparto Proibito. Quello che per lui era un piccolo passo, era per il Serpeverde un vero e proprio salto. Di tutte le cose che aveva chiesto, quella pensava che fosse la cosa più difficile da ottenere, soprattutto dopo che aveva cantato messa, ammendo senza girarci intorno che voleva apprendere proprio quell’incantesimo. Apprezzava il fatto che il Professor Peverell, dopo una certa perplessità iniziale sul tipo di incantesimo, non avesse criticato la sua scelta, ma avesse semplicemente cercato di capirne le motivazioni. Non aveva ragionato come Peverell, ma ragionato come Sullivan. Di questo gli era molto grato, moltissimo, molto più di quello che il Preside potesse immaginare.

- Le sono davvero grato per aver capito le mie motivazioni e, soprattutto, per essermi venuto incontro. Sebbene non ami le vie di mezzo, per molti versi, riesco ad apprezzare molto la capacità e la possibilità di trovare un compromesso.

Sorrise, non troppo perché sarebbe stato sfacciato. Il suo cervello si rilassò quel poco che serviva per sollevare il piede e provare ad affrontare il gradino successivo. Ovviamente non aveva la certezza di salirci, ma l’ambizione di provarci quella Sì, ce l’aveva eccome.
Appena il Preside accennò ad un incarico per lui, Elijah sollevò le spalle in modo impercettibile, pur restando sempre comodamente seduto. Quel piattino di biscotti continuava a fargli gli occhi dolci e a tentarlo in modo davvero sfacciato, troppo sfacciato. Lui sapeva resistere alle tentazioni? Assolutamente si, ma quelle alimentari facevano parte di un’altra categoria. Con fare indifferente allungò la mano e prese una delle lingue di gatto. Assolutamente in tema vista la direzione dove era deviato il discorso. La sgranocchiò cercando di fare meno rumore possibile. Sua madre diceva che fare rumore quando si mangia era una cosa indecente e su questo aveva tremendamente ragione.
Considerando che Elijah si era preparato anche a pulire il trespolo della fenice con tutto quello che albergava lì sotto, l’idea di un gatto e un cane non era poi così da disprezzare, anzi. Sapeva benissimo che il compito non sarebbe stato semplice. Aveva un gatto che lo faceva disperare non poco, Stefan era tutto tranne che il classico gattino tenero e accomodante. Lui però era contento così, lo preferiva bastardo, ribelle e dolce solo a tratti, proprio come il suo padrone.

-Venerdi pomeriggio verrò qui nel suo ufficio, mi dica solo a che ora devo presentarmi. Sarà un piacere occuparmi dei membri della sua nutrita famigliola, Professor Peverell.

Dunque vediamo...il cane, il gatto, la fenice, il pesce rosso…
L’ufficio del Preside, oltre ad avere una collezione di libri degna del “Le Mille e una Notte”, faceva anche concorrenza al Serraglio Stregato. Per Elijah non erano affatto un problema Amalia e Winston. Certo, se avesse dovuto portare a spasso un Ippogrifo sarebbe stato un pelino peggio, ma l’avrebbe fatto senza battere ciglio. Se la passeggiata al parco si fosse rivelata soddisfacente, allora aveva buone speranze di leggere uno di quei libri, accuratamente scelto dal suo Professore di Storia. La sua fame di cultura poteva desiderare di meglio? Decisamente no!

Man mano che il Preside parlava della scuola di Atene, gli occhi di Elijah si illuminarono sempre di più ad ogni parola. Più entrava nel dettaglio, più la sua curiosità e desiderio di farvi parte cresceva a livello esponenziale. Parlava di rischi...erano forse un problema? Per lui erano come il miele, qualcosa di delizioso che rendeva la faccenda ancora più interessante ai suoi occhi.
- Non credo che esista nulla a rischio zero, Professore. Poi qualcosa senza rischio perde di ogni tipo di sapore ed attrattiva. Il rischio mi affascina, non posso negarlo, mi spinge sempre a dare il massimo, cercando di andare anche oltre quelle che sono le mie possibilità

Si, era come la sua voglia di apprendere l’Iracundia. Una sfida con se stesso, sempre e comunque.
Alle ultime due domande aprì leggermente le labbra. Aria al cervello per fare chiarezza dentro se stesso o semplice desiderio di riprendere fiato?

- Se pensa che la mia preparazione teorica non si ancora abbastanza, allora sono disposto a migliorare. Leggerò e studierò tutto quello che mi assegnerà o che riterrà opportuno per la mia preparazione. Deve solo dirmi quello che devo fare per provare ad entrare ed io lo farò, Professor Peverell.

La mano appoggiata sul ginocchio si strinse involontariamente, facendo diventare bianche le sue nocche. Era un gesto da cui partiva sempre, il punto di partenza per tutto. Le parole del Preside non lo abbattevano affatto, lo spingevano invece a sputare sangue finché non fosse stato in grado di presentarsi davanti a lui con le carte in regola. L’idea di passare del tempo con Peverell nel ...come aveva detto? ...nel cuore dei problemi era quanto di più esaltate potesse esistere.

- Amo studiare la Storia, mi dia anche la possibilità di viverla davvero.





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view post Posted on 7/1/2018, 11:21
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Tutto a posto?
Tutto é bene, quel che finisce bene?
Ed era finita bene per chi? Erano tutti soddisfatti?
Probabilmente a fronte di quello che pensava di poter ottenere, non aveva ottenuto nulla. Eppure, era più di quanto in altre circostanze non avrebbe mai potuto ottenere, il che era l'equivalente di dire che nella sfortuna avesse in fondo avuto una fortuna sfacciata. C'era un ordine delle priorità in quella che era apparsa sin da subito un'artificiosa concatenazione di conseguenze? Si erano ora perse, a fronte di un timido e discreto raggio di sole? Dove stava la verità? Ce n'era una? Poteva dirsi fiero di quanto ottenuto? E in tutto quello che fine aveva fatto la terza incomoda? Fuori dal portone, con il cane? Insomma, se mai c'era stata una qualche logica, evidentemente doveva essere andata smarrita da tempo. Mentre il giovane Serpeverde riprendeva, prese un foglio di pergamena ancora vuoto, e in una calligrafia a suo modo precisa e lineare, tra un arabesco e un ghirigoro scrisse un paio di righe per il bibliotecario. Era solo al III Anno, e già tentava la sorte con l'Iracundia, chi si sarebbe preso la ramanzina dell'anziano bibliotecario? Lo scellerato che l'aveva autorizzato, o lo stolto che ci aveva provato? Un ulteriore problema da cui guardarsi? Possibile? Eppure sembrava che un primo passo fosse stato fatto, non molto, ma già qualcosa. Un passo verso dove?
C'era poi l'incarico, che come previsto non esitò nell'accettare.
Anche quello in fondo l'aveva chiesto lui, no?
Quanto il tutto dovesse risultare veramente sensato era un altro paio di maniche, ma dopo essersi offerto per fare quanto aveva del tutto liberamente affermato, una passeggiata nel parco doveva risultare una grazia insperata. Sempre poi che avesse davvero pensato dall'inizio che gli sarebbe mai stato affidato qualcosa. E del resto sull'argomento sembrava sapere già molto. Quanto? L'avrebbero poi scoperto, ma era un'altra Storia. Era il caso di iniziare a contare i minuti, di lì a venerdì? Probabilmente no, ma si era appena impegnato.


Ecco a lei, presenti la pergamena al bibliotecario, e stia attento. Non è un'impresa semplice quella che va tentando. Come del resto anche la passeggiata che la attende, potrebbe rivelarsi molto particolare, non sottovaluti la diabolicità dei suoi accompagnatori, non è sicuramente proporzionale alle dimensioni. Solitamente non è un'impresa che richieda più di un'ora, ma dipende molto dal tempo. Ed eviti il guinzaglio, li rende terribilmente depressi per il resto della giornata. Gli altri dettagli provvederà molto probabilmente un mio assistente nel fornirglieli, è improbabile che riusciremo a incrociarci. Come forse avrà letto in bacheca la lezione di Storia di venerdì terminerà in anticipo di un'ora, che recupereremo settimana prossima, al termine si rechi nell'atrio, lì troverà la via spianata.

Sorrise, posando davanti al Serpeverde il rotolo di pergamena.
Era un primo pagamento? Un anticipo? Sarebbe seguito dell'altro? Era tutto?
C'era ora il presunto piatto ricco, quanto bramava un'indigestione? Quanto gli avrebbe smontato quel non piano? Un secondo compromesso l'avrebbe digerito? Atene, era lì, pronta per essere affrontata, ma su che basi? Una seconda opportunità? O meglio, una terza? C'era sufficiente carne al fuoco per quanto? Tutto e subito non era mai stata una politica particolarmente avveduta, che fosse giunto il momento di porre un argine alle richieste? Un garbato no quanto l'avrebbe indisposto? Eppure, un modo di indorare il no c'era. Avrebbe preso due piccioni, con una fava. Che quanto a risorse scarse, e massimizzazione del profitto era indubbiamente la migliore delle vie percorribili. Si sarebbe piegato? Avrebbe acettato il secondo compromesso? Aveva davvero margine per non accettarlo? Gli piaceva il rischio, si era appena imbattuto in una carta 'imprevisti'. O forse no?


Mi lusinga questo suo interesse, penso di aver trovato una buona soluzione, un secondo compromesso. Dal momento che tanto mi troverà qui venerdì pomeriggio al termine della vostra passeggiata, le suggerisco di ripresentarsi così da aver modo di riaffrontare la questione. Credo vi siano un altro paio di dettagli che varrebbe la pena toccare, e già che ne avremo il tempo... Le suggerisco inoltre di incontrarsi con il Prefetto Armstrong al termine della passeggiata, sono certo saremo in grado di rimediare una tazza di The anche per lei. Se non ha ulteriori domande, vi aspetto venerdì.

Era fatta?
Sorrise sollevato.
Un buon accordo lasciava tutti parzialmente insoddisfatti, e nessuno trionfante. Era quello il caso? Era stata evasa non senza una certa abilità una pratica spinosa, e spigolosa da qualunque verso la si volesse prendere in esame. Di fatto il termine era stato semplicemente rimandato, ma l'incartamento era stato sfoltito e sfrontato di molti addentellati, che l'avevano reso inutilmente pesante. Un successo? Almeno da un punto di vista diplomatico.



Per quanto mi riguarda abbiamo finito per il momento. Quando sei pronto/a fammi sapere che parti per le crociate. Non sarà considerata Quest, ma al pari di un'altra role, solo con l'intervento della Dea bendata. Giacchè sei anche relativamente nuovo/a mi permetto di segnalarti un paio di dettagli che in futuro, soprattutto in una Quest, potrebbero essere più sensibili: attenzione a quello che sai tu utente, e quello che sa il Pg (confondere le due cose è metagame, e suscita abitualmente una certa irritazione). Poverell ha un caravanserraglio, può essere un'informazione nota e di comune notorietà, ma quanto nel dettaglio? Allo stesso tempo non confondere le discussioni On con quelle Off, o le modalità Off tipiche del forum con quelle più prossime al mondo di Hp. Un esempio è quella parte della discussione sull'incantesimo.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 8/1/2018, 11:29





Elijah Sullivan
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S eguì con estrema attenzione i movimenti del Preside mentre compilava la pergamena. Non scrisse molto e non vide nemmeno cosa, ma probabilmente era quanto bastava per il Custode, e ad Elijah non importava troppo la forma, in quel caso. Sì, era decisamente meglio la sostanza.
Prese la pergamena tra le mani ed era come aver vinto l’oro alle Olimpiadi, tanto per rimanere in tema di Atene.
- Grazie mille, Professore. Terrò a mente le sue parole.
L’avrebbe fatto, esattamente come faceva ogni volta che il Preside parlava. Il Serpeverde apprezzava la sua dialettica, perché si incastrava alla perfezione con la sua modalità di ricezione.

Registrò il resto del discorso con altrettanta attenzione, sapeva che ogni virgola sarebbe potuta tornargli utile. Magari in quel momento non aveva un senso preciso, ma al momento giusto avrebbe trovato il suo Perché. Fece un sorriso leggero. Oh, si! Era perfettamente cosciente che le bestiole fossero tanto più perfide, quanto più fossero piccole. Da quello che stava dicendo il Preside, il non lasciarsi ingannare dalle dimensioni, era abbastanza chiaro quello che l’aspettava per il venerdi a seguire. Sollevò un sopracciglio alla parola guinzaglio. Avrebbero fatto una passeggiata, ma non in pieno centro di Londra, l’idea del guinzaglio non lo aveva nemmeno sfiorato.

A quanto pareva, non sarebbe stato lui a consegnargli i due “fanciulli” da sorvegliare, ma il suo assistente. Peccato, gli sarebbe molto piaciuto incontrarlo per qualche minuto ...ma ...ah,ecco! L’aspettava nel suo ufficio, dopo la sua bucolica avventura nei prati della scuola. Sicuramente il suo assistente lo avrebbe ragguagliato di tutto prima e il Preside l’avrebbe accolto come meritava...e questo era ancora tutto da vedere.

Il loro discorso attuale non era concluso, ma rimandato alla prossima puntata, la cui messa in onda era prevista proprio dopo la passeggiata.

Le suggerisco inoltre di incontrarsi con il Prefetto Armstrong al termine della passeggiata, sono certo saremo in grado di rimediare una tazza di The anche per lei. Se non ha ulteriori domande, vi aspetto venerdì.

A quelle parole, Elijah ebbe l’impressione che la seduta della poltroncina che occupava fosse svanita, per ritrovarsi all’improvviso a latitudini meno raccomandabili. Il Prefetto Armstrong?
Il “vi aspetto venerdi” gli fece gelare il sangue nelle vene. Parliamoci chiaro, non era tanto il fatto di dover tornare nell’ufficio del Preside e nemmeno il doverci tornare in piacevole compagnia della sua fidanzata. Il punto era il perché. Come mai. Per quale ragione, e A la via così.
Alla domanda di lei “Scusa, Sullivan, ma come mai devo venire anche io con te da Peverell?” , valle a spiegare con la faccia tosta di un sampietrino “No, niente! quando sono andato da lui, ho avuto la brillante idea di dirgli che sono innamorato di te e ora vuole prendere il the con tutti e due, ma ne ignoro il motivo”. Quel “vi aspetto venerdi” era un imperativo che non poteva essere disatteso. Fantastico! Sophie gli avrebbe messo sicuramente le mani addosso, e non esattamente come sognava lui.
- Ci saremo – e beata incoscienza, direi pure. Aveva venduto la sua pelle due volte. Una al professore, e una alla sua bellissima fidanzata. Con chi avrebbe sofferto di più era ancora tutto da vedere. Strada facendo però era fondamentale riportare all’ovile le due piccole pestifere creature.
Evitò di far presente al Preside che non avrebbe dovuto far parola alla Armstrong del regalo che aveva in cantiere, il Professor Peverell era sufficientemente accorto per ricordarlo da solo.
Si alzò in piedi con la sua preziosa pergamena in mano – Per il momento La ringrazio e La vedrò con piacere venerdi al mio ritorno...insieme a Sophie.
Ad Maiora, Sullivan ! Era proprio il caso di dirlo.




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