Troppe scale nuociono all'umore, Continua

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view post Posted on 14/12/2017, 22:23
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Il cambio d'ufficio era stato deleterio.
Peggio di sedici ore di fuso orario. Peggio dell'immaginabile.
E dire che quanto a fantasia non si era mai sentito secondo a nessuno.
L'avevano confinato in piccionaia, si era fatto non troppo volontariamente confinare a Sant'Elena. Del resto era pur vero che a piede libero chissà che razza di danni avrebbe potuto creare. Il resto della banda aveva preso sin troppo bene il cambio di indirizzo, scendere e risalire a caracollo centinaia di gradini sembrava essere il nuovo gioco creato da un utopico e benevolente Demiurgo, che svegliatosi un bel giorno aveva guardato allegro giù dal cielo, e scostando un pizzico di cirro, e un soffio di eolo non aveva scagliato un tuono sulla testa di loro miseri mortali, ma li aveva voluti omaggiare. Un premio, in virtù di un meglio qualificabile e qualificata buona condotta, che effettivamente aveva infine pagato. Sembrava una Storia singolare, al pari di tante altre, degna di un libro, degna di un Ode o un rocambolesco viaggio, ma era la semplice cronaca del complicato succedersi delle giornate di un Vecchio, ben lungi dal poter rimembrare con freschezza il fiore degli anni. Naturalmente poi sarebbe stato uno scandalo ancora peggiore valutare l'ipotesi di trasferire il dipartimento di Storia, in quell'Aula avevano insegnato per dieci secoli Docenti, Bardi e Storici di primaria rilevanza nel panorama europeo, con che coraggio avrebbe potuto cedere lui, e gettare la spugna? Quanto meno aveva già raggiunto e superato il record di più anziano di quel ristretto Club, non era molto, ma era comunque qualcosa, e in tempi di magra era ncessario attaccarsi anche a quello.
Era un normalissimo sabato pomeriggio, all'insegna di qualche nuvola, qualche isolato e imprevedibile scroscio di pioggia, e di lì a un'ora sarebbe dovuto ritornare da dov'era venuto per la cena. Non stava bene che sparisse già dalla circolazione, non che del resto mettesse già abitualmente il naso troppo fuori dall'uscio. Eppure, era una bella giornata, una volta tanto non aveva fissato impegni ad Hogwarts. Concedersi quella libertà era probabilmente stata la migliore idea dell'ultimo mese, eppure non erano tutte rose e fiori. Nuovi problemi erano all'orizzonte, eventuali schiarite non erano nè contemplate tra le eventualità, nè riportate sui radar, non rientrava tra le sue responsabilità, ma era comunque fonte di qualche nuovo grattacapo. Osservava sovrappensiero, con fare non troppo interessato i passanti del vicolo immediatamente fuori dalla bassa finestra che dava sull'esterno. Sedeva a un tavolo in disparte dei soliti Tre Manici di Scopa, in un momento di particolare tranquillità, il ricambio dei clienti tra pre e post cena. Si presupponeva che gli studenti fossero ormai di ritorno al Castello, per prepararsi alla cena, o ultimare con poca solerzia i compiti lasciati indietro dal mattino, ed era ancora troppo presto perchè anche i più avanguardisti avessero già finito di cenare, e avessero avuto modo di riversarsi nel Pub a tirar notte. Un lungo mantello color ruggine, e una veste rosso cardinale non sembravano voler contribuire a quella ricerca di riservatezza, ma del resto era pur vero che con il guardaroba che si ritrovava in sorte sarebbe comunque stato difficile assolvere a quella specifica richiesta. Quindi, meglio affidarsi a un ragionato piano d'azione. Erano già dieci minuti che era assorto in questo e quel pensiero, e attendeva che giungesse l'ospite. Restava da capire solo quando sarebbe giunto, e che traffico vi fosse sulla direttrice per Londra. Non era solo una questione di concentrazione, o sì?
Poco distante, una cagnolina minuta ma non meno paffuta sembrava incerta sul da farsi con quella che aveva tutta l'aria di essere una ciotola d'acqua. In parte aveva fatto un non voluto bagno, ma sì sa bene come vadano certe cose, non tutto fila sempre perfetto, in parte aveva rovesciuto il contenuto tutto intorno, dando vita a una dilagante pozza, degna del più autunnale degli acquazzoni, in parte stava ricorrendo a una tecnica molto avanzata e sofisticata, concepita certamente dalla diretta interessata, per abbeverarsi. Diffidente e sospettosa non meno di quello che sarebbe potuto essere considerato uno stanco Trisavolo, di tanto in tanto si guardava intorno di sottecchi. Metti che lo spionaggio industriale fosse in un qualche momento di inaspettato revival?
I minuti si succedevano tranquilli, quasi sfiancati dal loro stesso incedere.
Che fosse Sabato anche per Febo Apollo, in fondo?

 
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view post Posted on 15/12/2017, 17:48
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Aiden Weiss
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Il Tempo non sembrò trascorrere velocemente come si era augurato prima di cominciare il suo turno di servizio, ma fu come se qualcuno avesse disposto sotto l’immensa clessidra un setaccio con un retino metallico di dimensioni così ridotte da impedire perfino alle sabbie del Tempo di passare in maniera fluida e costante. Un fermo che lo tenne inchiodato alla poltrona del suo ufficio così a lungo che fu un miracolo che non fosse ammattito per la sempre più crescente agitazione.
Ricordava perfettamente di doversi incontrare con il suo vecchio professore di Storia della Magia ai Tre Manici di Scopa quel pomeriggio alle 15 in punto e non voleva fare tardi davanti a quello che si presumeva fosse un colloquio importante. Aiden - in cuor suo - sperò riguardasse il suo lavoro da Auror piuttosto che pensare ad una possibile proposta di lavoro come insegnante. Non si vedeva in un ruolo simile, non era adatto ad insegnare a dei giovani Maghi e Streghe, lui era più portato per altri tipi di doveri e se Peverell gli avrebbe promesso una cattedra allora il fulvo l’avrebbe rifiutata e girato i tacchi per tornarsene al Ministero.
Con l’indice che ritmicamente accarezzava con fare pensoso i baffetti rossicci, l’Auror analizzò per la cinquantesima volta il contenuto della lettera.
Peverell aveva rivelato di essere in possesso di alcune informazioni che avrebbero potuto rendere Aiden un valido candidato, ma per cosa esattamente? Quella famosa frase che aveva smosso il suo animo disponibile e carico di senso del dovere, ancora vorticava nella sua mente e si domandò se la promessa che aveva fatto a Nieve nel giorno della loro riconciliazione fosse stata rivelata all’anziano professore. Nieve aveva quindi detto a Peverell che Aiden ci sarebbe sempre stato per Hogwarts, per ogni suo studente e per qualsiasi cosa?
Iniziò a pensarlo.

Lanciò uno sguardo davvero annoiato all’orologio, per poi tornare a fissare la scrivania. Il suo progetto per incantare il soffitto dell’ufficio e renderlo come quello della Sala Grande di Hogwarts era stato messo in un angolo a fare il muschio, ancora incompleto per via dello scarso tempo libero. Ciò provocò un senso di disappunto, come per rimproverarsi per aver accantonato un suo sogno per lavorare senza sosta. Non si era mai concesso un momento per sé stesso e questo non sempre era un bene, perché il troppo lavoro avrebbe potuto consumarlo presto quanto una candela piazzata davanti al camino.
Decise di ingannare il tempo che gli restava per studiare un modo per far funzionare il progetto, in compagnia della propria gatta che si era accoccolata sulle sue gambe e che dormiva beatamente.

Tic. Toc. Tic. Toc.
Le sabbie del Tempo parvero tornare a scorrere, stavolta velocemente, tanto che Aiden perse la cognizione del tempo. Era in ritardo e ciò lo fece saltare in piedi di scatto, guadagnandosi un soffio carico di disapprovazione dalla propria gatta che atterrò sul pavimento.
«Scusami Ginga… Sono in ritardo!» disse mentre si dirigeva verso l’appendiabiti e indossava in fretta e furia la giacca e la sciarpa, per concentrarsi sulla propria destinazione mentre si sistemava il cappello in testa. Una volta focalizzata la meta e raccolta tutta la propria determinazione nel volerla raggiungere in sicurezza, si Smaterializzò.
Apparve dunque a pochi passi da Mielandia, ripromettendosi di farci un salto non appena finito per acquistare una gustosa quantità di dolci per il periodo natalizio ormai alle porte e che avrebbe volentieri condiviso con i colleghi a lavoro. Ora, però, doveva darsi una mossa e perciò prese a correre verso il famoso e rinomato pub di Hosgmeade, i Tre Manici di Scopa.
Riprese fiato una volta raggiunto l’ingresso, sistemandosi il cappello che in diverse occasioni aveva quasi rischiato di perderlo, entrando infine e cercando con lo sguardo il professore. Lo trovò in un tavolo in disparte, assorto nell’osservare al di fuori della finestra, forse nella speranza di vederlo arrivare, e notando quanto fosse appariscente in quella veste rosso cardinale.
Speriamo non se la prenda a male per questo mio ritardo… Accidenti! pensò mentre si avvicinava a passi felpati.
«Professore!» esclamò, raggiungendolo. «Mi scuso per il ritardo, solitamente accade di rado ma temo di essere stato rapito da alcuni progetti lasciati in sospeso. Ma farò in modo di riparare questo mio disguido offrendole qualcosa da bere!» Fu doveroso scusarsi, quanto fornire una veritiera versione dei fatti senza però cadere troppo nel dettaglio.
Si tolse la giacca e posò il cappello in un angolo del tavolo, per poi accomodarsi di fronte all’anziano Mago. Fissò le iridi profonde e verdi del professore, visibilmente curioso di ascoltare la ragione per quel colloquio.
«Come sta, professore? Sono passati svariati anni da quando non mi ha più come suo studente, ma devo dire che la trovo piuttosto in forma.»

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view post Posted on 17/12/2017, 19:09
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Quanto era già trascorso?
Se da un lato aspettare non era mai stato tra le sue preferenze, dall'altro gli dava modo e tempo di riflettere. L'intera operazione era sufficientemente straordinaria per prestarsi a una seconda analisi, male non avrebbe potuto fare, no? Anche in quel caso muoveva da informazioni sufficientemente sicure, da rimanere esclusivamente una questione di 'naso'. Come altro avrebbe potuto fare? Erano anni che non lo vedeva, e non si poteva certo presupporre ricordasse tutto di tutti alla perfezione. Nemmeno la sua raccolta di ricordi era stata sufficientemente d'aiuto. C'era e non c'era stato. E per ironia della sorte, era anche lui divenuto un Auror. Che fosse una persecuzione? Possibile che dovesse puntualmente e incontestabilmente rivalersi su quell'ufficio? Era un rapporto privilegiato e univoco? C'era una qualche via d'uscita, prima che si spalancassero le vie di una sudditanza di fatto? Quanto erano già commistionati tali rapporti, e quanto stava lentamente crescendo l'ascendente del Ministero sul Castello? Poco era, ma certo, non era in qualunque modo una bella cosa. Legarsi a doppio filo avrebbe implicato chiaramente un rischio sistemico che mai sino a quel momento era stato valutato correttamente, non esistendo. Se fosse caduto uno, quanto probabile era che si sarebbe trascinato dietro gli altri birilli? Qual era la vera resilienza di un sistema eccessivamente collegato? Di contro era decisamente meglio e forse più auspicabile un sistema in cui vi fosse guerra aperta tra tutti i suoi elementi, al cadere di uno gli altri ne sarebbero risultati rafforzati. C'era poi il problema di chi dovesse svolgere incarichi e doveri di sorveglianza su tutte quelle operazioni. Qualcuno di neutro, che però non era scontato nemmeno esistesse, se tutti erano avviluppati in quella rete. Ma quanto era elevato il rischio? Quanto grande la probabilità che accadesse qualcosa? Non erano tempi facili, o felici, prima o poi qualcosa sarebbe tornato ad accadere, e se da un lato dubitava che il Ministero stesse seriamente facendo qualcosa, dall'altro il continuo 'saccheggio' del suo capitale umano certamente non poteva aiutare. Anzi, poteva essere sì una comoda giustificazione, un tranquillo modo di rinfacciare quell'impossibilità ad altri, un'utile moneta di scambio, ma non un aiuto nel farlo meglio.
E poi eccolo, doveva essere lui.
Un uomo, giovane e trafelato, con ancora in mano un cappello, farsi largo e raggiungerlo. Scuse, chiaramente, di quanto era in ritardo? Quanto e come era volato il tempo? Non era stata certo un'attesa noiosa, o eccessivamente lunga. Il giusto? Per quanto non fosse sua abitudine, non si sarebbe lamentato, aveva riordinato qualche idea. E solo il cielo era consapevole di quanto altro ordine fosse necessario fare, e in che tempi farlo. Tutto correva avanti, scivolando silenziosamente, eppure non senza lasciare tracce. Sorrise all'indirizzo del primo, accennando alla sedia vuota che aveva di fronte. Certo, togliersi il cappello era stato un primo passo, lasciarlo sul tavolo non sarebbe stato accolto proprio a braccia aperte, ma che avrebbe dovuto fare? Giovani d'oggi! E dunque, alla prova dei fatti, ce l'aveva fatta un'altra volta. Quanto doveva esserne soddisfatto? Quanto compiacersene? Sarebbe stato il contrario a scuoterlo profondamente. Non era mai capitato, ancora, e si sarebbe meravigliato quando sarebbe effettivamente accaduto. Così andavano le cose.
Pronti, partenza... e via!


Buon pomeriggio Mr. Aiden, nessun problema. Ho scoperto che a volte anche attendere può rivelarsi terribilmente produttivo, ho appena risolto almeno un paio di grattacapi. Ma prego, si accomodi. Quando due gentiluomini si trovano a bere è sempre il più vecchio a dover infine saldare la parcella, e considerando poi che è qui su mia richiesta, mai come in tale occasione temo la norma sia giusta. Cosa posso offrirle, prima di passare al piatto forte?

Lentamente, a piccoli passi, le operazioni di avvicinamento erano iniziate.
Ora era solo questione di tempo, per capire quanto lentamente sarebbero dovuti procedere, quando si sarebbe dovuti arrestare, e soprattutto se l'intera operazione aveva in fondo un recondito senso d'essere, o banalmente era stato un errore. Ma che idea si era fatto il giovane uomo? Si sarebbe appalesato qualcuno a ricevere l'ordine? Per quanto fosse un momento di calma piatta, c'era il rischio che la calma venisse generalizzata, e che la squadra ordinazioni se la fosse o battuta in cambusa, o semplicemente squagliata. Sarebbe dovuto ricorrere a espedienti non dei più eleganti? Teiera da casa, e arrivederci? Iniziò a guardarsi con circospezione intorno, qualcuno avrebbe colto il messaggio tra le righe?


La ringrazio, effettivamente non c'è male per me, sono solo più vecchio. Lei piuttosto, è un giovane Auror a che mi riferiscono. Come si trova al Ministero? Tutto secondo le sue aspettative? Il che mi spinge anche a domandarle che idea si sia fatto di questo nostro inaspettato incontro, perchè immagino che qualcosa avrà pur pensato.

E dunque era fatta.
Perchè erano lì?
Un motivo doveva pur esserci. O no?

 
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view post Posted on 19/12/2017, 16:35
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Aiden Weiss
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Peverell era sempre stato un ottimo modello, sia a livello umano che come professore, lo zelo e la classe non gli mancavano di certo. Dopo tutto quel tempo passato, Aiden si ricordava perfettamente dei modi garbati del proprio insegnante e non poté che sentirsi vagamente in colpa nel non essere stato molto preso dalla materia di competenza dell’anziano Mago. Non che fosse stato del tutto ignorante, c’erano stati argomenti in cui aveva dato veramente il massimo tanto da non avere una media dei voti bassa, diciamo buona ma non brillantissima, ma era chiaro che il professore - come un qualsiasi altro insegnante - aveva sperato di appassionare tutti i propri studenti, dal primo all’ultimo.
Forse, se ne avesse avuto l’occasione, avrebbe potuto dare una piccola gioia all’ormai investito Preside. Dalla scoperta del Pensatoio di Brian Boru la curiosità di Aiden per il passato, per la storia, si era come palesata come un immenso portone che meritava di essere spalancato e permettergli di esplorare qualsiasi cosa ci fosse al dì là di esso.
Sorrise un poco imbarazzato alle parole di Peverell, non si era di certo aspettato che girasse la frittata e si offrisse di saldare il conto per il servizio del pub, ma sapeva anche che non poteva rifiutare la gentilezza del Preside, sarebbe stato veramente scortese insistere affinché fosse lui invece ad offrire da bere. Sicuramente avrebbe trovato un’altra alternativa per farsi perdonare per il ritardo, ne era certo.
Non volendo quindi offendere l’anziano Mago, Aiden annuì appena. «Vedrò allora di soddisfare le sue aspettative!» disse, sperando che Peverell cogliesse quella frase come un modo per riparare il proprio disguido. «Un bicchiere di Rum di Ribes Rosso andrà più che bene.»
Si passò due dita sui baffetti rossicci che gli incorniciavano il labbro superiore, lisciandoli, per poi continuare verso il mento dove la barba sembrava decisamente più folta. Amava la proprio barba, non l’avrebbe rasata per nessun motivo al mondo, a meno che il suo ruolo da Auror non lo richiedesse.
Seguì lo sguardo di Peverell, circospetto, che sondava le persone nei dintorni. Probabilmente stava cercando lo sguardo di qualche cameriere così da poter ordinare, così fece altrettanto nel tentativo di aiutarlo a richiamare l’attenzione di un cameriere.
Solo quando lo sentì parlare, Aiden dovette tornare a guardarlo. Annuì a tali parole e prese un respiro, prima di poter rispondere, intrecciando le dita delle mani. «Tanto per cominciare, rinnovo i miei più sentiti complimenti per la sua nomina a Preside, se l’è meritato. Davvero. E so che farà un ottimo lavoro per i suoi studenti.» Un insegnante come Peverell avrebbe certamente fatto i salti mortali per i propri studenti, tutto pur di vederli diventare esattamente come Aiden: adulti, capaci, con un lavoro tra le mani. «Sì, è così, sono diventato un Auror. Mi trovo piuttosto bene, siamo sempre indaffarati ma questo è un piccolo prezzo da pagare per fare il nostro lavoro come dovrebbe essere. Come ogni lavoro ci sono pro e contro, ma a me va bene, la carriera da Auror mi fa sentire più vivo che mai. Riguardo le aspettative, beh, non avrei immaginato come la Comunità Magica non nutrisse molte speranze nel nostro operato, ma forse è solo questione di Tempo. Probabilmente prima o poi si noteranno i nostri sforzi. Io stesso cerco di restare il più flessibile e disponibile nel svolgere ronde, tanto che mi ritrovo spesso a dormire in ufficio. Ma è una cosa che sopporto più che volentieri, tutto pur di rendere più sicure le nostre strade.» Fece una breve pausa, analizzando bene le parole da usare per descrivere cosa aveva pensato quando aveva avuto la lettera di Peverell sotto agli occhi e non poté che concordare nel dovergli la verità. Si era fatto delle teorie, la prima tra tutte quella meno piacevole ma di sicuro non era ciò per cui Peverell aveva chiesto quel loro incontro. «Oh sì, mi sono fatto diverse idee. La prima che mi è venuta in mente è un’offerta lavorativa di cui anticipo già di non voler accettare. Immagino che sia già saturo dell’ormai abbondante presenza di due miei colleghi nel corpo insegnante. Ma oltre a ciò e al fatto che non sarei portato per l’insegnamento, direi che c’è più bisogno di me in quanto Auror. Lei non trova? Quindi… Suppongo sia proprio per questo motivo che mi ha chiesto un incontro, perché ha bisogno di un Auror?»
Aveva supposto bene? Aveva centrato il nocciolo della questione? Era quella la ragione dell’invito di Peverell?
Hogwarts avrà sempre una mano da me se ne avesse bisogno... pensò.

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view post Posted on 21/12/2017, 21:15
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Infine c'erano.
Era arrivato, era lì.
Diventava ineludibile trovare una soluzione, di compromesso, tra quanto era necessario dire per convincerlo, e quanto tacere per non farlo scappare. Una soluzione di comodo, in pratica, ma che di comodo fosse solo per lui. In fondo, un giovane Auror di cosa doveva preoccuparsi? Il Castello non sarebbe mai stato il più pericoloso dei luoghi, nonostante tutto e tutti c'era ancora un'atavica buona reputazione che lo infestava, respingendo parte dei problemi, stroncandoli sul nascere. Certo, se così non fosse stato sarebbe stato armageddom nucleare, ma era pur vero che concentrare in un unico luogo decine e decine di Maghi ancora in erba, lì per imparare tra un errore e uno sbaglio, non poteva che avere quell'esito. Si contribuiva in maniera sostanziale alla mitigazione del rischio? Forse non del tutto, c'erano ancora margini, margini che potevano essere sfruttati solo in presenza di condizioni quadro favorevoli. In tutto quello che c'azzeccava il nuovo Auror? Non erano già più che a sufficienza così? Se la soluzione doveva essere importare un plotone di Auror da Londra e dal Ministero, evidentemente era meglio lasciar perdere e chiudere i battenti. Il Castello aveva difeso per secoli la propria indipendenza al pari del Leone d'Inghilterra, sarebbe stato del tutto impercorribile un sentiero che l'avesse condotto alla resa. Era una di quelle soluzioni opposte al win/win, tutti ci avrebbero perso, per quanto ancora non lo sapessero. Era tutta lì la questione? C'era dell'altro? Comunque sì, sembrava un buon momento per ordinare. Quanto sarebbe sembrato scortese tirar fuori la sua teiera, e bersi il The di sempre? Il prezzo da pagare per essere uscito dalla cerchia del Castello? Tutto aveva un prezzo, ma era arrivato preparato. Sorrise al giovane, Rum non era proprio il caso alle 5. Cosa sarebbe successo quella sera? Non si poteva mai sapere dove sarebbe finito, dove l'avrebbe condotto l'analisi di quello che era certo sarebbe stato un nuovo caso umano. Era in procinto di scavarsi la fossa?


Ah! Una scelta interessante, credo che manterrò anch'io il rosso. Dunque, vorremmo un bicchiere di Rum di ribes rosso, e un calice di vino rosso francese, cos'avete? Un vino poco mosso, e stagionato mi raccomando.

Qualcuno avrebbe colto lo spunto?
Non si poteva certo affermare fosse un sussurro.
Tutt'altro, avevano attirato l'attenzione con discrezione di qualcuno, e ora avanzavano le legittime richieste. Non era la rivendicazione al Trono d'Inghilterra, non era una Magna Charta rifirmata contro i soprusi questa volta di un Ministero perso in una crisi d'identità profonda e radicale. Qualcuno si sarebbe fatto avanti, era solo questione di tempo. E di tempo del resto ne avevano per certi versi molto, per altri meno. Qual era la soluzione? Gettarsi a capofitto nella questione, tra capo e collo, saltando premesse, e avvicinamenti graduali? Un approccio più rischioso, ma con il vantaggio di essere veloce. Oltre al fatto non secondario di poter omettere più facilmente tutta una serie di dettagli scomodi. Quanto scomodi? Scomodi come il fatto che in fondo non nutrisse alcuna fiducia nell'operato del Ministero, un suo stesso giudice? Avrebbe dovuto far mistero anche di quello? Quanto sarebbe stato giusto, e quanto comodo? Evitarsi la questione, esprimere la sua solidarietà, che se rapportata ai rinnovati complimenti non avrebbero stonato eccessivamente. Eppure...


La ringrazio, temo che come tutti i titoli sia solo l'ufficializzazione di una serie di nuove noie, e incombenze. Ma come spesso accade, veniamo chiamati, e non sempre possiamo non rispondere. Ma ha ragione, temo anch'io che la comunità magica nel suo complesso non abbia questa gran considerazione delle sue istituzioni. Un problema di comunicazione? Forse, di fatto prevale l'idea che il Ministero sia un attore passivo degli eventi, impossibilitato a rispondervi. Il che per un'istituzione politica è la peggiore delle realtà, se il Ministero non controlla il territorio, e i suoi cittadini non si fidano di quanto affermi, che razza di stato è?

Che la pensasse così anche lui quanto era evidente?
Una quieta neutralità poteva essere maggiormente utile allo scopo? Quanto poteva risultare garbato far notare a chiunque che il rispettivo lavoro fosse perfettamente inutile, per via di una pur seria serie di giustificativi, e argomentazioni. Era quella la verità? Il secolo era cambiato, la Storia era andata avanti, il Passato era rimasto Passato, e il Ministero? Languiva, in un mondo cristallizzato, ormai appartenente a un'altra epoca. No, in fondo non sarebbe stato troppo elegante, per quanto non ne avesse mai fatto mistero con nessuno. E poi...
Sì, perchè erano lì.
Quanto poteva essere una domanda?
E quanto avrebbe potuto scegliere di girarci intorno?
Naturalmente la cosa più evidente era ipotizzare che volesse assumerlo. Quanto sarebbe stato praticabile? Quanto auspicabile? Anche senza incentivarne il flusso, la fiumana di Auror pronti a varcare i cancelli, e che già l'avevano fatto, era più che notevole, considerando i numeri di riferimento preponderante e quasi inarrestabile. Avrebbe dovuto lui contribuire a quel disastro? Come ci si poteva lagnare dell'inattività di una persona, e poi sottrarle indebitamente continuamente forze? Praticabile, certo, ma terribilmente disonesto. E non aveva alcun dato per procedere in tale direzione. Non ne sapeva nulla, le informazioni che aveva raccolto non riguardavano quello, e non lo vedeva nemmeno nel ruolo. Professor Weiss? Suonava bene?
No, c'era dell'altro fortunatamente.
Tornò ad osservarlo, pronto.
Boots on the ground?
Offensiva di terra?
Copertura aerea?


Assolutamente, mi vede pienamente concorde. In questo momento credo che il Ministero non dovrebbe privarsi dei suoi Auror, ma le cronache sembrano suggerirci ancora una volta il contrario. Curioso, non trova? Negli ultimi mesi ho visto più Auror pronti a 'saltare la staccionata' di quanti non ne abbia visti nell'ultimo decennio. Qualcosa vorrà anche dire questo, non ho mai creduto alle coincidenze. Ma ha comunque ragione, non è mia intenzione farle quel genere di proposta. Anche perchè, come forse saprà, non sono mai stato quel genere di Mago da accettare un rifiuto, per quanto, non mi fraintenda, non voglio condizionarla. Ha già sentito parlare delle attività Extra scolastiche di Hogwarts? Penso a una in particolare, La Scuola di Atene, la conosce?

Dritti alla meta, conquista la preda?
E che tipo di preda, non scontata.
L'avrebbe convinto?
Era tranquillo.



Un vino rosso francese, e un rum di ribes rosso al tavolo 7? :aiuto:
Sì, ci piace il rosso.:ihih:
 
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Astaroth Morgenstern
view post Posted on 22/12/2017, 12:44





Nell'ultimo periodo le risultava particolarmente sgradevole dover lavorare fino a tardi. Sopra ogni cosa, le dava terribilmente noia essere di turno durante l'orario di cena. Si sentiva sprecata a servire pasticci di carne e Burrobirre.
Aveva accarezzato l'idea di investire i propri risparmi in un nuovo locale all'avanguardia in cui poter mettere a frutto i suoi talenti, ma uno sguardo alla miseria del caveau della Strega alla Gringott era bastato per farle cambiare idea.
Astaroth stava pigramente tamburellando con i polpastrelli sul bancone di legno; con la guancia appoggiata sul palmo della mano libera, la donna stava studiando i volti degli avventori nella speranza di cogliere qualcosa che potesse catturare il suo interesse. Quando una sagoma famigliare e molto appariscente, avvolta in un mantello color ruggine, fece il suo ingresso nel locale, Astaroth sollevò le sopracciglia. Gli occhi ridotti a due fessure seguirono l'incedere del suo vecchio professore di Storia della Magia fino ad un tavolo un po' appartato, accanto alla finestra. Non si poteva dire che l'uomo fosse stato il professore prediletto della distratta e poco diligente Astaroth, quand'era adolescente; ma ora, da adulta, era consapevole che Peverell potesse rivelarsi una conoscenza quantomeno interessante, se non addirittura proficua. In un modo o nell'altro.
La donna raddrizzò la schiena e si sistemò i capelli dietro alle spalle, senza distogliere lo sguardo dal tavolo a cui il professore si era seduto. Avrebbe fatto in modo di essere lei a servirlo, a qualunque costo.
«Astaroth?» la voce della collega richiamò la sua attenzione. Voltò la testa verso Vì, ma il suo sguardo rimase fisso sulla figura della sua preda. «Due panini numero sette e una porzione di fritto misto al tavolo tre, per piacere». La donna chiuse gli occhi e sospirò. Rivolse un sorriso un po' tirato alla collega e si diresse a passo svelto verso la cucina, dove, dopo aver riferito l'ordine, si ritrovò tra le mani altri piatti ancora, da portare in sala.
Credo che sia arrivato il momento di cambiare lavoro, pensò, mentre augurava buon appetito a una coppietta giovane. Spero che non sia davvero il vostro primo appuntamento, aggiunse tra sé e sé, lanciando una rapida occhiata agli anelli di cipolla fritti che avevano ordinato.
Prima di tornare al bancone, voltò la testa verso il tavolo dove era seduto Peverell e si accorse che l'uomo non era più solo. Non riuscì a riconoscere l'altra figura, ma comprese che non attendevano nessun altro, perciò, a breve, avrebbero ordinato. Ammesso e non concesso che non l'avessero già fatto.
Quando raggiunse il bancone, agì seguendo l'istinto; fino a quel momento non l'aveva mai tradita, e sperò che continuasse a dimostrarsi infallibile.
«» richiamò l'attenzione della collega, che stava sistemando su un vassoio un calice di rosso e un rum di ribes. «Ti vogliono in cucina» mentì. «Ci penso io ai tuoi tavoli» si offrì, fingendo disinteresse e indifferenza.
«Oh, grazie! Allora porta questi al tavolo sette, per piacere» le rispose la collega, prima di precipitarsi in cucina. Astaroth sospirò, questa volta sollevata, e un sorriso le si dipinse sulle labbra mentre sollevava il vassoio tra le mani.
A passo sicuro iniziò una marcia trionfale verso il tavolo di Peverell. Non le rimaneva che dispiegare il suo ampio arsenale di sorrisi e di sguardi; al resto avrebbe pensato il Caso, ma non intendeva lasciargli troppo spazio di manovra.
«Professore, da quanto tempo» disse nel porgergli il calice di rosso; appoggiò la bevanda di fronte all'uomo con un movimento aggraziato, mettendo in mostra con affettata naturalezza il polso sottile e le dita affusolate. La voce era calda e carezzevole come una brezza estiva; il tono basso e controllato. Porse il bicchiere di rum all'uomo dai capelli rossi, riservando anche a lui un'occhiata e un sorriso gentile, prima di rivolgere tutta la propria attenzione al vecchio Professore. «E' davvero un piacere vederla in salute» aggiunse, accarezzando per un istante con lo sguardo il bordo del calice di rosso. «Sono a vostra disposizione, se dovesse servirvi altro». Chinò la testa di lato e sorrise in direzione di Peverell.
Era decisamente arrivato il momento di una svolta.





Oh, ci tenevo così tanto a risponderLe, Professore :fru: :fru:

Rum, bicchiere: 1F
Vino, bicchiere: 1F
 
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view post Posted on 22/12/2017, 18:05
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Aiden Weiss
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Il Rosso chiama altro Rosso.
Suonava quasi come una barzelletta, eppure non c’era da stupirsi più di tanto: Aiden era rosso di natura mentre Peverell non poteva che essere - senza dubbio - condizionato da quel rosso cardinale che aveva indosso.
Un sorriso leggero solcò le labbra dell’Auror mentre ascoltava l’ordinazione del Preside di Hogwarts. Non era stato poi così difficile attirare la dovuta attenzione di un cameriere, era bastato il tono - non proprio sussurrato - di Peverell per notare con la coda dell’occhio il movimento fulmineo di una Piuma che svettava su un piccolo blocknotes. L’ordinazione sembrava essere andata in porto in tutto e per tutto, perciò Aiden poté dedicarsi interamente alla conversazione appena avviata con Sir Peverell.
Ogni lavoro, grande o piccolo che fosse, importante o meno il ruolo che si ricopriva, si aveva sempre a che fare con grossi grattacapi, ma il dovere era l’unica cosa che impediva all’essere umano di cadere. Il professore era certamente un uomo sovraccaricato di mansioni e doveri, ma di certo aveva la forza necessaria per fronteggiare qualsiasi ostacolo, nonostante l’età. Se così non fosse, certamente non si sarebbe nemmeno presentato all’appuntamento da lui stesso indetto, schiacciato come un insetto da tutti i suoi impegni e doveri a cui doveva rispondere.
«Il dovere è il dovere, certo.» fece eco l’Auror, annuendo appena. Il passo successivo avviato dal professore, fece riflettere Aiden fino a farlo concordare sull’ipotesi appena avanzata dall’anziano Mago. «Forse non solo di comunicazione, ma anche di prospettiva. Anzi, diciamo che l’una tira l’altra. Senza la comunicazione non c’è prospettiva. E’ come guardare un quadro dall’alto e non sapere cosa vedremmo se invece lo osservassimo dal basso oppure dai lati, questo perché un critico d’arte ha detto che dall’alto si possono notare più elementi rispetto che da un’altra posizione o che invece non si coglierebbe il vero messaggio del dipinto se non guardato da una determinata prospettiva. La comunità magica non è diversa dal critico d’arte: finché non vede il quadro completo della situazione, da ogni angolo con le relative sfaccettature, allora non nutrirà mai speranze nelle varie istituzioni.» Fece una breve pausa, calibrando le successive parole. Il quesito di Peverell parve interessante quanto pericoloso. «Uno Stato pronto ad esplodere...» disse infine, senza peli sulla lingua, ignorando qualsiasi freno, esponendo la fredda quando cruda realtà. Aiden avrebbe evitato di dirlo, questo era certo, ma come poteva non essere onesto con il professore? Un Auror doveva essere il primo a promuovere la Verità, perfino lui che era bravo con la menzogna, ma che usava soltanto per non esporre troppo sé stesso ai pericoli che lo circondavano, a restare vivo il più a lungo possibile.
La mascella di Aiden sembrò serrarsi all’osservazione del professore. Non che fosse il segno tangibile della sua contrarietà, anzi, era più che d’accordo ed era sollevato di poter notare questa sua linea di pensiero in qualcun altro. No, quella sua reazione fu dovuta al suo più che totale quanto legittimo disappunto per quella realtà dei fatti. I suoi stessi colleghi che si gettavano a capofitto per conquistare un podio che poteva essere lasciato ad altri, quando avrebbero dovuto focalizzarsi su doveri più urgenti che l’istruzione di giovani e ancora acerbi Maghi e Streghe.
«Un uomo saggio una volta mi disse: Non è l’uomo a dover cercare il dovere, ma è il dovere a dover cercare l’uomo. Può darsi che i miei colleghi sentano il richiamo del dovere anche dietro una cattedra, ma dopotutto resta una scelta loro, che ci piaccia o meno. Dal mio canto, non posso che provare disappunto per ciò e sarebbe più saggio non addentrarci troppo nel perché di questo mio disappunto. Spero convenga con me, professore.»
Il perchè? Troppi Auror dentro una Scuola poteva suscitare un certo grado di sospetto. Senso di protezione? Cospirazione? Sete di potere? Tutto poteva essere o niente. Aiden non poteva saperlo con certezza, erano solo sospetti, interrogativi che dimoravano nelle sua mente complessa e furba. Tra tutti gli Auror in carica al Ministero, Aiden Weiss rimaneva il più sospettoso di tutti.
Si zittì quando vide arrivare la cameriera con l’ordinazione effettuata qualche minuto prima dal Preside. Erano stati veloci, notò Aiden con un certo sorriso soddisfatto.
Come una Volpe che si leccava i baffi davanti all’imminente pasto, Aiden fissò la donna davanti a sé con un sorriso sornione. Non che vi fosse nulla di malizioso o di malintenzionato, semplicemente era divertito nel ricordarsi della barista vestita da Mortisia Addams nel giorno di Halloween e la cui festa era stata appunto svolta proprio ai Tre Manici di Scopa.
Coincidenze aveva detto poco prima Preverell? Nemmeno Aiden credeva ad esse.
«Grazie, gentil pulzella.» Il fulvo ringraziò nei più cordiali modi cavallereschi, sperando di non risultare eccessivo agli occhi della donna. Infondo non era andato oltre le parole e al sorriso, perciò non era il caso di considerarlo molesto.
Diede un piccolo sorso al Rum, deliziandosi del suo forte e corposo sapore, avvertendo la presenza tangibile del ribes. Poi sospirò di sollievo nel sentire il professore proferire le parole che aveva proprio sperato di udire: non era per un’offerta di lavoro. Decisamente più rilassato e dopo una seconda sorsata, più abbondante questa volta, Aiden trattenne a stento un sorriso divertito.
«Posso immaginarlo, professore. Ma anche io non sono uomo piuttosto facile. Mia madre sostiene che sono terribilmente testardo ed è vero: sono peggio di un mulo e difficilmente cambio idea su qualcosa. In un certo senso la testardaggine è un marchio di fabbrica di noi Weiss.»
Ci fu un momento di confusione, Aiden prese a rimuginare alla domanda di Peverell. La Scuola di Atene. Ne aveva sentito parlare, certo, al Quartier Generale era giunta voce di un Auror che aveva avuto a che fare con quel Club fondato proprio da Peverell. Se ricordava bene, l’Auror in questione si era fatto un bel volo poi il resto era tutto contorto e confuso, difficile stabilire cosa fosse attendibile e cosa no.
«Da quel che mi risulta, è un suo Club, professore. Un Club singolare da quanto mi è stato detto. Tuttavia, non sono convinto che le voci che ho sentito siano poi così attendibili. Preferirei avere una spiegazione più nel dettaglio dal suo Fondatore, così saprò farmi meglio un’idea e vedere se ciò che mi hanno detto non corrisponde a fandonie.» Tamburellò l’indice sul vetro del bicchiere. Quanto c’era di vero e quanto di falso? Peverell voleva un agnello sacrificale o uno scudo pronto a frapporsi tra i suoi studenti e il pericolo?
Un terzo sorso e il Rum riuscì a rilassarli le membra. Forse ne avrebbe avuto bisogno ancora… prima o poi.

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view post Posted on 26/12/2017, 17:43
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E dunque tutto iniziava così?
Un bicchiere di rum, e un calice di vino?
Sarebbero giunti? Si era speso per renderlo possibile.
Da lì in poi tutto era affidato al caso. Il caso era equo? Caotico? C'era un benevolo essere superiore a dirimere i problemi, e dare un calcio quando si rendeva necessario spingere in avanti il sistema? Del resto, la medesima domanda poteva porsi al quesito del giovane Auror? Se aveva ragione, qual era la più logica e prevedibile delle soluzioni? Ce n'era una? Non c'era? La società magica era come un critico d'arte, ma i critici d'arte comprendevano davvero l'Arte? O erano semplicemente i peggiori degli artisti? Similmente, gli storici comprendevano davvero la Storia? Esistevano esperti del proprio settore di competenza, in grado di saperla tanto più lunga di altri, da intuirne il quadro generale e l'essenza? Era una semplice e mera utopia, o in effetti c'era la possibilità che esistesse, e fosse vero? Prospettiva, era quello il vero problema? C'era mai stato? Da quando era indispensabile che il volgo ignorante comprendesse e accettasse la direzione di marcia? Erano i mali della modernità che si andavano diffondendo come un cancro? Qual era la soluzione? L'avrebbero trovata? E se tutto fosse passato dalla semplice constatazione che era necessario astenersi da quanto non era inevitabile e indispensabile? Era quella la chiave di volta per uscire dalle secche? Le istituzioni avrebbero avuto la forza e l'autorevolezza di compiere un tale passo, resistendo alle critiche?


Può avere ragione, e se fosse un problema di prospettiva? Ma la vera domanda, Mr. Weiss, è se sia davvero possibile che l'intera società comprenda l'intero quadro un giorno. E in tutta onestà sono più che scettico, ho vissuto la maggior parte della mia lunga esistenza in un secolo diverso da questo, quando ancora era convizione comune che in fondo le repubbliche fossero il sistema di governo delle piccole realtà, può uno stato moderno vivere e agire con il consenso della sua società? A seconda della risposta che diamo a questa domanda potrebbe cambiare, e di molto, la nostra... prospettiva.

C'era poi un altro punto in agenda.
Quanto sarebbe stato saggio affrontarlo?
In fondo, erano pur sempre ex colleghi dell'uno, e colleghi dell'altro. Quanto sarebbe stato indelicato entrare a gamba tesa nella discussione? Per quanto il giovane potesse dimostrarsi d'accordo, l'avrebbe trascinato in un campo minato e ignoto? No. Qualcosa lo doveva anche ai suoi attuali colleghi. Si era mai visto un Preside sparlare in compagnia, davanti a un bicchiere di vino, in una taverna, del suo quasi intero corpo docente? Perchè, ironia della sorte, di quello stavano parlando. Auror a non finire, e la miglior mossa che aveva pensato, era stata di andare a cercarne un ennesimo. Contraddizione in termini, senza grosse prospettive di riabilitarsi? Un colpo in testa forse troppo forte? Perdita temporanea della memoria? Non erano sicuramente piacevoli eventualità. E poi quella che parve salvifica una soluzione: un modo elegante di trarsi d'impiccio. L'ordinazione, e una giovane... nota? Possibile che in un modo o nell'altro conoscesse già tutti? Cosa significava? Che era diventato ormai parte dell'arredamento, e fosse arrivato infine il momento di cedere il passo, e concedersi all'ozio della pensione?


Ah! Miss Morgenstern, ma che piacere.
Non ricordavo si trovasse qui ai Tre Manici...
Grazie dell'ordine allora.


L'aveva dimenticato.
Ormai gli anni passavano.
O meglio: erano passati in fretta.
Da quanto tempo si trovava lì, la giovane.
Quanto era passato da che aveva lasciato il Castello?
Probabilmente non era il migliore dei momenti, e infatti era già sparita, ma era servita a un duplice scopo. Quale ne fosse il destino era poi ancora presto per trarre conclusioni. Ed eccoli giungere infine a quello che doveva essere l'obiettivo dell'incontro. Qualcosa il giovane sapeva già, il resto lo ignorava. Non aveva mai partecipato a nessuno degli incontri che nel corso degli anni si erano tenuti. Avrebbe fatto la differenza? In parte rendeva tutto più semplice, in parte allungava il prologo necessario. Non sapeva nulla, o quasi, quanto poteva giocarci sopra? Presto o tardi se ne sarebbe comunque accorto. La sua fonte più probabile era indubbiamente la fu Goodheart, quanto aveva detto, e quanto invece si era tenuta sul generico? Il voto di discrezione quanto aveva rilevanza al quartier generale degli Auror? Il Ministero in fondo non era altro che una cittadina da qualche migliaio di abitanti, dove tutti sapevano tutto, ed erano inspiegabilmente pettegoli, o lo diventavano. E poi il grosso margine. Riteneva improbabile che l'intera esposizione dei fatti potesse essere soggetta a... ingentilimenti. In fondo, qualcuno l'iniziativa doveva pur prenderla, e aveva deciso.
Prese il calice, sollevandolo.
Il liquido rosso rispose.


Prosit Mr. Weiss, al nostro incontro.
Immagino che più di recente possa aver sentito qualcosa su Atene da una sua collega, che effettivamente vi prese parte qualche anno fa, proprio nella medesima posizione che ora ho pensato di offrire a lei. Di recente, attribuisco il tutto all'avanzare degli anni, ho iniziato a prendere in considerazione rischi che sino a qualche anno fa mi sarebbero sembrati... trascurabili, per così dire. La presenza di un adulto a quelle che sono escursioni in molti sensi contribuisce nel rendere più tranquilli gli studenti, a fornire loro una maggiore sicurezza, bilanciando allo stesso tempo eventuali rischi che potrebbero sopraggiungere inavvertitamente. Stiamo parlando di escursioni all'aperto, dunque la presenza di creature magiche non troppo collaborative o pacifiche potrebbe non essere così impossibile, e se come meglio di me comprende che il nostro mondo non è popolato solo da brava gente capirà anche che i rischi potrebbero non essere circoscritti al solo mondo animale. Mi segue?


Beh, tutto vero.
Aveva forse omesso qualche dettaglio, ma in fin dei conti era tutto sostanzialmente vero.

 
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view post Posted on 28/12/2017, 16:25
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Aiden Weiss
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«Vero.» convenne l’irlandese, il capo che si mosse in maniera quasi impercettibile in quello che doveva essere un cenno d’assenso. «E’ senza dubbio così. Sarà anche che la popolazione non riesce stare al passo con il mondo che sotto ai propri piedi cambia e muta a seconda delle proprie esigenze. D’altro canto è anche vero che il mondo è bello che è vario.»
Provò sollievo quando il discorso scivolò su ben altro, non era il caso addentrarsi in questioni scomode e inadatte al vero contesto di quell’incontro indetto dal Preside. Inoltre, Aiden sapeva di doversela cavare da solo riguardo certi contesti o comunque affrontarli con chi la pensasse come lui e fosse nella sua stessa posizione, ovvero altri Auror.
Gli occhi blu scrutarono Peverell e il suo calice levato per levare un brindisi al loro incontro per un brevissimo lasso di tempo, per poi fare altrettanto. Sollevò il bicchiere di rum e un flebile cin cin si levò dal loro tavolo, grazie alla controllata delicatezza che Aiden usò per far tintinnare i due bicchieri di vetro. Se solo avesse osato dosare più forza, probabilmente sarebbe stato il Professore a ritrovarsi zuppo di vino, considerando che i calici usati per il vino erano più sottili rispetto a quello che conteneva il suo rum.
«All’incontro!» fece eco l’Auror, per poi sorseggiarlo come la tradizione voleva a seguito di un brindisi.
Le orecchie di Aiden captarono con assoluto interesse l’intero discorso di Peverell e archiviò tutto in uno scompartimento speciale del proprio cervello. Era quindi per una richiesta di protezione per i suoi studenti che Peverell stava cercando in Aiden, per aiutarli a non rimanere vittima di pericoli al dì là della loro portata.
Serio, deciso, pieno di senso del dovere, Aiden annuì con crescente convinzione e determinazione alle parole che fluivano come il vento dalla bocca di Peverell. Certo, al mondo non esistevano solo creature magiche pacifiche o brave persone, ma c’erano anche l’opposto di esse, quelle aggressive e oscure.
«Comprendo perfettamente, Professore, anche sulla sua scelta di voler un Auror a svolgere un simile ruolo. Siamo abituati a trattare con gente della peggior risma e ovviamente non smetteremo mai di farlo. Proprio per questo motivo le posso assicurare che le fornirò tutto il supporto necessario per tenere al sicuro gli studenti. Non parlo solo per quelli che frequentano la Scuola di Atene, sia chiaro, ma se per ora vuole che assista solo gli studenti che vi partecipano, essia! Ho fatto una promessa, non sono un uomo che viene alla parola data, perciò le do la mia totale disponibilità.»
Il dovere era il dovere, ma anche le promesse lo erano; non ne aveva mai infranta una e quella che aveva fatto nei confronti di Hogwarts non sarebbe stata da meno. Rendere nota tale promessa di fronte a Peverell non avrebbe fatto altro che solidificarla di più oltre che a darle una certe importanza.
Non staccò lo sguardo da quello di Peverell nemmeno per un istante. Il giovane e l’anziano, l’Auror e il Professore, il Soldato e il Generale. Erano quindi questo? O qualcosa di più profondo?
Il Preside avrebbe scelto Aiden come nuovo Protettore dei suoi studenti?

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view post Posted on 4/1/2018, 11:03
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Cosa era indispensabile, e cosa non lo era?
In fondo poteva anche evitare di convincere il Giovane di quanto pensasse, no?
Non era quello l'obiettivo dell'incontro, non era quella la sede, e non era forse nemmeno più di quel tanto opportuno. Era giovane, era libero di pensarla come avrebbe voluto. Quanto potevano apparire vecchie le sue idee? Quanto sarebbero anche solo dovute sembrare nuove? Perchè avrebbero dovuto? Poteva un Vecchio avere idee nuove? Quanto era opportuno che andasse così? E se era davvero così, di cora era indice? Se ora della fine erano i Vecchi ad essere i più innovastivi, come sarebbe dovuta essere considerata la restante società? Era ancora una volta questione di sola opportunità? Di poterselo permettere, o meno? Una persona anziana era irrimediabilmente il più delle volte in una posizione di forza, poteva anche tentare la sorte, rompere gli equilibri avendo molto meno di altri in prospettiva da perdere. Ma se l'innovazione era davvero destinata a passare da quel canale, che tipo sarebbe stata? Della migliore, o della più scadente qualità? Era un problema? Quanto era probabile che tentasse un Colpo di Stato? Avrebbe mai potuto pensarlo? Un fedele servitore dello Stato che per salvarlo da sè stesso, decidesse infine che il colpo di mano fosse l'unica e più plausibile delle soluzioni? La più intelligente, la migliore? Non ci avrebbe creduto nessuno. E a buon diritto. Era uno storico. Voleva scrivere la Storia? Sempre e comunque, sino alla fine con lo Stato, contro i Ribelli. Loro erano i Peverell.
Poi, come era venuta così si spense, l'argomento era un altro dopo tutto.
Atene, l'incarico che voleva affidargli. Quello era il nocciolo.
Sarebbero riusciti? Si sarebbe spiegato sufficientemente bene, da non metterlo in allarme, prima ancora di iniziare? In fondo un certo entusiasmo poteva essere facilmente dedotto, l'aveva conquistato ancora prima di iniziare, si era presentato all'appuntamento intenzionato ad accettare, quanto era evidente? Eppure, pur non dicendo nulla, qualcosa avrebbe pur dovuto dirla? Quanto potevano essere comode e scomode le mezze verità? Quanto il contrario? Tutto sarebbe finito con il ritorcersi contro chi? Quanto erano state figure utili quelle trovate sino a quel momento? Eppure... Annuì alle parole del giovane uomo. Erano sul pezzo.


Mi fa piacere comprenda, anche se temo che le parole possano non essere sempre... esaustive abbastanza nello spiegarle tutti i dettagli. L'importante, quello che voglio che comprenda, è che il suo ruolo sarebbe esclusivamente di garanzia, un'ulteriore assicurazione. Chiaramente non voglio dirle come fare il suo lavoro, ma nutro nei confronti dei miei studenti le massime aspettative, e sono più che certo siano in grado e abbiano i mezzi per far fronte a tutte le sfide che dovessero incontrare, ma per prudenza, come le dicevo, è stata inserita la sua figura. Un paracadute, per così dire. Si senta libero di agire, fare e disfare, ma non si consideri una balia di un gruppo più o meno ben assortito di Maghi in erba, ecco. Immagino possa avere delle domande?

Era tutto?
Un passo in avanti verso l'infinito?
Il passo era ormai compiuto, tornare indietro era possibile?
Conoscendo la verità, quanto era stato elusivo l'intero discorso, e quanto strettamente menzognero? Nulla di falso era stato detto, eppure in molti avrebbero potuto facilmente argomentare che nulla fosse stato davvero detto. Poteva essere un problema? Lo era? Se era così intenzionato ad accettare, perchè avrebbe dovuto frenarlo? Nell'interesse di chi? Di quanti? Non avrebbe nemmeno privato il Ministero per troppo tempo di una sua risorsa, solo qualche manciata di minuti in fondo...

 
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view post Posted on 5/1/2018, 12:35
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Aiden Weiss
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Cosa temeva Peverell? Il contenuto nelle sue parole o il messaggio sbagliato contenuto in esse?
Aiden non sembrò affatto intenzionato a voler continuare quello sproloquio, perciò concesse al Preside il beneficio del dubbio. Qualsiasi dubbio il vecchio Mago stesse nutrendo verso il giovane Auror, con il tempo - forse - avrebbe avuto un’idea più ampia e delineare su che genere d’uomo fosse.
E poi c’era l’argomento centrale di quel loro incontro da affrontare, cosa di cui Peverell non si risparmiò di spiegargli. Annuì di tanto in tanto, come per far comprendere al Professore che stava assimilando e comprendendo il succo della questione.
Ah, vuoi un “paraculo” per i tuoi studentelli, vecchio furbacchione? Come posso dirti di no? pensò con un certo divertimento.
L’idea di fare da babysitter sarebbe stato il peggior incubo di ogni Auror, eppure Aiden sentiva di non poter ritrarre le mani e lavarsele, fregandosene altamente. In cuor suo, l’Auror dai capelli rossi sapeva di dover affrontare quel possibile incarico senza protesta alcuna, era nobile e determinato, perciò quell’incarico andava compiuto, nel Bene o nel Male. E lui, di certo, non si sarebbe tirato indietro nemmeno se gli avessero offerto una lussuosa vacanza alle Bahamas.
«Sarò l’ombra dei suoi studenti e interverrò solo quando la situazione lo richiederà, può stare tranquillo.» Sarebbe bastato a rassicurare il Preside? Dopotutto era stato lo stesso Peverell a dire che voleva che fossero gli studenti a cavarsela da soli e che quindi l’Auror sarebbe intervenuto solo quando la situazione sarebbe generata a sfavore dei giovani Maghi.
Colpì con il dito il vetro del bicchiere, pensoso, mentre rifletteva a delle possibili domande da fare. «Qualcuna, in vero, sì. La prima domanda è: si è rivolto a me perché la collega che mi ha preceduto si è tirata indietro oppure non era all’altezza delle Sue aspettative, Professore?» Una domanda logica, legittima sotto certi versi, che meritava una risposta sincera. Avrebbe permesso ad Aiden di capire la portata dell’incarico ed essere più obbiettivo. «La seconda, invece, è: come vengono svolte queste sue scampagnate? Insomma, che mezzi vengono usati e i luoghi come vengono decisi.»

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view post Posted on 6/1/2018, 19:11
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L'intera faccenda stava proseguendo.
Lungo il binario che era stato tracciato, e senza colpi di scena.
Il sogno di qualunque impiegatuccio delle poste, una giornata tranquilla, che volgeva ormai al termine. Le ultime lettere da timbrare e smistare, prima del meritato congedo. Una vita misera, monotona, ma sicura. In quel momento era quello che l'ultimo discendente rimasto in vita di una lunghissima e nobile stirpe stava inseguendo? Probabilmente sì. Quanti erano già stati gli anni vissuti? Quanto era o poteva rivelarsi scomodo parlare di Tempo? Aveva davvero senso farlo? Quanto era addirittura più relativo di quanto già non si credesse? Cos'era il tempo? Cosa non era? L'avrebbero mai scoperto? Già lo sapevano? Quanto c'entrasse tutto quello, in quel preciso momento? Tutto e niente. Proprio in quel frangente l'ammissione del giovane, un tranquillizzante sì. Un problema risolto? Poteva considerarsi un successo dopo tutto. I meccanismi si erano rimessi in moto per risolvere già il seguente. Ma la buccia di banana era ancora lì, non vista, ma non per quello da nulla. Dovevano ancora arrivare le domande. E che domande sarebbero state? In parte prevedibili, in parte meno. Cosa avrebbe dovuto dire della Goodheart? Era stata una delusione? Cosa doveva dire di Carter? Un'altra delusione? Auror e domatori, chi aveva fatto meglio? Era davvero quello il punto? E che mezzi venivano usati? Quella poteva rivelarsi più spinosa, ma non impossibile. Tutto sommato era andata ancora bene.


Ottimo, semplicemente splendido, mi fa piacere abbia compreso. Dunque, da parte di coloro che hanno già collaborato nessuna delusione, come forse saprà l'ormai sua ex collega lasciò anche il Ministero per unirsi al Corpo Docente, quindi non posso sicuramente darmi per insoddisfatto. Semplicemente sono passati gli anni, e si è presa un sabbatico all'estero. L'ultima volta ha invece partecipato il nostro Guardacaccia, un ex domatore, e anche in quel caso non posso che dirmi soddisfatto. Questa volta ho chiesto a lei, in quanto ritengo ne abbia le competenze, tutto qui. Per il resto, diciamo che si è soliti usare una passaporta per raggiungere delle località scelte sulla base di eventi storici che vi hanno avuto realmente luogo. Abbiamo visitato un'abbazia francese, molto nota nel Medioevo, il Messico, con l'antica capitale dell'impero azteco, l'Asia minore con la ben nota Troia. Come vede dipende, ma il mondo è bello perchè è vario.

Anche in quel caso, era praticamente così.
Con un minimo di abilità, certo.

 
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view post Posted on 8/1/2018, 18:03
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Se aveva dato l’impressione di essere risultato impertinente con quelle domande, abbozzò appena un sorriso imbarazzato, affogandolo - infine - dietro il bicchiere di rum.
La sorsata che diede fu abbondante, ma non assortì l’effetto di confusione tipico di ogni alcolico bevuto come se fosse acqua, eppure la gola sembrò andargli in fiamme. Doveva ricordarsi di fare i complimenti alla barista per quell’ottimo rum, forse avrebbe dovuto lasciar perdere il Capitan Morgan e gettarsi a capofitto sul Rum di Ribes.
Ascoltò con attenzione le risposte del Preside, annuendo di tanto in tanto. Trasse dunque la conclusione che forse Peverell cambiava Guardiano in base al tipo di luogo scelto? Possibile? Forse sì o forse no, si concesse il beneficio del dubbio.
Rimase affascinato riguardo l’uso delle Passaporte, per lo meno non era la Metropolvere con cui aveva un brutto rapporto; non ci sarebbe stato nessun camino bramoso di impedirgli il passaggio e tenergli incastrato il fondoschiena.
«Affascinante!» esclamò. «E solitamente quanto durano queste scampagnate? Non mi fraintenda, Professore, non che mi preoccupi assentarmi dalle mie care scartoffie in ufficio. Fosse per me ci starei lontano ore e ore, sperando in una botta di fortuna nel ricevere qualche mansione sul campo.»
Si lisciò la barba sul mento, pensando al suo piccolo avvicinamento alla storia grazie al suo antenato. La scoperta di essere il discendente di Brian Boru aveva dato modo ad Aiden di apprezzare di più i segreti della storia, desiderando di andare più affondo. Aveva compreso che la storia, in un modo o nell’altro, attraverso le generazioni, diventava una parte della propria storia, come una sorta di tradizione o eredità. E Brian Boru ne aveva lasciate di cose in eredità…
«Devo essere onesto, Professore. Ultimamente la storia sembra aver stimolato la mia curiosità. Un po’ tardivo, ma meglio tardi che mai.» Non andò avanti con il discorso, ma mise la pulce nell’orecchio di Peverell così che fosse lui a decidere se volerne sapere di più su quell’improvviso cambiamento nel suo ex studente oppure no, non l’avrebbe obbligato ad intraprendere un argomento che non rientrasse nei suoi interessi.
«Quanti studenti dovrò accompagnare? Sono tutti i membri attualmente presenti alla Scuola di Atene oppure selezionerà dei candidati?»

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view post Posted on 11/1/2018, 23:32
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Tra una pausa e l'altra, un sorso di vino.
Certo, non era la stessa cosa rispetto a un sorso di The.
Ma era pur sempre un passo in avanti rispetto a niente, no? Inoltre, stava procedendo tutto sufficientemente speditamente, e senza intoppi, da essere ragionevolmente certo di riuscire a tornare a scuola, arrampicarsi per la Torre, e ridiscendere in tempo per cena. Insomma, praticamente era già tutto fatto. Era stato un sabato incredibilmente prolifico, e non era nemmeno ancora concluso. Quante altre cose avrebbe potuto fare in serata? In effetti c'erano quel paio di dettagli ancora da smussare, e una decisione conclusiva da prendere, quale sarebbe stata la meta? Se anche per errore si fossero imbattuti nell'argomento, avrebbe ammesso candidamente di non saperlo? Almeno non ancora. Doveva convenire non fosse la migliore delle risposte possibili, ma aveva il vantaggio di essere incredibilmente sincera. Diversamente da quella che avrebbe richiesto in quel frangente. Quanto duravano quelle scampagnate? Una domanda ancora una volta incredibilmente ambigua. Pochi minuti, che potevano risultare eterni. Qual era la risposta più politicamente accettabile? Quella più verosomigliante alle esigenze del giovane? In fondo era pur legittimo che l'Auror si ponesse il problema. Era pur vero che avrebbe potuto facilmente ottenere che ufficialmente si occupasse della cosa, e che quindi per molti versi quel favore che gli stava chiedendo, divenisse anche parte del suo lavoro. Il Ministero in fondo era sempre stato piccolo, e tutti si conoscevano...
E dunque? Qual era la verità? Esisteva?


Una domanda assolutamente pertinente, ma se teme effettivamente per il tempo, non ha nulla di cui preoccuparsi. Spesso quando ci si diverte il tempo vola, non trova? Altre volte invece sembra che i granelli di una clessidra facciano fatica a scendere. Il Tempo è un alleato incredibilmente volubile e ondivago, le sue dinamiche sono spesso destinate a sfuggire alla nostra comprensione. Comunque penso che banalmente possano equivalere a due o tre ore del suo tempo, il vero punto è sempre il post evento. La sua ex collega ebbe sfortunatamente un brutto quarto d'ora con un Troll abbastanza infuriato, mi sembra di ricordare, il che effettivamente le costò qualche costola tra le altre.

Tutto sommato accettabile.
Una risposta di gran lunga più onesta che in apparenza. Sulla base di cosa il Tempo poteva essere misurato? Perchè un'unità sarebbe dovuta essere migliore di un'altra? E perchè quella che avevano indivuato con l'ora sarebbe anche dovuta corrispondere al vero? C'era un limite al lecito? Quanto contava spaccare il capello in sedici, se poi effettivamente il tutto sarebbe durato non più di pochi minuti? Il problema era il dopo. Ma quella era un'altra Storia, dipendeva quasi interamente da lui. Un po' come ritrovato interesse per la Storia. A cosa era dovuto? Era il suo turno di fare domande? Era una netta e chiara gomitata della sorte? Chiaritisi sugli studenti, avrebbe potuto lanciarsi lancia in resta. Se lui aveva fallito, chi era riuscito nell'impresa? E come?


Anche in questo caso, dipende. Gli Studenti cambiano spesso, non tutti, ma molti, sulla base dei luoghi di destinazione. Così come anche il loro numero, è spesso legato a ragioni squisitamente organizzative, comunque dovremmo essere intorno alla decina, penso qualcuno in meno. Non avendo ancora individuato però il luogo sarei reticente nel dirle un numero, per il gusto di farlo. Ma non vengono mai convocati tutti, sarebbero troppi, e troppo difficili da gestire, soprattutto nel caso dei più maturi, e dei più giovani. Ma tolga lei a me una curiosità, a cosa dobbiamo questa piacevole 'ricaduta storica'? Se qualcuno è riuscito là dove ho fallito preferisco saperlo da lei.

Sorrise divertito. Non era il vino.
Sia mai che in futuro potesse tornare utile?
C'era sempre qualcosa da apprendere.
Che fosse quella la lezione di quel sabato?
Sarebbe stata una serata meno entusiasmante del previsto?

 
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view post Posted on 14/1/2018, 13:21
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


«Bene, vedrò di regolarmi con le attività al Quartier Generale, ma non credo che a Rhaegar dispiaccia se mi concedo totalmente per un giorno ad Hogwarts. Penso che per scaramanzia sarebbe meglio se chiedessi un giorno di autonomia, così da essere più libero nei confronti degli studenti impegnati nella sua scampagnata.»
Infondo il fattore Tempo non era il maggiore dei suoi problemi, ma era anche vero che se non avesse avuto ulteriori impegni nell’arco della giornata sarebbe stato meglio, più libero di concentrarsi su una singola mansione e tutti sarebbero stati più tranquilli: lui stesso, Peverell e anche gli studenti.
Trangugiò il resto del rum e dovette ammettere di ritenersi sia soddisfatto che deluso: provare una cosa nuova e così buona era stato sublime, ma era anche vero che ora che l’aveva finito sarebbe stato il caso di non alzare troppo il gomito chiedendone un altro o avrebbe fatto pessima figura davanti a Peverell, irlandese o meno.
Si pizzicò la barba sul mento e sorrise con entusiasmo nell’apprendere che non avrebbe dovuto vegliare su un esercito intero di studenti ma di un numero più o meno considerevole ma comunque accettabile.
La pulce che aveva messo nell’orecchio dell’anziano professore sembrò provocare l’effetto desiderato. Aiden sperava di rendere il suo ex insegnante in un certo senso fiero di lui nel riscoprire un certo fascino verso una materia che lo aveva un pochino penalizzato nella media dei voti, sebbene non in maniera poi così negativa, semplicemente non era mai arrivato a sfiorare l’Oltre Ogni Previsione.
«Non chi ma cosa, Professore.» Il sorriso dell’Auror si allargò, palesando un certo divertimento. «E’ stato il Tempo stesso a farmi avvicinare alla Storia. Non che adesso mi stia dedicando a svariati argomenti, ma mi sto focalizzando su quella che è la storia della mia famiglia. Un buon inizio, suppongo, prima di cimentarmi con altro. Ma è anche vero che durante la mia carriera scolastica ho sempre dimostrato un certo amore per ciò che riguarda la mia terra. I Celti, le invasioni Vichinghe, l’intero Pantheon delle Divinità Celtiche, i Druidi stessi...» Intrecciò le dita delle mani sul tavolo e fece leva per potersi sporgere meglio verso la figura di Peverell come se cercasse una sorta di confidenza e riservatezza. «Conosce le origini del Clan O’Brien? Immagino ricorderà di mia madre e di mia zia, Annabelle e Clarisse O’Brien, che furono smistate in Grifondoro rispettivamente trentanove e quarantaquattro anni fa. Sono originarie di quel Clan e di conseguenza anch’io, sebbene il mio nome sia Weiss.»

PS: 180 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27.5
 
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