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| "Piacere mio Signor Goodwin"
In effetti non si aspettava che Sefior Goodwin fosse alto, biondo ed educato. Lo osservò attentamente, non le sfuggì lo sguardo studiato che riservò all'Ufficio. Solitamente si beava delle espressioni perplesse che si trovava di fronte, l'immaginazione preconcetta delle persone era esilarante. La "Sacra Dimora" del Ministro doveva per forza essere ricca, formale, ordinata, dai colori tenui, luminosa e mastodontica. E quando la fantasia si scontrava con la realtà i risultati apparivano evidenti. Smorfie, occhi sgranati, impercettibili ciondolamenti di capo. I gesti meccanici non tradivano il pensiero e il fare buon viso a cattivo gioco risultava quasi sempre un rimedio tardivo. Si alzò indicando all'uomo una sedia.
"La prego, si accomodi"
Sorrise amichevole mentre si pentiva amaramente di non essersi applicata a dovere nel migliorare il proprio aspetto stropicciato.
"Perdoni il disordine ma mi coglie in un momento piuttosto ... uhm ... concitato"
Quale momento? Quello di ieri, quello di dieci giorni prima o quello di un mese prima? Non ricordava di aver vissuto momenti meno concitati. Tornò a sedersi e riprese a sorseggiare il caffè ormai tiepido.
"Come immaginerà, non è usanza del Ministero comunicare risposte negative a priori"
Visti i tempi, sarebbe stata una pazza se avesse visionato i colloqui come le raccolte delle cioccorane. Questo si, questo no, celo, manco, doppione.,
"Soprattutto se, dietro una valida offerta, si cela una mente brillante. Lei crede di avere una mente brillante Signor Goodwin?"
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