Hello Guardian!, Miniquest Guardiano

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view post Posted on 4/1/2018, 18:50
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit

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Chi l’avrebbe mai detto che un Auror della risma di Aiden Weiss avrebbe tentato l’azzardo di addentrarsi nel Reparto Proibito del British Magic Museum?
Probabilmente nessuno.
Il fulvo irlandese aveva riflettuto parecchio sull’eventualità di una simile mossa, ma ora era pienamente consapevole di non poterne fare a meno. Armato delle più nobili delle intenzioni, l’Auror varcò la soglia dell’imponente biblioteca situata a Londra. Camminò con tutta la calma del mondo, mentre i suoi passi risuonavano sul pavimento, come se stessero annunciando l’arrivo dell’ex studente dal temperamento ribelle e sprezzante delle regole. Eppure, stavolta Aiden sapeva di dover fare le cose nel modo giusto.
L’ultima volta che era stato lì non aveva avuto bisogno di accedere al Reparto Proibito, poiché aveva studiato su un libro da lui stesso acquistato, pertanto non aveva violato nessuna politica della biblioteca. Ora però era tutt’altra storia: non aveva alcun permesso per accedere al reparto e non si sarebbe certamente comportato come in passato, passando da sotto al naso a chi aveva l’ingrato compito di sorvegliare l’ingresso di quella zona vietata. Avrebbe giocato pulito? Ci avrebbe provato.
Sospirò pesantemente quando infine, giunto a destinazione, cercò con lo sguardo l’addetto alla sicurezza. Sarebbe riuscito a strappargli il permesso per l’accesso?
Azzardò un solo passo verso la porta e notò un uomo a sorvegliarla. Era baffuto e con una benda sull'occhio che avrebbe potuto spaventare i più, ma non lui.
Focalizzarsi solo sugli incantesimi che potrebbero rivelarsi utili allo scopo. Niente cose letali ed oscure, soltanto quelli che potrebbero salvare vite. Il promemoria mentale non tardò a farsi sentire, come un campanellino d’allarme. Din din din. Restò lucido e fermo sulle proprie decisioni: stava facendo la cosa giusta.
«E' lei il Guardiano?»

PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 129 ☘ EXP: 27.5

ATTENDO L'INTERVENTO DEL MASTER!
Mi scuso in anticipo per il post un po' striminzito, recupererò al prossimo.

 
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view post Posted on 5/1/2018, 16:31
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Il Fato

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Il fruscio della sabbia che scorreva nella clessidra si spense, invitando tacitamente il guardiano a capovolgerla. L'omone rimase immobile ancora un istante, lo sguardo perso nel vuoto. Poi, rinvenne e le sue mani si mossero agili e sicure. In men che non si dica, la sabbia tornò a cadere verso il basso, inesorabilmente, e ogni cosa in quell'ala del museo parve riacquistare l'aspetto di sempre. Silenzio, ordine, penombra. Durante l'inverno, l'affluenza diminuiva drasticamente. La gente preferiva trascorrere il tempo al calduccio, magari sorseggiando un tè o una cioccolata calda. Le caffetterie diventavano d'un tratto più allettanti e i luoghi ampi e freddi come le librerie languivano in un silenzio spettrale. Per questo Tuco amava tanto la stagione più fredda dell'anno.

Lisciandosi i baffi corposi, il guardiano sbadigliò. Lanciò una rapida occhiata per assicurarsi che non ci fosse nessuno, prestò l'orecchio a eventuali rumori di passi e, alla fine, si mise comodo sulla grossa poltrona. Con le mani intrecciate sotto il ventre prominente, poggiò il mento sul petto villoso e si preparò a gustarsi un meritato pisolino. Nonostante solesse mantenere un alto profilo in termini di sicurezza, conosceva abbastanza bene la routine del museo da sapere quando potesse permettersi una pausa e quando, invece, fosse più saggio tenere gli occhi bene aperti. Era sul punto di assopirsi nel momento in cui la voce del giovane Auror lo colse di sorpresa, facendolo sobbalzare. Sconvolto dalla silenziosità con cui lo sconosciuto si era avvicinato, spalancò l'occhio sinistro e assunse un'espressione ostile. Guardava l'avventore in cagnesco con le labbra piegate in una smorfia bestiale. In un certo senso, avrebbe dato ad Aiden l'impressione che fosse sul punto di ringhiare.


"E tu cosa vuoi?" gracchiò con tono di sfida. "Ti pare il modo di fare irruzione in un museo? Dove credi di essere, in un bordello?"

Era disonesto da parte sua rimproverare il giovane. Per quanto ne sapeva, Aiden avrebbe potuto approfittare del suo attimo di cedimento e tentare di intrufolarsi nel reparto proibito. E, in effetti, era la consapevolezza dell'errore commesso a esasperare le sue emozioni, spingendolo a indirizzarle verso il giovanotto che aveva davanti. I baffi tremarono sulle labbra sottili e l'occhio sinistro, per compensare l'assenza del destro, si fissò sul volto di Aiden quasi a penetrarne le profondità dell'animo. Non fossero stati in un luogo di cultura, si sarebbe detto che Tuco fosse uno sceriffo che conduceva un interrogatorio ed Aiden un malcapitato malfattore.

"Sono io il guardiano, sì!"

Battè un pugno vigoroso sul petto robusto. La stazza suggeriva già la prestanza dell'uomo. Se non fosse bastato l'aspetto fisico, il modo in cui aveva accusato quel colpo - sembrava che non l'avesse proprio sentito, nonostante il rimbombo della gabbia toracica! - avrebbe dato all'Auror un'idea di quanto realmente forte fosse Tuco.

"E tu chi sei, invece? Sentiamo!"

Una cosa era certa: la fama del guardiano del reparto proibito del British Magic Museum aveva motivo di esistere.





Benvenuto nella tua cassetta quest, Aiden!
D'ora in avanti, mi occuperò io di te e spero che l'avventura possa essere di tuo gradimento. Prenditi il tempo di cui hai bisogno per elaborare le risposte e ponderare le tue mosse: poiché il tuo compito è convincere il guardiano a consentirti l'accesso alla sezione proibita, non dare nulla per scontato. Se non dovessi riuscire a persuaderlo, l'accesso ti rimarrebbe precluso. Quindi, gioca bene le tue carte, non avere fretta e, ovviamente, divertiti.
Ho visto che hai già postato le statistiche. Ti invito a mantenerle invariate da ora in poi e a postare eventuali elementi all'Attivo che potrebbero risultare utili (come no) nel corso dell'avventura. Non procedere a modifiche indiscriminate dei post: se dovessi correggere qualcosa, contatta prima me per informarmi della cosa e io vedrò com'è meglio procedere. Per il resto, rimango a tua disposizione.

Buon gioco!
 
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view post Posted on 8/1/2018, 16:17
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit

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Poté dirsi fortunato nell’aver notato in tempo il Guardiano? Se non se ne fosse accorto in tempo, un principio d’infarto l’avrebbe colto in pieno per la sprovvista con cui aveva udito un simile verso - una sorta di ringhio - uscire da quella figura robusta e minacciosa. Invece sembrò essere accaduto il contrario: il Guardiano sembrò sorpreso nel vedere apparire Aiden all’improvviso, eppure non si era reso minimamente conto di essere diventato silenzioso come un gatto, era entrato a passo piuttosto pesante o così gli era parso di ricordare al suo arrivo in biblioteca.
Benché non sembrava così freddo in quel luogo e nonostante indossasse sia una giacca che un mantello, Aiden si strinse maggiormente a quest’ultimo, come se una folata di vento improvviso l’avesse fatto rabbrividire. In verità, l’Auror sfruttò quella mossa per nascondere maggiormente i suoi oggetti personali dentro la giacca e cercare il Distintivo che teneva sempre nascosto con meticolosità.
«Mi dispiace, Sir.» mormorò in tono pacato, senza distogliere lo sguardo dall’unico occhio del Guardiano che lo fissava con sfida. Aiden non era il tipo d’uomo che si faceva spaventare con semplicità, ma piuttosto che infastidire ulteriormente quell’uomo a lui sconosciuto, preferì rimanere neutro piuttosto che ricambiare l’occhiata di sfida. «Certo che no, sono consapevole di trovarmi in un luogo pubblico e dedito alla conoscenza, ma non volevo nemmeno fare troppo rumore e disturbare eventuali persone che stanno studiando nei dintorni.»
Ci fu una manciata di secondi di silenzio da parte sua, il tempo di osservare il Guardiano darsi una pacca sul petto e confermare che era lui l’addetto alla sicurezza del Reparto Proibito. Aiden annuì appena, come se volesse dimostrare che aveva capito né che avrebbe sottovalutato il Guardiano.
Lentamente, tirò fuori la mano destro da sotto il Mantello e mostrò all’uomo con un occhio solo il suo Distintivo Auror. Se voleva accedere, doveva prima di tutto essere onesto e guadagnarsi la fiducia dell’uomo.
«Sono l’Auror Weiss.» disse, presentandosi. «Vorrei chiederle il permesso di accedere al suddetto reparto...» E con un cenno del capo indicò verso l’ingresso del Reparto Proibito. «Devo trovare qualche incantesimo utile che mi permetta di essere più efficace e proteggere meglio la Comunità Magica.»
L’irlandese avrebbe giocato tutte le carte del proprio mazzo pur di accedere al Reparto Proibito. Il punto era: quante carte avrebbe dovuto mettere sul tavolo?

PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 129 ☘ EXP: 27.5

Solitamente posto sempre le Stats in ogni role, uso un code standard. Ma nessun problema, posto anche l’Equip.

Bacchetta di Biancospino e Piuma di Grifone;
Distintivo Auror;
1 x Decotto di Dittamo;
Cappa della Resistenza (Nota: Anche se non ho descritto l’outfit di Aiden nel post precedente, solitamente corrisponde all’immagine sotto link del code e con gli oggetti attivi scritti in scheda.);
1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
1 x Orecchie Oblunghe;
1 x Fresbee Zannuto, Mordicchiatore Volante;
Anello Gemello (Collegato a Daphne Woods);
Cinturone d’Argento con Perla del Mistero.

A parte il ciondolo e l’anello del padre che sono due oggetti comuni e quindi non magici, l’attivo è tutto qui. Se qualcosa non dovesse andare bene, fammi sapere.

 
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view post Posted on 10/1/2018, 16:48
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Il Fato

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La risata di Tuco echeggiò in quell'anfratto di museo in tutta la sua pienezza. Le robuste pareti in pietra sembravano rimandarsela a vicenda, come dei bambini che giochino a palla avvelenata e non vedano l'ora di abbandonare la presa sulla sfera maledetta. Perfino la grossa candela che stava sul bancone tra Tuco ed Aiden parve recepire quel turbamento: la fiammella prese a oscillare pericolosamente fino a dare l'impressione di volersi spegnere. Qualcosa nelle parole di Aiden - o nei suoi gesti - doveva aver divertito particolarmente il guardiano per suscitare una simile reazione.

"Un Auror, eh?" Le mani si separarono e, mentre una rimase ad accarezzare la parte bassa del ventre, l'altra raggiunse il viso dell'uomo. Si lisciò i baffi con sguardo divertito. "Gente della peggiore specie siete!" Il giudizio era incontrovertibile. Aiden si sarebbe forse trovato a pagare lo scotto di una precedente, brutta esperienza che aveva coinvolto Tuco e chissà quale dei suoi colleghi del ministero? "Arrivate qui col vostro bel distintivo luccicante e le vostre facce pulite e pensate di poter fare come vi pare, non è così? Si vede come state proteggendo la gente! Che mi dici dell'ultimo attentato, signor Weiss?"

Non era decisamente il modo migliore di iniziare una conoscenza, anche se rapida e servile come richiedevano gli intenti di Aiden e il ruolo di Tuco. Il guardiano, con le folte sopracciglia che si intravedevano a ciuffi da sotto la benda nera, squadrò il ragazzo nell'attesa che rispondesse alle sue ultime provocazioni. Nonostante i modi ostili, tuttavia, era facilmente ravvisabile che qualcosa fosse cambiato: una nuova luce brillava nell'occhio buono ed era già una conquista che avesse tentato di instaurare una (pur aggressiva) forma di conversazione. Tuco sapeva intravedere sempre le opportunità che si celavano oltre un'apparente seccatura e Aiden Weiss aveva l'aspetto di un uomo da cui poter trarre qualche vantaggio.

"La vedi quella taghetta laggiù?" La manona si levò per indicare il rettangolo dorato che svettava ai lati della porta che immetteva nel Reparto Proibito. "Se sei un Auror, dovresti essere anche intelligente. Sai leggere? Proibito," fece il gesto delle virgolette con le dita, "significa che non puoi entrare. Se bastasse dire che si vuole salvare il mondo per entrare, tutti i babbei che pensassero di farmela sotto al naso potrebbero accomodarsi." Rise di una risata grassa, arrochita. Se Aiden avesse prestato attenzione all'angolo più remoto del bancone, avrebbe potuto notare la sagoma di quello che sembrava un sigaro (spento!) oltre l'ingombrante registro dei visitatori. E, magari, avrebbe imputato a quel vizio la ragione del gorgogliare di Tuco. "Sei parecchio giovane per essere un Auror, tu! Chi mi dice che non vuoi ingannarmi?"

Seguì un'altra risata, forte e piena. Il luogo in cui si trovavano si prestava alla dinamica proibitiva sulla quale il guardiano aveva il compito di vegliare. Era una zona meno illuminata del resto del museo, alla quale si giungeva dopo un fitto intrico di corridoi e svolte. Non c'era molto nell'area antecedente le porte del Reparto Proibito: solo il vecchio bancone a L (sulla superficie: una candela, il registro dei visitatori, un portacenere con un mezzo sigaro spento, una rozza bacchetta vissuta) e la sedia al di là di esso. E Tuco, ovviamente.

"Dimmi la verità e facciamola finita." Si passò la lingua sui denti ingialliti, riproducendo uno strano rumore di risucchio. "Cos'è che speri di trovare lì dentro?"

Con un cenno del capo, indicò le porte alla sua sinistra. Il cappello sulla testa del guardiano vibrò.





Ottimo, Aiden. Noto che hai un Attivo piuttosto... impegnativo. Mi auguro solo che tu non abbia intenzione di scatenare il Fresbee Zannuto al museo. ;)
Ancora buon gioco!
 
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view post Posted on 12/1/2018, 18:27
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit

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Nemmeno un sussulto scosse il corpo muscoloso e atletico dell’Auror quando la figura del Guardiano venne improvvisamente scossa da una fragorosa risata che rimbombò lungo quelle silenziose pareti. In tutta risposta Aiden si limitò ad alzare un sopracciglio. Cosa aveva scatenato la risata nel Guardiano? Una sua azione o una sua frase?
Si concesse il beneficio del dubbio e non distolse lo sguardo dall’uomo privo di un occhio e che gli ricordava inevitabilmente Rhaegar. Ma fu il giudizio - in un certo senso legittimo - a fargli salire l’amaro in bocca, oltre che alla domanda di cui Aiden avrebbe dovuto dare una risposta sincera e convincente.
Incrociò le braccia sotto al mantello e puntò gli occhi sull’unico presente nel viso del proprio interlocutore, restando calmo e pacato. «No, non è così, Sir.» Lo disse in una specie di sussurro, ma in quel luogo il suono sembrava tutto amplificato, perciò non ci sarebbero stati sicuramente problemi di comunicazione tra loro, gli unici esseri umani presenti sul posto. «Voglio dire… E’ vero che solitamente ci sono alcuni miei colleghi che rispecchiano la descrizione da Lei descritta, ma normalmente non rispecchia me. Se ho fatto un’eccezione in questo caso è perché volevo affrontare la questione a viso aperto, senza trucchi, in tutta onestà. Ma il mio “no” era riferito al pensare di fare come mi pare. Se l’avessi fatto...» E ammicò con il capo verso l’ingresso del Reparto. «Sarei entrato, non trova?»
Un pausa, breve, ma comunque necessaria per raggruppare le idee e le parole da usare per impostare una risposta alla domanda proposta dal Guardiano, poi parlò: «Se fossi stato presente all’attentato al Club dei Duellanti allora avrei combattuto fino allo stremo delle forze pur di non far scappare il criminale, ora divenuto ricercato. Avrei voluto esserci, avrei abbandonato la mia perlustrazione se solo mi avessero chiamato, avrei dato la caccia a quel Mago ad ogni costo. Eppure non ricevetti nessuna chiamata, nessuna richiesta di rinforzi è arrivata da parte dei due Auror che si sono occupati della faccenda. Forse penserà che questa mia risposta sia una menzogna, ma - ahimé - temo sia più veritiera che mai. Perché, si domanderà… Perché non voglio essere quel genere di Auror che con asprezza Lei ha giudicato.»
L’avrebbe convinto almeno su questo? Sarebbe bastata come spiegazione?
Aiden non si soffermò molto a pensarci sopra, il Guardiano non impiegò molto nel fargli notare la targhetta dorata a lato dell’ingresso su cui svettava il nome di “Reparto Proibiti”. Essere un Auror o meno non significava niente, sua madre gli aveva comunque fatto una testa in grado di ragionare e di cui si era premurata di temprare con i suoi modi da Generale dell’Esercito.
Si costrinse a mascherare la seccatura scaturita a seguito di quella battuta per fissare il Guardiano con una maschera di cera così spessa da rendere impossibile stabilire cosa stesse provando o pensando. «Non voglio salvare il mondo, voglio proteggerlo.» precisò. «Gli Eroi non esistono, Sir, credo che su questo ci troveremo d’accordo! E no, non voglio ingannarla altrimenti l’avrei fatto senza problemi, non trova? Facciamo così: siccome sono un uomo d’onore e di parola, le darò una garanzia. Potrà scegliere Lei la garanzia, purché mi dia l’opportunità di accedere al Reparto Proibito. Io le do qualcosa e lei mi da il permesso. Un Dare per Avere. Ci sta?»
Era forse quella la mossa giusta? Conferire al Guardiano una garanzia, un dargli qualcosa, in cambio del libero accesso al Reparto Proibito? Poteva essere una buona idea oppure pessima; non sapeva cosa avrebbe potuto chiedergli né se fosse il genere d’uomo che si lasciava comprare con simili offerte, a meno che il Guardiano non desiderasse ardentemente qualcosa. Eppure il Guardiano non aveva la benché minima idea di cosa Aiden fosse stato disposto a fare pur di giungere al suo scopo.
Un’altra risata da parte dell’omone privo di un occhio e questo fece piegare di lato la testa dell’Auror, confuso, cercando di capire cosa ci trovasse di tanto divertente da ridere. Il fulvo era forse buffo da vedere? O era il suo modo di parlare?
«Spero di trovare qualcosa che mi possa aiutare a tenere al sicuro le persone, a proteggerle come ci si aspetti da un vero Auror, senza dovermi macchiare l'anima. Lei prima ha detto che siamo delle brutte persone, che siamo inefficaci… Non è il solo a pensarlo, ma è proprio alla base di questo pensiero comune che voglio continuare a lottare, per portare un miglioramento, oltre che a svolgere a dovere il mio lavoro. E io lotto con tutte le mie forze, Sir, e continuerò a farlo fino al giorno della mia dipartita.»
E lo avrebbe fatto davvero. Avrebbe protetto le persone, tentato di apportare un miglioramento ripulendo il Dipartimento Auror da coloro che non seguivano la causa, dai traditori e dalle talpe che stavano minando lo scopo degli Auror stessi. Farcelo o meno, Aiden avrebbe lottato di continuo, nel Bene o nel Male.
Gli occhi dell’Auror scintillarono di una pura luce di determinazione, ergendosi con fierezza e onore, educato e temprato da Auror che avevano sempre lottato per la causa e che non si erano mai arresi, uno più di tutti e che aveva pagato il prezzo con la propria vita.

PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 129 ☘ EXP: 27.5

Bacchetta di Biancospino e Piuma di Grifone;
Distintivo Auror;
1 x Decotto di Dittamo;
Cappa della Resistenza (Nota: Anche se non ho descritto l’outfit di Aiden nel post precedente, solitamente corrisponde all’immagine sotto link del code e con gli oggetti attivi scritti in scheda.);
1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
1 x Orecchie Oblunghe;
1 x Fresbee Zannuto, Mordicchiatore Volante;
Anello Gemello (Collegato a Daphne Woods);
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No, sicuramente rimarrà al proprio posto perché a dieta

 
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view post Posted on 17/1/2018, 22:39
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Il Fato

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"Non farla così facile, Weiss!" Lo interruppe sul finire di una frase che sapeva di spocchia, una spocchia giovanile e giustificata dall'ardore degli anni, ma che Tuco non si sentì di lasciar passare. Una patina di impenetrabile serietà calò sul suo viso, dando mostra del potenziale letale che lo aveva portato ad assumere la posizione di guardiano. "Se avessi approfittato del mio sonnellino, avresti dovuto pregare l'anima di tua nonna di non farmi svegliare perché non avrei dato il meglio di me nel vederti uscire da quella porta senza aver alcun permesso per entrarci." Parlò con tono basso e un sorriso appena accennato sulla bocca, come di chi stesse assaporando qualcosa di assai piacevole con l'uso dell'immaginazione. C'era un brillio malvagio nell'occhio buono, mentre lanciava un avvertimento che aveva un che di minaccia. "E, giusto per farti avere il quadro completo della situazione, nessuno dei tuoi amichetti è mai riuscito ad oltrepassare quella porta senza il mio permesso. Nessuno, mai."

Da quel momento in poi, l'atteggiamento del guardiano mutò radicalmente: lo spirito giocoso e provocatore con cui aveva accolto l'altro lasciò il posto in favore di un'attitudine assai più controllata. Se ne stava seduto oltre il bancone con le braccia muscolose incrociate sul petto e l'occhio sinistro puntato sul giovane Auror. Era come se d'un tratto le parole di Aiden avessero cominciato a pesare in modo diverso al suo cospetto. Era chiaro che la velata allusione alla possibilità di entrare indisturbato nel reparto probito non gli fosse piaciuta; com'era chiaro che nulla nel prosieguo dell'accorata giustificazione di sé e dei suoi ideali fosse riuscito a smuovere l'omone di un solo centimetro. Il labbro superiore di Tuco si piegò verso l'alto, tremando di sdegno, mentre il desiderio di afferrare il giovane per il bavero del giaccone e sollevarlo di una buona trentina di centimetri dal pavimento cominciava a prendere forma nella sua mente. Gli tremavano le mani per il desiderio di dargli una lezione, fomentato dall'eco dell'ultima frase che gli aveva rivolto. "Non voglio ingannarla, altrimenti l'avrei fatto senza problemi, non trova?" Oh, no che non trovava! Affatto.

"Un dare per avere." La frase gli uscì di bocca come da molto lontano. Oltre la fitta serietà che gli dominava il volto, la mente di Tuco stava lavorando a una velocità impressionante. "E' un concetto molto interessante, specie se pronunciato dalla bocca di un eroe." Allontanò la schiena dalla sedia per sporgersi in avanti. Poi, diede un colpo di reni per alzarsi. Le grandi mani si posarono sulla superficie del bancone, la destra vicinissima all'impugnatura della bacchetta. Si erse nei suoi magnifici due metri d'altezza, guardando Aiden con espressione allarmante. Infine decretò: "Si può fare!"

Tuco si osservò intorno con circospezione, abbandonando per un attimo la presa sugli occhi dell'Auror. Voleva mascherare il fatto che, per tutto il tempo in cui l'altro aveva sproloquiato sulla giustizia, lui avesse elaborato un piano per ottenere esattamente ciò che desiderava. Da qualche settimana, gli premeva risolvere una questione: si trattava di un problema che rischiava di tramutarsi in un fattaccio. Ma Tuco non poteva permettersi il rischio di avere problemi con la legge e perdere il posto al museo. Aiden, forse, avrebbe fatto al caso suo.

"C'è una cosa che potresti fare per me, signor Weiss." Nell'introdurre il discorso, il suo atteggiamento mutò per passare dalla fredda ostilità - che preannunciava un secco rifiuto ai danni dell'Auror, peraltro - all'aperto interessamento. Adesso che si profilava all'orizzonte l'opportunità di ottenere qualcosa, Tuco riusciva a guardare al di là di ciò che Aiden rappresentava. Tornò ad essere circospetto per un attimo, ma solo per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Poi, fece segno al giovane di farsi più vicino e abbassò la voce. "Una brutta faccia gialla mi ha provocato non poche rogne, facendomi sborsare fior di quattrini per rifilarmi una fregatura." La sua espressione si fece appena più ostile nel rammentare la vicenda. In parte, era un bene che i suoi malumori non fossero più indirizzati verso Aiden, che cominciava a vedere come un alleato. "Me l'aveva consigliato un amico, dicendo che fosse uno dei rigattieri più affidabili di tutta Londra, ma pare che abbia pensato di potermi fregare. Io voglio indietro i miei soldi, Weiss: o quelli, o il suo maledetto muso giallo impagliato sopra il camino di casa mia." I denti ingialliti dal tempo furono esposti dal ringhio che seguì. "Pensi di potermi aiutare a concludere questo affare? Perché, se così fosse, potrei considerarti mio amico. E i miei amici... Beh, hanno libero accesso al reparto proibito! Possono venire quando vogliono," disse e alzò le sopracciglia per sottolineare la durevolezza della sua concessione, "e contare sulla mia più totale collaborazione." Lo guardò con fare significativo. Gli avrebbe fornito i dettagli della storia solo se l'altro avesse accettato. "Dunque, cosa ne dici, Weiss? Abbiamo un accordo?"

Era davvero così semplice come Tuco lo faceva apparire? E c'era davvero la possibilità che, accettando, Aiden evitasse il compimento di un omicidio? Il guardiano non pareva un uomo in grado di fare vane minacce, del resto. E, se era spregiudicato al punto tale da esporsi in un modo simile dinanzi a un Auror, doveva pur significare che non temesse alcunché. Ma cosa sarebbe accaduto, una volta che i dettagli della questione gli fossero stati forniti? Quali rischi avrebbe dovuto correre Aiden per ottenere il permesso che tanto desiderava? C'erano speranze che la fortuna fosse dalla sua e la situazione si risolvesse senza troppi drammi oppure avrebbe dovuto sudarsi quel maledetto ingresso al museo? Tuco pose la mano destra - enorme, callosa, dalla pelle olivastra - tra loro. Tutto ciò che Aiden avrebbe dovuto fare era stringerla. A quel punto, il patto sarebbe stato stretto e non ci sarebbe stata possibilità di tornare indietro.


 
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view post Posted on 20/1/2018, 14:14
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Aiden Weiss
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Il giovane irlandese aveva calcolato l’eventuale conseguenze se solo avesse osato approfittare della distrazione del guercio. Eppure, pensò l’Auror, a conti fatti si era dimostrato corretto nei confronti del Guardiano senza incorrere nelle sue ire, né aveva infranto alcuna regola.
Fece una scrollata di spalle. Le minacce dell’uomo erano giustificate, il suo lavoro glielo imponeva, ma infondo Aiden non si era mica comportato male. «Capisco...» mormorò in tono asciutto. «Beh, non può negare che mi sia comportato in maniera “corretta” nei suoi confronti, non trova?»
Ancora faccia a faccia, con entrambi le braccia incrociate al petto, attese un segnale da parte del Guardiano. Le espressioni della faccia e del corpo del proprio interlocutore sembravano frementi di compiere qualcosa, ma Aiden non capì esattamente cosa, forse l’omone davanti a sé non era del tutto concorde con il suo discorso ma poco importava, lui era stato oltremodo onesto e sincero. Se avesse detto una menzogna si sarebbe preoccupato di certo, non volendo farsi scoprire, ma in quel caso ogni parola proferita era stata veritiera. Perciò Aiden rimase saldo nella propria posizione e visibilmente calmo.
«Non sono un eroe!» apostrofò il Guardiano dopo quella provocazione. Odiava essere considerato tale, tutte le volte ripensava a suo padre, di come lo aveva sempre visto come tale e poi era morto. No, Aiden non sarebbe morto, sarebbe sopravvissuto e la sua astuzia l’avrebbe aiutato.
Per nulla intimorito dalla figura autoritaria davanti a sé, Aiden annuì in maniera appena percettibile quando udì che potevano giungere ad un accordo. Avrebbe fatto un favore a quell’uomo, sperò solo che non implicasse sporcarsi o comunque non in modo troppo visibile. A volte c’era un dazio da pagare, ma finché non si uccideva o si torturava ad Aiden sarebbe potuto andare bene, entro certi limiti ovviamente.
Si avvicinò con cautela e appoggiò i gomiti sul mobile che lo divideva dal Guardiano, facendosi attento alle sue parole. Un rigattiere di origine asiatica aveva rifilato chissà qualche ciofeca al Guardiano ad un prezzo esorbitante e non poteva che comprendere la rabbia dell’uomo in merito, era stato fregato e ora voleva essere rimborsato. Certo, ammesso che fosse vero, ma i sospetti che nutrì a riguardo vennero subito accantonati a seguito della minaccia che il guercio lanciò: o i soldi o il rigattiere ne avrebbe pagato il prezzo con la vita.
Perché nessuno capisce che è meglio non fregare un uomo con un occhio solo?, pensò, notando una certa venatura di cattiveria in quella minaccia a seguito del vibrante ringhio. Aiden era certo che se non avesse provveduto lui a sistemare la questione, l’omone avrebbe messo in atto la minaccia e questo l’Auror non poteva permetterlo. Nessun omicidio sarebbe stato commesso, parola di Auror Weiss!
In cambio, se avesse risolto il problema del Guardiano, quest’ultimo avrebbe dato libero accesso ad Aiden, in quanto l’avrebbe considerato un suo amico. Si passò una mano sul mento barbuto, riflettendo.
Quante alternative aveva? E se avesse davvero ucciso il negoziante a seguito del no? Era un modo per infangare il suo buon nome e ruolo di Auror in quello che poteva essere un losco affare?
Doveva tentare e trovare una soluzione, sia per sé stesso, sia per il Guardiano, sia per la vita stessa del rigattiere. Allungò la mano e strinse con fermezza quella dell’uomo di fronte a lui. L’affare era stato siglato, ora gli spettavano di diritto alcuni dettagli ben precisi.
«Dunque...» E interruppe la stretta di mano. «Quale oggetto vi ha venuto e di quale cifra parliamo?» Fece un breve cenno all’omone di allungargli qualcosa per scrivere, urgevano appunti. «Spero per lei che non si tratti di chissà quale oggetto oscuro. Certo, in tal caso sarebbe un vantaggio da sfruttare per riavere i suoi soldi, ma avrò molte gatte da pelare per non multarla per essere entrato in possesso di un oggetto illegale e pericoloso. D’altro canto, questo rigattiere dovrà chiudere bottega e vedersela con il Wizengamot. Se invece si tratta di merce innocua e quindi commerciabile, sarà più arduo. Riguardo all’ubicazione del negozio e al nome del negoziante, ci arriveremo, prima urge sapere la natura dell’oggetto.»
Qualsiasi cosa avrebbe risposto il Guardiano, fargli riavere i soldi non sarebbe stato comunque facile, ma una determinata risposta poteva dargli più carte da giocare a suo favore oppure avrebbe dovuto scalare l’Everest pur di avere risultati positivi.

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Era fatta. Nel momento in cui le mani dei due uomini si strinsero, la realtà cambiò il suo corso e assunse colori più oscuri. Come se avesse occultato fino ad allora la sua vera natura, il viso di Tuco mostrò un'espressione di una malvagità tanto profonda quanto sconcertante, mentre afferrava la mano di Aiden e la imprigionava nella sua. Ora che l'Auror era vicino, poteva osservare il nero denso dell'unica pupilla del guardiano e la vena crudele che gli attraversava il faccione. Era diverso da come si era presentato in quei primi minuti di conversazione. Erano bastati un patto vantaggioso, una stretta di mano tra gentiluomini (o presunti tali) perché Tuco passasse dall'umanità alla bestialità in un paio di secondi. Era come avere il demonio davanti. Nel guardarlo, si aveva l'impressione che le porte dell'inferno si fossero spalancate e fossero pronte ad accogliere il primo malcapitato per fare scempio di lui. Era fatta, sì. Ma cosa?

"Bene, bene, bene," commentò, mentre si leccava le labbra con impazienza e inumidiva i baffi attorno alla bocca. "Ottima scelta, Weiss. Davvero un'ottima scelta. Bravo. Hai fegato, per Merlino!" Parlava con una certa foga, velocemente, in preda ad una smania che non era neppure in grado di mascherare. Gli occhi saettavano da Aiden a punti imprecisati oltre le spalle dell'Auror. Lasciò andare la mano del giovane e recuperò parte della lucidità nell'udirne la richiesta. "Appunti? Ma cosa vai dicendo, accidentaccio a te! Non vorrai mica lasciare tracce! Levati quell'aria da perbenino di dosso: questa è una missione segreta. Tu non dirai niente del nostro accordo, io non dirò niente. Non ci sono documenti scritti, non ci sono appunti, non c'è niente di niente. Ficcati in quella testaccia rossa che mi hai dato la mano come uomo, non come Auror. Le tue regole non valgono più con me." Forse, da quelle ultime parole, Aiden avrebbe avuto un assaggio della portata del guaio in cui si era cacciato . Ma Tuco era serio e aveva ragione: aveva stretto un patto col Diavolo e il Diavolo aveva regole tutte sue. "E non pronunciare mai più la parola multa davanti a me o so io dove ficcartela, la multa."

Era giunto il momento per Aiden di prendere coscienza della propria, mutata situazione e della natura della persona che aveva di fronte. Non importava quanto fortemente legato fossei ai suoi ideali, né quanto coraggio scorresse nel suo sangue irlandese: nulla di tutto ciò gli sarebbe servito se non si fosse piegato, almeno all'apparenza, alle regole di Tuco. Le circostanze richiedevano di fare un'eccezione al solito modus operandi ma, soprattutto, imponevano che Aiden mostrasse lungimiranza. Non sarebbe potuto tornare indietro, ma non sarebbe neppure riuscito ad andare avanti se non avesse fatto presto ad adattarsi.

"Mi deve duecento galeoni, il figlio di una manticora!" Era una cifra considerevole. Cosa mai poteva aver richiesto una simile spesa? "Mi aveva promesso di fornirmi tre uova di Runespoor a Tre Teste e un ciuffo di Erba Fondente. Invece, mi ha rifilato uova di folletto e un ciuffo di peli dell'anima di su' mamma," disse col viso paonazzo e piazzò un poderoso pugno sul bancone, finché l'enorme volume non si sollevò e ricadde pesantemente nel punto in cui era. Si passò una mano sul volto, massaggiandosi le tempie con le dita tozze. "Non farai fatica a trovarlo. Esci dal museo, dritto al London Bridge. Non devi entrarci, Weiss. Prima che inizi, sulla sinistra troverai una scaletta mezza malandata: fai attenzione, ché non è facile da vedere e manco da scendere. Ma tu sei secco abbastanza da farcela senza rischiare grosso. Scendila e dovresti trovarti in una zona piena di cespugli. Supera i cespugli, ma stai attento a non buttarti, all'animaccia tua: quei così finiscono e non ti accorgi nemmeno che sei col culo in acqua. Lo trovi lì. Ha una barchetta che puzza più della sua faccia gialla. Vende pesce o, almeno, così sembra. Salici e fatti dare quello che mi spetta. Non voglio gli ingredienti. Voglio i soldi, intesi?" Un rumore di passi in lontananza allarmò Tuco, spingendolo a rimettersi a sedere. "Ora va' e torna quando hai finito!"

Discorso chiuso. Non c'era altro da aggiungere. Ma Aiden era pronto?


Ti è concesso descrivere le azioni di Aiden fino all'arrivo alla scaletta menzionata da Tuco. Fermati lì, quindi.
 
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La vita doveva essere davvero ingiusta nei confronti di Aiden. L’Auror percepì, nel momento stesso in cui vide il radicale quanto repentino cambiamento nel Guardiano, un senso di acidità nella gola, come se gli avessero versato dell’acido solforico direttamente in bocca e costretto ad inghiottirlo. Mai avrebbe pensato di trovarsi faccia a faccia con un malvivente, un uomo senza scrupoli e che aveva approfittato dei suoi buoni propositi.
Emise un sommesso ringhio, mentre la mascella si contraeva per la rabbia. Consapevole del fatto che ormai aveva dato la sua parola d’onore, non poteva tirarsi certamente indietro e avrebbe dovuto farsi piacere quel loro patto pur di ottenere ciò che desiderava. Un prezzo amaro che sarebbe stato pagato sebbene il pentimento si stesse facendo strada in lui.
«Va bene...» sibilò soltanto tra i denti, mentre assottigliava lo sguardo. Non avrebbe permesso a nessuno di mettergli i piedi in testa, tuttavia si mostrò accondiscente a seguire le sue regole fintanto che condividevano lo stesso spazio nel medesimo luogo, poi, fuori di lì, Aiden avrebbe agito secondo i propri schemi. Si sarebbe adattato solo per non giocare quell’opportunità.
Annuì secco e ascoltò con attenzione, ma quando udì la lista delle cose che aveva acquistato non erano ciò che in realtà aveva richiesto - tre uova di Runespoon e un ciuffo di Erba Fondente -, Aiden alzò un sopracciglio. Non era nulla di illegale, quindi sarebbe stato più arduo convincere l’uomo orientale a dargli i soldi eppure aveva già un mezzo piano… un piano che non gli piaceva per niente.
«Ho capito...» disse, grattandosi il mento, mentre rifletteva sul da farsi.
Il Guardiano non si risparmiò di fornirgli le dovute indicazioni per rintracciare il rigattiere con tanto di commenti che Aiden non apprezzò. Non gli piaceva quell’uomo, non dopo aver scoperto un vaso che - forse - sarebbe stato meglio tenere chiuso; eppure non diede a vedere il suo disappunto, ma fece comprendere al suo interlocutore di aver memorizzato tutto a mente, dato che di appunti proprio non se ne volevano.
«Solo i soldi, nient’altro.» fece eco alle parole del Guardiano, poco prima di intuire dei passi in lontananza che allarmarono il guercio tanto da farlo tornare di corsa al suo posto. Che fosse il Rettore del British Magic Museum?
Aiden diede un’occhiata fugace sulla scrivania del Guardiano, nella speranza di individuare un qualche indizio circa la sua identità, come una targhetta o altro, così da avere più elementi a suo favore nella sua nuova missione tutt’altro che diplomatica. Se non avesse visto nulla, si sarebbe arrangiato, ma non avrebbe mai chiesto il nome a quell’uomo, non si sarebbe mai abbassato nel sembrare un incapace ai suoi occhi maligni.
Prese congedo con un cenno secco del capo, come una sorta di saluto, per poi ritornare da dove era venuto, verso l’uscita. Tuttavia, prima di mettere piede fuori dalla struttura, Aiden si infilò dentro il bagno degli uomini, premurandosi di controllare di essere da solo e, soprattutto, di essere stato discreto nel muoversi.
L’Auror fissò il proprio riflesso allo specchio e sfoderò la bacchetta. I capelli rossi erano troppo appariscenti, un tratto troppo distintivo e che avrebbe potuto renderlo riconoscibile in caso di denuncia nel caso in cui avesse osato troppo. Proprio per questo motivo decise di cambiare il proprio look, di camuffare il proprio aspetto prima di giungere nei pressi del Tamigi e per farlo necessitava di uno specchio. Voleva fissare il primo prezzo da pagare per ciò che aveva appena accettato di compiere, perciò si armò di concentrazione e di volontà nel fare ciò che stava cercando di compiere. Determinato com’era, sebbene avrebbe rimpianto un tale gesto una volta terminata tutta quella faccenda, Aiden si puntò la bacchetta contro la testa e mormorò: «Calvorio.»

Una volta fuori dal museo, Aiden si avviò verso il London Bridge, stretto nel proprio mantello e nascondendo subito il Distintivo Auror nell’unico posto dove nessuno avrebbe osato perquisirlo: nelle mutande.



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Ok, spero di aver fatto bene.



Edited by Aiden Wëiss» - 26/1/2018, 17:37
 
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Due uomini distinti apparvero oltre l'angolo, dando seguito all'allarmismo di Tuco e mettendone in evidenza le capacità percettive. Vestivano abiti babbani di ottima fattura, dal taglio elegante e procedevano fianco a fianco in tutta tranquillità. Superarono Aiden degnandolo a malapena di uno sguardo; poi, individuarono Tuco e gli rivolsero un sorriso e un cenno del capo. Il guardiano li salutò con fare reverenziale, prima di abbandonare la propria postazione e raggiungerli in prossimità della porta che garantiva l'accesso al Reparto Proibito. Bisbigliarono tra di loro, mentre Tuco metteva mano alla cintola e ne estraeva un grosso mazzo di chiavi; uno dei due avventori poggiò la mano sulla spalla dell'omone. Erano scambi silenti, segnali netti di un rapporto basato sulla dominanza che affondavano in un passato sconosciuto all'Auror. Quando la serratura scattò e gli sconosciuti si intrufolarono nella sezione del museo cui Aiden tanto aspirava, Tuco chiuse la porta alle loro spalle e tornò al proprio posto. Aveva un oggettino tra le mani e lo studiava con bramosia. Era del tutto dimentico del giovane irlandese che aveva impegnato i suoi pensieri e la sua pazienza fino a pochi minuti addietro. Se non altro, dal suo comportamento poteva evincersi che non avesse mentito: una volta ottenuto ciò che voleva, onorava diligentemente la sua parte dell'accordo.

Aiden tornò sui propri passi. Prese le distanze dal luogo che sembrava aver compromesso la fermezza dei suoi ideali di giustizia. A mano a mano che i corridoi desolati si snodavano davanti a lui, cresceva la consapevolezza di aver peccato di un'ingenuità che non si addiceva bene alla sua professione: farsi un giudizio sulla persona che si aveva di fronte era un tassello imprescindibile per fare bene il mestiere di Auror, poiché evitava di cadere in trappole architettate ad arte. Come se lo avesse realizzato da subito, perciò, Aiden cercò rifugio nel bagno degli uomini. Un altro individuo ben vestito incrociò il suo cammino proprio mentre era in procinto di attraversare la soglia.


"Mi perdoni," si scusò lo sconosciuto con modi gentili, prima di superarlo e imboccare la direzione che conduceva al Reparto Proibito e al suo guardiano. C'era parecchio movimento da quelle parti, a quanto sembrava! Era sempre così? E che genere di movimento nascondeva quell'incessante andirivieni di gentiluomini?

L'idea dell'Auror non era niente male. Per quanto orgogliosamente portasse di solito i suoi colori, il rosso d'Irlanda non era certo il modo migliore per affrontare una situazione che rischiava di comprometterlo più di quanto già non fosse. Il fascio di magia s'irradiò dalla punta della bacchetta per cancellare ogni residuo della bella capigliatura del giovane, dandogli un assaggio di ciò che lo avrebbe aspettato (forse) in vecchiaia. Il contrasto tra il prima e il dopo era tale che sarebbe stato necessario più di qualche istante per abituarsi al cambiamento. C'erano, eppure, questioni assai più pressanti da prendere in considerazione, questioni che non avevano a che vedere con la vanità ma con giustizia e affari. Quindi, Aiden si lasciò il museo alle spalle più leggero e, contemporaneamente, più appesantito: per ogni capello che aveva perduto, sembravano essersi intrecciate al suo cammino altrettante insidie senza che fosse possibile prevedere l'esito di ciascuna di esse.

Il gelo invernale di Londra lo investì senza pietà alcuna, accanendosi sulla pelata. Disabituata a tutta quell'esposizione, la testa avrebbe presto subito le conseguenze di una leggera ma fastidiosa cefalea. Il traffico automobilistico scorreva accanto ad Aiden, mentre procedeva alla volta del London Bridge; quello pedonale, invece, si mostrava assai più controllato. I pochi coraggiosi che preferivano raggiungere a piedi la destinazione prescelta, anziché attraverso i mezzi pubblici o la smaterializzazione, se ne stavano ingobbiti sotto strati di pesanti indumenti e con lo sguardo fisso sul grigio dei marciapiedi. A mano a mano che si avvicinava alla destinazione e la protezione dei palazzi si diradava a favore di zone più ampie, il soffio del vento cresceva d'intensità e il fischio prendeva le forme di un ululato malinconico. Infine, la sagoma imponente del London Bridge apparve agli occhi dell'Auror.

Si trattava di un'opera stradale non tra le più affascinanti - non aveva di certo la bellezza del vicino Tower Bridge -, ma le linee erano pulite e adempiva egregiamente al suo compito. Si componeva di due carreggiate e quattro corsie che consentivano di attraversare la città da una parte all'altra e sorvolare il Tamigi. Aiden non aveva ancora imboccato il ponte e si trovava sul marciapiede di sinistra, ove era visibile l'insegna del London Grind, un cafè-ristorante che doveva buona parte della sua fama alla collocazione. All'altro capo della strada, sulla destra, svettava l'ultimo palazzo prima dell'inizio del ponte: era alto e aveva un'ampia facciata a vetri; e, a pochi passi dall'ingresso, stava una cancellata che precedeva di poco il parapetto. Tuco aveva detto di non imboccare il ponte, dunque la scaletta non poteva che essere nei dintorni. Ma dove? E come trovarla? Aiden aveva tante alternative, quasi troppe. C'erano i locali ai lati opposti del ponte, che avrebbero potuto offrirgli forse la possibilità di trovare la strada che cercava in un modo non troppo dissimile a quanto accadeva per l'ingresso al ministero della magia (magari, tramite i bagni?). C'era la cancellata all'altro capo della strada. C'erano, infine, anche il ponte e la sua estensione. A fare da guida solo le vaghe indicazioni del guardiano e l'intuito dell'Auror.




N.B. La modifica nel precedente post di Aiden è stata autorizzata da me.
 
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view post Posted on 31/1/2018, 21:24
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Venne a malapena considerato quando Aiden oltrepassò i due uomini mentre si avviava nella direzione da cui erano apparsi. Quando si era voltato appena per osservare dove stessero andando e notò come si erano rivolti al Guardiano, Aiden intuì che anche loro dovevano aver avuto una sorta di “affare” visto il modo in cui il Guardiano stesso si comportò: aveva aperto la porta del Reparto Proibito ai due ed era tornato al proprio posto stringendo qualcosa in mano. Per lo meno sembrava rispettare gli accordi, ma Aiden di certo non cantò vittoria troppo presto, non dopo essersi accorto a proprie spese di che pasta fosse fatto quel losco individuo.
Anche quando fece per raggiungere il bagno, dovette scansarsi in tempo e lasciare passare un uomo. «Di nulla. Nessun problema.» replicò lui a seguito delle scuse che gli furono rivolte. Lo fissò dirigersi verso la direzione in cui stanziava il Guardiano e con una sorta di sospiro che pareva più un grugnito, Aiden entrò nel servizio pubblico mentre meditava sull'eccessivo traffico nella zona del Reparto Proibito.
Maledì lo specchio per ciò che gli mostrò una volta che l’incantesimo fece il suo effetto: i suoi preziosissimi capelli, la fonte del suo orgoglio, caddero con una rapidità tale che impiegò diversi istanti per realizzare la cosa. Una volta che si fu accertato dell’amara verità - quanto necessaria al fine - trattenne a stento un verso di pura sofferenza. Le lacrime stavano per salirgli agli occhi, ma l’Auror si impose di tenere i dotti lacrimare asciutti ed immacolati. Uno sforzo estremo, ma avrebbe affrontato il lutto in un altro momento, piuttosto si affrettò a raccogliere la massa di ciuffi rossicci e gettarli direttamente nel gabinetto, con lo sciacquone a concludere quel rito di “sepoltura” di una parte di sé.
Una volta che l’occultamento della sua ormai ex zazzera rossa, uscì all’esterno e imprecò in gaelico per il gelido che investì la sua testa pelata. Una leggera cefalea lo colse impreparato, era il primo dazio da pagare, ma sperò fosse anche l’ultimo. Si tirò su il cappuccio del mantello e prese a marciare.
Infine, ecco lì, il London Bridge in tutta la sua potenza. Uno dei simboli di Londra avrebbe fatto da scenario di quello che sarebbe stato il Calvario di Mr. Weiss.
Non entrò dentro il ponte, si fermò per studiare bene la zona secondo le indicazione lasciategli dal Guardiano. Prima la cancellata sulla destra ed infine il London Grid sulla sinistra. Fu proprio quando indugiò sulla zona alla sua sinistra che ricordò di una precisazione del Guardiano: Prima che inizi, sulla sinistra troverai una scaletta mezza malandata: fai attenzione, ché non è facile da vedere e manco da scendere.
Dunque scelse la sinistra e si avviò a passo lento e morbido verso il locale, costeggiando il lato destro e andando a controllare se la scaletta di cui aveva parlato il Guardiano si trovata nella zona del retro del bar-ristorante.

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Calv(a)orio di Mr. Weiss :ihih:
Il lato destro del locale s'intende dal punto in cui lo vede Aiden dalla strada.

 
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view post Posted on 2/2/2018, 16:26
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“Ehi! Stai attento a dove vai!”

La voce di un ragazzino di non più di quindici anni seguì il brusco impatto tra Aiden e un corpicino tutt’ossa. Gli occhi castani del giovane guardarono l’Auror con cipiglio severo, prima che questi si chinasse per recuperare l’oggetto perduto nello scontro. Era un affarino rettangolare dalla superficie di vetro illuminata. I babbani li chiamavano “cellulari” e li usavano di frequente per le esigenze più disparate; di alcuni, si sarebbe detto che vi facessero perfino troppo affidamento. L’adolescente diede una rapida controllata alle condizioni in cui versava il telefono per assicurarsi che non fosse rimasto danneggiato. Poi, calò il berretto sulla testa e sistemò il ciuffo riccioluto che gli occupava tutta la parte destra della fronte.

“Se me l’avessi rotto, avresti dovuto pagarmi fino all’ultimo centesimo!”

Si congedò così, senza alcun saluto, diretto presso la fermata dell’autobus sul lato opposto della strada, e non si guardò più indietro. Ad Aiden non rimaneva che prendere atto della situazione, andare oltre e dedicarsi alla missione che lo aveva condotto nei pressi del London Bridge. Una folata di vento sibilò forte nello spazio tra i palazzi e molti tra i passanti si strinsero in cappotti e mantelli per ripararsi dal freddo. Chi aveva indugiato sulla soglia del London Grind fu, infine, convinto da quella brutale carezza ad entrare per bearsi del calore del locale, salendo i pochi gradini che, dal marciapiede, conducevano all’interno. Era un peccato che Aiden non potesse fare altrettanto!

Procedette per la sua strada, ispezionando la facciata dell’edificio che, per metà, era occupato dal cafè–ristorante. Le finestre si succedevano con ordine e precisione sulla parete di mattoni finché, dopo qualche metro, la costruzione squadrata non s’interrompeva per lasciare spazio al London Bridge. Un versante della struttura si affacciava direttamente sul Tamigi. Non fu difficile per l’Auror trarre una semplicistica conclusione: la soluzione non stava nel palazzo che aveva di fronte, non nella parte che aveva esaminato almeno. Perciò, non rimaneva che procedere. Quando giunse in prossimità dell’imboccatura del ponte, il vento sferzò il suo viso giovane – e la pelata liscia e tonda – con prepotenza. Per un po', tutto quello che Aiden poté fare fu stringersi nelle spalle e sperare di proteggere il volto oltre lo spesso mantello. Com’era venuta, però, la furia dell’aria cessò e l’uomo poté tornare a guardarsi intorno. Sarebbe bastato sporgersi un poco in avanti oltre il parapetto per notare i pioli arrugginiti di una scaletta incassata nel muro dell’edificio sul quale si era concentrato. Se è vero che l’uomo è artefice del proprio destino, non lo è di meno ammettere che, in determinate circostanze, le soluzioni a propria disposizione siano poche e profondamente circoscritte. In quel caso, Aiden aveva una sola alternativa: scavalcare il parapetto nel punto più vicino all’edificio e sporgersi per raggiungere la scala.





In sintesi: l’esplorazione della facciata è stata inefficace. Ti ho fatto procedere lungo il marciapiede e fino all’inizio del parapetto. Lì, sarà possibile scorgere la scala sporgendosi un po’. Per scendere però dovrai scavalcare il parapetto, visto che la scala è incassata nella parete dell’edificio che dà direttamente sul fiume.

Inoltre, Aiden, ti suggerisco di essere più chiaro e descrittivo d’ora in poi. L’ultima parte del tuo ultimo post era molto confusionaria e approssimativa, cosa che non si concilia bene con una quest e, soprattutto, col bisogno di esplorazione. C’erano alternative da vagliare, possibilità da prendere al volo, soluzioni da considerare; invece, ti sei limitato a liquidare la questione con un paio di righe in croce che ho dovuto interpretare. Dal prossimo post in poi, ti consiglio di prenderti il giusto tempo per calcolare le tue mosse e dargli una idonea descrizione. Per questa volta, ho deciso di aiutarti e indirizzare il tuo personaggio. Se dovesse ricapitare, però, sappi che la prossima volta mi atterrei fedelmente alle tue descrizioni.

 
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view post Posted on 5/2/2018, 14:59
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Nemmeno lo vide, nemmeno si accorse della piccola figura che finì per scontrarsi contro il proprio corpo muscoloso e tonico. Troppo concentrato nell’individuazione della scala menzionata dal Guardiano, Aiden aveva finito per urtare un ragazzino sui quindici anni, a cui era caduto il famoso cellulare, un oggetto Babbano che stava andando molto in voga negli ultimi decenni, una sottospecie di scatolina sottile e colorata con una parte di vetro, in cui era possibile fare una moltitudine di cose, come scrivere. Una cosa bizzarra, che Aiden aveva provato ad usare e che lo aveva addirittura entusiasmato, ma che lo aveva fatto impazzire così tanto che il mal di testa non lo aveva di certo risparmiato.
Fissò il ragazzino, mentre borbottò un frettoloso: «Scusami, non ti avevo visto.» Fu visibilmente dispiaciuto per quel piccolo incidente. «Davvero, sono mortificato. Almeno è integro, no?» Ma poi il ragazzino se ne andò senza degnarlo di ulteriori sguardi o parole, nemmeno un saluto; allora Aiden lasciò perdere, sebbene fissò il profilo del ragazzino che si allontanava con una certe perplessità.
La prima parte di ispezione sembrò infruttuosa: buona parte della facciata era occupata dal caffé-ristorante, con le sue finestre disposte in una fila ordinata, per poi terminare verso il Tamigi. Lì, quindi, non c’era nulla, perciò tentò di avvicinarsi all’imboccatura del ponte, per poi sporgersi oltre il parapetto. Sperò quindi in una botta di fortuna. Individuò quelli che erano dei pioli arrugginiti di una scaletta sporgenti dal muro dell’edificio.
Fece un calcolo approssimativo di quanta distanza poteva esserci tra la sua attuale posizione e la scala, decretando che non fosse molta ma che per raggiungerla si poteva solo scavalcare il parapetto e sperare che le sbarre di ferro reggessero, poiché la presenza della ruggine lo rese in un qualche modo incerto circa la resistenza della struttura.
Il vento si era fatto più impetuoso e non c’era da stupirsene, era vicino al fiume ed era naturale che fosse più forte. Il cappuccio non sembrò reggere a confronto della furia del vento, venne repentinamente rigettato all’indietro ogni volta che tentava di tirarselo sulla testa, ma al ventesimo tentativo mandò in malora tutto quanto, imprecando addirittura in gaelico. Forse il mal di testa che già aveva iniziato a farlo penare, oltre che ad una possibile influenza, erano il giusto prezzo per quella sua scelta cedere un favore al Guardiano. Tuttavia, c’era anche da dire, che se aveva accettato era perché in primis non aveva digerito l’idea che un uomo come il Guardiano potesse minacciare di morte una persona davanti a lui e piuttosto che permettere che tale minaccia si realizzasse, si era buttato. Una scelta avventata, stupida, ma mossa dal senso del dovere e dal cuore poiché il Guardiano aveva dato l’impressione - e successivamente la prova - che era uno che manteneva la parola data. Aveva visto come aveva lasciato passare quei due individui dopo aver ricevuto chissà cosa, perciò cosa avrebbe impedito all’uomo bendato di mettere in atto l’omicidio se Aiden si fosse rifiutato?
Non volle pensarci più, ormai la decisione era stata presa, non poteva più tornare indietro, doveva proseguire e concludere quel losco affare che gravava pesantemente sul suo cuore. Non avrebbe fatto del male all’uomo orientale, no, non sarebbe andato oltre al spaventarlo a morte se non avesse collaborato con le buone. Doveva convincerlo, sì, ad essere collaborativo, per il bene di entrambi.
Prese un lungo respiro e si guardò attorno, guardingo, sperando di non catturare sguardi indiscreti, attendendo che l’ultimo autobus passasse. Soltanto quando fu certo di non avere alcuna attenzione su di sé - dovendo attendere presubilmente diversi minuti prima di avere il via libera -, allora l’Auror poté agire. Strinse la parte di ferro del parapetto, un grosso tubo rettangolare tenuto ben saldo da strati e strati di cemento, per poi spiccare un balzo di lato, così da poter appoggiare il piede sulla parte apicale della parte in cemento, e con forza si issò lungo sul parapetto, facendo attenzione a non scivolare o a perdere la presa sulla parte di ferro. Lentamente si calò dall’altra parte, per poi sporgersi con una mano verso uno dei pioli della scala.
Non appena avvertì il freddo del metallo contro il palmo della sua mano e afferrandolo in maniera salda, allora procedette con lo spostamento del primo piede, così da mantenersi in equilibrio una volta che avesse definitivamente mollato la presa su parapetto da cui si era calato.
L’umidità del Tamigi rischiava di rendere assai più pericolosa quella discesa, così - tanto per non rischiare ulteriormente - Aiden preferì tenersi posizionando l’arto con un angolazione a novanta gradi e con i dorsi delle mani rivolte verso l’esterno, ovvero verso il muro in cui era incassata la scala. Se fosse scivolato avrebbe retto meglio il proprio peso. Aveva preso ispirazione da uno degli esercizi ginnici che era solito svolgere durante i suoi allenamenti personali, ciò permise all’Auror di sentirsi più sicuro, ma procedette verso il basso sempre con cautela, pregando gli Dei che la scala riuscisse a reggere il suo peso per tutta la discesa.


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Cinturone d’Argento con Perla del Mistero.

Usato Google Maps come consigliato dal Master in merito dall’orientamento ambientale.
Ho descritto la discesa, restando comunque sul condizionale, anche quando si guarda in giro prima di agire. Non sa mai se ci scappa qualche magagna La descrizione di come tiene le braccia e mani durante la discesa l’ho basata da questa immagine http://admin.nonsolofitness.it/files/artic...00000001182.jpg

 
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view post Posted on 8/2/2018, 16:22
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Il Fato

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“Oh mio Dio! Oh mio Dio!”

Una signora anziana, dai lunghi capelli legati in una sobria crocchia, si fermò a qualche passo di distanza dal punto in cui Aiden aveva deciso di scavalcare il parapetto. Aveva i grandi occhi azzurri spalancati e le labbra che si aprivano e richiudevano a intervalli regolari. In un certo senso, sembrava che stesse tentando di articolare una frase che proprio non voleva saperne di uscirle di bocca. Era sconvolta, letteralmente senza fiato! Ferma nel bel mezzo del marciapiede, non riusciva a distogliere gli occhi dalla figura mascolina che aveva appena oltrepassato una delle protezioni del ponte. All’ultimo istante, il coraggio tornò a farle visita e le riempì i polmoni d’aria.

“SI STA… SUICIDAAAAAAAAAAAAAAAANDO!!!”

Quello che accadde nei minuti successivi fu il principio di un caos che chiunque avrebbe fatto fatica a dimenticare di lì a breve. Aiden non aveva ancora preso le misure, né era riuscito a sporgersi per afferrare i pioli, ché la folla s’interessò alla sua sorte. I passanti, storditi dall’urlo della sconosciuta vecchina, furono costretti ad arrestarsi e si voltarono tutti in direzione della donna. Il passo successivo era seguire l’indirizzo del braccio che mirava a un ragazzo dalla pelata meravigliosamente rotonda. Era un tale peccato che volesse ammazzarsi con una testa così bella! Molti dei presenti (i più coraggiosi) si precipitarono nelle immediate vicinanze del parapetto senza arrischiarsi a fare un passo di troppo o a rendersi artefici di movimenti troppo bruschi. Babbani o maghi che fossero - ce n’erano sia dell’uno sia dell’altro schieramento – non osavano discostarsi troppo dalle linee guida del buonsenso che tutti, chi più chi meno, sapevano di dover seguire in casi tanto delicati.

“Andiamo, amico! Non fare sciocchezze,” gli disse il più vicino, un omone basso e tarchiato con un paio di baffi neri dalle estremità arrotolate. “Qualsiasi cosa sia successa, puoi risolverla. Scendi da quel parapetto. Fatti dare una mano!”
“Esatto, esatto. Ascolta quest’uomo, figliolo, e scendi di lì.” Un altro sconosciuto sulla trentina, alto e dinoccolato, si aggiunse al primo. Aveva un cappello a tesa larga, marrone, che gli incorniciava la parte alta del viso e un braccio attorno alle spalle della nonnina tremante. “Fallo per questa povera signora. Potrebbe essere tua nonna. Non darle questo dolore!”
“Lascia che ti offra un buon tè!” Una ragazza, bionda e con gli occhi verdi, parlò ad Aiden da molto vicino. Aveva preso ad avanzare e ora distava a poco più di un metro e mezzo dal punto in cui l’Auror si trovava. Era incredibilmente bella e la sua voce soave. “Magari, ci facciamo due chiacchiere e mi dici come ti senti. Poi, sarai libero di andare dove vuoi.” Sorrideva al ragazzo con espressione dolce e lo sguardo languido di chi comprende il dolore altrui per averlo provato in prima persona. Se Aiden avesse accettato il suo invito, avrebbe trovato nella giovane un’ascoltatrice attenta e un’anima affine alla sua come mai ne aveva conosciute. Stese la mano per invitarlo a raggiungerla. “Ti va?”

Il coro di voci attorno all’Auror aveva cominciato ad infoltirsi e un nutrito gruppo di individui si era radunato per assistere alla vicenda, qualunque fosse stato il risvolto finale. Una cosa era certa: Aiden era nell’occhio del ciclone e la tempesta si agitava tutto intorno a lui.



Credo che la situazione sia abbastanza chiara. Ti trovi appena oltre il parapetto e l’urlo della signora ti ha impedito di fare la mossa successiva. Tutto ciò che viene dopo il momento in cui Aiden ha scavalcato la ringhiera del ponte non è mai accaduto.
 
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view post Posted on 14/2/2018, 16:32
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit

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Un urlo acuto irruppe nell’aria nel medesimo istante in cui Aiden era riuscito a scavalcare buona parte del parapetto, ferendoli le orecchie sensibili. Evitò di sussultare, non volendo rischiare di finire di sotto e rimanerci secco, infondo era ancora troppo giovane per lasciarci le penne in un modo così stupido.
Rimanendo aggrappato come una scimmia, l’Auror ormai pelato fissò l’artefice di un tale fracasso con un misto di terrore e stupore. Colto sul fatto, non sapendo subito come comportarsi, Aiden sbottò d’istinto: «Signora, non urli! Non mi sto suicidando, mi è solo cascato il telefono di sotto e vorrei riprenderlo!»
Eppure non ci fu nulla da fare, il Caos piombò in pochi attimi e per Aiden non ci fu altra scelta se non togliersi di dosso quella situazione incresciosa e scomoda, assecondando le richieste dei presenti sulla scena.
Dannata vecchia! pensò a denti stretti, mentre prese a scendere con assoluta calma e cautela.
Che fare? Come agire? Come raggirare la situazione e allontanarsi dalla zona prima di tentare di nuovo? Magari avrebbe adottato un’altra strategia, una più sicura, più discreta. Il Guardiano del resto non gli aveva dato una scadenza precisa, solo di tornare a lavoro concluso, perciò perdere un’ora forse non era poi un problema così rilevante. Per certi versi, forse era meglio andarci cauti, senza fretta e giocando d’astuzia.
Fece un respiro profondo e fissò la ragazza che si era avvicinata con voce suadente. Era bella, non c’era che dire, con due occhi verdi che per poco non lo sciolsero sul posto come un cubetto di burro. «Thé? Parlare? Uhm… Sì, va bene.» disse timidamente, arrossendo. Non riuscì a capacitarsi del perché fosse arrossito così di punto in bianco, ma quando c’era di mezzo una bella ragazza il suo lato timido si faceva strada e non lasciava spazio a nient’altro.
Aveva accettato solamente perché così sarebbero entrati nel London Grind e le avrebbe chiesto di accomodarsi proprio accanto ad una delle finestre che dava verso il fiume, così da poter scorgere bene il punto in cui la scaletta scendeva. Se fosse riuscito a memorizzare bene il punto d’arrivo, appena si fosse liberato della ragazza e raggiunto un posto sicuro da occhi indiscreti avrebbe potuto tentare con la Smaterializzazione.
«Comunque io sto bene, volevo davvero riprendermi il mio telefono.» borbottò a voce alta, così che i presenti sentissero. Fissò la mano che lei gli allungò. «Permettimi di rassicurare un attimo la signora.» aggiunse, congedandosi da lei un secondo.
Si avvicinò alla signora anziana che aveva urlato ancora visibilmente sconvolta. Le prese delicatamente una mano tra la sua e gliela accarezzò per rassicurarla. «Madame, le assicuro che ha frainteso. Mi è scivolato dalle mani il telefono mentre tentavo di fare una foto. Sono proprio un pasticcione, mi perdoni se l’ho allarmata.» Le assestò un caloroso bacio sulla guancia, proprio come un nipote alla sua adorata nonna.
Sperò solo che sarebbe bastato a placare gli animi e il fatto che avesse accettato di bere un thé con quella ragazza sarebbe dovuto bastare a far comprendere alla folla che stava bene, che c’era stato un equivoco e che non avrebbe tentato di recuperare ulteriormente il fantomatico telefono.
«Ormai sarà bello che in fondo al Tamigi, quindi al diavolo quel telefono! Ne comprerò uno nuovo!» esclamò mentre raggiungeva la ragazza.
Era un dannato approfittatore a volte, ma era l’unico modo per uscire da tutto quel Caos e ritentare tramite un’altra via.

PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 129 ☘ EXP: 27.5

Bacchetta di Biancospino e Piuma di Grifone;
Distintivo Auror;
1 x Decotto di Dittamo;
Cappa della Resistenza (Nota: Anche se non ho descritto l’outfit di Aiden nel post precedente, solitamente corrisponde all’immagine sotto link del code e con gli oggetti attivi scritti in scheda.);
1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
1 x Orecchie Oblunghe;
1 x Fresbee Zannuto, Mordicchiatore Volante;
Anello Gemello (Collegato a Daphne Woods);
Cinturone d’Argento con Perla del Mistero.

Buttarmi belle ragazze è illegale, Master

 
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49 replies since 4/1/2018, 18:50   875 views
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