Things Take Time, Per Seth.

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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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Rune Antiche era una materia indubbiamente affascinante. Alla Tassorosso sembrava che il tempo volasse durante le lezioni, tanto che a volte avrebbe voluto durassero più a lungo. Fin da subito l'antica arte della creazione di talismani ed amuleti l'aveva rapita e forse aveva fatto leva su quella sua inclinazione "genetica" che poi l'aveva portata a lavorare per il Wizard Store. Erano le tre passate e non c'era nemmeno un accenno ad una schiarita, il cielo era totalmente coperto da ingombranti nuvoloni grigi, nell'aria vibrava la sensazione che solitamente precedeva tuoni e fulmini. In una giornata grigia come quella era impossibile per lei non riflettere, vagando per il castello quasi come un fantasma, nella speranza di non essere disturbata. Lo faceva spesso, in effetti, soprattutto quando i problemi che l'affliggevano iniziavano a pesarle più del dovuto. Camminava per distrarsi ed allo stesso tempo per riordinare le idee. Amava godere degli angoli più affascinanti di Hogwarts ed a volte allungava la strada per i suoi dormitori pur di rimanere ad osservare un arco particolarmente bello o un quadro. Proprio trascinata da quelle sue intime riflessioni aveva camminato fino al quarto piano, arrivando di fronte all'aula di Rune con almeno mezz'ora di anticipo. La porta era chiusa, altrimenti la ragazza l'avrebbe facilmente spinta a sufficienza per entrare e godersi quei minuti tranquilli, magari ripassando quanto spiegato nella lezione precedente. «Hydra! Ehi... aspetta!» Una voce la raggiunse, riportandola alla realtà. Rapidamente si voltò in direzione dei passi che seguirono quel richiamo e la spilla sulla divisa brillò riflettendo la luce di una delle torce di quel corridoio. Con un libro in mano e l'aria di chi aveva corso mille miglia, arrancando per giunta, Connor O'Neal l'aveva raggiunta e si era fermato ad un metro da lei. Era un Tassorosso del settimo anno, non propriamente atletico ma alto abbastanza da mascherare la mancanza di esercizio fisico negli ultimi anni. Non poteva dire di conoscerlo bene, in genere i ragazzi del settimo era in grado di gestirsi da soli, quello poteva proprio dirsi il loro secondo incontro in tutti quegli anni. Ad ogni modo, la memoria di Amber le permise di rispondere adeguatamente alla chiamata, nonostante lo sguardo incuriosito e stranito in contemporanea. «O'Neal, che... succede?» Per tutta risposta Connor le mostrò il libro che aveva in mano, e con un sorriso lo avvicinò a lei. «Hai dimenticato questo, in serra.» «Oh.» Dove aveva la testa? Alzò gli occhi al cielo maledicendo quella distrazione che di tanto in tanto riusciva a superare il suo controllo. «Grazie.» disse, recuperando il tomo dalle mani del concasato. O'Neal impiegò però un istante di troppo prima di ridarle il libro e sganciare lo sguardo anche troppo intenso con cui sembrava volerla ipnotizzare. Amber non si fermò a pontificare esageratamente su quell'episodio, nella speranza che lui se ne andasse e non rendesse la propria immobilità oltremodo imbarazzante. La stava fissando come fosse un animale in gabbia. Perché? Non bastava un ringraziamento? «Non hai lezione di Erbologia adesso?» chiese, rendendo abbastanza evidente l'intenzione di cambiare aria, o almeno farla cambiare a lui. Non le piaceva il modo in cui aveva iniziato ad osservarla dopo averle restituito il libro, era come se si aspettasse qualcosa di più di un ringraziamento civile come quello. Non volle indagare oltre. La delusione che poi prese vita in un'espressione ben chiara sul volto di Connor non fece che confermare la teoria della ragazza. Lui fece qualche passo indietro. «Ci vediamo in Sala Comune. » fu l'ultima cosa che le disse, prima di riacquistare un'espressione più neutra e voltarle le spalle. Solo quando lo vide sparire oltre il vano delle scale, abbassò lo sguardo sul libro. La copertina in parte era rovinata, forse le era caduto e lei non se ne era accorta, forse lui aveva anche cercato di chiamarla più volte per tutto il tragitto, mentre era assorta nei suoi pensieri. Ad ogni modo era una fortuna averlo tra le mani, perderlo prima dei G.U.F.O. sarebbe stato alquanto scomodo.


 
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view post Posted on 9/1/2018, 23:41
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Seth Collins
Grifondoro | 13 anniXwFHG5M "Live and let die"
Quel giorno Seth finì le lezioni prima del solito. L’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure era impegnato con il Ministero della Magia per uno strano incarico. Fortunatamente gli aveva avvertiti in tempo, raccontandogli qualche patetica scusa per non svelare il vero motivo della sua assenza. Probabilmente si trattava di qualcosa di molto importante, che non poteva essere condiviso con un gruppo di giovani studenti incuriositi.
Dopo una breve sosta nella Sala Grande, nella quale Seth riuscì a mangiare giusto qualche piccola coscia di pollo rimasta sul tavolo dei Grifondoro, il ragazzo decise di recarsi in biblioteca. Come era riuscito ampiamente a prevedere, durante le vacanze natalizie i compiti sono stati messi completamente in disparte e gli arretrati si sono accumulati giorno dopo giorno. Un pomeriggio libero era quello che ci voleva per rimettersi alla pari in modo da diminuire il livello di stress. Seth non poteva permettersi di arrivare impreparato al mese di giugno, con gli esami ormai alle porte. Grazie all’aiuto di alcuni compagni di casata, l’idea fissata per quel pomeriggio era quella di terminare i compiti di Incantesimi, Erbologia e Trasfigurazione. Il lavoro era parecchio e Seth lo sapeva, ma quel giorno era piuttosto determinato a portarlo al termine.

A pochi metri di distanza dalla prima rampa di scale trovò il gruppo di altri ragazzi. Erano in tre, Seth compreso, pronti ad una lunga camminata verso il quarto piano dove si trovava la biblioteca. «Ciao ragazzi, pronti per un po’ di studio?» Disse con voce ironica. Chiaramente nessuno di loro aveva la minima voglia di chiudersi in biblioteca, anche se il tempo all’esterno non permetteva molte altre alternative. Da un paio di giorni infatti il clima ad Hogwarts era piuttosto cupo e desolato, con un continuo alternarsi di nevicate, forte vento e qualche leggera pioggia. Nessuno dei compagni rispose alla domanda di Seth, facendo intuire il loro stato d’animo riguardo a quello che gli aspettava. Arrivati in biblioteca i ragazzi occuparono gran parte di uno dei tavoli vicini all’ingresso. Ognuno di loro si creò la propria postazione di studio, provvista di rotoli di pergamena, inchiostro e gli immancabili libri. Un’ultima occhiata di disperazione tra di loro e i tre iniziarono a studiare, pronti ad aiutarsi nel caso di bisogno.

Verso le tre del pomeriggio Seth aveva già terminato i compiti di Incantesimi ed Erbologia. Alzò lo sguardo verso la finestra più vicina, notando solamente tante nuvole grigie che ricoprivano il cielo. Rimase a fissarle per qualche minuto, quasi ipnotizzato e mentalmente stanco dal lavoro appena svolto. «Ehi, che fai? Hai già finito?» bisbigliò il suo compagno di studio. «No, mi sono perso nei miei pensieri per un attimo» rispose Seth con voce bassa. «Che ne dici di una pausa?» Continuò il ragazzo, mentre stava già mettendo da parte la pergamena sulla quale aveva appena finito di scrivere. Seth annuì, così come il terzo ragazzo che era lì con loro. Una rapida occhiata ed i tre si alzarono di scatto, provocando un leggero rumore nell’immenso silenzio della biblioteca. Alcuni studenti si voltarono all’improvviso verso di loro, come per avvertirli di fare più attenzione la prossima volta. Cercando di non disturbare gli altri, uscirono silenziosamente da dove erano entrati qualche ora fa.
Arrivati sul corridoio principale del quarto piano i due compagni di Seth che lo precedevano si voltarono di scatto ed iniziarono a correre. Seth per un momento non capì cosa stesse succedendo e fece altri quattro passi in silenzio. Poi realizzò che si trattava di una sorta di gara con un traguardo ignoto. Seth, carico di energie per essere stato seduto fin troppo tempo, iniziò a correre, sperando di raggiungere al più presto i suoi compagni. Correndo a “zig-zag” tra gli studenti presenti nel corridoio, poi a destra, poi a sinistra, riuscì ad intravedere l’inizio della rampa di scale. I suoi compagni di studio stavano già saltellando sugli scalini, sperando che la rampa cambiasse posizione prima dell’arrivo di Seth. Il giovane Collins decise di accelerare, ma nel farlo inciampò sul piede di qualcuno ed in un batter d’occhio si ritrovò steso per terra. Scivolò per qualche decina di centimetri sulla pancia, vedendo i propri compagni piegarsi dalle risate. Chiuse per un attimo gli occhi, pensando alla figuraccia appena fatta. Aprì gli occhi e guardò in avanti verso le scale e notò che i suoi compagni erano già partiti verso il loro obiettivo ancora ignoto. Seth concentrò le sue forze sulle proprie gambe per rimettersi in piedi. Mentre lo faceva si voltò per vedere cosa aveva causato la propria caduta. Sulla sua precedente traiettoria c’era solamente una ragazza con le spalle appoggiate al muro e lo sguardo leggermente preoccupato. *Dev’essere stata lei il mio ostacolo* pensò Seth preoccupato. Una volta in piedi decise di avvicinarsi alla ragazza con un aria dispiaciuta e la faccia arrossita sia dallo sforzo compiuto che dall’imbarazzo della caduta.
«Scusami, immagino che ho inciampato nel tuo piede mentre stavo correndo come un pazzo» disse cercando di evitare il suo sguardo. Si sentiva in colpa per quello che era successo ed avendosi imbattuto proprio in una studentessa apparentemente più grande non faceva che peggiorare le cose. In un'altra situazione forse sarebbe scappato dalla paura, ma vista l'evidenza del fatto compiuto non poteva certamente ignorarlo. Vedendo la ragazza sola sul corridoio il suo istinto e la buona educazione fortunatamente avevano provocato una buona reazione.
«Tutto bene? Ti sei fatta male?» Chiese preoccupato, appoggiando la sua mano sinistra sulla spalla destra della ragazza. Dopotutto Seth voleva solo sfogarsi un po’, ma si era lasciato prendere fin troppo dalla foga dei suoi compagni di studio. Un tipico comportamento che avrebbe esaltato un tredicenne come lui, ma Seth non si sentiva affatto a proprio agio in questa situazione. Ad Hogwarts non voleva sembrare un ragazzino, anzi, essendo stato sin da subito in contatto con altri ragazzi e ragazze più grandi di lui, imparò presto a diventare più responsabile e maturo. Arrivò a tal punto perfino ad odiare alcuni dei suoi coetanei, che amavano creare scompiglio e baccano nei corridoi e nella Sala Comune, ma questa volta è stato lui a combinare un guaio più che evitabile.


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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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Non riuscì proprio ad evitarlo. Nonostante con la coda dell'occhio avesse visto correre alcuni studenti, Amber non riuscì ad evitare che proprio uno di quelli inciampasse sul suo piede. Talmente assorta nei suoi pensieri, aveva dapprima alzato lo sguardo dal libro di erbologia, per tenere sott'occhio la situazione, ma dopo era tornata a riflettere su quanto imbarazzante doveva essere stato per O'Neal rincorrerla per i corridoi mentre lei non gli prestava la minima attenzione. Sapeva benissimo che quando si chiudeva nella sua "bolla" le interazioni con l'esterno perdevano d'importanza, anzi probabilmente i suoi stessi sensi arretravano per evitare di disturbarla. E poi c'era chi invece collassava letteralmente davanti a lei. La scena a rallentatore avrebbe avuto del comico, ma in realtà accadde tutto tanto velocemente che lei ebbe solo modo di alzare lo sguardo dalla copertina del libro e constatare eventuali danni. Il suo piede era troppo avanti? Gli aveva involontariamente fatto lo sgambetto? Oppure lui - che già di per sé non avrebbe dovuto correre a quella velocità per i corridoi - si era avvicinato troppo? Non poteva dire di apprezzare eccessivamente l'esuberanza dei ragazzini, ma non era sempre in grado di fargliene una colpa. Per altro quella scena non era altro che un déjà-vu. In un diverso corridoio, qualche anno prima, Oliver Brior era riuscito a farle rovesciare l'intero contenuto della sua boccetta di inchiostro sui compiti di Storia della Magia. Lo ricordava ancora benissimo, quella volta non si sarebbe mai aspettata di vederlo crescere tanto da diventare perfino un Caposcuola. Fu quindi con un certo sarcasmo che individuò i colori della casata del ragazzino ancora-senza-nome che ora si stava rialzando. *Grifondoro! Dev'essere un vizio.* Tenne per sé quei pensieri, sollevando appena le sopracciglia all'udire la prima giustificazione dell'adepto di Godric. «Deduzione corretta» rispose mantenendo un tono piuttosto neutrale, in un tentativo di constatazione amichevole, le braccia avvolte attorno al libro stretto al petto. Era mai possibile che per due volte in un giorno avesse rischiato di farselo sfuggire di mano? Per la fortuna di entrambi, Amber non aveva con sé nulla di fragile e statura e posizione le avevano consentito di rimanere illesa e quasi impassibile al passaggio in scivolata del ragazzino. Non era solita agli abusi di potere, in verità, difficilmente avrebbe fatto valere la propria spilla davanti a quella che non era un'azione poi così riprovevole, ma non mancò di osservare con una certa preoccupazione la mano del giovane che si posava sulla sua spalla. Non poteva dirsi una delle più alte della scuola, ma la sua statura rendeva più complessa quell'operazione. Lo vide evitare il suo sguardo e non riuscì a condannarlo per una cosa tanto sciocca. Lasciò che la mano si posasse sulla sua spalla e solo dopo fece quel passo laterale necessario ad evitare che il contatto durasse più del dovuto. Continuava a non apprezzare l'avvicinamento, ma si era ammorbidita negli anni, una volta era perfino riuscita a permettere ad una primina di piangerle su una spalla. Certo era successo una sola volta, ma poteva già essere un segno. La cosa che più la stupì, fu invece il fatto che lui si preoccupasse per lei, quando in realtà quello con il volto arrossato ed uno scivolone alle spalle era proprio lui. «Io?» scosse appena il capo, senza nascondere un mezzo sorriso allibito.«Quello che è caduto sei tu, questa domanda spetta a me» Lo sguardo passò rapidamente ad un gruppo di ragazzini, forse coetanei del Grifondoro, che invece aveva già raggiunto le scale. Stavano gareggiando? Doveva dire qualcosa in quanto Prefetto? Non dovette pensarci troppo e quando le sue iridi tornarono ad osservare il malcapitato, la risposta nella sua mente fu ben chiara. «Non dovreste correre così velocemente per i corridoi, comunque. » L'ammonizione nel suo tono di voce era lieve ma presente, traspariva anche dal suo sguardo.




 
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Seth Collins
Grifondoro | 13 anniXwFHG5M "Live and let die"
La ragazza rispose alle scuse di Seth con aria piuttosto scocciata. Il giovane Collins non poteva evitare di posare lo sguardo sulla spilla da Prefetto, accuratamente fissata sul vestito della Tassorosso. Ma cosa stava facendo? Stava veramente cercando si consolarla con una mano sulla spalla? *Complimenti Seth, questa volta hai azzeccato proprio tutto* pensò mentre ritirava la sua mano sinistra. La ragazza evidentemente non apprezzò più di tanto il gesto, mettendo ancora più in imbarazzo il giovane. Sembrava volersene sbarazzare il prima possibile, dopo l’incidente che gli aveva forzatamente uniti per quel breve lasso di tempo. Il carattere prevalentemente timido di Seth lo stava stupendo giorno dopo giorno. Evidentemente si stava ambientando assai bene alla vita del Castello, cominciando a fare tesoro delle sue nuove conoscenze, amicizie, ma anche delle regole e della disciplina. Certo, in quel momento il suo comportamento non giustificava affatto il suo cambiamento in tal senso, ma Seth riusciva a percepire qualcosa di strano in lui. Mai e poi mai avrebbe osato ad allungare la propria mano verso qualche ragazza sconosciuta durante le sue prime settimane di permanenza ad Hogwarts. Figuriamoci se avesse dovuto farlo dopo una figuraccia e con una ragazza più grande e matura di lui. Ma la cosa che lo stupì ancora di più, era il fatto che mai si sarebbe aspettato di riuscire a cambiare proprio in quelle circostanze. Si ritrovò quindi in una situazione difficile, non tanto per la gravità del gesto compiuto, ma per la sua incapacità di reagire a questa nuova situazione e ai suoi nuovi, improvvisi cambiamenti di carattere e comportamento. Abbassò nuovamente lo sguardo verso le proprie scarpe mentre la ragazza li chiedeva se stesse bene e provando a rispondere con le giuste parole per sdrammatizzare un po’ disse:
«Sì, non ti preoccupare, con me tutto bene. Starei meglio se si potesse dimenticare le mie capacità pinguinesche appena dimostrate nel bel mezzo del corridoio, ma ormai la frittata è fatta» Sorrise ancora una volta alzando lo sguardo verso la ragazza. Ma cosa stava dicendo? Ancora una volta il suo cervello non riuscì a capire dove voleva arrivare il proprio istinto, che stava padroneggiando quella situazione. I pinguini? Come gli erano venuti in mente i pinguini in quel momento? Il suo sorriso si trasformò subito in un’espressione meno allegra in attesa della risposta, sperando di non rimanere lì con la faccia da ebete e farsi cacciare immediatamente dalla ragazza.
«Comunque piacere, mi chiamo Seth»
Ancora una volta faticò a trovare una spiegazione al suo coraggio nel voler assolutamente cercare di padroneggiare la situazione. Forse voleva solamente dimostrarsi responsabile. Giustificare, in un certo senso, il gesto appena compiuto, senza scendere in banalità come qualche raffica di “scusa”, occhi teneri ed una rapida fuga all’inseguimento dei propri compagni. Magari in questo modo avrebbe anche evitato qualche scomoda punizione e la possibilità di far perdere punti alla propria casa.*La prima volta che incontro uno studente di un’altra casata mi caccio in questo guaio. Come se non bastasse la ragazza è pure il Prefetto* pensava mentre l’espressione sul suo viso stava continuando a mutare fino a raggiungere quasi la totale serietà.


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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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Amber difficilmente riusciva ad immedesimarsi nel prossimo, il più delle volte perché molte esperienze ancora mancavano al suo arsenale. Non ricordava figuracce immani o scivoloni che la vedessero coinvolta in prima persona ed ancor meno poteva comprendere il livello di imbarazzo altrui in situazioni simili. Facevano un eccezione i suoi conoscenti, quelli che per vero interesse aveva iniziato a studiare, e che infine si era ritrovata ad avere accanto. Si trattava comunque di un numero esiguo di persone. Inversamente proporzionale all'empatia con gli estranei, era la sua capacità di farsi comprendere chiaramente. Quando voleva sapeva essere lapidaria senza bisogno di proferir parole, ed apprezzava quando l'interlocutore di turno capiva le sue intenzioni. Senza muovere ulteriori passi, Amber apprezzò in silenzio lo spostamento della mano e si augurò che quel suo gesto - seppur meno drastico di quello che avrebbe potuto fare l'Amber undicenne rispetto alla diciassettenne - bastasse a scongiurare nuovi indesiderati contatti. C'era chi distribuiva abbracci come fossero biscotti appena sfornati e chi, come lei, si teneva ben alla larga da tutti quei rituali affettuosi. Oh, non che non ne avesse bisogno, cielo come avrebbe voluto potersi rifugiare nell'abbraccio di John, una volta a casa, ma si trattava comunque di desideri rivolti solo a pochi. Rari gesti di sincero affetto distribuiti in una vasta linea temporale, ecco cos'erano. Ad ogni modo non volle fissarsi troppo su quel dettaglio, crescendo aveva imparato in quanti modi qualcuno potesse esprimersi ed il contatto sembrava uno dei favoriti. Mai avrebbe dimenticato il Serpeverde - che per fortuna non aveva più visto da quel giorno - che al primo anno aveva azzardato un gesto ancor più traumatico, inducendole per poco una crisi di panico. Inspirò con calma, scacciando quel ricordo. Aveva affrontato già abbastanza incubi all'interno delle mura del Castello, il povero Grifondoro non aveva tutte le colpe che sembrava attribuirsi. Era logicamente preoccupato per la figuraccia "pinguinesca" appena fatta davanti a lei e fu solo in quel momento che Amber comprese di poter incutere una certa soggezione. Per anni aveva osservato i più "grandi" aggirarsi per il Castello, quasi desiderando di essere tra loro e di capire di quali vitali argomenti parlassero quando abbassavano il tono di voce. Ora però, alla soglia dei G.U.F.O. poteva ritenersi lei stessa una parte di quella categoria, eppure non vi aveva più fatto caso. Il desiderio di crescere e l'ammirazione erano andati scemando, annullandosi quasi negli ultimi mesi. Poteva quindi lei incutere lo stesso timore, aggiunto a quel briciolo di ammirazione? «Sono quasi certa che i pinguini scivolino di proposito, ma forse potresti essere più portato per le corse sulla scopa?» Sollevò le spalle, nel tentativo di non far pesare eccessivamente la caduta, in fin dei conti non stava a lei additarlo e non era minimamente nel suo interesse. In verità non sapeva perché era ancora lì. I suoi amici non lo stavano aspettando? Per tutta risposta, con un'espressione ben più seria della precedente, il ragazzino si presentò ufficialmente - o quasi - . Almeno ora il Prefetto aveva un nome da associare alla sua figura. «Amber Hydra» abituata a presentazioni ben più formali, aggiunse il cognome ma tralasciò il secondo nome. Lo tralasciava sempre, quasi non avesse importanza. Data la lunghezza del nome completo spesso abbreviava anche sulle eventuali etichette di quaderni e libri, limitandosi ad una semplicissima lettera puntata.


 
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Seth Collins
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Se dopo il primo impatto Amber lo aveva lasciato lì a bocca asciutta, evitando con dei semplici ma ben espliciti gesti il contatto con Seth, la situazione non stava certo migliorando con le successive scuse istintive del ragazzo. Seth si ritrovò con le mani in mano. La ragazza aveva risposto con simpatia alla sua enorme stupidaggine riguardo i pinguini e Seth non poteva che esserne felice, ma allo stesso tempo ancora più imbarazzato. Volare? Essendo al primo anno stava ancora aspettando la prima lezione primaverile di volo. I genitori a casa utilizzavano le scope solamente per pulire il pavimento, anzi ormai nel mondo babbano questi oggetti sono stati sostituito dagli aspirapolvere. Forse la maggior parte degli studenti ad Hogwarts non sapeva cos’era un aspirapolvere, così come Seth, fino a qualche mese prima, non sapeva dell’esistenza delle scope volanti. Decise quindi di evitare l’argomento con un sorriso ironico, che probabilmente rivelava tutta la sua ignoranza in merito alla questione. Ovviamente il ragazzo in questo modo sperava di ingannare Amber sulla sulla sua ignoranza, confidando sul fatto che non conoscesse le sue origini babbane.
Dopo essersi presentate cordialmente al ragazzo, citando il proprio nome e cognome, la situazione con la ragazza non cambiò. Si percepiva un lieve filo di tensione tra i due. Seth non voleva certo disturbarla per il resto del pomeriggio. Non era certo compito suo intrattenerla dopo quel piccolo incidente involontario. Una cosa era assolutamente certa: Amber stava bene e nonostante la scocciatura non sembrava poi tanto arrabbiata per il fatto accaduto. Questo era semplicemente tutto quello che voleva ottenere il ragazzo dal suo intervento dopo l’incidente. Con la tipica spensieratezza di un ragazzo della sua età sorrise di nuovo, guardandola negli occhi e disse:
«Piacere Amber» fece un lento passo all’indietro, continuando a guardare la ragazza negli occhi e tenendo le mani strette l’una all’altra dietro alla schiena «… e scusami ancora per il danno di prima» continuò subito dopo. Un ultimo sospiro, quasi un piccolo sollievo per essersela cavata senza troppi danni e Seth si voltò lentamente dando le spalle alla ragazza.


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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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C'era un motivo per cui non le piacevano le interazioni casuali come quella, ed era esattamente di fronte a lei. Lo sguardo mortificato prima, e serio dopo, di Seth era quanto bastava a farle capire che stava sbagliando qualcosa. L'egoismo era un fardello pesante, ma nel tempo l'aveva salvata da molte situazioni scomode, poteva liberarsene così come se nulla fosse? Non lo avrebbe sicuramente fatto, eppure quel pungolo fastidioso nel fianco non smetteva di infastidirla. Da una parte si sentì sollevata per non aver dato il via ad una discussione sul Quidditch, che non era di minimo interesse per lei, ma dall'altra si rese conto ben presto di aver fatto un buco nell'acqua. Lentamente studiò ancora il ragazzino che aveva davanti. Non era spavaldo o borioso o appositamente fastidioso, anzi. In qualche modo e per qualche assurda ragione, sembrava seriamente dispiaciuto per l'accaduto e per nulla intenzionato a disturbarla oltre. Un punto a suo favore, senza dubbio, ma sarebbe bastato a non far morire lì tutto quanto? Fosse stato per la parte più istintiva di lei, la risposta sarebbe stata un enorme "SI" carico di sollievo. Amber avrebbe facilmente potuto aggiungere un "Non fa nulla, fai attenzione la prossima volta" e voltare i tacchi entrando in aula. Chiaro, semplice e pulito. Ma non lo fece. Perché mortificarlo quando lui per primo sembrava già essere in grado di arrangiarsi? Non poteva d'altro canto avere la presunzione che a Seth interessasse avere realmente a che fare con lei, in fin dei conti Amber non si sentiva in grado di donare proprio nulla a terzi; meno che meno in un periodo tanto cupo e triste. Rimase impassibile di fronte a quello che sarebbe stato un perfetto saluto conclusivo. Ancora una volta davanti a lei comparve un bivio: rimanere in silenzio e proseguire nei suoi intenti o trovare qualcosa da dire perché almeno l'incontro si concludesse senza un doppio muso lungo. Che fare? Fu quel lieve sospiro a decidere le sorti di entrambi. Contro ogni principio, la bionda fece un passo avanti. «Credo sia un vizio della tua casata.» lasciò quella frase quasi lanciandola come un lazo per fermare Seth. Non che avesse molto altro da dire, in verità, ma continuava a pensare che avrebbe dovuto essere almeno un po' più accomodante. *me ne pentirò, lo so* Continuò a pensare la parte più schiva della sua anima. Aveva evitato per mesi contatti con chiunque, perfino con coloro che riteneva "amici", forse era il caso di tornare in parte in contatto con la realtà, prima di divenire davvero un eremita. Forse però additare i Grifondoro come "facili alla caduta" era un po' esagerato come approccio, ma la fantasia non le propose niente di meglio. Comunque fosse andata dopo, almeno avrebbe potuto mettere più facilmente a tacere la propria coscienza e darle in ben servito una volta per tutte.

 
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Seth Collins
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Dopo diversi mesi di permanenza al castello, Seth non aveva mai avuto modo di interagire con un mago o strega appartenente ad un’altra casata. Il destino però, si sa, gioca spesso in maniera ironica con ognuno di noi. Questa volta era il turno di Seth, che si ritrovò a dover affrontare una situazione indesiderata. “Gli amici non sono mai troppi” continuavano a ripeterli i suoi genitori mentre stava stringendo le prime amicizie alle scuole elementari. Seth prese molto a cuore questa frase, cercando sempre, in ogni situazione possibile, di fare amicizie, nonostante il suo carattere piuttosto selettivo riguardo le persone da frequentare. Quindi se da una parte aveva appena conosciuto una ragazza Tassorosso, dall’altra riusciva a percepire una sorta di delusione proveniente da quest’incontro. Certo, una qualsiasi persona non avrebbe mai immaginato di voler incontrare qualcuno, presentandosi con un imbarazzante tuffo sul pavimento. Ma la frittata ormai era fatta, Seth non poteva più farci nulla. Quello che però lo rendeva deluso era il fatto di aver lasciato la ragazza con un’aria dubbiosa. Non sapeva concretamente se fosse riuscito a rimediare in qualche modo al proprio errore o se per qualche motivo Amber si sarebbe ricordata di lui come lo stupido ragazzino con un carattere ingenuo ed infantile. Nonostante la gentilezza dimostrata dalla ragazza nei suoi confronti, mentre li stava dando le spalle aveva un unico pensiero nella sua testa *Ho già fatto troppi danni, meglio andarsene per non peggiorare la situazione. Oggi si vede proprio che non è giornata*.

Fece due piccoli, timidi passi verso la direzione opposta, tenendo la testa bassa e fissando le punte dei suoi sneakers preferiti, quando Amber riprese a parlargli. Seth si fermò di scatto e rimase lì per qualche secondo con le spalle rivolte verso Amber, cercando di interpretare al meglio l’affermazione della ragazza. Evidentemente anche lei si stava ponendo qualche domanda sull’incontro appena avvenuto. Forse li stava dando un’altra chance per rimediare all’errore. Oppure semplicemente voleva farli pesare ancora di più il fatto di essere caduto come qualcuno della sua stessa casata prima di lui. Seth si sentiva piuttosto insicuro in questa situazione, ricordando fin troppo bene di essere stato lui ad aver appena fatto una grossa figuraccia. Poteva semplicemente ignorarla ed andarsene per la sua strada, ma era proprio questo che voleva evitare: comportarsi come un ragazzino infantile. Si voltò di scatto, cercando di togliersi quell’espressione delusa dal volto e guardandola in faccia disse:
«In che senso scusa? Vuoi dirmi che hai già vissuto una situazione simile con un mio compagno di casata?»
In quel momento l’espressione facciale di Seth era difficile da interpretare. Era curioso di conoscere la verità sulla domanda appena posta, ma al contempo continuava a chiedersi perché Amber lo avesse fermato. A prima vista non sembrava affatto una ragazza intenta a prenderlo in giro per l’accaduto. Ma allora perché non lasciare andare via un ragazzino, che le aveva causato solamente un inutile disturbo? Forse non era nemmeno il caso di farsi tutte queste domande, ma Seth non riusciva semplicemente a capire le circostanze nelle quali si trovava, quando fino ad un attimo prima percepiva una leggera tensione tra i due, in quel momento il tutto sembrava essere stato dimenticato. Una sorta di nuovo inizio o come aveva già pensato in precedenza, una sorta di seconda chance. Rimase lì, fermo a qualche metro di distanza dalla ragazza, aspettando la sua risposta per cercare di dare un senso a quello che era appena accaduto. Voleva vedere come si sarebbe comportata lei per poi adeguarsi di conseguenza, cercando ancora una volta un contatto amichevole e sincero.


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Esattamente come previsto si pentì della sua stessa frase subito dopo averla espressa. Perché non aveva lasciato che la tranquillità tornasse a regnare incontrastata prima delle due ore di Rune? Vide il ragazzino fermarsi in seguito alla sua affermazione ed anche la speranza che proseguisse lo stesso ignorandola bellamente parve incrinarsi. Non si sarebbe crucciata troppo, in fin dei conti non rientrava nei suoi interessi la socializzazione con i più piccoli, che invece di solito si trovava a dover punire per infrazioni più o meno gravi. Una parte di lei però si animò appena: in qualche modo era riuscita a fermarlo. Il potere delle parole era incredibilmente vasto, se ne rendeva conto ogni giorno di più. Il significato che poche lettere potevano avere se congiunte poteva variare anche in base al tono di voce con cui venivano liberate. Un tono basso, ad esempio - a lei fin troppo familiare - sapeva far vibrare le corde dell'anima fin nel profondo, mentre uno acuto a volte infastidiva al punto tale da fa perdere senso ad ogni discorso. Era affascinante per lei scoprire come quelle che per molti erano interazioni normali, a volte perfino noiose, nascondevano invece regole ben precise e tacite. In quel momento, ad esempio, era stata la curiosità a fermare Seth oppure il fatto che Amber avesse semplicemente parlato, indipendentemente da cosa avesse detto? Non dovette attendere più tanto una risposta, il ragazzino si voltò di scatto, dando alla bionda nuova attenzione. Il bivio davanti a lei era chiaro, avrebbe potuto rivelare il nome di chi aveva fatto una figura perfino peggiore di Seth, ma mettere in cattiva luca - se poi di quello si fosse trattato - qualcuno non era sua intenzione, non al momento almeno. Con l'aria di chi affrontava situazioni simili praticamente ogni giorno, la ragazza rispose alla domanda. «Più di una volta, in realtà» disse con la consapevolezza che non avrebbe mai fatto nomi. Immaginando però che non bastasse quel breve accenno, si apprestò a proseguire citando solo in parte il disguido dell'ultima volta che aveva affrontato una situazione simile. «... ma almeno questa volta non dovrò riscrivere cinque pagine di pergamena per Peverell. E' un notevole miglioramento» Non sapeva se Storia della Magia rientrasse nelle materie favorite o meno di chi aveva davanti, ma sicuramente il nuovo Preside era noto perfino ai nuovi arrivati. Il vecchio non solo insegnava una delle materie più ostiche del programma scolastico, ma recentemente era anche supplente di altri due corsi avanzati. Ad Amber, in realtà, piaceva Storia della Magia, ma era indubbio come fosse complesso guadagnare un voto più che eccellente con quell'uomo che ogni volta sembrava voler chiedere loro di analizzare la storia studiata sotto ogni singolo aspetto. Era sfidante si, ma era anche sfiancante... e lei ricordava benissimo le cinque pagine su cui aveva dovuto riscrivere la notte prima della consegna. La valutazione che ne aveva ricavato di certo non era stata così bassa, ma continuava a credere che con la prima stesura avrebbe potuto ricevere un voto più alto. Iniziò a riporre il libro di Erbologia nella tracolla in pelle. Si chiedeva ancora che fine avesse fatto la Professoressa Moore.


 
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view post Posted on 18/1/2018, 14:01
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Seth Collins
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Seth ascoltò incuriosito la risposta di Amber, tranquillizzandosi nel sentirsi dire di non essere l’unico moccioso di questa scuola a cadere in situazioni del genere. Mentre la frase precedente della ragazza sembrava avere un tono piuttosto entusiasta, in grado di fermarlo nella sua fuga verso gli amici, quando Amber si ritrovò Seth nuovamente di fronte a lei, il suo tono di voce cambiò. Allo stesso modo la faccia allegra ed incuriosita di Seth mutò nuovamente, diventando ancora una volta pensierosa e preoccupata. Il ragazzo non riusciva tuttora a capire cosa voleva la studentessa da lui, dopo che si erano praticamente già detti addio. Il suo sguardo tornò lentamente a fissare gli sneakers e le sue mani si infilarono nelle tasche dei pantaloni, ma un attimo dopo alzò di nuovo la testa e disse con faccia allegra, sforzandosi leggermente per cambiare la propria espressione:
«Oddio, mi stai dicendo che noi Grifi siamo proprio dei combina guai? Non sapevo che questa caratteristica appartenesse agli adepti di Godric»
Ancora una volta stava cercando di sdrammatizzare una situazione tesa e con una leggera forma d’imbarazzo tra i due. Seth cercò appositamente delle parole appropriate per rispondere alla ragazza, evitando patetiche reazioni infantili. Facendolo dovette sicuramente limitare il suo istinto curioso, ma in fondo sapeva dall’atteggiamento della ragazza, che non gli avrebbe mai rivelato il nome del colpevole.
«Non vorrei certamente essere un’ulteriore prova di questa definizione, ma ormai l’ho combinata pure io, mannaggia…» continuò indicando con le dita le virgolette mentre pronunciava la parola “definizione”. «In qualche modo, forse in un’altra occasione cercherò di rimediare a questo errore. Promesso.» Concluse subito dopo con un’espressione divertita, mentre percepiva ancora quella sorta di tensione tra i due.
Di fatto Seth cambiò atteggiamento nei confronti della studentessa. Subito dopo l’incidente cercò di di adeguarsi al comportamento della ragazza, cercando di farsi perdonare. Dopo essersi accertato di non aver combinato un grosso guaio e dopo essersi assicurato che la ragazza stesse bene, era stufo di nascondere il suo vero carattere. A Seth piaceva spesso sdrammatizzare e scherzare in diverse situazioni, senza però passare per il solito burlone di turno. Le frasi ironiche erano di gran lunga le sue preferite ed amava le persone che riuscivano a cogliere la sua ironia.
«… anche se in questo modo probabilmente diventerei l’eccezione che conferma la regola dei Grifondoro combina guai. O mi sbaglio?»
Disse sorridendo, ricollegandosi alla promessa appena fatta. La curiosità del ragazzo riemerse di nuovo, cercando di scoprire se almeno qualche Grifondoro sia riuscito a farsi perdonare in passato, magari con qualche gesto più significativo della semplice parola "scusa".
Mentre sperava in una risposta della ragazza, che nonostante tutto poteva tranquillamente voltarsi ed andarsene, stufa della discussione in corso, notò ancora una volta quella sorta di imbarazzo e tensione tra i due. *Più di così, non saprei cosa fare… forse non si fida ancora troppo di me… forse non le piace dare fiducia al primo estraneo che incontra sul corridoio* pensava con l’espressione facciale che mutava ancora una volta da allegra a pensierosa *Forse sono solamente uno stupido ragazzino per lei e sto solo continuando a dimostrarglielo con questi discorsi.*
Ormai era una fissa, come se volesse ad ogni modo capire cosa pensavano di lui i più grandi. Quasi ossessionato da questo pensiero riprese coraggio, volendo a tutti i costi uscirne felice e soddisfatto da questa situazione. Ormai era una sorta di sfida personale, una sorta di dimostrazione della sua maturità. Di fronte a lui c’era una persona chiaramente abituata a rapporti di un certo tipo. Seth però sapeva che anche il Ministro della Magia o una qualunque altra persona con tutta la serietà e professionalità necessaria, aveva da qualche parte, nascosta dentro di se, un lato amichevole e spensierato. Era proprio questo l’obiettivo di Seth: cercare di tirare fuori il lato amichevole e spensierato di Amber per evitare di ricordare il loro incontro come un evento spiacevole.


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Edited by Seth Collins - 18/1/2018, 16:06
 
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view post Posted on 23/1/2018, 09:37
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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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Niente da fare. Per quanto si sforzasse di scendere a patti con l'insofferenza che un incontro simile le provocava, non riusciva ad apparire realmente serena. La sua coscienza avrebbe dovuto sentirsi almeno in parte soddisfatta, in fin dei conti non aveva certo scacciato Seth in malo modo, eppure nemmeno in quel caso il suo "Io" le diede una soddisfazione. Forse la realtà era molto semplice: Amber era troppo grande per apprezzare una chicchierata con i ragazzini dei primi anni. In qualche modo, e per motivi che difficilmente riusciva a comprendere, ammetterlo a voce alta avrebbe fatto di lei una snob incapace di relazionarsi. Non era poi una definizione così sbagliata, ma andava limata perché si adattasse a lei alla perfezione. Ad ogni modo, anche se così fosse stato, ancora una volta non sarebbe riuscita a vedere del male in quell'atteggiamento "lievemente" egoista. «Forse, in parte...» Rispose cautamente, cercando di non entrare a gamba tesa in quell'insieme di pregiudizi di casata che spesso e volentieri fungevano da paraocchi per i più sciocchi. Sapeva più che bene come i colori di casata non definissero totalmente una persona. Certo, il Cappello Parlante sapeva il fatto suo e poteva riconoscere quei micro-dettagli che servivano per smistare i giovani maghi, ma non per questo ogni casata doveva per forza essere standardizzata. I Serpeverde erano tutti dei pessimi individui? No, ed aveva provato su pelle come così non fosse, anche se forse gli "Ex-Serpeverde" avevano un valore aggiunto. I Grifondoro erano tutti estremamente coraggiosi? Nemmeno. I Tassorosso erano tutti delle copie del Frate Grasso? Per l'amor del cielo: No, no e no. E se lei avesse iniziato a rispecchiare i pregiudizi sulla casata giallo-nera non sarebbe più stata Amber. «Questo lo scoprirai con il tempo, immagino» Non avrebbe alimentato altri possibili pregiudizi o dogmi da associare ad una Casa rispetto ad un'altra. Incurvò appena le labbra in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso sarcastico «Potresti rappresentare l'eccezione se davvero vi fosse una regola, ma in effetti quelle che sono le mie esperienze non possono valere come vera regola» Rispose seguendo il filo logico che, a sorpresa, Seth aveva sfoggiato. Di certo era un ragazzino intelligente, ma quanto sarebbe andato avanti a scusarsi? E quanto lei avrebbe sopportato quell'unica interazione condita con mille differenti salse? «Non ti preoccupare, non hai fatto nulla di grave, non servirà alcun gesto nei miei confronti» Proseguì con sicurezza. Non amava vivere di attenzione riflessa nei gesti altrui. Come la maggior parte delle sue coetanee doveva ammettere che in parte apprezzava il proprio aspetto ed il fatto che questo ogni tanto bastasse a far voltare qualche testa, ma nulla più. Detestava profondamente le piazzate e le esposizioni pubbliche di sorta ed erano veramente pochi i momenti in cui pur al centro dell'attenzione non si era sentita totalmente a disagio. Le piaceva invece essere quella presenza sfuggente ma concreta, presente ma solo secondo le proprie regole. Dunque no, non avrebbe accettato altre scuse oltre a quelle e non avrebbe richiesto alcun pegno di sincerità o altro di simile. «Cerca solo di non correre così tanto per i corridoi» Concluse, prima di fare lei stessa un passo indietro. Se non ci fosse stato altro da dire si sarebbe voltata ed avrebbe fatto il suo ingresso nell'Aula.


 
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view post Posted on 12/2/2018, 23:11
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Seth Collins
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Seth si ritrovò ancora una volta con le mani in mano davanti ad Amber. Questa volta però era lei che si stava allontanando da lui con un timido passo all’indietro. Ripensando rapidamente ancora una volta ai fatti appena successi, Seth fece un silenzioso sospiro. Abbassò lentamente lo sguardo, quasi come se fosse imbarazzato. «Eh vabbè, spero che tu abbia ragione. E sì, non correrò più, se non ci sarà bisogno di farlo» disse con un tono piuttosto annoiato, tipico di un ragazzo della sua stessa età quando viene sgridato dai genitori. «Non voglio disturbarti oltre, ho già combinato troppi guai oggi» proseguì rassegnandosi definitivamente alla scarsa collaborazione della ragazza. Nonostante questo però, Seth provava qualcosa di inusuale nei confronti di Amber. La ammirava per il suo modo decisamente professionale con il quale riuscì a reagire alla situazione. Seth molto probabilmente si sarebbe ricordato per diverso tempo quest’incontro. Si sentiva sconfitto, ma allo stesso tempo aveva acquisito una certa carica e la consapevolezza di avere ancora molto da imparare. Non solo dalla punta di vista didattico, ma anche nei rapporti personali con gli altri studenti. Sapeva di essere ancora un ragazzino incosciente per molti di loro e questo lo infastidiva. Ma allo stesso tempo aveva una matta voglia di continuare a vivere a modo suo, combinando quello che il suo cervello tredicenne riusciva ad immaginare. Era una strana sensazione per Seth e qualcosa li diceva che prima o poi avrebbe incontrato ancora una volta Amber, forse in un’altra situazione. Ma in quel momento non voleva pensarci più su, il suo cervello partì per la tangenziale, intraprendendo di nuovo la strada dell’incoscienza infantile. Come solo gli adolescenti riescono a fare, dimenticò il tutto in un lampo, tant’è che gli sbucò un sorriso divertito sulla faccia.
«Ciao» era questa l’ultima parole che riuscì a pronunciare prima di voltarsi lentamente per poi acquisire rapidamente un passo spedito verso la rampa di scale di fronte a lui. “Ups, stavo già iniziando a correre di nuovo” pensò prima di saltare i gradini iniziali della rampa di scale.


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Perdona il ritardo, non pensavo di rispondere così tardi :huh: Post scritto un po' alla veloce, purtroppo sono incasinatissimo in questo periodo :(
 
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view post Posted on 15/3/2018, 09:52
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Amber S. Hydra | 17 anni | 5°anno | 15:20, Quarto Piano | Nuvoloso ←

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Stava iniziando a ripetersi e sapeva non essere un bene. In parte sentì gravare su di sé il peso dell'anzianità e del ruolo che da anni occupava all'interno dello staff della scuola. Quante volte gli aveva detto di non correre negli ultimi cinque minuti? Troppe. Ecco. Osservò quella lenta - e non per forza ovvia - presa di coscienza da parte di Seth. Ricordava bene com'era stato essere la più piccola all'interno del Castello, e non era mai stato piacevole. Fortunatamente il tempo passava per tutti, e così sarebbe passato anche per quel Grifondoro che con il tempo avrebbe maturato o meno caratteristiche proprie e personali. Per quel giorno Amber si sarebbe avvicinata i M.A.G.O. ed avrebbe lasciato ad una nuova generazione la conquista delle spille. Forse quel ragazzino avrebbe davvero seguito le orme di Brior. Attese, Amber, giusto il tempo di capire se Seth volesse altro da lei, se avesse altro da aggiungere - benché il Prefetto fosse stata abbastanza lapidaria - e nulla accadde. Con un ultimo "ciao", il Grifondoro si avviò verso le scale, probabilmente per raggiungere i suoi compagni. Lei ricambiò con un semplice gesto della mano. Si chiese cosa avrebbe potuto raccontare il giallo-oro ai suoi amici, ma al contempo si convinse di non volerlo sapere. Qualsiasi cosa fosse, non era più affar suo. Stringendo la tracolla a sé, volse un ultimo sguardo al corridoio, ormai vuoto e privo di quella vitalità portata dai banchi di studenti in movimento, poi entrò in aula. Aveva giusto una ventina di minuti per ripassare la precedente lezione di Rune Antiche prima di dover affrontare la successiva. Si era data da fare con la traduzione di vari estratti, ma era bel lontana dall'essere preparata adeguatamente per i G.U.F.O. Fortunatamente mancavano alcuni mesi all'esame, e c'era tutto il tempo per recuperare. Quando il piede varcò la soglia dell'aula, l'incontro con Seth divenne un lontano ricordo e la mente chiuse il futile all'esterno perché la concentrazione fosse rivolta solo allo studio. Con gli anni passati sui libri, Amber aveva maturato un personale metodo di studio, ma questo prevedeva comunque che tutti i problemi, i pensieri, e ciò che non riguardava la materia interessata, rimanessero in un limbo temporaneo. Quello era anche il motivo per cui di recente aveva studiato ogni minuto libero. Studiare le impediva di pensare. Alla fine di quella giornata avrebbe dovuto inviare una lettera, e purtroppo non avrebbe potuto usare Fergus per farlo, ma anche quel pensiero venne - stavolta molto più a fatica - spinto in quello strano limbo.

 
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