| Elijah Matthew Sullivan |
| | Elijah Sullivan 15 Anni - 3° Anno - Serpeverde Era tornato da Diagon Alley, tutto orgoglioso. Teneva la teca tra le mani, una conquista tanto attesa. Dopo aver risalito la scalinata intarsiata, si era infilato nella sua stanza senza rivolgere la parola a nessuno. Colin non c'era, per fortuna, e Elijah depositò la teca sul letto per osservarla meglio. Stefan saltò subito sulle sue gambe, schizzando via come un filmine appena la natrice sibilò. Il suo gatto nero era un diffidente per natura, ma non poteva biasimarlo. Ritrovarsi davanti un serpente sibilante non era il massimo della vita, soprattutto se quel rettile era più nero di lui. - Sei un codardo - lo ammonì - torna qui e vieni a conoscere Theo. Da oggi lui starà qui con noi, ti conviene iniziare a socializzare. Stefan mosse i suoi lunghi baffi in quello che sembrava un evidente gesto di stizza, non disattese però la richiesta del suo padrone. Saltò sul materasso dietro la schiena di Elijah e fece capolino da sotto il suo braccio. Il rettile era sempre acciambellato al calduccio nella teca e lo stava osservando senza espressione. Tirò fuori la lingua forcuta un paio di volte e Stefan fece un passettino all'indietro. Il Serpeverde fece un ghigno di soddisfazione, sollevando leggermente l'angolo della bocca. Allungò le lunghe dita sulla teca e sganciò il coperchio, con calma e delicatezza. Sebbene fosse legatissimo a Stefan, Theo rappresentava per lui qualcosa di speciale. Era il "qualcosa" che si concretizzava davanti ai suoi occhi. La parte superiore della teca venne depositata al lato della stessa, il rettile non si mosse. Era sempre acciambellato sulla sabbia e attendeva che fosse lui a fare la prima mossa. Elijah non lo fece attendere a lungo. La sua mano scivolò nella teca con le movenze di un rettile e con calma si avvicinò al corpo del serpente. Le dita si allungarono, lasciando al rettile un appiglio sicuro. La natrice mosse il capo e si infilò tra indice e medio, il Serpeverde avvertì un brivido lungo la schiena. Non era paura, ma una sensazione di benessere e potenza. Theo risalì morbidamente lungo il dorso della sua mano, sparì sotto al polso e ricomparve dall'altro lato. Ora gli avvolgeva il braccio come un monile prezioso, Elijah sentiva l'adrenalina pulsargli nella schiena. - Ciao Theo, bravo bambino -gli disse in uno slancio di pura soddisfazione. La sua mano sinistra si avvicinò all'altra. Il serpente la puntò e la raggiunse quasi subito. Il Serpeverde era incantato a guardare la natrice che disegnava morbide figure immaginarie intorno al suo corpo. Il serpente sembrava a sua volta gradire la sua compagnia. Elijah ebbe l'impressione che si fosse fermato ad osservarlo per un attimo, era una bellissima sensazione. Era però solo una sensazione, sulla quale non si soffermò più di tanto. Lasciò che Theo vagasse in sua compagnia nella stanza, poi allungò la mano a fianco alla natrice per invitarla a risalire. La depose con delicatezza nella teca e la richiuse, non prima di averle lasciato qualcosa da mangiare. Conoscere il Murifors rappresentava per Stefan e Theo una risorsa infinita di cibo, quando non riusciva a trovare di meglio. Sapendo quanto fosse dispettoso Stefan, evitò di lasciare la teca sul comodino. La sistemò sul pavimento, leggermente sotto al letto. Afferrò il mantello e lo fece ruotare sulle spalle finchè la morbidezza della stoffa non lo avvolse completamente. Aveva voglia di fumare, ma non aveva alcuna voglia di andare ad impantanarsi in Giardino. C'era anche un' aggravante in tutta la faccenda. A quell'ora i primi scendevano a fare in bambocci troppo cresciuti ed il loro eccessivo vociare senza senso, gli scatenava l'istinto omicida. Meglio mettere una certa distanza di sicurezza, per loro, tra lui e le galline in fuga. Appena la porta della Sala Comune si chiuse alle sue spalle, sbuffò sonoramente. Era davvero una bella distanza quella che lo separava dal balcone sulla Torre di Astronomia. Risalì dai Sotterranei con le mani in tasca, non aveva voglia di sentire nessuno, a parte il suono del vento che gli fischiava nelle orecchie. L'unico desiderio che aveva era quello di far scattare la rotellina dell'accendino con un colpo secco, per poi aspirare con avidità il tabacco che iniziava a bruciare. Evitò inutili deviazioni nei corridoi, salendo le scale il più velocemente possibile. Constatò, con molto piacere, che i quadri avevano smesso di bisbigliare alle sue spalle e quella era già una notizia da prima pagina. Non se ne preoccupò più di tanto e continuò il suo viaggio verso la Torre occupata dai Grifondoro. Appena le scale divennero più ripide e strette fu un vero sollievo, sapeva di essere vicino alla meta. Come previsto, faceva un freddo che tagliava il viso, come tanti spilli che ti si conficcano nei pori della pelle. Il freddo per Elijah non era mai stato un problema, amava il gelo e non era un mistero per nessuno. Notò immediatamente la figura maschile - troppo alto per essere una ragazza - vicino alla balaustra, sebbene da lì non riuscisse a distinguerne la Casata. Era forse un problema? Ma nella maniera più assoluta! Appena mosse un paio di passi sulla terrazza, il vento gli spostò il ciuffo sulla sinistra, come un ceffone inaspettato. Elijah raggiunse la balaustra e si posizionò alla sinistra del misterioso studente. In quel modo sarebbe stato lui a stare sottovento e il fumo non avrebbe raggiunto l'altro ragazzo. Nonostante tutto, l'educazione era sempre la prima cosa. Fece scivolare il pollice sulla rotella dell'accendino. Si, avrebbe potuto usare la Magia, ma quel gesto così primitivo gli regalava una certa soddisfazione. Il primo tiro gli intasò i polmoni e il Serpeverde lo trattenne il più possibile prima di liberarlo nell'aria gelida del pomeriggio. Non guardò chi aveva a fianco, ma allungò il braccio che teneva ancora il pacchetto verso l'altro coraggioso occupante della Terrazza.
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