Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ Ambition is the immoderate desire for power.
No, non era decisamente stata una buona idea. Eppure doveva ammettere che, da quando aveva conosciuto Elijah, aveva trovato un equilibrio interno accettabile, aveva ritrovato l’appetito, e soprattutto la voglia di fare. Non era mai stata una grande studiosa, ma, sì, da qualche mese a quella parte si sentiva molto più motivata del solito. E allora, per quale diamine di motivo, dopo altri dieci minuti trascorsi in Sala Grande, era ancora a pagina cinque del libro di Cura delle Creature Magiche?
Era abituata a vederlo ormai ogni giorno, anche soltanto per cinque minuti, e probabilmente era proprio quello il problema. Non lo vedeva da fin troppo tempo, e la sua mancanza si faceva sentire con violenza. Era quello, quindi, il motivo per cui non riusciva a concentrarsi? Considerando il suo istinto ad alzare il capo ogni tre per due in direzione dell’ingresso, si direbbe proprio di sì. Si limitava a quel movimento, voltandosi dunque nella direzione opposta alla posizione della ragazza non ancora identificata dai capelli vermigli, e, di conseguenza, non aveva potuto notare alcun suo movimento. Era riuscita, per quattro minuti, a non distogliere lo sguardo dal libro, eppure… eppure era sempre a pagina cinque. Sapeva, era consapevole del fatto che sarebbe bastato concentrare un po’ di più l’attenzione su quel maledetto libro, ma era più forte di lei. Il pensiero era sempre altrove, e lei non riusciva a gestirlo.
Aveva trascorso le vacanze di Natale, come suo solito, a Hogwarts, a sorvegliare quei pochi studenti rimasti al Castello. Era risaputo, quegli odiosi primini non aspettavano altro che la scuola si spopolasse per avere meno possibilità di essere scoperti, ma la tanto odiata Prefetto donna di Serpeverde era ben vigile, soprattutto in quel periodo dell’anno. Fosse per lei li manderebbe direttamente in Infermeria, solo in quel modo avrebbero potuto imparare le buone maniere, ma… purtroppo… quelle erano le regole, e andavano seguite. Certo era che lei era sempre stata la prima a violare il coprifuoco, ma quanto meno l’aveva fatto con stile, con astuzia, e soprattutto non era mai stata beccata da nessuno. Non aveva mai sopportato stare chiusa in quelle quattro mura umide, e amava poter trascorrere le nottate nella pace e nel silenzio che regalava il Giardino di Hogwarts. Amava osservare la luna, le stelle, amava udire il fruscio del vento e i versi delle creature che si aggiravano lì intorno… quelle erano le poche cose che apprezzava del Castello. Il poter fuggire, il poter trascorrere del tempo da sola, completamente da sola. E, quel vizio, lo aveva già da bambina. Nonostante fosse cresciuta in un’enorme Villa in un piccolo quartiere magico di Londra, odiava la freddezza di quel posto. Era solita uscire di casa quasi ogni notte, anche soltanto per potersi sedere sul prato che contornava la sua casa e respirare aria fresca. Non le importava se il cielo era stellato, se pioveva, se nevicava o se c’era un uragano, non le importava per nulla. Era disposta a tutto, pur di uscire fuori. Senza considerare anche quanto odiasse seguire le regole: non a caso, durante il suo primo anno si era recata ad Hogsmeade da sola, senza alcun Prefetto, eppure sapeva che non avrebbe potuto farlo. Eppure non si era fatta beccare. Alla fine dei conti, non sapeva dire se fosse troppo astuta lei, o se le nuove generazioni fossero talmente stupide da farsi riprendere prima ancora di fare il danno.
Fatto stava che era ancora china su quel diamine di volume, ma lei non vedeva altro che X sparse ovunque, senza alcun senso. Sbuffò, e, prima di rialzare lo sguardo verso il mondo dei vivi, una candida voce giunse alle sue orecchie come una melodia. Sophie voltò lentamente il capo nella direzione da cui sembrava provenisse quella voce, ed i suoi occhi si ritrovarono ad osservare il viso chiaro di uno dei Prefetti Tassorosso. L’osservò per un lasso di tempo indefinito, prima di ragionare e rimettere in ordine i suoi pensieri. Rimembrò di averla incontrata qualche settimana prima ai Tre Manici di Scopa in compagnia della Rigos. Rimembrò qualche sorriso che le aveva rivolto e che lei, di rimando, aveva ricambiato, come imponevano le buone maniere sul posto di lavoro. Collegò, dunque, quei capelli rossi che aveva adocchiato prima a quel viso, finalmente. E, poi la domanda che per forza di cose sarebbe dovuta venir fuori, o non avrebbe avuto senso il richiamo della sua attenzione. Prima di rispondere, spostò le iridi chiare verso la lunga tavolata ormai vuota, poi sul lato opposto. Nonostante ci fosse spazio in abbondanza per decine di persone, Sophie, istintivamente, fece per spostarsi col bacino per poter fare ulteriore spazio.
– Se proprio non ci sono altri posti... – Affermò, ironicamente, prima di posare nuovamente gli occhi sul libro di Cura. Era decisamente giunto il momento di arrendersi, anche se la resa non era mai contemplata tra i suoi pensieri, ma sapeva che quella sarebbe stata una guerra persa, almeno per quel giorno. A breve si sarebbe avvicinata l’ora di cena, e di certo non aveva intenzione di passare molto tempo in Sala Grande, né tanto meno avrebbe trascorso la serata a continuare ad osservare la pagina cinque di quel volume.
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