Sorrise all'indirizzo prima della zuccheriera, e poi dell'espressione sorpresa della giovane Grifondoro. Per quanto dunque fosse evidente e ineluttabile che circolassero voci di corridoio più o meno bene informate, anche a fronte dell'elementare e semplice fatto che i visitatori non fossero mai stati restii dal presentarsi, ora della fine non tutti sapevano tutto. O almeno, per quanto in molti avessero la presunzione di saperne a sufficienza, in realtà la semplicità dei fatti il più delle volte metteva a nudo una basilare verità: chi più presumeva di sapere sulla soglia, era anche quello a sapere di meno. Uno spaccamento tra significante e significato, una frattura insanabile che nel corso del tempo era andata trascinandosi, ingigantendosi, ampliandosi. Qual era la verità? Sino a che punto era legittimo affermare e presumere di sapere? Oltre quale asticella la presunzione perdeva di verosimiglianza con la realtà oggettiva dei fatti? Entro quali limiti non era invece possibile affermare nulla? Quanto meno si aveva l'idea, almeno il più delle volte, di sapere perchè si bussava. Altre volte poi si dimostrava in corso d'opera che quella che sino a quel momento era stata un'idea, non coincideva con niente, e quella percepita come la domanda cruciale, in realtà non lo era mai stata. In quel caso, invece, quella residua eventualità di possedere quella domanda, almeno inizialmente, una dolce illusione in cui cullarsi sino alla doccia gelata, era sfumata ancora prima di aver avuto la possibilità di crearla: non c'era mai stata. Era un problema? Poteva esserlo. Lo sarebbe stato? Forse. Perchè erano lì? Aveva senso muovere sempre dalla genesi? Certo, avrebbero trovato il saluto del divo beota di Ascra, ma allo stesso tempo c'era sempre il rischio di sfiancare il pubblico prima ancora di arrivare in vista dell'obiettivo primo, l'ultimo diveniva man mano un semplice immaginifico miraggio, perso tra le dune di un deserto senza fine. Dal quale forse un giorno sarebbe emerso sulla schiena di un tartaro.
Le dirò una cosa, mademoiselle Rigos, che per quanto molti di quelli che mi conoscono avranno forse intuito, non ho mai detto. Sino a poco tempo fa, dopo un'intera esistenza, ero solito prendere il The senza zucchero. Per la verità continuo anche oggi ad apprezzarlo maggiormente senza, ciò nonostante ho un religioso timore di farmi una nemica, oltre che di darle un dispiacere, come avrà notato, e mi adeguo alle circostanze quali che siano.
Tra una voluta di vapore, e l'altra, non sembrava molto chiaro dove volesse andare a parare. Almeno lui lo sapeva? Se anche era così, non sembrava ne volesse far cenno. Che fosse incredibilmente geloso di quel segreto? Era quello una parte del problema, se non addirittura il grosso del problema? Un interlocutore che avesse l'iniziativa, ma che anche avesse il timore di condurre, quanto disastroso poteva rivelarsi? L'impasse si sarebbe sbloccata, o erano già finiti in un loop? E poi riprese, un'espressione più seria, meno gioviale? Era già invecchiato di qualche anno, nell'arco di pochi istanti?
Allo stesso modo, può credermi nel dirle che era mia intenzione espormi a un nuovo trasloco, ma ho dovuto. Quello che voglio dirle è che non sempre siamo liberi di fare quello che vogliamo, anzi, più passano gli anni più una quota crescente delle nostre azioni sono dovute, vuole a una particolare circostanza, vuole a una particolare ricorrenza. Quello che non cambia, ed è per questo scoprirlo relativamente in fretta, ma senza barare, ossimoricamente parlando nei tempi giusti potrei dire, è: chi siamo. Non sempre è un'attività piacevole, non è nemmeno particolarmente divertente o allegro, ma sicuramente necessario. Potremmo scoprire parti di noi che non ci piacciono, altre scomode o imbarazzanti, la domanda è: è meglio conoscere, o non conoscere se stessi? Lei è molto giovane, ma questa non è una scusa, ha anche delle notevoli responsabilità nei confronti di Grifondoro, ed è quasi giunta alla metà del tempo che trascorrerà in questo Castello, lo investa bene, apprenda e conosca il più possibile. Certo, lei è Nieve, non lo scordi.
La gestualità limitata, quasi contenuta, un braccio che si spostava, un gesto, un dito disteso, una gamba che cambiava posizione, al sopraggiungere di un già iniziale insofferente torpore, in quel caldo sonnolento clima dello studio, eppure, mai così vivo. Scariche di energia, ondate di vita, quasi emanate a raggera dal caminetto, il fuoco, presenza costante, immanente, presi tra due fuochi, che rischiassero forse infine di prendere a loro volta fuoco? Incenerirsi? Che forse Minerva non fosse la benigna e silente spettatrice che si credeva essere? Il fuoco era il suo elemento, chi meglio di lei avrebbe potuto comprenderlo, afferrarlo, controllarlo, con risultati strabilianti, anche per il più talentuoso dei Maghi? Il tentativo di non turbare oltre quel tanto che vi fosse di accettabile quel tenue equilibrio che si andava creando, mantenendo, e rinforzando, sillaba dopo sillaba. Quanto era necessario a poter affermare che vi fosse un’intesa? Che vi fosse una triplice Intesa? O era un’Alleanza? Quanto sarebbe stato dirimente il punto? In fondo, non era in gioco una guerra, o forse sì? Se vi fossero giunti, che avrebbero fatto? Ma l’intesa andava pazientemente coltivata, come una pianta, come quella stessa pianta grassa che all’estremo angolo destro della scrivania, dietro al paralume, sembrava voler reclamare un suo posto, un suo ruolo, in quella Storia, pur non riuscendoci. Snobbata, misrattata, frutto di un qualche esperimento andato male, era lì per l’indulgenza, ed il placet dell’Anziano Mago, che fosse una scommessa? Un pegno? Un voto? Così come la boccia di un pesce rosso fosforescente, una singolare scelta di gregari, non v’era che dire, eppure, quelli erano capitati in sorte, e nessuno sarebbe stato lasciato indietro.
Le aspettative che tornavano, forti di un’atavica prepotenza, come sbarazzarsene? Farlo? Se fosse stato possibile, l’avrebbero davvero fatto, a cuor leggero? In fondo, le aspettative, si legavano indissolubilmente con l’inconscio, con tutta una serie di meccanismi che inconsciamente erano silenziosamente all’opera ogni istante della giornata, a vagliare, cernere, ed esaminare ogni tipo d’informazione che fosse degna di stimolare quel loro minimo indispensabile ma sufficiente interesse. Un meccanismo di sicurezza, un’eredità dei progenitori, o forse di qualche generazione successiva, non la prima, ma forse la cinquantesima. E se anche Eva le avesse condivise? Quanto sarebbe mutata la Storia? Come si sarebbero trovati nell’Eden? Il The? Certo, il Sommo era pur sempre Sommo, non si discuteva, ma poteva davvero aver pensato a tutto e tutti, e quindi anche a quel sottile cruciale dettaglino? O avrebbe dovuto ordinare il The a qualche ornitorinco? O a qualche castoro, particolarmente sviluppato, in società con un babbuino, ed un bonobo? Erano anche quelli problemi. Certo, se non l’avesse conosciuto, probabilmente non ne avrebbe sofferto, ma un’eternità senza The, avrebbe davvero avuto lo stesso sapore? Intanto, servizievole la delicata Teiera svolgeva la sua funzione, liquido ambrato andava addensandosi nelle due tazze, spirali di calore si levavano dalla superficie ancora turbinante, bolle d’aria ribollivano tra i garganelli della mistura, tra l’altalenante movimento del pulviscolo, evaso alle cure dei filtri.
Le dico questo perchè presto dovremo decidere tra ciò che è giusto, e ciò che è facile. Ma senza voler eludere ancora a lungo la domanda, in effetti non le ho chiesto di raggiungerci per questo, per quanto... potrebbe avere comunque il suo peso. Così come non c'entrano nemmeno i suoi rapporti con mademoiselle Woodhouse, per quanto sono certo meriterebbero la nostra attenzione. Posso chiederle invece cosa sa a proposito della Scuola di Atene? Siamo chiusi in un Castello, nel mezzo della Scozia, e anche alle pietre piace parlare...
Concluse, tornando gioviale.
In fondo, già quella, era una liberatoria?
Firmata e omologata, con tanto di numero di registro?
Arrivava di gran carriera il momento del The?
Era quello a metterlo così di buon umore?
La tentazione in fondo era grande...
Come negarlo?